XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta n. 62 di Mercoledì 2 dicembre 2015

INDICE

Comunicazioni del presidente:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 2 

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Variazione nella composizione della Commissione:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Audizione di Paolo Graldi:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 
Graldi Paolo  ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Graldi Paolo  ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
Graldi Paolo  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Graldi Paolo  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Fornaro Federico  ... 6 
Graldi Paolo  ... 6 
Fornaro Federico  ... 6 
Graldi Paolo  ... 6 
Fornaro Federico  ... 7 
Graldi Paolo  ... 7 
Fornaro Federico  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Graldi Paolo  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Graldi Paolo  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Fornaro Federico  ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Graldi Paolo  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 15.30.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che, nel corso della riunione odierna, l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha convenuto:
   di procedere ad alcuni approfondimenti istruttori in ordine ad una pistola Beretta calibro 7,65, rinvenuta nel covo di via Gradoli, affidando al ROS dei Carabinieri lo svolgimento di alcuni accertamenti in proposito;
   di condurre un'approfondita istruttoria in merito ad un documento acquisito, che reca l'intestazione «Ufficio R, reparto D, 1626 segreto» ed è datato 18 febbraio 1978;
   di affidare al dottor Donadio, al tenente colonnello Giraudo e al luogotenente Boschieri l'incarico di procedere all'escussione di una persona informata sui fatti.

  Comunico, inoltre, che:
   il 25 novembre è pervenuta una lettera di Alvaro Baragiola, che è stata classificata «riservata»;
   con nota segreta pervenuta il 25 novembre, il direttore dell'AISI, generale Arturo Esposito, ha trasmesso documentazione richiesta dalla Commissione su vicende di interesse per l'inchiesta parlamentare;
   il 24 novembre il generale Scriccia ha depositato la documentazione fotografica acquisita, su incarico della Commissione, presso gli archivi del quotidiano Il Tempo;
   il dottor Siddi ha depositato, il 25 novembre, il verbale riservato dell'escussione di una persona informata sui fatti;
   il 24 novembre il deputato Gero Grassi ha trasmesso un esposto a lui inviato.

  Il 1o dicembre il deputato Fabio Lavagno ha versato agli atti della Commissione un documento a lui pervenuto dal professor Marco Clementi. Si tratta della lettera con la quale Mario Moretti ha inviato allo stesso Clementi copia di una missiva trasmessa – ma non ancora pervenuta – alla Commissione, in risposta ad una richiesta di quest'ultima del 22 luglio 2015. La lettera è del seguente tenore: «Onorevole Fioroni, nel 2015 la commissione da lei presieduta è la terza (ma forse ho perso il conto) che “indaga” su fatti che appartengono ad un periodo che ormai è di esclusivo interesse e competenza degli storici. Esauriti definitivamente da decenni tutti gli aspetti giudiziari – sebbene la mia prigionia perduri da oltre 34 anni, in mancanza di decisioni liberatorie e conclusive doverose nell'ambito politico – la vicenda delle Brigate Rosse appartiene ormai solo alla riflessione storica. Per quel che mi risulta il professor Marco Clementi è uno storico autore di molti libri i quali, per rigore metodologico e serietà di indagine, costituiscono punto di riferimento certo per la comprensione dello scontro sociale svoltosi nel nostro paese negli anni ’70 del secolo scorso. In un ambito storico-politico e con quanti si sono accostati all'argomento con onestà intellettuale, la mia disponibilità è sempre stata totale, come per il libro intervista “Brigate Rosse Pag. 3una storia italiana” realizzato con Rossana Rossanda e Carla Mosca nel lontano 1993. Per contro mi sento estraneo e a disagio nell'ambito delle ricostruzioni faziose che hanno la loro giustificazione solo nell'interesse politico di chi pensa di trarne vantaggio. La saluto cordialmente. Mario Moretti».
  Comunico, infine, di aver autorizzato, su conforme avviso dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi – ai sensi dell'articolo 3, comma 2, della deliberazione sul regime di divulgazione degli atti e dei documenti della Commissione – l'estrazione di copia di un documento libero da parte di un soggetto esterno.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Variazione nella composizione della Commissione.

  PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera dei deputati ha chiamato a far parte della Commissione, il 25 novembre 2015, il deputato Emiliano Minnucci, in sostituzione della deputata Flavia Piccoli Nardelli, divenuta nel frattempo presidente della Commissione cultura della Camera. Nel ringraziare, anche a nome degli altri componenti della Commissione, la collega dimissionaria per il lavoro svolto, rivolgo al deputato Emiliano Minnucci un saluto di benvenuto e l'augurio di buon lavoro.

Audizione di Paolo Graldi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Paolo Graldi, che ringraziamo per la cortese disponibilità con cui ha accolto il nostro invito a intervenire oggi nella seduta della Commissione, con scarsissimo preavviso.
  L'audizione odierna è stata deliberata dopo aver ascoltato il dottor Pietro Calogero lo scorso 11 novembre ed è propedeutica a una serie di iniziative e di attività di indagine che abbiamo poco fa deliberato nella riunione dell'Ufficio di presidenza.
  Il dottor Graldi, infatti, nel 1979 diede notizia sul Corriere della Sera di alcune indagini che gli inquirenti italiani svolgevano da tempo anche in Francia, con la collaborazione delle autorità francesi, nell'ambito di inchieste sul terrorismo, in particolare su persone che gravitavano attorno alla scuola di lingue Hypérion.
  Il dottor Calogero, allora sostituto procuratore presso il tribunale di Padova, ha affermato nel volume Terrore rosso, pubblicato nel 2010: «Una fuga di notizie, probabilmente orchestrata dai Servizi segreti italiani, portò alla fine dell'indagine su Hypérion. Accadde che dopo il 7 aprile, al momento di decidere sulla formalizzazione dell'istruttoria, il troncone dell'inchiesta riguardante Autonomia come organizzazione nazionale fu da me trasferito a Roma. E a Roma purtroppo cadde il segreto. Il 24 aprile del 1979 il Corriere della Sera pubblicò un dettagliato articolo, a firma di Paolo Graldi, dal titolo Secondo i servizi segreti era Parigi il quartier generale delle Brigate Rosse. La fuga di notizie ebbe conseguenze serie. Dopo pochi giorni i colleghi dei Reinsegnements généraux comunicarono ai funzionari di polizia romani che l'inopportuna fuga di notizie li poneva in forte imbarazzo, per cui interrompevano ogni collaborazione».
  Anche il compianto Luigi De Sena, il funzionario della polizia che collaborava con il dottor Calogero e che si era ripetutamente recato in Francia, dichiarò al giudice istruttore di Venezia Carlo Mastelloni, il 26 febbraio del 1983, che l'indagine si era bloccata a causa di una fuga di notizie proveniente dalla stampa italiana.
  Nel corso della sua audizione dello scorso 11 novembre il dottor Calogero ha, inoltre, espresso la convinzione che la Pag. 4fuga di notizie fosse intervenuta perché qualcuno aveva letto il rapporto presentato pochi giorni prima dal dottor De Sena e voleva impedire la prosecuzione dell'indagine.
  Nell'articolo del dottor Graldi del 24 aprile del 1979 si legge: «Per i servizi segreti, la “Direzione strategica” del partito armato si riuniva a Parigi. Il complotto, se complotto c’è stato, non si consumava soltanto al tavolo della brasserie ma anche negli accoglienti locali di una scuola di lingue, una specie di istituto per la promozione culturale. Anche qui si davano convegno quelli della “Direzione strategica”, senza accorgersi che funzionari dei servizi segreti francesi andavano riempiendo block notes di targhe d'auto e di riferimenti ai partecipanti. Una collaborazione, quella dello SDECE, definita intensa e preziosa. Non è tutto. A controllare la situazione, da settimane, sono nella capitale d'Oltralpe uomini del SISDE. Una presenza qualificata che fa intendere come la macchina delle indagini sia ancora in movimento. Gli agenti dei due servizi, con i quali collaborano funzionari belgi e inglesi, anch'essi molto impegnati su questo fronte di ricerche, stanno verificando un'ipotesi che potrebbe determinare una svolta davvero decisiva all'intero intreccio di istruttorie sul terrorismo in Italia. L'ipotesi è che a Parigi sia ancora nascosto l'intero archivio delle Brigate Rosse, di Prima Linea e, in una parola, del partito armato. Un fatto è certo: decine e decine di bobine registrate, centinaia di intercettazioni effettuate a Parigi».
  La Commissione è, pertanto, interessata a conoscere da lei le circostanze nelle quali venne a conoscenza delle informazioni riferite in quell'articolo. Le informazioni da lei pubblicate vennero trasmesse oralmente o ebbe anche la possibilità di leggere documenti ?
  Nel suo articolo del 1979 si legge: «L'uomo del SISDE che si lascia scappare la clamorosa indiscrezione svela la chiave per capire quello che è accaduto in questi mesi di indagine». Chi era l'uomo del SISDE da lei menzionato, se può dirlo ?
  Aveva conoscenze personali all'interno del SID e degli altri organismi di intelligence ? Conosceva il vicedirettore Russomanno ? Secondo il presidente della Commissione stragi, senatore Pellegrino, sarebbe stato lui a far filtrare le notizie ai giornali.
  Lo stesso giorno in cui il Corriere della Sera pubblicò il suo articolo, su Il Messaggero apparve un articolo di contenuto simile di Giuseppe Di Dio. Il titolo era: Secondo i servizi di sicurezza francese la direzione strategica delle BR si troverebbe a Parigi. Ha mai avuto occasione di confrontarsi con il collega de Il Messaggero e verificare se la vostra fonte fosse la stessa ?
  Io la ringrazio per aver accettato. Le ho fatto immediatamente domande dirette, perché questo è il punto, dopo l'audizione del dottor Calogero e prima che noi diamo vita a una serie di ulteriori approfondimenti.

