XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 181 di Lunedì 11 settembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 

Esame testimoniale dell'ex colonnello del Corpo forestale dello Stato, Rino Martini:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 2 
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 5 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 7 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 7 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 9 
Arrigoni Paolo  ... 9 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 10 
Arrigoni Paolo  ... 10 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 10 
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 10 
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 10 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 12 
Cominelli Miriam (PD)  ... 12 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 13 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 13 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 14 
Compagnone Giuseppe  ... 14 
Martini Rino , ex colonnello del Corpo forestale dello Stato ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 

Esame testimoniale di Gianni De Podestà, nella qualità di ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia:
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 20 
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 20 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 21 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 21 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 21 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 21 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 21 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 21 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 22 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 22 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 22 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 22 
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 22 
Braga Chiara (PD)  ... 22 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 22 
Braga Chiara (PD)  ... 22 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 22 
Braga Chiara (PD)  ... 23 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 23 
Braga Chiara (PD)  ... 23 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 23 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 23 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 23 
Bratti Alessandro , Presidente ... 23 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 23 
Bratti Alessandro , Presidente ... 23 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
De Podestà Gianni , ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 16.45.

Sulla pubblicità dei lavori

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Esame testimoniale dell'ex colonnello del Corpo forestale dello Stato, Rino Martini

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale del dottor Rino Martini, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato, che ringrazio per la sua presenza e al quale rappresento che questa Commissione procede agli esami testimoniali con gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria e che viene sentito in qualità di persona informata sui fatti, in grado di riferire circostanze utili alle indagini.
  Avverto il dottor Martini che in qualità di testimone ha l'obbligo di dire la verità e che la legge penale punisce i testimoni falsi e reticenti. Invito pertanto il testimone a rendere la dichiarazione di cui all'articolo 497 del codice di procedura penale.

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.

  PRESIDENTE. Il testimone ha reso la dichiarazione. Questo esame testimoniale rientra nell'ambito dell'approfondimento in corso di svolgimento sul fenomeno delle cosiddette «navi a perdere», su cui il dottor Martini è già stato ascoltato nelle passate legislature.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione, dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Come ho ricordato, lei è stato audito nella scorsa legislatura, poi ha reso anche delle dichiarazioni dopo che siamo riusciti ad audire il famoso Giorgio Comerio, il quale aveva rilasciato dichiarazioni che la riguardavano e quindi l'abbiamo ascoltata, cosa che sarà oggetto di una delle domande.
  Noi abbiamo ripreso l'approfondimenti di un tema che è stato ampiamente trattato, quello del fenomeno delle navi a perdere, che dal punto di vista giudiziario non ha portato ad alcuna conclusione, ma che ha lasciato tante domande aperte, alle quali ognuno dà le sue risposte. In questa legislatura abbiamo avuto l'opportunità di desecretare atti che avevamo visto, ma non con la necessaria attenzione, e di verificare delle coincidenze temporali, sulle quali volevamo sapere da lei se, avendo vissuto Pag. 3direttamente quel periodo storico, possa darci qualche ulteriore elemento di conoscenza.
  Inizierei proprio da qua, poi dopo magari potrà farci un quadro rispetto al suo ruolo, perché non tutti i colleghi erano presenti nella scorsa legislatura, anche se qualcuno avrà approfondito, quindi le chiederemmo un brevissimo riassunto di quelle che erano le sue funzioni e le sue generalità del tempo.
  Partirei da questo aspetto; allora non esistevano trattati internazionali in corso, era totalmente libero il mercato della gestione dei rifiuti, soprattutto industriali, ci sembra che alcuni degli intermediatori di allora fossero anche coinvolti in indagini che riguardavano attività di natura petrolifera, quindi vorremmo capire partendo da lì.
  Su questo vorremmo alcune sue indicazioni, ovviamente se ne era a conoscenza in base all'attività investigativa svolta, per capire cosa successe nel momento in cui le navi furono mandate a riprendere i nostri rifiuti in alcuni Paesi (Libano soprattutto, ma anche in Nigeria), se abbiate avuto indicazioni o sentore o abbiate indagato sul fatto che in quegli anni, quando i rifiuti ritornano (i rifiuti industriali vengono comunque prodotti in questo Paese), iniziò il cosiddetto «traffico dei rifiuti» dal nord al sud, verso le aree allora controllate dai casalesi.
  Noi stavamo cercando di capire se vi sia una sorta di filo conduttore sui traffici dei rifiuti che parte a metà degli anni ’80, si sviluppa negli anni ’90, fino ad arrivare alle vicende note della Terra dei fuochi, con il coinvolgimento dei casalesi. Qualche domanda verrà fatta anche rispetto al rapporto che avevate con il nucleo di Natale De Grazia, sull'attività delle navi, noi stiamo cercando di guardare il fenomeno in un'ottica profondamente diversa rispetto a tutte le indagini già fatte.
  Questa potrebbe essere una lettura interessante, per capire chi erano i soggetti che hanno lavorato in questo settore in quel determinato periodo e soprattutto se esista un filo rosso che conduca questo traffico di rifiuti divenuto illecito da un certo punto in poi, una volta sottoscritti i trattati.
  Mi scuso anche con i colleghi, ma ho fatto questa lunga introduzione perché considero importante che nell'attività che facciamo proviamo a dare qualche elemento di novità rispetto a ciò che hanno già fatto almeno tre Commissioni d'inchiesta nelle scorse legislature, anche la Commissione antimafia se n'è occupata, quindi esistono già abbondanti relazioni, filmati, libri e documenti.
  Anche alla luce dei documenti che abbiamo desecretato e dell'approfondimento che abbiamo fatto vorremmo sapere se dal suo punto di vista come soggetto attivo in quel periodo questa ricostruzione possa essere meritevole di essere approfondita.

