XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Giovedì 20 marzo 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 2 

Audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, su attuazione e prospettive del federalismo fiscale (ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del regolamento della Commissione):
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 2 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 2 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 8 
Fornaro Federico  ... 8 
Broglia Claudio  ... 9 
Guerra Maria Cecilia  ... 9 
Collina Stefano  ... 10 
Dirindin Nerina  ... 10 
Marantelli Daniele (PD)  ... 10 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 11 
Befera Attilio , Direttore dell'Agenzia delle Entrate ... 11 
Giorgetti Giancarlo , Presidente ... 14 

ALLEGATO ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANCARLO GIORGETTI

  La seduta comincia alle 8.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, su attuazione e prospettive del federalismo fiscale.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, Attilio Befera, su attuazione e prospettive del federalismo fiscale.
  Ringrazio il dottor Befera e il dottor Di Capua che lo accompagna, cui abbiamo chiesto di esprimere il loro punto di vista sull'attuazione e le prospettive del federalismo fiscale, oggetto dell'indagine conoscitiva.
  Do la parola al dottor Befera per lo svolgimento della relazione.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Ringrazio per l'opportunità che mi viene offerta di rappresentarvi il delicato e rilevante ruolo dell'Agenzia delle entrate, quel ruolo che stiamo svolgendo nel processo di attuazione del federalismo fiscale.
  La finalità perseguita è quella di rendere più competitiva la nostra amministrazione a ogni livello di governo, sia per ridurre i costi dell'inefficienza sia per adeguarla agli standard delle amministrazioni dei Paesi più evoluti.
  Si rende pertanto necessario integrare la tradizionale cultura giuridica degli apparati pubblici con strumenti conoscitivi interpretativi e operativi elaborati da altre discipline, in particolare quella economica aziendale.
  A questo proposito, osservo che in un sistema tributario a dimensioni di massa e multilivello bisogna conformare le esigenze di autonomia con quelle di funzionalità del sistema. Semplificazione, efficienza e trasparenza nell'amministrazione dei tributi infatti spingono verso un governo unitario delle azioni di accertamento e riscossione o, comunque, verso una forte cooperazione interistituzionale.
  In merito alla possibile evoluzione del modello organizzativo dell'amministrazione finanziaria, recenti provvedimenti normativi hanno previsto il trasferimento o la delega alle province autonome di Trento e Bolzano delle funzioni statali e dei relativi oneri finanziari riferiti, fra l'altro, alle Agenzie fiscali (articolo 1, comma 515, della legge 147 del 2013).
  In proposito rappresento che sono già in corso approfondimenti al fine di pervenire alle previste intese tra le citate province autonome e lo Stato entro il 30 giugno 2014.
  La concreta realizzazione di questa iniziativa, anche se riferita a un ambito territoriale ristretto, presenta profili di criticità, ove non fosse assicurata la centralità dell'indirizzo e coordinamento dell'azione amministrativa.
  Peraltro, non si può non evidenziare che la moltiplicazione degli attori del sistema fiscale appare in controtendenza Pag. 3rispetto all'obiettivo generale di accorpare le funzioni dell'amministrazione, anche in un'ottica di spending review.
  In tale contesto, tuttavia, evidenzio che la sperimentazione, in linea con il principio di sussidiarietà, di modelli organizzativi che prevedano il diretto coinvolgimento degli enti territoriali nella fornitura di servizi di assistenza nei confronti dei contribuenti sarebbe coerente con il necessario perseguimento degli obiettivi di semplificazione, efficienza e trasparenza nell'amministrazione tributi.
  La collaborazione tra gli enti locali e l'amministrazione finanziaria ha trovato concreta attuazione grazie all'impianto normativo e regolamentare operato rispettivamente dal legislatore e dall'Agenzia delle entrate tra gli anni 2005 e 2008.
  L'attuale processo di partecipazione dei comuni all'attività di accertamento fiscale e contributivo è infatti disciplinato dall'articolo 1 del decreto-legge 203 del 2005 ed è stato reso operativo mediante le disposizioni e i provvedimenti del direttore dell'Agenzia delle entrate del 3 dicembre 2007, del 26 novembre 2008 e, da ultimo, del 29 maggio 2012.
  L'impianto normativo prevede la messa a disposizione dei comuni, da parte dell'Agenzia, di informazioni presenti in anagrafe tributaria, in modo da consentire agli enti locali di individuare situazioni di anomalia fiscale sul proprio territorio e trasmettere telematicamente agli uffici dell'amministrazione segnalazioni qualificate che, vagliate dagli uffici, possono dar luogo ad avvisi di accertamento e al conseguente riconoscimento all'ente locale segnalante di una quota di compartecipazione delle maggiori imposte riscosse a seguito dei citati accertamenti.
  Con i sopramenzionati provvedimenti direttoriali dell'Agenzia delle entrate sono state individuate le fattispecie che possono essere oggetto di segnalazioni qualificate e l'ente destinatario, soprattutto l'Agenzia delle entrate, ma anche l'ex Agenzia del territorio e di recente la Guardia di finanza. Il provvedimento del maggio 2012, infatti, definisce le regole tecniche con cui la Guardia di finanza entra nel circuito del processo di partecipazione.
  L'interesse crescente del legislatore per questo istituto si è manifestato attraverso l'incremento della quota di compartecipazione al gettito derivante dall'accertamento dei tributi statali a seguito di segnalazioni comunali. Questa quota infatti è passata da un iniziale 30 per cento delle maggiori somme riscosse a titolo definitivo al 33 e poi al 50 per cento delle stesse somme riscosse anche a titolo non definitivo, per arrivare al 100 per cento delle stesse per il triennio 2012-2014.
  I numeri ci confermano che la collaborazione Agenzia-comuni ha superato la fase iniziale. L'85 per cento dei comuni italiani (circa 7.000 su 8.100) sono collegati al portale Siatel con cui l'Agenzia delle entrate rende loro gratuitamente disponibile la gran parte delle informazioni presenti in Anagrafe tributaria: dai dati di dettaglio delle dichiarazioni dei redditi ai modelli di versamento, dagli atti di registrazione ai dati delle successioni, dai dati delle utenze elettriche ai bonifici bancari versati per le ristrutturazioni edilizie, arrivando di recente anche ai dati sugli studi di settore.
