XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 105 di Mercoledì 29 marzo 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana, Maurizio Graffeo, sulla finanza delle Province nella Regione siciliana (ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del regolamento della Commissione) :
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 3 
Graffeo Maurizio , Presidente della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana ... 3 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 5 
Graffeo Maurizio , Presidente della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana ... 5 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 5 
Graffeo Maurizio , Presidente della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana ... 5 
Albo Francesco , Consigliere della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana ... 5 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 9 
D'Alì Antonio  ... 9 
Graffeo Maurizio , Presidente della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana ... 10 
Albo Francesco , Consigliere della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana ... 10 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 11 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Presidente della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana, Maurizio Graffeo ... 12

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANCARLO GIORGETTI

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione Presidente della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana del Maurizio Graffeo, sulla finanza delle Province nella Regione siciliana.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento della Commissione, del presidente della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana, Maurizio Graffeo.
  Il tema è quello della finanza delle province nelle Regione siciliana. Ricorderete che abbiamo già cominciato ad affrontare questo tema, che abbiamo compreso essere di grande urgenza, attualità e interesse.
  Ringrazio il presidente Graffeo per la sua disponibilità a intervenire ai lavori della Commissione e gli cedo subito la parola per lo svolgimento della sua relazione.