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Grazie dell'opportunità. Diciamo che dagli anni ’80 in avanti, soprattutto dal 1982 con il decreto del Presidente della Repubblica n. 915 abbiamo recepito la direttiva comunitaria, ma mancavano i criteri di applicazione, che vengono emanati nel 1985, ben 6-7 anni dopo che la comunità richiedesse l'attuazione di una normativa riguardante la gestione e il recupero dei rifiuti – prima avevamo delle vecchie normative risalenti al 1941.
  Le sanzioni previste per il traffico di rifiuti di allora erano sostanzialmente delle contravvenzioni, quindi non c'erano strumenti forti per poter fermare questi traffici. Ripercorro l'attività dal 1985 in avanti, perché proprio da allora, con la delibera del Comitato interministeriale del 27 luglio 1985, si poteva avere finalmente la possibilità di campionare i rifiuti, analizzarli e avere gli strumenti tecnici necessari.
  Una vicenda emblematica dell'ingegno italiano in questo settore, che era la prima domanda che mi faceva il presidente che riguardava i collegamenti con gli ex petrolieri dello scandalo dei petroli, riguarda un personaggio della Brianza laureato in lettere, nato nel 1951: Rossi Andrea, ex titolare della Petroldragon.
  Dietro di lui vi era un apparato politico molto forte, tanto che il Presidente della Repubblica Pertini è a Selva di Val Gardena Pag. 4 nel 1983, gli portano da firmare un decreto di due articoli, in cui si dice che i rifiuti che vengono riciclati e che rientrano nel settore petrolifero sono esenti dalla normativa sui rifiuti. La regione Lombardia concede un'autorizzazione a riciclare tutte le acque più pestilenziali che venivano prodotte da 300 multinazionali (allora eravamo in un momento molto proficuo dal punto di vista economico), perché le aziende maggiori affidano a lui le loro acque industriali chimico-farmaceutiche e di qualsiasi altro processo che contenessero solventi, per ricavare petrolio dai rifiuti.
  Questo personaggio crea un centro a Caponago, alle porte di Milano, dove dovevano essere distillati i prodotti petroliferi originati dai rifiuti. Nel contempo contatta ex petrolieri dello scandalo dei petroli e tutti i vecchi depositi che erano sottoposti a imposta di fabbricazione e che erano stati chiusi dallo scandalo dei petroli del circondario vengono utilizzati per stoccare queste acque, che in realtà non subivano alcun trattamento, ma dovevano magicamente, una volta uscite da Caponago, essere dei prodotti petroliferi.
  Lui si porta in casa l'Intendenza di Finanza, paga l'imposta di fabbricazione e quindi da quel momento in poi nessuno può più controllarlo e campionarlo. Dal 1983 al 1986, nel periodo che coincide con le navi dei veleni che però si occupano sostanzialmente di rifiuti solidi (morchie, verniciature, rifiuti farmaceutici e altri prodotti solidi), tutti i liquidi che vengono prodotti in Lombardia, Veneto, Piemonte finiscono nelle sue mani.
  In realtà, lui non fa alcun trattamento, li fa entrare da una parte, escono dall'altra, sono ancora gli stessi e finiscono nei depositi petroliferi, anzi, per giustificare il suo processo, affida a impianti distributori di carburanti dei quantitativi che sono solo sulla carta, vengono fatti dei documenti falsi, quindi dimostra di aver prodotto materiali combustibili.
  Il personaggio nel 1986 comincia ad avere i primi problemi e a quel punto a Lacchiarella, nel sud milanese, opziona una vecchia raffineria petrolifera che portava il petrolio dal porto di Genova attraverso un oleodotto a Lacchiarella, questo impianto è dotato di colonne di distillazione, quindi ha anche l'impianto a sua disposizione e va avanti per altri 2-3 anni. Le quantità stoccate abusivamente in quegli anni arrivano quasi a 100.000 tonnellate che vanno da Mantova a Mosio di Acquanegra, a Dresano (Milano), a Piossasco (Torino), a Spinetta Marengo (Alessandria), ad Arluno (Como) e ad altri impianti ancora minori.
  La bonifica alla fine, quando viene scardinato l'intero sistema (e vi assicuro che ci son voluti anni per riuscire finalmente ad avere ragione del personaggio), costerà alle casse dello Stato circa 100 miliardi di euro, perché tutti i depositi erano stati nel frattempo abbandonati, Lacchiarella è l'ultima bonifica realizzata in questi anni e penso che si sia conclusa nel 2016 o all'inizio del 2017. I personaggi coinvolti sono quelli dello scandalo dei petroli nella maggior parte, che hanno provveduto a concedere ad Andrea Rossi la disponibilità delle aree dei loro vecchi depositi.
  Certa stampa, nel ricordare anche personaggi molto noti, riteneva che Rossi fosse un perseguitato politico, perché le sette sorelle naturalmente non avrebbero mai voluto che ci fosse la possibilità di recuperare il petrolio dai rifiuti, perché portava via mercato al personaggio.
  Questa è stata una vicenda veramente difficile, perché, come potete capire, il fatto che vadano dal Presidente della Repubblica che si trova in vacanza a far firmare un decreto dimostra che dietro c'erano dei potentati molto forti.
  Finito questo periodo nelle mani di Andrea Rossi, ci sarà anche un procedimento penale del tribunale di Monza che porterà a un'azione risarcitoria delle 300 multinazionali, che si porteranno a casa 7-8 miliardi di euro, ben poca cosa rispetto al costo effettivo che la regione, lo Stato e il Ministero dell'ambiente hanno dovuto sostenere.
  Termina questo periodo e nasce una nuova attività verso queste acque reflue, viene proposto di poterle depurare nei depuratori civili e in quelli pubblici. Alla Petroldragon c'era una serie di intermediari che procacciavano le acque, quindi un Pag. 5altro intermediario riesce a ricontattare le aziende che nel frattempo non potevano più produrre e portare alla Petroldragon, e convogliano tutte queste acque in un depuratore pubblico che era rappresentato dalla municipalizzata di Bergamo.
  Introducendo dei reflui che ammazzano tutta la flora microbica si scatenano gli odori negli scarichi, cominciano ad esserci le prime proteste da parte degli abitanti vicini, perché vi erano odori molesti lungo il corso d'acqua dove avevano recapito le acque di scarico.
  Si erano inventati un sistema molto ingegnoso: trasportavano con le cisterne solite trainate da una motrice, nel passo Duomo che c'è sopra e che consente l'ispezione della motrice vi era già un campione preparato di acqua e zucchero che presentava una minima contaminazione da sostanza organica, il pesatore della pesa andava a prelevare il campione, prelevava quello già predisposto, lo portava in laboratorio. Ritiravano le acque a 400 lire e pagavano 30 lire di depurazione, quindi vi erano margini enormi di profitto da parte dell'impresa.
  Erano tutti d'accordo sia quelli del laboratorio che quelli della pesa e gli amministratori della municipalizzata, tant'è vero che poi questa indagine avrà un secondo filone legato ai reati della pubblica amministrazione, la corruzione. Viene scoperto questo fatto e passano a una seconda linea di utilizzo delle cisterne, per cui non fanno più il trasporto con le autobotti di grandi capacità da 30 metri cubi, ma usano gli spurghi. Quando lo spurgo preleva l'acqua dalla parte bassa della botte inizialmente prelevano le acque contaminate di processo, nell'ultima frazione fra la pompa e lo scarico prelevano acqua e quindi quando arrivano a fare il campionamento in depurazione l'acqua prelevata risulta leggermente contaminata.
  Siamo ai tempi della guerra del Golfo, ricordo questo periodo perché come Corpo forestale eravamo poveri di mezzi civili e quelli che gestivano la parte commerciale al depuratore di Bergamo si erano accorti che c'era una vecchia Ritmo fuori dell'insediamento, quindi, siccome era un luogo sensibile che poteva essere oggetto di attentati, hanno chiamato i carabinieri dicendo che fuori c'era una macchina sospetta che stava controllando il depuratore e abbiamo dovuto subire anche un controllo da un'altra struttura di polizia.
  Finisce anche la seconda fase e si passa alla terza. I campioni sono quelli reali, vengono depositati sotto le scalette del laboratorio e nel pomeriggio sostituiti con altri campioni che non erano certamente contaminati allo stesso livello.
  Questa cosa va avanti da quando finisce Rossi, dalla fine del 1985 al 1987, anche questo sistema viene stroncato. Vi parlo di quantità macroscopiche, poi naturalmente c'erano tutti gli altri impianti che depurano acque che si arrangiavano più o meno nello stesso modo, ve ne parlerò magari più avanti.
  Iniziano soprattutto con i rifiuti solidi, rientrate le navi, con tre direttrici sostanzialmente: Pianura, dove c'era la Difrabi, Montagna Spaccata, dove c'era la Cosmer, gestita la prima da Di Francia, la seconda dall'avvocato Pianese, Foggia, dove c'era l'Immobil Daunia, un'altra discarica per rifiuti industriali.

  PRESIDENTE. Quindi Pianura a Napoli, e l'altra?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Montagna Spaccata a Caserta e poi Immobil Daunia a Foggia. I trasferimenti avvengono addirittura via treno, tante erano le quantità che venivano trasportate, quindi si preparavano i convogli magari allo scalo ferroviario di Torino e il materiale veniva trasferito direttamente alla stazione ferroviaria più vicina, per essere poi smaltito all'interno di queste discariche.
  Per mia conoscenza posso dire che, mentre nel primo caso, quello di Pianura, gestita da Di Francia, vi era un orizzonte sottostante ai rifiuti di argilla di circa 300 metri e quindi la contaminazione delle falde è esclusa, negli altri casi non credo che sia possibile escludere una contaminazione.

  PRESIDENTE. Tutto questo, se stiamo parlando del 1987, era già dopo il decreto Pag. 6del Presidente della Repubblica 915, quindi tutta questa attività con i trasferimenti via treno era pseudo-regolare oppure è stata oggetto di un'indagine specifica per verificare eventuali reati?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Queste autorizzazioni che venivano rilasciate all'epoca non contenevano i codici dei rifiuti, ponevano solo dei limiti di eluato, che erano quelli della delibera del Comitato interministeriale delle 28 classi di sostanze, quindi classificare un rifiuto speciale o un rifiuto tossico-nocivo era molto difficile nel momento stesso del campionamento che avveniva in discarica, però, considerati i costi della tratta ferroviaria, al sud andavano soprattutto i rifiuti tossico-nocivi, certamente non gli speciali che potevano rimanere al nord.
  L'unica discarica autorizzata per i tossico-nocivi nel nord Italia era la discarica di Baricalla, in Piemonte, in provincia di Torino.

  PRESIDENTE. Questa continuità, avete verificato nell'indagine che avete fatto sulle navi che «i mandanti industriali» più o meno utilizzassero gli stessi intermediari, o comunque sia quelle sostanze che sono andate fuori dall'Italia erano più o meno ascrivibili a questo tipo di attività o era altra roba?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. C'è bisogno di attivare un nuovo canale soprattutto in carenza di autorizzazione a ricevere i tossico-nocivi in quegli anni, con la direttrice del sud, appena rientrano le navi no, non era più possibile fare degli smaltimenti all'estero perché è nata in quell'epoca la Convenzione di Basilea e tutti gli altri vincoli che sono stati posti all'esportazione dei rifiuti all'estero, tanto che noi subiamo ancora adesso restrizioni economiche ed amministrative nell'esportazione di rifiuti rispetto ad altri Paesi, perché ci siamo creati a quell'epoca una nomea tale che eravamo veramente dei banditi, quindi la Comunità europea ha imposto l'obbligo di fideiussioni, l'obbligo dell'autorizzazione del Paese destinatario, quindi tutte le normative conseguenti.
  In quegli anni, credo fino al 1991-1992, si va avanti con la direzione sud soprattutto in questi tre...

