XVII Legislatura

Commissione parlamentare per la semplificazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Mercoledì 10 giugno 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tabacci Bruno , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Tabacci Bruno , Presidente ... 3 
Boschi Maria Elena (PD) , Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento ... 4 
Tabacci Bruno , Presidente ... 8 
Angioni Ignazio  ... 8 
Boschi Maria Elena (PD) , Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento ... 8 
Tabacci Bruno , Presidente ... 9 
Boschi Maria Elena (PD) , Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento ... 9 
Pagliari Giorgio  ... 9 
Tabacci Bruno , Presidente ... 10 
Boschi Maria Elena (PD) , Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento ... 10 
Tabacci Bruno , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BRUNO TABACCI

  La seduta comincia alle 8.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi.
  L'esigenza di procedere a questa audizione è maturata in occasione dell'ultima audizione del Ministro Madia, quando l'interesse della Commissione si è incentrato sul tema dell'attuazione dei numerosi adempimenti previsti in leggi e decreti-legge.
  In particolare, mi sembra che i commissari abbiano dimostrato apprezzamento per il periodico monitoraggio degli adempimenti compiuto dall'Ufficio per l'attuazione del programma di Governo e siano rimasti colpiti da alcuni aspetti: la quantità degli adempimenti previsti; la progressione nell'attuazione e le difficoltà incontrate dal Governo; la delega prevista dall'articolo 16 del disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione.
  Con riguardo a quest'ultimo, segnalo fin da ora al Ministro che ho presentato, insieme al vice presidente Taricco, un emendamento volto a prevedere anche il parere di questa Commissione, in aggiunta a quello delle Commissioni competenti, vista la trasversalità della materia.
  Chiedo inoltre se si abbia già un'idea di come procedere e dei risultati attesi.
  Rammento infine, per completare questa breve introduzione, che il tema ha trovato ampio spazio nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva (paragrafo 5.3), nel quale rilevavamo come la questione dei concerti abbia assunto una particolare delicatezza nel corso degli anni, in particolare quando questi fanno riferimento al ruolo del Ministero dell'economia e delle finanze.
  In realtà si tratta di una tecnica dilatoria, per non decidere, volta a superare eventuali impasse, rimandando a successivi adempimenti, con il concerto del Ministro dell'economia e delle finanze, decisioni non mature o sprovviste di idonea copertura finanziaria. Questa tecnica, che credo si sia molto sviluppata con il Ministro Tremonti, consente di dare notizia che ci si sta occupando di un determinato argomento, in realtà senza assumere decisioni. Questa è una delle motivazioni, che ovviamente lascia senza parole perché non c’è bisogno di costituire una Commissione per la semplificazione per capire che queste cose non si possono fare. Quando si fanno avendo l'obiettivo di distrarre, è una responsabilità ancora più grave.
  Tra le altre cose, noi avevamo dato grande spazio a queste osservazioni nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva che prima ho richiamato.Pag. 4
  Ringrazio molto il Ministro Boschi per la sua presenza e le do la parola per avviare questa audizione.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie, presidente, e buongiorno. Ovviamente anch'io ringrazio voi per questa occasione che mi viene offerta di poter concentrare l'audizione di oggi, e quindi il mio intervento, sull'attività del Governo in tema di attuazione.
  È infatti nota a tutti la rilevanza che assume il tema dell'implementazione delle riforme e della piena attuazione dei provvedimenti normativi, prima di tutto in un'ottica interna di attenzione alle legittime aspettative che si creano da parte dei cittadini, delle famiglie e delle imprese, per la ricaduta anche in termini economici e di sviluppo economico che ha il processo di piena attuazione di un provvedimento, nonché per la rilevanza che questo dato assume nella valutazione europea dell'operato del nostro Governo e del nostro Paese.
  Tant’è vero che l'impegno e i risultati che questo Governo è riuscito a conseguire nei quindici mesi di attività sono stati anche sottolineati ed evidenziati sia nell'ultima relazione dell'OCSE sul nostro Paese sia dalla Commissione europea. In particolar modo, il vicepresidente della Commissione europea ha sottolineato l'accelerazione evidente degli ultimi quindici mesi in tema di attuazione.
