XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate

Resoconto stenografico



Seduta n. 94 di Mercoledì 2 agosto 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gelli Federico , Presidente ... 3 

Audizione congiunta del sindaco e dell'assessore al bilancio del comune di Castel Volturno (CE), Dimitri Russo e Giuseppe Scialla, e del direttore scientifico del Presidio ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno, Vincenzo Schiavone:
Gelli Federico , Presidente ... 3 
Russo Dimitri , sindaco di Castel Volturno ... 4 
Scialla Giuseppe , assessore al bilancio del comune di Castel Volturno ... 6 
Gelli Federico , Presidente ... 10 
Schiavone Vincenzo , Direttore generale del Presidio ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno ... 11 
Gelli Federico , Presidente ... 11 
Schiavone Vincenzo , Direttore generale del Presidio ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno ... 11 
Gelli Federico , Presidente ... 12 
Schiavone Vincenzo , Direttore generale del Presidio ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno ... 12 
Gelli Federico , Presidente ... 14 
Rondini Marco (LNA)  ... 14 
Carnevali Elena (PD)  ... 15 
Gelli Federico , Presidente ... 16 
Sgambato Camilla (PD)  ... 16 
Gelli Federico , Presidente ... 17 
Russo Dimitri , sindaco di Castel Volturno ... 17 
Carnevali Elena (PD)  ... 18 
Russo Dimitri , sindaco di Castel Volturno ... 18 
Carnevali Elena (PD)  ... 19 
Russo Dimitri , sindaco di Castel Volturno ... 19 
Carnevali Elena (PD)  ... 19 
Russo Dimitri , sindaco di Castel Volturno ... 19 
Rondini Marco (LNA)  ... 20 
Russo Dimitri , sindaco di Castel Volturno ... 20 
Rondini Marco (LNA)  ... 20 
Russo Dimitri , sindaco di Castel Volturno ... 20 
Rondini Marco (LNA)  ... 20 
Russo Dimitri , sindaco di Castel Volturno ... 20 
Rondini Marco (LNA)  ... 20 
Russo Dimitri , sindaco di Castel Volturno ... 20 
Carnevali Elena (PD)  ... 20 
Rondini Marco (LNA)  ... 21 
Carnevali Elena (PD)  ... 21 
Gelli Federico , Presidente ... 21 
Schiavone Vincenzo , Direttore generale del Presidio ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno ... 21 
Gelli Federico , Presidente ... 22

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FEDERICO GELLI

  La seduta comincia alle 13.50.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta. Avverto che della presente seduta sarà redatto un resoconto stenografico. Se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  Dispongo l'attivazione dell'impianto.

Audizione congiunta del sindaco e dell'assessore al bilancio del comune di Castel Volturno (CE), Dimitri Russo e Giuseppe Scialla, e del direttore scientifico del Presidio ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno, Vincenzo Schiavone.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione congiunta del sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo, e del direttore generale del Presidio ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno, dottor Vincenzo Schiavone, in merito alle attività svolte dal presidio a tutela della salute dei migranti e della popolazione residente.
  Ringrazio preliminarmente il sindaco per aver dato la propria disponibilità a partecipare ai nostri lavori, che sono orientati ad acquisire elementi istruttori sulle pratiche adottate in tema di profilassi e assistenza sanitaria, tutela della salute dei migranti e della popolazione residente, ma anche sul ruolo che l'amministrazione comunale svolge nel più grande impegno del tema dell'accoglienza dei migranti, che come ben sapete sono particolarmente presenti, in numero molto massiccio, all'interno di questo territorio.
  La Commissione ha già proceduto ad una audizione in merito alla realtà di Castel Volturno il 14 giugno 2016. Da allora la Commissione ha attivato un gruppo di lavoro sugli aspetti sanitari del fenomeno migratorio, che è giunto ad elaborare una prima bozza di relazione che dovrà essere sottoposta all'esame della Commissione plenaria alla ripresa dei lavori.
  Il testo, che abbiamo composto insieme ad esperti nel settore delle politiche sanitarie migratorie, è un lavoro molto importante. Tra l'altro, questa mattina, anche attraverso il responsabile Italia dell'UNHCR, abbiamo raccolto anche la loro disponibilità a contribuire a questo lavoro. Ci sembra quindi importante ripercorrere l'impegno e il ruolo di questa parte del nostro territorio, dove sicuramente ci sono tanti problemi, ma anche tante cose importanti ed eccellenze quali, nel caso in oggetto, il Presidio ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno.
  Da parte di questo gruppo di lavoro è emersa dapprima la richiesta di effettuare una missione nel territorio di Castel Volturno, poi, anche grazie alla collega Sgambato, che ci ha segnalato ripetutamente il problema, per esigenza anche di speditezza dei lavori, abbiamo pensato di procedere ad un aggiornamento dell'audizione che si era già tenuta. È molto più semplice prevedere un'audizione che una missione di tutta la Commissione, che fra l'altro è stata particolarmente impegnata nelle ultime missioni che abbiamo svolto, sia per quanto riguarda il gruppo di lavoro sui minori stranieri non accompagnati, sia per quanto riguarda il problema del CARA di Mineo e degli altri grandi centri d'accoglienza. Pag. 4
  Il comune di Castel Volturno si trova ad affrontare problematiche sanitarie caratterizzate da una significativa presenza di popolazione migrante. In particolare, il sindaco Russo, nella precedente audizione, ci ha illustrato una situazione drammatica, con una massiccia presenza di immigrati; probabilmente un fenomeno unico in Italia e in Europa.
  Si fece riferimento a quasi 4.000 immigrati regolari, vale a dire regolarmente presenti, che diventano 15.000 contando gli irregolari. I numeri sono veramente significativi, rispetto a chi si lamenta di avere 10 o 20 migranti nel proprio comune. Qui si sta parlando di un fenomeno veramente enorme.
  La particolarità è che si tratta di immigrazione già stanziale, ormai alla seconda e terza generazione. Tutto ciò ha ovviamente conseguenze in termini sociali, con riferimento all'integrazione, all'utilizzo di risorse finanziarie del comune, al controllo dell'ordine pubblico. A questo si accompagna l'esperienza del Presidio ospedaliero Pineta Grande, che, in maniera spesso gratuita, assicura l'assistenza medica a questa particolare tipologia di pazienti.
  In questo senso, l'esperienza maturata in quell'istituto è una delle più significative. Per dare un'idea, ci fu riferito che l'ospedale effettua circa 45.000 prestazioni di pronto soccorso annue, di cui all'incirca 8.000 per gli extracomunitari. L'istituto si trova spesso anche a gestire situazioni ulteriori rispetto a quelle sanitarie, ad esempio con riferimento ai neonati che vengono abbandonati e a cui occorre fornire assistenza e aprire una possibilità di affido, situazioni che quindi esulano dall'assistenza sanitaria in senso stretto.
  Credo che, fra l'altro, questa audizione si stia svolgendo anche in un momento importante perché il Parlamento, proprio nella seduta di ieri, ha convertito in legge il «decreto Mezzogiorno», che interviene proprio con disposizioni specifiche per i comuni di quel territorio, con l'indicazione della nomina di commissari governativi che dovranno seguire il fenomeno delle politiche di gestione delle presenze migratorie di quel territorio. Quindi, lo stesso Governo ha ritenuto di intervenire – e ovviamente il Parlamento, che ha convertito in legge questa richiesta – perché si è reso conto che effettivamente i numeri, le manifestazioni, le segnalazioni di difficoltà che erano state riferite anche a questa Commissione dal sindaco e dal direttore generale erano quanto mai vere e tempestive.
  Su questo credo che sia veramente utile che ci sia un aggiornamento e ritengo che anche la vostra esperienza possa essere utilizzata per il lavoro che la nostra Commissione sta portando avanti su questo fenomeno.
  A questo punto, darei la parola al sindaco, che farà un inquadramento e che a tal fine ha portato anche delle slide, per documentarci meglio e in maniera più precisa il fenomeno migratorio che interessa quel territorio, che obiettivamente, dall'esperienza che abbiamo raccolto noi, mi sembra veramente unico in termini di complessità rispetto al resto d'Italia.
  Dopo eventualmente il direttore generale integrerà per la parte di sua spettanza. Fra l'altro, entrambi gli auditi hanno portato anche del materiale cartaceo che eventualmente chiederei venisse distribuito ai componenti della Commissione.
  Cedo la parola al sindaco Dimitri Russo.

