XVII Legislatura

Commissione parlamentare per la semplificazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Giovedì 7 luglio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tabacci Bruno , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SEMPLIFICAZIONE E SULLA TRASPARENZA NEI RAPPORTI CON GLI UTENTI NEI COMPARTI FINANZIARIO, BANCARIO E ASSICURATIVO

Audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale fra le banche popolari (ASSOPOPOLARI).
Tabacci Bruno , Presidente ... 3 ,
Sforza Fogliani Corrado , Presidente dell'Associazione Nazionale fra le banche popolari (ASSOPOPOLARI) ... 3 ,
Tabacci Bruno , Presidente ... 7 ,
Taricco Mino (PD)  ... 8 ,
Tabacci Bruno , Presidente ... 9 ,
Di Giorgi Rosa Maria  ... 9 ,
Tabacci Bruno , Presidente ... 9 ,
Sforza Fogliani Corrado , Presidente dell'Associazione Nazionale fra le banche popolari (ASSOPOPOLARI) ... 9 ,
Tabacci Bruno , Presidente ... 11 ,
De Lucia Lumeno Giuseppe , Segretario Generale dell'Associazione Nazionale fra le banche popolari (ASSOPOPOLARI) ... 11 ,
Tabacci Bruno , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BRUNO TABACCI

  La seduta comincia alle 8.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti dell'Associazione Nazionale fra le banche popolari (ASSOPOPOLARI).

  PRESIDENTE. L'indagine conoscitiva sulla semplificazione e sulla trasparenza nei rapporti con gli utenti nei comparti finanziario, bancario e assicurativo prosegue oggi con l'audizione dell'Associazione Nazionale fra le banche popolari (ASSOPOPOLARI) rappresentata dal Presidente, avvocato Corrado Sforza Fogliani, e dal Segretario Generale, dottor Giuseppe De Lucia.
  Li ringrazio per la loro qualificata presenza e mi limito a ricordare loro che l'indagine conoscitiva promossa dalla Commissione ha l'obiettivo di verificare la stratificazione normativa e i fattori di complicazione nei comparti finanziario, bancario e assicurativo, anche al fine di prospettare soluzioni legislative volte alla semplificazione e alla trasparenza.
  L'ordine che ci siamo dati per le audizioni dà priorità cronologica all'ascolto dei soggetti più da vicino coinvolti, le cui indicazioni ci saranno utili nel confrontarci poi con i vertici delle istituzioni direttamente interessate.
  Do la parola al Presidente Sforza Fogliani per lo svolgimento della relazione.

  CORRADO SFORZA FOGLIANI, Presidente dell'Associazione Nazionale fra le banche popolari (ASSOPOPOLARI). Grazie, presidente. Intanto ringraziamo la Commissione di averci ammessi a questa audizione e di permetterci, quindi, di esprimere il nostro parere e la nostra opinione sul problema, la cui complessità riguarda essenzialmente due ambiti, profondamente legati tra di loro, che si riferiscono tanto alla produzione legislativa quanto ai prospetti informativi relativi alla compravendita dei prodotti bancari e finanziari.
  Tuttavia, se la Commissione mi consente, prima di passare alla trattazione dei problemi veri e propri che attengono alla semplificazione dei rapporti con gli utenti, vorrei premettere alcune questioni – a nostro modo di vedere – essenziali, relative al momento che il credito sta attraversando con particolare riguardo al settore delle banche popolari, che sembrano vittime di un'azione di influenza sull'opinione pubblica, che non rappresenta il loro reale ruolo e la loro reale funzione, anzi tende – si potrebbe dire – all'eliminazione di quella concorrenza che le banche del territorio rappresentano nel mondo bancario.
  Noi parliamo, in questo caso, di bonapartismo economico perché anche i fatti, quelli già avvenuti con la conversione obbligata in SpA di una banca popolare secondo quanto previsto dalla legge e quelli che si stanno prospettando, in particolare per le banche venete, ci indicano che queste banche sono destinate, scomparsi i risparmiatori e scomparso il voto capitario, a diventare proprietà di fondi internazionali e, in particolare, di fondi americani. Pag. 4
  Pensiamo che, invece, le banche popolari abbiano ancora una grande funzione, soprattutto in questo momento, e che i casi di mala gestio, che si sono verificati e sui quali i media hanno particolarmente insistito, non possano determinare un giudizio di carattere generale nei confronti dell'intera categoria, anche perché i casi di mala gestio che si riferiscono alle banche popolari sono in numero decisamente inferiore rispetto a quelli verificatosi per banche di altre categorie, per le quali, peraltro, non è stato sollevato il problema nei termini in sui è stato sollevato oggi.
