XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo

Resoconto stenografico



Seduta n. 29 di Mercoledì 15 luglio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catania Mario , Presidente ... 3 

Audizione del presidente di Confagricoltura Campania, Michele Pannullo:
Catania Mario , Presidente ... 3 
Pannullo Michele , Presidente di Confagricoltura Campania ... 3 
Catania Mario , Presidente ... 4 
Pannullo Michele , Presidente di Confagricoltura Campania ... 4 
Catania Mario , Presidente ... 4 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 4 
Pannullo Michele , Presidente di Confagricoltura Campania ... 4 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 4 
Catania Mario , Presidente ... 4 
Pannullo Michele , Presidente di Confagricoltura Campania ... 4 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 5 
Pannullo Michele , Presidente di Confagricoltura Campania ... 5 
Catania Mario , Presidente ... 5 

Audizione del capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone:
Catania Mario , Presidente ... 5 
Patrone Cesare , Capo del Corpo forestale dello Stato ... 5 
Catania Mario , Presidente ... 7 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 7 
Mongiello Colomba (PD)  ... 7 
Catania Mario , Presidente ... 8 
Patrone Cesare , Capo del Corpo forestale dello Stato ... 8 
De Franceschi Amedeo , Primo dirigente del Corpo forestale dello Stato, direttore della Divisione 2 – polizia agro-alimentare ... 8 
Catania Mario , Presidente ... 10 

Audizione del direttore della Confederazione italiana agricoltori Campania (CIA), Mario Grasso:
Catania Mario , Presidente ... 10 
Grasso Mario , Direttore della Confederazione italiana agricoltori della Campania ... 10 
Catania Mario , Presidente ... 12 
Mongiello Colomba (PD)  ... 12 
Cenni Susanna (PD)  ... 12 
Catania Mario , Presidente ... 12 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 12 
Grasso Mario , Direttore della Confederazione italiana agricoltori Campania (CIA) ... 12 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 13 
Grasso Mario , Direttore della Confederazione italiana agricoltori Campania (CIA) ... 13 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 13 
Catania Mario , Presidente ... 13 
Mongiello Colomba (PD)  ... 13 
Grasso Mario , Direttore della Confederazione italiana agricoltori Campania (CIA) ... 14 
Catania Mario , Presidente ... 14 

Audizione del presidente della Federazione regionale Coldiretti Campania, Gennarino Masiello:
Catania Mario , Presidente ... 14 
Masiello Gennarino , Presidente della Federazione regionale Coldiretti Campania ... 14 
Catania Mario , Presidente ... 16 
Cenni Susanna (PD)  ... 16 
Catania Mario , Presidente ... 16 
Masiello Gennarino , Presidente della Federazione regionale Coldiretti Campania ... 16 
Catania Mario , Presidente ... 16 

ALLEGATI: Documentazione presentata dagli auditi ... 17

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO CATANIA

  La seduta comincia alle 14.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente di Confagricoltura Campania, Michele Pannullo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente di Confagricoltura Campania, Michele Pannullo.
  Do la parola al presidente Pannullo per lo svolgimento della sua relazione.

  MICHELE PANNULLO, Presidente di Confagricoltura Campania. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti. Ringrazio il relatore, l'onorevole Russo.
  La mozzarella per noi è un prodotto estremamente importante. Anche l'alto livello di contraffazione dimostra quanto interesse c’è intorno a questo settore.
  Noi riteniamo che sia importante cercare di porre un freno a queste forme di contraffazione, perché dietro questa contraffazione, presidente, si genera quella che per noi è la cosa più perniciosa, cioè il rischio di una concorrenza sleale nei confronti di quelle aziende e di quei caseifici che, invece, lavorando in modo corretto, restano tagliati fuori da una corsa al ribasso dei prezzi del prodotto finito.
  Per quanto riguarda il tipo di contraffazione, in passato quella che più destava preoccupazione era la contraffazione con miscele contenenti altri tipi di latte, latte vaccino in particolare. Riteniamo che oggi questo sia un problema di facile controllo, poiché esistono dei reagenti grazie ai quali si individua agevolmente il tipo di latte.
  Il problema grosso che negli ultimi anni sta danneggiando fortemente l'economia di questo comparto, che per la Campania è vitale, è l'utilizzo di latte di bufala di altre provenienze, cioè di latte che viene da aree esterne a quella DOP. Trattandosi sempre di latte di bufala, con strumenti di laboratorio è difficile controllare.
  Noi ci siamo rifatti a un lavoro che è partito nel 2008 con un'audizione presso la Commissione agricoltura della Camera, dove si esplicitarono queste difficoltà. All'epoca fu deciso di nominare una commissione, anche alla luce di una serie di scandali che avevano visto coinvolti dirigenti del consorzio di tutela in episodi di contraffazione.
  Tale commissione si concluse, se non vado errato, nell'anno 2010, indicando alcuni punti. Il primo era rimanere fedeli alle regole del disciplinare della mozzarella di bufala campana, in particolare per quello che riguardava il discorso della lavorazione entro le 60 ore dal momento della mungitura. La commissione raccomandava in particolare una tracciabilità attenta sulla provenienza del latte di bufala. Infine, raccomandava di evitare la Pag. 4promiscuità delle lavorazioni nello stesso caseificio tra mozzarella DOP e mozzarella fatta con altri tipi di latte.
  Ci furono queste tre raccomandazioni, che per noi rimangono ancora valide. Noi siamo convinti che la strada sia questa, con particolare riferimento alla tracciabilità, che dall'anno scorso è diventata una legge.
  Infatti, dall'anno scorso l'Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno ha istituito, insieme al Servizio igiene alimenti nutrizione (SIAN), una banca dati alla quale tutti gli allevatori devono comunicare le produzioni giornaliere di latte e a quale caseificio hanno conferito il latte, in modo da incrociare i dati e capire se c’è o meno conformità tra di essi.
  La tracciabilità è cominciata a inizio gennaio di quest'anno. Ci risulta che al momento ha aderito più della metà delle aziende zootecniche. La legge lo impone a tutti, ma non ci sono sanzioni fino al 2016.
  Noi siamo convinti che bisogna insistere su questa strada, perché solo quando conosceremo i reali quantitativi di latte e la reale provenienza del latte, incrociando questi dati, potremo sapere dove nasce la frode.
  Concludo aggiungendo soltanto che, essendo la mozzarella un formaggio fresco, nel giro di otto o dieci ore arriva il latte e diventa mozzarella. Se non c’è un controllo di questa natura, è difficile andare al momento caseificio per caseificio, per capire se ci sono state o meno immissioni di latte di altre provenienze, che, come dicevo prima, sono quelle che creano il problema maggiore, cioè la concorrenza sleale.
  Nei supermercati noi vediamo mozzarelle che hanno dei costi talmente bassi che non ripagherebbero neppure il giusto valore della materia prima.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Lei ha un testo da lasciarci ?