  DIMITRI RUSSO, sindaco di Castel Volturno. Grazie, presidente, soprattutto per questa seconda opportunità che mi viene data di illustrare le problematiche di Castel Volturno che, come lei diceva, sono uniche in Italia.
  I numeri, infatti, sono straordinari, come vedremo anche dalle slide che vorrei illustrasse il mio assessore al bilancio, qui presente, il quale ha condotto uno studio per mostrare, attraverso un'analisi molto puntuale, qual è il numero di immigrati presenti sul territorio di Castel Volturno e in che modo incide dal punto di vista sociale, ma soprattutto economico, sulla gestione del territorio e soprattutto sulle casse comunali.
  Noi siamo per l'accoglienza, nel senso che io non mi sono mai lamentato. Anche se avessi questi numeri così straordinari, non ho mai parlato di allontanamento, espulsione, quello che sento dire da parte Pag. 5di altri colleghi sindaci. Noi siamo per l'accoglienza e siamo per l'integrazione, però metteteci in condizione di offrire a questi disperati, a questi disgraziati dei servizi o comunque una dignità che oggi non riusciamo a dare.
  Siamo per l'accoglienza, ma ovviamente con questi numeri è davvero difficile, anche perché, per come è configurato geograficamente il territorio, il fenomeno viene diluito lungo la costa, una costa di trenta chilometri, e si creano dei veri e propri «ghetti» in diverse aree del territorio. La creazione di questi ghetti ovviamente crea molte tensioni sociali, che noi come amministrazione cerchiamo sempre di placare con iniziative o comunque con dei comunicati. Ma ogni volta che succede, come quando quindici giorni fa un immigrato ha accoltellato un commerciante, allora l'acredine cresce, l'intolleranza cresce, e noi non riusciamo a gestire il fenomeno.
  Il fenomeno degli immigrati a Castel Volturno comporta anche e soprattutto l'impossibilità da parte del comune di avere un interlocutore. Io faccio sempre un esempio e lo faccio anche a voi. Immaginate il peso, come vedrete nelle slide, della produzione di rifiuti. Ovviamente pensare che gli immigrati facciano la raccolta differenziata oggi è inimmaginabile. Ma perché non pensarlo? Io voglio che gli immigrati facciano la differenziata e mi voglio interfacciare con la comunità degli africani.
  Ebbene, chi è il mio interlocutore? Ci sono 78 nazionalità, 100 etnie. Io non so chi è il referente, perché non abbiamo nessun tipo di rapporto con gli immigrati. Io non so se esiste un padre spirituale, se c'è un leader, se c'è qualcuno che possa rappresentare le diverse etnie. Questo ha delle grosse conseguenze, come vedrete e come vi dirà sicuramente il dottore Schiavone, anche sotto l'aspetto sociosanitario, soprattutto sanitario. Quando ci sono delle comunità che non vengono inquadrate nei canali ordinari dell'assistenza sanitaria, allora ci troviamo sul territorio fenomeni di tubercolosi, di malaria, di AIDS, che, poiché appunto non riusciamo a inquadrare nei canali ordinari, diventano fonti di pericolo anche per la tutela degli altri cittadini.
  Quello che manca oggi a Castel Volturno è innanzitutto il minimo sindacale, laddove per minimo sindacale penso a mediatori culturali, per capire, per studiare il fenomeno, per avere una sorta di «censimento» della popolazione, per capire chi sono i soggetti rappresentativi di queste comunità. Il fenomeno più grosso, che crea problemi al comune, è il peso che hanno questi immigrati sulle casse del comune. Pensate che noi spendiamo centinaia di migliaia di euro solo per i minori non accompagnati e questo fenomeno per noi sta diventando devastante.
  Ieri – vi faccio un esempio – abbiamo collocato otto bambini, la settimana scorsa nove. Hanno arrestato i genitori. Mi è arrivato il messaggio – l'ho fatto leggere al dottore Schiavone e al mio assessore – della mia funzionaria ai servizi sociali: «La bambina di diciassette anni, incinta, è scappata: meno uno!» seguito dal pollice in alto. Nell'affrontare quotidianamente questi fenomeni stiamo diventano delle belve. Io non ho più umanità.
  Ieri mi hanno detto che c'erano otto bambini nella mia stanza, portati dai carabinieri. Li ho visti: erano scalzi, malnutriti, stavano da cinque giorni senza i genitori, bevevano acqua e mangiavano merendine. Io non ho pensato che quei bambini stavano male, il mio primo pensiero è stato quello di fare il conto: sette per otto cinquantasei, quindi 560 euro al giorno. Non è normale che un sindaco arrivi a questo.
  Io sto diventando una belva. Arriverò anche io, forse, un domani, se continuiamo così, a essere come gli altri razzisti, o non so qual è l'espressione giusta. Ma io sto perdendo l'umanità perché sono emergenze quotidiane che non riusciamo a gestire con l'ordinario. Io voglio essere di nuovo umano.
  Ho pubblicato oggi un post su Facebook dicendo proprio questo. Ho pubblicato la foto di questi bambini, ovviamente coperti, facendo un appello a una sorta di «comprensione» da parte dei cittadini, per dire che noi amministratori che viviamo quotidianamente Pag. 6 questi fenomeni stiamo moralmente e umanamente scoppiando. Io ho concluso questo post su Facebook citando De André, la sua canzone La città vecchia: «Se non sono gigli, sono pur sempre figli, vittime di questo mondo».
  Oggi la vittima di questo mondo è anche il sindaco di Castel Volturno. Anche io sono vittima di un fenomeno che non riesco a gestire. È brutto parlare solo di risorse, ma io non ho risorse per gestire questi fenomeni. Anche scegliere l'istituto dove collocarli, la casa famiglia, ovviamente è molto difficile, primo perché dobbiamo fare una scelta essenzialmente economica, quindi sceglieremo la struttura più economica, ma spesso, siccome siamo morosi, perché siamo strutturalmente in dissesto per la presenza degli immigrati, allora molte strutture si inventano che non hanno posto, che non è possibile, ed è capitato che abbiamo avuto due o tre giorni al comune o fermi dai carabinieri questi bambini perché non sapevamo dove metterli.
  Tutto questo al netto dei morti. Il presidio della clinica Pineta Grande per noi è una grandissima risorsa, è un grande ammortizzatore sociale, perché è l'unica che fornisce servizi agli immigrati gratuitamente. Però c'è anche il rovescio della medaglia: quando l'immigrato muore nella clinica Pineta Grande, pensare che i familiari possano richiedere la salma per darle una degna sepoltura è fuori dalla logica, non lo fanno, quindi il comune è costretto – è brutto anche dirlo – a dare una degna sepoltura. Dovrei essere felice di sostituirmi ai familiari e dare una degna sepoltura, ma a me costa 2.000-3000 euro, e se moltiplichiamo per tutti gli eventi che succedono in un anno parliamo di milioni di euro sul bilancio del comune e io queste spese, come vedrete in maniera oggettiva, non riesco ad affrontarle. Si riduce tutto ai numeri, a questioni di bilancio, e perdiamo l'umanità.
  Io sto perdendo l'umanità e non sono sereno, perché penso di essere una persona accogliente, una persona sensibile ad alcuni problemi, ma se non ho gli strumenti per gestirli diventerò pure io un animale. Grazie.
  Lascio la parola all'assessore Scialla.

