XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 112 di Giovedì 11 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 

Audizione del sindaco del Comune di Sestriere, Valter Marin, sul finanziamento dei comuni di montagna (ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del regolamento della Commissione) :
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 
Marin Valter , sindaco del Comune di Sestriere ... 3 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 4 
Joannas Diego , segretario dell'Unione Montana Comuni Olimpici ViaLattea ... 4 
Farnetani Giancarlo , sindaco del Comune di Castiglione della Pescaia ... 6 
Mele Barbara , sindaco del Comune di San Nicola Arcella ... 8 
De Marchis Paolo , sindaco del Comune di Oulx ... 9 
Donati Felicita , assessore del comune di Ovindoli ... 9 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 10 
Zanoni Magda Angela  ... 10 
De Menech Roger (PD)  ... 11 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 12 
Farnetani Giancarlo , sindaco del Comune di Castiglione della Pescaia ... 13 
Marin Valter , sindaco del Comune di Sestriere ... 14 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANCARLO GIORGETTI

  La seduta comincia alle 8.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del sindaco del Comune di Sestriere, Valter Marin, sul finanziamento dei comuni di montagna.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento della Commissione, del sindaco del Comune di Sestriere, Valter Marin, che è il capofila di una serie di sindaci, amministratori locali e funzionari, che lo accompagnano.
  Sono presenti: il dottor Diego Joannas, segretario dell'Unione Montana Comuni Olimpici Via Lattea; Felicita Donati, assessore del comune di Ovindoli, in provincia de L'Aquila; Barbara Mele, sindaco del Comune di San Nicola Arcella, in provincia di Cosenza; Giancarlo Farnetani, sindaco del Comune di Castiglione della Pescaia, in provincia di Grosseto; Paolo De Marchis, sindaco del Comune di Oulx, in provincia di Torino.
  Tutti questi sindaci hanno un minimo comune denominatore, che è l'interesse sul trattamento che fanno i costi standard e tutta l'architettura impostata da SOSE per quanto riguarda i comuni di montagna. Abbiamo ritenuto che fosse opportuno conoscere l'opinione di queste realtà.
  Avverto che il sindaco Marin ha comunicato che tratterà l'argomento all'ordine del giorno, anche affrontando in generale il tema dei comuni a vocazione turistica.
  Do la parola al sindaco del Comune di Sestriere, Valter Marin, per lo svolgimento della relazione.

  VALTER MARIN, sindaco del Comune di Sestriere. Grazie, presidente. L'iniziativa è partita dal comune di Sestriere in provincia di Torino, che, essendo a più di 2.000 metri, è il più alto d'Italia. Abbiamo, fra l'altro, già costituito l'Unione Montana comuni Olimpici Via Lattea, che è il perimetro del nostro comprensorio sciistico, soprattutto per «difenderci» dallo Stato in merito al DPCM che ci ha fortemente penalizzato.
  Dopo il vostro invito, per il quale ringrazio il presidente, ho ritenuto utile cercare di far capire che non si tratta di un problema dei comuni di montagna perché questo è un problema dei comuni turistici di tutta Italia. Ringrazio anche il comune di San Nicola Arcella in provincia di Cosenza, la cui presenza testimonia l'interesse anche del sud, come ringrazio il comune di Ovindoli in provincia de L'Aquila e il comune di Castiglione della Pescaia in provincia di Grosseto, oltre al collega di Oulx in provincia di Torino. Vorrei cercare di spiegare, oggi in Commissione, quanto sia forte la penalizzazione nei nostri confronti.
  I costi standard ci mettono in condizioni tali per cui, per alcuni parametri, come i costi del personale rispetto alla spesa corrente, nel caso della nostra Unione, siamo sotto il 20 per cento. Siamo penalizzati perché, in realtà, non sono considerati per alcuni servizi, come la vigilanza urbana o il servizio tributi o la raccolta dei rifiuti, che, Pag. 4estendendo l'esempio all'Unione, non sono destinati ai soli 4.300 i residenti ma, in realtà, fruiti da una platea più estesa che arriva a una popolazione di 100.000 abitanti. Infatti, le nostre unità immobiliari non sono rapportate a una realtà di 4.000 abitanti, ma, come abbiamo visto, abbondantemente oltre, rapportabile sostanzialmente a comuni che superano i 30.000 abitanti.
  In questo incontro di oggi – poi, darò la parola al dottor Diego Joannas, segretario del comune di Sestriere e segretario dell'Unione Montana comuni Olimpici Via Lattea, e al sindaco di Castiglione della Pescaia per altri aspetti – vorrei portare un esempio che probabilmente ci metterebbe in condizioni di essere un po’ più considerati realtà consone ai servizi che eroghiamo ai cittadini.
  Circa quattro mesi fa, con la regione Piemonte, abbiamo proposto di considerare non la popolazione residente, ma quelli che abbiamo chiamato «abitanti equivalenti».
  Il mio comune è di circa 1.000 abitanti, ma, in realtà, ci sono circa 6.000 posti letto alberghieri, quindi, considerando che il posto letto alberghiero viene utilizzato circa 120 giorni annui, si potrebbe dire che tre posti alberghieri corrispondono a un residente. Automaticamente, il comune diventa di 2.000 abitanti, anche solo se considero il parametro dei posti alberghieri. Poi, ci sono 4.000 seconde case, utilizzate per una media di circa 40-50 giorni annui, quindi anche questo ci porta a incrementare ulteriormente il servizio.
  Faccio un esempio semplicissimo. Siamo un comune di montagna in cui lo sgombero neve incide per circa 500.000 euro annui, ma sgombriamo piazzali, strade eccetera per una città di 35.000 abitanti, quindi, in realtà, in quel momento sto erogando un servizio al cittadino come se avessi 35.000 abitanti che girano per le strade.
  Questo non vuol dire che si sgombra la neve per i 1.000 abitanti e non per i 35.000 che portano all'economia benessere. Nella nostra realtà di Unione a 4.300 residenti, si superano i 5.500 posti di lavoro, quindi ci sono più posti di lavoro che cittadini residenti.