  MAURIZIO GRAFFEO, Presidente della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana. Grazie, presidente. È un onore per noi essere chiamati dagli organismi parlamentari nazionali a conferire su un tema veramente scottante, che è da lungo tempo all'attenzione della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana.
  Infatti, abbiamo analizzato la tematica dello stato della finanza provinciale siciliana nelle ultime relazioni. Noi predisponiamo ogni anno una relazione sullo stato della finanza locale in generale. Abbiamo affrontato il tema in ben due audizioni svolte all'Assemblea regionale siciliana presso le Commissioni Affari istituzionali e Bilancio e da ultimo, proprio per le connessioni con il bilancio regionale, nell'ambito della relazione di parificazione.
  Abbiamo sottolineato la preoccupazione per il progressivo deterioramento del sistema della finanza pubblica provinciale siciliana. Ieri abbiamo trasmesso un testo di elementi che è stato approvato in sede collegiale, cui ha in particolare lavorato il consigliere Albo, che è qui presente alla mia destra, e al quale cederei poi la parola per evitare di ripeterci, limitandomi invece io a svolgere una brevissima introduzione.
  Vorrei semplicemente dire da dove nasce tutta la problematica del deterioramento e della difficile situazione delle ex province siciliane.
  Lo statuto siciliano, nel contesto dell'epoca, non prevedeva le province come enti territoriali. Probabilmente ciò era collegato al fatto che la provincia era la sede del prefetto e, nell'epoca fascista, il prefetto rappresentava il governo nazionale. Lo statuto regionale, quindi, non contempla la figura delle province, ma si parla di liberi consorzi dei comuni.
  In estrema sintesi, fino al 1986 rimasero le circoscrizioni e la normativa statale. Nel 1986 la Regione siciliana emanò una legge con un piccolo sotterfugio: non si parlò più di provincia sic et simpliciter, ma di provincia Pag. 4 regionale: si abbinò dunque l'aggettivo «regionale», ma sostanzialmente quelle erano, sia pure con un riassestamento delle funzioni e delle competenze, con organi elettivi a livello di consiglio e poi, con la riforma recante l'elezione diretta, anche del presidente della provincia.
  Dopodiché, nel 2013, addirittura in leggero anticipo rispetto alla cosiddetta legge Delrio varata a livello nazionale nel 2014, vengono soppresse le province regionali e vengono istituiti con una legge del marzo del 2013 sei liberi consorzi comunali e le tre città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.
  Questi liberi consorzi replicano la previsione statutaria dell'articolo 15, però nella nuova legislazione sono indicati come enti di area vasta – questa è la nuova terminologia – dotati di autonomia statutaria, regolamentare, amministrativa, impositiva e finanziaria nell'ambito dei propri statuti e regolamenti, delle leggi regionali e statali di coordinamento della finanza pubblica, con organi di governo eletti con il sistema indiretto di secondo grado.
  Questa prima normativa si completa con la legge regionale n. 15 del 2015, con un disallineamento tra il modello Delrio e il modello siciliano.
  Tale disallineamento deve tuttavia essere colmato in via pattizia, perché con l'Accordo Stato-regione in materia finanziaria del giugno 2016 la Regione ha assunto una serie di impegni, tra cui il completo recepimento della legge n. 56 del 2014.
  In questo Accordo Stato-regione del 2016 sono stati già delineati alcuni passaggi di recepimento, una parte dei quali sono già avvenuti. Ad esempio, per quanto concerne la diminuzione dei cosiddetti «costi della politica» è stata prevista dalla legislazione regionale la gratuità di quasi tutte le cariche politiche.
  A livello di funzioni, bisogna dire che la normativa regionale assegna a regime a questi nove enti di area vasta alcune funzioni, tra cui quelle relative ai servizi sociali e culturali, allo sviluppo economico, all'organizzazione del territorio e alla tutela dell'ambiente. Alcune di queste funzioni, però, tenendo conto della grave situazione di crisi finanziaria di questi enti di area vasta, sono state assorbite dalla Regione. Alludo all'assistenza ai disabili, che da funzione di competenza della provincia è stata nuovamente attratta nell'ambito della competenza regionale.
  Concludendo, in termini generali possiamo dire che la legge regionale n. 15 del 2015, che porta a compimento un lungo percorso che inizia nel 2013 e ha un momento di arresto proprio con quella legge, è ispirata a un disegno di mantenimento, se non di implementazione, delle funzioni in precedenza svolte dalle province regionali, che evidentemente è in controtendenza con il disegno della cosiddetta legge Delrio, che prevede invece una distribuzione di funzioni a diversi livelli di governo.
  Uno degli effetti di questa situazione di provvisorietà e di disallineamento è stata la gestione commissariale dei liberi consorzi.
  Io non mi intendo e non mi voglio intendere di politica, però ritengo che il commissariamento di questi enti costituisca un vero deficit di democrazia, perché, nonostante l'elezione indiretta di secondo grado, tutto l'apparato di governance di questi enti è affidato a un commissario. Mentre i cosiddetti sindaci delle città metropolitane si sono insediati a maggio del 2016, è dal lontano 8 aprile 2014 che sono stati nominati questi commissari e non si sa ancora per quanto tempo resteranno in carica.
  Questa situazione di stallo politico-amministrativo, peraltro, rischia di aggravarsi per via dell'interruzione del processo di riforma costituzionale in esito alla consultazione referendaria non confermativa, che ha accentuato la condizione di incertezza sia nella prospettiva del riassetto dei livelli di governo locale sia nella gestione della situazione esistente, soprattutto per la regolamentazione degli aspetti finanziari degli enti interessati dalla riforma.
  La riforma di sistema della geografia istituzionale della Repubblica, che in parte anticipava quella prefigurata dalla riforma costituzionale, rischia pertanto di perdere il carattere di transitorietà, cristallizzando i propri effetti. Pag. 5
  Penso che sia da sottolineare che proprio nella fase transitoria l'articolo 27 della legge regionale n. 15 del 2015 prevede che «i liberi consorzi continuano a esercitare le funzioni attribuite alle ex province regionali alla data dell'entrata in vigore della presente legge, nei limiti delle disponibilità finanziarie in atto esistenti». Dunque, un qualcosa che doveva essere provvisorio si sta invece cristallizzando e sta durando a lungo.
  Questa, secondo me, è la causa di tutti i mali. Il collega ha fatto un aggiornamento dei dati e abbiamo dei dati di preconsuntivo 2016 sulla situazione degli enti. Se lei consente, presidente, passerei la parola al collega che, peraltro, potrebbe anche illustrare il contenuto di alcune slide.

  PRESIDENTE. Ho solo una curiosità: i commissari da chi vengono nominati?

  MAURIZIO GRAFFEO, Presidente della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana. Dalla Giunta regionale.

  PRESIDENTE. Dal presidente?

  MAURIZIO GRAFFEO, Presidente della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana. Sì.