  Vorrei fornire un unico dato alla Commissione. Noi abbiamo un rapporto privilegiato con le piccole e medie imprese: questa è sempre stata la funzione delle banche popolari, fin da quando sorsero nella seconda metà dell'Ottocento, o meglio nella prima metà del secondo Ottocento. Oggi, il rapporto privilegiato, che le banche popolari hanno con le piccole e medie imprese, risulta dal fatto che oltre i due terzi degli impieghi, contro una media di sistema del 48 per cento, vengono destinati dalle nostre banche alle piccole e medie imprese. Il peso degli impieghi alla clientela sul totale dell'attivo supera il 70 per cento, contro un valore medio di sistema inferiore di dieci punti percentuali.
  Anche se si considera come parametro il Cet 1 (Common equity tier 1), la nostra categoria ha una percentuale del 16,6 per cento, contro l'11,9 del dato di sistema, e un coefficiente di patrimonializzazione totale del 17,3, contro il 14,6; quindi, in sostanza, come ripeto, l'assimilazione fatta dalla stampa a casi indubbi di mala gestio, inferiori peraltro in numero a quelli di altre banche di altre categorie, non trova assolutamente giustificazione nella vicenda e nella posizione effettiva delle banche popolari.
  Quanto all'Associazione nazionale fra le banche popolari, che in questo momento rappresento, si tratta della più antica associazione bancaria. Ad Assopopolari aderiscono attualmente 63 banche, 52 società finanziarie e 150 banche corrispondenti, per un totale di 8.800 sportelli, un milione e mezzo di soci, 12 milioni e mezzo circa di clienti e 80.700 dipendenti, con una raccolta di 435 miliardi.
  Ho voluto premettere – e ringrazio la Commissione di averlo consentito – queste poche parole di illustrazione, sia del settore sia delle banche della nostra categoria che dell'associazione. L'ho fatto perché, come ripeto, abbiamo l'impressione – in funzione di un fenomeno che si sta appalesando, nel momento in cui le banche popolari stanno perdendo il voto capitario, in favore della situazione di conversione in Spa imposta dalla legge – che la finanza internazionale abbia largamente influito anche nella presentazione di questo fenomeno e nella rappresentazione di una realtà che, specialmente in Italia, è, a nostro avviso, totalmente diversa.
  Venendo più propriamente al tema dell'audizione, noi dobbiamo significare, rappresentare e sottolineare che il tema dell'educazione finanziaria è sempre stato una delle priorità delle banche popolari. Le banche popolari vivono del territorio e con il territorio, e non vanno e vengono dal territorio, ma si insediano stabilmente in un determinato territorio ed è nel loro stesso interesse che il territorio viva e viva proficuamente; di qui, la tradizionale attenzione che le banche popolari riservano al territorio, appunto, e in particolare, tradizionalmente, alle piccole e medie imprese.
  Per quanto si riferisce all'educazione finanziaria, noi siamo stati gli unici, come associazione di banche, a celebrare anche quest'anno, come già da diversi anni, nel mese di aprile, corrispondentemente a quanto avviene negli Stati Uniti, il mese dell'educazione finanziaria con tutte le associate, con lo scopo di far sì che i nostri clienti siano bene informati e abbiano maggiori possibilità di essere avvertiti e di essere consapevoli della loro attività come clienti delle banche.
  In materia di semplificazione, sono soprattutto i piccoli e medi imprenditori ad avere una percezione negativa del funzionamento dell'intero apparato amministrativo. È a loro in particolare, come già dicevo, che la nostra associazione si rivolge, con il massimo dell'attenzione, appunto Pag. 5perché rappresentano il particolare obiettivo al quale si riferisce la nostra associazione di banche.
  Con questo noi ci rifacciamo in particolare all'accordo interistituzionale «Legiferare meglio», che è stato sottoscritto il 13 aprile di quest'anno dal Parlamento europeo, dal Consiglio dell'Unione europea e della Commissione europea, che hanno assunto contezza della delicatezza del problema, prefiggendosi, come alla Commissione è noto, alcuni obiettivi.
  Tra gli obiettivi, c'è quello di rendere l'intero corpo normativo coerente, uniforme e armonico, secondo il principio della better regulation, eliminando tutto ciò che è sovrabbondante, eccessivo e vessatorio, e di rendere i procedimenti legislativi rapidi e snelli, eliminando gli adempimenti che non sono realmente necessari e razionalizzando quelli che lo sono. L'intero iter legislativo deve essere razionale – secondo il documento «Legiferare meglio» – e fondato sulla conoscenza dell'elemento che si sta regolamentando, non soltanto nel merito, ma anche relativamente agli effetti che esso produce. Le norme varate vanno poi sottoposte a verifica periodica per adeguarle, ove si rendesse necessario, all'evoluzione del mercato e delle tecnologie.