  MICHELE PANNULLO, Presidente di Confagricoltura Campania. Sì.

  PRESIDENTE. Grazie, lo acquisiamo agli atti.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLO RUSSO. Vorrei delle delucidazioni sulle vicende che il presidente riferiva.
  In buona sostanza, noi siamo in un percorso di tracciabilità in fieri.

  MICHELE PANNULLO, Presidente di Confagricoltura Campania. A metà del guado.

  PAOLO RUSSO. A metà del guado. Ovviamente, fin quando il percorso non è completo, è difficile fare una verifica di tutti questi dati. A questo proposito, che a lei risulti, c’è qualcuno che esamina questi dati che entrano e che escono dalla stalla al caseificio, o addirittura dalla stalla all'intermediario e dall'intermediario al caseificio ? C’è qualche organo che esamina, analizza e misura questi dati e che segnala criticità ? C’è un alert che ci consente di mettere in campo iniziative di controllo successivo ?
  C’è un'ultima vicenda a cui lei ha fatto cenno molto fugacemente. Lei dice di concordare con il lavoro che svolse la commissione ministeriale: no alle modifiche del disciplinare, sì a una tracciabilità che sia assoluta. Addirittura, lei suggerisce di ritornare a una legge che c'era e che oggi non c’è più.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Pannullo per la replica.

  MICHELE PANNULLO, Presidente di Confagricoltura Campania. Io credo che nella legge sulla tracciabilità esista un sistema che deve controllare i dati.
  Comunque, come lei sa, poiché la produzione di latte di bufala subisce grosse variazioni durante l'arco dell'anno, fino a quando noi non avremo almeno un anno di raccolta dati, sarà difficile capire quanto latte c’è in giro. Dal momento in cui avremo la totalità delle aziende che segnalano il prodotto, avremo bisogno di un anno di tempo.Pag. 5
  Per questo motivo, se non avremo questi dati certi, sarà difficile poi valutare se siano necessarie o meno modifiche del disciplinare.
  Io rappresento la parte degli allevatori, che ritengo sia quella che in questo momento sta subendo maggiormente la crisi e i danni derivanti da questi fenomeni. L'unico potere contrattuale che ha un allevatore risiede nella certezza che il caseificio, se non ritira il suo latte, nelle 60 ore successive non può fare un prodotto DOP. Nel momento in cui questo caseificio potrà dirmi che ha le celle piene di prodotto stoccato, perché le nuove regole potrebbero consentirglielo, io non avrò più nessun potere contrattuale.
  A proposito della separazione, io ritengo che quella fosse la strada migliore, per il discorso che facevo poc'anzi: essendo un prodotto fresco, che viene lavorato in poche ore, a meno che non si metta veramente in ogni caseificio un super-controllore, dubito che si possa evitare che qualcuno sia tentato di prendere delle scorciatoie.

  PAOLO RUSSO. Non voglio essere eccessivamente brutale. Allo stato dell'arte, di fatto, non c’è una tracciabilità e non c’è la possibilità del controllo in caseificio, perché lì può arrivare latte vaccino, latte di bufala dell'areale DOP, cagliata ucraina e quello che si vuole.
  In buona sostanza, fin quando non andrà a regime il sistema, saremo in una condizione di criticità, offerta alla sicura e certa buonafede di tanti allevatori e di tanti trasformatori seri.

  MICHELE PANNULLO, Presidente di Confagricoltura Campania. Ha ragione, però, a nostro avviso, la strada è quella della tracciabilità. Lo ripeto. Sono d'accordo sul fatto che è ancora presto.
  Posso soltanto aggiungere che in una precedente audizione in Commissione agricoltura a cui partecipai anni fa, sul problema della brucellosi nella bufala, osservammo che i dati sul numero di capi delle ASL erano discordanti da quelli che avevano altri organi di controllo. La prima cosa che fu decisa all'epoca fu l'istituzione della banca dati per i capi bufalini. Oggi, presidente, quella è una realtà che funziona.
  Su quella falsariga, noi riteniamo che anche la tracciabilità del latte, attraverso un organismo certo e pubblico che raccolga i dati, possa dare una mano più che valida a evitare le frodi, che sono l'argomento per cui oggi siamo qui da voi.

  PRESIDENTE. Mi sembra abbastanza chiaro, da un lato, che oggi la tracciabilità non c’è e, dall'altro, che lei ritiene che in futuro questa sarà la soluzione auspicabile.
  La ringrazio, presidente, e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone.
  Vedo che è stato distribuito un testo, che può essere sintetizzato e non necessariamente letto per intero.
  Do la parola a Cesare Patrone per lo svolgimento della sua relazione.