  Dal febbraio 2009 al febbraio 2014 sono state trasmesse circa 63.000 segnalazioni da quasi 900 comuni. Di queste segnalazioni oltre 10.000 sono state già trasfuse in atti di accertamento, con oltre 186 milioni di maggiori imposte accertate. Ciò significa che ogni segnalazione ha mediamente consentito di accertare più di 18.000 euro di maggiori imposte. Il trend di crescita del processo è stato costante dal 2009 ad oggi.
  Come detto, il processo di partecipazione dei comuni prevede il riconoscimento di una quota delle maggiori somme riscosse relative a tributi statali. In particolare, si tratta delle maggiori somme relative a IRPEF, IRES, IVA, imposta di registro, ipotecaria, catastale, tributi speciali catastali, comprensive di interessi e sanzioni.Pag. 4
  Lascio agli atti della Commissione una tabella (vedi allegato) dove sono esposte le maggiori somme relative a tributi statali riscosse negli anni dal 2009 al 2012, a seguito degli accertamenti effettuati in esito alle segnalazioni qualificate dei comuni con l'indicazione del numero degli accertamenti e la suddivisione per regione di appartenenza del comune segnalante.
  Dalla tabella è facile distinguere il trend crescente del gettito recuperato a tassazione e incassato dai comuni, che è passato dai 95.000 euro del 2009, l'anno di inizio di questo processo, ai 3,5 milioni del 2010, fino ad arrivare agli 11 milioni del 2012.
  Con riferimento a quest'ultimo anno, a titolo d'esempio, il comune di Milano e quello di Bergamo hanno incassato rispettivamente quasi un milione di euro, Bologna e Genova oltre 700.000 euro, Rimini oltre 600.000. Se queste cifre possono apparire esigue rispetto ai bilanci dei comuni citati, gli oltre 800.000 euro incassati dal comune di Formigine o i 530.000 euro incassati dal comune di Castel San Pietro Terme probabilmente hanno consentito a questi ultimi di riprogrammare i loro investimenti locali.
  Come previsto dal decreto ministeriale del 23 marzo 2011, i dati delle maggiori imposte riscosse anche a titolo non definitivo sono annualmente comunicati dall'Agenzia delle entrate al Ministero dell'economia e finanze, ai fini della determinazione della quota da riconoscere ai comuni successivamente accreditata agli enti a cura del Ministero dell'interno.
  In proposito occorre precisare che gli importi che lo Stato riconosce ai comuni sono calcolati al netto delle somme spettanti ad altri enti o all'Unione europea (quindi la quota di competenza, che è comunque minima).
  Inoltre, sulla quota delle maggiori somme in questione che lo Stato trasferisce alle regioni a statuto ordinario, a quelle a statuto speciale e alle province autonome di Trento e Bolzano, spetta ai predetti enti riconoscere ai comuni le somme dovute a titolo di partecipazione all'accertamento.
  Il 46 per cento delle segnalazioni comunali, come è facile immaginare, riguarda fenomeni evasivi legati al patrimonio immobiliare e consente all'Agenzia delle entrate di effettuare recuperi, tanto ai fini delle imposte dirette quanto ai fini delle imposte di registro ovvero dell'IVA, così come ai fini delle imposte ipotecarie e catastali, ai comuni di effettuare recuperi ai fini IMU e TARSU (uso ancora acronimi più noti).
  Contestualmente, rilievi di questo tipo portano spesso a rideterminare il vero valore catastale di un immobile, ristabilendo anche per il futuro la corretta determinazione del carico impositivo connesso a questo bene.
  L'altro ambito su cui si sono concentrate le segnalazioni comunali, oltre il 36 per cento, è quello relativo alla individuazione di beni di capacità contributiva. Questi tipi di segnalazione supportano l'attività istruttoria delle nostre direzioni provinciali nel processo accertativo per la rideterminazione sintetica del reddito delle persone fisiche.
  Ricordo poi l'ottimo lavoro effettuato da alcuni comuni, in primis il comune di Milano, sulle fittizie residenze all'estero, e quello svolto sulle finte attività no profit. Questi risultati non sono frutti del caso, ma di un lavoro di squadra che si fonda sul costante confronto tra personale delle diverse istituzioni, reso a sua volta possibile dalla collaborazione avvenuta in questi anni tra Agenzia delle entrate, ANCI e IFEL.
  In particolare, con il protocollo di intesa del novembre 2009, negli ultimi tre anni è stata realizzata – e si sta continuando a realizzare – un'accurata attività di formazione al personale di oltre 2.000 comuni. Sono state predisposte e diffuse numerose best practices mutuate dai più virtuosi esempi. Sono state implementate le basi dati a disposizione degli enti locali e migliorate le modalità di acquisizione delle stesse.Pag. 5
  Siamo convinti che queste tre linee di intervento rappresentano le leve per attrarre i comuni ancora in ritardo sul fronte collaborativo e continuare a elevare la qualità dell'azione amministrativa.
  Il nuovo protocollo di intesa nazionale, di prossima emanazione, fra Agenzia delle entrate, ANCI, IFEL e Guardia di finanza rilancerà le azioni di formazione, quelle di aggiornamento ed evoluzione delle best practices, nonché quelle di predisposizione e diffusione dei specifici percorsi metodologici, al fine di indirizzare i comuni alla trasmissione di segnalazioni di qualità e in numero compatibile con le capacità operative delle direzioni provinciali dell'Agenzia e dei reparti della Guardia di finanza.
  Al centro di questo ulteriore passo avanti in direzione della piena integrazione dei comuni nella strategia antievasione un posto di rilievo spetta alla rete di referenti. Nelle regioni dove il processo è decollato questa rete si è rivelata nevralgica perché ha consentito ai funzionari delle istituzioni coinvolte di superare i formalismi, comprendere sino in fondo le caratteristiche dei patrimoni informativi delle rispettive istituzioni, efficientare la fase dell'analisi di rischio mediante l'incrocio delle informazioni a disposizione, snellire le fasi istruttorie di approfondimento delle posizioni a rischio individuate, attribuire il giusto peso in termini qualitativi alle segnalazioni da trasmettere.
  L'auspicio è anche quello di riuscire a individuare, insieme ad ANCI, IFEL e alla Guardia di finanza, metodiche di supporto dei comuni di minori dimensioni che si trovano oggi in posizione svantaggiata dal punto di vista tecnologico e della necessaria competenza tecnico-operativa.