  PRESIDENTE. Quali erano i personaggi che ruotavano attorno a quest'attività, al di là di Andrea Rossi? Ascolteremo in audizione uno che si chiama Pent, che lei ha citato e che svolgeva questa attività sia imprenditoriale diretta che di intermediazione, ma lei è partito da queste oltre 300 aziende che avevano la necessità di smaltire i rifiuti liquidi provenienti dagli impianti, ma in questo giro, in quelli che sono andati in Libano e in Nigeria che poi sono ritornati c'erano solo rifiuti di attività petrolifera o c'era anche altro materiale a vostra conoscenza? I personaggi, i mandanti, le aziende coinvolte sono sempre le stesse? Erano le aziende che trattavano direttamente o c'erano dei broker che lavoravano per conto di queste aziende e si prendevano la responsabilità di smaltire i rifiuti?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. C'erano dei personaggi come Pent che erano ex settore petrolifero, che però, dopo la vicenda delle navi dei veleni, si fermano, e nasce tutta una serie di società di intermediazione, che vanno dai grandi produttori di rifiuti e offrono gli spazi commerciali nelle discariche del sud.

  PRESIDENTE. Di queste società di intermediazione avevate individuato dei nomi, dei responsabili, delle persone?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Talvolta questi personaggi del sud venivano loro stessi a procacciarsi il cliente, ma nella maggior parte dei casi i personaggi erano i cosiddetti «padani», cioè gente del luogo che intermediava prima e ha continuato a intermediare poi anche in questo periodo.

  PRESIDENTE. Si ricorda dei nomi delle aziende e di questi intermediari?

Pag. 7

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì, per esempio un personaggio che credo risieda a Brescia in questo momento, Toninelli Battista, che aveva l'esclusiva per quasi tutti questi impianti qui.

  PRESIDENTE. Che intende per «questi impianti qui»?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Le discariche del sud.

  PRESIDENTE. Cioè era lui che trattava per conto degli imprenditori del nord direttamente con queste tre discariche che ricordava prima, con Di Francia per Pianura, con Chianese... e quelli foggiani si ricorda...?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No, non mi ricordo chi erano gli intermediari.

  STEFANO VIGNAROLI. Prima parlava dell'impianto Lacchiarella che Rossi comprò per la distillazione che di fatto non è mai avvenuta. Volevo sapere se questo impianto era idoneo e, seppur in maniera marginale, è stato utilizzato per fare la distillazione, oppure era una copertura inutilizzabile?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Non è mai stato utilizzato perché ripristinare questo impianto sarebbe stato estremamente costoso, ma comunque il rifiuto era composto dal 60-70 per cento di acqua e da una quota minimale di sostanza organica eterogenea (solventi principalmente), quindi la distillazione, il cosiddetto cracking che Andrea Rossi si era inventato, doveva avvenire attraverso la pressione e la rottura delle molecole, e questo non era possibile farlo a Lacchiarella perché era un impianto che distillava petrolio grezzo a varie temperature, quindi non era assolutamente idoneo.
  Alla fine, quando il dottor Robledo che allora lavorava in procura a Monza, ad impianti ormai sequestrati e chiusi chiede di verificare il suo impianto di Caponago, dove avveniva la separazione e preparazione dei prodotti petroliferi, mi sono recato presso l'impianto e addirittura i vecchi serbatoi che lui utilizzava, dove entravano i rifiuti e usciva il petrolio, li aveva spaccati tutti e aveva fatto percolare il materiale all'interno del terreno.
  Allora non esisteva il reato di disastro ambientale, non vi erano i delitti per i reati ambientali, vi erano solo contravvenzioni, e sono riuscito una volta sola ad arrestare Andrea Rossi perché in un deposito di Medolago (Bergamo) dallo stoccaggio scaricavano i reflui direttamente nella falda, attraverso un pozzo del capannone.
  In questo caso, essendoci avvelenamento di acque destinate ad uso umano, violazione dell'articolo 439 del codice penale, siamo riusciti a fare delle misure di arresto, caso unico perché per il resto avevamo mani spuntate, non si potevano fare intercettazioni, non si potevano mettere apparecchiature di videosorveglianza, non si poteva fare perquisizioni se non delegate, erano quasi tutte competenze pretorili, perché solo nel 1989 avviene la riforma del codice penale e questi reati sono di competenza del tribunale, della procura della Repubblica, quindi era un'attività pionieristica che spesso portava a scarsi risultati.
  L'unico strumento che temevano gli operatori era la revoca amministrativa dell'autorizzazione, però l'ente regionale o provinciale che rilasciava le autorizzazioni prima di revocare l'autorizzazione utilizzava lo strumento della diffida, per cui ti diffido a continuare a reiterare i tuoi comportamenti, quindi lui eserciva ancora.
  Se la diffida non era sufficiente, vi era la sospensione dell'autorizzazione. Anche qui la sospensione durava al massimo qualche mese, e poi riprendeva l'autorizzazione, e la revoca avveniva molto raramente.
  Vorrei parlarvi anche di un altro aspetto. Essendo dipendenti del Corpo forestale, tenevamo particolarmente all'utilizzo in agricoltura di fanghi, ammendanti e sottoprodotti, abbiamo cominciato la nostra attività con dei fanghi che provenivano dal depuratore di Zurigo e finivano negli aranceti della provincia di Siracusa, una parte di questi era stata stoccata nel comune di Pag. 8Brisighella, in provincia di Ravenna, era sorto anche un caso fra Stati e si era interessato della vicenda anche il servizio civile di Milano. Alla fine gli svizzeri sono venuti a riprenderseli, almeno quelli che non erano stati interrati.
  Con la delibera del 1984 si comincia a parlare di compost derivante da rifiuti solidi urbani, insieme a questo gli enti amministrativi rilasciano una serie di autorizzazioni ad utilizzare in agricoltura fanghi civili industriali, sottoprodotti agricoli e altri prodotti aventi caratteristiche ammendanti.
  In provincia di Milano, nel comune di Rho, vi era un grosso stabilimento di una multinazionale francese che si chiamava Vedril, che produceva un solfato ammonico di scarto che, essendo considerato un ammendante, poteva essere utilizzato in agricoltura. Vi parlo di decine di migliaia di tonnellate prodotte ogni anno, che venivano utilizzate come correttivo, essendo un prodotto acido, nelle aziende agricole; era un prodotto che, laddove veniva utilizzato, lasciava il terreno come il deserto, cioè veniva in superficie il sale, il cloruro, e la parte acida era in grado di distruggere tutta la flora microbica del terreno.
  Sono gli anni in cui le aziende agricole cominciano ad avere i primi problemi, perché abbiamo le quote latte, i prodotti agricoli non hanno più la redditività di prima, quindi tanti agricoltori guadagnano a ritirare questi tipi di materiali. Per farvela breve, non c'era solo questo prodotto, vi erano anche gli scarti della produzione degli antibiotici, i cosiddetti «miceli», che venivano utilizzati in agricoltura e anche questi avevano un effetto tremendo, sterilizzante sul suolo, e naturalmente parte del mondo accademico avallava l'utilizzo di questi materiali.
  Vi erano poi le acque ammoniacali dell'Acna o di altre aziende farmaceutiche, anche queste venivano ricomprese fra i prodotti che secondo la 748, la disciplina dei fertilizzanti, potevano essere utilizzati in agricoltura, ma non certamente nello spirito del legislatore del Ministero delle politiche agricole, ma bensì con il fatto che venivano alterate le analisi e poi non vi erano controlli sui terreni quando venivano utilizzati questi prodotti, anzi la normativa prevedeva che, laddove i terreni fossero particolarmente ricchi di metalli, non si potessero spandere fanghi, né altri prodotti.
  In realtà molti terreni della pianura lombardo-veneto-piemontese-emiliana sono già ricchi di una tale dotazione di metalli (cadmio, cromo, nichel soprattutto) che non poteva essere fatto alcun utilizzo di questi. Attualmente le autorizzazioni che solo in Lombardia vengono date per utilizzare fanghi in agricoltura sono circa 1 milione di tonnellate annue che vengono sparse nei suoli.
  Vi erano poi anche i fanghi conciari o i sottoprodotti della conciatura come il cuoio torrefatto, il canniccio che venivano utilizzati in agricoltura, una situazione veramente grave e complicata.

  PRESIDENTE. Toninelli era un po'il deus ex machina di questa attività, era quello che teneva i rapporti con questi soggetti, ma c'era anche qualcuno tipo Andrea Rossi che era stato coinvolto nello scandalo del petrolio, poi dopo ha continuato a lavorare nel settore dei rifiuti o non ha più lavorato?
  Volevo capire se una parte dei soggetti passi da un'attività ad un'altra oppure siano sostanzialmente due situazioni completamente diverse.

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Emblematico è il personaggio Andrea Rossi che ha citato, perché nel frattempo abbiamo avuto un terremoto in Irpinia, quindi con i fondi della ricostruzione lui si mette a fare marmitte catalitiche, importa preziosi tipo l'argento, evade l'IVA per diversi miliardi di lire e poi scappa negli Stati Uniti e quando rientra viene arrestato per evasione fiscale. Quelli erano reati che anche allora si riusciva a perseguire. Di altri invece...