  CESARE PATRONE, Capo del Corpo forestale dello Stato. Grazie, signor presidente. Il testo è stato distribuito. Tuttavia, mi permetto di leggere alcune questioni, seppure riassunte.
  Le criticità della filiera della mozzarella di bufala campana sono tutte connesse al requisito richiesto dal disciplinare per il suo unico ingrediente: latte fresco intero di bufala, di razza mediterranea italiana, proveniente dagli allevamenti zootecnici siti nell'areale DOP di origine del prodotto, condotti secondo gli usi e le tradizioni locali.
  Voglio rilevare due questioni. Più del 50 per cento della produzione è movimentata dalla grande distribuzione, che non ha regole e lancia offerte promozionali proprio nel periodo estivo, utilizzandole come specchietto per le allodole, conoscendone l'ascendente sui consumatori.Pag. 6
  La mozzarella di bufala campana è un prodotto altamente deperibile, quindi difficile da gestire per la esportazione extra Unione europea. Un'altra problematica connessa all'esportazione è il requisito del possesso di specifiche qualifiche sanitarie dell'allevamento di produzione del latte. Per l'ambito europeo basta la qualifica sanitaria di indenne, mentre al di fuori dell'Unione europea è richiesta la qualifica sanitaria di ufficialmente indenne.
  Gli allevamenti di bufale in questi ultimi anni sono stati depauperati, a causa degli abbattimenti connessi all'eradicazione della brucellosi e, in residua parte, di quelli dei capi adulti risultati oggetto di profilassi illegali, come il vaccino antibrucellare RB-51, o risultati positivi alla diossina.
  Tali criticità, tutte connesse alla difficoltà di reperire l'ingrediente previsto dal disciplinare di produzione, specialmente nel periodo estivo, durante il quale vi sono la massima richiesta e la minima produzione di latte, hanno indotto alcuni disonesti gestori di caseifici e trasformatori a utilizzare, nella preparazione del prodotto di qualità certificata mozzarella di bufala campana, una percentuale di latte vaccino (il cosiddetto taglio dal 30 al 50 per cento), latte di bufala surgelato nel periodo invernale, latte di bufala non di filiera DOP, oppure cagliate di bufala surgelate.
  Tali azioni illecite erano agevolate dalla difficoltà nel poter effettuare una verifica di rintracciabilità per l'intera filiera del latte bufalino impiegato nelle produzioni di mozzarella di bufala campana DOP (MBC DOP).
  L'acquisto di latte di filiera DOP veniva giustificato a mezzo di attività di riqualificazione di partite di latte (cagliate) non di filiera DOP, attraverso triangolazioni o a mezzo di fatturazioni emesse per operazioni inesistenti da parte di allevatori compiacenti, peraltro avvantaggiati dal regime fiscale forfettario.
  Il tutto era agevolato dal disvalore che sussisteva tra gli ingenti illeciti profitti conseguiti da chi delinque in tal modo e la condanna penale che viene inflitta nel caso di accertamento dell'azione criminosa. L'azione penale il più delle volte si risolveva con un decreto di condanna di poche centinaia di euro.
  A tale forte disvalore si è cercato di porre rimedio attraverso le sanzioni accessorie previste dai commi 4 e 5 dell'articolo 4 del decreto-legge n. 91 del 2014, convertito con la legge n. 116 del 2014, il cosiddetto «decreto Campo libero».
  Un'altra importante misura è stata introdotta con l'articolo 4, comma 2, della legge n. 116 del 2014: la tracciabilità obbligatoria del latte bufalino di filiera MBC DOP per tutti gli operatori.
  Tale comma recita: «Gli allevatori bufalini, i trasformatori e gli intermediari di latte di bufala sono obbligati ad adottare nelle rispettive attività, secondo le disposizioni del decreto di cui al comma 3, sistemi idonei a garantire la rilevazione e la tracciabilità del latte prodotto quotidianamente, dei quantitativi di latte di bufala trasformato e delle quantità di prodotto derivate dalla trasformazione del latte di bufala utilizzato».
  A questa disposizione è stata data attuazione con il successivo decreto ministeriale del 9 settembre 2014, che riporta le modalità per l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 4 del decreto-legge n. 91 del 24 giugno 2014, recante «Misure per la sicurezza alimentare e la produzione della mozzarella di bufala».
  L'applicazione di tale ultimo provvedimento, però, sta incontrando qualche difficoltà nelle aziende zootecniche bufaline a gestione familiare, per gli adempimenti informatici a essa connessi.
  Allorquando quest'ultima normativa entrerà pienamente a regime, ossia sarà possibile per il personale deputato ai controlli accedere alle banche dati del latte, essa potrà costituire un fondamentale e formidabile strumento per i controlli sul prodotto mozzarella di bufala campana.
  Corre l'obbligo di fare alcuni approfondimenti sullo stato attuale della filiera. La richiesta di mozzarella di bufala campana ha risentito in maniera pesante in quest'ultimo periodo sia del perdurare Pag. 7della crisi economica che della problematica mediatica relativa alla Terra dei fuochi.
  Tale riduzione della richiesta di prodotto ha inciso maggiormente sull'anello più debole della filiera: gli allevamenti zootecnici. Molti di essi sono già falliti o versano in situazioni di grave dissesto economico, perché i caseifici riconoscono prezzi molto bassi per il latte bufalino rispetto ai costi sostenuti dagli allevatori per la sua produzione.
  La gestione degli allevamenti è nella maggior parte dei casi a conduzione familiare e manca qualsiasi forma di cooperazione o di consociativismo tra gli stessi. La gestione degli allevamenti avviene il più delle volte con un approccio poco rigoroso, con particolare riferimento alla tecnica di destagionalizzazione dei parti, che viene tentata con alterne fortune, non posandosi su approcci scientifici consolidati.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'ingegner Patrone, anche per il rapporto generale 2014, che avete trovato in cartella e che è allegato al testo completo della sua relazione odierna.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLO RUSSO. Il vostro è un osservatorio straordinariamente privilegiato su questo fronte, viste le numerose attività che avete posto in essere per aiutare la filiera della mozzarella di bufala campana DOP.
  Nella relazione rilevate come tutto si gioca sul disciplinare, che comporta la necessità di utilizzare latte fresco intero di bufala di razza mediterranea.
  Pensate che una modifica a tal proposito potrebbe agevolare le vostre attività e potrebbe migliorare la performance dei vostri controlli, o, viceversa, potrebbe ulteriormente ingenerare elementi di criticità e di difficoltà nelle attività di controllo ?

  COLOMBA MONGIELLO. La presenza dell'ingegner Patrone, del dottor De Franceschi e dei suoi collaboratori mi offre la possibilità di cercare di entrare nel dettaglio su come funziona il sistema della mozzarella di bufala campana. Io distinguerei due livelli: il DOP, che ovviamente dispone di un suo disciplinare, e il non DOP.
  Chi ha preceduto la sua audizione ha affermato che stiamo parlando di un prodotto deperibile e a basso costo, che, proprio per questo, è un prodotto-civetta nei nostri supermercati e, quindi, largamente diffuso.
  Ci sono tante criticità. In primo luogo, si parla di latte congelato. Entro nel merito dell'audizione. Alcune imprese locali stanno facendo pressione per far congelare il latte, in maniera tale che questa possa essere una scusa per fare a meno di cagliate provenienti dall'estero.
  Io esprimo la mia opinione. È ovvio che noi, con i flussi di entrata e i flussi di uscita, potremmo stabilire che cosa entra nel nostro Paese. Io ho sempre chiesto di rendere pubblici i flussi, anche per quel che riguarda l'Agenzia delle dogane. Così come avviene per l'olio, che è disciplinato da uno degli articoli della legge, noi potremmo stabilire perfettamente quali cagliate entrano nel nostro Paese e qual è il prodotto che esce dal nostro Paese.
  Oppure, dottor Patrone, più facilmente potremmo stabilire quante bufale abbiamo, che cosa sono in grado di produrre e, quindi, che cosa siamo in grado di trasformare. Non ci vuole chissà quale banca dati o chissà quale elaborazione trascendentale dei dati. Basterebbe chiedere agli allevatori quanto producono le proprie bufale e quante mozzarelle sono in grado di trasformare. È tutto qui.
  Siccome ovviamente questo è un prodotto legato al tempo, noi potremmo stabilire quante mozzarelle possiamo produrre in un determinato periodo.
  Questo ovviamente è il tema che riguarda la mozzarella di bufala. C’è poi la questione della DOP. Spesso avete scoperto grosse frodi – io vi ringrazio per la vostra attività – relative a prodotti mischiati Pag. 8con latte non DOP, con latte vaccino o addirittura con un altro tipo di latte.
  Io sono stata a visitare alcune imprese in zona. Qualcuno mi faceva capire che i controlli avvengono di giorno, ma di notte non ci sono. Quando arrivano i camion da chissà dove, tutti sanno ma nessuno parla.
  Il tema è molto delicato. Io non vorrei che alcune imprese e soprattutto qualche consorzio, con la palese speranza di poter avere una tracciabilità lungo la filiera, potessero far pensare che è meglio il latte congelato di altro.
  Vorrei aggiungere un'altra cosa, affinché rimanga agli atti. Noi in Commissione agricoltura, su questo tema, abbiamo audito tutto il mondo della mozzarella di bufala. L'assessore regionale all'epoca dichiarò che era stato siglato un protocollo d'intesa tra tutte le parti per la tracciabilità di filiera.
  A che punto siamo ? Il protocollo è rimasto solo sulla carta ? Ciò significa che non è mai stata data piena attuazione alla tracciabilità e all'etichettatura volontaria ? C'era già stato un preciso testo normativo che andava in quella direzione.
  La banca SIAN, di cui abbiamo parlato, può mettere insieme tutti i dati disponibili, che significa anche trasmetterli e renderli pubblici, in maniera tale che tutta la filiera possa sapere di che cosa stiamo parlando ?
  Ho un'ultima questione. Lei ha fatto riferimento ad alcuni strumenti normativi approvati da questa legislatura, tra cui il decreto-legge n. 91, convertito con la famosa legge n. 116.
  Ritiene che, così come è stato trasformato, il codice possa essere adeguato alla fotografia dell'intero settore ? Le pene accessorie possono essere utilizzate per porre un freno anche alle frodi e alle contraffazioni ?
  L'operazione Opson è un vanto per la vostra attività. Io ho partecipato a una riunione internazionale presso il Ministero degli interni, in qualità di relatrice, e, quindi, ho visto come questa attività funziona. Abbiamo fatto anche una specie di resume quando siamo stati a Lodi.
  Voi ritenete che questo strumento internazionale di sorveglianza possa essere efficace per attivare tutti i canali di controllo e per mettere a frutto le vostre conoscenze ?