  In conclusione, posso ragionevolmente affermare che il processo di partecipazione dei comuni ha basi sufficientemente solide per continuare a svilupparsi e diffondersi in maniera sempre più capillare su tutto il territorio nazionale, anche se, come sempre, leggi, provvedimenti, convenzioni, protocolli d'intesa anche ben strutturati non bastano perché i cambiamenti e il funzionamento di processi così complessi dipendono sempre e comunque dalle persone che sono chiamate a governarli e realizzarli.
  Dal 2003 l'Agenzia svolge la gestione dell'IRAP e dell'addizionale regionale all'IRPEF attraverso specifiche convenzioni stipulate con le amministrazioni regionali e con le province autonome. Questi accordi si inseriscono nel quadro di attuazione del federalismo fiscale, alla cui realizzazione l'Agenzia della entrate risulta fortemente orientata mediante un'offerta di servizi a regioni ed enti locali che consentono di realizzare le procedure di gestione del proprio sistema tributario, di ottimizzare i canali di informazione e riscossione, di realizzare economie di gestione, incrementare l'efficienza e la qualità dei servizi prestati ai cittadini.
  Con i propri uffici istituiti sull'intero territorio nazionale, l'Agenzia assicura l'assistenza ai contribuenti, la liquidazione delle imposte sulla base di dichiarazioni presentate, l'accertamento, il contenzioso, la riscossione spontanea e coattiva, nonché l'esecuzione dei rimborsi spettanti ai contribuenti.
  L'Agenzia quindi gestisce complessivamente gli aspetti tecnico-operativi delle imposte regionali, garantendo alla cittadinanza uniformità di comportamento ed evitando che si verifichino trattamenti e rapporti differenziati tra le diverse realtà locali.
  Un ruolo importante nell'ambito degli accordi in questione è svolto dalle commissioni paritetiche istituite presso le regioni e composte da due rappresentanti della Regione e due rappresentanti dell'Agenzia. Attraverso tali commissioni le amministrazioni regionali hanno la possibilità di intervenire nel coordinamento e nel monitoraggio delle attività di gestione delle imposte in parola, rappresentando la peculiarità della realtà economica territoriale e individuando le categorie economiche o tipologie di contribuenti di significativo interesse per la regione. Le commissioni paritetiche, inoltre, Pag. 6soddisfano l'esigenza di razionalizzare e coordinare le procedure di gestione dell'IRAP con quelle degli altri tributi amministrati dall'Agenzia.
  L'Agenzia mette inoltre a disposizione delle regioni un'ampia massa di dati e informazioni per pianificare e gestire la propria autonomia tributaria, fornendo anche strumenti di monitoraggio delle entrate tributarie regionali a supporto delle decisioni di politica fiscale regionale.
  L'entrata in vigore del decreto legislativo 6 maggio 2011 n. 68, in materia di federalismo regionale delle amministrazioni a statuto ordinario, ha costituito un importante impulso alla stipula con l'Agenzia degli accordi in parola. Le ultime sottoscrizioni avvenute nel 2012 e 2013 hanno portato il numero complessivo delle amministrazioni regionali convenzionate a diciotto, pari a oltre il 90 per cento dei soggetti passivi IVA.
  L'impegno dell'Agenzia in questo ambito è quello di pervenire, attraverso un proficuo confronto con le regioni e province autonome, al convenzionamento di tutte le amministrazioni per meglio perseguire l'obiettivo comune di un sistema fiscale locale più equo, in grado di indurre i contribuenti all'adempimento volontario e scoraggiarne l'adozione di comportamenti evasivi.
  Per quanto riguarda il sistema di riscossione coattiva degli enti pubblici territoriali, con particolare riferimento alle attività del gruppo Equitalia, è doveroso fare una breve panoramica del complesso e disarmonico quadro normativo di riferimento.
  L'articolo 52 del decreto legislativo 446 del 1997 attribuisce ai comuni e alle province potestà regolamentare in materia di accertamento e riscossione delle proprie entrate, tributarie e non. In particolare, il comma 5 stabilisce che i comuni e le province possano svolgere direttamente suddetta attività oppure possano affidarla a terzi attraverso procedure ad evidenza pubblica. Il successivo articolo 53 prevede altresì l'istituzione dell'albo dei soggetti privati abilitati a effettuare attività di liquidazione, accertamento e riscossione dei tributi e di altre entrate di province e comuni.
  In occasione della nascita di Equitalia e dell'acquisizione degli ex concessionari della riscossione, l'articolo 3, commi 24, 25 e 25-bis, del decreto-legge 203 del 2005, ha previsto la possibilità di scorporare i rami d'azienda relativi alla fiscalità locale. In mancanza dello scopo e di diversa determinazione degli enti, ha previsto che l'attività di riscossione degli enti locali continuasse a essere svolta da Equitalia e le società da essa partecipate per un periodo transitorio, a seguito del quale l'attività avrebbero potuto essere svolta dalla società pubblica soltanto a seguito di affidamento mediante procedura a evidenza pubblica.
  Sostanziali novità in materia sono state successivamente introdotte dall'articolo 7, comma 2, lettere gg-ter e gg-septies del decreto legge 70 del 2011, e dai successivi interventi normativi finalizzati a differire i termini ivi contenuti.
  In particolare, la lettera gg-ter prevede che Equitalia SpA e le società da essa partecipate nonché Riscossione Sicilia SpA cessino di effettuare le attività di accertamento, liquidazione e riscossione spontanea e coattiva delle entrate tributarie o patrimoniali dei comuni e delle società da essi partecipate, e non anche degli altri enti pubblici territoriali.
  A seguito dell'ultima proroga disposta ad opera della legge di stabilità 2014 e intervenuta contestualmente sui termini individuati sia dal decreto-legge 70 del 2011 sia dal decreto-legge 203 del 2005, l'attuale quadro normativo consente di affermare che, a decorrere dal 31 dicembre 2014, Equitalia SpA, le società da essa partecipate nonché Riscossione Sicilia, cessano di effettuare le attività di accertamento, liquidazione e riscossione spontanea o coattiva delle entrate tributarie o patrimoniali dei comuni e delle società da essi partecipate.
  A decorrere dal 31 dicembre 2014, Equitalia e le società da essa partecipate possono svolgere attività di riscossione spontanea o coattiva delle entrate degli Pag. 7enti pubblici territoriali nonché le altre attività di cui al comma 4, lettera b), n. 1, dell'articolo 3 del decreto-legge 203 del 2005, soltanto a seguito di affidamento mediante procedura a evidenza pubblica.