  FRANCESCO ALBO, Consigliere della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana. L'intervento del presidente Graffeo, che mi ha preceduto, ha efficacemente sintetizzato i principali termini della problematica di cui oggi riferiamo.
  Da ultimo, egli ha riferito sulla peculiare situazione di stallo politico-amministrativo che si protrae ormai dal 2013, così come sulla gestione da parte dei commissari straordinari. Nelle tre città metropolitane si sono insediati i sindaci metropolitani, mentre i liberi consorzi allo stato sono ancora retti dai commissari straordinari.
  Nel mio brevissimo intervento cercherò semplicemente di richiamare la vostra attenzione sugli aspetti economico-finanziari che chiaramente si collocano a valle di tutta questa problematica istituzionale che, come sottolineava efficacemente il presidente Graffeo, rischia di trovare nel recente esito referendario un ulteriore fattore di incertezza. Di questi aspetti ha già riferito recentemente la nostra sezione delle autonomie.
  Ovviamente per tutti gli aspetti di dettaglio rinvio alla relazione, nella quale potrete trovare tutti i riferimenti del caso.
  Vorrei anzitutto richiamare la vostra attenzione sulle principali entrate dei liberi consorzi, come illustrate nel grafico n. 1. Noi abbiamo dei dati che si fermano al 31 dicembre 2016, grazie anche alla banca dati del Sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici (SIOPE), quindi stiamo parlando di dati di cassa in termini di competenza e residui.
  Purtroppo, le entrate tributarie delle province, in primis l'imposta provinciale di trascrizione e l'imposta sulle assicurazioni, strutturalmente e fisiologicamente mal si conciliano con politiche tese a un incremento del gettito fiscale. Non sono caratterizzate da evasione e recupero dell'evasione e, peraltro, sono legate a consumi che risentono particolarmente della difficile congiuntura economica.
  Conseguentemente, i margini della leva fiscale, anche per effetto dei blocchi legislativi della leva fiscale stessa, sono estremamente limitati, quindi non consentono di poter avere in qualche modo un effetto compensativo rispetto alla progressiva riduzione delle entrate.
  Un altro aspetto importante su cui richiamo velocemente la vostra attenzione è quello dei trasferimenti statali. Nel grafico n. 2, che trovate sempre nella relazione, potete notare una linea tratteggiata e una linea continua.
  A partire dal 2014 le riscossioni di trasferimenti erariali subiscono un picco e arrivano addirittura a 151 milioni di euro; nel 2016 arrivano invece a 121 milioni di euro, per effetto di un'intesa istituzionale del febbraio 2015 con la quale sono stati erogati trasferimenti erariali a tutte le province d'Italia tra il 2015 e il 2016 e, quindi, sono state sbloccate una serie di partite creditorie pregresse molto datate. Pag. 6
  Ciò ha fornito una forte iniezione di liquidità alle province e, quindi, ha avuto sicuramente degli effetti benefici in termini di cassa. Al netto, però, di queste poste extra ordinem – sono tutti residui perenti del Ministero dell'interno – la linea tratteggiata ci dice, invece, quale sarebbe stata la reale consistenza dei trasferimenti qualora non vi fosse stata questa liquidazione, sicuramente benefica, di partite creditorie molto datate.
  Bisogna peraltro considerare che alcuni enti ormai presentano trasferimenti erariali di segno negativo, nel senso che l'importo delle somme da ricevere dallo Stato è inferiore rispetto all'importo che lo Stato deve recuperare dagli stessi liberi consorzi e dalle stesse città metropolitane. Ciò genera ovviamente un'obbligazione passiva di rimborso nei confronti dello Stato e sicuramente rappresenta uno degli aspetti che caratterizzano sempre più di frequente la finanza provinciale.
  Peraltro, come vedremo più avanti, molto spesso, proprio per problemi di cassa, così come per il contributo alla finanza pubblica, molti enti non riescono a sostenere questo onere restitutorio, postergandolo all'annualità successiva e subendo spesso delle compensazioni, previste tra l'altro dalla legge, direttamente a valere sui trasferimenti dell'anno successivo, per evitare di disperdere, in questa fase di protratta transizione, preziosa liquidità.
  Il grafico n. 8 dà esattamente la misura di quello di cui riferivamo poc'anzi. Nella linea continua vediamo la spesa corrente – e parliamo in questo caso di impegni in termini di competenza. La fonte sono i dati che abbiamo acquisito direttamente dai nove enti in sede istruttoria. Gli impegni di competenza mostrano addirittura una spesa che, a partire dal 2014, aumenta fino a 533 milioni di euro. La linea tratteggiata, invece, illustra la spesa corrente e gli impegni al netto degli oneri restitutori nei confronti dello Stato. Questa forbice evidenzia come la principale componente della spesa nei liberi consorzi e nelle città metropolitane sia caratterizzata proprio dall'onere restitutorio nei confronti dello Stato.
