XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta n. 28 di Martedì 24 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli, Luigi De Ficchy:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 4 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 5 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 5 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 8 
Gotor Miguel  ... 8 
Grassi Gero (PD)  ... 8 
Gotor Miguel  ... 8 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 12 
Gotor Miguel  ... 12 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Gotor Miguel  ... 13 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 
Gotor Miguel  ... 13 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 
Gotor Miguel  ... 13 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 
Gotor Miguel  ... 13 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 
Gotor Miguel  ... 13 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 13 
Corsini Paolo  ... 13 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 13 
Gotor Miguel  ... 13 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 13 
Gotor Miguel  ... 13 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 
Gotor Miguel  ... 14 
Grassi Gero (PD)  ... 14 
Gotor Miguel  ... 14 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 14 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 14 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 14 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 14 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 15 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 15 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 15 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 
Gotor Miguel  ... 15 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 
Gotor Miguel  ... 15 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 15 
Gotor Miguel  ... 15 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Grassi Gero (PD)  ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Grassi Gero (PD)  ... 16 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 17 
Gotor Miguel  ... 17 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 17 
Grassi Gero (PD)  ... 17 
Gotor Miguel  ... 17 
Grassi Gero (PD)  ... 17 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 17 
Grassi Gero (PD)  ... 17 
Piepoli Gaetano (PI-CD)  ... 17 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 17 
Piepoli Gaetano (PI-CD)  ... 17 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 17 
Piepoli Gaetano (PI-CD)  ... 17 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 17 
Piepoli Gaetano (PI-CD)  ... 17 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 17 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 18 
Piepoli Gaetano (PI-CD)  ... 18 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 18 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 18 
Grassi Gero (PD)  ... 18 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 18 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 
Grassi Gero (PD)  ... 18 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 18 
Grassi Gero (PD)  ... 18 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 18 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 
Grassi Gero (PD)  ... 18 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 19 
Grassi Gero (PD)  ... 19 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 
Piepoli Gaetano (PI-CD)  ... 19 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli ... 19 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 
Grassi Gero (PD)  ... 19 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 19 
Grassi Gero (PD)  ... 19 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 19 
Grassi Gero (PD)  ... 19 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 19 
Grassi Gero (PD)  ... 20 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 20 
Grassi Gero (PD)  ... 20 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 20 
Grassi Gero (PD)  ... 20 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 20 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 20 
Grassi Gero (PD)  ... 20 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 20 
Grassi Gero (PD)  ... 20 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 20 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 20 
Grassi Gero (PD)  ... 20 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 20 
Grassi Gero (PD)  ... 20 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 20 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 
Gotor Miguel  ... 21 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 
Gotor Miguel  ... 21 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 21 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 21 
Gotor Miguel  ... 21 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 21 
Gotor Miguel  ... 21 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 
Gotor Miguel  ... 21 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 
Gotor Miguel  ... 21 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 
Gotor Miguel  ... 21 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 
Gotor Miguel  ... 21 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 22 
Gotor Miguel  ... 22 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 
Gotor Miguel  ... 22 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 22 
Gotor Miguel  ... 22 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 22 
Gotor Miguel  ... 22 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 22 
Gotor Miguel  ... 22 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 22 
Gotor Miguel  ... 22 
Grassi Gero (PD)  ... 23 
Gotor Miguel  ... 23 
Grassi Gero (PD)  ... 23 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 23 
Grassi Gero (PD)  ... 24 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 24 
Grassi Gero (PD)  ... 24 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 24 
Grassi Gero (PD)  ... 24 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 24 
Grassi Gero (PD)  ... 24 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 24 
Gotor Miguel  ... 24 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 24 
Gotor Miguel  ... 24 
Grassi Gero (PD)  ... 24 
Gotor Miguel  ... 24 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 24 
Gotor Miguel  ... 25 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 25 
Gotor Miguel  ... 25 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 25 
Gotor Miguel  ... 25 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 25 
Gotor Miguel  ... 25 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 26 
Grassi Gero (PD)  ... 26 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 
Gotor Miguel  ... 26 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 
Gotor Miguel  ... 26 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 26 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 26 
Gotor Miguel  ... 26 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 
Gotor Miguel  ... 27 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 
Gotor Miguel  ... 27 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 27 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 
Gotor Miguel  ... 27 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 
Gotor Miguel  ... 27 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 27 
Gotor Miguel  ... 27 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 27 
Gotor Miguel  ... 28 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 28 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 28 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 28 
Cervellini Massimo  ... 28 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 28 
Cervellini Massimo  ... 28 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 28 
Cervellini Massimo  ... 28 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 28 
Cervellini Massimo  ... 28 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 28 
Cervellini Massimo  ... 28 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 28 
Cervellini Massimo  ... 28 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 29 
Gotor Miguel  ... 29 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 
Gotor Miguel  ... 30 
Corsini Paolo  ... 30 
De Ficchy Luigi , Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli ... 30 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 30 31

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 20.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli, Luigi De Ficchy.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli, Luigi De Ficchy, che ringraziamo per la cortese disponibilità con cui ha accolto il nostro invito a intervenire questa sera in Commissione.
  L'audizione di oggi si inserisce nel quadro dell'attività istruttoria che la Commissione ha deliberato di svolgere per approfondire i risultati delle inchieste condotte dalla magistratura con riferimento al rapimento e all'omicidio di Aldo Moro e di tutte le vicende connesse.
  Il dottor De Ficchy, in qualità di sostituto procuratore di Roma, ha affrontato all'epoca numerose questioni di interesse per la nostra inchiesta, in larga misura riconducibili al processo Moro-quinquies. Sarebbe estremamente utile per i nostri lavori se il dottor De Ficchy potesse illustrarci i contenuti generali delle sue indagini, soffermandosi in particolare su quattro profili che sono attualmente oggetto di approfondimento da parte della Commissione, salvo ulteriori domande che, dopo l'introduzione del dottor De Ficchy, porremo io e i colleghi.
  Il primo profilo riguarda il ruolo svolto dal colonnello Guglielmi e gli accertamenti effettuati con riferimento alle dichiarazioni da lui rese all'autorità giudiziaria. Trattandosi di soggetto non più in vita, i dati raccolti dal dottor De Ficchy rappresentano un elemento fondante per l'importanza che noi attribuiamo a questa presenza. In tale contesto andrebbe analizzato anche il profilo di un carabiniere paracadutista alle dipendenze del colonnello Guglielmi, Pierluigi Ravasio, il quale riferì, tra l'altro, di un coinvolgimento della banda della Magliana nel rapimento Moro. Sempre a questo riguardo sarebbe, altresì, utile conoscere se furono condotte indagini sul cosiddetto gruppo Guglielmi e, in caso affermativo, quali ne furono i risultati.
  Una seconda area di interesse riguarda il ruolo avuto da personaggi di matrice ’ndranghetista, Varone ed altri, durante i giorni del sequestro Moro e il flusso di informazioni proveniente da questi ambienti verso Benito Cazora, deputato del Parlamento ed esponente politico della Democrazia Cristiana. Al riguardo, ricordo che agli atti della Commissione stragi è conservato un appunto attribuito a Cazora relativo a un appuntamento del 9 maggio 1978, giorno dell'uccisione di Aldo Moro, tra quest'ultimo e funzionari di polizia e che, secondo altre fonti documentali, il deputato avrebbe avuto contatti anche con il questore De Francesco e con il dottor Spinella. Sarebbe, quindi, di particolare interesse acquisire le informazioni che il dottor De Ficchy ebbe modo di assumere Pag. 4a suo tempo su tali circostanze, considerato anche che le Commissioni parlamentari non hanno mai ascoltato Benito Cazora.
  Un terzo profilo meritevole di attenzione risulta essere il ruolo svolto nella vicenda Moro dalla «nuova camorra organizzata», al di là delle cose dette recentemente da Raffaele Cutolo. Sarebbe utile conoscere se la Procura di Roma condusse indagini sul punto e, in particolare, se Cutolo venne interrogato.
  Infine, inviterei il dottor De Ficchy a soffermarsi anche sul tema dei cosiddetti elenchi Gladio, riferiti al covo di via Monte Nevoso e comunque alla vicenda Moro, che, come è noto, furono rinvenuti in un archivio della Questura di Roma e furono oggetto di un rapporto all'autorità giudiziaria romana da parte della DIGOS della questura stessa.
  Tenuto conto del numero e della complessità delle vicende oggetto dell'audizione, chiederei sin d'ora al dottor De Ficchy la disponibilità a un eventuale approfondimento scritto su singoli profili che potranno essere successivamente segnalati dalla Commissione, sui quali magari avrà necessità di tempo, se lo ritiene.
  Faccio, infine, presente al dottor De Ficchy che, se nel corso della sua audizione lo riterrà necessario, i lavori della Commissione potranno proseguire in seduta segreta. Pertanto, gli do la parola, ringraziandolo ancora.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. La ringrazio, presidente. Ringrazio tutti i componenti della Commissione per l'interesse per qualcosa che io feci più di vent'anni fa.
  Devo premettere subito che ho cercato di mettere insieme i miei ricordi, ma mi dovrete perdonare, perché io non ho conservato atti, ragion per cui vado a memoria su quello che feci all'epoca. Se dirò inesattezze, mi perdonerete. Ovviamente, il riscontro si potrà fare acquisendo gli atti del Moro-quinquies, l'indagine che ha avuto uno sviluppo nell'individuazione del quarto uomo della prigione di via Montalcini, cioè di colui che era stato individuato come l'ingegner Altobelli, identificato poi con Maccari.
  È importante capire come nasce il procedimento da me curato. Io facevo parte del gruppo antiterrorismo di sinistra e mediorientale insieme ad altri due colleghi, dopo che Domenico Sica, sostituto della Procura di Roma, andò all'Alto commissariato antimafia, che fu creato nel 1987-88, se non ricordo male.
  Sica, che era il numero uno per quanto riguarda tutte le indagini di terrorismo in relazione alla sinistra svolte come indagini istruttorie – egli non andava, o almeno non ricordo che andasse in dibattimento – ha lasciato una serie di fascicoli, tra i quali quello che ho ereditato io. L'aggiunto, che all'epoca era Michele Coiro, assegnò i fascicoli a me e agli altri colleghi che facevano parte del gruppo antiterrorismo.

  PRESIDENTE. Chi erano gli altri colleghi ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Gli altri colleghi, se non ricordo male, erano Maria Cordova e Franco Ionta. Ci dividevamo i turni del terrorismo, perché era un'epoca... Dovete pensare che ancora nel 1988, come sapete, è stato ammazzato dalle Brigate Rosse Ruffilli. Le Brigate Rosse, quindi, erano ancora attive. Erano Brigate Rosse-Partito Comunista Combattente. Io ho seguito proprio le ultime indagini che hanno portato alla disarticolazione di quel gruppo, che ancora progettava omicidi politici di alto livello.
  Questo fascicolino, come tanti altri fascicolini che io trovai, curati dal collega Mimmo Sica, se non ricordo male, erano «atti relativi», ossia non c'era un'imputazione. Erano due o tre fogli che riguardavano – ripeto, mi perdonerete qualche inesattezza – il pentito Vinciguerra, che era stato indagato e arrestato per la strage di Peteano.
  Era un pentito di destra che fece delle dichiarazioni de relato sulla conoscenza che aveva fatto in carcere con tale Rocco Pag. 5il calabrese, ossia Rocco Varone, il quale gli raccontò in carcere che si era incontrato con Benito Cazora, che gli aveva chiesto di attivarsi per trovare la prigione dov'era ristretto Aldo Moro. Ciò accade pochi giorni dopo il sequestro di Aldo Moro, il 16 marzo.
  Cazora viene interrogato da me successivamente, perché Varone era morto. Pertanto, c'erano solamente le dichiarazioni generiche di Vinciguerra sulle confidenze fatte in carcere da Varone, il quale si era presentato a Cazora, secondo quello che mi dichiarò poi, come Rocco il calabrese. Cazora aveva ricevuto una telefonata anonima da un calabrese residente a Roma, che lo aveva invitato a un incontro al fine di incontrare una persona che poteva fornire un contributo per il ritrovamento della prigione di Aldo Moro.
  Si incontrarono varie volte, se non ricordo male, e una volta fecero alcuni giri per Roma. Uno di quei giri fu fatto sulla Cassia. Sulla Cassia Varone disse all'onorevole Cazora: «Questo è un luogo caldo» o «Questa è una zona calda», facendo intendere che in quella zona c'era probabilmente la prigione di Moro. Voi sapete che via Gradoli è proprio sulla Cassia, ma anche qui c’è sempre il punto interrogativo sull'effettiva sosta di Aldo Moro in via Gradoli. A noi risulta solamente in via Montalcini e non ci risulta chiaramente da altre parti.
  Cazora racconta di quegli incontri, di cui riferisce al questore di Roma, con il quale aveva un rapporto – era De Francesco all'epoca – ragion per cui queste notizie transitano alla Questura di Roma, tanto che anche nell'immediatezza dell'uccisione di Moro fanno vari giri in varie zone di Roma, anche (se non ricordo male) con elementi della Questura, perché De Francesco fornisce un supporto. Viene, dunque, attribuita una credibilità a quella situazione.
  Qual era poi, in realtà, il canale attraverso cui si arrivava a quei ritrovamenti ? Era sempre la Magliana. Io ho fatto tutti i processi che hanno riguardato la banda della Magliana e sono convinto tutt'oggi che la banda controllasse alcuni quartieri di Roma militarmente. Se la prigione di Moro è stata sempre in via Montalcini, la banda della Magliana non poteva non sapere che Moro fosse lì ristretto. È possibile, quindi, che l'informazione sia passata anche ad ambienti calabresi vicini alla banda della Magliana che, ovviamente, avevano interesse ad avere dei vantaggi dall'aiuto che avrebbero fornito alle istituzioni.
  Vinciguerra racconta che Varone avrebbe chiesto a Cazora di poter essere più libero rispetto al soggiorno obbligato a cui era ristretto. Cazora non avrebbe fatto promesse al riguardo, ma ci sarebbe stata una continuazione della collaborazione, anche se poi essa non ha portato a niente di definito e di preciso.
  I riscontri dell'attività di Cazora vennero poi da una telefonata che era stata intercettata all'epoca, nel 1978, in cui Cazora parla con Sereno Freato. Freato è la persona insieme alla quale Cazora deve individuare la prigione di Moro. L'idea era quella di spostare alcuni detenuti da un carcere a un altro.
  Questa era una delle richieste che Varone, secondo Vinciguerra, avrebbe fatto a Cazora, ossia di spostare il fratello, che stava in carcere, dall'Asinara a Rebibbia, per avere una sorta di placet di questa sua collaborazione al fine di reperire la prigione di Moro. Sembra che poi il fratello abbia dato il placet e che la collaborazione sia andata avanti, ma in maniera poco conclusiva, poco fruttuosa.
  Questo per quanto riguarda il filone dei legami con la criminalità organizzata, per quelli che sono i miei ricordi.