  La nostra economia si basa sull'industria turistica. Sull'intera Unione, da circa 1.200.000 euro che erano i trasferimenti dallo Stato fino a cinque anni fa, oggi, praticamente, siamo scesi sotto i 200.000 euro, ma quello che mandiamo a Roma supera i 7 milioni di euro, quindi c'è un gap di circa 8 milioni di euro, fra mancati trasferimenti e quanto eventualmente mandiamo.
  Riteniamo che questo non sia federalismo. L'IMU, che è la parte consistente, viene chiamata «imposta municipale unica», quindi, in quanto tale, riteniamo giusto che ci sia nel Fondo di solidarietà il famoso 22 per cento, ma che non si vada oltre. Poi, a livello centrale ci sarà la distribuzione che eventualmente si ritiene di fare da questo gruzzolo, magari a chi ne ha più necessità.
  Per difenderci da questi mancati trasferimenti, abbiamo fatto una spending review serissima e, in modo particolare, siamo scesi al 10 per cento su spese correnti, ma, alla fine, non puoi scendere al di sotto di certe aliquote perché, altrimenti, non sei più nella condizione di erogare i servizi ai tuoi cittadini.
  Oggi, volevamo cogliere l'occasione per spiegare che non si tratta di un problema dei comuni di montagna, ma dei comuni turistici italiani, ma anche per lanciare una pietra: rivedere la questione non più sugli abitanti residenti, provando a ragionare sugli abitanti equivalenti.
  Nel prosieguo dei lavori, possiamo rimanere in contatto perché, volentieri, vi facciamo da supporto per consigliarvi su tutto quello che è possibile.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Diego Joannas.

  DIEGO JOANNAS, segretario dell'Unione Montana Comuni Olimpici ViaLattea. Grazie a tutti.
  Come già è stato detto prima nel pour parler, il nostro comune denominatore è quello di comparire, assieme ad altri circa 600 comuni d'Italia, nell'allegato del DPCM Pag. 5che determina il Fondo solidarietà e che individua i comuni incapienti, cioè quei comuni che, oltre, come tutti i comuni italiani, ad alimentare il Fondo di solidarietà con il 22,43 per cento del gettito dell'IMU, nel meccanismo di redistribuzione del Fondo hanno una componente negativa, quindi un ulteriore prelievo che si aggiunge all'alimentazione del Fondo stesso.
  Questo prelievo raggiunge, per alcune realtà, delle quantità assolutamente rilevanti. Per i comuni presenti, mediamente il 65-70 per cento del gettito IMU ad aliquota base del 7,6 viene trattenuto dall'Agenzia delle entrate per alimentare il Fondo.
  Questo accade perché il Fondo di solidarietà si basa su due pilastri, quello della capacità fiscale e quello dei fabbisogni standard, ed entrambi gli elementi non rappresentano la realtà dei comuni turistici.
  Vi faccio solo un esempio di numeri, che è facilmente comprensibile e utile per massimizzare questo elemento di incapacità di catturare.
  La nostra è una realtà di sei comuni. Tra l'altro, pur essendo Unione montana, la nostra svolge in forma associata tutti i servizi: i comuni non hanno più dipendenti, che sono stati trasferiti all'Unione, e c'è un'unica organizzazione che presiede alla gestione dei sei comuni.
  Nel territorio di questi sei comuni, secondo i dati del censimento del 2011, sono registrate 23.000 unità immobiliari, che corrispondono alle unità immobiliari in capoluoghi di provincia come Vercelli, Mantova o Macerata, città in cui ci sono da 40.000 a 50.000 abitanti.
  Per il servizio tributi, che ha come elemento di riferimento il monte lavoro, visto che le imposte principali sono IMU, TASI e TARI, quindi il patrimonio di riferimento è di 23.000 unità mobiliari, c'è una discrasia.
  Nel nostro caso, ci sono sei dipendenti che si occupano di tributi e una posizione dirigenziale, con un costo complessivo del servizio di circa 420.000 euro, ma, se si leggono, per questi comuni, i dati su OpenCivitas, il sito che restituisce l'elaborazione del SOSE, si nota che, per tutti i nostri comuni, siamo ampiamente oltre i costi standard sul servizio tributi.
  Prendo in considerazione i dati del comune di Macerata, dove c'è un'amministrazione trasparente che pubblica molti più dati di quelli che è tenuta a pubblicare, quindi ci offre tanti elementi per fare il confronto. Al comune di Macerata, ci sono dieci dipendenti e un dirigente, con lo stesso monte lavoro per i tributi che abbiamo noi e un costo poco inferiore ai 600.000 euro, contro i nostri 420.000. Tuttavia, il comune di Macerata è sotto i costi standard del 10 per cento. C'è, quindi, un'incapacità del sistema di catturare la specificità dei comuni turistici.
  Ne abbiamo parlato con i vertici della SOSE nel convegno a Oulx e abbiamo percepito, anche da parte loro, che i parametri utilizzati – a parte il fatto che da 6.000 si è passati a 1.500 – riescono su alcuni elementi a catturare la specificità dei comuni turistici. Tuttavia, ci hanno mostrato delle proiezioni, per cui, nel caso del comune di Sestriere, che cito perché le proiezioni sono state fatte a livello di comune e che sostanzialmente conta 1.000 residenti, secondo la loro elaborazione, risulta esserci una popolazione equivalente di 2.200 persone. Considerate che solo a Sestriere ci sono 6.000 posti letto in strutture turistico-ricettive, che, per fortuna, sono spesso piene per tutta la stagione invernale e per tutta la stagione estiva e almeno per 150-160 giorni all'anno, quindi il meccanismo, anche in questo caso, non funziona.
  Vi offro ancora due elementi e, poi, lascio la parola agli altri.
  Qual è la via d'uscita secondo noi? Al di là di qualche intervento che ci auguriamo nell'immediato, anche per poter limare le situazioni più evidenti, il tema vero è quello della popolazione equivalente. Il modo per determinarla può essere tra i più vari, ma noi, semplicemente, abbiamo guardato, essendo in terra di confine, quello che succede in Francia, dove c'è una normativa del 1987, quindi di trent'anni fa, che si chiama «surclassement». Questa definisce l'entità amministrativa dei comuni, indipendentemente dalla popolazione residente e con una serie di parametri.
