XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate

Resoconto stenografico



Seduta n. 75 di Mercoledì 1 febbraio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gelli Federico , Presidente ... 2 

Comunicazioni del Presidente sugli esiti della missione a Venezia:
Gelli Federico , Presidente ... 2 
Moretto Sara (PD)  ... 5 
Gelli Federico , Presidente ... 6 
Beni Paolo (PD)  ... 6 
Patriarca Edoardo (PD)  ... 6 
Gelli Federico , Presidente ... 7 
Beni Paolo (PD)  ... 7 
Gelli Federico , Presidente ... 7 
Beni Paolo (PD)  ... 7 
Carnevali Elena (PD)  ... 8 
Gelli Federico , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO GELLI

  La seduta comincia alle 8.50.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che della presente seduta sarà redatto un resoconto stenografico e che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Comunicazioni del Presidente sugli
esiti della missione a Venezia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni sugli esiti della missione a Venezia.
  Permettetemi di leggervi molto brevemente una nota riassuntiva del lavoro che è stato fatto. È a vostra disposizione, nella cartellina, una relazione più dettagliata che è il frutto del lavoro della nostra Commissione e dei nostri consulenti, con tanto di fotografie e raccolta di informazioni varie.
  La Commissione, anche a seguito del decesso di Sandrine Bakayoko, giovane migrante di origine ivoriana, ospitata presso il centro di accoglienza temporanea di Cona, e dei disordini che ne sono seguiti, ha svolto nella giornata del 20 gennaio un'ispezione nel centro stesso, con la successiva audizione, presso la Prefettura di Venezia, del prefetto e del questore di Venezia, del procuratore aggiunto presso il tribunale di Venezia e del sindaco di Cona.
  Sulla morte della giovane ivoriana è assodato che non c'è stato un problema di ritardo nei soccorsi. Alle 12.46 sono iniziati i tentativi di rianimazione; alle 12.48 è stata chiamata l'ambulanza; due mezzi di soccorso sono arrivati al centro alle 13.15. La ragazza ha avuto un malore all'interno del bagno e per lungo tempo è rimasta lì senza che alcuna segnalazione giungesse ai responsabili.
  Anche a nome della Commissione, rinnovo il cordoglio per la scomparsa della giovane Sandrine, esprimendo al tempo stesso un senso di sollievo per il fatto che la morte non sia stata la conseguenza della negligenza di chi avrebbe dovuto prestare i soccorsi. Ovviamente sulle cronache era stata richiamata qualche responsabilità.
  Con riferimento alla visita, è in distribuzione una relazione dello svolgimento, che verrà allegata al resoconto della seduta. Nella relazione scritta, a cui faccio rinvio, è contenuta anche una appendice sulla situazione societaria della cooperativa che gestisce il centro, curata essenzialmente dai collaboratori della Guardia di finanza che, in questa occasione, hanno utilizzato le linee guida che avevamo preannunciato, che è stata già distribuita, per i controlli della Commissione parlamentare sui centri di accoglienza, ossia il documento la cui elaborazione e affinamento erano stati loro affidati dall'Ufficio di Presidenza.
  Questo strumento interno alle linee guida, a mio avviso, è un buon strumento che ci permette di seguire un comportamento omogeneo nei nostri sopralluoghi e di raccogliere sempre le stesse informazioni, più esaustive possibili.
  In sintesi, i problemi emersi sono essenzialmente i seguenti. Pag. 3
  L'ospitalità del centro è affidata a tendostrutture adatte ad un numero limitato di migranti che non possono rimanere lì per un tempo medio di un anno; addirittura, chi ad esempio arriva da un hotspot peggiora la sua situazione, passando da una struttura in muratura ad una tenda. Questo è un vero paradosso: le strutture dell’hotspot, con tutte le precarietà che abbiamo visto nei nostri sopralluoghi, almeno in tre casi su quattro erano strutture in muratura, quindi nel periodo invernale offrono un'accoglienza migliore. Qui addirittura si passa nuovamente ad una tendostruttura, che è idonea sicuramente per fare le mostre espositive, ma non per ospitare persone che devono soggiornarvi.
  Le tende non sono peraltro adatte a una zona climaticamente difficile come quella di Cona e di Venezia. I servizi igienici non sono collegati con le tende, salvo pochi casi, quindi gli ospiti devono uscire, camminare in un piazzale pieno di mota, di terra, quindi ovviamente portano sporco nei servizi igienici, che magari possono essere anche continuamente lavati, ma diventa praticamente impossibile tenere la situazione sotto controllo dal punto di vista igienico. I piazzali e le strade del centro non sono asfaltati, quindi il fango viene trascinato all'interno degli ambienti. È pertanto necessario prevenire l'ingresso di nuovi ospiti presso il centro, nel frattempo riducendo il più possibile il numero degli ospiti attuali.