  Venendo al contributo alla finanza pubblica, esso costituisce il principale fattore che mette in difficoltà i liberi consorzi e le città metropolitane. Come ben sapete, vi è stata una legislazione nazionale, iniziata con il decreto-legge n. 95 del 2012 sulla spending review e proseguita con il decreto-legge n. 66 del 2014 e con la legge n. 190 del 2014, che ha previsto questo contributo, peraltro di importo progressivamente crescente, a carico delle città metropolitane e delle province italiane. Tale contributo ha interessato anche gli enti di area vasta della Sicilia.
  Nella tabella n. 7, declinata per legislazione di riferimento, vediamo la consistenza del contributo alla finanza pubblica nel corso degli anni. Nella tabella n. 8, invece, viene declinato l'ammontare del contributo fino al 2018.
  Nella realtà degli enti di area vasta siciliani passiamo da un contributo di 22 milioni di euro nel 2014 a un contributo di 296 milioni di euro nel 2018. C'è un trend progressivamente crescente. Vedete come si passa addirittura da 98 a 164 milioni di euro tra il 2015 e il 2016 e da 164 a 230 milioni di euro nel 2017.
  È evidente che questo trend risulta allo stato sempre meno sostenibile finanziariamente da parte degli enti di area vasta siciliani, che ovviamente hanno dei ristretti margini compensativi, visti anche il limitato gettito tributario e il trend progressivamente decrescente dei trasferimenti erariali.
  Fortunatamente c'è stato un intervento di sostegno compensativo da parte della Regione, che è intervenuta finanziariamente nel 2016. Con la legge regionale n. 27 del 2016, essa ha infatti erogato circa 29 milioni di euro, di cui 23,9 in favore di tre liberi consorzi che avevano esaurito l'avanzo disponibile e le risorse e versavano quindi in una situazione prossima alla paralisi funzionale, non riuscendo addirittura a liquidare ormai da parecchio tempo le mensilità al personale dipendente.
  Per scongiurare, quindi, un'imminente situazione di dissesto, vi è stata questa consistente erogazione straordinaria di liquidità per 23,9 milioni di euro, di cui Pag. 7hanno beneficiato principalmente i tre liberi consorzi che, come dicevo, versavano in una situazione di maggiore difficoltà.
  Il contributo alla finanza pubblica, tuttavia, deve inserirsi nel più generale contesto del disegno istituzionale di riordino degli enti di area vasta e mira, anche in coerenza con lo spirito della riforma Delrio, a creare un risparmio forzoso degli enti, che deve servire per la riallocazione delle funzioni e del personale presso i nuovi enti destinatari.
  Da questo punto di vista, anche la Corte costituzionale recentemente, con alcuni interventi, in primis la sentenza n. 205 del 2016, che viene richiamata nella relazione, ha sottolineato appunto questo nesso di stretta strumentalità rispetto al disegno di riallocazione.
  Tuttavia, come sottolineava prima il presidente Graffeo, probabilmente bisogna tener conto anche del diverso disegno istituzionale cui è improntata la riforma siciliana. A differenza di quella statale, in cui prevale una visione di riallocazione di funzioni presso altri livelli di governo, nella riforma siciliana, almeno a regime, è previsto un disegno di mantenimento, se non addirittura di implementazione delle funzioni. Nello spirito della legge del 2015 sono proprio i liberi consorzi che subentreranno alle ex province regionali, quindi teoricamente sarebbero loro gli enti subentranti.
  Il grafico n. 9, invece, esamina la spesa media pro capite del 2016 per personale e prestazioni di servizi dei vari liberi consorzi. Ovviamente, per comparare realtà diverse, abbiamo dovuto mediare in valore pro capite.
  Nella relazione ovviamente troverete una precisazione, proprio perché, non coincidendo del tutto le funzioni istituzionalmente intestate, anche se siamo ancora in una fase transitoria, in cui i liberi consorzi continuano a svolgere le funzioni delle ex province regionali, col personale e le disponibilità finanziarie in atto esistenti, abbiamo una situazione di non perfetta sovrapponibilità tra le ex province regionali e le province statali.
  Fatta questa doverosa premessa, vediamo come molti liberi consorzi presentano dei livelli di spesa pro capite per il personale sicuramente più elevati rispetto alla media regionale e quasi multipli rispetto alla media nazionale.
  Il grafico mostra anche, a mio avviso molto chiaramente, le diverse modalità con cui sono organizzati i liberi consorzi. In alcuni casi, ad esempio quello di Enna, abbiamo una prevalenza nettissima di spesa per il personale, mentre Catania, ad esempio, ha una bassa prevalenza di spesa per il personale e un'alta incidenza di quella per la prestazione di servizi. La colonna rossa sarebbe la spesa da contratto di servizio all'interno della prestazione di servizio.
  È, quindi, evidente che abbiamo degli assetti fortemente esternalizzati, che si presterebbero a un disegno di razionalizzazione e probabilmente incontrerebbero minori difficoltà in un'ottica di questo tipo, perché in quel caso limiterebbero il personale al core business istituzionale, mentre tutto il resto verrebbe gestito tramite servizi esterni.