  È stato valutato come positivo soprattutto lo scambio istituzionale che avviene costantemente tra il Governo italiano e la Commissione europea in ordine all'attuazione del programma di Governo e soprattutto a un'agenda molto dettagliata e molto puntuale, che l'Ufficio per l'attuazione del programma di Governo realizza in collaborazione con il Ministero dell'economia e delle finanze, sul cronoprogramma non soltanto dei provvedimenti normativi ma anche delle principali misure che adotta il nostro Governo e che possono avere poi un impatto e una ricaduta anche in termini di sviluppo del Paese.
  Proprio per questo, consapevoli della rilevanza del tema, fin dall'inizio dell'attività di Governo abbiamo cercato di dare ampio spazio e rilevanza al tema dell'attuazione, la cui delega è stata affidata a me e che io gestisco insieme all'Ufficio per l'attuazione del programma di Governo, che è stato completamente rivisto anche nella sua organizzazione e nella sua struttura.
  Ovviamente, il lavoro che viene svolto si nutre della collaborazione e della sinergia con tutti gli altri Ministeri competenti in ordine all'attuazione delle singole disposizioni di legge. Devo dire, anche rispetto all'intervento del presidente, che va dato atto al Ministero dell'economia e delle finanze di aver svolto, in questi quindici mesi, un grande lavoro per cercare di colmare il ritardo che aveva maturato rispetto a molti provvedimenti che erano di sua competenza o rispetto ai quali comunque doveva esprimere il concerto.
  Da un punto di vista delle policy di questo Governo, l'attenzione riguarda essenzialmente tre punti. Il primo concerne la qualità già in origine dei testi normativi, ovvero il tentativo di limitare il ricorso a norme di rango secondario, preferendo norme autoapplicative come elemento di semplificazione sin dall'origine.
  Il secondo concerne la creazione di un coordinamento tra i vari Ministeri, che peraltro ci ha portato, da un lato, ad avere riunioni periodiche con tutti i capi di gabinetto per coordinare l'attività, dall'altro a creare tavoli di lavoro specifici tra più Ministeri – soprattutto nel caso in cui più amministrazioni devono trovare un accordo su un provvedimento normativo – su punti specifici. Effettivamente aver istituito dei tavoli di lavoro ad hoc ha portato a una maggiore efficienza nella fase dell'attuazione.
  Il terzo punto riguarda la trasparenza rispetto ai dati dell'attuazione, attraverso il coinvolgimento di tutti i responsabili politici, che avviene innanzitutto nell'ambito di ogni Consiglio dei ministri, dal momento che in ogni riunione viene aggiornato il dato dell'attuazione e soprattutto ogni Ministro ha un resoconto specifico Pag. 5dei decreti ancora da adottare di competenza del Dicastero cui è preposto. Dunque, il responsabile politico viene investito della questione e poi vi è un lavoro che avviene a livello più di uffici. In tale contesto, l'Ufficio per l'attuazione del programma di Governo non soltanto periodicamente indica tutti i decreti che ancora deve adottare ciascun Ministero, ma soprattutto, all'inizio del mese, segnala quelli di imminente scadenza affinché abbiano, ovviamente, una priorità in ordine cronologico.
  I tavoli di lavoro e le riunioni che facciamo con tutti i Capi di gabinetto servono anche a individuare, oltre alle priorità in termini cronologici, le priorità politiche. L'attenzione principale è stata indirizzata a provvedimenti che avessero un impatto anche di carattere economico o riflessi soprattutto di carattere sociale. Queste sono state le due linee-guida rispetto alla scelta delle priorità nell'attività del Governo.
  La trasparenza, ovviamente, si intende anche rispetto all'esterno, rispetto ai cittadini, attraverso un sito che viene aggiornato costantemente, laddove c’è stata anche la scelta di un aggiornamento più frequente rispetto al Governo precedente, che aggiornava il sito con una cadenza più o meno semestrale. Noi facciamo un aggiornamento costante e abbiamo cercato anche di rendere più leggibili i dati, trattandosi ovviamente di un problema non soltanto di quantità, ma anche di qualità dei dati che vengono offerti nell'accesso ai cittadini e agli utenti. Quindi, abbiamo previsto un sistema più semplice di lettura e la possibilità, attraverso il nuovo sistema che è attivo da qualche giorno, di scaricare direttamente e prendere visione dell'intero testo attraverso il sito dell'attuazione del programma di Governo.