  In questo frammentato quadro normativo si inseriscono le previsioni della legge delega n. 23 del 2014, che dispone che il Governo è delegato a introdurre norme per il riordino della disciplina della riscossione delle entrate degli enti locali, nel rispetto della loro autonomia, al fine di redigere: un testo unico, che peraltro introdurrà anche per la riscossione locale le procedure e gli istituti per la gestione dei ruoli; semplificare le procedure di recupero dei crediti di importo modesto e prevedere la definizione agevolata dei crediti avviati alla riscossione coattiva; stabilire la revisione dei requisiti per l'iscrizione all'albo dei soggetti privati abilitati a effettuare attività di liquidazione e accertamento dei tributi e quelle di riscossione dei tributi e delle entrate delle province e comuni; emanare linee guida per la redazione di capitolati di gara e per la formulazione di contratti di affidamento o di servizio a terzi delle attività di riscossione e prevedere la pubblicazione anche on line dei contratti stipulati; mettere a disposizione delle autonomie locali le competenze tecniche, organizzative, specialistiche in materia di entrate degli enti locali accumulate presso le società iscritte al suddetto albo e presso le aziende del gruppo Equitalia, anche attraverso una razionale riallocazione delle risorse umane a disposizione; definire le iniziative volte a rafforzare all'interno degli enti locali le strutture e le competenze specialistiche necessarie per la gestione diretta della riscossione ovvero per il controllo delle strutture esterne affidatarie; riordinare la disciplina di aziende pubbliche locali preposte alla riscossione e alla gestione delle entrate in regime di affidamento diretto, assoggettare le attività di riscossione coattiva a regole pubblicistiche a garanzia dei contribuenti; adottare con decreto del MEF un codice deontologico dei soggetti affidatari dei servizi di riscossione e degli ufficiali della riscossione.
  Dall'esame delle disposizioni contenute nella legge delega si evince la volontà del legislatore di porre la fase della riscossione delle entrate degli enti locali sotto l'egida dell'ente stesso, che potrà svolgere l'attività in proprio o attraverso società in house, ovvero attraverso soggetti privati nel rispetto di procedure ad evidenza pubblica, in un quadro di controlli più stringente di quello attuale.
  In questo contesto, le norme in questione delegano il Governo a individuare soluzioni che valorizzino adeguatamente e consentano la messa a disposizione delle autonomie locali delle competenze tecniche, organizzative e specialistiche in materia di entrate degli enti locali, accumulate tra l'altro presso le aziende del gruppo Equitalia, anche attraverso un riassetto organizzativo del gruppo stesso che tenda a una razionale riallocazione delle risorse umane necessarie.
  Il decreto legislativo 216 del 2010 assegna il compito di elaborare i fabbisogni standard per gli enti locali alla SOSE – già Società per gli Studi di Settore e ora, a seguito dell'assunzione di questi nuovi compiti, Soluzioni per il Sistema Economico – affiancata, per alcune delicate funzioni, dall'IFEL.
  Questa scelta coniuga felicemente le esigenze di terzietà e di competenza tecnica con quella di mantenere, nel procedimento di costruzione dei fabbisogni, legami saldi e sicuri con il mondo degli enti destinatari, necessari sia per la raccolta dei dati sia per la costruzione del consenso, senza il quale è difficile che un'operazione complessa e radicalmente innovativa come il passaggio dalla spesa storica ai fabbisogni standard possa avere successo.
  Questa scelta interpreta appieno il modello di governance ritenuto dall'OCSE tra i più adatti per la gestione dei trasferimenti perequativi; un modello che vede l'assegnazione degli aspetti tecnico-Pag. 8metodologici a un organismo super partes in modo da facilitare la mediazione tra Governo centrale ed enti locali.
  SOSE riveste da anni questo ruolo di terzietà, valorizzato inoltre dal principio di compliance, caratteristica comune di tutte le attività della società. Questo compito valorizza, pertanto, il know how statistico ed econometrico acquisito da SOSE nel campo degli studi di settore, patrimonio risultato fondamentale nella progettazione delle metodologie di determinazione dei fabbisogni standard.
  L'elevato know how statistico ed econometrico della SOSE ha permesso anche l'applicazione delle migliori tecniche di stima delle frontiere di efficienza, una metodologia robusta per razionalizzare la spesa, dati i servizi offerti ai propri cittadini, e basata sulle best practice degli enti locali.
  Da sottolineare che la qualità del lavoro metodologico svolto dalla SOSE e l'importanza della condivisione delle informazioni e dei fabbisogni standard è stata anche oggetto dell'intervento tenuto dal Commissario straordinario per la spending review Carlo Cottarelli durante un'audizione nel mese di gennaio 2014 presso questa Commissione, il quale ha evidenziato che il lavoro svolto negli ultimi tre anni per la misurazione dei fabbisogni standard per i comuni è un lavoro di qualità ottima a livello mondiale. La banca dati che è stata costituita è preziosissima sia per il calcolo dei fabbisogni standard sia, più in generale, per misurare l'efficienza della spesa a livello locale. Questo lavoro deve continuare per averne un pieno utilizzo. Lo stesso Cottarelli ha inoltre sottolineato l'importanza di aggiornare e rendere accessibile all'esterno la banca dati.
  Ringrazio dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Credo che Carlo Cottarelli probabilmente dovrà essere nuovamente audito dalla Commissione per aggiornamenti. Comunque, ne parleremo in Ufficio di Presidenza.
  Ringrazio il dottor Befera e, prima di dare la parola ai colleghi per domande o richieste di approfondimenti, mi permetto subito di sottolineare un aspetto, quello della riscossione coattiva. Il dibattito circa l'opportunità che in qualche modo gli enti locali, regioni o comuni, riprendano in capo questa attività è un dibattito politicamente avvincente e intrigante.
  Dottor Befera, essendo sufficientemente vecchio – purtroppo – di esperienza parlamentare e ricordando il sistema precedente a Equitalia, le chiedo una valutazione asettica e tecnica dell'attività di accertamento e riscossione, in termini di efficienza e produttività nella riscossione dei tributi, prima e dopo Equitalia. Inoltre, le chiedo una prima valutazione dei casi che, sfruttando la disponibilità della normativa, si sono avventurati nell'uscire dal sistema di riscossione offerto da Equitalia.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FEDERICO FORNARO. Ringrazio il dottor Befera per l'efficace presentazione. Mi associo alla richiesta del Presidente Giorgetti, perché credo che sul tema delle società di riscossione «private», fuori da una polemica in parte strumentale che ha caratterizzato negli anni scorsi l'attività di Equitalia, occorra a bocce ferme riflettere e verificare anche gli aspetti critici che una gestione totalmente privatistica può produrre. Cito, tanto per fare nomi e cognomi, la vicenda di Tributi Italia.