  Ribadendo la doverosa premessa che avevamo fatto all'inizio sulla non integrale sovrapponibilità delle funzioni, anche in questa fase transitoria, per ciò che concerne i livelli di spesa media per il personale in ambito nazionale, in questo grafico vediamo chiaramente che abbiamo due scale diverse, ma, al di là di questo, mi sembra interessante esaminare l'inclinazione delle curve.
  Nel grafico n. 12, che illustra la spesa per il personale in Italia, vediamo come a partire dal 2014 abbiamo una brusca flessione della spesa per il personale dovuta all'attuazione dell'articolo 1, commi 424 e seguenti, della legge n. 194 del 2014, che ha portato alla data del 3 febbraio 2017 alla ricollocazione istituzionale per esubero di 16.007 unità di personale e all'attuazione della mobilità obbligatoria prevista dal legislatore statale. Questa mobilità, peraltro, è stata agevolata dal comma 424 della citata legge, che per i comuni imponeva come priorità assunzionale il riassorbimento Pag. 8 del personale in esubero da parte delle province.
  Nel grafico n. 11, invece, vediamo che l'andamento della spesa per il personale della Sicilia ha un'inclinazione abbastanza armonica e costante. Infatti, il personale si è ridotto di 1.200 unità complessive tra il 2012 e il 2016, quindi in una misura pari al 19 per cento. In particolare, si sono ridotti del 51 per cento il personale con qualifica dirigenziale e del 91 per cento quello relativo ai dirigenti con contratto a tempo determinato, che ovviamente per il blocco delle assunzioni andavano a scadenza.
  Tuttavia, questa consistente riduzione è dovuta solo a pensionamenti, quindi a cause per così dire fisiologiche. Il processo a livello nazionale ha seguito un altro iter, come si osserva in maniera molto chiara dall'andamento del grafico stesso.
  Peraltro, vi è stato un processo nell'impianto della legge n. 15 del 2015. Nella situazione di stallo che si era venuta a verificare, erano cadenzati una serie di adempimenti, che partivano dalla costituzione dell'Osservatorio regionale, peraltro omologo dell'Osservatorio previsto dalla legge Delrio, dal quale doveva partire tutto il disegno di riallocazione delle funzioni e del personale, ovviamente sulla base dell'assegnazione delle correlate risorse umane e strumentali.
  Solo di recente la legge regionale n. 27 del 2016 ha previsto la percentuale di riduzione della dotazione organica di città metropolitane e liberi consorzi nella misura del 15 per cento. È una misura inferiore, ma – lo ripeto – tiene conto del diverso disegno strategico a regime previsto dal legislatore regionale. Inoltre, indica un'articolata procedura per la riassegnazione del personale in esubero che competerà all'Osservatorio regionale.
  Il successivo articolo 3 della citata legge n. 27 del 2016 prevede, invece, le procedure di stabilizzazione del personale precario dei comuni, che vengono avviate fin da subito e per le quali sono già pubblicati i bandi sulla Gazzetta Ufficiale. Viene seguito un iter peculiare rispetto al restante territorio nazionale, dove, come dicevo prima, il comma 424 indicava come priorità assunzionale per i comuni il riassorbimento del personale in esubero proveniente dalle province.
  Il grafico n. 13 dà la misura della spesa corrente reale. Lo vedevamo prima, ma stavolta lo vediamo in termini di cassa. La linea tratteggiata illustra la spesa corrente al netto, come abbiamo in precedenza rilevato, degli oneri restitutori, cioè del contributo alla finanza pubblica e dei trasferimenti negativi.
  Si vede come ormai le dotazioni finanziarie sono ridotte al minimo. In molti casi, abbiamo avuto un blocco dei servizi. In primis ne hanno risentito i servizi scolastici e i servizi di trasporto degli alunni disabili, al punto che la Regione è dovuta intervenire d'urgenza per riattrarre nell'alveo delle competenze regionali alcuni servizi particolarmente delicati per l'utenza.
  Abbiamo ormai dei budget che sicuramente riducono al minimo l'attività nei confronti degli altri livelli di governo e soprattutto nei confronti dell'utenza.
  Ciò ha determinato ovviamente dei consistenti blocchi nei pagamenti, al di là dell'erogazione degli stipendi, e ha avuto anche delle ripercussioni sulla spesa in conto capitale.
  Nel grafico n. 15 vediamo l'andamento della spesa per investimenti dal 2012 al 2016. È abbastanza agevole osservare come i pagamenti passano da 140,2 milioni di euro nel 2012 a 30,5 milioni di euro nel 2016.
  Questa tendenza deve tener conto di due fattori. In primo luogo, probabilmente la spesa in conto capitale, come vediamo annualmente anche dalle relazioni della Banca d'Italia, deve tener conto del peculiare contesto siciliano, caratterizzato da scarsi insediamenti industriali e, quindi, da una funzione peculiare di volano per le economie locali svolta proprio dagli investimenti delle pubbliche amministrazioni.
  È evidente che livelli così bassi di spesa molto spesso non sono idonei a garantire, non solo la manutenzione, ma neanche la stessa messa in sicurezza di importanti beni quali le strade provinciali e le scuole. L'assessorato ha riferito della chiusura di Pag. 9tratti di strade e di una serie di situazioni fortemente problematiche.