  PRESIDENTE. Però lui non era coinvolto direttamente nel settore dei rifiuti...

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No, la sua attività Pag. 9finisce lì, adesso si occupa invece di fusione fredda.

  PRESIDENTE. Al di là del personaggio, perché sono tutti un po'particolari quelli che girano attorno a queste storie, lui però non è coinvolto nelle indagini che riguardano lo smaltimento di queste sostanze per le discariche del sud...

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No.

  PRESIDENTE. Lui e Toninelli sono due soggetti che non lavorano insieme, sono due situazioni completamente differenti...

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì.

  PRESIDENTE. Volevo capire questo, perché era importante. Lui e Toninelli risultava però che fossero collegati a dei sodalizi criminali organizzati, dalle indagini che voi stavate facendo allora?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Diciamo che come intendiamo adesso reati associativi legati alla criminalità organizzata allora era difficile dimostrarlo, perché non c'erano nemmeno le possibilità dal punto di vista normativo e giuridico. Anche se sappiamo che i personaggi erano in qualche modo legati ai casalesi, di conseguenza allora non vi erano evidenze.

  PAOLO ARRIGONI. Quando lei ha parlato della bonifica dei depositi contaminati ha parlato di un costo per le casse dello Stato di 100 miliardi di euro, se non ho capito male. Questa è una sua stima oppure è il frutto di dati oggettivi di lavori effettuati?
  Seconda domanda, giusto per contestualizzare quanto ha detto. Se non ricordo male, quando lei ha citato la terza fase dello smaltimento di questi rifiuti, quella in cui campioni venivano messi nel sottoscala e poi tirati fuori, lei ha evidenziato che era il periodo della guerra del Golfo, che è accaduta nel 1990-1991 tra l'Iraq e il Kuwait, poi lei invece ha parlato del 1985-1986, ma forse ho capito male questo sfasamento di 4 o 5 anni.
  Infine, i sodalizi criminali. Sono stati accertati i rapporti con i casalesi, ma invece lei ha avuto evidenze nel corso della sua attività investigativa di rapporti con la ’ndrangheta o esclusivamente con i casalesi?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. L'unico caso in cui mi sono occupato di un sito di smaltimento in provincia di Reggio Calabria era la discarica di Condofuri.
  Quando ricorrono delle emergenze, sia nei rifiuti industriali sia negli urbani, ci si inventa sempre qualcosa. Ce stata un'emergenza intorno al 1986-1987 in Lombardia sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, noi abbiamo seguito una direttrice che dalla provincia di Lecco andava verso sud e risultava che trasportavano i rifiuti solidi urbani alla Saspi, che aveva una discarica a Fondo del Rio (Lecce). Seguendo questi camion abbiamo visto che in realtà i rifiuti solidi urbani non arrivavano lì, ma nel documento di accompagnamento successivo dalla Saspi all'impianto finale veniva indicato un trasportatore di Maddaloni e un impianto di destino, Condofuri a Reggio Calabria.
  Nel sopralluogo che abbiamo fatto in questa discarica è stata rinvenuta una richiesta di autorizzazione alla regione Calabria per realizzare una discarica di rifiuti solidi urbani, ma non c'era nemmeno la strada d'accesso alla discarica, quindi i rifiuti si disperdevano in mille rivoli (parlo di alcuni mesi) nella zona casertana e napoletana.
  Non ho mai trovato evidenze di coinvolgimento della ’ndrangheta, secondo me era la camorra che gestiva ancora il traffico, perché il recapito finale erano le province della Campania.
  Riguardo all'altra domanda, fino al 1986 sopravvivono la Petroldragon e la Omar di Lacchiarella, dal 1986 in avanti le acque finiscono (il caso di Bergamo era il caso più eclatante) in tanti altri depuratori pubblici e privati che fingono di depurare le acque, Pag. 10che in realtà vengono scaricate direttamente nei corsi d'acqua.
  Un altro caso sempre di quel periodo riguardava un comune alle porte di Pavia, dove era arrivata da poco una segnalazione di morti di nutrie nel Ticino. Le acque industriali soprattutto farmaceutiche (era il periodo in cui avevamo una molteplicità di aziende farmaceutiche che effettuavano tutto il processo di produzione del farmaco) finivano nel Ticino e, in sostituzione del materiale che doveva essere depurato in loco, uscivano con gli autotreni con della semplice acqua che doveva andare al depuratore e che effettivamente veniva consegnata, ma in realtà era in sostituzione di quella che era già stata scaricata nel fiume. Gli smaltimenti avvenivano prevalentemente di notte, quando era quasi impossibile controllare questi impianti.
  La prima domanda che mi ha fatto riguardava i 100 miliardi. A Lacchiarella vi erano 30.000 tonnellate di reflui e solo Lacchiarella è costata circa 60 miliardi di oneri di smaltimento, vi erano poi tutti gli altri siti che sono stati smaltiti quasi tutti precedentemente, ma anche lì quantità cospicue.

  PRESIDENTE. Mi sembra una cifra altissima 100 miliardi di euro, non è che sono 100 miliardi di lire?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No, mi è capitato recentemente di leggere un articolo sul costo di Lacchiarella, erano a 57 miliardi di lire di costi di smaltimento.

  PAOLO ARRIGONI. Mi ha incuriosito la direttrice che è partita dalla provincia di Lecco. Lei si ricorda da che paese della provincia, di che tipologia di rifiuti si trattava e in che anno più o meno è avvenuto?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Era il 1987-1988, rifiuti solidi urbani, che in quegli anni non c'era possibilità di smaltire perché le discariche lombarde cominciavano...

  PRESIDENTE. Era l'anno della crisi dei rifiuti in Lombardia, è stato più o meno in quegli anni che è andata in emergenza. Volevo chiederle un altro paio di cose più collegate alle vicende che vedevano coinvolto Giorgio Comerio. Lei che tipo di rapporto ha avuto o aveva, o ha indagato questo signore?
  Giorgio Comerio ha detto qui nell'interrogatorio (dopo lei l'ha smentito) che era venuto in contatto con lei per la questione di un figlio che aveva avuto un incidente con un elicottero, quindi lei aveva chiesto a Comerio, visto che lui si occupava di materiale elettronico, tutta una serie di indicazioni a proposito.
  Ci dice se lei ha indagato questo signore, se l'avete incrociato nelle attività che avete fatto e se queste sue dichiarazioni corrispondono al vero? Ha già detto di no, ma, se lo ricorda anche per gli altri colleghi, ci interessava capire se le cose che ci ha detto siano vere o inventate.

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Io non l'ho mai visto, né conosciuto, né incontrato, non ho mai avuto negli anni che dice lui (credo che siamo intorno al 1991) figli in età di poter condurre un elicottero, ho avuto solo due figli e sono tuttora viventi, quindi non ho mai chiesto l'ausilio di Comerio per il ritrovamento di questo mio figlio che era precipitato a Cagliari in elicottero, la storia è assolutamente una cosa inventata.
  Io ho coordinato le attività insieme con il dottor Neri e il dottor Pace quando è stata fatta la perquisizione della sua sede a Garlasco.

  PRESIDENTE. L'ha indagato?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì, siamo noi che siamo venuti in possesso della tecnologia che lui aveva brevettato dell'ODM per l'inabissamento dei materiali radioattivi in mare nella perquisizione di un suo agente alla dogana di Chiasso. Da lì siamo partiti, e, visto che Reggio Calabria stava indagando in quel momento sui rifiuti radioattivi smaltiti in Aspromonte, abbiamo trasmesso quanto avevamo trovato, e da lì è nata la perquisizione. Pag. 11
  A questo proposito recentemente, parlando con i miei ex collaboratori (io sono in pensione da parecchi anni) c'è venuto il sospetto che, se effettivamente uno dei filoni da indagare erano le navi a perdere, nella perquisizione di Comerio e di Viccica vi era molta documentazione sulle boe e sui sonar, e sarà più preciso (credo che sarà convocato) un mio collaboratore che si chiama Stival.
  Viene delegata la perquisizione e siamo alla fine di maggio-primi di giugno del 1995, si presentano dove Viccica, ex ammiraglio aveva indicato come sede della sua società, trovano la moglie che è avvocato, la moglie si oppone con tutti i mezzi alla perquisizione dicendo che, essendo studio legale, non poteva essere perquisito, la pattuglia che componeva il nucleo che doveva fare la perquisizione era composta dal maresciallo Scimone dei carabinieri, da De Grazia quando avrebbe finito i suoi accertamenti presso la Marina militare e da due appuntati forestali, Stival e Soldini.
  Nel contempo la moglie dice di aspettare che rientrasse il marito Viccica e sostiene che sia a bordo di un aereo e quindi prima di una certa ora non possa rientrare. Nel contempo continuano i contatti telefonici fra la moglie e il marito, anche se a quell'epoca non erano possibili contatti telefonici con uno che stesse viaggiando in aereo, e continua a sostenere che la perquisizione non è possibile farla.
  Il responsabile era il maresciallo Scimone dei Carabinieri che in qualche modo lascia fare, arriva poi De Grazia (su questa vicenda io ho chiesto al mio ex collaboratore di fare un rapporto perché era una vicenda particolarmente delicata) che è spaventato, e non era da lui avere un comportamento del genere perché era di un aplomb indescrivibile, cioè non c'era niente che lo scalfisse, e dice ai colleghi: «guardate che sotto siamo controllati», e quasi per prendere le distanze dopo cinque minuti lascia tutti e se ne va.
  Vengono invitati ad allontanarsi anche i due componenti del Corpo forestale da Scimone, si allontanano e poi vengono richiamati due o tre ore dopo. Il verbale che era stato impostato per la perquisizione con i primi elementi che erano stati messi dentro che riguardavano una copiosa documentazione di boe e di sonar era improvvisamente stato cancellato dal computer con la scusa che era mancata la corrente, quindi di fatto non si porta fuori niente da quell'ufficio legale.
  Quando era stata fatta la perquisizione a Comerio, anche nel suo ufficio di Garlasco c'era parecchia documentazione che riguardava la vendita di queste attrezzature. L'unico documento che acquisiscono è la vendita di uno scafo di Comerio a Viccica, o viceversa.