  Questo è quello che abbiamo detto all'unanimità dei componenti presenti nel momento in cui abbiamo iniziato le audizioni anche in Prefettura.
  Per rendere più chiara la situazione, ricordo che il centro è insediato presso una ex-base militare dell'Aeronautica, in prossimità della frazione di Conetta, in una zona di aperta campagna, priva di servizi e collegamenti efficaci con i comuni limitrofi.
  Il giorno della visita sono stati dichiarati 1.245 ospiti presenti, tutti uomini, perché le poche donne presenti sono state trasferite dopo gli incidenti, di cui un solo minore, anche se poi al momento della redazione delle domande l'età degli ospiti a volte viene modificata. Mi spiego: sono tutti uomini; le poche donne che erano presenti dopo che è successo quello che è successo sono state trasferite. C'era sostanzialmente una sola donna presente e un minore.
  I responsabili della cooperativa hanno descritto il funzionamento del centro; sono state segnalate ovviamente le criticità secondo la loro posizione, il loro osservatorio.
  Approssimazione e imprecisione delle comunicazioni relative agli arrivi di migranti destinati al centro. Tali informazioni, secondo quanto riferito, avverrebbero in modo esclusivamente informale, attraverso messaggistica su linea cellulare con uno degli operatori del centro. Sostanzialmente, loro dicono di essere informati attraverso un messaggio Whatsapp o cose del genere del momento in cui arrivano i migranti dopo di che loro devono mobilitarsi e andare in un piazzale dove ci sono gli arrivi dei pullman e con il loro pullman devono raccogliere le persone e portarle all'interno del centro.
  Un ritardo notevole da parte dell'Ufficio Immigrazione della Questura di Venezia nella trattazione dei cosiddetti modelli «C3». Si è parlato di un arretrato di circa 750 pratiche ancora da istruire, cosa che abbiamo verificato di persona e abbiamo anche visto le prime reazioni, in quanto il questore, credo, e il prefetto si sono mobilitati il giorno dopo nel verificare una possibile accelerazione di queste pratiche.
  Possibili problematiche sotto il profilo della sicurezza e dell'ordine pubblico, anche se fino ai fatti del 2 gennaio la gestione del centro non ha destato particolari motivi di allarme.
  L'esigenza di un presidio h24 di personale delle forze di polizia per la tutela sia degli operatori sia dei migranti stessi. Nel periodo successivo alla rivolta, staziona all'esterno del centro una sostanziale presenza di forze dell'ordine che garantiscono una tutela per quel centro.
  Il ritardo nei pagamenti, al momento della visita fermi al mese di agosto. Anche questo ovviamente crea problemi al soggetto gestore, eccetera eccetera.
  Con riferimento alla rivolta susseguita alla morte della giovane Sandrine, sono Pag. 4state riferite grosse difficoltà a ripristinare i servizi nel campo, a causa dell'interruzione per due giorni dell'energia elettrica, del freddo che ne è conseguito, degli oggetti bruciati per riscaldarsi e del congelamento delle tubature.
  La delegazione ha quindi visitato le singole tendostrutture del centro, riscaldate per motivi di sicurezza con un sistema di aerazione, in quanto i sistemi a fiamma non sono compatibili con questo tipo di struttura, ovviamente, anche per motivi di sicurezza.
  È stata segnalata la necessità di una struttura in muratura per ospitare una centrale termica. I vari ambienti sono apparsi puliti e caldi, ma il riscaldamento deve essere costante a causa della forte dispersione del calore. Chi di voi c'è stato ha visto che ci sono delle pompe di calore, con motori esterni, a gasolio, che pompano aria calda all'interno, ma vi potete immaginare la tenuta delle tendostrutture, perché il calore che viene immesso dura praticamente nulla.
  Nel cortile della ex-base militare manca ogni pavimentazione, con conseguente trasporto di terriccio al passaggio dei migranti all'interno delle tendostrutture destinate a dormitorio, a mensa e ad aule didattiche, nonché presso i container adibiti a sala medica e ai servizi igienici collettivi.
  Tale situazione si aggrava, ovviamente, nelle giornate di pioggia. Infatti, stavano predisponendo i lavori per asfaltare il piazzale dove insistono queste strutture.
  Il sistema fognario del centro non è allacciato alla rete pubblica, con un importante problema di scarico delle acque reflue. Per questo la pressione dell'acqua nei bagni e nelle docce viene forzatamente tenuta sotto controllo, creando notevole disappunto tra gli ospiti, per ovvi motivi.