  Peraltro, alcuni trasferimenti in conto capitale finalizzati espressamente dalla riforma regionale sono stati contabilizzati in parte corrente, anche per effetto di disposizioni legislative derogatorie dettate proprio dall'emergenza.
  Nel grafico n. 19, nella parte tratteggiata, si vedono i residui passivi di nuova formazione. È evidente che, bloccandosi i pagamenti, abbiamo un'impennata dei residui passivi di nuova formazione, ossia obbligazioni scadute, ma rimaste insolute, a cui corrisponde anche un simmetrico e progressivo aumento delle azioni esecutive.
  Ci riferiscono, ad esempio, che al 31 dicembre 2016 un libero consorzio, come quello di Siracusa, ha pignoramenti e azioni esecutive per 99 milioni di euro, proprio per deficit di cassa, per difetto di liquidità. Questo trova rispondenza grafica evidente nella colonna dei residui.
  L'ultima slide su cui richiamo la vostra paziente attenzione è quella a pagina 60, che riguarda il risultato di amministrazione. Finora, con interventi provvisori, la legislazione, anche nazionale, ha consentito l'utilizzo degli avanzi nell'ambito di una serie di disposizioni derogatorie mirate a venire incontro alla difficile situazione delle province italiane. È cioè stata consentita l'applicazione dell'avanzo.
  In questo prospetto, che riporta i dati acquisiti dagli enti al 31 dicembre 2016 – chiaramente quelli del 2016 sono dati di preconsuntivo –, vediamo come due liberi consorzi avevano già esaurito l'avanzo di amministrazione al 31 dicembre 2015, Siracusa e Ragusa, che è l'unico che realizza un extra deficit a seguito dell'armonizzazione, ai quali si aggiunge il libero consorzio di Trapani nel 2016, che ha esaurito anch'esso l'avanzo di amministrazione.
  Chiaramente questo impedisce l'applicazione di consistenti quote a pareggio del disavanzo corrente creato da queste situazioni strutturali e, quindi, la fisiologica esauribilità di questa fonte di finanziamento ovviamente induce a nutrire scarso ottimismo sulle prospettive di continuità istituzionale di questi enti.
  Quattro enti nella colonna del 2016 non hanno ancora i dati disponibili, perché siamo in preconsuntivo e, quindi, non hanno ancora calcolato la parte accantonata, vincolata e destinata, onde per cui non conosciamo la parte disponibile.
  In ogni caso, dal raffronto tra la tabella di sopra e quella di sotto appaiono evidenti la progressiva erosione della liquidità dell'avanzo disponibile e, quindi, la sempre meno incisiva attività di applicazione dell'avanzo a pareggio.
  Basta vedere la provincia di Palermo, che ha 109 milioni di avanzo libero, ma disponibili ne ha solo 6,1 milioni, ovviamente con le dimensioni demografiche che la caratterizzano. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Man mano che proseguiamo la nostra analisi il quadro è sempre più sconfortante. La mia sensazione è che la tenuta complessiva del sistema della Repubblica cominci a fare fallo. Nel momento in cui partono le azioni esecutive di massa sugli enti pubblici, è evidente che c'è qualcosa che non funziona. Non so che esito danno le azioni esecutive, perché, com'è noto, ci sono anche altri aspetti relativamente all'efficienza e all'efficacia di queste azioni.
  Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANTONIO D'ALÌ. Presidente, grazie per la disponibilità e per l'opportunità. Io penso che abbiate sollevato uno squarcio di verità, peraltro parziale. Non lo dico perché la relazione sia stata incompleta, giacché abbiamo anzi a disposizione elaborati ancora più utili per poter capire qual è la fase in cui si trovano gli enti di area vasta in Sicilia. Verrebbe facile chiedere al presidente Graffeo quando pensa, secondo le sue valutazioni, che verrà dichiarato il dissesto di questi enti.
  Mi vorrei soffermare sul grafico n. 21 di pagina 57, che presenta una situazione di assoluta anomalia per quanto concerne la provincia di Catania in relazione al Fondo crediti di dubbia esigibilità. Siccome, peraltro, questo è pane quotidiano per la Pag. 10Corte dei conti, vorrei capire come si sia potuta determinare questa situazione e quali siano adesso gli effetti.
  Poiché, peraltro, siamo stati investiti anche a livello nazionale dai problemi della riscossione in Sicilia, attraverso diversi interventi presso alcune Commissioni del Parlamento nazionale, vorrei capire se questa situazione dei crediti di dubbia esigibilità ha una possibilità di riscontro positivo.
  Ci sono 78 milioni di crediti nella sola provincia di Catania. Vorrei sapere a cosa è dovuto questo ammontare e se è possibile prevedere che esso possa avere una soluzione positiva, ovvero se questi crediti sono effettivamente recuperabili oppure no.
  Questo naturalmente vale in misura minore per altre province, che sembrano da questo punto di vista molto più virtuose, e trova qualche punta di scompenso. Addirittura Palermo, almeno per quello che risulta dal grafico, ha un accantonamento maggiore del Fondo crediti.
  Questa domanda era di carattere specifico; quella generale, invece, è quando lei pensa che gli enti di area vasta della Regione Siciliana andranno definitivamente in dissesto. Così, almeno, si introdurrebbe un elemento di chiarezza.