  PRESIDENTE. Cazora fu sentito ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Cazora lo sentii io e fu lui che mi fece queste dichiarazioni, perché quelle di Vinciguerra erano solo dichiarazioni de relato. Varone era morto, ragion per cui non poteva più confermare nulla. Fu Cazora che confermò di essersi attivato in questa maniera. C'erano vari spunti sulla presenza di calabresi che potevano...

Pag. 6

  PRESIDENTE. Lei ha fatto riferimento all'intercettazione con Freato. Vi si fa riferimento alla presenza anche di un calabrese.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Lo ricordo. Questo è un altro grosso punto interrogativo. Io non so, francamente, quanto si possa dare credito alla presenza di Antonio Nirta proprio in via Fani. Francamente, io ho sempre creduto a una certa ottica. Queste presenze raccontate, ma poco riscontrate, francamente mi hanno sempre lasciato un po’ indifferente.
  È difficile pensare a uno ’ndranghetista che si unisce alle Brigate Rosse. Io non la vedevo così bene, almeno all'epoca, per quanto poi le indagini abbiano talmente tanti aspetti, che effettivamente tutto può essere successo. Io sto sempre alle questioni su cui trovo riscontro, altrimenti è molto difficile. In un ambito di confidenti, collaboratori e pentiti, se non si trovano i riscontri, sono parole al vento che, secondo me, hanno sempre bisogno, almeno da parte di un magistrato, che non fa né politica, né storia, di essere riscontrate. Occorre andare avanti su quello che viene riscontrato.

  PRESIDENTE. Ricorda, sempre rimanendo su Cazora, prima che cambiamo argomento, se nel suo interrogatorio Cazora, che aveva sempre sostenuto questo anche tramite interrogazioni parlamentari, le disse che non erano state individuate tutte le utenze telefoniche da cui le BR chiamavano ? Le fece mai presente questo dubbio ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. No, francamente no. Non me lo ricordo. Non lo posso escludere, ma non ricordo. Non mi sembra proprio.

  PRESIDENTE. Dell'incontro del 9 maggio 1978 – di cui si ebbe notizia nell'aprile del 1991 – quando Cazora si incontrò a Ponte Flaminio con alcuni esponenti delle forze dell'ordine, non le parlò mai ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Non lo ricordo, presidente. Era il 9 aprile o il 9 maggio ?

  PRESIDENTE. Era il 9 maggio.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Io ricordo che ci furono vari incontri di Cazora con Varone. Lo raccontò lui. Ricordo anche che c'era un supporto da parte di elementi della Questura. Potrebbe avermi raccontato proprio che il 9 maggio si erano dati appuntamento.

  PRESIDENTE. Le dico questo perché, leggendo le carte, appare che Cazora sostiene di aver avuto contatti con De Francesco in maniera quasi sporadica in relazione al 9 maggio, mentre Spinella fa un riferimento preciso, con un appunto del 1978, a incontri sistematici con il questore.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Ricordo che parlò di incontri e di collaborazione con il questore, presidente, ma non ho un ricordo preciso.

  PRESIDENTE. Sempre per completare sul punto, Cazora era un altro di coloro che telefonarono alla parrocchia di Moro. Parlando con il parroco, gli parlò di un malavitoso calabrese, Rocco Scriva.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. A me non disse niente su questo, presidente. Non lo posso escludere, ma non mi pare proprio che parlammo di questo. Io ero molto focalizzato sulla collaborazione di Rocco Varone e sulle attività che erano state fatte in proposito.

  PRESIDENTE. Sostanzialmente, Cazora le disse che Varone lo portò sulla Cassia e che c'era un luogo caldo, il covo delle BR, da quelle parti. Contestualmente, disse anche che il volantino del Lago della Duchessa era falso.

Pag. 7

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Questo non...

  PRESIDENTE. A lei non lo disse ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Non lo ricordo.

  PRESIDENTE. Questo Cazora sicuramente l'ha detto all'autorità giudiziaria di Perugia per l'omicidio Pecorelli, ma forse a lei non lo disse.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Se avessimo il verbale che ho fatto io, ci aiuteremmo tutti. Ho paura di dire cose che poi non corrispondono.

  PRESIDENTE. Prosegua. Era per completare questa parte.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Io ho dei flash di memoria, ma di più non riesco a ricordare. Ricordo le cose che mi colpirono di più. Sui particolari ho qualche difficoltà. Sicuramente io ero interessato ai filoni che riguardavano le attività della criminalità organizzata, i contatti avuti da esponenti democristiani per cercare di salvare Moro, sicuramente a fin di bene, e i contatti avuti con le varie criminalità.
  Uno di questi era – questo me lo ricordo forse meglio – il discorso che riguarda, come dicevamo prima, Cutolo e la «nuova camorra organizzata». Mi ricordo proprio perché c'erano in atti le dichiarazioni dell'avvocato Francesco Gangemi, avvocato di Reggio Calabria, il quale era difensore di Raffaele Cutolo, che in quel periodo era latitante tra il Lazio e la Campania, se non ricordo male. L'avvocato Gangemi, che era un democristiano ed era interessato anche alla politica – aveva contatti politici – chiese a Cutolo se potesse attivarsi per trovare la prigione di Moro. Era il 1978, epoca in cui la banda della Magliana era in un momento di grande energia, di grande forza e di grande controllo, come dicevo prima, del territorio.
  Il capozona di Cutolo a Roma era Nicolino Selis, che riceve quella richiesta da parte di Cutolo. La contropartita sarebbe dovuta consistere in piccoli benefici penitenziari che si potevano concedere tramite i magistrati dell'esecuzione senza sconvolgere nulla di particolare in relazione alle norme del Codice. Pertanto, chiesero dei piccoli benefici penitenziari per i loro detenuti. C’è stato un periodo di tempo in cui, ovviamente, l'avvocato ha dovuto riportare quelle richieste a chi poteva eventualmente decidere in senso favorevole.
  Come vi dicevo prima, la banda della Magliana non poteva non sapere. Io sono convinto di questo. Nicolino Selis, infatti, ritorna da Cutolo e gli dice che è pronto a rivelare dove stava la prigione. Parliamo sempre di una data anteriore al 9 maggio. Sapevano, erano in grado di dirlo e di riferirlo e di fare un'attività positiva.
  Sta di fatto che poi, quando si rincontrano Cutolo e l'avvocato Gangemi, se non ricordo male, c’è una caduta di interesse su quel filone. Praticamente, non va avanti e viene detto...

  PRESIDENTE. È una caduta di interesse che Gangemi riferisce a Cutolo ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Gangemi riferirebbe a Cutolo che praticamente le persone che gli avevano dato quel mandato esplorativo non erano più interessate ad andare avanti.

  PRESIDENTE. Cutolo non fa mai riferimento a chi, come e quando, né lo fa l'avvocato Gangemi ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. No, non è venuto fuori.

  PRESIDENTE. Lei ha sentito l'avvocato Gangemi ?

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  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. È stato il primo che...

  PRESIDENTE. L'avvocato Gangemi non ha fatto riferimento a quella caduta di interesse ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Non siamo riusciti ad andare avanti nel discorso in maniera più concreta, ripeto, sempre per quello che ricordo.
  Ci sono stati dei particolari narrati anche da Cutolo, il quale racconta di essersi incontrato con Giuseppucci. Questa è una cosa che ricordo. Ricordo che si erano incontrati nella trattoria Bastianelli, a Fiumicino, Cutolo, Giuseppucci e Casillo e che si era parlato di questa situazione.
  Selis, tra l'altro, conosceva la prigione di Moro, anche perché era vicina a uno dei luoghi che lui usava come nascondiglio. Non fu fatto il nome di via Montalcini, ma è probabile che fosse quello il luogo dove c'era la prigione.
  Se non ricordo male – ma non mi ricordo bene come ci arriviamo – io ho interrogato anche Nicola Lettieri, che all'epoca era Sottosegretario all'interno ed era presidente del comitato di crisi. L'ho interrogato proprio in riferimento a questa questione, ma non mi ricordo con precisione. So che Cutolo disse di essersi incontrato con Lettieri, che gli aveva promesso i soliti benefici...

  MIGUEL GOTOR. Cutolo con Lettieri ?

  GERO GRASSI. Cutolo era latitante.

  MIGUEL GOTOR. Durante la latitanza ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Durante la latitanza, sì, si incontra con Lettieri. Così dice, o meglio dice di aver incontrato un inviato di Cossiga. Ovviamente, Lettieri ha negato.

  PRESIDENTE. Le foto autentiche non ci sono.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. È sempre Cutolo che racconta. Infatti, nulla fu fatto all'epoca, figuriamoci. Sono tutte dichiarazioni de relato che non hanno avuto un riscontro particolare.
  L'intenzione era sempre quella, a fin di bene, di trovare la prigione di Moro. Era possibile trovarla perché la banda della Magliana conosceva dov'era Moro. Questa era una traccia sicuramente giusta.
  Nicolino Selis era morto già prima, nel 1981. Non era possibile interrogarlo, evidentemente.
  Questo è il filone camorra, di cui io ho questi ricordi ancora non particolarmente precisi.

  PRESIDENTE. Solo per memorizzarlo noi, la caduta di interesse viene certificata sempre da Cutolo e confermata forse dall'avvocato Gangemi. Questo lo dovremo vedere noi nelle carte.
  In più, Cutolo dice che si era incontrato con Giuseppucci e con l'inviato di Cossiga. Avevano trovato qualcosa da dire – diciamo così – che poteva essere benissimo dov'era il covo, perché in aggiunta Selis sosteneva che fosse vicino a qualcosa di... solo che, quando comunicano che hanno la capacità di dirlo, chi doveva avere interesse a saperlo non l'ha voluto più sapere.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Perfetto.

  PRESIDENTE. Questo è il motivo per cui Cutolo ogni tanto si ricorda di dire che, se parla lui, muore il mondo.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Perfetto, presidente. È proprio così. Avevano individuato dov'era Moro. Potevano intervenire, ma poi non c’è stato un prosieguo. Ciò avviene probabilmente ai primi giorni di maggio. C’è, ovviamente, una Pag. 9fretta particolare, una necessità di fare queste cose con grande velocità. Non si capisce perché poi non sia andato avanti quel discorso, come non si è capito come mai non sia andato avanti il discorso che ha riguardato la mafia.
  Io ho partecipato meno a queste indagini. Le ho seguite anch'io, ma le hanno seguite in particolare i colleghi Palma e Ionta, che erano i titolari dell'inchiesta su Gladio. Io avevo quest'indagine su Moro. Avrei potuto benissimo avere anche l'indagine su Gladio, perché, come sapete, Gladio nasce con il ritrovamento delle carte a via Monte Nevoso. Siamo nel 1990. Si ritrova il memoriale di Moro e si fa riferimento a Gladio, che poi diviene notoria con l'onorevole Andreotti, presidente, che...

  PRESIDENTE. Che lo annuncia in Aula.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Che lo annuncia in Aula.