  PRESIDENTE. Dunque i due erano in collegamento, cioè il Viccica e il Comerio erano in collegamento?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Molto stretto.

  PRESIDENTE. Avevano delle relazioni di lavoro, commerciali, soprattutto su questo tema delle boe e dei sonar?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì. Quindi forse un'altra vicenda, un altro filone che doveva essere approfondito era quello della vendita di questi tipi di materiali, tant'è vero che il Comerio comincia ad Ispra sul Lago Maggiore con il finanziamento della Comunità europea e di Euratom a sviluppare delle boe ad uso militare, che poi spariscono, vengono rubate, quindi lo sviluppo di questa tecnologia non è servito praticamente a nulla perché mancava il prototipo che stavano utilizzando.

  PRESIDENTE. Su questo filone le risulta che siano state aperte delle indagini da parte delle procure, cioè sul filone traffico e vendita di boe ad uso militare?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No.

  PRESIDENTE. Quindi non lo avete riferito all'autorità giudiziaria? Voi lavoravate per Neri e Tarditi...

Pag. 12

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No, per Pace e per Neri.

  PRESIDENTE. Quindi a loro l'avevate riferito?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì.

  PRESIDENTE. Però loro non hanno aperto indagini su questi aspetti specifici?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No, l'unico collegamento era il rapporto che era stato fatto sull'incontro con Pinocchio, da cui risultava che utilizzavano queste boe anche nel porto di La Spezia.

  PRESIDENTE. A che pro, cioè nel porto di La Spezia per fare cosa?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Per far entrare e uscire imbarcazioni abusivamente. C'è un passaggio dove si parla di un certo Noè, che era quello che utilizzava questi strumenti a La Spezia.

  MIRIAM COMINELLI. Visto che prima ha accennato al suo pensionamento, volevo chiederle se è andato in pensione nei termini naturali del pensionamento o se c'è stato qualche induzione o accompagnamento.

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No, io ero già andato via dall'amministrazione statale nel 1995, quindi sono andato in pensione con l'attività privata fatta in seguito fino al 2010.

  PRESIDENTE. La domanda nasce perché lei ci disse a suo tempo che una volta morto De Grazia il nucleo investigativo si sciolse, e si sciolse nel gruppo calabrese, ma anche voi in realtà di fatto ognuno ha seguito la sua strada.

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Io sono andato via il 1° dicembre del 1995, due settimane dopo muore De Grazia e praticamente come io sono uscito dalla porta l'amministrazione ha cominciato a mettere dei balzelli sul nucleo, ossia qualsiasi attività che venisse svolta al di fuori della provincia doveva essere preventivamente autorizzata, quindi il nucleo era di fatto... e allora tutti quelli che hanno potuto se ne sono andati, perché si era capito che non c'era più la volontà di continuare in questo settore.

  PRESIDENTE. Ma voi che pensavate... perché in realtà la questione dei rifiuti nucleari o meno, delle navi e delle assicurazioni, cioè c'erano tanti elementi che scaturivano dalle vostre indagini. Secondo lei, quali erano gli elementi che hanno fatto sì che vi siano state create delle difficoltà nella vostra attività investigativa?
  Perché questo voi l'avete detto in vari verbali, non solo lei, ma lo stesso Neri diceva che tutta l'attività che avete condotto in quel periodo era fortemente «condizionata» da un ambiente esterno che non era assolutamente favorevole, ma di questi elementi nelle indagini che voi facevate (a un certo momento si incrocia un traffico d'armi) quali erano le questioni che a vostro giudizio erano più delicate e che hanno concorso a costruire questa situazione ambientale problematica nei vostri confronti? Avevate dei sentori?
  Voi con i Servizi comunque avevate avuto a che fare, perché Neri ci aveva detto che un apporto con i Servizi c'era a suo tempo, diciamo i Servizi «regolari», perché lui ci disse che su un tema come quello dei rifiuti c'era una collaborazione nota con i Servizi, ma avevate sentore che c'era qualcosa che non andasse e in quale tipo di attività, secondo lei che ha fatto le indagini?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Ci saremmo aspettati che altre procure della Repubblica (avevano tentato di coinvolgerle difatti i due magistrati) dessero una collaborazione più fattiva, ci saremmo aspettati soprattutto in un settore così delicato che i Servizi dessero un colpo, invece il maresciallo Scimone giornalmente trasmetteva credo ai Pag. 13Servizi, perché a un certo punto chiesi a uno dei magistrati come mai Scimone facesse le copie tutte le sere e le trasmettesse via fax e mi dissero che era in contatto o forse lavorava per i Servizi (non ricordo bene la frase), però salvo quell'elenco che noi non abbiamo mai visto delle navi che secondo i Servizi erano state affondate (questo elenco viene consegnato credo alla procura, apprendo dalla decretazione, non da notizie che avevamo allora, verso la metà del 1995).
  Credo che questo elenco De Grazia non l'avesse mai visto effettivamente, lui aveva in mano solo l'elenco dei Lloyds di Londra sugli affondamenti nel Mediterraneo e nell'Adriatico.

  PRESIDENTE. Ma secondo lei le cose più delicate riguardavano lei il fatto che non era stato colto il traffico di boe oppure quello delle armi o la questione delle navi, cioè quali erano le indagini che secondo voi erano più sensibili, da cui per alcuni era meglio rimaneste alla larga?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Per noi in quel momento era più importante l'affondamento delle navi e avevamo tutti gli elementi per avere delle ragionevoli certezze che i fatti fossero effettivamente avvenuti, magari non così numerosi di 35-40 scafi o forse più, ma qualcuna tipo Rigel, sicuramente qualche fatto era stato messo in atto in maniera concreta. Anche le stesse annotazioni che aveva Comerio sull'agenda, i collegamenti con la Somalia, la morte di Ilaria Alpi erano tutte cose che noi palpavamo, ma...

  PRESIDENTE. Ecco, si soffermi un attimo su questa questione della morte di Ilaria Alpi, perché a un certo momento ci viene detto che, quando avete fatto quella perquisizione dal Comerio, avevate trovato vari fascicoli e c'è chi parla di una copia del certificato di morte di Ilaria Alpi, c'è chi dice semplicemente un telex che annunciava la morte della giornalista. Cosa avete trovato voi là?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Io non ho visto fisicamente se era un estratto dell'ANSA o se era un certificato, ma mi ricordo che la sera, quando erano rientrati, De Grazia disse: «abbiamo trovato anche degli elementi che portano alla Somalia e in particolare alla morte di Ilaria Alpi».

  PRESIDENTE. Ma non li avete trovati voi quei documenti...

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. No, De Grazia.

  PRESIDENTE. Li aveva trovati De Grazia.

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì, ma era insieme a tutti gli altri investigatori.

  PRESIDENTE. Quindi c'è qualcuno vivente che questo documento deve averlo visto.

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì.

  STEFANO VIGNAROLI. Riguardo alla morte di Ilaria Alpi dalle vostre indagini sui vari traffici quali sono stati gli elementi che toccano anche il caso di Ilaria Alpi? Quali elementi anche sul certificato dell'autopsia, che era presente e poi è sparito?
  Lei ha detto prima che De Grazia disse: «siamo controllati» e se ne andò, non ho capito «siamo controllati» da chi, in che modo e perché se ne va, perdendo di fatto quelle due o tre ore, se ho capito bene.