  PAOLO GRALDI. Grazie. In quel periodo i giornalisti lavoravano quasi in pool. Per un caso singolare – parto dall'ultima domanda – in via del Moro numero 7, dove abitavo, al piano di sopra abitava anche Di Dio con Cristina Mariotti, sua moglie, giornalista, grande firma de L'Espresso. Certo che ci vedevamo, quindi, ma facevano parte di questo pool di cronisti, perlopiù giudiziari, impegnati, trascinati dalla vicenda Moro dentro un lavoro totalizzante, anche i colleghi de La Stampa e i colleghi de L'Unità.
  Io credo che, se la Commissione avrà l'opportunità di verificare la rassegna stampa di quel giorno, o di quei giorni... Non ricordo se l'articolo fosse datato Parigi, perché noi andammo più volte a Parigi, anche dopo l'arresto di Piperno. In più occasioni, sulla base del lavoro svolto a Padova dal giudice Calogero, che però era distante da noi come fonte, cercavamo di capire quali connessioni ci fossero. Del resto, anche l'onorevole Craxi in quella congiuntura, in quella temperie, aveva lasciato intendere che forse il «grande vecchio» di cui tutti cercavamo l'identità potesse nascondersi a Parigi o avere a Parigi una sede.Pag. 5
  Lei, presidente, mi ha chiesto se conoscevo persone dei Servizi. Non conoscevo Russomanno. Ho conosciuto Russomanno solo in tribunale, come imputato, in occasione del processo a carico di Fabio Isman, collega de Il Messaggero che pubblicò un dossier.
  Conoscevo molto bene il dottor De Sena da quando era stato capo della mobile di Roma. Era stato per noi una fonte aperta ufficiale. Solo successivamente ho saputo del suo passaggio ai servizi segreti.
  Quanto alle nostre fonti, escludo nella maniera più categorica di aver utilizzato fonti dei Servizi, per la semplice ragione che non conoscevo nessuno dei Servizi. Le nostre fonti erano gli investigatori della DIGOS e gli avvocati. Quando qualche imputato veniva attinto da un provvedimento, gli avvocati diventavano per noi una fonte. Poi c'era tutto l'arcipelago, variamente generoso con noi, dei pubblici ministeri e dei giudici istruttori. Si andava da Sica a Vitalone, a Imposimato, a Claudio D'Angelo, allo stesso giudice Priore.
  Tenete conto che in quei giorni la consuetudine e anche la contiguità di ragionamento erano tali che con alcuni di questi magistrati o funzionari sono anche nate delle amicizie che sono durate nel tempo. Priore è venuto moltissime volte a cena a casa mia. Con Imposimato intrattengo ancora oggi rapporti di amicizia. Comunque ci sentiamo. L'elenco degli scomparsi è lungo e, quindi, non posso andare avanti con l'elenco dei nomi.
  Erano fonti che, naturalmente, cercavamo di intersecare con un'indagine che aveva un côté politico, che era tutto il côté socialista di cui si era fatto cenno. Persino il segretario del PSI di allora aveva parlato di compagni che si erano staccati e le indagini poi in qualche misura hanno anche suffragato quella ipotesi. Penso a Pace e Piperno. Comunque c'era una contiguità di Potere Operaio, Autonomia Operaia e in qualche caso, in modo più blando, di Lotta Continua con figure e personalità provenienti dal Partito Socialista, o da quell'area.
  Non riesco a immaginare come questa notizia... Tenete conto che nell'articolo, che risento adesso per la prima volta dopo trentasei anni, la figura dell'agente dei Servizi è messa in risalto evidentemente per coprire una fonte diversa, perché sarebbe stato quasi...