  PRESIDENTE. Quindi, Palma e Ionta... Con Ionta mi sembra che parlammo di Nirta, mentre loro hanno seguito anche il filone della ricerca tramite la mafia ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Seguirono quel filone. Lo seguii anch'io, perché ovviamente era, in realtà, il mio. Lo seguirono dal punto di vista di Gladio. Era un filone che perseguivano per l'interesse su Gladio. Io, invece, lo perseguivo per l'interesse su Moro.

  PRESIDENTE. Lei ha il ricordo che anche la mafia era pronta a dire dove stava, ma che cadde l'interesse.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Lì c'era Buscetta. Secondo le sue dichiarazioni, Buscetta era stato incaricato da Stefano Bontade di trovare la prigione di Moro e doveva essere trasferito da Cuneo a Torino. Ovviamente, tutto questo doveva essere fatto con il beneplacito della «commissione».
  Poi ci sono le dichiarazioni di Mannoia, sempre dell'epoca, secondo cui Calò inizialmente si era opposto ad attivarsi per trovare la prigione di Moro. Poi, in realtà, era stato costretto dalla decisione della «commissione».
  Buscetta doveva essere trasferito da Cuneo a Torino, dove c'erano dei brigatisti con cui avrebbe dovuto parlare, ma poi il trasferimento non si realizzò. Mi ricordo che partecipai all'interrogatorio non so se di Buscetta o di Mannoia, però...

  PRESIDENTE. Invece che una caduta di interesse, fu un venir meno di ciò che poteva fare.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Non c’è stato il trasferimento, diciamo così.
  Sono questi i tre filoni più sostanziosi che hanno riguardato quest'attivazione della criminalità organizzata con, purtroppo, l'omissione all'ultimo momento di un concreto darsi da fare per trovare la prigione di Moro.

  PRESIDENTE. Mentre, però, nel primo caso, quello di Selis e dei contatti con la banda della Magliana, lei perlomeno aveva il sentore che avessero potuto sapere veramente dov'era il covo, in questo della mafia è mancata la materia prima, cioè l'incontro tra Buscetta e i brigatisti che avrebbero potuto dirlo.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Esatto. L'incontro non c’è stato.
  Presidente, nel 1978, ripeto, la banda della Magliana controllava il quartiere omonimo. Nessuna auto poteva entrare nel quartiere senza essere notata. È quello che succede ancora oggi in alcuni quartieri di Roma. Nessuna macchina «estranea» può entrare in alcuni quartieri: viene immediatamente notata dalle staffette degli spacciatori. La banda della Magliana comprendeva gruppi che erano militarmente Pag. 10organizzati in alcuni quartieri romani. È molto credibile che avessero individuato questa situazione. È stato un peccato non aver potuto proseguire all'epoca con quest'attivazione.
  Ravasio e Guglielmi, presidente, rappresentano l'altro filone da lei nominato. Esce su Panorama, se non ricordo male, un'intervista di Pierluigi Ravasio, paracadutista che aveva fatto parte della VII divisione del SISMI. Ravasio racconta a ruota libera cose che poi ripete a un parlamentare, l'onorevole Luigi Cipriani, il quale immediatamente si attiva e ne fa una relazione alla Commissione stragi.
  Ravasio racconta che a via Fani vi era un colonnello di nome Guglielmi il quale era presente nell'occasione del sequestro, o prima o dopo, perché era stato attivato dal generale Musumeci, che aveva un informatore all'interno delle Brigate Rosse. L'informatore era uno studente di giurisprudenza che, col nome di copertura «Franco», era stato infiltrato all'interno delle Brigate Rosse. Essendo stati avvisati da quello studente, Guglielmi era stato mandato a vedere e a controllare che cosa ci potesse essere o che cosa potesse succedere in via Fani.
  Non c’è, quindi, un discorso che riguarda un intervento di un SISMI deviato – diciamo così – ma c’è anche qui un intervento di qualcuno che, infiltrato, cerca in qualche modo di attivarsi e controllare quello che succede in via Fani.

  PRESIDENTE. Questo è quello che Ravasio dichiara a lei ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. A me smentisce tutto. L'ha raccontato a Panorama e l'ha raccontato a Luigi Cipriani. Io lo interrogo quasi immediatamente dopo e smentisce tutto.

  PRESIDENTE. Aveva perso la memoria.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Non mi ricordo se confermò qualcosa su Guglielmi. Guglielmi era sicuramente stato uno dei suoi istruttori nel SISMI. Questo è provato, ragion per cui probabilmente quello non poteva negarlo.

  PRESIDENTE. Non rammenta se ha querelato il giornalista per calunnia o Cipriani per calunnia ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Credo proprio di no, presidente.

  PRESIDENTE. Quindi, lo si poteva arrestare per falsa testimonianza.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Era tutto da definire.

  PRESIDENTE. È sempre tutto da accertare. Ha fatto un'intervista, ha parlato con un deputato, viene lì e dice un'altra cosa. O quelli avevano un tasso alcolemico elevatissimo...

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Bisogna vedere qual è la verità, presidente.

  PRESIDENTE. O quelli erano due imbroglioni, o lui era un imbroglione. Le è rimasto il sospetto su chi fossero gli imbroglioni ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Presidente, in queste situazioni vanno sempre cercati i riscontri. A me interessava il filone. Le dichiarazioni di Ravasio, tra l'altro, furono in qualche modo riprese perché io interrogai, se non ricordo male, anche quelli che facevano parte del suo gruppo nella VII divisione del SISMI.
  Il problema che mi sono posto all'epoca era quando l'Ufficio controllo e sicurezza, di cui facevano parte Ravasio e il colonnello Guglielmi, si fosse attivato. Prima di poter dire se fosse menzognero l'uno o l'altro bisognava ricostruire gli eventi.
  Sta di fatto che io poi, dopo tre giorni, interrogo Guglielmi. Credo che voi conosciate Pag. 11già le dichiarazioni. Le dichiarazioni sono assolutamente singolari e poco credibili. Tuttavia, ripeto, non c'era ancora...

  PRESIDENTE. Prima di arrivare a Guglielmi, la cosa di particolare interesse – per questo io mi sono permesso di fare la battuta, ricordando che Ravasio dice due cose identiche a due persone diverse e poi ne dice una totalmente diversa quando viene interrogato e se ne deve assumere la responsabilità – è che conteneva due dati significativi.
  Il primo, sempre smentito, è che ci fosse stata una presenza di infiltrati delle forze dell'ordine dentro le BR o in ambienti contigui. Questo sarebbe un dato che non ha trovato riscontro altre volte, ma è quello che Ravasio ha detto a Panorama e a Cipriani.
  Il secondo è che Guglielmi va lì perché riceve da un infiltrato una soffiata, una spiegazione che si fonda su un cardine sempre smentito, ossia che le BR fossero state infiltrate da qualcuno.
  Per questo motivo io mi sono permesso di insistere, perché non troviamo da nessuna parte dichiarazioni di questo tipo. Ravasio, quando lei lo sente, viene lì e smentisce tutto. Smentiscono sia lui, sia Guglielmi.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Guglielmi dice che andava a pranzo dal colonnello D'Ambrosio.

  PRESIDENTE. Che poi lei sente.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Che poi io sento. D'Ambrosio dice – secondo quanto ricordo – che Guglielmi si era recato da lui alle 9, che non c'era alcun invito a pranzo e che di lì a poco se n'era andato e aggiunge di non aver notato nulla.
  Il discorso sugli infiltrati era molto interessante all'epoca, presidente, tant’è vero che io, se non ricordo male, interrogai anche Franceschini. Franceschini era molto interessato a dimostrare che le BR dal 1974 in poi erano fortemente infiltrate. Fino al 1974 non commettono violenze particolari, mentre dal 1974 in poi, a parte il sequestro Sossi, cominciano ad ammazzare. Ovviamente, secondo lui – evidentemente, avrà avuto una sua etica – quella era la prova che non erano più le BR della prima ora, ma erano teleguidate e dirette da altri elementi.
  Del resto, poi, in realtà, sappiamo che c'erano degli infiltrati. Se non ricordo male, c'era Frate Mitra. C'erano almeno un paio di elementi che la storia ci consegna come infiltrati nelle Brigate Rosse. Quanto abbiano potuto poi cambiare il corso della storia delle Brigate Rosse non è dato sapere, ma sicuramente c'era un'attività in questo senso di infiltrazione da parte dei servizi.
  Stabilire quali di queste dichiarazioni fossero quelle vere e quelle false non era facile. Quello che è sicuro è che era stato costituito l'Ufficio controllo e sicurezza, su cui io appuntai la mia attenzione, all'interno del SISMI. Mi parve molto interessante l'attività di quell'ufficio, che dalle carte risulta costituito nell'ottobre-novembre 1978, vari mesi dopo la strage di via Fani e dopo l'omicidio di Moro.
  Pertanto, io sono andato alla ricerca – questo me lo ricordo proprio – di riscontri sull'attività di quell'ufficio, che, secondo me, doveva avere...

  PRESIDENTE. Qualche radice.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Nell'ipotesi, poteva aver agito prima, ossia poteva aver avuto un'attività precedente.
  Ricordo dei momenti di tensione con la sede dei servizi, cui io feci delle richieste di esibizione dei documenti della costituzione di quell'ufficio. Uscì fuori, appunto, che era stato costituito posteriormente.

  PRESIDENTE. Ex post. Lei fece anche delle ricerche, dottore, per vedere se Guglielmi fosse lì e in che cosa fosse impegnato ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Pag. 12Guglielmi, se non ricordo male, parlò diffusamente della sua attività. Io ricordo che stava a Modena e che faceva parte dei Carabinieri. Successivamente, nell'aprile del 1978, si congeda e poi viene richiamato all'interno dell'Ufficio sicurezza.

  PRESIDENTE. Quindi, Guglielmi ha confermato la sua tesi che, quando stava passeggiando per andare a pranzo alle 9.30, ciò non aveva nulla a che vedere con i servizi ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Esattamente. Non aveva nulla a che vedere. Era andato a pranzo. Ha confermato questa tesi. Ovviamente, per vedere quanto fosse credibile o non credibile, era necessario verificare che effettivamente quell'ufficio avesse lavorato prima. Teniamo presente che le conoscenze che hanno riguardato poi la P2 sono tutte conoscenze...

  PRESIDENTE. Che arrivano dopo.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. ...posteriori. Non era facile. Era il 1982. Tuttavia, Musumeci già sappiamo che faceva parte all'epoca della P2. Belmonte e Musumeci erano già entrambi iscritti alla P2. Poi sono stati condannati anche per la strage di Bologna. Era un coacervo di situazioni, ovviamente, molto interessanti.

  PRESIDENTE. La certificazione settembre-ottobre 1978 è quella che ha trovato, è quella che risulta, ma non l'ha convinta molto.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. È quella che trovai. Trovai tutte le carte. Ricordo che addirittura acquisii il fascicolo personale di Guglielmi, dove non c'era nulla che fosse diverso da quello che mi fu detto.
  Ebbi qualche problema. Utilizzai, se non ricordo, male la sezione di polizia della Procura di Roma, perché queste cose sono sempre molto antipatiche da far fare ai Carabinieri o alla Guardia di finanza. Andare nella sede dei servizi a cercare di ottenere cose di questo genere non è mai facilissimo da parte di chi deve fare queste cose.
  Ci fu qualche problema. Con i servizi c’è spesso qualche problema. C'era almeno un problema di fraintendimento sulle carte che uno deve acquisire, anche perché, come uno si muove, loro pongono immediatamente il segreto, ragion per cui c'era all'epoca qualche problema in più.
  Le carte arrivarono e confermarono che quell'ufficio era stato costituito in epoca posteriore. Mancavano, quindi, elementi per andare oltre. Ripeto, tutta quella che è stata la conoscenza di Gladio è a sua volta posteriore.
  Sta di fatto che, con il senno di poi, è molto facile pensare a queste presenze di Guglielmi, che era uno degli istruttori di Capo Marrargiu, proprio in quelle situazioni che hanno riguardato via Fani. Se sia arrivato prima o se sia arrivato dopo non si è chiarito. Se effettivamente ha visto i morti non è chiaro. Non ci sono elementi...

  PRESIDENTE. Stando alle dichiarazioni di D'Ambrosio, Guglielmi esce da casa di D'Ambrosio a sequestro effettuato.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Non lo ricordo questo, presidente. Non riesco a ricordare se disse questo o meno. Mi pare che disse che doveva essere successo qualche cosa, che era successo qualche cosa...

  MIGUEL GOTOR. Ho qui il verbale.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Meraviglioso.

  PRESIDENTE. A me non interessa se stava per succedere o meno. A che ora è andato da D'Ambrosio e quando è uscito da D'Ambrosio ? Qualcuno l'avrà detto, no ?

Pag. 13

  MIGUEL GOTOR. Abbiamo qui il verbale del dottor De Ficchy che incontra Camillo Guglielmi il 16 maggio 1991.