  PRESIDENTE. Do la parola all'ingegner Patrone per la replica.

  CESARE PATRONE, Capo del Corpo forestale dello Stato. Presidente, se permette, molto meglio di me potrà rispondere il direttore della divisione, il dottor Amedeo De Franceschi, che conosce molto bene la materia.

  AMEDEO DE FRANCESCHI, Primo dirigente del Corpo forestale dello Stato, direttore della Divisione 2 – polizia agro-alimentare. Saluto il presidente e i commissari.
  Rispondo in ordine alle questioni dell'onorevole Russo. Se ho capito bene il cuore della domanda, lui chiedeva se, modificando il disciplinare, l'attività di controllo verrebbe agevolata.
  Non credo ci sia connessione – lo dico fuori dai denti – perché, laddove abbiamo dei disciplinari stringenti e importanti, il prodotto assume un valore, non solo dal punto di vista commerciale, ma anche dal punto di vista della produzione del territorio.
  Ci sono tanti esempi su questo. Il primo, che è nella lista dei formaggi DOP, è il Parmigiano reggiano. Perché il Parmigiano reggiano, prodotto in 400 caseifici, è così famoso al mondo ? È famoso perché ha un disciplinare molto stringente. In quel caso, si sono dati delle regole addirittura sull'alimentazione delle bovine, a differenza del Grana Padano, dove danno gli insilati alle bovine.
  Sulla mozzarella di bufala c’è stato un ragionamento fatto a suo tempo dai produttori, che non sono stati costretti a dotarsi di un disciplinare, in cui evidentemente le 60 ore sono quelle che garantiscono la qualità del prodotto.
  Sull'utilizzo del latte congelato mi viene da dire soltanto una cosa, ma la dico da organo di controllo: siamo in una situazione Pag. 9di difficoltà dal punto di vista analitico-scientifico nel discriminare le origini e le provenienze del latte. Siamo in un momento in cui non c’è tracciabilità nella filiera.
  Come diceva l'onorevole Mongiello, forse basterebbe accertare quante bufale ci sono, come avviene per gli ulivi, e stabilire un range di rendimento, per avere un'ipotesi di produzione.
  Siamo in una situazione dove la tracciabilità deve ancora entrare a regime. Devo dire che sull'olio il SIAN funziona, nel senso che abbiamo degli strumenti che ci consentono di lavorare dalla scrivania, senza andare in azienda. Dalla scrivania, nei nostri uffici, conosciamo le movimentazioni. Questo è fondamentale. Non dimentichiamocelo mai. Affermano che le aziende sono vessate, invece bisognerebbe migliorare l'informatizzazione dei flussi alimentari, in questo caso del latte.
  Non credo, onorevole, che ci sarebbe un'agevolazione, anzi forse, paradossalmente, la questione potrebbe essere ancora più complicata. Io sto parlando solo dell'areale DOP, mentre al di fuori di essa mi potrebbe sorgere il dubbio che potremmo prendere latte congelato da ogni dove.
  Purtroppo, la stagionalità è dirimente ed è una questione importantissima. Comunque, noi effettuiamo i controlli.
  Per quanto riguarda la tracciabilità di filiera, ho già risposto all'onorevole Mongiello. Laddove il mondo produttivo – infatti, non è stato imposto a nessuno – si è dato una sorta di regolamento, come nell'olio, ciò ha funzionato.
  Certamente abbiamo rilevato che all'inizio c’è stata una difficoltà. Il tessuto produttivo, sia per l'olio che per la mozzarella di bufala campana, è composto da piccole e medie imprese, che fanno fatica ad adattarsi a un commercio e a dei sistemi informatici, ma non c’è niente da fare: è questo il futuro. Sicuramente dobbiamo avere una tracciabilità informatica e lo faremo. Al momento siamo appena partiti.
  Quanto alle pene accessorie, non è un segreto che stiamo lavorando nella commissione istituita presso il Ministero della giustizia e presieduta dal consigliere Caselli, dove c’è un ragionamento su questo. Stiamo cercando di stabilire dove è necessario inasprire alcune pene e dove, invece, fare delle contravvenzioni.
  Fondamentalmente la questione è la tracciabilità documentale. Oggi, quando non riusciamo a riscontrarla, c’è una sanzione di centinaia di euro. Mettiamo sullo stesso piano la piccola impresa, che agisce per disattenzione o per colpa, e l'organizzazione criminale che, invece, sull'assenza della tracciabilità gioca tutta la partita.
  Mi collego alla questione dell'operazione Opson. È chiaro che la mozzarella di bufala campana ha tempi di consumo molto brevi. Questa cooperazione internazionale funziona, nel momento in cui noi spieghiamo ai nostri organi di controllo che cosa andare a cercare.
  In attesa delle rogatorie internazionali che le magistrature chiaramente fanno e che hanno i loro tempi, gli organi di controllo in seno all'Interpol funzionano molto bene, perché possiamo avere queste informazioni in anticipo rispetto a rogatorie che hanno tempi biblici.
  Le pene accessorie sono sicuramente un deterrente, perché è chiaro che in molti casi chiudere uno stabilimento per quindici giorni, magari nel periodo estivo, ha un effetto maggiore di una pena per frode in commercio. Siccome non abbiamo la responsabilità della persona giuridica, di solito è sempre il malcapitato di turno che viene accusato di aver commesso quella frode in commercio, che poi finisce con un'ammenda.
  In conclusione, i due sistemi a disposizione dell'organo di controllo sono la tracciabilità documentale e quella scientifica. Questi strumenti devono viaggiare in parallelo.
  Ad esempio, in questo momento sul latte da Parmigiano reggiano il consorzio di tutela si è dotato della sua tracciabilità scientifica. Sono in grado di stabilire se dei Parmigiani reggiani sono fatti con latte moldavo o con latte lituano. Forse il punto è questo. Lo diciamo da anni e abbiamo siglato anche una convenzione a suo Pag. 10tempo con San Michele all'Adige. Il consorzio di tutela del Parmigiano ha siglato un accordo privato con San Michele all'Adige, poiché c'era il problema del falso Parmigiano reggiano. È chiaro che questa ricerca scientifica ha un suo costo, però c’è un ritorno.
  Per noi, organo di controllo, è molto più semplice andare lì, prendere un campione, fare l'analisi e dire che non è mozzarella di bufala oppure campana DOP. Per i traffici di notte, basterebbe il tool scientifico e saremmo a posto. Questo è il nostro punto di vista.