  Un altro obiettivo è quello di assumere e fare proprio il contributo delle banche, delle imprese, delle parti sociali e delle istituzioni locali, che non possono essere chiamate soltanto a subire i provvedimenti e che, appunto nella fase preparatoria, possono dare utili ed efficaci contributi.
  Infine, il processo di semplificazione deve essere sottoposto a verifica periodica e costante per valutare il rapporto fra l'impatto previsto e quello effettivo delle politiche della legislazione, dal momento della pianificazione all'attuazione, fino al riesame e alla successiva revisione.
  Noi ci riconosciamo pienamente negli intenti del documento europeo. Ci auguriamo anche che, dal punto di vista della semplificazione della normativa, particolarmente in riferimento alle banche, l'Europa riesca a orientarsi effettivamente nell'azione concreta verso questi obiettivi.
  Devo dire che la stessa Brexit, nel nostro ambiente, limitatamente all'aspetto delle normative europee che vengono di continuo riversate sulle banche, è stata accettata quasi come una liberazione e una speranza che l'Unione europea si orienti verso i principi inclusi in questo accordo e, soprattutto, tenga presente uno dei suoi principi fondamentali, vale a dire quello della proporzionalità. Tale principio, come loro sanno, non è stato rispettato finora, tanto che le banche medio-piccole, come sono molte delle banche popolari e delle banche del territorio in genere, sono sottoposte ad un profluvio continuo di normative – lo ripeto – di carattere europeo, che ne condizionano lo sviluppo e che determinano anche costi di notevole impatto sui conti economici delle banche stesse.
  Nella relazione che abbiamo depositato, figura anche una parte relativa ai prospetti informativi. Anche questi prospetti devono, secondo noi, essere semplificati, in modo che vi sia la possibilità di presentare ai clienti una modulistica che sia effettivamente comprensibile e che non induca i clienti a pensare che si tratti di una documentazione predisposta sostanzialmente a beneficio e a difesa delle banche.
  Quello della ripresa della fiducia nel sistema bancario è uno dei primi elementi che, a nostro modo di vedere, deve caratterizzare l'azione di tutti nell'interesse del sistema, che svolge, come tutti sappiamo, una funzione essenziale, tuttavia non da tutti compresa.
  In questo senso, approviamo pienamente l'iniziativa che, da febbraio di quest'anno, l'ABI ha assunto con noi, rivolgendosi formalmente alla Consob, alla quale ha richiesto la semplificazione dei prospetti informativi relativi alla compravendita dei prodotti finanziari.
  È quanto mai necessario, sempre secondo quanto abbiamo concordato con l'ABI, alla quale naturalmente aderiamo, disporre di fogli informativi con un minor numero di norme più comprensibili e (caratteristica che può sembrare più semplice da realizzare di quanto non lo sia) nonché adottare un modello semplificato, concordato con la Consob, di informativa precontrattuale. Pag. 6 È necessario anche che tutte le informazioni più importanti vengano fornite in un linguaggio quanto più semplice possibile, avvalendosi anche dell'aiuto della grafica e dei colori, come pure che venga introdotto l'utilizzo di schede-prodotti che non sostituiscono i prospetti imposti dalle normative, ma che possono accompagnarsi a questi per renderli di semplice e immediata comprensione, come già viene fatto in maniera spontanea da alcuni istituti.
  Crediamo che questa sia un'azione di grande importanza, che si scontra quotidianamente nelle banche con l'attività dei giudici nelle cause civili. Lo dico perché, purtroppo, non abbiamo in Cassazione una funzione nomofilattica che faccia sì che i giudizi dei singoli giudici vengano portati effettivamente a un'unità, per cui anche quest'azione sarà certamente, all'inizio, non dico osteggiata, ma variamente interpretata. Anche i modelli approvati dalla Consob saranno probabilmente sottoposti al giudizio di ogni singolo giudice e, siccome nella nostra Italia ogni giudice è una piccola monade liberamente vagante nel mondo del diritto, è anche facile che tale giudizio non sia perfettamente coerente con i giudizi e l'interpretazione di ogni altro giudice.
  Ci sarà, quindi, un ulteriore ostacolo alla semplificazione, della quale parlavo prima, in relazione all'accordo sottoscritto dalle istituzioni europee (dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione europea), ma credo occorra comunque procedere, posto che questa è un'esigenza imprescindibile.
  Vorrei fare alla Commissione, se ho ancora qualche minuto, solo un esempio concreto, che è quello relativo alla normativa sull'anatocismo.
  L'anatocismo attende, ormai dal 2010, l'emanazione del provvedimento del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio. Questo dovrebbe regolare le modalità e i criteri per la produzione di interessi nelle operazioni poste in essere nell'esercizio dell'attività bancaria.