  Per il turismo, nel caso della Francia, parliamo di un Paese con 85 milioni di Pag. 6arrivi nel 2016, contro i 54 milioni dell'Italia, quindi del numero uno al mondo in termini di arrivi. Guardiamo al turismo in Francia, dove ci tante cose che, secondo noi, funzionano meglio, e pensiamo che una di queste sia rappresentare i comuni turistici come un'entità tale che dà la misura di ciò che essi effettivamente sono.
  Per chiudere, vorrei dire che il problema riguarda il Fondo di solidarietà comunale, ma anche il rapporto popolazione-dipendenti.
  È uscito recentemente un nuovo parametro per classi di comuni, che individua quanti debbano essere i dipendenti per popolazione. Nel nostro caso, ci sono 4.300 residenti a livello di Unione, per cui, secondo questi parametri, il nostro tetto massimo di dipendenti sarebbe di circa 36 unità, mentre ce ne sono quasi 90, per le ragioni che vi ho detto prima.
  Il servizio tributi è l'elemento più rilevante e facilmente comprensibile, ma questo problema si sviluppa anche per i servizi sull'edilizia. Interveniamo sul patrimonio di una città con 40.000 abitanti perché ci sono servizi manutentivi, a punti luce, strade e fognature, per 40.000 abitanti.
  Il problema è in questi termini: il meccanismo attuale dei fabbisogni standard non riesce a rappresentare la realtà dei comuni turistici e, siccome questo diventerà, dal 2020, l'unico riferimento, i comuni turistici, andando avanti così, chiuderanno, anche perché questo meccanismo ne peggiora la situazione finanziaria.
  Grazie.

  GIANCARLO FARNETANI, sindaco del Comune di Castiglione della Pescaia. Buongiorno a tutti. Ringrazio il presidente e la Commissione.
  Ho avuto modo di verificare il lavoro svolto nel corso delle varie audizioni per l'attuazione del federalismo fiscale, quindi credo che quelli posti questa mattina siano sostanzialmente temi ben conosciuti dalla Commissione.
  Vorremmo aggiungere un elemento di tipicità dei comuni che rappresentiamo. Siamo realtà turistiche perché la nostra unica industria è il turismo e non abbiamo altre tipologie di industrie sui nostri territori, ma, com'è evidente, siamo diversi da altri comuni turistici e dalle grandi città: non tutti i comuni turistici si trovano in questa situazione, ma solo quelli piccoli, in cui ci sono circostanze differenziate che sostanzialmente li pongono in un tale situazione.
  Il mio comune è di 7.200 abitanti – lo dico anche per inquadrare la diversa tipologia di comuni – ed è, in Toscana, il quarto comune come presenze turistiche, dopo Firenze, Pisa e Montecatini. A Castiglione della Pescaia, si conta un milione e mezzo di presenze turistiche e i servizi sono rapportati a questo livello di accoglienza. Già nel 1975, abbiamo realizzato gli tutti impianti depurazione, che sono stati programmati e calibrati per 40.000-50.000 unità abitative, anche perché, nei tetti massimi, questi sono i punti di riferimento.
  È inutile dire che il federalismo fiscale non era partito in questo modo e che doveva esserci una solidarietà verticale perché, ormai, siamo fuori da questo parametro. Questa mattina, non vogliamo modificare il sistema, ma è nostra intenzione arrivare a proporre soluzioni immediate o di altro tipo e non per forza legate a un percorso legislativo, anche perché credo che si possa tranquillamente lavorare, per esempio sui fabbisogni standard, al di fuori della parte legislativa.
  C'è una criticità nelle capacità fiscali, che, come sapete, sono calcolate su una serie di parametri, quindi sulle opportunità date ai comuni di fare «cassa». Scusate se uso questa parola molto pesante, anche perché sembra che i comuni facciano cassa su tutto, anche sulle multe.
  Il calcolo tiene conto di una serie di parametri, di cui l'IMU è il più evidente. Abbiamo 11.000 seconde case, anche perché il nostro territorio è vasto e comprende quattro frazioni: Punta Ala, Vetulonia, Buriano e Tirli. Nel meccanismo delle capacità fiscali, vengono calcolate anche le addizionali IRPEF: chi non ha applicato, in passato, l'addizionale IRPEF, oggi, non può più applicarla, ma comunque questa viene considerata come capacità fiscale, come accade anche per l'imposta di soggiorno. Pag. 7
  Apro una parentesi e la chiudo: credo – lo dico come suggerimento – che l'imposta di soggiorno potrebbe essere esclusa dalla possibilità di non aumentarla o di applicarla per i comuni che non l'hanno ancora applicata, com'è stato fatto per l'imposta di sbarco. Nella legge di bilancio, l'imposta di sbarco è stata tirata fuori dal pacchetto di imposte su cui c'è il blocco dell'aumento.
  Si parte già da un calcolo delle capacità fiscali che ci penalizza. Faccio un esempio banalissimo: la capacità fiscale può variare tra un rapporto di uno a tre e un rapporto di uno a quattro e nel mio comune c'è un rapporto di uno a tre, il che significa – lo dico brutalmente – che a un cittadino di Castiglione della Pescaia vengono caricate, come ricchezza, tre seconde case. Tuttavia, se si osservano i fabbisogni standard, a questo cittadino non vengono considerate le spese per mantenere le tre seconde case, per cui, da una parte, si ritiene che il cittadino sia ricco e che il comune abbia una capacità fiscale elevata, mentre, dall'altra, non vengono considerate le spese di carattere generale.
  C'è un ragionamento che vogliamo fare, anche per essere sintetici, oltre che propositivi. L'ANCI Toscana – faccio parte del Direttivo – sta lavorando, per il decreto-legge n. 50 pubblicato il 24 aprile, a una proposta emendativa che ponga dei limiti al prelievo. Come sapete benissimo, si parla sempre di tagli ai comuni, ma, oramai, a noi non taglia più niente nessuno perché è stato già tagliato tutto, anzi a noi, ora, fanno prelievi per poter ridurre i costi dello Stato per il trasferimento agli altri comuni. Di fatto, siamo gli unici comuni ad avere, nel Fondo, un segno negativo.