  Da un punto di vista dell'attività, lo ripeto, di sinergia tra i vari Ministeri, il 27 maggio è diventato operativo un nuovo sistema di monitoraggio chiamato «Monitor», realizzato con risorse interne alla Presidenza del Consiglio, in virtù del quale abbiamo un'unica piattaforma per lavorare in sinergia e favorire uno scambio di dati immediato non soltanto da parte dell'Ufficio per l'attuazione del programma di Governo ma di tutti i Ministeri.
  Anche questo è un elemento che sembra banale, ma effettivamente avere un unico sistema in cui tutti i Ministeri possono immettere ed estrarre i dati è sicuramente un elemento di forte semplificazione rispetto al primo anno di lavoro, nel corso del quale abbiamo lavorato più artigianalmente, contattando di volta in volta i singoli Ministeri. Ovviamente, ogni Ministero è abbastanza geloso dei propri dati, della propria piattaforma, della propria autonomia, quindi anche riuscire a entrare in contatto era più complicato. Avendo ora un sistema unico, ciò dovrebbe accelerare e semplificare ulteriormente i processi.
  Per quanto riguarda l'attività di attuazione, devo dire che i dati di questi quindici mesi di lavoro sono, a mio avviso, positivi. Il giorno del giuramento di questo Governo, come spesso succede, noi abbiamo ereditato dai Governi precedenti uno stock di decreti da attuare. Nel nostro caso, i due Governi precedenti, Letta e Monti, avevano lasciato complessivamente uno stock di 889 decreti da adottare. Di questi 889 decreti, in quindici mesi ne abbiamo adottati il 71,8 per cento, quindi siamo riusciti ad abbattere la soglia dei 300 decreti ancora da adottare dei Governi precedenti: ad oggi ne rimangono, mi sembra, 296.
  Oltre ai decreti dei Governi precedenti, che necessariamente vanno a diminuire – e noi ci auguriamo di poterli esaurire completamente – il lavoro riguarda anche i decreti da adottare del Governo in carica che, come sapete bene, hanno una fase di adozione ma anche una fase di incremento, perché spesso nello svolgimento dell'attività aumentano i decreti da adottare.
  Ciononostante, tenendo conto anche dei decreti che comunque hanno una scadenza, la percentuale di attuazione per quanto riguarda i decreti del nostro Governo è del 64,9 per cento; dunque ritengo che anche rispetto all'attività attuale la percentuale sia tutto sommato positiva.Pag. 6
  Rispetto ai decreti da adottare, dobbiamo anche tener conto del fatto che ci sono decreti che, laddove prevedano il concerto e la collaborazione tra più amministrazioni, hanno tempi un po’ più lunghi di adozione; cercherò di fornirvi poi il dato, poiché non lo ricordo a memoria ma voglio essere precisa sulla differenza di tempi. Al tempo stesso, si tenga conto che ci sono decreti che già prevedono un termine per la loro adozione e decreti che invece non lo prevedono. Rispetto a quelli senza termine, abbiamo constatato che è molto più complicato sollecitarne l'adozione da parte dei Ministeri.
  Per questo abbiamo cercato di darci una regola comune, in base alla quale, laddove non ci sia un termine espresso, a livello informale noi consideriamo novanta giorni come termine per l'adozione e quindi cerchiamo di verificare l'adozione o meno sulla base di questo termine che abbiamo condiviso all'interno del Governo.
  Per darvi alcuni dati puntuali rispetto alle norme del nostro Governo, alla loro autoapplicatività e ai tempi di adozione, premesso che in media in questi quindici mesi abbiamo adottato due decreti al giorno, su 81 provvedimenti legislativi pubblicati in Gazzetta Ufficiale in questi quindici mesi, il 44 per cento è totalmente autoapplicativo, il 56 per cento rinvia a provvedimenti attuativi.
  Dei decreti attuativi previsti dai provvedimenti legislativi, il 48 per cento ha un termine di adozione e il 52 per cento è privo di termine di adozione, il 57 per cento comporta un parere o un concerto mentre il 43 per cento è di iniziativa del singolo Ministero.