  PRESIDENTE. Ringrazio vivamente l'ingegner Patrone e il dottor De Franceschi. Il loro intervento è stato molto utile. Ci sono stati dei riferimenti, su cui immagino che il relatore vorrà riflettere per eventuali approfondimenti.
  Dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna.

Audizione del direttore della Confederazione italiana agricoltori Campania (CIA), Mario Grasso.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore della Confederazione italiana agricoltori della Campania, Mario Grasso.
  Do la parola al dottor Grasso per lo svolgimento della sua relazione.

  MARIO GRASSO, Direttore della Confederazione italiana agricoltori della Campania. Buonasera, ringrazio il presidente.
  In primo luogo, ci troviamo in una delle DOP più importanti d'Italia. La mozzarella di bufala è la terza DOP, quindi ha un grande valore per quanto riguarda l'Italia, ma soprattutto la Campania.
  In secondo luogo, ci sono sicuramente delle frodi nella DOP, che vanno perseguite, anzi le pene vanno aumentate. Tuttavia, neanche le altre DOP d'Italia sono immuni da questo. Non mettiamo sotto accusa una DOP. Senz'altro ci sono delle difficoltà, visto anche l'ambiente creato in Campania dall'attenzione mediatica sulla Terra dei fuochi, per cui tutto viene amplificato.
  Chiedo scusa per questa premessa. Arrivo al dunque. Attualmente, se andiamo presso gli allevatori, vediamo che non c’è più latte, in primo luogo, perché in questo periodo, nei mesi di luglio e agosto, c’è una maggiore richiesta di mozzarella e, in secondo luogo, perché, anche se non è ancora a pieno regime, la tracciabilità obbligatoria di filiera sta dando i suoi risultati.
  Il problema qual è ? Io partirei da un'analisi della situazione attuale del comparto della mozzarella di bufala, per poi parlare dei diversi effetti oppure delle diverse modifiche.
  Allo stato attuale, aldilà delle frodi che possono esserci, noi rileviamo che non c’è molta introduzione di latte bovino o di altri tipi di latte all'interno della filiera della mozzarella di bufala. Infatti, nell'ultimo periodo il latte di bufala è pagato così poco che non conviene molto aggiungere latte bovino. Questo è uno dei primi punti.
  Il problema più grosso è che la mozzarella di bufala arriva a un prezzo sugli scaffali che è intorno ai 6 euro o poco più. Ciò significa che qualcosa non va all'interno della filiera, a meno che non venga introdotto un altro tipo di latte.
  Infatti, noi sappiamo benissimo che per produrre un chilo di mozzarella ci vogliono almeno quattro litri di latte. Ciò dipende dalla quantità di grasso oppure dalla quantità di proteine, che variano durante l'anno, però questa è la media.
  Sicuramente anche il costo di produzione è variabile, ma in media produrre un litro di latte nella stalla all'allevatore costa non meno di un euro, abbattendo i costi al minimo e utilizzando la manodopera familiare, trattandosi appunto di allevamenti familiari.
  I conti sono facili: un chilo di mozzarella, solo di materia prima, viene a costare più di 4,5 euro. Come è possibile poi vendere un chilo di mozzarella a 6 euro ?
  A ciò noi aggiungiamo un altro punto: pensate ai costi per fare la mozzarella. I Pag. 11casari costano tantissimo, sono dei veri e propri artigiani. Lo stipendio medio di un casaro è molto elevato all'interno di un caseificio. Inoltre, anche i costi di gestione di un caseificio sono molto elevati.
  Pertanto, nel prezzo di 6 euro c’è qualcosa che non va. La cosa che non va è che purtroppo c’è una speculazione all'interno della filiera. La speculazione più evidente, di cui dobbiamo prendere atto, è quella sugli allevatori. Il latte viene pagato poco in alcuni periodi, ma non in questo. Oggi il latte di bufala si paga 1,30 euro e non c’è latte rimanente, perché c’è una forte vendita della mozzarella di bufala a luglio e ad agosto.
  Il primo problema, quindi, è che il latte durante tutto il periodo viene pagato poco agli allevatori. Il secondo problema è quando viene pagato. Si arriva anche a pagamenti a tre mesi, a sei mesi o a otto mesi. Spesso all'allevatore alcune partite non vengono proprio pagate.
  C’è una speculazione nella filiera, che va risolta. In seguito ci sono le frodi, che sono un altro fenomeno, limitato ad alcuni casi. Tuttavia, questo è il fenomeno più comune all'interno della filiera.
  Se guardiamo agli strumenti, ce n’è uno che è stato voluto da tutte le parti della filiera, con mille difficoltà, che è la tracciabilità di filiera obbligatoria. I dati parlano chiaro. Più del 50 per cento delle imprese hanno aderito al sistema, che è positivo e può funzionare.
  Io suggerisco di velocizzare i controlli. Mi dispiace che i rappresentanti del Corpo forestale se ne siano andati. Bisogna aumentare subito i controlli, perché lo strumento c’è. Oggi bisogna agevolare subito i controlli su questo sistema che si è creato, per rendere più forte l'impatto sul territorio.
  C’è quasi il 50 per cento delle adesioni. Tuttavia, dobbiamo prendere atto che in Campania le adesioni sono più del 70 per cento, mentre nelle altre regioni, purtroppo, c’è poca sensibilità verso questo strumento della tracciabilità obbligatoria. Pertanto, bisogna favorire una maggiore sensibilizzazione nelle altre regioni. Noi dobbiamo utilizzare appieno questo strumento. La tracciabilità di filiera obbligatoria è importantissima.
  Questo è lo scenario che abbiamo oggi. Quali sono le criticità che permangono nello scenario attuale ? Bisogna dire che purtroppo ci sono delle politiche di promozione del comparto della mozzarella di bufala che forse vanno orientate in modo diverso.
  Infatti, noi sappiamo bene che la mozzarella di bufala nei periodi estivi si vende tantissimo, mentre nel periodo invernale non si vende molto, ma si produce più latte. Pertanto, bisognerebbe iniziare a fare un piano reale di promozione, guardando quando c’è produzione e quando non c’è. Bisognerebbe orientare le campagne di promozione nei periodi in cui c’è maggiore produzione di mozzarella e minore vendita.
  Bisogna correggere questo e farlo in modo strategico. Penso che il consorzio di tutela su questo potrebbe fare un buon lavoro. Dobbiamo svoltare. Questa è la prima grande criticità che abbiamo nelle produzioni.
  Si è parlato di modifiche del disciplinare. Tutto si può migliorare. Si parta dal fatto che la mozzarella di bufala campana, in primo luogo, è un valore per un territorio e, in secondo luogo, è un prodotto di eccellenza. In terzo luogo, si dovrebbe competere sui mercati con la mozzarella di bufala alzando il prezzo. Infatti, quando la produzione è poca e la richiesta è molto elevata, di solito si alza il prezzo. Questo non succede per la mozzarella di bufala, e non si capisce perché. Bisogna competere alzando il prezzo della mozzarella di bufala.
  Sulla base di questi tre punti, tutto è possibile. Vediamo quello che succede. Se si può migliorare mettendo queste priorità al centro, siamo d'accordo. Quando arriverà il momento, ossia quando la tracciabilità funzionerà, si potrà anche discutere sulle modifiche del disciplinare della mozzarella di bufala, per migliorarlo o per trovare nuovi canali di mercato, ma sicuramente Pag. 12senza modificare la filiera artigianale di produzione che distingue la DOP.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  COLOMBA MONGIELLO. Pongo due semplici domande. Dottore, io vengo dalla provincia di Foggia. Noi abbiamo avuto la DOP, per cui conferiamo il nostro latte nei caseifici campani oppure etichettiamo di nostro con la DOP bufala campana. Questo è un argomento che ho avuto modo di trattare in passato.
  Io le pongo una semplice domanda, a cui mi hanno risposto anche i forestali: cosa pensa del latte congelato ? Dal momento che si è ampliata questa discussione a livello locale, vorrei sapere da parte vostra cosa ne pensate.
  Le rivolgo una domanda molto secca: è plausibile che molti caseifici riescano ad andare avanti in determinati periodi, nonostante la strozzatura della filiera, che praticamente fa diminuire i prezzi al consumo, mentre i costi di produzione sono molto alti ? Non ritiene che la filiera sia stata drogata anche da immissioni di latte non di areale ?