  All'indomani del decesso della cittadina ivoriana, la cooperativa ha stilato una convenzione con la Croce Rossa per ottenere, al prezzo concordato di circa 60.000 euro al mese (leggo bene?) un presidio con ambulanza h24. Leggo questa nota... L'hanno detto, va bene. Prendiamo atto che è stato detto. Quindi, 60.000 euro al mese per garantire un'ambulanza h24 con il personale addetto.
  Pertanto, il presidio sanitario presentato alla Commissione è composto da un medico e da due infermieri. Lo stesso medico ha riferito che le informazioni sanitarie dei migranti fino a quel momento confluivano in un fascicolo cartaceo, mentre qualche giorno prima della visita della Commissione era entrato in funzione un sistema informatico in rete con gli uffici dell'amministrazione della cooperativa.
  Qui ci sono delle imprecisioni che vorrei correggere.
  Il medico garantisce alcune ore giornaliere, mentre l'infermiere è presente h24, se mi ricordo bene. Queste cose vanno aggiunte per chiarezza, perché possono dare una spiegazione del costo complessivo di questi 60.000 euro. Basta fare due calcoli, perché è il costo del personale, ovviamente, non dell'ambulanza. Va bene, verifichiamo bene questa cosa. Comunque, il concetto lo abbiamo capito.
  Manca una sala d'attesa per i pazienti. C'è un container dove sostanzialmente vi è un piccolo ambulatorio e non c'è una sala d'attesa. La sala d'attesa è fuori, all'esterno; quindi, se uno deve entrare per farsi visitare o per prendere le medicine deve aspettare davanti al container, all'esterno, e poi entrare dentro, anche se piove e fa freddo. Dato il clima, gli ospiti conseguentemente lamentano la difficoltà di un regolare accesso al servizio medico.
  I bagni visitati, seppur dislocati in posizione distaccata rispetto alle tendostrutture, sono apparsi puliti, sgombri ed efficienti, anche se è stato constatato che i rubinetti delle docce e dei lavandini hanno una portata d'acqua molto flebile.
  Nel corso delle audizioni il prefetto Carlo Boffi ha sottolineato che per risolvere il problema del sovraffollamento la sola strategia praticamente attuabile, salvo interventi superiori, è il lento e progressivo alleggerimento delle presenze, peraltro in una zona in cui l'opposizione degli amministratori locali è spesso molto accentuata. Anche la sostituzione delle tendostrutture con moduli prefabbricati non è stata autorizzata dalla competente Conferenza dei Pag. 5servizi, per l'opposizione dei rappresentanti degli enti locali.
  Il questore Angelo Sanna ha sottolineato che il maggior sforzo chiesto alle forze dell'ordine nella prevenzione del terrorismo internazionale ha provocato un rallentamento dell'attività volta all'esame dei modelli C3. Comunque, l'Ufficio Immigrazione mantiene un organico rafforzato.
  Per quanto riguarda la richiesta di introdurre personale armato all'interno del campo, ha rilevato che si tratterebbe di una soluzione pericolosa. Comunque dal 2 gennaio, giorno dell'incidente, un presidio è posto proprio a ridosso del campo, non all'interno. Il questore sostiene infatti che è pericoloso a tenere all'interno di un centro con più di 1200 persone un mezzo della polizia con poliziotti armati, poiché un potenziale elemento di rivolta... Quindi, secondo la sua versione, era molto più corretto avere un presidio all'esterno del campo e non all'interno.
  Il procuratore aggiunto Adelchi D'Ippolito ha rassicurato sulla certezza che i soccorsi di Sandrine siano stati tempestivi. Dopo i disordini sono stati identificati cinque stranieri accusati di violenza privata.
  Da ultimo, il sindaco di Cona, Alfredo Panfilio, ha sottolineato di non avere mai sfruttato politicamente quanto è avvenuto, ma ha contestato con vivacità l'intero disegno di una politica dell'accoglienza basata su discutibili distribuzioni dei migranti sui territori, solo sulla base di parametri aritmetici. Ha invitato a perseguire politiche basate sul rientro assistito e sulla cooperazione decentrata, lamentando una grossa ignoranza su questi temi, che pure rientrano nella fattispecie finanziabile con fondi dell'Unione europea. Sono parole del sindaco di Cona.
  Questa è una breve sintesi a uso per la nostra discussione di stamani mattina. Ovviamente la relazione che dovete analizzare e guardare è quella che vi è stata allegata, che è più approfondita. Sono circa nove pagine che entrano nel dettaglio per quanto riguarda sia gli aspetti amministrativi sia la gestione della cooperativa sia la descrizione della struttura, alla luce del nostro sopralluogo.
  Abbiamo solo questo punto all'ordine del giorno, poi abbiamo l'Ufficio di Presidenza.
  Se volete intervenire nel merito ne avete libertà e poi decidiamo come fare, cioè se approvare questa relazione oppure, avendo voi la possibilità di leggerla e di valutarne i contenuti Eventualmente si rinvia a una prossima seduta. Adesso vi verrà distribuito il testo.
  Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire.