  MAURIZIO GRAFFEO, Presidente della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana. Senatore D'Alì, lo diciamo evidentemente con il nostro linguaggio. Siamo veramente molto preoccupati in generale, come il presidente Giorgetti ha voluto sottolineare, per tutto lo stato della finanza. Al di là di quella provinciale, anche quella comunale presenta problemi rilevantissimi, perlomeno in Sicilia.
  Tempo fa un mio collega di Trieste mi chiese di avere una delibera di controllo finanziario su un comune siciliano e io gliela mandai. Mi telefonò dopo dieci minuti e mi disse: «Ma io non ti avevo chiesto il comune peggiore che avete». Gli ho detto: «No, guarda, questa è la normalità». Siamo veramente molto preoccupati. E ancora di più siamo preoccupati di questo aspetto.
  Il dissesto è un fatto che è affidato a delibere obbligatorie da parte degli amministratori dell'ente. Il dissesto non è un optional o un fatto discrezionale. Esiste una consolidatissima giurisprudenza del Consiglio di Stato che afferma che, laddove c'è un dissesto di natura finanziaria o, in altra ipotesi, un dissesto cosiddetto «funzionale», l'amministratore non ha nessuna discrezionalità: deve dichiarare il dissesto, perché si assume tutta una serie di responsabilità anche a livello di danno erariale.
  Non è da ora, ma perlomeno da tre anni, che rappresentiamo elementi di preoccupazione e allarme all'Assemblea regionale siciliana. Devo dire, come abbiamo scritto, che in effetti la Regione si è fatta carico di questa situazione con varie norme extra ordinem e in deroga. Tuttavia, riceviamo segnalazioni da parte di tutti i ragionieri dei liberi consorzi sui disequilibri. Per di più, laddove un liceo crolla per un'infiltrazione e non si riescono a fare le opere, laddove si chiudono le strade, laddove non si può assicurare il trasporto dei disabili, in tali circostanze non si riesce più ad esercitare neppure le funzioni.
  Talvolta si è a tal punto autoreferenti che non si pagano neppure gli stipendi. A Siracusa è successo e io ho ricevuto una delegazione di protesta in ufficio. Noi facciamo quello che possiamo.
  La preoccupazione c'è ma, come lei sa e come abbiamo detto, tale decisione spetta ai commissari straordinari.
  Presidente, se consente, sul secondo aspetto sollevato dal senatore D'Alì inviterei a riferire il collega.