  SUSANNA CENNI. La mia è una curiosità, più che una domanda. Ho ascoltato con attenzione sia il suo intervento sia quello del presidente di Confagricoltura in apertura.
  In modo particolare lei ha svolto delle considerazioni sulla filiera, sul prezzo finale e, quindi, anche sulle difficoltà a star dentro al prezzo e sulla necessità di far più promozione.
  Noi siamo una Commissione d'indagine e ci occupiamo di contraffazione, quindi ci interessa capire la dimensione del fenomeno e tutte le attività che possono essere messe a punto per combatterlo. Non stiamo facendo un'indagine in generale sulla mozzarella, se non sbaglio.
  Sia il tema dei contenuti del disciplinare sia il tema della promozione sono scelte che competerebbero proprio alle imprese e ai consorzi delle imprese, nella loro autonomia. Io lo ascolto volentieri, però questo è un appello che dovrebbe vedere una reattività soprattutto da parte del sistema delle imprese.
  Io penso che la competizione, che può avere come conseguenza anche un riconoscimento più alto del prezzo al consumatore finale, probabilmente possa avvenire sulla garanzia della qualità che si pone sullo scaffale o comunque all'attenzione del consumatore.

  PRESIDENTE. Direttore, torno anch'io su un punto. Prendendo spunto da quanto detto dalla collega Cenni, che ha ricordato che questa è una Commissione d'inchiesta sulla contraffazione, le pongo una domanda.
  Nel suo intervento lei ha sottolineato con molta enfasi un fenomeno di schiacciamento del prezzo. Sostanzialmente un prezzo al consumatore molto basso determina o implica uno schiacciamento a monte, che riguarda soprattutto l'allevatore.
  Questo schiacciamento del prezzo non è forse reso possibile proprio dalla presenza nella filiera di componenti di prodotto contraffatto e di materia prima non originale ? Se il sistema fosse integro e non ci fosse presenza di materie prime non conformi al disciplinare, sarebbe possibile uno schiacciamento del prezzo di questo tipo ?

  PAOLO RUSSO. La domanda successiva a quella del presidente è: se aumentano la quantità di prodotto venduto e l’export, come mai non cresce il prezzo del latte alla stalla ?

  MARIO GRASSO, Direttore della Confederazione italiana agricoltori Campania (CIA). Gli allevatori in questo periodo non hanno latte e c’è una forte richiesta di latte da parte dei caseifici. Il latte attualmente è tutto venduto e c’è una forte produzione di mozzarella. È prodotta realmente con il latte che proviene dall'areale DOP ? Va verificata la qualità di mozzarella Pag. 13che esce sui mercati. Secondo noi, la mozzarella che viene prodotta in questo periodo è di più del latte dell'areale della mozzarella di bufala DOP.
  In passato i caseifici facevano i contratti agli allevatori a otto e a quattro mesi. Per otto mesi pagavano un prezzo e per quattro mesi pagavano un altro pezzo. In seguito siamo arrivati al punto che i caseifici, essendo la parte forte della filiera, impongono un prezzo agli allevatori.
  Occorre dire che noi non siamo bravi, purtroppo, a fare aggregazione, cioè a fare un'organizzazione di produttori (OP). Purtroppo nella filiera bufalina noi allevatori abbiamo delle difficoltà forti nel metterci insieme: due allevatori sono troppi. Questo va superato, e forse un giorno ci riusciremo. Questo ci rende ancora più deboli.
  Anche i caseifici hanno le loro difficoltà. Spesso parliamo solo di una parte della filiera, ma vi spiegherò anche quali sono le difficoltà dei caseifici.
  In seguito, si è imposto il contratto a sei mesi e sei mesi: per sei mesi, quando c'era una maggiore vendita, veniva pagato un prezzo, e per i restanti sei mesi veniva pagato un prezzo più basso.
  Adesso si è arrivati al punto che sono stati quasi superati i contratti e che il prezzo ormai viene imposto giornalmente all'allevatore.
  Nella parte dell'anno in cui c’è minor vendita, inizia la speculazione all'interno della filiera, perché serve meno latte. A quel punto, possono verificarsi quei fenomeni di frode.
  Noi non abbiamo più pensato alla separazione degli stabilimenti in due opifici divisi da un muro. Abbiamo voluto uno strumento, che non vale solo per la mozzarella di bufala campana DOP, ma per tutta la mozzarella di bufala. Abbiamo voluto uno strumento per la tracciabilità obbligatoria di tutto il latte di bufala prodotto. Infatti, non si tratta solo della mozzarella di bufala DOP: la criticità non sta all'interno della DOP, ma riguarda tutto il latte di bufala prodotto.
  Tale strumento, che allora abbiamo voluto – le discussioni sono durate quasi un anno – è fondamentale per capire la quantità di latte di bufala prodotto, non solo quello DOP. Infatti, a drogare il mercato per primo è il latte di bufala, che si confonde tra quello DOP e quello non DOP.
  Pertanto, il primo lavoro consiste nel capire la quantità di latte di bufala prodotto, non solo in Campania, ma in Italia. Questa è la tracciabilità obbligatoria di tutto il latte di bufala che viene prodotto in Italia. Questo strumento è l'unico che può darci finalmente un monitoraggio che dice: «Il latte di bufala prodotto in Italia è tot». Con questo dato, riusciamo tranquillamente a ricavare i flussi del latte prodotto nell'areale DOP.
  Questo strumento è il punto cardine per riuscire finalmente a mettere in evidenza dove ci sono entrate di altro latte. Quello che noi rileviamo è che si tratta soprattutto di latte di bufala, e non più di latte bovino. Nessuno utilizza il latte bovino, anche perché il prezzo è lo stesso, forse il latte bovino è a 52-53 centesimi. Ormai in alcuni periodi dell'anno il latte di bufala è pagato 70 centesimi, quindi poco in più.