  PRESIDENTE. Ha depistato per preservare la fonte, com'era ovvio.

  PAOLO GRALDI. ...evidente. È chiaro che, se si rivela la fonte...
  La cosa che oggi – è un parere assolutamente personale – mi stupisce è che l'importanza di quell'articolo venga segnalata alla Commissione dopo tanto tempo. Personalmente ho un'opinione, che vi accenno soltanto.
  Io non straripo di simpatia per i magistrati che, avendo avuto la disponibilità e il potere per fare indagini ed essere autori stessi degli atti, dopo anni fabbricano volumi. Non lo dico perché ci portano via il lavoro, ma perché, avendo avuto la possibilità di gestire le indagini, che se ne ricordino dopo tre o quattro...
  Certamente la mia deposizione sarebbe stata più utile nell'immediatezza, visto che c’è stata un'immediatezza attraverso la reazione, così come mi viene detto, dei servizi di sicurezza francesi, i quali si sarebbero risentiti, dicendo in sostanza: «Non possiamo collaborare con voi perché da voi le maglie della riservatezza sono troppo larghe».

  PRESIDENTE. C’è da dire che il dottor Calogero non era più in grado di interrogarla perché la competenza era passata da Padova a Roma. Quindi, non ha posto la domanda. È agli atti che i francesi interruppero per fuga di notizie. Poi, se la motivazione è vera o verosimile... Sicuramente addussero questo tipo di giustificazione.
  Sicuramente, oltre magari al Corriere della Sera e Il Messaggero, anche molte altre testate giornalistiche avrebbero riportato la notizia. Tuttavia, dottor Graldi non siamo riusciti a trovare traccia prima di quella data del discorso di Hypérion e di Parigi. Evidentemente le fonti più o meno aperte...

Pag. 6

  PAOLO GRALDI. Successivamente sì, però.

  PRESIDENTE. Successivamente sì, ma è quel giorno che interrompe un approfondimento. Evidentemente, nonostante i giornalisti che lavoravano in pool, il fatto che più giornali ne parlino vuol dire che qualche fonte si è resa aperta perché ha ritenuto quel giorno di fornirvi un'indicazione che prevalentemente... Voi avete fatto il vostro lavoro, però...

  PAOLO GRALDI. Presidente, tutte le persone con le quali avevamo a che fare avevano l'obbligo del segreto istruttorio. Abbiamo scritto alcune migliaia di articoli su questi temi.