  PRESIDENTE. Magari lo interroga.

  MIGUEL GOTOR. Sì, lo interroga.

  PRESIDENTE. Non andavano proprio al bar.

  MIGUEL GOTOR. Sa, c’è sempre un prima e un dopo.
  Guglielmi dice: «Tra l'altro, quando mi recai in via Stresa, non mi accorsi di nessuna situazione particolare successa in quella zona e seppi dell'onorevole Moro solo quando arrivai a casa del mio ospite, colonnello D'Ambrosio».

  PRESIDENTE. Quindi, stando a quello che dice lui, Guglielmi entra da D'Ambrosio che era già avvenuto il sequestro, ma cammina lì mentre fanno il sequestro. Vola.

  MIGUEL GOTOR. Stando a quello che dice Guglielmi, che l'ha detto al magistrato qui presente. Evitiamo gli sforzi di ricordo. Dal 1991 sono passati ventiquattro anni.
  Dice poi: «Per quanto riguarda il fatto che io sono passato il 16 marzo 1978 in via Fani, ricordo che quel giorno ero a Roma e che, essendo stato invitato a pranzo dal colonnello D'Ambrosio in via Stresa 117, passai in strade adiacenti via Fani verso le ore 9.30 del mattino», quindi, a sequestro avvenuto. «Ho raccontato tale circostanza ai componenti del mio Ufficio sicurezza ed evidentemente da tale fatto si è costruita ben altra situazione».
  Poi riprende la frase che ho detto prima: «Tra l'altro, quando mi recai in via Stresa non mi accorsi di nessuna situazione particolare...».

  PRESIDENTE. Non è che per caso ha anche il verbale di D'Ambrosio ?

  MIGUEL GOTOR. Datemi qualche minuto, ma non credo.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Se lei ha tutti i verbali, era inutile questa mia fatica.

  PAOLO CORSINI. Comunque Guglielmi non nega di essere stato in via Fani.

  PRESIDENTE. Noi disquisivamo solo sulla possibilità che, se D'Ambrosio si ricordava che Guglielmi era andato a pranzo, o a colazione, o a prendere un caffè, avrà detto l'ora.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Era questa l'ora. Tant’è vero che anche D'Ambrosio era...

  MIGUEL GOTOR. Vi ho letto quello che lui ha detto al magistrato.

  PRESIDENTE. Perfetto. Deve aggiungere altro ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Diciamo di no, presidente. Questa è la sostanza interessante delle dichiarazioni di Guglielmi.
  Gli altri filoni che io ho perseguito sono stati vari...

  MIGUEL GOTOR. Vorrei approfittare per intervenire perché la domanda era sul verbale. Lo devo trovare, scusatemi un secondo. È una dichiarazione di Guglielmi.
  Nel 1991 Guglielmi le dice: «Ricordo solamente una confidenza fattami dal carabiniere Bellagamba» – era uno dei sette componenti di quel sottogruppo, tra cui c'era Ravasio; peraltro, essi si occupavano, come sempre da questo verbale si deduce, del servizio scorte, del presidio della villa di Santovito a Porto Santo Stefano e anche di scorte aeree – «che, insieme a Del Vecchio, aveva le funzioni di mio autista, secondo la quale aveva saputo da un suo conoscente di quartiere che l'onorevole Moro era stato tenuto prigioniero nell'aeroporto di Fiumicino. Si parlò di questa Pag. 14cosa in ufficio, ma data l'inconsistenza dell'informazione, non gli diedi alcuna importanza».
  Glielo volevo soltanto ricordare. Poi, al limite, quando si passa alle domande, le farò delle domande su questo, perché Fiumicino come luogo di detenzione di Moro...

  PRESIDENTE. Insieme a Fregene vanno forte.

  MIGUEL GOTOR. Vanno forte e ricorrono in diversi momenti, come indicazione.

  GERO GRASSI. Deve dire anche chi stava a Fiumicino.

  MIGUEL GOTOR. Non so se lo posso dire adesso, per correttezza.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Io vi ringrazio. Se mi aiutate nei ricordi, io magari ricordo...

  PRESIDENTE. No, qui i ricordi sono pericolosissimi. Fra un po’ indaghiamo anche su Adamo ed Eva. Adesso finisca lei e poi i colleghi faranno le domande.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. È interessante questo riferimento a Fiumicino, perché uno dei miei interessi, uno dei filoni su cui mi ricordo che avevo l'idea di indagare e ho indagato era che la prima prigione di Moro fosse dentro l'aeroporto di Fiumicino.
  Ho interrogato anche l'onorevole Piccoli, il quale mi disse che qualcuno gli aveva riferito che Moro era stato portato via con un battello sul Tevere. Ho pensato che poteva essere Fiumicino.

  PRESIDENTE. Questo glielo dice nel 1991.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Piccoli ? Sì.

  PRESIDENTE. Non rammentavo che l'avesse mai detto prima.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Sì, proprio in quel periodo. Che l'abbia detto prima non lo so, presidente, ma l'ha detto a me. Me lo ricordo perché lo interrogai – fu un lungo interrogatorio – e mi raccontò varie cose.
  L'interesse era dato anche da quell'allerta del Comsubin, che Cossiga ricorda in non so quale circostanza. Disse che c'erano gli uomini del Comsubin del Ministero della Marina, gli incursori, che erano pronti a intervenire nel caso in cui si fosse individuata la prigione di Moro. Addirittura c'era un ufficiale medico che era pronto a prestarsi per fare da scudo per salvare Moro e comunque per assisterlo.
  Con riferimento a queste attivazioni del Comsubin, ricordo che ci furono due o tre attivazioni. Fu sorvolata la zona tra Cerenova e Marina di Cerveteri, praticamente sul litorale, ma non credo che siano arrivati ad alcuna conclusione.
  Se non ricordo male, Cossiga raccontò che vi era stata un'attivazione improvvisa e che c'era stato un momento in cui si pensava di poter individuare la prigione di Moro, ma che poi arrivò il contrordine, ragion per cui non se ne fece più niente. Me l'ha ricordato questo discorso su Fiumicino.
  Infatti, due di questi compagni di Ravasio... Io li interrogai tutti. Alcuni smentirono. Se non ricordo male, furono nulla dicenti. Un paio di questi, però, mi parlarono di più e mi raccontarono, più che altro, della loro attività nella VII divisione del SISMI, dove Guglielmi era il supervisore e faceva l'istruttore.
  L'ultimo discorso che ricordo sulla prigione di Moro riguarda una delle lettere scritte da Moro alla famiglia, nella quale si fa riferimento a un giocattolo che aveva regalato a un nipotino, un giocattolo cui si riferisce come «i pompieri spagnoli». Poiché sembrava che non ci fosse alcun giocattolo che potesse essere riferibile a dei pompieri, tantomeno spagnoli, venne Pag. 15l'idea – non ricordo se a me oppure alle forze dell'ordine che con me indagavano – di trovare un riferimento a un'altra prigione, ossia che Moro avesse voluto far passare una qualche notizia sulla prigione in cui era ristretto.
  Guarda caso, andammo a fare degli accertamenti su via dei Pompieri, che è vicino a Largo Argentina e via Caetani, dove poi viene ritrovato il corpo di Moro. In via dei Pompieri viene individuata la sede di una vecchia ambasciata spagnola. Mi ricordo che io acquisii, o dal catasto o in altro modo, le piantine di quell'edificio, ma anche questo fu un riferimento che non portò a niente.
  Tra l'altro, in relazione al discorso che facevamo prima su Fiumicino, c’è il discorso...

  PRESIDENTE. Non portò a niente, ma stiamo parlando del 1991. Non ebbe prove a sostegno, ma non ebbe neanche motivi per poterlo escludere.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. No, assolutamente. Esattamente. Non ho avuto prove a sostegno.

  PRESIDENTE. La prova a sostegno era che esisteva una via dei Pompieri e che c'era un'ambasciata spagnola. Tutto sommato, in sette minuti, lo potevano portare in via Caetani, se è la via che ho in testa io. Mi sembra un indizio sufficiente per dire che poteva essere...

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Esattamente, presidente.

  PRESIDENTE. Mi sono permesso di dirlo perché non è una cosa di poco conto.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Io avevo maturato l'idea che Moro non potesse essere stato per 55 giorni fermo a via Montalcini.

  PRESIDENTE. Questa l'abbiamo maturata anche noi.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MIGUEL GOTOR. Scusate la poca ritualità, ma vorrei interloquire proprio su questi punti.
  La lettera di Moro cui lei sta facendo riferimento è una lettera al nipotino Luca. In quella lettera c’è il seguente passaggio: «Il nonno del casco, il nonno degli scacchi, il nonno dei pompieri della Spagna, del vestito di torero, dei tamburelli». E poi continua. È una lettera, tra l'altro, scritta molto in grosso da Moro, proprio perché immaginava che il nipotino, che allora non sapeva ancora leggere, un giorno avrebbe potuto leggerla. Colpisce la lettera perché graficamente è attenta alla lettura del destinatario.

  PRESIDENTE. Forse ha colpito anche i familiari perché c'erano tanti giochi, meno i pompieri della Spagna e tantomeno il torero, magari.

  MIGUEL GOTOR. A mettere gli occhi su questa lettera si arriva perché c’è un'intervista che esce sull’Espresso dopo gli anni Novanta e, quindi, dopo il ritrovamento delle fotocopie in manoscritto delle lettere di Moro.

  PRESIDENTE. Il dottor De Ficchy se ne occupa nel 1991.

  MIGUEL GOTOR. Quando dico «mettere gli occhi», non intendo la magistratura. Il dottor De Ficchy se ne occupa nel 1991. Dopo gli anni Novanta Gallinari risponde all'intervistatore e gli dice: «Noi non censurammo nulla di Moro. Ah, ora ricordo, forse sì: una lettera al nipotino dalla quale si poteva dedurre il luogo dove fosse tenuto».
  Quella lettera colpisce. Effettivamente nel 1991 – sono elementi agli atti, che sono già consultabili – in via dei Pompieri censiscono tutti gli abitanti del posto. C’è Pag. 16l'idea che a via dei Pompieri, dove c'era una sede di case dell'opera spagnola, o una cosa del genere, potesse...
  La lettera effettivamente, se noi la leggiamo sulle indicazioni che ci fornisce Gallinari, fa un po’ impressione, perché ci sono tre luoghi in cui Moro chiaramente spiega di essere a Roma, ma un po’ fuori. Lo dice in questo modo: «Ora il nonno è un po’ lontano, ma non tanto che non si stringa idealmente a te». Poco dopo scrive: «Io sono qui, ma un po’ fuori». Qual è il punto ? La lettera finisce con tutta un'ambientazione marina. Ci sono quattro o cinque righe in cui, all'improvviso, Moro dice: «Fai compagnia, oltre che a papà e a mamma, alla tua cara nonna, che ha più che mai bisogno di te e, quando sarà la stagione, una bella trottata con i piedini nudi sulla spiaggia e uno strattone al tuo gommoncino».

  PRESIDENTE. Di che data è la lettera ?

  MIGUEL GOTOR. Su questo non ero pronto. Questa lettera è stata ritrovata soltanto nel 1990 e la data... Questo conferma l'indicazione di Gallinari.

  PRESIDENTE. Se la data è prossima al 9 maggio, allora... Se non è prossima al 9 maggio, delle due l'una: o è vera via dei Pompieri, o è vero il mare, perché, a meno che non abbia il dono della preveggenza, è difficile che possa comunicare dove l'avrebbero portato da morto.

  MIGUEL GOTOR. «Luca dolcissimo, insieme col nonno, che ora è un po’ fuori, ci sono tanti che ti vogliono bene». Effettivamente, se io sono il rapitore di una persona che scrive questa lettera...

  PRESIDENTE. Non la consegni. Infatti, non l'hanno consegnata. Non mi sta dicendo, però, la data.

  MIGUEL GOTOR. Non sono datate le lettere di Moro. Non è di facile...

  PRESIDENTE. A meno che non l'abbia scritta il 7 o l'8 maggio, o comunque dopo il 5, l'idea che sapesse dove l'avrebbero ammazzato è una cosa complicata. O il mare è la lontananza, come il vento, nel qual caso si trattava di un riferimento dell'animo...

  MIGUEL GOTOR. No, Gallinari dice: «Noi una lettera a Luca non l'abbiamo distribuita perché si capiva dove stava tenuto». Uno va a vedere le lettere a Luca, che sono tre o quattro, e trova questa lettera.

  PRESIDENTE. Sto solo dicendo che le ambientazioni sono due: o quella a trecento metri, in via dei Pompieri, il che renderebbe plausibile che l'abbiano preso e portato lì da morto, oppure quella marina, nel qual caso i pompieri...

  MIGUEL GOTOR. Sto dicendo che mi sembra molto più plausibile – se vogliamo, poi approfondiremo la questione di Fiumicino e Fregene – che il problema sia che da questa lettera ci potesse essere un'indicazione, ed è Gallinari stesso a dircelo, di dove Moro fosse tenuto. Ciò è in contraddizione con tutte le versioni ufficiali della vicenda Moro.