  PAOLO RUSSO. Ciò significa che il problema riguarda la DOP, perché nel resto della filiera sempre di latte di bufala si tratta.

  MARIO GRASSO, Direttore della Confederazione italiana agricoltori Campania (CIA). Sì, il latte non DOP è latte di bufala.

  PAOLO RUSSO. Dunque, il problema della contraffazione e dell'eventuale truffa è tutto orientato sulla DOP.

  PRESIDENTE. Do la parola alla collega Mongiello.

  COLOMBA MONGIELLO. Il relatore ha posto una domanda specifica, che io avevo già fatto in premessa. Lui afferma che il problema riguarda la DOP. Non è difficile capire quante bufale ci sono. Io spesso vado nelle imprese agricole e dicono che è tutta mozzarella di bufala. Se chiedo dove Pag. 14stanno le bufale, mi dicono che non ci sono. Allora, qualcuno le ha prodotte altrove.
  La DOP ha un disciplinare molto rigido e, quindi, in quell'ambito sarebbe facile controllare il tipo di latte prodotto e quanto se ne produce.
  Tuttavia, vorrei ricordare al collega Russo che il tema non concerne solo la DOP, perché purtroppo la contraffazione non riguarda solo il prodotto, ma anche il marchio. Anche quella è contraffazione. Noi vediamo in giro mozzarella di bufala campana contraffatta, che non è DOP e, peraltro, non rispetta il disciplinare. Io mi chiedo, in quel caso, da dove arrivi il latte.

  MARIO GRASSO, Direttore della Confederazione italiana agricoltori Campania (CIA). Per questo ho introdotto alcuni argomenti, che riteniamo importanti, in merito alla contraffazione. Quando arriviamo sul mercato, non c’è distinzione tra la mozzarella di bufala DOP e la mozzarella di bufala campana.
  Ripeto quello che ho affermato poc'anzi: c’è bisogno di una svolta forte per quanto riguarda la valorizzazione del prodotto mozzarella di bufala DOP campana. Ci vuole un'etichetta – in questo bisogna modificare il disciplinare – in cui sia messo in evidenza qual è la mozzarella di bufala DOP campana.
  Per quella che non è mozzarella di bufala DOP campana, bisogna trovare un'altra terminologia. Perché chiamarla «mozzarella di bufala campana» ? È possibile ? È previsto ? Forse non è previsto. Questo non vale solo per la mozzarella di bufala campana, ma vale per tutti quelli che utilizzano il termine «mozzarella».
  Dobbiamo iniziare a porci anche quest'altro tema e ad attuare una politica diversa, perché nella confusione che viene creata è facile che avvengano l'inganno o la contraffazione. È in quest'ambito che noi dobbiamo iniziare a dare una svolta. Questo è importante.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore Grasso e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione del presidente della Federazione regionale Coldiretti Campania, Gennarino Masiello.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della Federazione regionale Coldiretti Campania, Gennarino Masiello.
  Do la parola al presidente Masiello per lo svolgimento della sua relazione.