  Dei 253 decreti ancora da adottare, il 40 per cento ha un termine di adozione, il 60 per cento non ce l'ha. Questo chiaramente diventa un elemento di complicazione con riferimento al rispetto dei tempi.
  Il tempo medio di adozione di un decreto attuativo è di 99 giorni: 129 giorni per i decreti che prevedono concerti o pareri e 72 giorni per i decreti che non ne prevedono.
  Rispetto all'autoapplicatività, il tema non è soltanto quello del lavoro e dell'impegno iniziale che il Governo può cercare di mettere nell'evitare di avere troppe norme di rinvio. Ovviamente, parte delle norme di rinvio e della non autoapplicatività dipende anche dai passaggi parlamentari e dagli emendamenti che vengono presentati in Parlamento.
  Per esempio, sui 24 decreti-legge che abbiamo già convertito negli ultimi mesi, con le leggi di conversione il numero dei decreti attuativi è salito dai 148 iniziali a complessivi 201, quindi nel passaggio parlamentare c’è una percentuale, di un quarto circa, di aumento dei decreti da adottare.
  Con un focus specifico sull'ultima legge di stabilità, possiamo vedere che il testo iniziale già prevedeva 54 decreti attuativi e siamo arrivati a 96, quindi li abbiamo praticamente raddoppiati nel passaggio parlamentare tra Camera e Senato. Chiaramente, ciò comporta un impegno complessivo di tutti noi, non soltanto del Governo, nella fase di conversione o comunque, per gli altri provvedimenti normativi, nell’iter parlamentare ordinario, per cercare di evitare di aumentare il rinvio a decreti, che spesso, come diceva il presidente, hanno un'origine molto politica. Talvolta, quando non si trova il punto di mediazione, si rinvia a un decreto e questo comporta un lavoro successivo.
  Per quanto concerne l'ultima legge di stabilità dobbiamo anche ammettere che mancano ancora diversi decreti da adottare, anche perché dei 76 che ancora dobbiamo adottare la maggior parte non ha un termine; ovviamente, rispetto agli impegni e alle linee guida che ci siamo dati come Governo nell'individuare le priorità, solitamente scegliamo di adottare prima quelli che hanno un termine, perché evidentemente o il Governo o il Parlamento, nell'indicare un termine, ha voluto già di per sé indicare una priorità politica.
  Ciononostante, sappiamo che sulla legge di stabilità dobbiamo ancora fare un lavoro per completare la parte attuativa, anche se, sulle materie che ritenevamo di particolare rilevanza, l’iter si è già concluso Pag. 7anche con i decreti attuativi, dal bonus bebè al piano per gli asili nido, al trattamento di fine rapporto e a tutta la parte sui crediti d'imposta relativi alle start up, alle imprese, alla ricerca. Anche per le norme che riguardavano le emergenze ambientali sono già stati adottati tutti i decreti previsti.
  Ovviamente questo non significa che non possa esserci un ulteriore miglioramento, quindi cercheremo di lavorare ancora in questa prospettiva.
  Per quanto riguarda il tema, posto anche dal presidente – che però richiamava, credo, una linea condivisa all'interno della Commissione rispetto all'attenzione sui decreti che prevedono un concerto e quindi anche la necessità che questo concerto non diventi, come può essere accaduto in altri Governi, un pretesto per non adottare una misura e per non dare concreta attuazione a una scelta del Parlamento –, nell'ambito della delega sulla pubblica amministrazione, credo ne abbia già parlato la Ministra Madia nella sua audizione, è stata prevista una norma che consente, laddove ci sia un concerto e il concerto o il parere non siano stati resi entro trenta giorni, di poter comunque adottare il decreto anche senza aver raccolto il concerto o il parere.
  È altresì previsto che, in caso di mancato accordo tra più amministrazioni, possa essere il Presidente del Consiglio a proporre una soluzione, che deve poi essere approvata o meno in Consiglio dei ministri, con tutti i Ministri presenti e consapevoli. Questo sempre nell'ottica di rendere il concerto e il parere non un esercizio di stile e di poter arrivare effettivamente a una soluzione.