  GIUSEPPE SCIALLA, assessore al bilancio del comune di Castel Volturno. Grazie, presidente. Ringrazio tutti per questa occasione che ci viene data, la prima nella storia del nostro territorio, che vive questi fenomeni ormai da oltre trent'anni.
  È dalla metà degli anni Ottanta che il fenomeno migratorio ha interessato in maniera massiva il territorio di Castel Volturno, per una sua specificità. Castel Volturno è un comune litoraneo, come diceva il sindaco, con trenta chilometri di costa, che è stato, negli anni Sessanta, Settanta e all'inizio degli anni Ottanta, oggetto di speculazione edilizia per il fenomeno delle seconde case al mare. Queste seconde case ovviamente rimangono vuote durante il resto dell'anno. Dopo la requisizione di buona parte del patrimonio immobiliare, a causa dell'evento sismico degli anni Ottanta che ha visto, con la legge Zamberletti, la requisizione di queste case per darle ai terremotati, soprattutto dell’hinterland napoletano, e dopo, nel 1983, con il fenomeno del bradisismo di Pozzuoli, c'è stata un'ulteriore ondata di arrivi nel territorio di Castel Volturno. Quando queste persone sono andate via – non sono andate via tutte – il patrimonio edilizio privato del comune di Castel Volturno è stato veramente lasciato «ai piedi di Pilato».
  Questi immobili, che hanno perso il pregio per cui erano stati costruiti, in alcuni casi erano decadenti e i proprietari, per tentare di sostenere le spese, anche quelle derivanti dall'imposizione fiscale locale dovuta per il possesso di questi immobili, hanno cominciato ad affittare ai migranti a prezzi molto molto bassi, per cui c'è stato – è una questione di semplice economia di mercato – questo afflusso di migranti, anche perché i fitti erano molto bassi.
  Inoltre, il territorio, per come è conformato, con la sua estensione consentiva anche la possibilità – e la consente tutt'oggi – di nascondersi all'interno dell'abitato, che è fatto essenzialmente di direttrici principali e poi di viali privati, a spina di pesce, a pettine, chiusi da un cancello. Quindi, l'accesso pubblico è totalmente precluso e ci sono duecento metri di viale, con villette Pag. 7oppure piccoli edifici, occupati da non si sa chi. Tant'è che Castel Volturno, negli anni Settanta e Ottanta, era territorio di latitanza dei clan camorristici dei Casalesi e del napoletano.
  Questa è la base su cui si è innestato il fenomeno, ed è una base degradata. Molta parte della politica locale – ma non solo locale – ha sempre addebitato alla mancata chance di Castel Volturno come località turistica la presenza degli immigrati. In realtà è esattamente l'opposto: è la condizione di degrado iniziale che ha consentito l'instaurarsi di un fenomeno di questo tipo.
  Ovviamente chi viene a Castel Volturno viene veramente a sopravvivere, ed è l'unico posto in cui le fasce sociali disagiate, del napoletano soprattutto e dell'agro aversano – sono le zone limitrofe che circondano Castel Volturno – trovano rifugio, perché possono fittare una villetta di 100 metri quadrati con 200 euro mensili, cifra con cui a Napoli, o da dove provengono, non fittano nemmeno il posto auto scoperto.
  Quindi, il disagio sociale italiano e quello della popolazione immigrata creano un mix totalmente esplosivo.
  Lo ha detto il sindaco, ma secondo me giova ripeterlo: noi non chiediamo l'allontanamento, chiediamo di essere messi in condizione di governare il fenomeno. Ovviamente, per governare il fenomeno servono risorse, quelle finanziarie e quelle umane. Oggi personalmente sono qui per dare una particolare chiave di lettura al fenomeno migratorio come elemento che ha dei riflessi molto pesanti sul bilancio comunale.
  Ovviamente c'è un drenaggio di denaro che noi potremmo utilizzare per dare servizi, ma che non riusciamo a dare perché dobbiamo gestire le emergenze. Adesso vi mostro da dove siamo partiti. È un procedimento induttivo. Vale a dire che, poiché i dati ufficiali non ci sono, siamo arrivati alla determinazione del numero complessivo di migranti a Castel Volturno attraverso l'analisi del quantitativo di rifiuti prodotto. È un po’ quello che fa l'Agenzia delle entrate con gli studi di settore: nel settore della ristorazione, se tu compri mille pacchi di tovaglioli di carta all'anno, non puoi dire che hai fatto ottanta coperti, poiché il ragionamento non quadra.
  Partendo da questo metodo, abbiamo fatto dei confronti della situazione di Castel Volturno rispetto a quella che potrebbe essere considerata la popolazione di riferimento, cioè quella dell'intera provincia di Caserta, e abbiamo consultato i dati dell'Osservatorio regionale dei rifiuti della Campania.
  A Castel Volturno, come potete vedere dalle slides – il dato è l'ultimo della prima riga a destra – la produzione media annua di rifiuti è di 828 chili circa per abitante. Poi abbiamo visto che cosa succedeva nella complessiva provincia di Caserta, che comprende, oltre a Castel Volturno, altri 103 comuni, e abbiamo visto che mediamente a Caserta si producono 470 chili di rifiuti per abitante. Quindi, c'è qualcosa che non quadra, perché non si tratta di scostamenti poco significativi dal punto di vista statistico. Ci troviamo di fronte ad un caso da analizzare. Questo è un alert.
  Abbiamo fatto questa tabella, che ovviamente serve ad estrapolare da quei dati complessivi il fenomeno che andiamo a ricercare. La prima riga riguarda la distribuzione lungo l'anno, quindi per ogni mese, della produzione di rifiuto pro capite, tant'è che ci dà il totale annuo di questi 828 chili circa di cui dicevo prima. La seconda riga dà la distribuzione annua di quello che succede nell'intera provincia di Caserta. La terza ci dà lo scarto assoluto dal valore di riferimento della popolazione provinciale: siamo a +358 chili di rifiuti prodotti all'anno.
  Se lo mettiamo in relazione con il dato medio, quello provinciale, abbiamo il 76 per cento in più di produzione dei rifiuti.
  Quindi qui le cose sono due: o a Castel Volturno siamo degli sporcaccioni matricolati, perché produciamo rifiuti a più non posso, ma in genere il rifiuto si produce in relazione alla ricchezza della popolazione e noi non siamo un territorio molto ricco, tant'è che il 40 per cento della nostra popolazione (sono dati consultabili sul sito Istat) vive a malapena al livello di povertà assoluta; oppure c'è qualcuno che noi, con Pag. 8i canali ufficiali – con l'anagrafe, con i famosi dati della questura, con i dati delle forze dell'ordine –, non riusciamo a contare e in qualche modo dobbiamo arrivare a quantificarli per capire se questo è un fenomeno effettivamente rilevante o meno.
  Se noi applichiamo questo 76 per cento alla popolazione iscritta all'anagrafe, vediamo che gli abitanti equivalenti mese per mese partono da 35.000 a gennaio, quando la popolazione iscritta all'anagrafe è di 25.090 unità, già a febbraio 37.000, a marzo 35.000, e via salendo. Ovviamente il dato in qualche modo nel periodo estivo è alterato dalla presenza dei turisti, ma se lo depuriamo (e lo possiamo depurare) arriviamo comunque a febbraio, mese in cui nessuno fa il bagno a mare, con +12.000 rispetto alla popolazione iscritta all'anagrafe: 37.000 unità rispetto ai 25.000.
  L'ultima riga ci dà lo scarto in valore assoluto dalla popolazione residente: abbiamo mediamente nell'anno +19.000, quindi 25.000 più 19.000 ci dà 44.000. Questo è il dato desunto dalla produzione dei rifiuti a Castel Volturno.
  Questa è la sintesi del dato annuale ed è praticamente l'ultima colonna della tabella precedente, che ci dà appunto questi +19.000. Ovviamente il dato deve essere depurato dai flussi turistici che caratterizzano i 2-3 mesi estivi e pertanto si può ragionevolmente parlare di circa 40.000 abitanti effettivi (questo è un dato ricorrente anche in altri casi, anche per altre statistiche).
  Poi abbiamo fatto una piccola tabella. La popolazione iscritta è di 25.000 unità; gli stranieri iscritti regolarmente presenti a Castel Volturno sono 4.000 dei 25.000; la popolazione straniera non iscritta è di circa 15.000, perché abbiamo depurato il dato anomalo dell'estate da quei 4.000. Quindi, la popolazione totale è 40.000 (25.000 più 15.000). Se noi facciamo un rapporto, cioè l'incidenza della popolazione straniera iscritta nei registri anagrafici sui residenti totali, cioè 4.000 su 25.000, noi abbiamo che la popolazione straniera a Castel Volturno è il 16 per cento della popolazione iscritta nei registri anagrafici. Se invece prendiamo il dato dei non iscritti, cioè 15.000, noi vediamo che la popolazione irregolare o meglio non censita anagraficamente a Castel Volturno è pari al 37,5 per cento di tutta la popolazione esistente.
  Se facciamo un discorso di individuazione della sola componente straniera, tra irregolari e regolari, noi abbiamo che a Castel Volturno su 40.000 persone il 47,5 per cento è straniero.
  È ovvio che con questi numeri noi qualcosa dobbiamo fare. La vogliamo fare, ma non abbiamo i mezzi per farla, e ve lo dimostriamo. Abbiamo fatto dei confronti con la media italiana. Se Castel Volturno ha il 16 per cento di popolazione straniera iscritta all'anagrafe, l'Italia ha circa l'8,3 per cento, quindi stiamo parlando già di un dato superiore quasi del 100 per cento rispetto all'Italia, quasi il doppio. Se invece andiamo a prendere il solo dato della popolazione immigrata irregolare, Castel Volturno ne conta 15.000, l'Italia – dato attinto dalla Fondazione ISMU – circa 300.000 unità. Se noi facciamo il rapporto sulla popolazione che abita il territorio, cioè 40.000 a Castel Volturno e 60 milioni e 300 mila in Italia, abbiamo che a Castel Volturno la popolazione non iscritta è il 37,5 per cento della popolazione esistente, mentre in Italia stiamo parlando dello 0,5 per cento.
  Dato che la statistica a qualcosa serve, se non altro a dare il segnale di qual è la misura dei fenomeni e di come questi si evolvono, stiamo parlando di un tasso che è 75 volte quello dell'Italia. Ecco perché il sindaco insiste a dire che è un fenomeno non ordinario, ma straordinario, perché i numeri testimoniano questa straordinarietà.
  Il passo successivo per dimostrare come il comune non possa affrontare il problema è andare a vedere qual è l'incidenza del fenomeno sul bilancio comunale. Abbiamo fatto la media degli ultimi cinque anni; questi sono i rendiconti ufficiali, quindi a consuntivo, del nostro comune, e sono pubblicati sul sito del Ministero dell'interno. Mediamente, tranne i casi in cui c'è stata qualche eccezionalità, come nel 2013, ci attestiamo tra i 18,5 e i 20 milioni di euro di bilancio. La quasi totalità del bilancio – Pag. 9stiamo parlando di oltre il 95 per cento – è assorbita dalla spesa corrente, cioè da quella che non va per l'investimento. Quindi, il 5 per cento va per la spesa di investimento, ma è un dato che noi in qualche modo – lo confesso – gonfiamo, perché facciamo passare come spese di investimento anche tappare le buche delle strade. Abbiamo capitoli di spesa dedicati e paradossalmente non potremmo utilizzarli.
  Riprendendo il tasso, questa famosa percentuale del 37,5 per cento, se noi pensassimo che ogni singolo euro del nostro bilancio deve essere spalmato sulla popolazione che abita a Castel Volturno, noi vediamo una realtà allarmante: solo per gli immigrati non regolari – io preferirei dire «non iscritti nei registri anagrafici», perché è un termine che amiamo un po’ di più – mediamente all'anno abbiamo 7 milioni di euro assorbiti dal fenomeno migratorio.
  Considerando una media annuale, si può affermare che il Comune di Castel Volturno sopporta una spesa annua generale di circa 7 milioni di euro, 35 milioni diviso 5 anni fa 7 milioni di euro circa, derivanti da fattori esogeni, l'immigrazione irregolare, per la quale sarebbe opportuno provvedere con congrui trasferimenti a titolo di ristoro sociale in conto esercizio e senza vincolo di destinazione. Il vincolo di destinazione è naturale, perché noi comunque dobbiamo affrontare le spese correnti relative alla gestione del fenomeno migratorio sul territorio.
  Noi facciamo un passo indietro rispetto a questa ipotesi «elevata» e andiamo a individuare quali sono effettivamente quelle parti della spesa dei bilanci che sono direttamente e immediatamente riferibili alle dinamiche demografiche straordinarie. Quindi, prendiamo gestione del territorio e dell'ambiente, che comprende la produzione dei rifiuti e l'erogazione dell'acqua, i servizi sociali, le funzioni di polizia locale e i servizi demografici. Questi, tra l'altro, sono gli stessi settori individuati nell'accordo ANCI-Governo dell'ottobre 2016 come settori in cui far saltare il blocco del turnover, per consentire una migliore gestione dei fenomeni migratori nei comuni che richiedono gli SPRAR.
  Se rimaniamo solo su questi numeri, abbiamo comunque una media di 5 milioni annui di spese dirette immediatamente riferibili alla gestione dei migranti a Castel Volturno: 5 milioni rappresentano il 25 per cento del bilancio, quindi sono numeri enormi, stratosferici.
  E poi parliamo di futuro negato. Perché il futuro è negato? Finché la nostra spesa corrente assorbirà quasi totalmente il bilancio del comune di Castel Volturno, noi non riusciremo a fare un'opera pubblica, un investimento, non riusciremo a ristrutturare una scuola, a rifare una strada, a fare un centro culturale, a fare una piazza, nulla. Quindi, il futuro è in totale decadimento per Castel Volturno, sia per gli immigrati che per gli italiani. Il futuro è peggiore del quadro abbastanza scuro che abbiamo dipinto e che riguarda il presente.
  Oltre a tutto questo, il nostro bilancio ha subìto un bel colpo di scure. Dal 2013 c'è questo bel federalismo fiscale, per cui gli enti locali non ricevono più i trasferimenti erariali come una volta, ma ricevono quota parte una partecipazione al fondo di solidarietà comunale a seconda del loro grado di autofinanziamento. Allora, nel 2012 ci trasferivano 5 milioni di euro, cioè esattamente il 25 per cento del nostro bilancio; nel 2016 ci hanno trasferito – ed è la colonna «importo netto trasferimenti» – 1 milione 400 mila euro, quindi noi in cinque anni abbiamo sostenuto gli stessi livelli di spesa, circa 20 milioni di euro, ma i trasferimenti erariali sono diminuiti del 72 per cento. Abbiamo fatto forza in maniera esclusiva sul nostro gettito tributario locale.
  L'altro ieri siamo andati in consiglio comunale per l'assestamento di bilancio. Questa è la lettera che ha scritto il nostro responsabile dei servizi sociali ai servizi finanziari che chiedevano se c'erano delle spese non previste nel bilancio di previsione e per le quali doveva essere appostata qualche somma in più. Ebbene, i servizi sociali ci mandano questa bella lettera: «Premesso che l'ufficio dei servizi sociali professionali si trova quotidianamente ad affrontare emergenze relative alla tutela dei minori, soprattutto stranieri, anche non Pag. 10residenti, che spesso per la conclamata e marcata condizione di pregiudizio in cui vivono necessitano di collocamenti in comunità, con le spese di ricovero, come per legge, a totale carico dell'ente...» e alla fine ci chiedono di appostare 250.000 euro in più. Il dato di partenza – è la prima riga – è di 550.000 euro più 250.000 che abbiamo appena messo arriviamo a 800.000 euro. Insomma, il 4 per cento dell'intero bilancio comunale è assorbito, purtroppo, da un dramma sociale devastante, cioè l'assistenza ai minori ricoverati nei centri di accoglienza.
  Abbiamo dovuto anche incrementare – lo diceva prima il sindaco – sia il capitolo delle spese funerarie per gli indigenti sia quello per i trasporti funebri, perché il fenomeno è enorme e noi ogni anno dreniamo quasi un milione di euro, che rappresentano il 70 per cento dell'intero bilancio dei servizi sociali, per i minori stranieri.
  Studiando tutte le misure per poter mettere in campo, insieme al Governo, una politica che ci potesse consentire di affrontare il problema, ci siamo ricordati di quest'accordo ANCI-Governo del 2016. Vi faccio vedere un articolo del settimanale Vita, che ha anche un sito web, che riporta abbastanza dettagliatamente i contenuti di questo accordo. Ebbene, per la ripartizione di persone accolte per i comuni si parla di 2,5 ogni mille abitanti per la maggior parte dei comuni e 1,5 per le grandi città; poi ci sono i comuni che aderiscono agli SPRAR, ma Castel Volturno è esclusa da questa possibilità, anche perché è difficile poi spiegare gli SPRAR a un territorio e a una comunità che già accoglie al proprio interno il 37 per cento di popolazione straniera. Comunque, chi aderisce agli SPRAR ottiene la progressiva diminuzione della presenza di CAS.
  Poi abbiamo, come seconda misura, lo sblocco del turnover amministrativo, come diceva il sottosegretario Manzione, in uno dei settori più esposti in materia, ovvero servizi sociali, anagrafe e polizia municipale, quelli che abbiamo citato prima.
  C'è poi questa piccola «mancia» di 500 euro per ogni accolto. Se applicassimo questo accordo a Castel Volturno sui migranti, avremmo trovato la cosiddetta chiave dell'acqua.
  Quanto al criterio di ripartizione, su 25.000 abitanti noi dovremmo avere – come si vede alla seconda riga – 63 immigrati. Ne abbiamo 15.000. Se applichiamo il principio all'intera regione Campania, risulta che la regione Campania può assorbire per la popolazione residente soltanto 14.500 richiedenti asilo. Noi abbiamo sempre 15.000 migranti, ragion per cui abbiamo assorbito l'intera quota della regione Campania. Perché? Perché, anche se ufficialmente non c'è la richiesta di asilo, un irregolare, un clandestino che fugge dalla fame, dalla miseria e anche dalla guerra ma senza dirlo, sta a Castel Volturno ormai anche da dieci anni in condizioni assurde, senza che qualcuno l'abbia mai controllato. Sta clandestinamente lì. Fa comodo stare lì. Se fossi in lui, io anche starei lì, perché riuscirei a sopravvivere.
  Con riguardo allo sblocco del turnover amministrativo, Castel Volturno ha due assistenti sociali, nonostante il fenomeno di prima, e 16 vigili urbani. Il comune di Castel Volturno è di 74 chilometri quadrati. Napoli è di 100 chilometri quadrati. Se mettiamo questi vigili su tre turni, praticamente abbiamo, più o meno, 4-5 vigili a turno che devono fare polizia giudiziaria, notifiche, accertamento sugli abusi edilizi, accertamenti ambientali, residenze, atti per la procura della Repubblica e atti per la DDA di Napoli. Siamo nella totale impossibilità di operare.
  Inoltre, con riguardo ai famosi 500 euro all'anno per ogni accolto, 15.000 per 500 fanno 7,5 milioni di euro. Noi abbiamo trovato gli strumenti finanziari per affrontare il problema.
  Grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Grazie, assessore, per la sua schiettezza e per i numeri, che purtroppo non smentiscono la gravità delle cose che ha riferito anche il sindaco. Ovviamente, poi, se ci saranno domande da parte dei colleghi, potrà replicare.
  Vorrei, a questo punto, dare la parola al direttore generale Vincenzo Schiavone del Presidio ospedaliero Pineta Grande, perché Pag. 11ci possa anche lui focalizzare il problema dal punto di vista del proprio osservatorio. È chiaro che, se le dimensioni del fenomeno sono quelle che ci venivano riferite, l'unica realtà che è in grado di fornire alcune risposte venga «presa d'assalto» da chi ne ha veramente bisogno. Sappiamo bene che il tema dell'assistenza sanitaria è una delle priorità assolute.
  Anche il direttore Schiavone ha portato delle diapositive per esporre più rapidamente e velocemente. Noi avevamo anche pensato – vedremo se sarà possibile – di organizzare una missione. Credo che sarebbe una cosa importante, perché, con riguardo a quello che ci è stato illustrato, anche attraverso le slides, non è possibile trasmettere ciò che è quella realtà.
  Noi abbiamo visto molte situazioni complesse, girando l'Italia. Abbiamo visto anche i CARA più disastrosi, dal CARA di Foggia al CARA di Mineo, al centro di Cona nel Veneto, ma quello che ci avete raccontato oggi è una cosa fuori da ogni immaginazione. Vedremo se sia possibile, alla ripresa dell'attività, proprio come Commissione, venire a trovarvi per toccare con mano quello che ci avete raccontato.
  Do la parola al dottor Schiavone.