  Faccio un esempio che riguarda il mio comune. Nel 2010, incasso per l'ICI del comune è stato di 6 milioni 800.000 euro e i trasferimenti dello Stato sono stati di un milione 800.000 euro – per un totale di quasi 9 milioni di euro. Nel 2016, non c'è stato nessun trasferimento dello Stato e un prelievo per l'alimentazione del Fondo del 22,43 per cento di oltre 3 milioni di euro e per il marchingegno della perequazione di altri 4 milioni e mezzo di euro. Su 12 milioni di euro che i cittadini pagano di IMU a Castiglione della Pescaia, 7 milioni 600.000 euro vengono trattenuti dallo Stato.
  Su questo meccanismo, suggeriamo due proposte. Innanzitutto, proponiamo di mettere un tetto al prelievo. Non è pensabile che si possa togliere oltre il 50-60 per cento, quindi bisogna che ci sia un emendamento con un suo peso, dal punto di vista finanziario, nei conti. Pur essendo difficile, si può anche ragionare nell'ottica di un'invarianza di costo, anche perché non è detto che tutte le risorse che diamo vengano spalmate su altri comuni con un segno positivo. È chiaro che anche loro, rispetto al 2010, magari hanno avuto tantissimi tagli, per cui, per esempio, invece che 100 milioni di euro, a Firenze vanno solo 77 milioni di euro. Tuttavia, che ne arrivino 77 o 75 di euro, l'importante è riequilibrare il sistema e considerare i comuni incapienti, con un'opportunità di non superare questo parametro.
  Abbiamo fatto alcune ipotesi legate alla possibilità di ridurre la percentuale ai comuni incapienti. Noi siamo partiti da un'ipotesi del 40 per cento e, per fare un esempio, vi dico che, complessivamente, è di quasi 500-600 milioni di euro per i comuni incapienti il saldo negativo, per cui ragionare sulla riduzione al 40 per cento significa poter recuperare a livello di bilancio 173 milioni di euro. Diversamente, come dice il dottor Verde, possiamo metterlo nel calderone e frullarlo per vedere come questo incida nei confronti dei comuni con segno positivo, che, in alcuni casi, è anche molto elevato.
  In primo luogo, quindi, bisogna ragionare su un emendamento immediato perché – non so se è stato detto all'inizio – questi comuni hanno chiuso il bilancio tanto per dire «chiudiamo il bilancio». C'è un obbligo che dobbiamo rispettare e abbiamo chiuso il bilancio, ma non so quanto quel bilancio sia reale. Parlo del mio bilancio e posso dire che, a settembre o ottobre, devo rimetterci mano perché questo non è il bilancio che riuscirò a portare in fondo.
  C'è l'esigenza immediata per questi comuni di recuperare alcune risorse per poter far quadrare il bilancio. Sul futuro, Pag. 8sono già stati fatti ragionamenti sui fabbisogni standard, però sappiamo bene che per i fabbisogni standard la modifica del sistema non sarà immediata.
  Abbiamo avuto la possibilità di fare una serie di incontri e, ultimamente, come ANCI abbiamo fatto un incontro anche con il professor Marattin, che peraltro è stato a ottobre in audizione.
  Nell'ottica di una rielaborazione dei fabbisogni standard, si può parlare di un'ipotetica applicazione al 2019. Tuttavia, in queste condizioni, non riusciamo ad arrivare a quella data. Bisogna lavorare anche su quest'aspetto perché, dal 2020, dovremo fare i conti tutti i giorni con i fabbisogni standard e dobbiamo capire qual sia il meccanismo possa tener conto delle difficoltà che non si riesce, con questo sistema, a recuperare.
  L'elemento su cui lavorare è legato al calcolo dei residenti equivalenti. Non so quale sia il meccanismo per arrivare a questo calcolo, ma c'è quello usato per i rifiuti e ce ne sono altri che diceva il sindaco di Sestriere, quindi ci sono diverse possibilità per individuare i residenti equivalenti per il territorio di un comune o di una comunità montana, come nel caso cui facevamo riferimento loro.
  Poi, c'è l'esigenza di far riconoscere le spese. Si tratta di comuni turistici e le spese si fanno per il turismo e per la cultura. Questi fabbisogni sono considerate al 20 per cento nel pacchetto dei fabbisogni standard.
  C'è una disponibilità che abbiamo colto negli incontri fatti, che sono stati così tanti che non sappiamo più a chi rivolgerci per questa cosa. C'è una disponibilità a inserire nel pacchetto dei valori all'80 per cento anche questi costi, ma questi ragionamenti saranno validi da qui a due anni perché non è pensabile che questi possano essere applicati immediatamente.
  Ipotizziamo che ci sia un impegno immediato sull'emendamento, di cui ci faremo promotori con gli altri sindaci per sottoporlo all'attenzione di chi dovrà lavorarci. Un impegno, quindi, è immediato, mentre l'altro è futuribile, ma bisogna iniziare a lavorarci, relativamente ai fabbisogni standard.
  Questa è la nostra situazione e facciamo il nostro appello a voi, che conoscete benissimo i vostri territori. Del resto, venite da svariati territori di questa nazione e i rapporti che avete con i sindaci dei comuni turistici sono sicuramente di questo tipo. Non credo che ci sia un sindaco non sensibile a questo problema, quindi l'appello che facciamo è che questa nostra audizione sia valutata approfonditamente.
  Non siamo in grado di avere un quadro conoscitivo. Forse, attraverso la Commissione e gli studi della Camera, sarà anche possibile rilevare la situazione di oltre 540 comuni, anche per rendersi conto che l'elemento non è limitato a pochissimi. Certo, 500 comuni sono pochi rispetto ai 7.000 e rotti che ci sono e probabilmente, messi tutti insieme, non rappresentiamo nemmeno una città metropolitana, però siamo comuni che portiamo PIL a questa nazione attraverso il turismo, su cui ci impegniamo e lavoriamo, per cui vorremmo anche essere riconosciuti come comuni che danno il loro contributo allo sviluppo di questa nazione.

  BARBARA MELE, sindaco del Comune di San Nicola Arcella. Sono Barbara Mele, sindaco di San Nicola Arcella in provincia di Cosenza, un comune calabrese.