  PRESIDENTE. Non ho capito se lei propende per via dei Pompieri o per Fiumicino.

  MIGUEL GOTOR. Via dei Pompieri equivale al tamburello, a via del Tamburello, e si va avanti a giocare così. Invece in questa lettera ci sono tre passaggi dove Moro dice: «Sono qui, ma un po’ fuori. Sono qui, ma un po’ lontano» e finisce in un'ambientazione marina. Tutto qui.

  GERO GRASSI. È già molto quello che dice in questa lettera.

  MIGUEL GOTOR. Infatti non viene recapitata.

  GERO GRASSI. Quella lettera ci dice una cosa importantissima, ossia che via Pag. 17Montalcini scientificamente non è stata l'unica prigione di Moro e che la seconda...

  PRESIDENTE. C’è anche una signora sullo scenario di via Fani, dalla quale la Commissione ha assunto sommarie informazioni in questi giorni, che sostanzialmente dice di aver visto la Renault al mare.

  MIGUEL GOTOR. Scusate...

  PRESIDENTE. Ha trovato la data che non c'era ?

  GERO GRASSI. Non c’è la data.

  MIGUEL GOTOR. Gallinari dice queste cose in un'intervista a Mario Scialoja il 19 ottobre del 1990 all’Espresso, esattamente all'indomani, pochi giorni dopo il secondo ritrovamento di via Monte Nevoso.
  Vi leggo cosa dice Gallinari, che io prima ricordavo a memoria: «Furono rarissime le occasioni in cui venne posto un veto alla spedizione dei messaggi e una delle lettere non consegnate è stata proprio quella al nipotino Luca, pubblicata nei giorni scorsi, perché conteneva vari elementi che avrebbero potuto favorire le indagini».

  GERO GRASSI. Si evince una cosa molto chiara, ossia che in questa lettera non c’è alcun riferimento a via Montalcini. Comunque la si giri e la si volti, questa lettera non porta in via Montalcini. Punto. Non è poco, soprattutto perché questa dichiarazione la fa Gallinari, che noi sappiamo essere stato uno di quelli... Tutto questo contraddice tutti coloro che parlano di via Montalcini.

  PRESIDENTE. Gallinari è uno di quelli che hanno parlato sempre di via Montalcini.

  GERO GRASSI. Sì, ma attenzione. Di via Montalcini non parla solo una persona tra i brigatisti: Moretti. Tutti gli altri parlano di via Montalcini. Moretti non ammette mai e non parla mai di via Montalcini. Questo ad adiuvandum, per la storia.

  GAETANO PIEPOLI. Scusi, onorevole Gotor, ricordo male o c'era il problema...

  PRESIDENTE. Adesso ci interroghiamo tra di noi ? Anche questo è un metodo simpatico. Il dottor De Ficchy, alla fine, ci mette un voto.

  GAETANO PIEPOLI. No, a proposito di questo passo...

  PRESIDENTE. Chi interroga ?

  GAETANO PIEPOLI. Me stesso. Mi pare che ognuno possa interrogare solo se stesso.
  Mi riferisco alla questione della sabbia che stava nei risvolti dei pantaloni di Moro. Mi pare che si scartò che fosse una sabbia marina e, quindi, si pensò che addirittura fosse stata messa appositamente per sviare le indagini.
  Vorrei fare una domanda al dottor De Ficchy, per pura curiosità. Quando lei ha sentito il colonnello Guglielmi, ha adottato una procedura di autorizzazione rispetto alle convocazioni dell'autorità giudiziaria per figure istituzionali che fanno parte di corpi particolari...

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. No, era un colonnello dei Carabinieri. Era un semplice colonnello dei Carabinieri.

  GAETANO PIEPOLI. Lei non ebbe la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava nella sua versione ? Premesso che c’è una discordanza tra quello che disse lui e quello che disse D'Ambrosio – l'ospite ipotetico del pranzo che non c'era, in realtà – nessuno disse che questi soggetti avrebbero dovuto essere incriminati per reticenza ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. L'importante era trovare i riscontri. Alla Pag. 18fine, i riscontri furono favorevoli alla sua tesi. Io sono stato sempre convinto – evidentemente a torto – che l'Ufficio controllo e sicurezza...

  PRESIDENTE. Esistesse già.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. ...esistesse già. Sono andato alla ricerca di questo. Quello era il momento importante. Un ufficio che era retto da Belmonte e Musumeci, piduisti, sarebbe stato un elemento concreto e solido su cui si sarebbe potuto agire e lavorare. In quel momento c'era poco. Se non trovavo la traccia di un'appartenenza del Guglielmi al SISMI prima, cioè nel periodo del sequestro, per me era un semplice carabiniere che era andato a trovare un amico e che raccontava una storia su cui, certo, potevamo avere vari punti interrogativi. Questo in sé, però, non mi bastava.

  GAETANO PIEPOLI. Sembra talmente grossolana...

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Sì, ma non bastava per dire che fosse una totale invenzione e che lui fosse un infiltrato o che fosse stato mandato a controllare. A me interessava molto, invece, dimostrare che lui faceva parte dell'Ufficio controllo e sicurezza.

  PRESIDENTE. Onorevole Piepoli, il dottor De Ficchy dice due cose importanti questa sera. La prima è che sulla vicenda ’ndrangheta-mafia ha la sensazione chiara che la banda della Magliana non potesse non sapere e che quelli che potevano far sapere al dunque si sono resi irreperibili. Di più il magistrato non poteva fare. Ha registrato questo. È finita lì. Cutolo poi ha raccontato a modo suo la cosa.
  Dall'altra parte, su Guglielmi le spiegazioni più o meno plausibili o non plausibili ci sono state, ma il nodo di fondo era che, se si fosse potuto dimostrare che quell'Ufficio controllo e sicurezza esisteva prima, tutte le cose che ci siamo raccontati avrebbero avuto un contenuto diverso. I riscontri che il dottor De Ficchy ha avuto, ragionando di carte, sono stati che tutto è nato dopo e che prima tale ufficio non c'era. Questo a prescindere se ne sia convinto o no personalmente. I riscontri furono quelli. A me sembra che questa cosa non l'abbia entusiasmato.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Esattamente, presidente. Io, però, non ho mollato. Purtroppo, Guglielmi è morto prematuramente. Mi pare che sia morto agli inizi del 1992.

  GERO GRASSI. Prematuramente in base a cosa ? È morto.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. All'età.

  PRESIDENTE. Onorevole Grassi, se l'età media è arrivata oggi a novant'anni, poteva arrivarci anche Guglielmi. Per prematura dipartita si intende questo.

  GERO GRASSI. Prematuramente in base a cosa ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. In base all'età media.

  GERO GRASSI. Voi ridete, ma la mia domanda aveva un'illazione peggiore sotto. Peraltro, è accertato che Guglielmi precedentemente fosse in servizio.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli In servizio presso il SISMI ?

  PRESIDENTE. Quali sono i riscontri ?

  GERO GRASSI. A memoria ce ne dovrebbero essere due. Uno alla procura militare di Padova, se non sbaglio, e l'altro nel carteggio Belmonte-Musumeci. È chiaro che in questo momento vado a Pag. 19memoria, ma è accertato che quel ruolo Guglielmi l'avesse prima e che non fosse in pensione. O meglio, era andato in pensione, ma la sua amicizia con Musumeci gli aveva consentito una consulenza operativa e il passaggio da pensionato a SISMI. Questa cosa è certa, perché è agli atti della magistratura.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Bisogna vedere quando. Era importante quando.

  GERO GRASSI. A marzo-aprile del 1978.

  PRESIDENTE. Per essere precisi, non è la stessa cosa. Ad aprile 1978 era a cosa avvenuta. A marzo 1978 vuol dire che ci stava da prima. Su questo bisognerà fare qualche approfondimento da parte nostra. Se era dell'Ufficio controllo e sicurezza, è un discorso. Restano poi le opinioni personali di ciascuno di noi. Se ci è entrato a ottobre 1978, è una cosa. Se ci fosse entrato a febbraio 1978, è un'altra.
  Poteva essere, altrimenti, un colonnello dei Carabinieri che magari andava in giro lì a cercare che qualcuno lo raccomandasse per entrare dove non l'avevano fatto entrare. Magari andava a trovare qualcuno lì per farlo entrare nei servizi. Poiché le due tesi che si confrontano da sempre sono queste, se troviamo degli atti che dimostrano che stava all'Ufficio controllo e sicurezza prima del marzo 1978, è un discorso, altrimenti, può darsi che andasse a trovare...
  In quella zona abitava tanta gente che poteva per Guglielmi essere determinante per farlo entrare nei servizi. C'erano parecchie persone che quella mattina lui potrebbe essere andato a visitare per trovare un posto al sole, se lo riteneva tale, ed entrare da qualche parte.
  Altra cosa – questo sarebbe un elemento fondante – sarebbe se, anche se le carte non l'hanno dimostrato, si accertasse, invece, che era già nei servizi, comunque si chiamassero, a marzo del 1978. Questo è un elemento che cambierebbe le prospettive.

  GAETANO PIEPOLI. Dottore, su questa sua indagine, ossia se ci fosse già o no un'appartenenza o un legame con una struttura costituita, che chiamiamo Ufficio controllo e sicurezza, che tecnica di indagine ha adottato ? Lei ha registrato presso le strutture codificate del Ministero dell'interno e della difesa l'esistenza o meno di una pianta organica o di dichiarazioni degli stessi responsabili ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tivoli. Per quello che ricordo, io acquisii gli atti che riguardavano la costituzione di quell'ufficio e gli atti che riguardavano la carriera di Guglielmi. Altro non ricordo, ma, se qualcun altro ha gli atti, io sarei molto contento di vederli, per rinfrescarmi un po’ la memoria. Ripeto, posso essere inesatto in quello che ricordo anche nei sentimenti dell'epoca, perché è passato qualche anno, ma sono sempre molto interessato a queste questioni.

  PRESIDENTE. Se lei ha terminato, vediamo se ci sono altre domande. Siamo alle domande ulteriori rispetto a quelle che già abbiamo posto.

  GERO GRASSI. Va bene. A memoria, lei ha interrogato Sofri.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. No.

  GERO GRASSI. Non si è mai imbattuto in Adriano Sofri ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. No.

  GERO GRASSI. No ? In relazione al libro L'ombra di Moro.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. No, non mi pare proprio.

Pag. 20

  GERO GRASSI. Per ricordarglielo, la materia era, a seguito del libro, il rapporto Gelli-P2 e la presenza di Gelli in uno dei comitati di crisi che furono costituiti dopo i fatti di via Fani.
  Ovviamente Sofri fa riferimento alla presunta presenza di Gelli. A me risulta che lei abbia interrogato Sofri.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Non me lo ricordo.

  GERO GRASSI. Ovviamente non posso insistere, se lei dice di no.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Non me lo ricordo. Per carità, mi ricordo che uno dei filoni – perché allora mi interessavo, ovviamente leggevo tanto, come ho letto anche dopo – riguardava la presenza di Gelli al Ministero della marina, mi pare di ricordare.

  GERO GRASSI. La sede della Marina che era il Ministero della difesa.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. In un comitato di crisi in cui sarebbe entrato con un'autorizzazione, un pass sul quale risultava il nome Luciani.

  PRESIDENTE. Esatto.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Cosa che poi è stata smentita. Ma Sofri proprio non ricordo di averlo interrogato su questo.
  Se avete il verbale, sono dispostissimo...

  GERO GRASSI. Va bene. Ricorda la vicenda degli incursori della Marina militare ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. In questo senso...

  GERO GRASSI. Sì, ma su un blitz preparato per il 22 marzo 1978, che poi saltò, ricorda i motivi per i quali questo blitz, che era stato programmato...

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. No.

  PRESIDENTE. Ricordiamoci quello che don Mennini ci ha detto sull'Aurelio come possibile zona in cui era tenuto prigioniero Moro.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Non mi pare di aver fatto accertamenti particolari su questo.

  GERO GRASSI. Zona Cerveteri.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Avevo detto prima che mi risultava dalle carte che Cossiga lancia il discorso sul Comsubin.

  GERO GRASSI. Esatto.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Su quella notte in cui erano pronti a intervenire per salvare Moro e poi furono allertati e disallertati.
  Ricordo che negli atti risultavano quelle attività del Comsubin svolte a fine marzo e anche a fine aprile, sempre con elicotteri, nella zona di Cerveteri. Era tutto legato a quel discorso che riguardava Fiumicino, sabbia nei pantaloni e situazioni collegate.

  PRESIDENTE. Comunque, quegli incursori furono attivati per tante cose. Se non ricordo male, quando don Mennini ci ha raccontato che andò col professor Tritto da Cossiga per riferire dell'Aurelio come possibile luogo di prigionia di Moro, e che riscontrò uno scarso interesse per l'argomento, poi è stato appurato che Cossiga aveva ipotizzato di fare intervenire pure lì gli incursori della Marina, anche se Pag. 21era una località terrestre, ma poi non furono attivati né per quella località né molto probabilmente per successive località marine.