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sui collegamenti con la Somalia e Ilaria Alpi vi parlerà in maniera approfondita De Podestà, perché poi lui è passato a sviluppare questo filone con la procura di Asti.
  Sulla seconda domanda che riguarda De Grazia che se ne andò, ho saputo che è stato convocato proprio uno degli agenti che aveva fatto personalmente la perquisizione e quindi poi si sono trovati nella piazzetta sotto lo studio legale insieme con De Grazia e l'altro suo collega. Su questo Pag. 14sarà sicuramente più vero quello che vi dice Stival, poi lui aveva fatto anche un rapporto e io ho ritenuto di parlarne perché, leggendo gli atti finali della Commissione Pecorella, di questo rapporto non si parla.

  PRESIDENTE. Questo delle boe che diceva prima?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Sì, e anche della perquisizione di Viccica, se non parlando di Viccica proprio in senso veloce.

  PRESIDENTE. Ok. Adesso lei che tipo di attività svolge?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Faccio il consulente per una azienda di Milano che si chiama Enki, che è una società che prima gestiva delle discariche, in questo momento fa intermediazione soprattutto per i rifiuti campani, per l'AMA di Roma e per l'esportazione all'estero, in particolare in Germania.

  PRESIDENTE. La ringraziamo, adesso dobbiamo audire il suo ex collaboratore De Podestà, qualche elemento di novità è emerso, alcune cose sono state dette, se le viene in mente qualcosa altro oppure noi approfondendo troviamo qualcosa che riteniamo meriti di essere conosciuto o maggiormente approfondito, ci rivedremo.

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Ci terrei particolarmente che chiedeste al mio ex collega della questione dei rifiuti italiani finiti in Libia in quegli anni e poi sulle plastiche tedesche che sono finite per il riciclaggio in Italia.
  Anche qui si era avuto un caso politico con la Germania perché, come sapete, con il sistema di raccolta differenziata in Germania cominciano a raccogliere grandi quantità in maniera differenziata, solo che non erano in grado di poterla riciclare e allora spediscono in Italia tutta la loro plastica, ma alla fine sono costretti a venirla a riprendere perché non era effettivamente riciclabile, ci consideravano un po’ come la Cina.

  GIUSEPPE COMPAGNONE. Perché non era riciclabile?

  RINO MARTINI, ex colonnello del Corpo forestale dello Stato. Non era riciclabile perché era una plastica eterogenea, non selezionata, perché come tutti quando cominciano la raccolta differenziata non separano il polietilene dal PVC, gli accoppiati lo stesso, quindi era anche contaminata da sostanze organiche...

  PRESIDENTE. La ringraziamo e dichiaro conclusa l'audizione.

Esame testimoniale di Gianni De Podestà, nella qualità di ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale di Gianni De Podestà, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia, oggi in servizio presso l'Arma dei carabinieri, tutela forestale, ambientale e agroalimentare, al quale rappresento che questa Commissione procede agli esami testimoniali con gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria e che viene sentito in qualità di persona informata sui fatti, in grado di riferire circostanze utili alle indagini.
  Avverto l'audito che in qualità di testimone ha l'obbligo di dire la verità e che la legge penale punisce i testimoni falsi e reticenti. Invito pertanto è testimone a rendere la dichiarazione di cui all'articolo 497 del codice di procedura penale.

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.

  PRESIDENTE. Il testimone ha reso la dichiarazione. L'esame testimoniale rientra Pag. 15nell'ambito dell'approfondimento in corso di svolgimento sul fenomeno delle cosiddette «navi a perdere», su cui il maresciallo De Podestà è già stato ascoltato nelle passate legislature.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche di reati contro la pubblica amministrazione e di reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo depurazione delle acque.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Molto brevemente, prima abbiamo ascoltato il colonnello Martini, del cui pool allora lei faceva parte, però stavamo cercando di affrontare il tema delle navi in un'ottica profondamente differente, cercando di capire soprattutto dal momento in cui alcune delle navi che vengono mandate in alcuni Paesi, non solo il Libano, e poi rientrano, quindi capire questo flusso di rifiuti industriali che ha continuato ad essere prodotto dopo il rientro delle navi quali strade abbia preso e quindi se sia a vostra conoscenza come ufficiali di polizia giudiziaria che una parte di quei rifiuti abbia preso strade che coinvolgevano gruppi malavitosi organizzati, come nel caso dei primi rifiuti che sono andati a finire nell'area dei casalesi, e se quindi avevate iniziato indagini che potessero andare in quella direzione.
  Ci interesserebbe anche capire se in quel periodo avevate fatto qualche indagine, eravate a conoscenza o stavate ancora indagando su dove quei rifiuti rientrati sulla Karin B o sulla Deep Sea Carrier o su altri navi fossero stati smaltiti, perché tutta quell'operazione ci risulta secretata dalle diverse Protezioni civili a quel tempo. Quindi dove sono andati a finire quei rifiuti? Avevate indagato, avevate guardato, o già a quel tempo avevate sciolto il nucleo e quindi non stavate lavorando su questo tema?
  Ci è stato detto che lei ha seguito in maniera specifica il filone Somalia, quindi ci interesserebbe capire le vicende che hanno coinvolto la giornalista Ilaria Alpi, se avevate avuto qualche indicazione riguardo al suo omicidio. Ci interesserebbe avere qualche elemento di novità, quindi le saremmo grati se a distanza di tanto tempo ci aiutasse a ricostruire quel periodo e quel fenomeno.

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Chiedo al presidente se posso fare riferimento a una mia relazione del dicembre del 2002 che ricostruiva la mia attività in quel periodo.

  PRESIDENTE. Certo, prenda pure tutto quello di cui ha bisogno.

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Premetto che io entro nel nucleo di Brescia nel dicembre del 1993, precedentemente mi occupavo già di seguire indagini sulla gestione dei rifiuti, all'epoca con la normativa contravvenzionale del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982, con un pool che lavorava presso la procura della pretura circondariale di Torino, e lì cercavano di andare un po'oltre il confine per il fenomeno dei cosiddetti «traffici est-ovest o nord-sud» che coinvolgevano il triangolo industriale Torino-Milano-Genova verso nuove realtà che potevano essere anche destinazioni centro-sud Italia.
  Ricordo che alle precedenti Commissioni avevo già riferito di alcuni siti di carattere industriale che si occupavano di gestione dei rifiuti, cioè di stoccaggi veri e propri, come può essere il caso della Servizi Industriali piuttosto della Ecobil di Pianfei, che erano dei centri dove si affiancavano e venivano depositati i rifiuti, per poi proseguire, attraverso trasportatori anche di matrice campana come i Ragosta piuttosto che gli Aiello, verso la Puglia, verso le zone della Calabria.
  Questo fenomeno è stato maggiormente sviluppato quando mi sono mi sono affiancato Pag. 16 e mi sono trasferito da Torino a Brescia per quei miei dieci anni di attività al Nucleo investigativo.
  Premetto che con il gruppo dell'allora Colonnello Martini avevamo già uno scambio di informazioni proprio per capire il fenomeno del traffico dei rifiuti, anche se di fatto non c'era una normativa specifica.

  PRESIDENTE. Scusi, lei quando entra a lavorare con Martini? Più o meno in che anni?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. A dicembre del 1993. Porto avanti quello che un po’ avevo già seguito per la Sezione di PG Ecologia – si chiamava proprio così – della procura di Torino, in ragione delle mie conoscenze anche sugli interessi degli appalti pubblici verso il settore dei rifiuti urbani.
  In quegli anni c'era un interesse particolare della Waste Management a entrare nel sistema della gestione degli appalti pubblici di rifiuti solidi urbani, in cui acquisiva partecipazioni di tutte quelle società del ramo urbano, perché in quel momento era il business della contrattualità pubblica e, quindi, anche del settore Torino. Per esempio, la discarica SMC di Chivasso, la Sirtis di Novara e l'Italrifiuti venivano incamerate e inglobate nella più grossa compagine imprenditoriale della Waste Management Europa, poi Waste Management Italia.
  Successivamente, dal gennaio 1994 seguo questi filoni di informazione e mi occupo, sotto la guida dell'allora dottor Martini, delle indagini, o delegate o di iniziativa, che facevano capo al Nucleo, all'epoca settore di Polizia forestale e ambientale di Brescia. Nel frangente di queste attività ci occupiamo delle situazioni di tangenti e autorizzazioni rifiuti che coinvolgono la regione Lombardia. Lavoriamo col pool Mani Pulite proprio su quello che veniva chiamato prezzario regionale, in cui a ogni autorizzazione regionale equivaleva una specifica tangente in percentuale secondo l'autorizzazione, se si trattava di rinnovo o di autorizzazione vera e propria. Venne creato proprio un archivio sulla conoscenza di tutte le autorizzazioni in essere all'epoca, solo regionali, proprio per capire quali potessero essere i fenomeni più gravi da seguire.
  Nel frattempo, cominciavano a verificarsi le prime emergenze rifiuti. Ricordo quella della Valmadrera di Lecco. Entravano i primi soggetti campani, con i Ragosta, gli Aiello e i Nocera, per trasferire i rifiuti dal Consorzio Valmadrera di Lecco alle discariche sia dell'Ecobas di Pisticci sia delle zone campane dell'area napoletana.
  Peraltro, un ramo di quell'attività investigativa che facemmo noi sfociò in un'attività di misure cautelari legate all'emergenza rifiuti nella zona romana proprio in ragione non tanto di reati ambientali, quanto di reati contro l'economia per la truffa e per altre attività. Questi furono i primi contatti legati all'area campana.
  In più, come dicevo prima, uno dei settori principali consisteva nel seguire il flusso dei rifiuti industriali. Uno dei tanti trasporti che vennero ricostruiti riguardò proprio la vicenda dell'autista Tamburrino, che dall'Ecomovil di Pianfei caricò quei fusti che andarono poi verso la Difrabi campana, dove avvenne l'incidente dello sversamento di tali fusti.
  In merito vennero sentiti, all'epoca, il geometra Farò e l'impiegata Daniela Sbardellini, che era convivente di quel Marino Russa che si occupava con altri soggetti milanesi imprenditori di smaltire i rifiuti industriali verso il Sud Italia, attraverso attività non tanto di stoccaggio vero e proprio, quanto di cartiere mobili cosiddette società di intermediazione che all'epoca si muovevano nel bagagliaio delle varie macchine.
  Questa è la globalità un po’ di tutti gli assunti.