  Sempre nell'ambito della delega per la riforma della pubblica amministrazione abbiamo anche inserito – ne parlava già prima il presidente – una disposizione che delega il Governo a poter effettuare un'attività ricognitiva sui decreti che non sono stati ancora adottati ma che non hanno più interesse a essere adottati, o perché sono stati superati da altre previsioni normative successive, e quindi non hanno più valenza ed efficacia, o perché magari è cambiato l'indirizzo politico e non si ritiene più di dovervi dare attuazione. Quindi, è stato previsto che possa essere effettuata questa ricognizione e possano essere abrogate le norme che rinviano a decreti non più attuali o comunque superati da interventi successivi.
  Noi abbiamo effettuato al momento una prima ricognizione con i vari Ministeri. Ad oggi, risulterebbero una ventina circa i decreti attuativi che potrebbero essere considerati ormai superati. Ovviamente, se questa previsione verrà confermata, in seguito all'approvazione definitiva della legge delega verificheremo ulteriormente se ci dovessero essere novità o cambiamenti da parte dei vari Ministeri, però questo più o meno è l'ordine di grandezza di quello che immaginiamo di poter in qualche modo «ripulire» – userei questo termine – rispetto alle varie previsioni normative, anche perché non ha senso lasciare appese delle norme se effettivamente ormai sono superate.
  Con un focus specifico sul tema dell'agenda digitale, abbiamo svolto un lavoro in collaborazione con il Ministro Madia proprio per cercare di individuare i decreti ritenuti essenziali su quel tema. Stiamo svolgendo una serie di riunioni anche per cercare di dare attuazione agli ultimi decreti che ancora mancano e che risalgono essenzialmente ai Governi Monti e Letta. Abbiamo avuto un incontro ad aprile e per giugno ci siamo dati un ulteriore appuntamento di verifica; rimanevano nove decreti da adottare e speriamo che da questo punto di vista si riesca a trovare l'accordo tra i vari Ministeri competenti. Erano otto i Ministeri coinvolti nell'attuazione di questi nove decreti, quindi chiaramente il lavoro è abbastanza complesso.
  Come ultimo spunto, abbiamo anche firmato un protocollo di intesa con la Ragioneria generale dello Stato per poter con loro individuare innanzitutto dei criteri condivisi in tema di attuazione al fine di compiere verifiche puntuali. Premetto che noi adottiamo comunque i criteri che sono previsti a livello europeo, quindi nei dati che diamo alla Commissione e all'OCSE Pag. 8ovviamente dobbiamo utilizzare i criteri oggettivi che sono stabiliti a livello europeo. Non è il Governo che decide quali sono i criteri, ma ci sono standard verificati che valgono per tutti i Paesi.
  Sul fronte interno, con il Ministero dell'economia e delle finanze abbiamo deciso di condividere delle linee, in modo tale che anche in sede di bilancio ci possa essere una voce ad hoc che indichi il livello di attuazione in modo puntuale, poiché secondo noi ciò è rilevante non soltanto per verificare l'indirizzo politico, ma anche per l'impatto che può avere in maniera più concreta. Quindi, abbiamo deciso di trovare questa forma di collaborazione con il Ministero dell'economia e delle finanze e cercare di dare evidenza a questi risultati anche in sede di bilancio, sempre nell'ottica della maggiore trasparenza possibile. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Maria Elena Boschi anche per il buonsenso che ha utilizzato nell'esprimere le cose che il Governo sta cercando di modificare.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  IGNAZIO ANGIONI. Intervengo per un brevissimo saluto, poiché devo andare via. Ringrazio a nome mio e del mio gruppo il Ministro anche per la puntualità e la semplicità con la quale questa mattina ci ha fornito alcuni dati.
  Le volevo chiedere, a proposito di ritardi nell'applicazione dei decreti attuativi, dei quali abbiamo parlato, se a suo parere si è trattato, negli ultimi anni, più di una volontà politica o più di una conseguenza di sistema.
  Inoltre, considerando gli sforzi che oggettivamente il Governo sta facendo nell'ultimo anno, l'organizzazione dei Ministeri, innanzitutto di quello di cui lei è competente, a suo giudizio ha assunto il modello ottimale in questa prospettiva, oppure ci sono ancora degli interventi da fare sia di tipo normativo sia di altro genere ?