  MIGUEL GOTOR. Intanto vorrei fare una richiesta. Il magistrato ha ricordato di aver interrogato l'onorevole Piccoli. Se fosse possibile...

  PRESIDENTE. L'acquisiamo noi, perché il dottore ha già detto di non avere carte.

  MIGUEL GOTOR. Certo. È una richiesta di acquisizione di quell'interrogatorio.
  Le chiedo se a memoria ricorda, per introdurre un tema, se l'onorevole Piccoli le ha parlato di un incontro che avrebbe avuto (sottolineo il condizionale), negli ultimi giorni del sequestro, intorno al 6-7 maggio, sul greto del fiume Tevere, dove si sarebbe recato senza scorta, con un esponente della banda della Magliana. Ricorda questo particolare ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Ricordo che fu un lungo interrogatorio, questo sì.

  PRESIDENTE. Lo vedremo noi.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Mi raccontò tante cose, ma...

  MIGUEL GOTOR. Questo, presidente, è un particolare molto importante: sarebbe opportuno accertare se Piccoli lo ha detto a verbale di un magistrato, che è una cosa, o se invece l'ha detto affidandolo a memorie giornalistiche.
  Sarebbe anche interessante, nel caso, se volessimo approfondire, provare a sentire l'esponente della banda della Magliana, che è ancora vivo, che avrebbe presenziato all'incontro come guardaspalle.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Chi era ?

  MIGUEL GOTOR. A memoria non lo ricordo.

  PRESIDENTE. Ci fornirà il nome. Intanto noi cerchiamo il verbale.

  MIGUEL GOTOR. Credo Abbatino. Non che Flaminio Piccoli incontri Abbatino; Flaminio Piccoli incontra un esponente della banda della Magliana, ma Abbatino, vado a memoria, avrebbe...
  Questo per quanto riguarda Piccoli.
  Inoltre, ha mai sentito parlare, nelle sue ricerche intorno al litorale di Fiumicino, del cosiddetto «gruppo Mauro» ? Nella relazione dell'onorevole Cipriani si cita il gruppo Mauro come un gruppo di malavitosi locali.

  PRESIDENTE. Romani.

  MIGUEL GOTOR. Locali, romani. E si aggiunge, nella relazione di Cipriani, «di stanza a Fiumicino». A quanto mi consta, la messa in relazione del gruppo Mauro con Fiumicino è stata fatta dall'onorevole Cipriani. Però, la cosa è interessante perché, nella scheda di cui Chichiarelli conserverà l'originale, l'unica cioè che non consegnerà, nel corso dei suoi diversi depistaggi...

  PRESIDENTE. Se la porta nella tomba.

  MIGUEL GOTOR. E che si porta nella tomba...

  PRESIDENTE. O che lo porta nella tomba.

  MIGUEL GOTOR. ...è quella relativa all'avvocato Prisco. In quella scheda si descriveva il progetto di rapimento dell'avvocato Prisco e si parlava, da un lato, del coinvolgimento del gruppo Mauro, però senza che ci fosse un esplicito riferimento a Fiumicino, e poco dopo si scriveva, sempre nella stessa scheda: «E si Pag. 22consulterà il compagno Franco, malgrado l'impossibilità a partecipazione armata». Il compagno Franco, se ricorderete, almeno il nome, corrisponde a quello dell'infiltrato che ci ha ricordato il magistrato.
  Vorrei sapere se ha mai inteso parlare di un gruppo Mauro. Nella scheda Chichiarelli fa riferimento a vari gruppi e dà dei nomi che devono entrare in azione. Diciamo pure che Chichiarelli utilizza un linguaggio militare, parla di nuclei. Sono diverse squadre e nuclei che dovrebbero entrare in azione nel rapire Prisco, fra cui il gruppo Mauro.
  Cipriani, nella sua relazione, legherà il gruppo Mauro a Fiumicino.
  Faccio un'ultima considerazione, più che una domanda. Attestato che, a quanto noi sappiamo, il colonnello Guglielmi si trovava a via Stresa e non a via Fani; attestato, a quanto lui dice, che c’è alle 9.30, quindi inequivocabilmente dopo la strage di via Fani; attestato che c’è la relazione di Cipriani, che però viene smentita da Ravasio, come lei ci ha detto, nel momento in cui lei lo interroga; attestate queste cose, le chiedo: lei, come magistrato, ha avuto la sensazione che fosse il giornalista di Panorama oppure l'onorevole Cipriani oppure Ravasio ad aver raccontato cose non vere o, per meglio dire, ad aver messo in azione un'attività di depistaggio ?
  Questa è una domanda a sensazione. Lei ha avuto la possibilità...

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Per carità, mi pareva di aver già risposto precedentemente.

  MIGUEL GOTOR. Volevo chiederle con maggior chiarezza se lei ritiene in sostanza che...

  PRESIDENTE. Chi dei tre ha mentito ?

  MIGUEL GOTOR. Sì, ma prima dice una cosa e poi la ritira. Lasciamo stare il giornalista, perché spesso i giornalisti sono veicolo consapevole o no di simili operazioni, ma secondo lei è l'onorevole Cipriani o è Ravasio ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Se le debbo riferire le sensazioni di allora – e anche di oggi – la sensazione era che mentisse Ravasio quando ha smentito tutto, ovviamente.

  MIGUEL GOTOR. Perfetto.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Questo era immediato, anche per come uscirono i giornali su questa vicenda, anche per la presenza di stranezze, è ovvio.

  MIGUEL GOTOR. Scusi, non ho capito se Ravasio mentiva a lei smentendo o aveva mentito a Cipriani.

  PRESIDENTE. Lo ha detto con chiarezza: smentendo.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Secondo me, era da riscontrare effettivamente quello che aveva detto in precedenza Ravasio a Cipriani. Mi interessava quello. Ravasio smentì, ma diede una sua giustificazione; non smentì dicendo che non era vero nulla. Raccontò di un altro dialogo, se non ricordo male, fatto con Cipriani e a Panorama, per cui probabilmente qualche giustificazione l'ha data.
  Per me, è ovvio, la sensazione era che mentisse.

  MIGUEL GOTOR. Che mentisse e che quindi avesse raccontato la sua versione dei fatti a Cipriani in precedenza e poi, di fronte a un magistrato, l'avesse ritrattata.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Esattamente. Per me era importante a quel punto cercare il riscontro.

  MIGUEL GOTOR. Allora lei aveva questa sensazione, cioè che Ravasio fosse Pag. 23attendibile e che poi, di fronte a lei, avesse ritrattato, ma comunque che fosse attendibile, cioè che avesse raccontato qualcosa di vicino al vero a Cipriani, e che quindi Cipriani fosse una persona, come io penso, molto seria, che aveva fatto, anche a rischio e pericolo, un'attività investigativa in anni molto difficili. Cipriani ci dice una cosa interessante, cioè che Guglielmi si trovava a via Stresa perché il generale Musumeci, dal quale dipendeva gerarchicamente, l'aveva inviato lì perché c'era un infiltrato di nome Franco che aveva detto che a via Fani stava per succedere – sarebbe successa, era successa – una cosa incredibile.
  Quando lei sente, nel 1991, il colonnello Guglielmi e Guglielmi le dice che lui era lì, ma alle 9.30, perché doveva andare a pranzo, che sensazione ha avuto ? È quasi ridicolo doverselo chiedere ora: Guglielmi è morto, sono passati gli anni che sappiamo, ma leggendo le carte ho sempre avuto l'idea che il colonnello Guglielmi la stesse provocando, glielo dico con franchezza, cioè le stesse dando una versione incredibilmente inattendibile e quindi incredibilmente provocatoria: «Sono le 9.30 e devo andare a pranzo dal collega D'Ambrosio. E allora ? Che vogliamo fare ?». Infatti non facciamo nulla, lo congediamo, lo ringraziamo.
  Chi legge le carte a distanza di tanti anni questa sensazione ce l'ha, cioè la sensazione di un ufficiale che, nel 1991, anche perché non sa e non conosce il suo futuro, a un magistrato della Repubblica italiana non vuole o non può rivelare ciò che effettivamente stava facendo quella mattina del 16 marzo del 1978, su cui Cipriani ci dà uno spiraglio.
  Guglielmi è provocatorio anche perché non ha bisogno di inventarsi un alibi. Se le avesse detto che quella mattina stava portando a spasso il cane... Ma non le dice questo, le dice che stava andando a pranzo, alle 9.30. La domanda successiva sarebbe dovuta essere (e non è stata): «Vogliamo riflettere un po’ meglio su quello che sta dicendo ? Si rende conto che è destinata a rimanere incongruente per i prossimi decenni una risposta del genere ?».
  Vorrei sapere se lei ha avuto la sensazione che il colonnello Guglielmi, servitore dello Stato come un magistrato della Repubblica, fino a prova contraria, le stesse semplicemente dicendo: «Andiamo avanti, per favore». È una domanda.

  GERO GRASSI. Prima che risponda, voglio aggiungere un pezzo a questa domanda, così la risposta è completa.
  Sette anni prima, rispetto a quando lei interroga Guglielmi, il generale Musumeci era stato arrestato, insieme con Santovito, dai giudici Mastelloni e Palermo, per traffico d'armi. Dunque, quando lei interroga Guglielmi, Musumeci è già stato arrestato ed è già stato coinvolto nella vicenda della P2 e arrestato per depistaggio anche per la strage alla stazione di Bologna.
  Non sono in grado di dimostrarlo, ma secondo me Guglielmi non risponde a lei citando il pranzo; le rivolge la parola, ma non sta rispondendo a lei. Le dico questo perché Guglielmi è il vice comandante generale di Gladio, responsabile del settore K, il settore killer. Il capo di Guglielmi è Musumeci. Sul fatto che andava a pranzo alle 9.30... Guglielmi tutto era tranne che stupido: dice a lei che va a pranzo a quell'ora, peraltro essendo smentito dal colonnello D'Ambrosio ? Guglielmi, dottore, non parla a lei.

  MIGUEL GOTOR. La domanda è perché lei abbia permesso che le venisse detta una cosa del genere.

  GERO GRASSI. Questa è la domanda sua !

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Non vorrei che stessimo esagerando e poi il problema diventa il mio.
  Presidente, ho già molta difficoltà a ricordare le cose. Se voi avete gli atti tirateli fuori prima, altrimenti è inutile. Se questa audizione deve essere fruttuosa per tutti, cerchiamo di fare qualche cosa che Pag. 24abbia un senso per la vostra ricerca e la vostra inchiesta, a cui collaboro molto volentieri.

  GERO GRASSI. Mi consenta di dirle che noi non stiamo esagerando, ma stiamo cercando semplicemente di fare un discorso per far venir fuori quello che lei ricorda e la verità.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Voi fate i parlamentari e io faccio il magistrato. Facevo il magistrato e l'ho sempre fatto in una certa maniera...

  GERO GRASSI. Completo la domanda. Io non voglio insinuare nulla. Io dico che Guglielmi parlava a lei, ma si rivolgeva a Musumeci. Nel linguaggio dei servizi, andare a pranzo o essere invitati a pranzo significa stare sul pezzo.

  PRESIDENTE. In quale dizionario ?

  GERO GRASSI. Non c’è un dizionario, presidente.

  PRESIDENTE. Anche per mia cultura...

  GERO GRASSI. Non c’è un dizionario.

  PRESIDENTE. È vero che ripetere giova, ma ho finito di chiedere un'ora fa esatta le stesse cose che hanno ripetuto Gotor e Grassi adesso. Le ho chiesto se gli avesse creduto e lei, dottore, ha detto (seguiamo con attenzione, altrimenti perdiamo tempo tra di noi): «Io cercavo dei riscontri per sapere se quell'ufficio c'era o non c'era».
  Lo abbiamo già detto: se quell'ufficio c'era, è un'ipotesi di un certo tipo; se quell'ufficio non c'era, io posso pensare qualunque cosa e quello mi può raccontare anche che era lì perché doveva incontrare la cugina, e non avere un elemento su cui puntare.
  Il dottor De Ficchy ha riferito che, avendo avuto già la notizia di Musumeci, della strage di Bologna – le cose che gli avete chiesto le ha dette lui prima – ha cercato di capire se Guglielmi era lì in virtù del suo ufficio. Ha detto che, avendo fatto gli accessi, preso le carte, avuto i riscontri – che lui ci creda o no – i riscontri tra le carte che ha preso (fa il magistrato, deve attenersi ai fatti, noi possiamo fare anche interpretazioni) e gli esiti degli interrogatori dicono che Guglielmi ha dimostrato che lui con i servizi non c'entrava niente fino a ottobre del 1978, e i colleghi di Ravasio hanno detto che Ravasio aveva detto cose non vere.
  Questo è quello che ha detto, per precisione.