  VINCENZO SCHIAVONE, Direttore generale del Presidio ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno. Grazie a voi per la gentilezza di ascoltarci. Mi collego a quanto detto dal sindaco Dimitri Russo e dall'assessore Scialla per confermare la notevole integrazione che si è venuta a creare sul territorio di Castel Volturno, che rappresenta una tipicità unica.
  Il dato finale che ho dovuto sottolineare è rappresentato dal fatto che ci troviamo in una parità tra popolazione italiana residente e popolazione complessiva tra residenti regolari e irregolari extracomunitari. Laddove questa popolazione di extracomunitari dovesse essere tutta regolare, probabilmente il comune non sarebbe più amministrato dagli italiani, ma sarebbe gestito e amministrato da popolazione extracomunitaria.

  PRESIDENTE. Eleggerebbero un loro sindaco.

  VINCENZO SCHIAVONE, Direttore generale del Presidio ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno. Probabilmente potrebbero eleggere un loro sindaco. Quindi, dobbiamo atipicamente dire che dovremmo ringraziare, in maniera paradossale, questa condizione di clandestinità. Questa condizione di clandestinità, tra l'altro, viene vissuta in una maniera straordinaria.
  Vado un attimo fuori tema. Due domeniche fa sono stato in chiesa. A mezzogiorno c'erano le Prime comunioni e alla fine è stata scattata una foto. C'erano una ventina di bambini, o forse anche di più, 20-25. La metà erano extracomunitari. Questo sta a significare questa perfetta e profonda integrazione.
  La perfetta e profonda integrazione l'ho notata quando ho visto delle bambinelle di 8-10 anni, che probabilmente erano arrivate di recente, che hanno ricevuto il battesimo. Sono state battezzate da persone con la pelle bianca, da italiani. Questa integrazione nel comune di Castel Volturno dovrebbe essere portata e resa evidente a tutti. È qualcosa di straordinario. La cittadinanza di Castel Volturno – non noi – merita una menzione particolare, perché solo una sensibilità notevole di dedizione da parte di un'intera popolazione può portare a una condizione del genere.
  In questa integrazione ci troviamo di fronte alle problematiche legate all'immigrazione, a partire dall'incremento della prostituzione, che si viene a connotare in un particolare territorio, noto anche per l'altro aspetto, quello della Terra dei Fuochi, in quanto Castel Volturno ricade anche in questo territorio, con incremento delle neoplasie, oltre alle problematiche che portano gli immigrati, tra cui i minori abbandonati e la prostituzione.
  Gli abitanti della provincia di Caserta sono 924.000. Con i 70.000 extracomunitari sono circa un milione. Il presidente Gelli sa, per altri aspetti della sua particolare attenzione, dedizione e competenza per la parte sanitaria, come la provincia di Caserta presenti il più basso indice di posti letto per 1.000 abitanti (2,2 rispetto ai 3,7 previsti dal ministero), con una carenza notevole di posti letto. Mancano circa 1.000 Pag. 12posti letto: 1.000 posti letto significa avere circa 2.000 lavori e catturare quella parte di mobilità passiva extraregionale che non può essere erogata perché mancano proprio le strutture materiali, fisiche, per poter erogare l'assistenza.
  L'attività del pronto soccorso per circa il 10 per cento è rappresentata dalla popolazione extracomunitaria stabilmente, come vedete, dal 2003 al 2016. Ci siamo fermati al 2003, ma avremmo potuto andare anche indietro per testimoniare che questa presenza è stabile. Non c'è alcuna variazione, tranne per le incidenze stagionali o particolari. Questa presenza è continua ed è stabile.
  È stabile al punto tale che Pineta Grande è il primo ospedale della regione Campania che riceve e ricovera i pazienti provenienti da pronto soccorso, seguito a ruota dall'ospedale di Pozzuoli e, al terzo posto, dal Cardarelli di Napoli. Seguono l'ospedale di Aversa e solo per ultimo l'ospedale di Giugliano.
  Sono numeri importanti, che testimoniano una presenza stabile, una presenza massiccia su questi territori, ma fanno riferimento a particolari aree. In quest'area – lo dico per chi non è del territorio – c'è il Napoli Nord, ma ci sono soprattutto Giugliano e Pozzuoli, che fanno da cerniera in quest'area.
  Come vedete, gli extracomunitari vengono a Castel Volturno perché è lì il loro habitat. Ormai quella è la loro casa, la loro abitazione. Le attività che arrivano non sono filtrate dalla medicina del territorio o dalla medicina di base. Arrivano in condizioni di emergenza e, quando arrivano in condizioni di emergenza, arrivano per problematiche cardiologiche e cardiochirurgiche, o prevalentemente ostetrico-ginecologiche oppure di tipo traumatologico.
  Un'altra condizione particolare è rappresentata dai perforati. È una condizione che mi sembra di avere già riferito precedentemente. Abbiamo un numero di addome acuto da perforazione gastrica o intestinale spaventoso. Al Cardarelli...