  Come loro sanno bene, l'articolo 120 del testo unico bancario, relativo all'anatocismo, è stato modificato di recente, con la legge 8 aprile 2016, n. 49, che converte in legge, con modificazioni, il cosiddetto decreto-legge banche del 14 febbraio 2016, ma tutti i termini stabiliti dalla legge, anche quelli riferiti al provvedimento che dovrebbe essere varato dal Comitato interministeriale, sono trascorsi senza che lo stesso sia stato emanato. Questo pone difficoltà all'adempimento, da parte delle banche, dei principi che sono stati fissati nella legge.
  Altri provvedimenti sono ancora in attesa, ma ho voluto citare questo perché è il più impellente e forse quello che maggiormente dimostra come tante volte i provvedimenti approvati dal Parlamento vengano frustrati dalla mancata emanazione dei provvedimenti di attuazione, che hanno certamente una funzione essenziale.
  Termino ribadendo ciò cui ho già accennato, cioè che il problema è essenzialmente di ridare al sistema bancario quella fiducia che esso ha perso.
  Certo, vi sono stati – e nessuno vuole negarlo – casi evidenti di mala gestione, che devono essere considerati e sanzionati nelle forme di legge, però non possiamo accettare che, come si suol dire, si faccia di tutto un'erba un fascio, soprattutto nel campo delle banche popolari. I dati che mi sono permesso di illustrare all'inizio del mio intervento rendono evidente la funzione essenziale che le banche popolari svolgono, nonostante – lo ripeto – certi esempi e certi casi, che indubbiamente non vogliamo dimenticare.
  Tuttavia, tali casi, come ho già detto, per quanto abbiano avuto una risonanza mediatica largamente superiore, sono in numero inferiore rispetto a quelli di altri settori e altre categorie giuridiche di banche e, comunque, non possono inficiare quella che per noi rimane la validità del voto capitario, come primo elemento che può contrastare il bonapartismo economico e l'eliminazione, attraverso oligopoli, della concorrenza bancaria e che può contrastare la presa di proprietà da parte di fondi internazionali. Questo si è già verificato, per esempio, per la prima banca che si è convertita, a seguito del provvedimento del Governo, in Spa e sta per realizzarsi a proposito delle due banche venete, visto Pag. 7che anch'esse finiranno ragionevolmente, per quanto se ne sa, in mano a fondi americani.
  Crediamo che l'essenza del sistema bancario italiano, con particolare riguardo a quello che le banche popolari hanno rappresentato e rappresentano, non possa essere dimenticata e messa da parte e che debba ancora svolgere la sua funzione.
  Come ripeto, la sua funzione è prima di tutto quella di tutelare la concorrenza e di sostenere il territorio, come i dati che vi ho presentato all'inizio dimostrano, ed è imparagonabile alla funzione di assistenza al territorio svolta da banche di altre categorie.
  Ringrazio dell'attenzione e rimango a disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie. La relazione del Presidente di Assopopolari è stata molto completa. E credo che le parti che interessano più da vicino il lavoro della Commissione siano riconducibili, a pagina otto, alle questioni centrali poste dal capitolo cosiddetto «Legiferare meglio», con gli obiettivi indicati, intorno ai quali dovremo definire i contenuti del documento conclusivo.
  Rilevo anche che, nella sua relazione, c'è un ampio capitolo dedicato al problema particolare delle situazioni di emergenza. Lo dico perché noi abbiamo recentemente completato un'indagine conoscitiva sul tema della gestione delle emergenze, in particolare del passaggio dalla fase della Protezione civile a quello della normalità, dove sono coinvolti in maniera molto importante anche i sistemi bancari, come dimostrano le recenti vicende dell'Emilia-Romagna, della Lombardia e del Veneto, anzi siamo proprio partiti da una vicenda specifica che ha riguardato il corso del Brenta, per non parlare dell'Abruzzo del 2009.
  Su questo, noi siamo arrivati a conclusioni anche abbastanza importanti e vorremmo trasmetterle perché vi rendiate conto che avevamo fatto già un lavoro di approfondimento sul tema specifico e avevamo ben presente il ruolo che avevano svolto le banche.
  Sul tema generale che lei ha introdotto, pur non essendo questa la sede per una discussione di merito, tuttavia posso dire che consideriamo il sistema delle banche popolari come essenziale nell'assetto bancario italiano e vorremmo che l'idea del rapporto con il territorio fosse sviluppata in maniera coerente. È chiaro che quando una banca, che dovrebbe essere del territorio, in realtà si muove su tutto il territorio nazionale, assume una funzione e una dimensione del tutto differente, rispetto alla funzione di banca del territorio.