  PRESIDENTE. Non c’è dubbio.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FEDERICO FORNARO. Per riepilogare, nella sua audizione il dottor Calogero riferisce che attorno a metà aprile del 1979 le casse dei documenti con l'informativa di De Sena su Hypérion vanno a Roma e pochi giorni dopo, quindi, il 24, esce l'articolo che è stato ricordato.
  Mi pare evidente che tra le categorie dei possibili fornitori di notizie gli unici che possono essere esclusi sono gli avvocati, perché non c'era ancora alcun procedimento attivato e, quindi, gli avvocati non potevano avere accesso a questo tipo di documentazione.
  Io interpreto, a questo punto, pur ovviamente nel suo rispetto della riservatezza delle fonti, escludendo lei la tesi – che peraltro era quella circolata anche con un nome e un cognome – che si trattasse di fonti dei Servizi, cosa che lei ha tassativamente escluso...

  PAOLO GRALDI. Per quel che mi riguarda.

  FEDERICO FORNARO. Ovviamente. Stiamo parlando di quell'articolo lì. Non stiamo parlando di uno dei tanti articoli usciti sulla vicenda Moro. Stiamo parlando di una «bomba giornalistica», di uno scoop, di una notizia che ebbe una larghissima eco perché individuava in Hypérion eccetera.
  A questo punto a me par di capire che la fonte possibile, anche se non dichiarata da lei, sia all'interno della magistratura, perché l'accesso a quei documenti... A questo punto, la sua fonte, se non erano i Servizi, evidentemente era una fonte interna alla magistratura, qualcuno che aveva avuto accesso ai documenti inviati da Calogero a Roma.
  È una deduzione sbagliata o un ragionamento privo di fondatezza ?

  PAOLO GRALDI. È sicuramente una deduzione che rientra nell'ambito delle possibili fonti. Tenga conto che in quel periodo – è molto pertinente l'osservazione sugli avvocati – c'era un grande fermento, una grande attenzione, un grande scambio, perché si brancolava nel buio. C'erano pochissime cose messe a fuoco. Erano pochissimo chiare l'entità, la forza e la ramificazione delle Brigate Rosse con annessi e connessi, le eventuali collusioni di ambienti contigui o altro. C'era tutta la sinistra extraparlamentare. Si ragionava molto. Il fatto di brancolare nel buio e di rendere le ricerche molto intense da parte nostra produceva una grande fame di...
  Io vorrei aggiungere, facendo mente locale grazie alle vostre indicazioni, che non so se i miei colleghi e io – ma potrei giustamente dire io e i miei colleghi – in quel momento ci rendemmo conto che qualcuno poteva essere stato utilizzato con una notizia che aveva un côté giornalistico di indubbio valore, ma che produceva una reazione da parte di chi vi aveva lavorato – mi riferisco ai Servizi francesi – negativa, addirittura, come è stato poi scritto, di rifiuto a qualsiasi ulteriore collaborazione.
  Non so se ce ne rendemmo conto. Certamente, dopo le tante indiscrezioni su chi fosse il «grande vecchio» e su chi Pag. 7dirigesse questa gente, si pensava spesso a Parigi. Lì si cercavano personaggi, i burattinai della vicenda.
  Non so se sono stato chiaro.

  FEDERICO FORNARO. È abbastanza evidente, sì. Io credo che qui si debba un po’ circoscrivere, perché da questo punto di vista la questione mi sembra abbastanza puntuale. Questi erano documenti di un'inchiesta che teoricamente era a conoscenza di pochissime persone. Escludo che di questa inchiesta e dei risultati del lavoro di De Sena, per esempio, fossero a conoscenza quegli ambienti che lei ricordava prima. È evidente che solo poche persone avevano avuto accesso a quelle casse di documenti. Quindi, è abbastanza probabile – le cose perlomeno rimangono nella opinione...

  PAOLO GRALDI. Si parla di un dossier, no ?

  FEDERICO FORNARO. No, di casse di documenti. L'esatta espressione è questa.

  PRESIDENTE. Senatore Fornaro, si parla di un dossier che hanno avuto.

  PAOLO GRALDI. No, di cui avremmo sentito parlare.