  PRESIDENTE. Voi avevate contezza o avevate verificato se quei tipi di rifiuti industriali che sono stati oggetto di queste indagini fossero gli stessi rifiuti o se i mandatari o gli intermediari fossero gli stessi che erano stati controllati o indagati rispetto al tema delle navi dei veleni?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. In particolar modo non Pag. 17di preciso, ma ricordo che proprio in funzione della nomina del Commissario ad acta per i fusti rientrati con la Jolly Rosso in attività di controllo furono visionate anche le carte della Servizi Industriali con l'allora – mi sembra – Presidente Cominetta. In quel frangente quei circa 10.000 fusti che rientravano dalla vicenda consegna in Libano e rientro erano stati gestiti in parte attraverso un deposito temporaneo verso il porto di La Spezia verso la destinazione di questa società. Anche in quel frangente avevamo cercato di ricostruire, soprattutto con l'indagine di Pitelli, se quegli atti fossero comprovanti la realtà della gestione di quei rifiuti o meno.
  Non ultimo, in sede di esecuzione di una misura cautelare della procura di Milano con la dottoressa Pedia e con il dottor Ruta, che riguardava l'impero di Grossi Giuseppe, ebbi modo di interrogare in carcere a San Vittore Cesarina Ferruzzi, chiedendole se potesse riferire qualcosa in più, visto che ci risultava nei documenti di quelle attività.

  PRESIDENTE. Lei caricò le navi per conto della Monteco. Abbiamo tutte le fotografie. Ci ha detto tutto. Era interessante capire se aveva detto qualcosa...

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. In sede di interrogatorio proprio in carcere a San Vittore – lei era detenuta per le attività di riciclaggio concernenti la partita gestionale di tutte le società del gruppo della holding di Grossi – riferì alcune circostanze, ma circostanze quasi più giornalistiche che di indagine vera e propria.
  In quella sede fu deciso in seguito di interrogare anche Pino Grossi, ma non ci furono spunti per andare oltre oppure per aprire un'attività di collaborazione verso questo soggetto come persona fisica che sicuramente avrebbe potuto raccontare veramente quello che era successo anche su quella tipologia di rifiuti. Nei termini del corpo dell'interrogatorio ricordo che disse: «Le carte dicono che noi li abbiamo portati in Norvegia e lì sono andati». Il dubbio, però, tuttora rimane.

  PRESIDENTE. Voi non avete mai avuto dei riscontri investigativi...? Da un lato, c'erano questi rifiuti che venivano dalle navi che rientravano. Questi dalle carte, come dice lei... Tuttavia, con riguardo alle aziende che avevano mandato quei rifiuti, o direttamente, o tramite intermediari, nel Nord Africa e in Asia, nelle indagini che voi avete fatto successivamente avete mai avuto indicazioni che avessero potuto seguire non quegli stessi rifiuti rientrati, ma che quelle attività industriali avessero utilizzato broker o intermediari che avessero poi dei contatti coi casalesi, o comunque con delle attività di malavita organizzata?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Ho capito, ma non abbiamo mai avuto un riscontro preciso per cui i fusti caricati dalla Jolly Rosso o arrivati dalla Karin B o da altre navi di cui aveva parlato anche quel soggetto che era stato trattato dal dottor Romanelli nell'inchiesta Maputo ci potessero dire che effettivamente fossero stati reinfustati e tornassero nell'area campana o alla Difrabi.
  I contatti con questi soggetti intermediari, con il Toninelli Battista, col soggetto intermediario della San Rocco o con altri che facevano proprio intermediazione – col Patuzzo; mi ricordo un cognome così – servivano anche centri di stoccaggio che potevano essere Di Francesco di Beinasco o Vidori di Treviso. Essi risultavano avere contatti e avere conferito rifiuti industriali verso l'area campana. Tuttavia, che si trattasse dei rifiuti industriali inviati oltre oceano, rientrati e «rivestiti» di una camicia nuova non potevamo assolutamente dirlo, anche perché comunque la produzione dei rifiuti era talmente elevata che era indifferente. Si trattava sempre di rifiuti industriali. Magari a volte erano morchie declassificate.

  PRESIDENTE. Comunque sia, voi state guardando anche flussi industriali, indipendentemente da quelli che sono tornati dalle navi, che andavano verso la Campania.

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Assolutamente sì. Posso dire anche che il business era – sì – il rifiuto Pag. 18industriale, ma in un determinato periodo era il rifiuto urbano, perché l'emergenza al Nord riguardava il rifiuto urbano. L'esigenza era legata a questo. Ricordo che la Transliguria di Bertolla, socio di Duvia nei contenitori di trasporti, era legata proprio a mandare i rifiuti urbani dell'emergenza Liguria, Lombardia o Piemonte verso il Sud attraverso dei giri bolla o dei falsi centri di stoccaggio, anche da Cardiello, in Toscana, o ad altri centri.
  L'esigenza del rifiuto industriale c'era, ma non era così vincolata. Seguiva un po’ la cosiddetta borsa valori dell'illegalità, a seconda di quella che era l'esigenza locale piuttosto che espansiva. La questione che abbiamo seguito era soprattutto quella delle filiere dei trasportatori, perché i trasportatori, fino a un dato punto, erano soggetti del Nord che lasciavano il rimorchio all'area di servizio di Bari e Bitonto, per poi rientrare. Il rimorchio neanche loro sapevano dove andasse, se alla discarica di Condofuri o alla discarica Ecobas di Pisticci.

  PRESIDENTE. Vada pure avanti.

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Abbiamo cercato negli anni di fare una mappatura proprio per capire quale potesse essere il fenomeno economico che legava lo smaltimento illecito di rifiuti e, quindi, sostanzialmente per vedere quali potessero essere le cosiddette autorizzazioni di copertura del centro di stoccaggio o del centro di smaltimento, nonché le singole autorizzazioni di trasporto.
  All'epoca, l'autorizzazione era vincolata alla provincia o alla regione. Non esisteva ancora proprio formalmente l'albo gestori che ampliava su tutto il territorio nazionale. Alcuni soggetti che ora sono deceduti falsificavano essi stessi il documento autorizzativo per poter andare a contrattare con il produttore una forma di convenienza economica e accaparrarsi il rifiuto, sostenendo di avere l'ingresso in un dato sito o in un altro. Ricordo l'Avelchi di Piacenza, di tale Boffi Giampiero, che era uno dei maggiori artefici, assieme a Toninelli Battista, che si occupavano di intermediazione, a volte con detenzione, ma soprattutto senza detenzione, per non essere attinto da attività di controllo specifico.
  In quegli anni lavoravamo anche sulla territorialità locale, bresciana o milanese, per cercare di venire a capo di quelli che potevano essere gli smaltimenti nel Ticino. Ricordo l'indagine su la Bare in cui le autobotti dei rifiuti liquidi arrivavano di notte e scaricavano direttamente nel fiume Ticino, nella zona di Abbiategrasso.
  Oppure ricordo le prime indagini sull'interramento delle scorie delle acciaierie della Feralpi di Brescia o i rifiuti verso altre attività, come la Casalchimica di Asola di Mantova, che smaltiva come fertilizzanti agricoli i rifiuti liquidi. Ricordo l'indagine sui fanghi del depuratore di Ginevra, che entravano in Italia come ammendante agricolo e poi, in realtà, venivano sversati o sulle risaie del vercellese, oppure nella zona di Rovigo, come fertilizzanti.

  PRESIDENTE. L'interrogatorio della Ferruzzi in carcere da quale procura è stato condotto?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. La procura di Milano.