  PRESIDENTE. Ci deve spiegare che cosa intendiamo per «perforati».

  VINCENZO SCHIAVONE, Direttore generale del Presidio ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno. Le perforazioni intestinali sono in genere legate a ulcere o a fenomeni... Al Cardarelli di Napoli ne trattano in genere 2-3 al mese. Noi 2-3 le facciamo quasi a settimana.
  Perché quest'attività? Perché presentano condizioni di degrado, di deficit fisico, di malnutrizione e denutrizione e, quindi, scadenza delle condizioni generali, a cui associano malnutrizione e alcolismo, in particolar modo quelli dell'Est Europa. Si creano le varie problematiche sempre in acuto, mai in condizioni da poter essere gestite e controllate con una programmazione. Ce li ritroviamo in pronto soccorso con delle crisi ipertensive spaventose, con 270-280 di pressione o con altri fenomeni del genere.
  Pineta accoglie tutta una parte degli extracomunitari. Nell'ultimo periodo sono stati 15.000 quelli che hanno ricevuto il trattamento, sia per quanto riguarda quelli che arrivano come condizione di migranti, sia per quanto riguarda il progetto Mare Nostrum e, successivamente, il progetto Triton. Nel nostro pronto soccorso vengono effettuate migliaia di visite. In genere, noi trasferiamo poi solo al Cotugno di Napoli, per le malattie infettive, sia per quanto riguarda le tubercolosi sia per quanto riguarda altre forme di malattia (HIV e via elencando).
  L'attività, inoltre, è rappresentata sempre da una notevole collaborazione che abbiamo sul territorio sia con il centro Humanitas, sia con le altre strutture che sono presenti e con le varie case famiglia, con cui interagiamo moltissimo, perché, obtorto collo, lì bisogna darsi una mano. L'altro servizio importante è quello del comune di Castel Volturno, con cui abbiamo a che fare, rappresentato dalle due assistenti sociali.
  I casi che il sindaco citava per quanto riguarda il problema dei deceduti sono un problema che ci vediamo tra tutti e due. A volte capita al comune. Quando vediamo che ci sono delle condizioni per cui ci troviamo le celle frigorifere tutte piene da 15-20-30 giorni, perché nessuno viene a reclamare i cadaveri, oppure quando, per Pag. 13altre particolari condizioni, c'è necessità di liberarle, per non lasciare il pronto soccorso senza possibilità di disporre di celle frigorifere per gli eventuali deceduti, per forza di cosa dobbiamo metterci mano.
  Quella nella slide, per esempio, era una paziente extracomunitaria superobesa che è arrivata da noi, per la quale abbiamo dovuto pagare 3.500 euro di cassa, perché ci è voluta anche la cassa straordinaria. Non bastava la cassa normale. Ce l'hanno fatta pagare e faceva anche schifo. A vederla questa cassa faceva schifo, ma ci hanno preso per il collo. Serviva subito e l'abbiamo dovuta pagare 3.500 euro. Compriamo spesso anche dei loculi al cimitero.
  Vorrei ricordare che noi siamo una struttura sanitaria. Secondo le classificazioni, dovremmo essere una casa di cura e ce ne dovremmo fregare di tutte queste cose. Vent'anni fa o trent'anni fa ce ne dovevamo fregare, ma non l'abbiamo mai fatto e credo che continueremo a non farlo. Continueremo ad andare avanti in questo modo.
  Questa è una delle problematiche per noi più significative e riguarda i pazienti che, quando ci vengono portati, hanno fenomeni di plegia e di tetraplegia, ossia hanno delle lesioni midollari e poi rimangono paralitici o completamente tetraplegici. Poiché sono STP o ENI, non c'è alcun ospedale o alcuna struttura, pubblica o privata che sia, che se li voglia prendere. Fare una dimissione di questi pazienti per noi diventa problematico. Certe volte impieghiamo un mese o due mesi per poter dimettere questi pazienti, che occupano posti importanti, perché sono posti intensivi. Non riusciamo a dimetterli.
  Sono problematiche che incidono sempre sulle nostre condizioni, così come i neonati abbandonati, che sono abbandonati prevalentemente da popolazione extracomunitaria, soprattutto quando hanno delle menomazioni (focomelici) o delle altre condizioni. In genere li lasciano.
  Noi abbiamo raggiunto, per la particolare dedizione e attenzione, con il tribunale dei minori di Napoli una sorta di collaborazione intensissima, al punto tale che gestiamo l'affido, sempre sotto l'egida del tribunale dei minori, fino alla consegna ai genitori affidatari.
  Anche questo fatto richiede a volte condizioni di due o tre mesi. Abbiamo avuto, per esempio, nella nostra intensa attività con il tribunale dei minori, il caso di una giovane iraniana, una ragazza di 15-16 anni, che aveva partorito. Il padre della ragazza voleva ammazzare la figlia, perché il bambino era nato al di fuori del matrimonio che il genitore aveva preparato e predisposto con un'altra persona.
  Siamo stati circa 5-6 mesi a cercare, con il tribunale dei minori, di convincere la mamma – la nonna, praticamente – a prendere questa neonata, finché alla fine non c'è stato verso. Il nonno continuava a essere irremovibile. Il bambino è stato affidato, dopo circa sei mesi, a una casa famiglia, insieme alla madre, che è stata così allontanata dalla famiglia originaria.
  Vengo ai bisogni. I bisogni sono quelli di continuare a credere... Soprattutto io credo che la nostra azione sia fondamentale sul territorio. Noi lo vediamo. Il sindaco, poco fa, ha raccontato il caso di un extracomunitario che aveva ferito un altro commerciante. In realtà, questo extracomunitario aveva già ferito, anzi ammazzato, una bambinella, sempre extracomunitaria, sotto fenomeni di droghe. Era probabilmente anche un po’ fuori di testa. Si è ritrovato un'altra volta fuori e l'abbiamo ritrovato circa 10-15 giorni fa. Non ha ferito un solo commerciante, ma ha ferito 7-8 cinesi e il maresciallo dei vigili ed è stato fermato dagli altri extracomunitari, oltre che dalle altre forze dell'ordine.
  Sono gli stessi extracomunitari, con riferimento a quella parte di extracomunitari che ormai è indigena, stanziale e presente sul territorio, che, quando hanno cognizione e sanno che deve difendere il territorio, se lo sanno difendere. Se lo sanno curare perché si sentono integrati in questo territorio.
  I bisogni che abbiamo sono soprattutto questi, ossia quelli di mediazione culturale, soprattutto quando arrivano al pronto soccorso. Il nostro pronto soccorso presenta un'atipia rispetto agli altri pronto soccorso. Dobbiamo ulteriormente modificare. Abbiamo Pag. 14 necessità di risorse per potere fare delle cose che vanno al di là, perché i numeri sono diversi. Non c'è il caso che eccezionalmente viene. Da noi arrivano tutti i giorni.
  Come arrivano gli extracomunitari al pronto soccorso, stiamo ipotizzando di portare avanti un alert e di realizzare un’app da poter dare a tutti gli extracomunitari, da distribuire, per poter allertare sulle condizioni vere di criticità: «Quando ci sono questi sintomi, vieni. Non ti preoccupare. Non ci sono problematiche, vieni».
  Loro, per paura fondamentalmente delle forze di polizia, tendono a trascurarsi e, quando arrivano al pronto soccorso, arrivano con dei crolli multiorgano. Arrivano cioè in condizioni per cui in brevissimo tempo hanno dei crolli di insufficienza renale, epatica, respiratoria e cardiaca tali che a volte è veramente difficile poter continuare a fornire un supporto medico vero.
  Con riguardo ad altre condizioni per la parte dell'integrazione nostra sul territorio, che riteniamo perciò essere fondamentale, nel momento in cui dovesse verificarsi la contrazione da parte del nostro ospedale nei confronti degli extracomunitari... Noi lo vediamo. Il loro ospedale è Castel Volturno. Spesso vengono dal civile Veneto o da altre parti d'Italia con il biglietto «Stazione ferroviaria Cancello e Arnone. Devi andare all'ospedale Pineta Grande». Vengono a curarsi da lontano. Perché? Perché durante la fase di soggiorno sul territorio di Castel Volturno hanno avuto un trattamento di pari dignità. Questa è la differenza.
  Nel momento in cui dovessimo chiudere queste porte, nel territorio di Castel Volturno quel numero paritetico diventerebbe non più un numero di 20.000 cittadini che convivono con 20.000 italiani, ma un numero di 20.000 ribelli che ci ritroveremmo sul territorio di Castel Volturno. Sarebbe una vera e propria polveriera.
  Concludo dicendo che una delle condizioni di cui noi avremmo necessità, viste le difficoltà che l'ASL crea costantemente e continuamente per le fisime burocratiche, è una RSA per poter favorire le dimissioni di questi pazienti. Un paziente che noi dimettiamo, un traumatologico o un post-chirurgico, normalmente va in una casa o in un istituto di riabilitazione, assistito. Questo soggetto deve andare in mezzo alla campagna. Va in un ghetto. Non può essere portato e lasciato andare via domani mattina.
  I ricoveri dei pazienti extracomunitari in genere sono ricoveri prolungati, perché dobbiamo tenerli per un periodo di tempo maggiore, proprio per poi arrivare a una fase di guarigione più avanzata rispetto agli altri. Abbiamo la necessità, quindi, di poter disporre o di poter istituire una struttura, anche modesta, di piccola entità, dove poter portare questi soggetti per poterli assistere. Le nostre strutture ci sono.
  Nel nostro ospedale abbiamo anche una scuola infermieri con l'Università «Tor Vergata» di Roma. È una sede staccata di Castel Volturno del corso di laurea in scienze infermieristiche.
  Proprio per dare la dimostrazione dell'efficienza e dell'integrazione con il territorio abbiamo chiesto anche 5 posti dedicati agli extracomunitari. Stiamo trattando con Tor Vergata per poterli dare. Questo per poter dire che quella popolazione, che oggi è italiana a tutti gli effetti, perché ha la sua squadretta di basket, che noi stiamo cercando di mantenere, e la loro squadretta di pallone, è italiana. Loro si sentono italiani. Se tu vai a dire loro qualche cosa, sono italiani più dei nostri italiani stessi.
  Non vado sulle problematiche politiche, ma questa è una delle condizioni per quelli che ormai stanno lì da venti o trent'anni. Sono nati su quei territori e si sentono più cittadini loro che non, certe volte, i nostri concittadini.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Schiavone. Invito il sindaco a tornare al tavolo della presidenza per eventualmente rispondere a domande, quesiti e chiarimenti, se ci sono.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO RONDINI. Ringrazio il sindaco per la disponibilità a venire in Commissione Pag. 15 oggi. Ci ha descritto una situazione incredibile, che conoscevamo solo in parte attraverso quello che abbiamo letto sui giornali.
  Lei ci dice che ci sono 15.000 immigrati, la maggior parte dei quali si trova in uno stato di clandestinità, che vivono praticamente sul territorio di Castel Volturno magari già da venti o trent'anni. Qualcuno è addirittura già alla seconda generazione.
  Le chiedo intanto da quanto perduri questa situazione e se nel corso degli anni ci sia mai stato un intervento forte da parte delle forze dell'ordine e della prefettura per sanare questa situazione, che ritengo totalmente intollerabile.
  Passo all'altra questione. Lei ci segnala che il 4 per cento del bilancio del comune (800.000 euro) è assorbito per affrontare le spese di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Voi avete un ritorno per sopportare eventualmente l'accoglienza o è tutto interamente a carico del comune?
  Aggiungo l'ultimissima cosa. Queste persone, che a lei risulti, sono impiegate in attività in nero, o la maggior parte di esse non lavora e vive di espedienti?
  In ultimo, presumo che saranno comunque residenti. In qualche modo abiteranno da qualche parte. Magari la residenza non è riconosciuta, in quanto clandestini, ma da qualche parte abiteranno, al netto delle baracche che magari insistono sul territorio.