  Da questo punto di vista, il passaggio, che è stato ricordato giustamente dal dottor Befera, di stabilire la revisione dei requisiti per l'iscrizione all'albo impone anche una revisione dei soggetti che controllano, cioè come è formato l'albo, chi lo gestisce, chi si assume la responsabilità. A questo riguardo le esperienze del passato sono assolutamente negative e da non ripetere.
  Nell'ambito del ragionamento, anche molto puntuale, di collaborazione dei comuni all'accertamento dei tributi statali, vorrei inserire un altro elemento. Ammesso che sia possibile fare una graduatoria, tra le forme peggiori di evasione vi Pag. 9è quella di chi evade e richiede anche le agevolazioni del welfare. Da questo punto di vista, c’è probabilmente una difficoltà oggettiva dei comuni a svolgere un'attività proattiva in questa direzione. Penso non tanto ai grandi comuni, dove il rapporto con il cittadino è spersonalizzato, ma soprattutto ai piccoli comuni.
  Mi chiedo se questa non possa essere, invece, una linea di intervento dell'Agenzia delle entrate, ossia inserire tra le categorie che possono essere oggetto di accertamento anche queste persone e fare in modo che, anche attraverso azioni di campionamento, con tutte le tutele del caso, si sappia che c’è questa possibilità. Questo sarebbe un deterrente molto significativo, che consentirebbe di recuperare risorse e costituirebbe anche un esempio di corretto rapporto tra fisco e cittadini, soprattutto di corretto utilizzo dei servizi sociali, con giuste agevolazioni ma riconosciute alle persone che ne hanno effettivamente bisogno.
  Ciclicamente questa questione viene fuori, come è accaduto per l'università e per altre situazioni. Credo che questo tema potrebbe essere oggetto di un'azione molto più efficace.
  Quanto ai dati che sono stati riportati, giudicati da lei in modo positivo, pensando agli 8.000 comuni italiani siamo comunque una parte piccola. Mi chiedo se, da questo punto di vista, un'azione più proattiva da parte delle sedi decentrate dell'Agenzia delle entrate potrebbe essere utile. Insomma, non aspettare che si attivi il comune, ma avviare un'azione da parte del direttore delle sedi decentrate, in raccordo con il comune, credo che potrebbe essere opportuno, anche alla luce di queste esperienze e delle best practices che prima sono state ricordate.
  Essendo sindaco di un piccolo comune, ancora per due mesi, non mi ha colpito il milione di euro di Milano, ma i 530.000 euro del comune di Castel San Pietro: è una cifra che può cambiare la vita a quell'amministrazione e a quei cittadini.
  Queste attività, quindi, potrebbero essere oggetto di iniziativa forte che credo potrebbe portare vantaggi significativi.

  CLAUDIO BROGLIA. Credo che la tabella consegnataci sia abbastanza significativa. Dai dati delle somme riscosse sembrerebbe che l'Emilia-Romagna sia la regione con la più grande evasione fiscale e tributaria, ma leggendo il numero delle segnalazioni ci si rende conto di un'altra cosa, ossia che bisognerebbe diffondere questa pratica sul territorio nazionale. Venendo da quel territorio ed essendo stato sindaco, so bene che è difficile per un comune applicare integralmente la normativa, perché ci si scontra con il cittadino che rappresenta anche un'esigenza locale. Tuttavia, è il nostro ruolo realizzate equità attraverso la riscossione dei giusti tributi.
  Credo che la pubblicazione di questa tabella e, in generale, la pubblicizzazione di questi dati sarebbe importante per sottolineare come, ancora una volta – non voglio dare un assist al Presidente – ci sono parti dell'Italia che fanno lo sforzo finale di essere in regola mentre una parte del Paese ancora non lo fa.
  Su questo, secondo me, c’è molto da lavorare, sia a livello parlamentare sia a livello di pubblicizzazione di questi dati.
  Mi ha colpito, infine, che l'ultimo provvedimento dell'Agenzia delle entrate – è solo una battuta – risalga al 29 maggio 2012, la data del terremoto in Emilia. Evidentemente il provvedimento ha colpito proprio quei territori.

  MARIA CECILIA GUERRA. Ringrazio il dottor Befera per questa interessante presentazione e gli rivolgo anche io qualche domanda.
  La riorganizzazione delle Agenzie, con riferimento sia alla loro riunificazione sia alla diversa organizzazione sui territori, che ha portato anche a una riduzione della presenza in termini numerici, che interazione può avere con i processi che oggi ci ha rappresentato ?
  La presentazione del dottor Befera ha riguardato soprattutto l'aspetto dell'accertamento Pag. 10della riscossione, ma vorrei conoscere ulteriori elementi anche sotto altri profili, soprattutto il profilo dell'assistenza ai contribuenti, pure richiamato nella relazione.
  In particolare, mi chiedevo quanto abbia inciso la complessità che si è venuta a creare su alcuni tributi in maniera specifica. Non parlo della penosissima storia che lei ha richiamato en passant e che gli acronimi già raccontano, ma rimanendo alla principale imposta, che comunque è un'imposta condivisa, quindi l'IRPEF, l'esistenza di possibilità di interventi nel disegno dell'imposta a diversi livelli di governo, con un'ampia possibilità di definizione, ha posto problemi, e quali, nella fase dell'assistenza al contribuente, che è un aspetto molto rilevante per il buon funzionamento del sistema tributario ?

  STEFANO COLLINA. Vorrei rimettere l'accento sulla questione dell'omogeneità di azione sul territorio nazionale. È evidente che su questo si gioca parecchio. Riportare a livello locale la gestione dei controlli significa mettere un'ulteriore leva nei territori per gestire lo sviluppo. Del resto, anche a scuola, nelle tecniche di programmazione dello sviluppo del territorio, fanno studiare che la gestione del livello di pressione sui controlli ha incidenza sullo sviluppo di un territorio.
  Con questa consapevolezza, è evidente che ci sono possibilità di lavorare con intensità differenti sul territorio nazionale. Credo che, da questo punto di vista, l'Italia abbia invece bisogno di trovare un'omogeneità. Poiché sono diversi gli ambiti rispetto ai quali l'Italia dovrebbe trovare un'omogeneità, credo che si debba portare avanti in tutti i campi questo tipo di attenzione.