  Non c'è dubbio che la questione è stata indotta dalle vicende di alcune banche popolari, per cui si è reso necessario un intervento del Governo, che, secondo me, ne avrebbe volentieri fatto a meno, perché credo che le difficoltà del Governo abbiano cominciato ad appalesarsi appunto con la vicenda cosiddetta «delle quattro banche».
  Non si tratta di una cosa di poco conto perché il Governo si è caricato sulle spalle questo problema e gran parte della popolarità di cui godeva è andata dispersa su questo aspetto specifico. Poi, non parliamo della vicenda delle due banche venete, rispetto alle quali non si può che stendere un velo pietoso perché la questione di merito è riconducibile anche a una certa prosopopea, sulla base della quale negli anni passati si è favoleggiato del cosiddetto «modello del nord-est», che appariva come la soluzione di tutti i mali e insegnava al resto del Paese come fare, pensando che magari da Montebelluna si potessero conquistare l'Europa e il mondo.
  Le cose sono un po’ più complicate e forse dovremmo restare con i piedi per terra, senza immaginare di essere degli unti. Non è una vicenda di poco conto e va tenuta presente, però non significa nulla. La storia, la tradizione, il contributo che le banche popolari hanno fornito, a partire dall'altro secolo, sono cose che abbiamo ben presente e cui abbiamo sempre riservato attenzione e rispetto.
  Questa parte è solo di cortese risposta alle osservazioni di carattere generale che il Presidente di Assopopolari ha fatto e che richiamano la questione della fiducia, elemento assolutamente fondamentale, che sta a cuore al sistema bancario, ma direi all'intero Paese. Lo dico perché, quando si Pag. 8colpiscono questi elementi fiduciari, si determinano poi condizioni di grave pericolosità.
  Sulle questioni su cui già ci siamo intrattenuti come Commissione, riguardo alla vicenda delle emergenze, e sul tema che lei ha approfondito, cioè quello relativo al legiferare meglio, posso dire che l'obiettivo di questa indagine conoscitiva è prospettare delle soluzioni, anche in termini tecnici, che portino a un'essenzialità che oggi non c'è.
  Pensiamo ai prospetti informativi e alla loro ridondanza, cui non corrisponde poi una percezione esatta di quello che, in realtà, si sta facendo, anche se rispetto a talune polemiche di questi ultimi tempi, come quelle riferite alla Consob a proposito della necessità di introdurre questi schemi previsionali, penso siano cose che alzano un po’ di sabbia, per aumentare la confusione. Comunque, ci sono forze che stanno utilizzando questo argomento, cioè quello delle previsioni statistiche sull'andamento, come un argomento principe, per cui è meglio che la gente stia lontana dai margini di rischi, visto che la sicurezza che tutto sia perfetto e senza rischi non c'è.
  Do la parola al Vicepresidente Taricco, che vuole fare qualche osservazione, e poi a voi per la replica.

  MINO TARICCO. Prendo atto della relazione svolta e leggeremo il documento con attenzione per ricavarne alcune indicazioni.
  Io mi permetto solo di fare una considerazione e porre un quesito.
  La considerazione è relativa all'ampia premessa che lei ha fatto, avvocato Sforza Fogliani. Io vengo da un territorio nel quale – parlo del Piemonte – operavano parecchie banche popolari. Credo che il problema che hanno avuto, in diversi casi, alcune banche popolari e altre banche del territorio, sostanzialmente e in generale, sia stato – e si tratta di un aspetto che, purtroppo, negli anni passati è stato molto presente –, al di là del formalismo del voto capitario, una sorta di autoreferenzialità abbastanza elitaria dei gruppi dirigenti, nei fatti.
  Io capisco la sua sollecitazione, ma nei fatti i percorsi reali e concreti poi sono stati un po’ diversi, nel senso che il voto capitario è rimasto da un punto di vista squisitamente formale, ma, nella sostanza, c'è stata la percezione di gruppi che si sono, tra virgolette, «perpetuati» nel tempo e hanno stabilito per decreto che erano loro i gestori di quei percorsi; purtroppo è avvenuto questo. Sono state quelle dinamiche pratiche a creare un sostanziale scollamento rispetto alla percezione che quella fosse realmente una banca del territorio.
  Un conto è essere, tra virgolette, una «banca per il territorio», e molte sono rimaste tali a prescindere dalla funzione dei gruppi dirigenti, e un conto è che quelle banche fossero percepite come banche del territorio. Io credo che questo, oggettivamente, sia stato un problema che, almeno nei territori da cui provengo, si è verificato in modo molto intenso. Poi, su tutte le altre questioni si potrebbe mettere in campo un'amabile discussione, ma credo che ci saranno altre occasioni per farlo.