  SARA MORETTO. Grazie, presidente. Mi riservo ovviamente di vedere il testo definitivo, perché ieri ho chiesto una bozza, che mi è stata gentilmente fornita e che ho avuto modo di guardare un po’ velocemente. Al di là di alcune sviste che magari sono già state corrette, i temi centrali mi pare siano tutti contenuti nella relazione, ma rispetto alle modalità di comunicazione penso che dovremmo descrivere meglio le cose e sottolineare che, almeno da quanto ho recepito io quel giorno, c'è veramente un grosso difetto di trasmissione dei flussi di informazione tra i vari soggetti coinvolti.
  Quando si parla di approssimazione delle comunicazioni è assolutamente corretto, come è assolutamente rispondete al vero che la cooperativa riceve via Whatsapp l'avviso di recarsi presso il piazzale. Mi pare anche di aver capito – chiedo conferma anche agli altri presenti – che abbiano dichiarato che all'arrivo delle persone non vi è un elenco di nominativi né alcuna documentazione rispetto agli screening sanitari già eseguiti; arrivano inoltre senza alcun kit di vestiario. Questo dimostra che, di fatto, come sbarcano vengono caricati sugli autobus e inviati senza prova di ciò che invece allo sbarco dovrebbe essere fatto.
  Quindi, si sottolinea anche che manca di fatto un flusso di informazioni continuo che arrivi dallo sbarco fino alla cooperativa. Inoltre, non hanno alcuna informazione sugli screening sanitari e sugli esiti di questi.
  Vorrei capire se per caso potrebbe essere di interesse inserire un altro elemento in questa relazione. Forse, però, a questo punto sarà necessario chiedere anche un approfondimento alla Prefettura, perché Pag. 6avevo chiesto conto, in quella sede, degli investimenti di risorse pubbliche che erano stati fatti per l'adeguamento di quella struttura a centro di accoglienza. La Prefettura in quella sede disse che c'era stato un investimento iniziale di 350.000 euro, ma poi non si è approfondito di più. Mi pare sinceramente che siano un po’ pochi rispetto ai lavori che sono stati fatti, ma soprattutto a quelli che devono essere fatti. Chiedo se sia possibile in qualche modo avere una quantificazione di quanto costerà, in termini di soldi pubblici, adeguare quella struttura perché diventi centro di prima accoglienza come è oggi.
  Rispetto alle condizioni di accoglienza, penso che ci siamo resi conto un po’ tutti – posso dichiararlo con tranquillità – che evidentemente in quella giornata tutto era molto più «bello» di come è quotidianamente, come è normale che sia quando le visite sono preannunciate. Però nei giorni seguenti ho avuto riscontro, anche dal personale operativo, che in quella giornata tutto era eccezionalmente positivo.