  Mi fermo qui e chiedo scusa se devo andare via.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Rispetto al tema dei ritardi, risulta difficile per me poter fare una valutazione su Governi precedenti di cui non facevo parte, e non mi sembrerebbe nemmeno corretto rispetto a chi ci ha preceduto. Al limite posso parlare per il Governo immediatamente precedente, perché chi aveva l'incarico era il senatore Legnini, con il quale c’è stato un passaggio di consegne, come sempre avviene tra un Governo e quello successivo.
  Devo dire che, in quel caso, c'era stata comunque un'attenzione particolare per cercare di riorganizzare la parte dell'attuazione, indicando una persona, un responsabile in modo puntuale, ed era già iniziato un lavoro di riorganizzazione che però ancora non aveva portato risultati ottimali, tant’è vero che nel Governo precedente si erano assestati sul 38 per cento, come percentuale di attuazione. Sicuramente poi c’è stato un implemento e un miglioramento delle performance.
  Non posso parlare per i Governi precedenti. A volte immagino che si creino, come avviene anche nel nostro Governo, diverse opinioni tra i Ministri competenti su uno stesso decreto, e quello ovviamente diventa un elemento di blocco. Ecco perché, a mio avviso, se effettivamente la norma prevista nel disegno di legge sulla riforma della pubblica amministrazione venisse confermata dalla Camera ed entrasse in vigore, sarebbe un elemento di semplificazione vera e di efficienza vera, perché nel momento in cui il termine sostanzialmente assume carattere non più ordinatorio ma perentorio – comunque, se non c’è l'accordo o il concerto è il Ministero proponente che decide – a mio avviso è un elemento di chiarezza sia sulle responsabilità politiche che in termini di efficienza. Credo che quello possa essere dunque un notevole miglioramento.
  Per quanto riguarda l'organizzazione dei Ministeri, penso che ci siano due elementi sicuramente positivi, cui ho fatto Pag. 9riferimento anche prima. Da un lato, il fatto che si utilizzi tutti la stessa piattaforma da un punto di vista informatico rappresenta un elemento di forte accelerazione. Rispetto ai primi mesi in cui abbiamo lavorato davvero, all'inizio, con file Excel in cui raccoglievamo i dati degli altri Ministeri, avere un sistema informatico che consente di verificare i dati in maniera così puntuale e più rapida sarà, secondo me, un elemento di miglioramento, anche semplicemente nel poter fare le verifiche puntuali, quindi avere un alert sulle scadenze da parte dei singoli Ministeri.
  Dall'altro lato, il coordinamento politico ha un suo risultato pratico perché, nel momento in cui si condividono le priorità, i Ministeri lavorano sostanzialmente sugli stessi testi e sugli stessi decreti, nel caso in cui ci sia il concerto o il parere, perché sappiamo che quelle sono le priorità di ordine cronologico o politiche che ci siamo dati in quel momento.
  Oltre a queste riunioni di coordinamento, credo che vi sia un elemento ulteriore che abbiamo introdotto – molto semplice, non abbiamo fatto nulla di straordinario – che agevola nel lavoro quotidiano: abbiamo chiesto a ogni Ministero di individuare un responsabile dell'attuazione, cioè una persona che è il referente per l'attuazione del programma di Governo. Sapere che c’è un responsabile facilita i rapporti e rende più verificabili i risultati.
  Il Ministero dell'economia e delle finanze, peraltro, anche in ragione della complessità della struttura, del numero di persone che vi lavorano, nonché della quantità e complessità di provvedimenti in cui è coinvolto, ha elaborato al suo interno un sistema ad hoc, un portale, un proprio sistema di monitoraggio particolarmente evoluto e sviluppato in ragione della complessità del lavoro svolto su molti decreti attuativi.

  PRESIDENTE. Grazie. Il senatore Pagliari è stato il relatore al Senato del provvedimento di riforma della pubblica amministrazione ed è uno dei colleghi più impegnati.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Lo conosco bene.