  Io mi permetto di fare una considerazione. Ho visto che, anche nelle indicazioni che voi date nel vostro documento, è molto presente la necessità di una riduzione della documentazione prodotta e di una semplificazione e accessibilità della stessa, che credo sia il grande tema.
  Sull'argomento, il lavoro che abbiamo avviato, come Commissione, parte anche da questo tipo di considerazione, cioè che, se, da una parte, ci sono stati – e quelli avranno i loro percorsi – comportamenti dolosi, nel senso che hanno rilevanze giuridiche per le modalità con cui ci sono esplicati, è innegabile che, d'altra parte, vi sia stata comunque una farraginosità e una complessità di gestione del rapporto tra la banca e il cittadino, che a questa si rivolge per fare investimenti, e che la banca in molti casi abbia reso virtuale quella trasparenza tanto decantata.
  Intendo dire che, se si concorda la sottoscrizione di un prodotto e, nel momento in cui si sta firmando per sottoscriverlo, vengono presentate 217 pagine e si chiede di apporre 77 firme, è del tutto evidente Pag. 9che o quel cittadino, a quel punto, chiede una settimana di tempo per leggere i documenti e firma dopo una settimana o il rapporto è squisitamente, tra virgolette, «fiduciario», nel senso che quel cittadino non ha assolutamente gli strumenti per capire.
  A tale proposito, tutte le informazioni che ci potete fornire per capire come provare a incidere su questo tipo di meccanismi sono gradite.
  Condivido assolutamente una frase che ho letto nel vostro documento, dove dite che, nella produzione delle norme, vorreste non soltanto essere utenti destinatari, ma poter partecipare, insieme ad altri soggetti che hanno rilevanza civico-sociale, alla costruzione di qel percorso normativo.
  Credo che questo sia assolutamente fondamentale. Per quanto possibile, tutto quello che voi potete fare in un'ottica di concretezza puntuale su queste questioni, dal nostro punto di vista, è un elemento molto prezioso. Ecco, io volevo soltanto permettermi di fare questo tipo di osservazione.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Taricco. Do la parola alla senatrice Di Giorgi.

  ROSA MARIA DI GIORGI. Vorrei aggiungere soltanto un particolare. Sto già scorrendo la relazione che mi sembra interessante perché affronta, oltretutto, una serie di tematiche che nella Commissione permanente della quale faccio parte – sono membro della Commissione che si occupa di educazione, scuola e cultura, – abbiamo affrontato. Mi riferisco al tema dell'educazione finanziaria a tutti, cioè alle giovani generazioni e quant'altro.
  Abbiamo approvato un provvedimento sul tema. Si tratta di un piccola proposta di legge che incide sui programmi scolastici e che impegna il Ministero – in tutte le scuole di ogni ordine e grado, e non soltanto negli istituti di ragioneria oppure nelle scuole di indirizzo – a svolgere corsi e fare formazione per gli insegnanti perché a tutti i livelli, a cominciare veramente dalle scuole di ogni ordine e grado, si faccia informazione ed educazione finanziaria. Si chiamerà «legge sulla cittadinanza economica»; come sempre, inventiamo nomi che sono abbastanza interessanti.
  Anche sulla scia di quanto diceva il collega, è evidente che c'è un problema anche di crescita complessiva della nostra popolazione, che di fatto – e le esperienze che abbiamo visto in questa fase, ovviamente, sono molto significative – si fida, non capisce nulla ma si fida. Un approccio diverso e più consapevole credo che sia importante. Siccome, come al solito, non possiamo che iniziare dalla scuola, credo che il percorso che questo Parlamento sta facendo, anche in questa direzione, sia importante, naturalmente con l'impegno poi di semplificare gli altri processi, con quanto veniva detto dal collega. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatrice. Do la parola al Presidente di Assopopolari per la replica.

  CORRADO SFORZA FOGLIANI, Presidente dell'Associazione Nazionale fra le banche popolari (ASSOPOPOLARI). Intanto ringrazio il signor Presidente e i signori commissari che sono intervenuti nel dibattito e che comunque hanno partecipato a questa audizione
  Riguardo al problema delle quattro banche, si è trattato di quattro casse di risparmio, comprendendo la Tercas, e una banca popolare. Dobbiamo chiederci per quale ragione vi sia stato un fuoco di stampa e di attenzione, e quindi di percezione, da parte dell'opinione pubblica esclusivamente sull'unica popolare interessata rispetto alle cinque del primo periodo.