  Dall'estremo nord all'estremo sud, ci accomuna questa problematica ormai divenuta esasperante per noi sindaci. Siamo diventati ormai comuni esattori delle tasse perché riscuotiamo per conto dello Stato, come evidenzio per il mio comune.
  La cosa che vogliamo oggi veramente gridare è che, se non ci date una mano e mettiamo mano a questa situazione, noi comuni entreremo in dissesto e, da qui a poco, dichiareremo il dissesto.
  Non si può pensare che, con un'entrata IMU di 1 milione 600.000 euro, com'è nel mio comune, il 55 per cento, ossia 863.000 euro, sia prelevato dallo Stato. Non siamo più capaci di fare una buca nei nostri comuni perché ormai il prelievo è diventato veramente esagerato.
  Oggi, siamo qui – sono stati molto esaustivi i colleghi che mi hanno preceduto – Pag. 9per consegnarvi le nostre proposte e per far sì che i nostri comuni continuino a fare turismo e a farlo in un certo modo.
  Ringrazio il presidente e ringrazio tutti coloro i quali hanno partecipato a questa audizione. Vi chiedo di darci una mano: siamo sindaci che non possono andare più avanti.
  Grazie.

  PAOLO DE MARCHIS, sindaco del Comune di Oulx. Buongiorno a tutti. Sono Paolo De Marchis, sindaco di Oulx, paese in Alta Valle di Susa di 3.300 abitanti, con una spesa corrente di circa 6 milioni di euro e possibilità di decisione per circa 100.000 euro ogni anno, quindi capite bene che il lamento e il grido dei colleghi che mi hanno preceduto in certi comuni si basa su questi numeri.
  Credo che sia già stato ben spiegato, signor presidente e signori onorevoli della Commissione, il tema, dove emergono chiaramente due situazioni: un problema politico, da una parte, e un problema tecnico, dall'altra.
  Sul problema politico, credo che l'impegno nostro e soprattutto vostro possa essere quello di dire quali politiche vogliamo fare per il turismo perché emerge chiaramente che l'azienda del turismo – lo sappiamo tutti – a livello nazionale è una delle aziende principali.
  Il sindaco Marin ha ben spiegato i numeri del suo comune e il numero dei lavoratori nella nostra area, quindi su questo tema vi chiedo una forte riflessione che va al di là della Commissione: quali politiche per il turismo vogliamo fare?
  Il secondo tema importante è: deve essere sfatato il luogo comune per cui quelli turistici sono comuni ricchi. I dati che emergono oggi ci dicono che, se andiamo avanti con questo regime, nel 2020 ci troveremo tutti in una situazione che sarà veramente drammatica.
  Il terzo tema è collegato alla parte tecnica. Abbiamo fatto un incontro a Oulx, cui hanno partecipato i rappresentanti di circa una trentina di comuni, soprattutto del nord Italia, ed è venuto anche il dottor Ceriani, che è l'amministratore delegato di SOSE. Quello che chiaramente emerge è la semplificazione dei parametri.
  Io ringrazio chi ha lavorato in questo ultimo anno e mezzo per semplificare i parametri da 6.000 a circa 1.500 perché già un lavoro è stato fatto, ma dal nostro punto di vista abbiamo bisogno di 15-20 indicatori, sui cui poter lavorare.
  In merito alla mia proposta – anche se mi rendo conto che siamo in una Commissione della Camera dei deputati e del Senato e quindi all'interno di un percorso nazionale –, credo nel valore delle microsperimentazioni. Ci mettiamo a disposizione come amministrazioni del nord Italia, del centro Italia e del sud Italia per pensare a una piccola sperimentazione in merito. La mia proposta è: dateci la possibilità di ragionare, spiegando a voi e interagendo con SOSE direttamente, per individuare pochi parametri che facciano realmente la fotografia di quello che sono i comuni turistici.
  Ringrazio il presidente e quanti ci hanno ascoltato. Ringrazio anche i colleghi.

  FELICITA DONATI, assessore del comune di Ovindoli. Grazie a tutti. Penso che chi mi ha preceduto abbia parlato in maniera esaustiva, per cui le mie parole non possono far altro che confermare semplicemente quanto è stato detto.
  Vorrei unirmi a un appello che vuole essere veramente corale perché siamo in condizioni particolari, dove non c'è solo il problema di una buca. Il nostro è un piccolo comune abruzzese di 1.276 abitanti, con uno spopolamento che sta diventando una realtà pesantissima da affrontare. Raggiungiamo d'estate e d'inverno anche più di 20.000 presenze e non siamo assolutamente in grado di fornire i servizi principali ai nostri cittadini, ma soprattutto ai nostri turisti, il che sta diventando veramente pesante, anche perché questo problema si unisce, per noi abruzzesi, ad altri elementi che ci stanno devastando e che sono noti a tutti, quindi non sto qui a piatire perché non mi sembra il caso.
  Ritengo che veramente dovremmo essere ascoltati anche per un altro discorso: per evitare che nel futuro ciò che è già in itinere da un punto di vista giurisdizionale Pag. 10possa diventare un'ennesima lotta che vede di fronte lo Stato e le articolazioni dello Stato, ossia gli enti locali. Non si può non riconoscere che i comuni fanno parte dello Stato, quindi mi appello evidentemente a principi di carattere costituzionale, oltre che a ciò che fattivamente abbiamo riportato. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie. Abbiamo ascoltato un ampio spettro di indicazioni, suggestioni e visioni. Ne abbiamo ascoltato alcune già nel nostro percorso sui costi standard, ma, ascoltando le testimonianze degli amministratori locali in modo così plateale, queste diventano assai più evidenti.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MAGDA ANGELA ZANONI. Grazie, presidente. Ringrazio tutti i sindaci e i collaboratori presenti, che credo abbiano offerto un bello spaccato, che sarà utile anche a noi per interpretare molte delle cose sulle quali dobbiamo esprimere dei pareri.
  Mi permetto di chiedere alcune cose che credo possano aiutarci a fare un passo avanti. Intanto, se avete questa proposta emendativa, vi pregherei di farmela avere in mattinata perché, entro la mattinata, chiudiamo le richieste di emendamenti e la manovra passerà alla Camera in prima lettura, anche se non è detto che questa arrivi con una lettura fattiva al Senato, nel senso che da noi, se i tempi sono molto stretti, ci sarà un passaggio probabilmente molto veloce. Stiamo lavorando congiuntamente, tra Camera e Senato, e le audizioni sono state fatte in collaborazione per consentire un lavoro.