  Rispetto alla logica del contrasto degli interessi, di cui spesso si sente parlare come principio da assumere per la lotta all'evasione, cosa vi ispira questo ragionamento e concretamente di che cosa ritenete che l'Agenzia delle entrate possa essere portatrice, sia nella prassi sia nelle proposte ?

  NERINA DIRINDIN. Anche io ringrazio il dottor Befera per la relazione. Riguardo alla partecipazione dei comuni alla riscossione dei tributi statali, si vede una forte crescita del fenomeno ma soprattutto una grande variabilità, come è stato detto, fra regioni.
  La tabella che allegate riporta gli accertamenti, immagino, per i quali è già stata definita la somma riscossa. Questa variabilità c’è anche nelle segnalazioni ? Ce ne sono tantissime che non avete ancora potuto concludere, quindi c’è dietro un mondo rispetto al quale sarebbe utile capire se c’è un rapporto fra segnalazioni che conducono a un esito finale positivo e viceversa, fra le diverse regioni, più o meno uniforme.

  DANIELE MARANTELLI. Credo che ci corra l'obbligo di ringraziare il dottor Befera per la relazione, che credo dovrà essere approfondita.
  Il 46 per cento delle segnalazioni pervenutevi ha per oggetto l'evasione da patrimonio immobiliare. Avendo lavorato in banca per vent'anni, avendo fatto il consigliere regionale per dieci anni e per dieci il consigliere comunale, chiedo – condividendo il giudizio che esprimeva prima il nostro capogruppo circa l'atteggiamento offensivo da parte di taluni nell'utilizzo del welfare in ragione di redditi palesemente non corretti – quali strumenti concreti (nella relazione si fa riferimento a formazione, a forme di collaborazione e via dicendo) possano essere forniti per agire in maniera incisiva.
  Penso che sia un terreno assolutamente indispensabile da coltivare, anche nell'ottica di una semplificazione che tenga conto della ricchezza e delle differenze presenti in questo nostro Paese. Cito l'esempio concreto dei frontalieri: penso che, probabilmente, con alcuni accorgimenti che riguardano la modulistica si eviterebbero confusioni, interpretazioni estemporanee, difficoltà degli stessi CAF che potrebbero essere in qualche modo affrontate e risolte grazie al vostro contributo.Pag. 11
  Per quanto riguarda la tabella, credo che noi abbiamo bisogno come l'ossigeno di far conoscere i dati il più possibile, perché il nostro Paese non può basarsi sull'ipocrisia permanente. Anche la tabella che voi ci avete fornito – e altre ne erano state fornite in precedenza dalle regioni, dalle province e così via – ha assolutamente bisogno di essere conosciuta. Condivido le valutazioni che si facevano prima in ordine all'Emilia-Romagna e trovo abbastanza singolare che in quattro anni, dal 2009 al 2012, per due regioni, Puglia e Lazio, le pagine sono bianche, come risultati e credo anche come segnalazioni. Francamente credo che questo sia un dato che non può essere passato con leggerezza, anche alla luce dei recenti provvedimenti impegnativi che hanno riguardato, ad esempio, la capitale del nostro Paese.
  Infine, quando si parla di Agenzia delle entrate, di Equitalia, del dottor Befera, ma anche dell'ex Ministro Visco, si dà una certa idea. Forse la mia sarà una valutazione un po’ naïf e che, più che coinvolgere l'Agenzia delle entrate, dovrebbe ricevere un'indicazione più di respiro da parte del Governo, ma mi chiedo se non possa avere anche un valore civile da parte vostra organizzare una vera e propria campagna sul valore della fedeltà fiscale.
  Mi rendo perfettamente conto che si tratta di un compito più del Governo che dell'Agenzia delle entrate, ma dare l'idea che l'Agenzia delle entrate di per sé non è strumento di vessazione credo che sia un'ipotesi di lavoro non propriamente strampalata.
  Credo che di questo abbiamo grandissimo bisogno, perché purtroppo non vantiamo grandi performance nel nostro Paese in ordine al tema della fedeltà fiscale.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Befera per la replica.

  ATTILIO BEFERA, Direttore dell'Agenzia delle Entrate. Inizierei con una valutazione del prima e del dopo Equitalia.
  Possiamo dire che prima di Equitalia avevamo circa quaranta società che svolgevano attività di riscossione coattiva (o teoricamente svolgevano tale attività), la maggior parte delle quali erano di emanazione bancaria, oltre a un numero abbastanza limitato di privati.
  Al momento dell'acquisizione da parte di Equitalia delle diverse società si riscuotevano circa 1,5 miliardi di euro, ma le società ricevevano dallo Stato, a piè di lista, senza alcuna contropartita obbligatoria, circa 570 milioni. Era quindi un sistema autoreferenziale. Ricordo che trovammo che la società che gestiva Roma nell'anno precedente al 2004 aveva fatto una sola procedura esecutiva. Ci siamo sempre astenuti dal cercare di capire chi fosse quel disgraziato destinatario della procedura.
  Questa era dunque la situazione: 38 società significa 38 modelli organizzativi, 38 sistemi informativi, circa 300 consiglieri di amministrazione. Quando le ha acquisite, Equitalia ha proceduto a un riordino che è durato diversi anni. Dal 2006 (a settembre di quell'anno è avvenuta l'acquisizione effettiva) abbiamo trasformato le circa quaranta società in tre società. Abbiamo un solo sistema informativo: si consideri che alcune società non avevano nemmeno sistemi informativi efficienti e molti degli errori che sono stati denunciati di cartelle sparse o sbagliate derivavano da questo immane numero di cartelle non tenute sotto controllo. Peraltro, molti enti locali iscrivevano a ruolo anche partite sbagliate. Non c'era comunque nessun rischio perché, se venivano iscritte partite sbagliate, le società non facevano procedure esecutive, quindi il cittadino era tranquillo e beato poiché non pagava e non succedeva nulla. La somma di 1,5 miliardi riscossa mediamente in quell'epoca era dovuta soltanto alla capacità dei cittadini di pagare, ma non c'erano, come dicevo prima, attività di riscossione coattiva, quindi procedure esecutive, pignoramenti, ipoteche e così via.