  GIORGIO PAGLIARI. Prima di tutto intervengo per un saluto. Credo che dalle considerazioni espresse dal Ministro emerga – come per il resto è consacrato nel disegno di legge sulla pubblica amministrazione all'articolo 16, se non vado errato – una decisa presa di posizione e di risoluzione rispetto al tema dell'attuazione della legislazione e dell'effettività della sua efficacia.
  Questo tema dei decreti e dei regolamenti attuativi, dei DPCM che erano condizioni per l'applicazione delle leggi, è un tema – sul quale non voglio tornare – che chiaramente, come è stato prima accennato, diventava uno strumento attraverso il quale il lavoro del Parlamento veniva sostanzialmente vanificato perché, in assenza di questi provvedimenti, la legge non poteva essere applicata. Da questo punto di vista, non ho nulla da aggiungere.
  Ripropongo un tema che, come anche il Ministro sa, è un mio «pallino»: quello di studiare, accanto a questo processo e accanto a quello che è già stato previsto, un sistema di semplificazione della legislazione e soprattutto di conoscibilità. È il tema del riordino complessivo della legislazione, che io sono assolutamente convinto essere un tema per portare l'Italia in Europa. D'altra parte, è un tema che ripropone anche una riflessione su come legiferare, perché, oltre a riordinare il quadro legislativo vigente, bisognerebbe vedere se si può affrontare e semplificare il problema alla fonte, cioè attraverso un sistema di legiferazione che ci porti ad avere un quadro ordinato già nel momento in cui la legge entra in vigore.
  È una questione sicuramente complicata, una questione che io credo debba essere affrontata – ne abbiamo anche parlato con il Ministro e con lo stesso Presidente del Consiglio – perché rimane Pag. 10un tema essenziale per la legalità e anche per l'effettività delle norme. Questo meccanismo dovrebbe, in linea di principio quantomeno, garantire che nessuno possa giustificarsi dicendo che una norma gli è sfuggita perché il quadro era incomprensibile.
  Non ho altro da aggiungere.

  PRESIDENTE. Se il Ministro vuole commentare può farlo, diversamente chiudiamo.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Abbiamo avuto modo di confrontarci su questo tema più volte, in sedi informali ma anche in sede istituzionale, perché è un tema che in linea generale – riferito al tema della codificazione e dei testi unici – abbiamo affrontato anche nell'ambito delle riforme costituzionali. Il senatore aveva proposto degli emendamenti in questo senso e ne abbiamo discusso, come abbiamo fatto anche in altre occasioni.
  È un tema che credo non possa non trovare tutti concordi, perché l'elemento della semplificazione del quadro normativo, delle fonti, quindi la possibilità di avere anche una maggiore certezza del quadro giuridico, è un elemento fondamentale per i cittadini e – lo dico anche per la mia precedente professione di avvocato – un elemento spesso di difficoltà anche per i professionisti. Noi siamo bravi a crearci il lavoro in Parlamento, però è un elemento di difficoltà nella vita delle imprese e dei cittadini su cui sicuramente è necessario intervenire.
  C’è un ulteriore tema, a mio avviso, che riprende anche lo spunto del senatore Pagliari, ossia quello della stabilità del quadro normativo. È ovvio che un altro elemento di complicazione è costituito dal frequente mutamento del quadro normativo, che obiettivamente rappresenta un elemento di debolezza anche da un punto di vista economico, che viene profondamente sofferto soprattutto dalle imprese e in particolar modo dagli investitori stranieri che in qualche modo cercano di avere delle occasioni di investimento nel nostro Paese.
  Terrei insieme i due elementi, quello della semplificazione del quadro normativo e, nei limiti del possibile, quello della sua stabilità.

  PRESIDENTE. Queste parole conclusive del Ministro Boschi confermano che nella nostra indagine avevamo visto giusto. D'altro canto, la complicazione legislativa nel nostro Paese è una parte del PIL negativo, nel senso che viene calcolata come PIL, ma è una parte negativa dello stesso. Ci sono delle professioni e delle attività che sono strettamente connesse alla complicazione, quindi gli interessi non sono di poco conto. Non è il caso di indicare professionalità specifiche, però questa è una cosa di tutta evidenza, che ovviamente tiene lontani quelli che sarebbero intenzionati a investire nel nostro Paese.
  Ringrazio il Ministro Boschi per la completezza dell'esposizione.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.05.