  Abbiamo una nostra chiusura interna per le proposte di emendamenti che, come Senato, sottoporremo alla Camera perché se ne faccia carico. Lo faremo entro la giornata, quindi, se potete farmi avere questo emendamento, possiamo valutarlo e inserirlo fra i pochi che chiederemo.
  Mi sembra poco probabile la possibilità di coprire i 500-600 milioni di euro trasformati in 140-150 di euro perché, come voi sapete, questa manovra non è stata facile e trovare 3 miliardi 400 milioni di euro non è un'impresa semplice. Non credo, quindi, che questo sia possibile e lo dico perché sono abituata a dire le cose come stanno, anche se qualche volta politicamente questo non dà un risultato positivo.
  Credo che non sia possibile farlo perché è già venuta fuori una serie di cose molto urgenti anche rispetto agli enti locali. È più probabile l'altra ipotesi, quella di una rideterminazione complessiva del Fondo, come già in parte vi ha anticipato il dottor Verde. Questa mi sembra più probabile, nel senso che, laddove ci siano situazioni in cui il sistema ha creato delle distorsioni, siccome, per le modalità con cui è creato il fondo, la perequazione viene fatta comunque tutta a carico degli enti locali, credo che quella non possa che essere la strada attuale, tenendo conto che questa manovra ha introdotto un elemento che va nella direzione da voi già richiesta: il meccanismo è comunque calmierato alla differenza massima dell'8 per cento sulla base della legge di bilancio e la manovra lo abbassa al 4 per cento.
  Comunque, qualche elemento di cautela nell'uso dei sistemi già è stato introdotto e, sicuramente, la proposta emendativa va in tutt'altra direzione, dove, nel lungo periodo si inseriscono degli elementi.
  Come abbiamo già detto più volte in bicamerale, deve essere affrontato il tema della realizzazione delle potenzialità della legge n. 42 del 2009, a fronte di tutta una serie di introduzioni normative di questi anni che hanno condotto in altra direzione. Questo sicuramente deve essere affrontato e potrebbe essere un bel modo di chiudere questa legislatura con una presa di posizione, anche della Commissione, che, sulla base di tutte le osservazioni che sono giunte in questi anni, faccia una riflessione sulle modalità di realizzazione della legge.
  Credo che il lavoro della SOSE sia stato prezioso in questi anni e abbia fornito davvero tante conoscenze e strumenti per affrontare le situazioni, compresa la vostra, che comunque è stata messa in evidenza attualmente e si può studiare. Pag. 11
  Credo che la semplificazione del sistema ai fini della redistribuzione delle risorse debba essere affrontato perché un conto è il grosso valore informativo della SOSE, che dà strumenti di elaborazione dei criteri e delle modalità di riparto, e un altro conto è utilizzarlo con quei parametri per la distribuzione effettiva del Fondo di solidarietà comunale.
  Vi ringrazio moltissimo di quest'audizione e, se ci fate avere le vostre proposte emendative, cercheremo, non per compiacenza nei vostri confronti, di fare del nostro meglio per avere dei criteri di equità nelle modalità di redistribuzione delle risorse, facendocene carico.

  ROGER DE MENECH. Vi ringrazio per la presenza e ringrazio il presidente per aver organizzato questo momento di riflessione.
  Si tratta di una tematica che conosco perché vengo dal Veneto, dove, nella provincia di Belluno, ci sono una quindicina di comuni esattamente nelle stesse situazioni. Abbiamo la fortuna di avere uno di questi comuni che si è divertito a elaborare un sacco di dati, anche a livello nazionale, e quindi abbiamo costruito in questi anni e mesi di lavoro una serie di elaborazioni dei dati per cercare di calmierare il più possibile la ridistribuzione.
  Sono perfettamente d'accordo con chi mi ha preceduto nel dire che, in questa situazione, rispetto all'aspetto cogente, l'unica speranza che abbiamo è quella di tentare una ridistribuzione a saldi invariati. Questa è l'unica speranza nell'immediato perché, in base ai numeri a mia disposizione, si mettono in cantiere dai 100 ai 150 milioni di euro, se si vuole avere un effetto significativo sui comuni. Trovare ulteriori 150 milioni di euro su una manovra che, come sapete, coinvolge, a parte gli oltre 3 miliardi di euro della finanza nazionale, un'altra importante emergenza che questa Commissione ha trattato, ossia il problema delle Province per il finanziamento delle funzioni fondamentali, mi sembra assolutamente complicato.
  Sul tema della ridistribuzione, sono anche disponibile a dare alla rappresentanza dei sindaci gli elementi che abbiamo costruito in Veneto, da un punto di vista tabellare e di metodo di calcolo. Abbiamo fatto un sacco di prove, mettendo il tetto massimo al 50 per cento, al doppio del tetto di oggi oppure mettendo anche un tetto massimo di prelievo rispetto al numero di abitanti, quindi pro capite, però la cifra si aggira intorno a quelle dimensioni, sul totale.
  Sappiamo che un altro elemento – dobbiamo dirlo – è fondamentale perché tutto questo abbia efficacia: il sindacato dei comuni deve essere coeso. Non voglio assolutamente scaricare le responsabilità, ma questo è chiaro nel sistema degli enti locali, come stiamo vedendo nella contrattazione fra Province e Città metropolitane. In effetti, anche se i dati SOSE ci dicono che le Città metropolitane teoricamente non dovrebbero avere problemi di bilancio, oggi, nella contrattazione dell'UPI, dell'ANCI e del sistema delle autonomie, il voler aderire alle risorse che abbiamo messo nel decreto sugli enti locali da parte delle Città metropolitane sta ovviamente drenando risorse nei confronti delle Province.