  MIGUEL GOTOR. Ho capito, però...

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Se posso, presidente, per chiarezza...

  MIGUEL GOTOR. Io ho posto il problema: se il colonnello Guglielmi avesse detto «ero lì alle 9.30 perché stavo andando da mia cugina e avevo un appuntamento alle 10», nulla quaestio; a quel punto, si verifica se è vero o no.
  Invece Guglielmi dice una cosa che è inverosimile, non plausibile. Per questo mi permetto di dire che io l'ho sempre percepita come provocatoria. Guglielmi dice a un magistrato della Repubblica italiana: «Sì, ero lì, cioè a trecento metri in linea d'aria dalla strage alle 9.30 perché dovevo andare a pranzo». Non dice a colazione, e in quel caso si poteva giocare con l'ambiguità sul termine. Dice «a pranzo». Noi facciamo la verifica, loro fanno la verifica con il collega D'Ambrosio, che conferma e dice: «Io lo aspettavo, sì, ma a pranzo».

  GERO GRASSI. No. Smentisce di averlo invitato a pranzo.

  MIGUEL GOTOR. Peggio ancora ! Volevo sapere la sua sensazione, a distanza di tanti anni, su questo.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Per carità, io collaboro volentieri, lo ripeto, anche perché mi pare di capire che Pag. 25abbiamo un'ottica diversa. Io sono abituato, siccome faccio il magistrato forse da troppo tempo, a diffidare delle mie stesse valutazioni e sensazioni, dunque quando sento un collaboratore o un testimone vado a fidarmi non delle mie sensazioni ma dei riscontri che vado a trovare.
  Per me la sensazione era esattamente quella: era evidente che era la sensazione di qualche cosa che non tornava in quel discorso; anzi, per mia cultura e soprattutto per la cultura che avevo all'epoca, andavo alla ricerca di situazioni di questo genere. L'Ufficio controllo e sicurezza mi ha sempre interessato molto, in quel periodo, e infatti è tra le cose che ricordo di aver esplorato di più, anche con una contrapposizione abbastanza forte quando quel nucleo di polizia giudiziaria andò ad acquisire le carte al SISMI.
  Non c’è dubbio che le mie sensazioni erano nel senso di qualche cosa che non tornava nel discorso di Guglielmi. Ma a me non interessava. Io non so come fu verbalizzato il mio interrogatorio con Guglielmi (peraltro, le verbalizzazioni non sempre riportano quello che...), ma è evidente che gli fu chiesto come mai era lì a quell'ora, per quale motivo. A me interessava andare a riscontrare quello che lui diceva o meno e poi dare un senso a questa presenza.
  Un colonnello dei Carabinieri che sta lì, sia che vada a pranzo sia che non vada a pranzo sia che ci vada alle 9 sia che ci vada a mezzogiorno, è una coincidenza che fa pensare assolutamente, ma io debbo ricercare qualche cosa che riscontri la sua infiltrazione, e in che cosa ? Nelle Brigate Rosse ? Un controllo ?
  L'ipotesi Franceschini che le Brigate Rosse fossero eterodirette l'ho pure pensata ed esplorata; era tra le tracce che io volevo esplorare, però sono cose forti. Per dimostrare una cosa di quel genere ci vuole veramente molto di più che una discrasia, una non coincidenza, una testimonianza forse reticente o poco credibile.

  MIGUEL GOTOR. Lei su questo non ha ravvisato gli estremi di una falsa testimonianza da parte di Guglielmi.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. No, perché di per sé non era influente. Se un colonnello dei Carabinieri va, nell'immediatezza del fatto, a fare visita in orario strano a un suo amico non era in sé una cosa...

  MIGUEL GOTOR. Le è sembrato normale. Ho capito.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Sarebbe stato molto diverso se io avessi trovato la sua inserzione nell'Ufficio controllo e sicurezza già all'epoca. Allora avrebbe qualificato la questione in maniera diversa. Per me in quel momento era un semplice colonnello dei Carabinieri, fino a prova contraria.

  MIGUEL GOTOR. Io insisto. Ricordava Gero Grassi, che è più attento di me, che il colonnello D'Ambrosio ha addirittura smentito l'invito a pranzo. Io non lo ricordo, ma mi fido assolutamente. Quindi, questo peggiora le cose.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Successivamente, certo.

  MIGUEL GOTOR. Non capisco. Lei assume delle informazioni, un testimone. Questo testimone, su una vicenda incredibile, cruciale della storia d'Italia, relativa al 16 marzo, le dà una versione che sembra non plausibile, non viene confermata, come mi sta adesso ricordando il collega. Perché non ci ritorniamo sul colonnello Guglielmi ? Io non riesco a capire il salto logico: lei non ci torna sopra perché, avendo fatto il riscontro, non ha trovato che faceva parte di quell'ufficio.
  Abbiamo comunque un colonnello dei Carabinieri che si trova a duecento metri dalla strage di via Fani e che le dà una versione – ripeto – che sembra incredibile e sembrerà comunque incredibile, le assicuro. Tutto qui. Le dice che doveva andare a pranzo ed erano le 9.30 di mattina, e la Pag. 26persona da cui doveva andare a pranzo, come ricorda Gero Grassi, ha smentito questo fatto.
  Non vede qualcosa di strano, a prescindere... ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Io credo che ci sia una differenza di visione tra di noi, nel senso della valutazione posteriore. Bisognerebbe mettersi non col senno di poi, ma col senno di prima, che è molto importante. Con il senno di prima le stesse riflessioni che lei fa sono assolutamente le mie e sicuramente io ero dispostissimo a pensarla in quel modo, però sarebbe anche importante avere tutti gli atti che io ho fatto all'epoca. Adesso, a distanza di tempo, bisogna vedere la successione dei tempi, la cronologia, gli atti che sono stati fatti dall'inizio alla fine. Adesso posso ricordare non molto delle situazioni. Se qualcuno tira fuori quegli atti e ce li fa vedere, sicuramente possiamo ragionarci meglio sopra.
  Io ricordo solamente questi passaggi. D'Ambrosio è stato sentito dopo e in qualche modo ha confermato questa presenza alle 9, anche se ovviamente ci si chiede se si va a pranzo alle 9. È evidente che c'era qualcosa che non tornava. Sono assolutamente d'accordo.

  GERO GRASSI. Se non ricordo male – così aggiungiamo un altro tassello – D'Ambrosio dice: «È venuto a trovarmi, abbiamo preso un caffè e mi ha detto che doveva scendere per strada perché stava per verificarsi un evento importante».
  Questa cosa è facilmente verificabile. Ovviamente non ho la pretesa di ricordare bene, ma a memoria è questo il senso.

  PRESIDENTE. Si era già verificata, se è vero il verbale che ha letto Gotor, secondo cui è andato lì alle 9.30. La stessa cosa dice D'Ambrosio.

  MIGUEL GOTOR. Il verbale è sicuramente vero, è qui, è una riproduzione. Si tratta di acquisire il verbale del colonnello D'Ambrosio.

  PRESIDENTE. Ho fatto venti volte la stessa domanda perché se il colonnello D'Ambrosio avesse detto che Guglielmi era andato alle 8.15, sarebbe stato un discorso; siccome dice che Guglielmi è andato...

  MIGUEL GOTOR. Ma se avesse detto questo a maggior ragione doveva aumentare l'interesse investigativo.

  PRESIDENTE. Non facciamo finta di non capirci. Noi stiamo domandando perché non l'ha fermato per falsa testimonianza. Il dottor De Ficchy risponde che lui, di un colonnello generico che sta lì a spasso e che può mentire per qualunque motivo... Il dottor De Ficchy era interessato a riuscire a dimostrare o che quello che aveva detto Ravasio – cioè che c'era stato un infiltrato e che quel gruppo sapeva e che Guglielmi sapeva – era vero o che Guglielmi faceva parte del SISMI. Il dottor De Ficchy dice che di tutto questo non ha trovato riscontro, quindi avrebbe dovuto dire che Guglielmi gli aveva detto una buffonata non sulla base delle cose che riguardavano il suo lavoro, ma sul fatto che un colonnello gli aveva detto che invece di essere andato a pranzo era andato a colazione. Avrebbe potuto chiedere di incriminarlo per falsa testimonianza, ma avrebbe dovuto dimostrare che stava facendo un'altra cosa.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Perfetto.

  PRESIDENTE. Siccome l'ha ripetuto ventisette volte, mi domando...
  Tu, Gotor, l'avresti arrestato, magari io pure, ma il dottor De Ficchy no. Che vogliamo fare ? Non possiamo arrestare il dottor De Ficchy perché allora non ha pensato di arrestare un colonnello.

  MIGUEL GOTOR. Calmiamoci. Io non avrei arrestato nessuno, perché avrei avuto la sensazione – ma ho chiesto conferma e il dottor De Ficchy mi ha detto di no – che il mio interlocutore mi stesse dicendo una Pag. 27cosa così incredibile, così assurda, così provocatoria e così facilmente verificabile nella sua inattendibilità, come in effetti è avvenuto, che evidentemente c'era dell'altro e questo altro era bene che restasse non indagato dalla magistratura.
  Questa è una mia supposizione, sensazione.

  PRESIDENTE. Ti ha detto che è stata anche la sua.

  MIGUEL GOTOR. Comunque, il punto è chiarissimo. Se il colonnello Guglielmi avesse risposto che era lì alle 9.30 a portare il cane a fare pipì, non ci sarebbero stati problemi.

  PRESIDENTE. Forse ho capito male. Mi sembra che il dottor De Ficchy abbia detto di aver avuto esattamente la tua sensazione. Per questo ho detto che noi stiamo disquisendo del fatto che non l'ha arrestato. È stato preciso, ha detto di aver avuto la stessa sensazione. Era convinto che Guglielmi stesse lì per due motivi: perché era vero quello che aveva detto Ravasio e perché faceva parte dell'Ufficio controllo e sicurezza. Purtroppo, ha fatto le indagini – magari per dargli pure l'ergastolo – ma non ha trovato riscontri.

  MIGUEL GOTOR. Non ha detto così.

  PRESIDENTE. Non ha detto «ergastolo», ho aggiunto solo questa parola.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. È così. Ha ragione il presidente.

  PRESIDENTE. Ha detto questo: ha detto di aver indagato perché era convinto che Ravasio avesse ragione. Del resto, io prima – ma eravate distratti – gli ho chiesto perché non avesse arrestato Ravasio o gli altri o non li avesse indagati per calunnia e quant'altro, e mi ha fatto lo stesso ragionamento.
  Io non dico che mi convince o non mi convince, ma, per essere chiari tra noi, il dottor De Ficchy ha detto di aver pensato che Ravasio stesse cambiando opinione su una cosa che aveva detto e che era vera e che Guglielmi avesse fatto la stessa cosa. Però, per fare l'intervento, gli serviva dimostrare o che la tesi di Ravasio era vera o che Guglielmi faceva parte dell'Ufficio controllo e sicurezza. Purtroppo, tutti gli accertamenti che ha fatto non hanno dimostrato questo.
  Possiamo sempre dire che poteva fermare il colonnello Guglielmi perché aveva detto che alle 9.30 di mattina era andato a pranzo, quindi aveva mentito. Dopodichè Guglielmi avrebbe detto...

  MIGUEL GOTOR. Non lo sappiamo perché non è stato fatto.

  PRESIDENTE. Questa è la tua considerazione: che non ha interrogato nuovamente Guglielmi.

  MIGUEL GOTOR. Non lo sappiamo perché non è stato fatto. Tutto qui. Di fronte a una versione che era manifestamente...

  PRESIDENTE. La questione è che – dopo che Guglielmi ha reso le sue dichiarazioni a verbale e dopo l'interrogatorio di D'Ambrosio – il dottor De Ficchy non ha interrogato di nuovo il colonnello Guglielmi.

  MIGUEL GOTOR. Presidente, la domanda è stata semplicissima, ma la ripeto. Al magistrato, ma anche al cittadino, chiedo: per caso ha avuto la sensazione di trovarsi di fronte a un'azione di benevola provocazione – deve rispondere sì o no, e andiamo avanti – da parte del colonnello Guglielmi ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Assolutamente no. Perché provocazione ? Di che cosa ? Non aveva senso.
  D'Ambrosio è stato sentito eventualmente dopo. Comunque la sensazione, ripeto, era quella che qualcosa non tornasse, ma dimostrare la eterodirezione delle Brigate Rosse...

Pag. 28

  MIGUEL GOTOR. Ma non sto dicendo questo.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Lo sto dicendo io, mi scusi. Abbia pazienza, ha parlato tanto, faccia parlare anche me, anche perché sono io che devo essere audito.
  Dimostrare la eterodirezione, così come diceva Franceschini, delle Brigate Rosse in quel periodo da parte di servizi o di altri enti – sappiamo che c'erano i piduisti che erano a capo dell'Ufficio controllo e sicurezza, c'erano sicuramente lobby massoniche interessate, c'era la ’ndrangheta sicuramente interessata, c'era la criminalità organizzata che aveva tanto interesse che finisse all'epoca il controllo del territorio – è evidente che era importantissimo. Però per dimostrarla ci vuole altro che una sensazione su dichiarazioni che non collimano. Occorre un riscontro più concreto.
  Poi, alla fine del 1992, io sono andato alla Procura nazionale. Il fascicolo era ancora in piedi e sicuramente poteva essere riportato...