  ELENA CARNEVALI. Mi scuso soprattutto per non aver potuto sentire le audizioni del sindaco. Ringrazio la collega Sgambato e la presidenza, che hanno voluto quest'audizione particolarmente importante per noi. Penso che, se c'è una situazione di peculiarità – per usare un eufemismo – sul nostro territorio italiano, si possa sicuramente identificare con quello che sta avvenendo in base alle relazioni che avete fatto. Siamo in una situazione al limite non solo della dignità umana, ma anche della possibilità di una sostenibilità dal punto di vista non solo amministrativo, ma anche locale. Questo mi sembra, francamente, molto evidente.
  È chiaro che non facciamo solo l'audizione e che non faremo solo una missione con voi. Credo che questa situazione vada poi trattata in modo specifico anche a livello ministeriale. Mi dispiace aver sentito solo alcune code soprattutto dell'audizione del sindaco, al quale innanzitutto volevo chiedere qualche informazione.
  Voi avete un problema di irregolarità di utilizzo abitativo/abusivo. Mi sembra che questo sia il problema più rilevante. Si tratta di problemi che, peraltro, nelle dimensioni sono particolarmente impegnativi per voi, nel rapporto soprattutto tra popolazione straniera e popolazione residente, e non avulsi da altri contesti soprattutto metropolitani.
  Volevo chiedere se – questo lo chiedo al sindaco – dal punto di vista delle possibilità di riconversione (sta parlando con chi ha provato a fare nella vita l'amministratore; quindi, non c'è solo solidarietà, ma capisco totalmente di quale complessità stiamo parlando), per esempio, avete partecipato al bando periferie che il Governo ha messo in campo o ad altri interventi che avevano un'indicazione specifica proprio su alcune aree particolarmente depresse e, se sì o se no, per quale ragione e con quale esito.
  Passo alla seconda domanda. Ovviamente, per noi sarebbe anche utile comprendere il tipo di relazioni tra voi e le forze dell'ordine per tutto quello che riguarda la parte relativa ai controlli.
  Per quanto riguarda la questione dei minori stranieri non accompagnati, ci sfugge – ma aspettiamo di sapere quali sono le ragioni, che sicuramente il sindaco ci porterà – il motivo per cui voi non accedete a quella quota di contributo di 45 euro pro capite pro die che il ministero riconosce per ogni minore non accompagnato, se questo riguarda le politiche relativamente agli sbarchi. Credo che la risposta starà lì.
  Se invece questo è tutt'altro fenomeno da quello che sembrerebbe di capire, non è legato a un problema di emergenza degli ultimi sbarchi, ma invece a un'emergenza insediativa prolungata nel tempo, che ha visto ormai costituire di fatto una sorta di comune nel comune, ente locale in un ente locale, amministrato da altri soggetti. Pag. 16
  Anche da questo punto di vista mi rendo conto che avete una specificità che è tutta molto vostra. Ovviamente, l'obiettivo è di garantire la qualità migliore possibile di cura/tutela nei confronti di questi minori. Credo che il suo rapporto con il tribunale dei minorenni sia particolarmente intenso. Anche da questo punto di vista cercheremo in qualche modo di capire se e come eventualmente si possa provare a intervenire.
  Relativamente, invece, alla questione di tipo sanitario, in particolare ringrazio il direttore generale dell'azienda ospedaliera. Non mi è chiaro il rapporto tra numero di ricoveri e numero di ricoveri per persone extracomunitarie, nonché il tasso di saturazione dei posti letto per persone italiane e persone straniere con STP.
  Pongo un'altra domanda. Volevo sapere se avete il riconoscimento da parte del ministero per le cure che prestate in caso di STP. Mi risulta che dovrebbero comunque essere costi a carico del Servizio sanitario nazionale. Se non l'avete, per quale ragione?
  Mi ha molto incuriosito anche la tipologia delle patologie che state affrontando e quanto la prevenzione potrebbe fare per evitare che si trasformino poi in pazienti particolarmente complessi e costi per il Servizio sanitario nazionale.
  A fronte del fatto che si è reso già evidente l'indice molto basso di numero di posti letto sul totale, ossia il fatto che voi abbiate una media molto più bassa rispetto alla media nazionale del 2,2, questo incide sulla possibilità che avete di poter prestare il servizio, che svolgete in modo – mi sembra – assolutamente molto egregio. Avete un'insufficienza oggettiva di disponibilità.
  La cosa che devo dirvi ve la dico con estrema chiarezza, leggendo. Non sono d'accordo quando si dice di costruire una RSA per extracomunitari. Non esiste nella nostra tipologia di servizio sanitario e sociosanitario che si realizzino strutture ad hoc per tipologie di collettivi di passaporto.
  Credo che, invece, non ci sia la possibilità di garantire una continuità assistenziale e che siete voi che la garantite anche con un prolungamento dei ricoveri, che a questo punto risultano inappropriati, anche se le devo dire, venendo da reparti che si occupano di lesioni vertebro-midollari, che quattro mesi di ricovero – dalla fotografia non capisco se il paziente sia un para o un tetraplegico – per un paziente tetraplegico in un reparto per acuti sono un tempo più lungo del dovuto. Di solito da noi una media di due mesi tendenzialmente ci stanno. Il problema è che poi voi non avete, in realtà, delle strutture territoriali specializzate.
  C'è, peraltro, un lavoro che AgeNaS e il ministero stanno facendo. Esiste una rete, soprattutto per quanto riguarda tipologie di pazienti di questo tipo, che – me ne rendo benissimo conto – non possono rimanere in carico continuamente a un servizio di questo genere.
  Mi ha molto colpito anche il fatto che voi vi occupiate della presa in carico fino alla dimissione dei minori abbandonati e, quindi, dell'affidamento/adozione, cosa che dovrebbero fare altri enti e non di certo le aziende sanitarie. Non so in questo caso che tipo di rapporti... Lo dovrebbero fare non direttamente le aziende sanitarie. Da noi fanno una parte e poi...
  Lei diceva che fate direttamente la consegna. L'ha detto prima il direttore. Qui c'è una complessità nella complessità. Avete una complessità sicuramente per questa particolare pressione – ripeto, per usare sempre un eufemismo – di un'attrattività esclusiva che avete perché siete gli unici che potete di fatto fare fronte alla cura dei pazienti, ma non c'è, da quello che si intuisce, una garanzia di presìdi, strutture e luoghi post-dimissioni con tutta la parte assistenziale che viene dopo la parte per acuti. Questo vale penso sia per gli italiani, sia per le persone straniere. Ci sarebbe bisogno di un intervento anche di questa natura.
  Per il momento mi fermerei qui.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Sgambato, che ringrazio nuovamente per aver fatto da collegamento con il comune e con la struttura sanitaria.