  Noi crediamo che in questo attacco, di evidente provenienza forestiera, all'immagine delle banche popolari, vi sia il disagio che certi elementi della finanza internazionale provano di fronte alle banche di territorio, perché le banche di territorio rappresentano l'unico elemento di concorrenza nel mercato. Le banche di territorio non si spostano negli impieghi da un mercato all'altro, a seconda che gli impieghi siano più favorevoli in un mercato, in una zona o in un'altra, ma vivono col proprio territorio e, come ho detto prima, hanno Pag. 10«smithianamente» nella crescita del territorio il proprio primo interesse. Questo spiega perché le banche popolari siano le più vicine per tradizione, per nascita e per funzione storica.
  Io credo che vi sia stata un'errata percezione della nostra funzione e che, soprattutto, vi sia un vento che tira in un senso che non gradisce la concorrenza delle banche del territorio sui singoli territori. Credo, quindi, che questo assetto debba essere salvaguardato nell'interesse prima di tutto delle piccole e medie imprese, che hanno sempre rappresentato i nostri tradizionali clienti, ma anche per il fatto che il beneficio che la concorrenza provoca a favore dei consumatori è di tutta evidenza, per cui non devo in questa occasione certamente rappresentarlo, giustificarlo o sostenerlo, perché il fatto è ben evidente e, o almeno credo, all'attenzione di tutti.
  Giustamente è stato sottolineato il problema di alcune banche popolari – che hanno un'autoreferenzialità di riferimento, che indubbiamente ne condiziona e ne ha condizionato in molti casi il buon funzionamento – o comunque di tutte le banche, indipendentemente dalla categoria giuridica alla quale appartengano; anzi, forse le casse di risparmio sono, o erano per lo meno, ancora più condizionate dall'aspetto politico di quanto non lo fossero le banche popolari.
  Le banche popolari sono nate tradizionalmente come elemento di rappresentanza del liberalismo democratico, che si opponeva alla consorteria e al moderatismo dei liberali tradizionali, mentre le casse di risparmio avevano – e hanno avuto fino alla recente legge che le ha modificate – i rappresentanti degli enti locali, espressione della classe politica che portava le stesse ad avere atteggiamenti differenti da quelli che hanno sempre avuto le banche popolari.
  Il fatto che, successivamente alla trasformazione, sia delle casse di risparmio che del mercato del credito, siano rimaste alcune banche popolari con carattere di autoreferenzialità, tipica di tutte le banche del territorio, non si può negare, ma è anche vero che comunque le banche popolari vengono sottoposte al controllo annuale di migliaia e migliaia di clienti e che nessuna banca Spa subisce un controllo così pressante come quello delle banche popolari.
  Oltretutto tutte le banche popolari hanno normative che obbligano al voto di lista e all'elezione di rappresentanti della lista di minoranza, anche se non hanno ottenuto voti sufficienti; quindi crediamo che, con il processo di riforma dei nostri statuti, sia in gran parte venuta meno quell'autoreferenzialità che ha avuto effetti indesiderati, ma che non è voluta dalle banche in quanto tali perché, come vi ripeto, più che convocare le assemblee con sistemi di elezione democratici e con schede segrete, come evidentemente accade, non possono fare.
  Torna naturalmente il discorso dell'educazione finanziaria, ma posso dire che, se c'è una questione sulla quale le banche popolari hanno sempre insistito – lo ripeto, nel loro interesse – è proprio quello dell'educazione finanziaria. Le pubblicazioni che la nostra associazione ha curato in materia sono innumerevoli e, se fossero di interesse della Commissione, le potremmo volentieri far pervenire perché si tratta di una nostra tradizione da sempre.
  Quella dei prospetti effettivamente è una questione molto importante – e non ho bisogno di dirlo io a voi, che avete avuto la sensibilità di promuovere un'indagine, come quella per la quale è stata prevista quest'audizione. Comunque, la gran parte delle pagine che vengono sottoposte al cliente sono un fastidio anche per noi, anzi sono un elemento di sfiducia verso il sistema bancario. I clienti percepiscono tutta questa modulistica incomprensibile di pagine su pagine come un qualcosa che le banche presentano loro, non dico per truffarli, ma comunque per difendersi da qualsiasi protesta e azione che dovesse derivarne.
  Tuttavia, il paradosso è che queste pagine di modulistica derivano da obblighi che noi dobbiamo osservare, soprattutto nei confronti dell'Unione europea o della vigilanza interna; quindi siamo, come si suol dire, tra l'incudine e il martello. Pag. 11
  Lo dico perché, se sottoponiamo ai clienti tali prospetti, come dobbiamo fare, ci troviamo in condizione di essere percepiti – lo dicevo prima – come un istituto che introduce tante regole per potersi difendere e basta e, se non lo facciamo, siamo naturalmente sanzionati.