  Nel 2005 arriva il decreto-legge 203 e l'attività inizia a settembre 2006. Non Pag. 12abbiamo qui i dati di Equitalia, ma si tratta di circa 8-9 miliardi incassati mediamente da quando c’è Equitalia. Non c’è più il costo per lo Stato di 570 milioni, perché all'epoca fu deciso dal Parlamento e dal Governo che il costo della riscossione coattiva fosse a carico dei contribuenti morosi, cioè di coloro che non avevano pagato, e non a carico dei contribuenti virtuosi, perché mettendolo a carico della fiscalità generale, come avveniva precedentemente, in effetti chi pagava le imposte pagava anche i costi che venivano sostenuti dallo Stato per inseguire coloro che non le pagavano. Questa è la logica che ci ha mosso.
  Oggi abbiamo tre società operative, più una holding. I consigli di amministrazione praticamente non costano perché sono formati da dipendenti o da persone come me che non ricevono compensi per l'attività che svolgono. Costano, ovviamente, soltanto i collegi sindacali, i rappresentanti dell'organismo di vigilanza ex 231 e così via, ma si tratta comunque di costi comunque sostanzialmente ridotti. Il sistema informativo, come dicevo, è stato unificato ed è oggi in mano alla SOGEI, quindi è rientrato nell'ambito della struttura pubblica. L'organizzazione è stata profondamente modificata e più che altro resa omogenea a livello nazionale.
  Abbiamo qualche riflesso negativo sul gettito in seguito alle norme che sono state approvate a giugno del 2013, per quanto riguarda l'ulteriore rateazione (dieci anni anziché sei) e la possibilità di non pagare otto rate anche non consecutive nel caso di difficoltà. Questo ha un riflesso sul conto economico di Equitalia e creerà probabilmente, nel tempo, qualche problema. Comunque, c’è l'obbligo per il Governo di presentare in Parlamento, entro la fine di marzo, una relazione sull'effetto di quelle misure, e probabilmente saranno poi Governo e Parlamento ad adottare i necessari provvedimenti.
  C’è un problema fondamentale che limita Equitalia nella possibilità di condurre un'azione ulteriore di efficientamento: dal 2005 sistematicamente viene prorogata di anno in anno la gestione della riscossione coattiva della fiscalità locale. Questa proroga continua e il fatto che non viene comunque presa una decisione definitiva, in un senso o in un altro, non consentono a Equitalia, ma anche agli enti locali, di efficientare la propria attività di riscossione coattiva, poiché fare un piano industriale a sei o a otto mesi non ha alcun senso logico.
  Ben venga, quindi, la legge delega e ben vengano le decisioni che verranno prese, quali esse siano, perché comunque consentono agli attori di questo processo di avere un punto di riferimento legislativo stabile, quindi di organizzare conseguentemente le proprie attività.
  Il problema dei privati è molto delicato e riguarda anche l'albo. Al riguardo, vorrei ricordare che l'albo previsto dall'articolo 53 ha un compito essenziale nel momento in cui un soggetto privato decide di entrare nel mondo della riscossione coattiva, ma ha compiti molto più generici e molto meno definiti nel controllo e nella vigilanza delle attività, quindi va sicuramente revisionato.
  Per quanto riguarda i privati, è stata citata Tributi Italia, ma purtroppo di esempi ce ne sono diversi (ricordo che Foggia recentemente ha avuto grossi problemi). Sul mondo dei privati, dunque, è bene prestare particolare attenzione.
  Anche la gestione in house, a mio avviso, se fatta in modo coordinato può risolvere parecchi problemi ai comuni, specialmente quelli piccoli. Le singole realtà che operano in proprio credo siano pochissime e, salvo forse una o due, non particolarmente efficienti. È chiaro che lavorare in modo coordinato e a livello ampio in termini di contribuenti da servire porta a quella economia di scala che può rendere efficiente il sistema.
  Tenete conto che per quanto riguarda la fiscalità locale c’è il problema che l'ammontare medio riscosso per singolo contribuente è molto basso rispetto alle imposte nazionali, quindi il rapporto fra il costo delle azioni da svolgere e l'importo da riscuotere non è molto favorevole Pag. 13per i comuni: riscuotere 100 euro o un milione dal punto di vista dei costi è identico, poiché l'azione esecutiva è identica, ma il ritorno in termini economici è ben diverso nei due casi.
  È molto importante l'azione che stiamo svolgendo per quanto riguarda l'abbinamento della lotta all'evasione con il controllo delle agevolazioni derivanti dal welfare. L'ISEE, che è stato modificato recentemente, darà sicuramente dei contributi notevoli. Noi siamo attori principali, da questo punto di vista, sia per fornire informazioni al mondo ISEE, sia perché forniamo ai comuni e agli enti quelle informazioni di esito dei controlli derivanti dalla richiesta e dall'ottenimento di un'agevolazione. Mi spiego meglio: se viene data un'agevolazione e vengono passate all'Agenzia delle entrate le informazioni relative alla stessa, noi possiamo dare (e già diamo) come ritorno l'esito positivo o negativo del controllo che facciamo, quindi diamo la possibilità all'ente che ha dato l'agevolazione di recuperare in base a quanto è stato realizzato. Forse si può migliorare l'azione per rendere più veloce il processo, quindi dare la possibilità di un recupero più immediato.
  Il dottor Di Capua mi ricorda giustamente che la qualità dei nostri dati migliorerà ulteriormente nel momento in cui avremo i dati di movimentazione bancaria e il valore medio dei conti bancari, che daranno come ritorno al mondo ISEE ulteriori elementi di controllo che, a mio avviso, servono per scoraggiare più che per controllare a posteriori la richiesta di agevolazioni.
  Per quanto riguarda la riorganizzazione dell'Agenzia, ricordo che a livello centrale abbiamo acquisito l'ex Agenzia del territorio. Il processo oramai è quasi completamente realizzato, perché abbiamo acquisito e fuso le strutture no core, quindi le strutture di supporto, di amministrazione, informatiche e così via. Abbiamo deliberato di fondere le direzioni regionali in un'unica struttura e stiamo lavorando per gli uffici provinciali.
  Il processo ormai è avviato e non credo che ci siano particolari riflessi nella gestione delle operatività dei due rami, tant’è vero che stiamo già partendo con la riforma del Catasto prevista dalla legge delega. Avevamo già costituito, essendo in itinere la legge delega, un gruppo di lavoro che sta dando i primissimi risultati.