  PRESIDENTE. Onorevole Beni, lei era presente nella delegazione. Capisco che gli altri hanno difficoltà a intervenire non essendo stati presenti, magari avranno modo di esprimersi dopo.

  PAOLO BENI. Più che altro vorrei porre una domanda. Sul positivo, sono d'accordo con la collega, nel senso che è veramente difficile vederci qualcosa di positivo in quella struttura. Noi abbiamo fatto critiche pesanti su altre strutture viste, ma questa ha tutti i limiti degli spazi di grande concentrazione con in più l'aggravante che è di fatto una tendopoli, non ci sono neanche le strutture in muratura. Non ho letto il documento, magari forse per licenziarlo definitivamente si può aspettare la prossima volta, quando tutti l'avranno letto.
  Tuttavia, vorrei capire una cosa nell'economia della programmazione del lavoro: di una cosa come questa che utilizzo vogliamo fare? Noi abbiamo fatto diverse di queste missioni/ispezioni in strutture, eccetera eccetera. Dopodiché, questi materiali sono tutti agli atti. Come documenti ufficiali usciti dalla Commissione abbiamo prodotto quel resoconto del primo anno di attività, che era essenzialmente una descrizione dell'istruttoria fatta, in cui c'erano già delle valutazioni, e poi il documento sugli hotspot che è stato messo agli atti della Camera, consegnato alla Presidente, ma non è stato mai discusso in Aula alla Camera. L'abbiamo soltanto discusso in Commissione.
  Poi abbiamo in preparazione il documento su Mineo, quello sui minori, eccetera. Poi ci sono tutti questi resoconti. Compatibilmente con i tempi a nostra disposizione, secondo me dovremmo provare a portare a conclusione il lavoro di questa Commissione consegnando al Parlamento, al futuro Parlamento, al Governo, a chicchessia, per quanto riguarda i nostri compiti, dei risultati. Se poi nessuno li vorrà tenere in considerazione, noi avremo fatto comunque il nostro dovere. Mi chiedevo questo.

  EDOARDO PATRIARCA. Mi sembra che la sollecitazione del collega Beni sia utile. Le chiedevo, presidente, rispetto a questi documenti – penso a quello sugli hotspot che abbiamo debitamente consegnato alla Camera – io non conosco le procedure, ma non è possibile organizzare una conferenza stampa della Commissione? Almeno pubblicamente, ogni qualvolta si conclude un percorso e presentiamo un documento, pur già depositato alla Camera come strategia comunicativa, magari previa comunicazione alla Presidenza della Camera, si potrebbe pensare a un momento pubblico per questo materiale che la Commissione produce.
  In effetti, ha ragione il collega Beni: il documento sugli hotspot è stato realizzato e probabilmente gli altri che verranno presentati saranno consegnati giustamente – siamo una Commissione parlamentare d'inchiesta – alla Presidenza della Camera, però le chiederei di indagare se sia possibile avere un momento pubblico nel quale la Commissione per parte sua semplicemente fa il punto delle cose che sta facendo, anche del materiale che ha consegnato alla Camera. Se non è previsto, stiamo al nostro posto, ma se fosse possibile, magari Pag. 7 in accordo con la Presidente Boldrini, proverei a sondare questa opportunità.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda il merito della relazione, che vi è stata consegnata, guardatela, leggetela, fate proposte di integrazione, di modifica, di aggiornamenti. Anch'io, come vi dicevo prima, ho un'integrazione rispetto alla spiegazione di questa cifra di 60.000 euro, per capire meglio nel dettaglio che cosa comprende; non si possono mettere delle cifre a caso, le cifre devono essere documentate, e non da affermazioni che ci sono state riferite, ma da giustificativi che stanno dietro a quelle cifre. La convenzione con la Croce Rossa che cosa comprende? Comprende il personale? Comprende il personale che sta dentro l'ambulatorio o lo esclude? Prevede gli infermieri sull'ambulanza? Prima di mandare in giro una relazione dobbiamo ovviamente documentarla tempestivamente e puntualmente. Quindi, ci diamo tempo magari fino alla prossima settimana o al prossimo Ufficio di Presidenza. Del resto, la relazione è breve e faremo di certo velocemente a integrarla e a modificarla prima di sottoporla all'approvazione.
  La questione che è stata sollevata è un po’ il grande interrogativo di tutte le Commissioni come la nostra: come valorizzare il lavoro che noi stiamo svolgendo? Credo che noi sicuramente abbiamo la possibilità – è una valutazione di opportunità politica – di illustrare all'opinione pubblica il lavoro che stiamo facendo e questa è una scelta che dobbiamo condividere. È chiaro che non abbiamo mai fatto conferenze stampa in loco; abbiamo fatto conferenze stampa alla fine delle nostre missioni e dei nostri sopralluoghi, le abbiamo sempre fatte ed è un elemento importante di informativa e di valutazione sui territori dove andiamo.
  Potremmo anche valutare – io non sono contrario, anzi sono favorevole – la possibilità che alla fine di ogni step che noi realizziamo organizziamo una conferenza stampa condivisa, attraverso l'ufficio stampa della Camera, previa comunicazione con l'Ufficio di Presidenza della Camera, che presenti il lavoro fatto.
  Ora abbiamo da presentare alcuni provvedimenti importanti, alcune relazioni importanti, e potremmo valutare alla fine anche la presentazione di questi. Abbiamo «in cottura» la relazione sul CARA di Mineo e ne abbiamo una sui minori. Tra l'altro poi in Ufficio di Presidenza vi dico gli step e gli appuntamenti che abbiamo.
  Abbiamo questa, che non è una vera e propria relazione al Parlamento, ma è un resoconto della nostra attività. Dobbiamo decidere che cosa farne: possiamo inviarla al Ministero dell'interno, al nuovo Ministro, perché prenda atto delle valutazioni che noi abbiamo fatto e delle segnalazioni che facciamo, o possiamo mandarla, volendo, anche all'Ufficio di Presidenza della Camera che poi deciderà come utilizzarla.
  Altra cosa è se vogliamo sollecitare la Presidenza della Camera perché inserisca all'ordine del giorno dei lavori dell'Aula il dibattito su un argomento rispetto ad un altro. Ci sono anche gli strumenti per poterlo fare. È una valutazione che possiamo fare anche nella riunione dell'Ufficio di Presidenza, un minuto dopo che chiudiamo la sessione plenaria. Su questo possiamo decidere.