  CAMILLA SGAMBATO. Intervengo solo per ringraziare la presidenza e questa Commissione Pag. 17 per aver accettato prontamente di svolgere queste audizioni e per aver messo di nuovo l'accento sulla necessità di una missione per verificare sia ictu oculi, sia dal vivo questa caratteristica e questa specificità, che, come avete potuto vedere, è veramente unica in Italia. Chiedo se sia possibile calendarizzare oppure prevedere già per settembre una missione, che non può più aspettare. A Castel Volturno l'emergenza è diventata normalità.
  Ringrazio anche il Governo centrale perché noi abbiamo approvato, con il decreto Mezzogiorno, l'articolo 16, che prevede la possibilità della nomina commissariale per i tre comuni che vivono più specificamente queste emergenze, in primis Castel Volturno e poi anche Manfredonia e un altro comune della provincia di Reggio Calabria, al fine di gestire questo fenomeno, che ha davvero assunto delle dimensioni non più sostenibili.
  Nello stesso decreto, però, noi non riusciamo a comprendere se, insieme alla nomina dei commissari e, quindi, della cabina di regia che dovrà costituirsi per la gestione dell'accoglienza nei territori così fortemente coinvolti, ci sia anche la previsione di risorse. Chiediamo, se possibile, che questa Commissione relazioni anche nel merito di questo aspetto, perché da quello che ci è dato capire le risorse che vengono abbinate alla nomina dei commissari riguarderebbero solamente i comuni che accettano gli SPRAR, cosa che, invece, non avviene a Castel Volturno per espressa previsione. Essendo un comune già così fortemente provato, non poteva essere anche un comune con uno SPRAR.
  Questo, però, potrebbe ritorcersi contro. È una previsione importante quella di un commissario, ma, a fronte di una mancata previsione di risorse, diventa un effetto boomerang che noi non ci possiamo permettere.
  Io ho presentato un ordine del giorno, che è stato rivisto e approvato nell'approvazione del decreto Mezzogiorno, che impegna il Governo a valutare la possibilità, anche attraverso il PON, di prevedere un censimento di questi stranieri non regolari. Per le ragioni che ci ha esposto il sindaco non penso che sia possibile farlo con le risorse che il comune di Castel Volturno ha a disposizione.
  Nell'interrogazione che presentammo, a firma anche e soprattutto dei membri di questa Commissione, le chiedemmo di riclassificare il comune di Castel Volturno, ovviamente anche per avere un censimento. Abbiamo visto con l'assessore le tabelle presuntive in base ai consumi di immondizia e altro. Abbiamo comunque una popolazione di 40.000 abitanti, a fronte, invece, di una classificazione del comune per 25.000. Se riuscissimo a riclassificare il comune sulla base di questi nuovi dati, potremmo avere delle risorse, sia umane, sia finanziarie, più proporzionali all'esistenza reale degli abitanti.
  Mi ha colpito molto l'intervento del sindaco quando dice che sta perdendo la sua umanità nel momento in cui i minori non accompagnati diventano solo numeri e che il tema dei 500 euro, 300 o 3.000, o quanti sono quelli necessari, giornalieri, per i minori non accompagnati che arrivano, così come per i funerali e i problemi dei rifiuti, ci fa perdere di vista parole come «cura», «tutela», «integrazione» e «inclusione», a fronte anche dei problemi della sicurezza, che i residenti percepiscono come messa in discussione.
  Questo anche se sappiamo bene che, proprio per le attività di ammortizzatori che compiono sia la clinica Pineta Grande, sia l'amministrazione comunale, siamo sempre riusciti a evitare problemi di difficoltà sociale o anche di mancata sicurezza che potrebbero, però, dato l'equilibrio così instabile, scoppiare da un momento all'altro.
  Se riusciamo a calendarizzare immediatamente una missione e soprattutto se riusciamo ad avere una relazione che supporti il Ministro De Vincenti nella definizione delle risorse che verranno poi distribuite sui comuni, potremmo fare un passo avanti.

  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

  DIMITRI RUSSO, sindaco di Castel Volturno. Mi sono segnato in parte le domande. Pag. 18
  Per quanto riguarda la presenza degli immigrati a Castel Volturno, ormai è da circa trent'anni che sono presenti. Il numero degli immigrati cresce, con riferimento alle argomentazioni che illustrava ora l'assessore, per la facilità di trovare un vano disponibile, nella peggiore delle ipotesi, a prezzo irrisorio (parliamo di 50-100 euro per una stanza o per un posto letto). C'è anche la grossa possibilità di occupare, come succede, degli immobili in maniera completamente abusiva. Ci sono migliaia di vani occupati abusivamente. L'immigrato entra in una casa ormai abbandonata e si allaccia abusivamente alla rete idrica e alla rete elettrica.
  Rispondo anche al quesito sul rapporto e sull'azione delle forze dell'ordine con i vigili urbani. In maniera sporadica, perché non possiamo fare un intervento capillare o comunque quotidiano su queste attività, andiamo lì con l'ENEL. Si fa la denuncia e si stacca, ma il giorno dopo loro si riattaccano di nuovo.
  Appena insediato, ho emanato un'ordinanza sul sovraffollamento per cercare di entrare e avere la scusa per andare con i vigili urbani e le forze dell'ordine in una casa. Pensavo, nella mia testa, di fare una sorta di censimento per capire il fenomeno. Ci siamo dovuti fermare, perché il funzionario di polizia, quando accompagnava i vigili urbani e in un appartamento trovava dieci immigrati, di cui otto irregolari, mi diceva che, se vedeva otto irregolari, non poteva far finta di non averli visti. Li doveva portare alla questura di Caserta, per l'identificazione, il fotosegnalamento e la rilevazione delle impronte digitali. Ci doveva lavorare tre giorni.
  Poi avrebbero portato gli irregolari nei centri per l'espulsione, dove avrebbero ricevuto il foglio di via. Il giorno dopo sarebbero stati di nuovo lì e non avremmo risolto alcun tipo di problema. Si trattava solo di perdere tempo, ragion per cui con l'ordinanza mi sono dovuto fermare.
  La maggior parte degli immigrati non hanno regolare contratto – sono pochi – e la gran parte occupa gli immobili abusivamente. La cosa che dovete capire è che quelli regolari, i 4.300 iscritti regolarmente, dal mio punto di vista, anzi oggettivamente, sono uguali agli irregolari, perché la regolarità dei 4.300 è solo formale.
  Se andiamo a vedere qual è la loro attività, vediamo che sono tutti badanti e commercianti ambulanti. Se vedete sul territorio di Castel Volturno, non esiste un commerciante ambulante immigrato, né un badante oppure un collaboratore domestico immigrato. Non esiste. Sono, ovviamente, tutte condizioni false.
  Ci sono professionisti – c'è un mercato – che fanno dichiarazioni dei redditi false. Ci sono immigrati che pagano i vecchietti per avere la certificazione che attesta che lavorano da loro. Pagano loro i contributi e, quindi, hanno il requisito reddituale che richiede la questura per il rilascio del permesso di soggiorno, ma, ovviamente, è tutto un falso. Nella maggior parte dei casi non è così.
  Rispondendo sempre all'onorevole, il primo che mi ha posto le domande, posso dire che la maggior parte di questi cristiani non è regolare e vive in condizioni di estrema illegalità. La loro regolarità è solo ed esclusivamente formale.
  Per quanto riguarda l'intervento delle forze dell'ordine, anche le forze dell'ordine, come i vigili urbani, sono poche. Fare un controllo del territorio con le forze dell'ordine esclusivamente per i reati che commettono gli immigrati... La maggior parte degli immigrati vive a Castel Volturno come paese dormitorio. Quelli che lavorano, sempre al nero ma onestamente, lavorano al di fuori del territorio di Castel Volturno. Lavorano nella zona del napoletano e del casertano e fanno essenzialmente un lavoro o in agricoltura o nell'edilizia.

  ELENA CARNEVALI. (fuori microfono). Non ho capito: quelli in nero ma regolarmente?

  DIMITRI RUSSO, sindaco di Castel Volturno. Ho detto «onestamente», non «regolarmente». Chi non compie attività illecite, ma lavora semplicemente al nero, lavora nell'edilizia e nell'agricoltura. Per me è irregolare, ma non compie attività illecita. Pag. 19
  Poi ci sono quelli che stanno sul territorio, che essenzialmente sono o prostitute o spacciatori. Non c'è altro. Oppure ci sono i centri money transfer o qualche attività commerciale abusiva legata alla ristorazione. Questo è. La gran parte va fuori dal territorio a lavorare, ma lavora sempre ed esclusivamente in nero.
  Quelli che lavorano in nero nel settore edilizio, quando presentano l'istanza del rinnovo del permesso di soggiorno – ripeto – risultano tutti badanti, collaboratori domestici oppure venditori o commercianti ambulanti, ma non è vero. Sono sempre lavoratori in nero e, quindi, vengono sempre sfruttati e sottopagati. Questo è un dato oggettivo.
  Le forze dell'ordine non sono in numero tale da poter fare controlli del genere. A Castel Volturno negli anni Novanta c'erano una sessantina di carabinieri e 90 poliziotti. Oggi ce ne sono 21 e i poliziotti sono 34. Ovviamente, il fenomeno della presenza degli immigrati cresce quotidianamente, perché è un territorio che attira queste presenze.
  Per quanto riguarda i minori non accompagnati e questo 4 per cento, l'incidenza del costo sul bilancio comunale è tutta a carico del comune. Noi non abbiamo alcun trasferimento e alcun contributo da alcun ente. È tutto a carico dello Stato.
  Poi c'era la domanda sulle residenze. Le 4.300 residenze sono regolarmente iscritte, ma – ripeto – io non faccio differenze. Le 4.300 le addiziono ai 15.000, quindi siamo sulle 19.000 presenze cumulative.
  Passo al problema dell'abusivismo. Questo è un altro problema che attanaglia l'amministrazione, perché la gran parte di queste case è occupata abusivamente, ma si tratta di case anche realizzate abusivamente. Anche fare dei controlli di tipo sanitario ed emanare delle ordinanze è complicato. Per qualcuno di voi potrebbe essere semplice immaginare di andare lì e con ordinanze per ragioni solo sanitarie chiudere un immobile con l'ASL. Tutte queste operazioni a Castel Volturno sono complicate, perché anche solo identificare il proprietario e ricercarlo è complicato. A Castel Volturno ci sono ancora sul territorio fogli catastali oscurati per ragioni militari o per altre ragioni legate al demanio, in cui non è possibile nemmeno identificare attraverso la particella il proprietario dell'immobile.
  C'è anche quest'altro problema. Spesso i dati del catasto non sono reali. Sono sempre un po’ discordanti. Quindi è difficile anche fisicamente trovare il proprietario che dà la casa a un immigrato. È molto, molto difficile in quel territorio anche semplicemente fare questo.
  Ovviamente, immaginate che l'immigrato non paga i tributi. Quelli regolari sono costretti a fare la dichiarazione TARI per avere il contratto di locazione e, quindi, l'intestazione dell'utenza, ma non potete immaginare che l'immigrato possa pagare la TARI. L'immigrato sa che, se non paga la TARI, il comune che fa? Come aggredisce? Come fa a recuperare? Che cosa vado a pignorare io, alla fine, all'immigrato? È molto complicato.
  Per quanto riguarda la presenza di SPRAR o di CAS a Castel Volturno, non è possibile. La prefettura di Caserta, quando fa questi bandi, espressamente a Castel Volturno...

  ELENA CARNEVALI. Lo dice a me sui CAS?