  Per tale ragione, sarebbe molto importante un intervento legislativo in questo senso o, se non legislativo, almeno concordato fra le strutture che si occupano della vigilanza, sia in Consob che in Banca d'Italia, in modo da farci stare tranquilli, anche se comunque ciò non ci farebbe stare tranquilli nei confronti dell'autorità giudiziaria. Lo ripeto ancora: ogni giudice è una piccola monade liberamente vagante, e questo comporta che ciascuno possa giudicare l'idoneità o la non idoneità dei prospetti a fornire tutte le informazioni richieste.
  Il problema, quindi, è essenzialmente di carattere generale e di ricostituzione di quella fiducia che, in effetti, è stata perduta dal sistema bancario, in molti casi per colpa del sistema stesso, ma anche a causa di regole eccessivamente invasive, che sono state introdotte obbligatoriamente e che non sono servite a niente, se non a creare sfiducia nel sistema.
  Abbiamo, quindi, fiducia che, anche con i lavori che questa Commissione ha avviato, si possa quanto meno attenuare la percezione errata che si ha del sistema bancario in genere e delle banche popolari in particolare, perché si possa ritornare a quella fiducia che, come abbiamo già detto, è il vero motore, oltretutto anche della ripresa economica.

  PRESIDENTE. Do la parola al Segretario generale Giuseppe De Lucia Lumeno.

  GIUSEPPE DE LUCIA LUMENO, Segretario Generale dell'Associazione Nazionale fra le banche popolari (ASSOPOPOLARI). Vorrei intervenire solo per pochi secondi. Concordo con quanto è stato detto e vorrei ricordare che le banche popolari e del territorio pagano una crisi economica che perdura da più di un decennio. Bisognerebbe fare un'indagine conoscitiva anche sui concordati preventivi, specialmente nel Veneto, dove la magistratura concordava dal 2 al 5 per cento; poi pagavano le banche e, come è chiaro, anche i soci. Ci sono centinaia di migliaia di casi da questo punto di vista, senza nulla togliere naturalmente alle responsabilità penali di chi ha commesso atti contro la legge; tuttavia, questi aspetti non vanno decontestualizzati. Continuo la mia riflessione e poi ritorno sull'educazione finanziaria.
  Il terzo elemento di riflessione riguarda il fatto che io, come risparmiatore, ho cercato di partecipare all'aumento di capitale della Banca popolare di Vicenza, perché penso che a un centesimo fosse un grande affare. Dico che ho tentato, e alla fine in qualche modo ci sono riuscito, anche se poi l'aumento di capitale ha un senso diverso.
  Vi racconto il quadretto che mi si è presentato davanti agli occhi. Il direttore mi dice «lei sa che l'investimento è veramente molto pericoloso e che potrebbe andare perduto completamente?», e io rispondo che lo so; poi mi chiede se ho letto il prospetto, ma io rispondo di no. Il direttore mi dà un prospetto di 950 pagine, per cui io gli dico «diamo per scontato che sia corretto, anche perché l'ha preparato uno degli studi più importanti d'Italia»; quindi replica «mi faccia la cortesia di leggere almeno 45 pagine» e mi dà una sintesi di 45 pagine, che io ho dovuto firmare. Insomma, per farla breve, dopo un interrogatorio che neanche la Gestapo avrebbe fatto, per sottoscrivere di fatto l'aumento di capitale, l'operazione si è conclusa in due ore e mezza, senza che naturalmente io abbia letto né le 950 pagine del prospetto preparato dallo studio Erede e quant'altro né, tanto meno, anche dopo averle firmate, le 45 pagine di sintesi.
  Mi chiedo a cosa serva un prospetto, se non a far guadagnare gli studi professionali. Qui c'è un avvocato, perché il Presidente fa anche l'avvocato. Chi è quel normale investitore che legge 950 pagine di clausole giuridiche? Verrebbe da ridere, se non da piangere.
  Sull'educazione finanziaria, noi abbiamo fatto un'indagine con la nostra associazione Pag. 12 di categoria a livello europeo e mondiale e abbiamo visto che l'Italia è, come sempre avviene, a metà del guado, cioè non va né bene né male, quindi c'è da migliorare.
  Il fatto positivo, che mi ha molto sorpreso, è che viene ritenuta la più grande esperta di operazioni finanziarie una professoressa che vive e insegna negli Stati Uniti, ma è italiana. Si tratta della professoressa Lusardi. Peraltro, per quest'indagine ce ne siamo avvalsi, dopo che – devo dire, per mia ignoranza, non la conoscevo – la professoressa ci è stata segnalata dalle credit union americane, perché è la loro collaboratrice più stretta ed è considerata la più qualificata in materia di educazione finanziaria, oltre ad essere una delle prime cinque economiste a livello mondiale. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Presidente e il Segretario generale della Assopopolari e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.20.