  PAOLO BENI. Un documento come questo, secondo me, non va alla Presidente della Camera, ma agli atti della Commissione, anche perché non l'abbiamo mai fatto.

  PRESIDENTE. Certo, questo è sicuro.

  PAOLO BENI. Quando abbiamo fatto il sopralluogo a Mineo furono redatti due o tre report (uno lo feci io, uno lo fece Dambruoso, mi sembra) e sono materiali che ci sono serviti per il lavoro. Diversi sono invece i documenti come quello che è stato fatto sugli hotspot o quello che verrà fatto sulla questione Mineo, che sono documenti su cui la Commissione trae delle conclusioni. Quelli, secondo me, potrebbero essere oggetto di una presentazione all'Assemblea e di una risoluzione che la Camera assume, prendendo atto del lavoro che la Commissione ha fatto. Certo, questo va fatto se lo si ritiene utile; bisogna fare le Pag. 8cose che si ritengono utili. L'utilità su questa materia, secondo me, la si vede anche dal punto di vista degli sbocchi sul piano dell'iniziativa legislativa. Che poi, per opportunità, tale iniziativa possa essere assunta dal Governo piuttosto che dal Parlamento, questo è un altro discorso.
  Noi stiamo monitorando e indagando una materia che è di centrale importanza oggi nel nostro Paese e anche di una certa delicatezza e su questa materia la nostra indagine deve servire a qualcosa, cioè deve servire a dare al Parlamento gli strumenti per migliorare il sistema.

  ELENA CARNEVALI. Magari poi ne parliamo nell'Ufficio di presidenza, perché stiamo facendo delle valutazioni rispetto al lavoro che è stato prodotto, del quale peraltro ringrazio.
  Essendo noi Commissione d'inchiesta – mi soffermo in particolare su questo aspetto – e considerando che quello che stiamo facendo si potrebbe dire è un lavoro di supporto anche al Ministero, anche sulla base di segnalazioni che arrivano a livello territoriale, noi svolgiamo la nostra funzione anche di inchiesta che poi si traduce attraverso gli atti o gli impegni che faremo assumere alla Camera. Questo mi sembra molto di supporto al lavoro che di fatto abbiamo chiesto in più mozioni, peraltro anche risoluzioni di cui abbiamo discusso alla Camera, che riguarda l'attività di controllo e di monitoraggio di ciò che abbiamo sul nostro territorio.
  Intendo dire che in particolare le relazioni sui centri di accoglienza e sulle nostre missioni devono essere inviate sicuramente al Ministero dell'interno, ma non per una presa d'atto, perché noi vogliamo che ci sia una corrispondente risposta da parte del Ministero eventualmente sulle segnalazioni che noi stiamo facendo. Diversamente il meccanismo di feedback, quindi di informazioni che noi diamo, e di mancato ritorno sulle azioni conseguenti che possono essere prese, di fatto non avviene. Quindi, direi che per quanto riguarda le missioni questa potrebbe essere non una prassi ma un obiettivo che ci diamo come Commissione, mentre rispetto al lavoro complessivo che la Commissione sta facendo mi riservo di intervenire in Ufficio di Presidenza.

  PRESIDENTE. Bene. Per il report sugli esiti della missione a Venezia rimane allora l'impegno che la prossima convocazione della Commissione lo approviamo con l'integrazione e le modifiche riferite.
  Dichiaro chiusa la seduta.

  La seduta termina alle 9.30.