  GENNARINO MASIELLO, Presidente della Federazione regionale Coldiretti Campania. Ringrazio il presidente e i componenti della Commissione e rivolgo un saluto al relatore, l'onorevole Paolo Russo.
  Credo che parlare per ultimo sia difficile, perché non si vuole essere ripetitivi e, quindi, bisogna immaginare di mettere in campo delle considerazioni diverse. È un compito molto complesso. Tenterei di fare una riflessione ad alta voce con voi.
  Vi ringrazio di aver voluto aprire questa discussione a tutto tondo e di averlo fatto con un approccio formale, ma anche aperto. Mi spiego. È fuori di dubbio che le cose non vanno in questa filiera, così come è fuori di dubbio che questa bella eccellenza è un patrimonio del nostro Paese. Si può chiamare «mozzarella di bufala campana DOP», ma è diventata un'immagine del nostro Paese nel mondo.
  Questa è una filiera che è riuscita a reggere tanti colpi. Si ricordava la Terra dei fuochi, ma prima c'era stata la brucellosi, poi i rifiuti e la diossina. Ne abbiamo vissute tante. Tuttavia, c’è un elemento che emerge: la crescita di questo comparto. A fronte di questo fenomeno di crescita di dimensioni e occasioni di rapporto con il mercato, non c’è la stessa soddisfazione all'interno della filiera.
  Io non voglio fare distinzioni tra agricoltori, allevatori e industriali. Io credo che questo tema sia un po’ generalizzato. Gli agricoltori sicuramente vivono le incertezze che sono state illustrate. Purtroppo, la mozzarella di bufala è un prodotto che viene consumato tantissimo in estate, un periodo in cui c’è molto poco latte, mentre se ne produce di più in inverno. Pag. 15
  Evidentemente, questo è un tema che va trattato. Se in estate c’è una domanda di mozzarella nel mercato e c’è una minore produzione di latte, a parità di bufale, il tema va trattato. Bisogna capire come trattarlo, ma non ci si può mettere le mani davanti agli occhi e far finta di non doverlo affrontare.
  Se gli allevatori non stanno bene e rischiano di chiudere, ci sono anche dei trasformatori, ossia degli artigiani, che sono legati al rispetto delle regole e che lavorano in maniera corretta. Io non farei di tutta l'erba un fascio.
  Esistono anche i furbetti. Alcune volte vengono scoperti e altre volte la scampano. Io farei una riflessione su questo. Una filiera può avere un approccio sul mercato di un certo tipo, se siamo capaci di incidere sulle regole, sui controlli e sul rispetto delle regole che mettiamo in campo. Questi sono i temi sui quali mi muoverei.
  L'onorevole Susanna Cenni affermava che nella DOP c’è un disciplinare che viene modificato su proposta degli attori. È chiaro che su questo dovremmo aprire una riflessione. Bisogna capire come affrontare la questione della produzione eccedente o carente.
  Inoltre, c’è il tema riferito alle regole attuali, al rispetto delle stesse e alle sanzioni, che io affronterei e su cui porrei degli interrogativi. Sono sufficienti le regole che abbiamo ? Non credo. Sono sufficienti i controlli che mettiamo in campo ? Non credo. Non siamo soddisfatti. Una riflessione su questi temi va aperta.
  La tracciabilità è stata richiamata da tutti. Tuttavia, chi non si assoggetta a questa tracciabilità che rischi corre ? Cosa succede a un trasformatore che suggerisce agli allevatori di non aderire a questo sistema ? Mi pare di capire che non gli succeda nulla fino al 2016 e che dopo il 2016 non gli succederà granché. Potrebbe non essere sufficiente. Io avvierei una riflessione su questo.
  Io ho apprezzato molto il lavoro dei forestali sui controlli. È sufficiente il lavoro dei forestali e degli organi di controllo, oppure potremmo aprire anche una questione di opportunità per chi certifica in questa filiera e paga questa certificazione ? È un tema che io metterei in campo con molta onestà, con molta serenità e con molta serietà, perché credo che su questa filiera bisogna anche affrontare i temi scottanti e scomodi che nessuno vuole raccontare. Chi controlla l'allevatore che paga ? Non lo so. È una riflessione che voglio mettere in campo ad alta voce insieme a voi.
  Sulle sanzioni sono spietato. Per chi tocca una DOP e rovina queste dinamiche, le sanzioni devono essere estremamente dure. Bisogna togliere l'opportunità di rientrare nella DOP anche a vita a questi signori, che fanno delle cose terribili su queste denominazioni. Io sarei estremamente duro.
  Qual è il confine tra chi rientra nella logica della contraffazione e chi non vi rientra ? Questo è un altro interrogativo che mi pongo. Forse ci sono delle maglie troppo aperte. Va definito meglio qual è il confine e quali sono alcune dinamiche.
  Sulla cagliata non diciamo nulla ? Perché non obblighiamo a scrivere in etichetta quali sono le vicende che danno vita ad alcuni formaggi in questo Paese ? Non mi riferisco solo alla mozzarella di bufala, potrei parlare di tanti altri formaggi a pasta filata. Perché non dire a questi signori di scrivere cosa accade, se il prodotto è realizzato con latte fresco o con cagliate ? Mettiamo da parte il luogo d'origine, che è l'altro tema. Cosa succede a chi utilizza i colori del nostro Paese, quando viene scoperto ?
  Queste sono vicende, presidente, che voglio sottolineare, perché ho apprezzato molto la vostra disponibilità, il vostro lavoro e anche la lucidità con la quale avete animato il dibattito. Sono veramente orgoglioso di aver partecipato a questo momento e soprattutto non sono in difficoltà quando apro considerazioni a tutto tondo in queste sedi, mentre in altre è diventato complicato. Questa è una produzione che ha troppe lobby e troppi interessi di parte, che stressano alcuni concetti.Pag. 16
  Io non mi rifiuterei di parlare di alcuni temi che consideriamo scandalistici. Li voglio affrontare. Se sono la soluzione di un problema, li voglio affrontare; se non lo sono, non voglio perderci tempo. Sono aperto a ragionare su tutte le vicende che possono essere messe in campo, partendo da dati certi e da conforti scientifici, di rapporto con il mercato, di rapporti seri nella filiera, di soddisfazione e di ricadute interessanti per gli allevatori.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  SUSANNA CENNI. Ho una sola domanda. Lei ovviamente ha messo in fila una serie di punti interrogativi: «È sufficiente ? È sufficiente ? È sufficiente ?» Evidentemente, se c’è ancora un fenomeno di prodotto contraffatto consistente, vuol dire che non è sufficiente.
  Alla luce di tutto ciò, visto che lei ha affermato con franchezza che riterrebbe auspicabile un appesantimento delle sanzioni, vorrei sapere se, come associazione o come insieme dei produttori, avete delle proposte da avanzare dal punto di vista dell'innovazione normativa sulle sanzioni, sul sistema dei controlli eccetera.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Masiello per la replica.

  GENNARINO MASIELLO, Presidente della Federazione regionale Coldiretti Campania. Ritengo di poter rispondere a questi interrogativi. Evidentemente parlo in una logica di confronto con tutte le forze che insistono su questo tema.
  Credo che sia fondamentale accelerare il percorso sulla tracciabilità e stabilire quanto latte di bufala viene prodotto in questo Paese.
  Io sono indignato, perché parliamo di poche province, onorevole. Basterebbe un piccolo sforzo organizzativo per mettere in campo un segnale importante di rispetto di un provvedimento che è stato emesso dal Governo, e che gran parte degli allevatori stanno utilizzando, mentre pochi noti stanno fuori da questi meccanismi. Mi indigno nel rappresentare quelli che sono nel rispetto delle regole e della trasparenza.
  Se non siamo arrivati alla totalità dell'utilizzo di questo strumento, c’è qualcosa che non va. Evidentemente ciò avviene perché non accade nulla a coloro che non stanno dentro a questo strumento, oppure perché non è sufficiente quello che è previsto che debba accadere loro. Su questo io metterei in campo uno sforzo.
  I tempi mi sembrano eccessivi. Attendere il 2016, per chi deve perseguire una logica di trasparenza sul latte che produce in una denominazione d'origine, mi sembra un po’ eccessivo. Io forzerei la mano, per fare in modo che si vada in fretta nella direzione di tracciare ogni litro di latte che si produce dalle bufale che insistono nell'areale della DOP campana. Chi non ci sta dentro, avvierà qualche altra vicenda. Evidentemente questo è uno sforzo che deve essere messo in campo.
  In seguito, lo estenderei a tutte le bufale, che non stanno nella DOP, ma che comunque insistono in questo Paese e che possono inquinare alcuni fenomeni. Metterei in campo anche questo tipo di sforzo.
  Sulle sanzioni non saprei esprimermi in modo chiaro, in funzione di tutte le anomalie che andremo a scorgere, ma posso dire che non sono sufficienti e che sicuramente le irrobustirei in modo massiccio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Masiello.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.05.

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