  La stessa cosa – lo sapete – succede in altre dinamiche, soprattutto se lavoriamo, come abbiamo detto in precedenza, a saldi invariati. In questo caso, secondo me, c'è un passaggio culturale e anche fattivo da fare sul servizio che rendono alcuni paesi e alcune piccole città della parte più interna del Paese, il che non riguarda solo la montagna, perché abbiamo capito che quelle che una volta venivano definite aree marginali si chiamano oggi «aree interne», e quelle più distanti dalle grandi metropoli, che spesso sono meta di flussi turistici. Bisogna iniziare a far passare il messaggio – credo che questo sia determinante – culturale e anche politico del servizio che queste città e questi paesi rendono rispetto alla Città metropolitana.
  Questo è lo snodo politico per riuscire a convincere il legislatore nazionale a una diversa distribuzione, che poi passi quando finisce nella Conferenza unificata. Altrimenti, arriviamo in Conferenza unificata e il tirare per la giacchetta da parte delle grandi città drena di nuovo risorse. Pag. 12
  Secondo me, questo è l'aspetto su cui dobbiamo lavorare politicamente. Inoltre, è indiscutibile il mantenimento del servizio, quindi strutturare le risorse a disposizione non sul numero degli abitanti, ma sul servizio che quel comune rende rispetto al totale dei cittadini che frequentano quelle zone. Questo è il passaggio culturale e politico che ci permette di giustificare il fatto che dobbiamo togliere 150 milioni di euro al resto dei comuni per distribuirli meglio a 500 comuni. Questa è l'operazione che dobbiamo e che possiamo fare oggi.
  Al netto di questo ragionamento, c'è un'emergenza in queste aree. C'è un'emergenza economica, ma c'è anche un altro dato significativo: nonostante i flussi turistici e la loro attrattività, questi luoghi si stanno spopolando dei residenti, di cui noi abbiamo bisogno, e spesso c'è un nomadismo della forza lavoro, altro dato importante. Dobbiamo cercare di fermare anche queste dinamiche.
  L'ultimo punto riguarda i costi e fabbisogni standard. Credo che il lavoro fatto in questi anni sia straordinario e abbia messo in luce anche tutte queste incongruenze, però, come ho detto più volte in questa Commissione, è chiaro che, una volta raccolti molti dati, dobbiamo capire che questo sistema ha dei limiti, non per colpa di SOSE, che è solo l'esecutore materiale di una serie di dati che le norme prima e gli enti locali dopo hanno fornito alla società.
  Il problema vero è che questa enorme quantità di dati ci fa capire che dobbiamo passare dalla costruzione del passato per i fabbisogni e i costi standard al costo effettivo del servizio, che non è direttamente collegato alla media dei costi che abbiamo ottenuto nel 2010 o nel 2011 o nel 2012. Voi incarnate perfettamente quest'esempio, da questo punto di vista.
  Dall'intreccio di questi dati emergono tutte le incongruità del sistema. Questo è un percorso molto più lungo, però può partire anche dalla raccolta dei dati fatta oggi con la vostra presenza qui.
  Direi che è necessaria la costruzione velocissima dell'emendamento perché giustamente i termini alla Camera – sono disponibile a collaborare con i senatori per cercare di fare un tentativo – scadono alle ore 16 di oggi, tanto per essere molto chiari.
  Come sapete, non è sufficiente presentare l'emendamento per avere il parere favorevole del Governo. Bisogna essere onesti fra di noi perché sono per una linea di onestà: devono essere coinvolti tutti gli attori protagonisti, tra cui ci sono anche i vostri colleghi. Come sapete, quando la coperta è corta, se la tiriamo da una parte, altri poi la tirano dall'altra. Gli altri – ahimè! – non sono 500 comuni e non sono poche centinaia di abitanti, ma sono una massa che fa molto più rumore.
  Provengo da una Provincia in cui il numero di abitanti non è un fattore di vantaggio, anzi è un fattore di svantaggio, e vivo quotidianamente questa situazione politica. Lo dico perché dobbiamo, anche con audizioni come questa, far passare il messaggio sul servizio che questi comuni rendono alle metropoli per trasformare finalmente una società che è metropolitano-centrica, in tutta l'Europa, ma anche l'Italia, in una società che ha un po’ più di attenzione alle aree interne e alle zone più periferiche del Paese.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola per la replica, faccio semplicemente notare che c'è un problema di equità e di giustizia e c'è un problema anche di costituzionalità delle norme che facciamo.
  Alcuni enti hanno cominciato, giustamente, a promuovere un contenzioso sotto il profilo costituzionale e, da quello che mi risulta, hanno trovato anche audizione rispetto delle loro rivendicazione.
  È chiaro che siamo sul finire di legislatura, quindi è estremamente difficile, nell'affanno anche dei tempi, riuscire a dare una sistemata generale, però è anche chiaro che il sistema, così come si è evoluto, ha prodotto anche situazioni oggettivamente non prevedibili. Credo che non lo volesse nessuno, quando questo sistema è stato fatto partire. Anche la SOSE, nel mettere giù tutti questi parametri, sicuramente non aveva in mente di penalizzare in modo così sostanziale i comuni turistici.
  Oltre a quello di equità e di opportunità politica, c'è anche un problema di costituzionalità Pag. 13 che comincia a diventare un po’ serio.
  Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  GIANCARLO FARNETANI, sindaco del Comune di Castiglione della Pescaia. Vorrei dire alla senatrice che avremo modo di comunicarle i dati sui quali abbiamo lavorato per creare quest'emendamento.
  Vorrei sottoporre una questione. L'ANCI dovrebbe rappresentare tutti i comuni e penso che l'ANCI lo faccia, ma non so se ci riesce sempre. Probabilmente l'ANCI non ci riesce sempre e, in questo caso, sicuramente non ci è riuscita.
  Non vogliamo togliere risorse agli altri comuni perché sono gli altri comuni che utilizzano le nostre risorse, in questo momento. Le risorse che vanno agli altri comuni sono risorse vengono tolte ai nostri cittadini, quindi l'ANCI si deve mettere di traverso a vicende di questo tipo, anche perché noi chiediamo poco più del nostro e non vogliamo stravolgere completamente il sistema.
  La nostra contribuzione è identica su tutto il territorio ed è del 22,43 per cento sull'IMU e tutti i comuni contribuiscono.
  C'è un altro meccanismo che vede oltre 550 comuni in Italia partecipare alla distribuzione delle proprie risorse ad altri comuni.