  FRANCESCO ALBO, Consigliere della sezione di controllo della Corte dei conti per la Regione siciliana. Come dicevamo prima, vi sono già tre situazioni di totale esaurimento dell'avanzo. Questi enti probabilmente verserebbero già in una paralisi funzionale, se non vi fosse stato un intervento di 23,9 milioni di euro a dicembre del 2016, che in qualche modo ha scongiurato l'ipotesi del dissesto e ha garantito il pagamento delle spettanze arretrate al personale dipendente.
  Tuttavia, è evidente che siamo davanti – e questo è un aspetto focale della relazione – a squilibri strutturali, che in quanto tali richiedono rimedi che abbiano la stessa natura. Non sono situazioni che possono essere risolte con l'avanzo di amministrazione, Pag. 11 poiché occorre ovviamente una riforma di sistema. Probabilmente occorre ridisegnare l'intero sistema, garantendo una razionale riallocazione delle funzioni e del personale tra i vari livelli di governo che consenta anche di assicurare il raggiungimento degli obiettivi di buon andamento, efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa.
  Per quanto riguarda la domanda sul Fondo crediti di dubbia esigibilità, questo è un grafico che appare abbastanza significativo, proprio perché mette in luce determinate asimmetrie nel comportamento degli enti.
  Anche l'ultima tabella che vedevamo prima mostrava come solo il libero consorzio di Ragusa, all'esito del riaccertamento straordinario dei residui, realizza un extra deficit. È un fattore abbastanza anomalo all'esito del riaccertamento.
  Noi, per correttezza istituzionale, riportiamo i dati che ci hanno comunicato gli enti e li rappresentiamo graficamente. È evidente che queste situazioni, su cui lei ha giustamente richiamato l'attenzione, si prestano al doveroso approfondimento in contraddittorio con i singoli enti, affinché essi siano messi in condizione di poter spiegare le evidenti anomalie che emergono, anche in termini di palesi difformità di comportamenti.
  Ciò non vale solo per il Fondo crediti di dubbia esigibilità, che sicuramente rappresenta un enorme problema, proprio perché la consistenza della mole dei residui attivi è quantomeno anomala anche in regime armonizzato. Ci poniamo una serie di interrogativi anche sull'adeguatezza di alcuni accantonamenti prudenziali – pensiamo, ad esempio, al Fondo rischi contenzioso –, che costituiscono fondi che devono essere finanziati.
  Tuttavia, ripeto che in proposito non possiamo compiere alcun tipo di ulteriore valutazione, perché la realtà deve essere accertata nel contraddittorio con gli enti interessati. Riportiamo, però, fedelmente i dati che ci hanno rappresentato gli enti stessi, dai quali effettivamente emerge una situazione quantomeno da approfondire. Ci ripromettiamo di approfondirla nei prossimi mesi nel doveroso contraddittorio – ripeto – con le singole amministrazioni interessate.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti della Corte dei conti che, come al solito, svolgono un lavoro eccezionale di documentazione per la Commissione.
  Devo ringraziare anche il senatore D'Alì, che ci ha sollecitato ad inquadrare esattamente lo spaccato di questa realtà. Noi, come Commissione, rispetto ai fabbisogni standard chiaramente ci concentriamo sulle regioni a statuto ordinario, ma evidentemente esiste anche questo universo assai significativo.
  Ringrazio Maurizio Graffeo e Francesco Albo per il loro contributo e per la documentazione consegnata, della quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.20.

Pag. 12

ALLEGATO

Pag. 13

Pag. 14

Pag. 15

Pag. 16

Pag. 17

Pag. 18

Pag. 19

Pag. 20

Pag. 21

Pag. 22

Pag. 23

Pag. 24

Pag. 25

Pag. 26

Pag. 27

Pag. 28

Pag. 29

Pag. 30

Pag. 31

Pag. 32

Pag. 33

Pag. 34

Pag. 35

Pag. 36

Pag. 37

Pag. 38

Pag. 39

Pag. 40

Pag. 41

Pag. 42

Pag. 43

Pag. 44

Pag. 45

Pag. 46

Pag. 47

Pag. 48

Pag. 49

Pag. 50

Pag. 51

Pag. 52

Pag. 53

Pag. 54

Pag. 55

Pag. 56

Pag. 57

Pag. 58

Pag. 59

Pag. 60

Pag. 61

Pag. 62

Pag. 63

Pag. 64

Pag. 65

Pag. 66

Pag. 67

Pag. 68

Pag. 69

Pag. 70

Pag. 71

Pag. 72

Pag. 73

Pag. 74

Pag. 75

Pag. 76

Pag. 77

Pag. 78

Pag. 79

Pag. 80

Pag. 81