  PRESIDENTE. Ricorda chi l'ha proseguito ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Se non ricordo male rimase a Franco Ionta, che poi ha sviluppato il discorso Maccari e il discorso Altobelli, che ha avuto anche una specifica importanza.

  MASSIMO CERVELLINI. Non ho capito una cosa. Lei ha quelle affermazioni, motivate da un pranzo a orario di colazione. Sicuramente è sfuggito a me nel corso di questa serata, ma quali sono i riscontri a fronte di queste affermazioni, al di là del non ottenimento delle verifiche del ruolo del colonnello Guglielmi ? Ovvero, il D'Ambrosio l'ha sentito subito ? Non l'ho capito questa sera.
  Se lei lo avesse chiesto a me e io le avessi risposto che ero andato a pranzo dal senatore Gotor, immagino che il senatore Gotor sarebbe stato immediatamente sentito da lei. Mi spiego ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Chiedo scusa, acquisiamo questo fascicolo, vediamo se l'ho sentito. Credo di averlo sentito subito dopo, D'Ambrosio, se non ricordo male.

  MASSIMO CERVELLINI. Ecco, e D'Ambrosio l'ha subito smentito.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Onorevole, sono passati ventidue anni. Io non ho un ricordo preciso.

  MASSIMO CERVELLINI. Per carità, mi risponde che non ha un ricordo preciso e lo acquisiremo. Non c’è problema, io smetto.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. All'inizio ho premesso che non potevo essere molto preciso, perché purtroppo sono passati ventidue anni. Io ho fatto sedici anni di Procura...

  MASSIMO CERVELLINI. Io però voglio immaginare, per rispetto di una professionalità indiscussa, che lei la verifica l'abbia fatta immediatamente. Le ripeto l'esempio: se io le dicessi che quel giorno ero a pranzo a casa di Gotor, immagino che lei immediatamente convocherebbe Gotor.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Infatti, se non ricordo male, penso di sì.

  MASSIMO CERVELLINI. Quindi, do per scontato che lei l'abbia sentito...

  PRESIDENTE. È stato sentito.

  MASSIMO CERVELLINI. ...immediatamente. Allora, adesso possiamo vedere anche tutte le carte, e lo dobbiamo fare. Resta la domanda che io pongo ora: dopo la risposta di D'Ambrosio, un problema si pone sul colonnello Guglielmi, perché ha evidentemente mentito.Pag. 29
  Ora, non è dei servizi segreti, lo si viene a sapere dopo «x» numero di anni, ma davanti a lei un colonnello dei Carabinieri ha mentito in maniera evidente. Non so come possa essere interpretato in maniera diversa.

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Siamo sempre sul punto. Vorrei capire qual è la finalità di tutto questo. Io collaboro volentieri, però francamente è la finalità che mi sfugge di tutto questo.
  È chiaro che c'era – lo ripeto ancora una volta – qualcosa che non collimava. D'Ambrosio dice che è andato alle 9-9.30 (adesso non ricordo l'orario) a casa sua. Cosa altro abbia detto non lo ricordo, per cui bisognerebbe andare a leggere. Collimava in parte, ossia sulla sua presenza, ma non collimava l'orario (non aveva significato l'orario riferito per un pranzo, e questo è stato detto già all'epoca) e ovviamente non collimava l'invito. Mancava l'invito a pranzo, anche perché un invito a pranzo alle 9 non ha senso.
  Detto questo, lo ripeto, bisogna prendere gli atti e vedere la successione degli eventi. Ricordo che il punto fondamentale era di quale ufficio facesse parte. Circa il fatto che non ci sia stata la coincidenza o ci sia stato un punto interrogativo sull'orario e sull'invito a pranzo, non è facile da qui svolgere attività invasive e cautelari nei confronti di colonnelli dei Carabinieri. Bisogna ovviamente accertare quali sono i motivi eventuali e io andavo alla ricerca dei motivi eventuali, che erano quelli che mi interessavano. Adesso vado a memoria, perché ricostruire me stesso di vent'anni fa non è facilissimo e cosa ho pensato vent'anni fa francamente non lo ricordo, però le sensazioni attuali sono quelle che vi sto dicendo. A me interessava ricostruire l'eventuale infiltrazione o l'eterodirezione o l'interessamento della P2 nel sequestro Moro. Questo eventualmente andavo cercando, riscontri in questo senso: era questo che mi interessava.
  Quando faccio un'indagine non mi interessa bruciare la persona per qualche non coincidenza di dati o di parole o di dichiarazioni tra l'uno e l'altro. Mi interessa la finalità più importante, che era quella. Io ritengo di aver ragionato, all'epoca, in questo modo. Può sembrare strano a voi, però devo dirvi che è importante sempre cercare di salvare un filone di indagine, puntare su un filone d'indagine e non disperdersi in situazioni che possono portare a niente.
  Lo ripeto, vanno letti gli atti dell'epoca, perché non ricordo esattamente le contestazioni che posso aver fatto all'uno e all'altro. È probabile che feci contestazioni all'uno e all'altro, però finché non avremo gli atti io non posso ricostruire esattamente quello che è successo. Con tutta la buona volontà, ma...

  MIGUEL GOTOR. A me interessava precisare che io sono responsabile delle mie domande. Qui il problema, dal mio punto di vista, non riguarda l'eterodirezione. Figuriamoci se per riflettere sull'eterodirezione dobbiamo servirci di Alberto Franceschini che era in prigione dal 1974 ! Qui il problema riguarda una eventuale direzione che il testo di Cipriani, che abbiamo definito attendibile, ci autorizza a ipotizzare.
  Cipriani cosa ci dice ? Che il colonnello Guglielmi fu inviato sul luogo dal suo superiore nella catena gerarchica, perché era giunta un'informazione da un infiltrato, che si chiamava Franco. Quindi, io la inquadro a questo livello, che è un livello di direzione, e continua a stupirmi che non si sia indagato sul tipo di risposta – che continuo a definire incredibile – che le è stata data dal colonnello Guglielmi, che forse nel 1991 (è la cosa più semplice) non poteva e non voleva, per questioni di evidente sicurezza, rivelarle il suo ruolo, la sua funzione e via dicendo.
  Preciso questo solo per dirle che, come vede, dal mio punto di vista siamo lontanissimi dal tema dell'eterodirezione. Poi, se vogliamo affrontare il tema delle infiltrazioni delle Brigate Rosse e lo mettiamo a verbale, sarebbe anche interessante. Sono passati tanti anni, presidente. Il generale Dalla Chiesa, sei mesi dopo essere diventato il capo dell'antiterrorismo, fa Pag. 30una relazione (che è agli atti) che evidentemente, ictu oculi, è il risultato di un'attività pregressa, per la mole di informazioni che ci sono. In quella relazione il generale Dalla Chiesa tira delle reti e dei fili di un'attività di infiltrazione che ormai sappiamo è stata elevatissima negli anni 1975, 1976 e 1977.
  Ci sono battute che vengono fatte sulla quantità di carabinieri che si sono laureati grazie alla lotta armata ! Quella del gruppo di Dalla Chiesa è elevatissima come precisione, ma questo lo dimostrano i documenti.

  PRESIDENTE. Pari alle sue non ammissioni.

  MIGUEL GOTOR. Cito, ad esempio, «Franco»; ma un altro infiltrato molto interessante, un'altra fonte, è la fonte denominata «il Cardinale». Sono passati trentasei anni, forse sarebbe giunto il momento di approfondire anche questo aspetto.

  PAOLO CORSINI. Una semplice curiosità. Torniamo un attimo a Ravasio: considerate le discrepanze tra quanto da lui riferito in sede di interrogatorio e le sue dichiarazioni a Panorama e all'onorevole Cipriani, quali indagini vennero svolte  ?

  LUIGI DE FICCHY, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli. Ricordo che immediatamente – ma questo dovete vederlo voi – feci fare una perquisizione a casa di Ravasio. Qualche cosa feci. Sicuramente sentii immediatamente i suoi commilitoni, quelli che stavano al nucleo; erano cinque. Prima è stato detto un nome, mi sembra Del Vecchio. Ecco, uno di quelli doveva essere Del Vecchio.
  Il problema era sempre quello: cosa faceva quell'Ufficio controllo e sicurezza, in che epoca era nato, che attività aveva fatto.
  Ne interrogai cinque o sei; alcuni, sfuggenti, non dissero niente di concludente. Qualcuno, invece, parlò dell'addestramento a cui loro erano soggetti. Forse dissero anche qualche cosa di più interessante, perché ricordo che almeno due di costoro confermarono qualche cosa di quello che aveva detto Ravasio a Panorama o a Cipriani, cioè non tanto riguardante Moro, quanto l'attività di quel nucleo.
  Il problema era sempre quello delle date, cioè quando si era attivato quell'Ufficio controllo e sicurezza, che per me era il perno della situazione. Era importante, ed è ancora importante, chiarire quando si era attivato, in particolare con riferimento a Roma.
  Su Ravasio c’è stato ovviamente questo interesse, per vedere quanto avesse detto di vero in precedenza, che poi corrisponde al resto delle sue dichiarazioni e all'acquisizione degli atti. Se avessimo gli atti, potremmo tutti quanti ragionarci meglio.

  PRESIDENTE. Voglio fare solo alcune rapide considerazioni che restino a verbale. È anche una decisione che ci risparmia del tempo. Ringrazio il dottor De Ficchy e anche tutti i colleghi che sono intervenuti. Siamo stati tutti abbastanza vivaci, però a me piace sottolineare, di questa audizione, che, a differenza di altre audizioni, abbiamo ripetuto ventidue volte – la ventitreesima a me non serve – la convinzione che si potessero fare ulteriori accertamenti per cercare ciò che possiamo chiamare «eterodirezione», «direzione», comunque una serie di interventi; mi sembra sia stato detto per la prima volta con grande chiarezza che circostanze esterne ponevano il tema che ci fosse qualcuno che era andato nei pressi di via Fani perché informato e che poteva essere informato sia per ostacolare sia per favorire.
  È una pista di indagine che è stata portata avanti, per verificare se un signore – che ha dichiarato che era andato lì a pranzo (che poi era un caffè) – era presente perché informato o perché faceva parte di un ufficio e c'era per le ragioni del suo ufficio.
  Tutti coloro che fino ad oggi abbiamo ascoltato, che hanno curato fascicoli antecedenti o successivi a quello del dottor De Ficchy, non hanno sviluppato questi sospetti o queste ipotesi d'indagine.Pag. 31
  Dopodiché, le nostre domande sul perché, invece che perseguire l'obiettivo di dimostrare che c'era l'ufficio, che c'erano le carte, non si sia contestata al colonnello dei Carabinieri la falsa dichiarazione che non si trattava di un pranzo, ma di un caffè o non si sia incriminato per calunnia il giornalista di Panorama o Ravasio, credo che siano domande assolutamente legittime, che con il senno di poi avrebbero magari portato, se fossi stato io magistrato e se allora la normativa me lo avesse consentito, a fermarli per ore.
  Credo che il dato importante sia che due filoni di indagine sono stati seguiti e ci dicono che né Guglielmi né Ravasio hanno convinto delle loro tesi il dottor De Ficchy, ma purtroppo, fino al 1992, quando ha seguito quelle indagini, i riscontri non li ha trovati.
  Credo che questo, per onestà, di un'audizione durata due ore e mezzo tra di noi dobbiamo dircelo, altrimenti disquisiamo del perché non ci sia stato il «secondo match» con Guglielmi o del perché Guglielmi non sia stato fermato. È giusto e legittimo porre e anche porsi la domanda, però fino a oggi non ho ascoltato nessuno dei magistrati che si sono occupati del caso che se la siano posta, o ne ho ascoltati o letti alcuni che lo hanno ipotizzato solo molti anni dopo e che quando si erano occupati del caso non lo avevano fatto. Credo che almeno questo sia un dato che dobbiamo considerare.
  Infine, credo che possiamo decidere, senza passare in Ufficio di presidenza, di dare delega al dottor Donadio di seguire anche, oltre alla vicenda di Nirta e di tutti gli altri elementi della ’ndrangheta, anche le piste, che a me colpiscono molto, di Selis, della banda della Magliana e di Cutolo da un lato, e della mafia dall'altro, in relazione a quanto ci ha riferito il dottor De Ficchy circa la marcia indietro di coloro che li avevano incaricati della ricerca di Moro.
  Lo diamo per deciso dalla Commissione in plenaria senza dover passare in Ufficio di presidenza.

  (La Commissione concorda).

  PRESIDENTE. Ringrazio ancora il dottor De Ficchy e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 23.