  Vi faccio un esempio: quando vengono a Castiglione della Pescaia, i cittadini di Firenze si lamentano perché pagano tanto per l'IMU, ma la strada non è sistemata, per cui io dico loro di andare da Nardella perché una parte delle strade di Nardella sono sistemate con le nostre risorse. La mia è una battuta, ma è sostanzialmente questa la situazione.
  Sul sistema dell'emendamento, ci rendiamo conto, perché facciamo gli amministratori e sappiamo benissimo che la situazione è critica, che chiedere risorse sia impossibile in questo momento. Le varie ipotesi dell'emendamento vanno appunto dai 108 milioni ai 173 milioni di euro, ma siamo convinti che queste risorse non possano essere trovate. Una ridistribuzione diversa, però, credo che sia possibile perché, in fin dei conti, la giustificazione politica e tecnica è semplicissima: i servizi turistici non sono considerati come funzioni fondamentali. Oggi, le funzioni fondamentali pesano nel calcolo dei fabbisogni standard per l'80 per cento, mentre gli altri valgono il 20 per cento, cioè il peso dei costi e dei fabbisogni di ogni comune è di questa portata.
  Capisco che il meccanismo dovrebbe essere più complesso dal punto di vista delle valutazioni, mentre i parametri giustamente devono essere di meno, però questa è la realtà. Oggi, non siamo qui a fare la battaglia contro gli altri colleghi sindaci, che fortunatamente, da questa operazione, ottengono le risorse, sempre minori a quelle di partenza del 2010, e però, oggi, noi siamo qui a fare una battaglia di sopravvivenza dei nostri comuni, che, in questa situazione, non possono più reggere. Facciamo una scelta e diciamo – non so – di abolire i comuni piccoli. Il ragionamento che facciamo è sostanzialmente legato a questa esigenza.
  Sull'emendamento, non so se ANCI l'ha già inviato o meno, però so che l'ANCI lo stava preparando. Quell'emendamento era sostanzialmente così articolato: per i comuni che presentano un Fondo di solidarietà comunale negativo è corrisposta una quota aggiuntiva pari al 40 per cento. Il 40 per cento corrisponde, avendo fatto un'ipotesi su tutti i comuni incapienti d'Italia, a 173 milioni 271.035 euro.
  Su questo parametro possiamo anche ragionare, ma non si può scendere al di sotto del 25 per cento. Altrimenti, si tratta di elemosina, che non serve a risolvere i problemi dei nostri territori, quindi su quest'aspetto dobbiamo lavorare.
  Ripartire 108 milioni di euro nel pacchetto degli altri oltre 7.000 comuni credo che sia elemento di equità perché si tratta di risorse che tirano fuori i nostri cittadini per i servizi e per le attività svolti nel nostro territorio. Quindi è questo che chiediamo e lo chiediamo indipendentemente dalla nostra tessera o partecipazione politica. Io sono uno del PD, però io mi sento di rappresentare una realtà in Toscana di 28 comuni in questa situazione. A questi 28 comuni della costa, si sono aggiunti due Pag. 14comuni dell'entroterra, che, come giustamente diceva l'onorevole, sono realtà turistiche, tra cui c'è San Gimignano. In quelle realtà turistiche, anche se le cifre sono minori e si parla di 100.000 euro di saldo negativo, c'è un elemento di difficoltà per le amministrazioni comunali.
  Chiediamo che in questa fase, pur non lavorando su ulteriori aggiunte di risorse, si possa trovare una soluzione che metta in tranquillità questi comuni, almeno per l'anno 2017-2018, in attesa che si tirino fuori parametri più equi relativamente ai fabbisogni, cioè questo noi chiediamo, anche se ci rendiamo conto della situazione difficile.
  Che cosa può succedere nella Conferenza unificata degli altri comuni? Lo abbiamo visto anche quando è stata approvata la legge di bilancio 2017: con l'inserimento del comma 444, che, per sanare l'illegittimità costituzionale dell'articolo 16 del decreto-legge n. 95 del 2012, ci ha sottratto risorse sulla spending review in questo pacchetto, è stato «salvato» il comune di Lecce. Quello di Lecce è uno dei sindaci della Commissione, quindi lo capisco, ma esiste una problematica di incostituzionalità del DPCM e del meccanismo.
  Credo che, se si riesce a trovare una soluzione che salvaguardi anche la capacità gestionale delle amministrazioni di questi comuni, ci sia poi un'utilità per tutto il sistema delle autonomie locali.

  VALTER MARIN, sindaco del Comune di Sestriere. Per rispondere all'onorevole del Veneto, vorrei dire che, costantemente, noi comuni dobbiamo difenderci dallo Stato. Dei 1.206 comuni in Piemonte, ci sono sei comuni dell'Unione, che hanno fatto questo ricorso al DPCM, ottenendo l'annullamento e sollevando l'incostituzionalità. In merito, prima o poi, qualcuno dovrà prendere delle decisioni: se siamo tutti uguali, ci sta bene il prelievo del 22 per cento, ma oltre quello basta.
  Per difenderci dallo Stato, abbiamo speso come Unione dei comuni 40.000 euro di spese legali, in modo da poter continuare a erogare servizi ai nostri cittadini, ma questo non è lo Stato. L'ANCI se ne frega, ma noi adesso riceviamo telefonate da tutti e siamo qui a voler rappresentare, dal sud fino all'estremo nord dell'Italia, che così non si può più andare avanti.
  Ora, se dobbiamo difenderci dal nostro organismo e dal nostro sindacato che dovrebbe tutelarci e difenderci, è chiaro che prevalgono gli interessi delle grandi città, anche perché probabilmente tre o quattro metropoli si mettono d'accordo e gli altri 7.400 comuni d'Italia devono, purtroppo, subire. È ora di finirla perché credo si tratti di una questione di costituzionalità e di giustizia.

  PRESIDENTE. Ovviamente, noi ospitiamo l'ANCI e gli organismi ufficiali, ma abbiamo dato voce anche a voi, che, fino a questo momento, non avete avuto possibilità di dire la vostra in organismi come questo.
  Ringrazio, insieme agli altri interventi il sindaco Valter Marin per il suo intervento.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.10.