  PRESIDENTE. È indubbio che, al momento del trasferimento... Perché noi ci occupiamo di questo ? Perché noi riteniamo che sulla vicenda Hypérion ci siano molte cose da capire e che essa vada di pari passo con un'attività conoscitiva esercitata dalle istituzioni, com'era ovvio che fosse, sull'eversione di sinistra nel nostro Paese.
  Il dato che emerge – credo che più di questo non si possa dire, a meno che lei non sia in grado di darci il nome – è che i giornalisti cercavano da molto, ma improvvisamente, con la coincidenza di quello spostamento di casse di documenti, viene fornita ai principali giornali italiani la novità di una presenza a Parigi di una scuola di lingue. Viene reso pubblico un lavoro che fino allora, finché stava lontano da Roma, non era emerso.

  PAOLO GRALDI. Non so, presidente, se fosse la prima volta che i nostri Servizi guardavano verso Parigi. Bisognerebbe fare un lavoro... Io capisco che la ricerca della verità non va mai in prescrizione e che il lavoro è sacrosanto, ma il mio ricordo è che una delle ragioni era che i ricercati, o quelli che temevano di esserlo, sapevano di trovare riparo a Parigi. Era quasi un orientamento magnetico che noi stavamo seguendo. Andavano lì, avevano giornali, avevano ospitalità, avevano intorno una situazione non ostile.
  L'altra osservazione che mi sento di fare è che tante volte nella nostra carriera al lettore è sembrato che una notizia arrivasse come un fulmine a ciel sereno, mentre in realtà era preparata da tempo, nelle congetture, in un lavoro fatto di tanti elementi. Sono veramente molto curioso di andare a vedere – lei mi citava il collega Di Dio – quanti in quei giorni, anzi in quel giorno...

  PRESIDENTE. Dall'indomani e per vari giorni ne trattarono tutti i principali quotidiani, anche se la maggiore attenzione fu dedicata dal Corriere e da Il Messaggero: Corriere della Sera 25 aprile 1979 (Antonio Ferrari inviato da Padova), Corriere della Sera 26 aprile (di nuovo lei, dottor Graldi), Corriere della Sera 26 aprile (Antonio Ferrari); Messaggero 24 aprile (Di Dio), Messaggero 25 aprile (Fabio Isman da Parigi), Messaggero 26 aprile (Fabio Isman), Messaggero 27 aprile (Fabio Isman).

  FEDERICO FORNARO. Il 24 aprile, però, ci sono solo Il Messaggero e Corriere della Sera.

  PRESIDENTE. Sì, quel giorno a noi risulta che ne abbiano scritto solo Il Messaggero e il Corriere.
  A noi interessa sapere quali fonti vi fecero trapelare le notizie. Per quanto riguarda il resto, quanto hanno inciso e Pag. 8come hanno inciso, questo è quello che risulta da ciò che ci viene detto e lo vedremo.
  È la prima volta che in maniera organica si parla non di Parigi, ma di Hypérion, di Autonomia Operaia, di Toni Negri a Parigi, delle BR a Parigi e – ed è la questione più delicata – di 500 ore di intercettazioni fatte da autorità non italiane, ma francesi, che registravano la presenza di presunti, o presumibili, eversori italiani e che mostravano uno spaccato di cui noi, a seguito della notizia divulgata – così viene riferito – non siamo più entrati in possesso. Infatti abbiamo provato adesso a fare una rogatoria per accertare quante di quelle bobine esistano ancora o se siano state distrutte.
  Dico questo per spiegarle perché l'abbiamo fatto. Voi avete fatto il vostro lavoro e avete dato una notizia. Si tratta di una notizia data da due grandi giornali. O perché voi siete stati molto abili, o perché qualcuno ha aiutato l'abilità, è uscita una notizia. Quella notizia ha è coinciso con l'improvvisa interruzione – così viene raccontato – di un percorso di collaborazione tra i Servizi francesi e quelli italiani. A noi interessava capire se Russomanno fosse la fonte.

  PAOLO GRALDI. No, assolutamente.

  PRESIDENTE. Lei ha detto con chiarezza oggi che non l'ha mai conosciuto e che non ci ha mai parlato. Se ha avuto la notizia, l'ha avuta in ambito di coloro che, a diverso titolo, erano inquirenti e avete messo insieme le fonti. Questo è.
  Se non ci sono altre domande, io ringrazio il dottor Graldi. Ci aggiorniamo a mercoledì della settimana prossima.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.