  DIMITRI RUSSO, sindaco di Castel Volturno. Sì.

  ELENA CARNEVALI. No, io ho parlato di bando delle periferie. Ci mancherebbe che sul vostro territorio arrivassero anche i CAS.

  DIMITRI RUSSO, sindaco di Castel Volturno. Sì, abbiamo partecipato al bando delle periferie, ma non siamo entrati in graduatoria.
  Noi non abbiamo risorse straordinarie e neanche ordinarie per gestire il fenomeno. Il decreto legislativo sul Mezzogiorno, che prevede la nomina di questo commissario straordinario, non prevede delle risorse, seppure il prefetto Pantalone, che abbiamo sentito stamattina, ci ha assicurato che Pag. 20attraverso questo commissario straordinario sarà possibile comunque presentare dei progetti specifici per acquisire delle risorse attraverso i fondi del PON sicurezza e legalità o i fondi FAMI.
  Il compito di questo commissario è essenzialmente quello di accordarsi con il prefetto di Caserta e con i comuni e di presentare dei progetti specifici.

  MARCO RONDINI. Molto brevemente, mi pare di capire che la difficoltà a trovare il modo di sostenere le spese che dovete sostenere per i minori stranieri non accompagnati derivi dal fatto che presumibilmente quelli che ospitate non sono quelli che arrivano attraverso gli sbarchi.

  DIMITRI RUSSO, sindaco di Castel Volturno. Esattamente.

  MARCO RONDINI. Tuttavia, noi sappiamo che lo straniero rintracciato sul territorio può comunque formalizzare una richiesta d'asilo che lo fa rientrare nel sistema di accoglienza. Lo può fare anche quello che è stato semplicemente rintracciato sul territorio, tant'è vero che nei numeri che abbiamo rispetto ai richiedenti asilo ci sono anche coloro che sono stati semplicemente rintracciati sul territorio e che non necessariamente provengono dagli sbarchi. Se questi minori stranieri non accompagnati facessero una richiesta d'asilo, presumibilmente dovrebbero rientrare...

  DIMITRI RUSSO, sindaco di Castel Volturno. Le racconto proprio un episodio di qualche giorno fa. È venuta una ragazza di 17 anni che era stata mandata dalla questura di Napoli. Era stata convocata dalla questura di Napoli con un foglio, non mi ricordo per quale motivazione. Per un errore contenuto nei dati anagrafici pensavano che fosse maggiorenne. Quando si sono accorti che era minorenne e che, quindi, non potevano fare quell'adempimento burocratico – ce l'ha raccontato la ragazza, che non so perché parlava un discreto italiano – alla questura di Napoli le hanno detto di andare a Castel Volturno. Questa ragazza si è presentata dai Carabinieri e oggi sta in una comunità, pagata. Noi paghiamo 70 euro al mese per questa ragazza.

  MARCO RONDINI. Se si trovano, però, in uno stato di clandestinità e non sono regolari, se avanzano una richiesta di asilo, che poi deve essere valutata, immediatamente rientrano nel sistema di accoglienza. Quindi, la spesa non dovrebbe essere più sostenuta.

  DIMITRI RUSSO, sindaco di Castel Volturno. Si ma ci sono immigrati che stanno aspettando da due anni che la Commissione a Caserta si pronunci...

  MARCO RONDINI. Se queste persone sono sul territorio italiano da dieci anni, ma sono in uno stato di clandestinità, e avanzano una richiesta di asilo, che deve essere per forza valutata, indipendentemente poi dall'esito, nel tempo che intercorre fra la richiesta e l'esito, comunque rimangono a carico del sistema di accoglienza. Quindi, in quel caso, la spesa per il mantenimento del minore straniero non accompagnato non sarebbe più a carico dell'ente locale, ma del sistema di accoglienza.

  DIMITRI RUSSO, sindaco di Castel Volturno. Per me è una novità assoluta.

  ELENA CARNEVALI. Il collega Rondini le ha spiegato qual è una possibilità surrettizia – sottolineo surrettizia – per poter avere un riconoscimento dei 45 euro pro capite pro die, ma non possiamo utilizzare questo sistema per farli diventare richiedenti asilo perché abbiamo una necessità, a questo punto, di poter vedere corrisposta una quota economica. La richiesta di asilo la si fa...
  Questo ce l'ha detto lei nella relazione, ma ce l'ha detto in modo più che esaustivo anche la dottoressa Albano dell'Autorità Garante per l'Infanzia. Non possiamo utilizzare una strada perché in qualche modo abbiamo questo deficit, perché il non riconoscimento poi della condizione di richiedente Pag. 21 asilo incide non da poco sul futuro di quei ragazzi.
  Un minore straniero ha la possibilità di stare sul nostro territorio con un regolare permesso di soggiorno. Il tema, quindi, non è farlo diventare richiedente asilo perché così in qualche modo riusciamo a corrispondergli una quota.

  MARCO RONDINI. Probabilmente la totalità di coloro che sono ospitati lì non ha i requisiti per rimanere sul nostro territorio.

  ELENA CARNEVALI. Se sono qui da dieci anni, molto probabilmente – lo diceva anche il sindaco che alcuni sono già qui da tanto tempo – non sono frutto degli sbarchi degli ultimi tre anni. È un complesso di cose. Si tratta di una condizione, però, talmente eccezionale che oggettivamente questa situazione andrà anche portata all'attenzione del ministero. Non credo, però, per rispondere al collega, che la soluzione possa essere quella di trasformarli tutti in richiedenti asilo.

  PRESIDENTE. Credo che il Ministero dell'interno abbia ben chiaro quello che succede a Castel Volturno. Se non fosse così, sarebbe particolarmente grave. Mi immagino, quindi, che il Ministero dell'interno si sia interrogato su come poter risolvere questo problema. Comunque, se non l'ha fatto, la nostra Commissione gli sottoporrà il problema e vediamo quello che ci risponderà, rispetto anche alle cose che venivano dette dai colleghi, che mi sembrano quanto mai opportune.
  Bene. Per le ultime battute darei la parola al dottor Schiavone perché poi alle 15,30 noi dobbiamo andare.

  VINCENZO SCHIAVONE, Direttore generale del Presidio ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno. Cercherò di essere rapido. Vorrei partire subito dalla problematica dell'affidamento e della consegna dei minori abbandonati.
  In realtà, probabilmente mi sono espresso male. La pratica è svolta completamente dal tribunale dei minori. Noi segnaliamo immediatamente ogni volta in cui abbiamo l'intuito che il minore sta per essere abbandonato. Prima ancora della scadenza dei dieci giorni già attiviamo il tribunale dei minori. Abbiamo un rapporto consolidato ormai pluridecennale con il tribunale dei minori, fondamentalmente basato sulla serietà e sulla responsabilità delle nostre operatrici, siano esse assistenti sociali, psicologhe o vigilatrici, che sono completamente dedite, con un'attenzione straordinaria.
  I minori abbandonati sono prevalentemente frutto di violenze oppure hanno delle problematiche fisiche, ragioni per cui la madre cerca di rigettarli. I servizi sociali dei comuni difficilmente riescono a collocarli. Solo una particolare dedizione di questo personale li fa collocare tutti, anche se con un periodo di tempo prolungato. Si tratta di un'intensa attività che facciamo gratuitamente e volontariamente a favore del tribunale dei minori perché dei minori, italiani o non italiani, non debbano comunque subire un ulteriore trauma, dopo quello che già hanno avuto.
  Quando mi riferivo alla pseudo RSA, a noi non importa se sia una RSA o altro. Abbiamo necessità di dare un'assistenza nel post-acuzie, perché l'ASL non c'è sul territorio, non esiste. È inutile stare ad aspettare e a chiedere. Quei pazienti rimangono là dentro. Non sanno dove andare e, quando devono andare fuori, dove andranno a finire, sotto il ponte? Questa è l'esigenza che noi avevamo.
  Non la vogliamo chiamare RSA? Io ho necessità di dare un'assistenza domiciliare integrata, o quello che volete. Poiché l'ASL, credetemi, tra quando comincia a fare la sua riunione, il Piano di valutazione e il Piano di accredito, passano 15-20 giorni. Quando poi va a trovare l'assistenza, sarà un'assistenza parziale, che non risolve le problematiche.
  Quello della foto era un tetraplegico, ma prevalentemente questo tema non riguarda il tetraplegico. Per fortuna, non sono così numerosi. Prevalentemente sono i perforati, ripeto, i politraumatizzati e i traumatizzati. Sono quelli che sono stati operati. Quelli sono la prevalenza. Pag. 22
  Per quanto riguarda, infine, il pagamento, questa è una cosa particolare e singolare. Normalmente, il Ministero dell'interno riconosce gli STP/ENI come delle prestazioni che vengono riconosciute a parte.
  Noi, purtroppo, abbiamo anche questa meravigliosa ventura di essere una regione in Piano di rientro maledettamente commissariata da nove anni. Noi ce lo prendiamo quel servizio – scusatemi la volgarità – perché, proprio perché siamo commissariati, non vale il fatto che siamo la prima struttura che assiste gli extracomunitari. Anche se sono in un numero cospicuo, sono concentrati all'interno del budget perché al di fuori del budget non ci è consentito di avere niente.
  Queste prestazioni le facciamo noi. Il ministero le ristora, ma il ristoro rimane a carico della regione e dell'ASL. A noi non viene niente. È una fregatura che riceviamo. Fa parte delle norme che sono state fatte. Non avevano previsto che a Castel Volturno ci potesse essere una struttura che poteva fare qualche cosa in più.
  Penso di aver detto tutto. Non credo ci sia altro.

  PRESIDENTE. Ringrazio sia il sindaco che il direttore generale per la loro presenza qui oggi. Prendiamo l'impegno di programmare una missione della nostra Commissione. Credo che sia veramente opportuno, al di là degli aspetti nel merito che prima sono stati affrontati, andare a vedere de visu quello che succede in questo angolo del territorio, che dalle battute – permettetemi – che abbiamo raccolto oggi sembra quasi diventato il refugium peccatorum del nostro Paese, dove non vogliamo vedere, non vogliamo sentire e non vogliamo capire. Quando c'è un problema, si va a Castel Volturno.
  Dalla battuta del sindaco mi sembra che sia un po’ questa la situazione.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.30.