  A livello territoriale, innanzitutto bisogna ricordare che una norma del Governo Monti ci costringe a chiudere di fatto gli uffici che hanno un numero di dipendenti molto limitato, inferiore a trenta, o servono un territorio i cui cittadini siano in numero, se non sbaglio, inferiore a 300.000.
  Noi avevamo comunque iniziato questo processo indipendentemente dalla norma Monti, perché riteniamo che una struttura efficiente debba sempre fare un'analisi costi-benefici delle proprie strutture. Un ufficio piccolo, con dieci persone, che serve un numero limitatissimo di soggetti, è inutile continuare a tenerlo aperto.
  Stiamo conducendo questa operazione in accordo con i comuni, laddove questi ritengano necessaria una nostra presenza, cercando di suddividerci i costi di manutenzione, e più che altro di natura logistica e informatica, il che sta avvenendo con regolarità. Quando il comune ritiene di aver bisogno dei servizi di assistenza da parte dell'Agenzia per i propri cittadini troviamo l'accordo per mantenere comunque una struttura magari più piccola o con aperture temporalmente limitate, per dare il supporto necessario ai cittadini.
  Da questo punto di vista, credo che stiamo rispondendo alle esigenze, da un lato, della spending, quindi di efficientare i costi dell'Agenzia, e dall'altro di dare comunque dei servizi a minor costo per l'Agenzia ai cittadini.
  Per quanto riguarda la gestione condivisa tra strutture nazionali, regionali e locali delle imposte, noi riteniamo che l'omogeneità dei comportamenti sia un dato essenziale per assicurare uno sviluppo coerente a tutto il territorio ed evitare che situazioni di gestione diversificate Pag. 14in ambito territoriale diano luogo, è vero, allo sviluppo di singoli territori, ma a scapito di altri territori, ossia evitare quello che io chiamo il «turismo fiscale» delle imprese. Quindi, mentre la strategia impositiva, la strategia di gestione dei tributi deve essere condivisa tra livelli nazionali, locali e territoriali, con l'attribuzione di imposte ai singoli enti locali, la gestione sarebbe opportuno che rimanesse comunque identica a livello nazionale. Pensate, per esempio, se dovessimo diversificare le dichiarazioni dei redditi: avremmo un proliferare di dichiarazioni, basterebbe pensare alle imprese multi-impianto che avrebbero necessità di fare dichiarazioni dei redditi in territori diversi, magari con modalità diverse.
  È opportuno dunque mantenere la centralità della gestione e la centralità dei controlli, ovviamente con una struttura di coordinamento locale – come ho detto, le commissioni paritetiche già funzionano a livello regionale – per dare sia un indirizzo alle nostre attività sia una conoscenza da parte dell'ente locale o della regione delle attività che svolgiamo, quindi di coordinarle.
  Per quanto riguarda il contrasto di interessi, credo che la senatrice Guerra possa rispondere meglio di me, considerati i suoi studi. In Italia – c’è stata l'analisi svolta dal dottor Ceriani – abbiamo, se non ricordo male, 240 miliardi per 700 e oltre diverse metodologie di deduzione, detrazione, agevolazione: quindi abbiamo già un mondo vastissimo. Il contrasto di interessi non funziona per il recupero dell'evasione. Al riguardo posso inviare gli studi che sono stati scritti da più soggetti.
  In Italia il contrasto di interessi ha un senso se si vuole valorizzare, lanciare o favorire un territorio, un settore economico o una situazione particolare. Il caso classico che citiamo sempre è quello delle agevolazioni che vengono date per motivi ambientali, per le ristrutturazioni, per l'uso di energia alternativa e così via. Ciò ha funzionato e continua a funzionare, però anche in quel caso qualche anno fa abbiamo chiesto al Governo – e il Governo e il Parlamento hanno accettato – l'introduzione di una ritenuta d'acconto da effettuare nel momento in cui il fornitore viene pagato per attività che ha svolto in termini di ristrutturazione edilizia, perché avevamo notato che a colui che riceveva l'agevolazione, quindi a colui che richiedeva la fornitura, veniva data una fattura di un valore e poi nei conti del fornitore veniva registrata una fattura di valore notevolmente più basso. Così si aveva, da un lato, l'agevolazione piena e dall'altro un recupero dell'IVA molto basso. Attraverso l'introduzione della ritenuta abbiamo normalizzato questo mondo. È necessario quindi porre attenzione.
  Il contrasto generalizzato di interessi porta, tra l'altro, che l'IVA viene pagata alla fine dallo Stato, quindi c’è uno sconto sul consumo, e comunque ricordiamoci sempre che l'IVA la paga il richiedente la fornitura, e vale il 22 per cento, mentre il fornitore paga una tassazione in imposte dirette che, se va bene, comprendendo tutto, è attorno al 45-50 per cento. Questo divario comporta che si possano fare manovre ulteriori.
  Infine, sull'opportunità di condurre una campagna sul valore civile e sul valore della fedeltà fiscale, credo – se vuole le mando tutto quello che ho scritto e detto al riguardo negli ultimi sei anni – di averla fatta abbondantemente, ma credo anche che l'unico ritorno che ho avuto sia stato negativo. La questione dovrebbe forse impegnare le istituzioni più che l'Agenzia delle entrate (intendo le istituzioni a supporto dell'Agenzia delle entrate).
  Devo dire che negli ultimi sei anni abbiamo anche influenzato il tax gap riducendolo – forniremo i dati credo abbastanza presto – e questo, al di là del recupero, che è stato negli ultimi sei anni superiore a 80 miliardi in termini di cash, dà l'idea, considerata la difficoltà del momento di crisi che stiamo attraversando, che comunque una ripresa di questo valore in Italia sta avvenendo.

  PRESIDENTE. Va bene. Ci incontreremo alle 8.Pag. 15
  A proposito di omogeneità, vorrei fare una riflessione. Un cittadino o un'impresa dislocati in modo diverso sul territorio nazionale hanno notevoli probabilità di subire, in modo diverso, un accertamento o una procedura di riscossione, quindi, in base a come funziona la giustizia civile nella sua zona, di subire effettivamente la riscossione coattiva. Questo si ritorce contro le situazioni più efficienti, nel senso che dove vi sono uffici o tribunali più efficienti il cittadino viene «percosso» in maniera più efficiente. Comunque, questo è un argomento sul quale torneremo.
  Ringrazio il dottor Befera per il suo intervento e per la documentazione consegnata, della quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.25.

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ALLEGATO