  PRESIDENTE. Chi era il procuratore?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. La dottoressa Laura Pedio e il dottor Gaetano Ruta.
  Le informazioni che potevano arrivare erano sul fenomeno dell'ingresso dei rifiuti plastici dal punto verde della Germania. Essi dichiaravano di fare il recupero effettivo delle plastiche. Anche lì c'era un ramo che andava verso Pomezia, dove avevano caricato una nave verso Alessandria d'Egitto, poi fermata e fatta rientrare dal Governo tedesco ad Amburgo, perché le attività di recupero effettivo non venivano mai fatte.

  PRESIDENTE. Spieghi la questione della nave: che cosa succedeva? Loro mandavano questo rifiuto in Italia. Dico bene?

Pag. 19

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Attraverso degli intermediari, si erano fatti portatori di un'attività di recupero dei rifiuti della raccolta dei...

  PRESIDENTE. Verso l'Egitto?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Verso la Germania. Dall'Italia i materiali venivano intermediati attraverso una società di Pomezia, il cui nome ora non ricordo, tramite degli intermediari – un certo Sala, mi sembra, della zona del bergamasco o del milanese – come ex materie prime seconde. All'epoca c'era il decreto legislativo del 1994, un decreto-legge al quale poi subentrò il decreto Ronchi. Da lì avevano inviato questa grossa partita di nave che era rimasta in deposito al porto di Alessandria d'Egitto. Attraverso queste contestazioni di traffico internazionale col vecchio regolamento n. 259 del 1993 fu interessato il Governo tedesco e la nave rientrò con tutti i suoi rifiuti al porto di Amburgo.
  Poi in Italia intervenimmo sia con la procura di Bergamo sui siti della zona di Mozzanica, sia sul sito della zona di Castagnito Asti, dove questa società aveva riempito dei capannoni, uno dei quali, un vecchio capannone della Saclà di Asti, andò a fuoco.
  Questo è uno dei primi fenomeni. Poi, da lì in avanti, abbiamo seguito le varie attività anche con la procura di Milano legate al fenomeno dell'invio dei rifiuti a matrice gomma o plastica o speciali non pericolosi declassificati verso le zone del napoletano e del casertano per essere inceneriti come CDR.
  Questa indagine fu portata avanti all'epoca dall'Ufficio della dottoressa Paola Pirotta e fu una delle prime contestazioni. Non esisteva il traffico organizzato. Vennero contestati, quindi, il reato di ricettazione e il reato di falsità nei registri contabili proprio dei rifiuti. Ci fu una sentenza definitiva che venne confermata in Cassazione con il giudice Pietro Caccialanza di Milano.
  Questa indagine coinvolgeva tutti quei soggetti che avevano rapporti con soggetti casertani proprio per il conferimento verso questi o comunque verso società di intermediazione che influivano sul valore di mercato del rifiuto. Si trattava di rifiuti industriali, magari contaminati, oppure di rifiuti urbani che venivano «raggirati» come non pericolosi per andare oltre regione. Siamo negli anni 1998-99.
  Successivamente, nel 1999 mi occupai di una delle prime indagini legate allo smaltimento dei rifiuti verso la Cina. C'era ancora il principato di Hong Kong, che valeva come regime di specialità. Qui l'indagine interessò – mi sembra – una trentina di indagati. Accertammo un'esportazione di oltre 90 container di rifiuti plastici da cosiddetta raccolta differenziata. Qui ci fu il primo di tanti interessi che coinvolsero anche soggetti calabresi, tramite una società di intermediazione svizzera della famiglia Pelossi, che era vicina a dei soggetti cinesi per la prima volta.
  Di questa indagine i pubblici ministeri titolari erano la dottoressa Pirotta, la dottoressa Canevini della procura di Milano e in parte il dottor Romanelli, che all'epoca era referente per la direzione distrettuale antimafia di Milano. In uno stralcio di quest'attività nacque anche la collaborazione per indagare suo Theo Cranendonk, per l'interesse che questo soggetto criminale olandese, legato ai Nirta, aveva nella gestione dei rifiuti. Si aprì proprio un principio di collaborazione legato alle successive attività di accertamento relative all'inchiesta denominata Mozambico, sulla discarica di Maputo, e a tutta la verifica anche di quelle che potevano essere le dichiarazioni rese da Piero Sebri sulle attività di esportazione dei rifiuti nella metà degli anni Ottanta sia verso l'area caraibica, ad Haiti, sia verso la zona africana.
  Scrissi contemporaneamente, dopo aver visionato migliaia di documenti, sia al dottor Romanelli, sia, contestualmente, al dottor Tarditi, che nel frattempo aveva aperto il ramo d'indagine legato alla Somalia, perché queste due attività potevano essere viste anche, nella globalità, connesse, posto che i personaggi si rimarcavano il vecchio Progetto Urano, di cui si era occupata la procura di Brindisi, indagine poi transitata alla procura di Roma, con la dottoressa Cordova. Lì entrano poi in gioco Giancarlo Marocchino, Ezio Scaglione, Guido Garelli e tutti i soggetti Pag. 20 legati a quelle affiliazioni di interesse economico-sociale.

  PRESIDENTE. Su Marocchino in maniera particolare avevate indicazioni che fosse un trafficante di rifiuti, cioè che gestisse dei rifiuti?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Sì. Con l'indagine del dottor Tarditi facemmo già all'epoca delle intercettazioni telefoniche precise proprio tra lui ed Ezio Scaglione, che all'epoca si dichiarava console onorario della Somalia. Nel corso delle intercettazioni telefoniche uscì in maniera chiara che volevano riattivare quel canale dei rifiuti tossico-nocivi, come li chiamavano allora, verso un fantomatico forno inceneritore che aveva costruito Marocchino a El Maan, nella zona da lui gestita.

  PRESIDENTE. Questo in che anno era circa?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Siamo nel 1997-98.

  PRESIDENTE. Quindi, quando lei dice che volevano riattivare, è perché già prima c'era stato un traffico.

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Loro dicevano così. In realtà, nelle due inchieste legate al Progetto Urano, il Progetto Urano 1 legato al Polisario del Marocco, e il Progetto Urano 2, così chiamato, con i rifiuti verso il Corno d'Africa, legavano lo Scaglione padre, Dante Scaglione, con lo Scaglione figlio, cioè Ezio Scaglione, a Giancarlo Marocchino e a Guido Garelli, che operavano nella zona dell'alessandrino per esportare verso il Corno d'Africa tutte quelle partite di mezzi militari magari dismessi o altre attività sotto una forma di cosiddetta cooperazione verso l'area del Corno d'Africa. C'erano già dei contatti proprio anche documentali tra questi soggetti.

  PRESIDENTE. Tra Comerio e Marocchino avete mai verificato che ci fossero state delle...?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. No, che a me risulti no, assolutamente. Erano proprio due filoni diversi. Non è mai uscito dalle carte, a parte che non partecipai all'attività di perquisizione della cascina di Garlasco di Comerio. Le vidi solo in ufficio, dove si condividevano alcune cose, ma si parla di un paio d'anni prima di quello che era successo verso Comerio o verso quelli che erano stati controllati. Mi riferisco al controllo fatto alla Nucleco o alla Cemerad di Taranto.
  Quel filone, per quel che mi riguarda, era stato abbandonato perché se n'era preso carico il Nucleo operativo dei carabinieri di Reggio Calabria, quando avevamo trasferito tutti i documenti. Noi seguivamo ancora quella parte di indagine di cui si stava occupando il dottor Pace con i rifiuti della centrale di Trisaia e di Rotondella. Venne fatta ancora «assistenza» al dottor Pace per quello che riguardava il filone specifico delle inosservanze e inadempienze verso quelle centrali specifiche piuttosto che sul contenuto dei documenti sequestrati a Comerio in particolare o agli altri soggetti che erano stati attinti dalle perquisizioni che avevamo fatto contestualmente.
  Proprio in un filone di attività di accertamento su delega del dottor Pace andai alla Cemerad di Taranto e da lì uscì un altro filone, collegato alle società che gestivano i rifiuti radioattivi dal profilo industriale e non dal profilo militare.

  PRESIDENTE. Ho capito. Presso la Cemerad che cosa stavate indagando?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Il sito della Cemerad, del dottor Pluchino, uscì perché andai personalmente a fare un'attività di accertamento alla Nucleco, in centro ENEA. Questa si serviva della Cemerad. Uno dei punti interrogativi era come fosse possibile che la Nucleco, società di Stato, si servisse di un centro di Pag. 21stoccaggio... Anche al dottor Pace non risultava che un centro di stoccaggio a Taranto avesse le capacità di sicurezza per gestire rifiuti di quella tipologia, tant'è che ordinò con un decreto di perquisizione la verifica presso Cemerad e presso l'ufficio del dottor Pluchino in centro e trovammo quello che poi è uscito. Sostanzialmente, si trattava di container stoccati all'aria aperta, senza alcuna precauzione. I fusti radioattivi erano impigliati in pali da cantiere. Questo è ciò che poi risultò.
  All'interno dell'attività di perquisizione presso l'ufficio di Pluchino emerse che aveva rapporti quasi di monopolio dei rifiuti radioattivi a matrice sanitaria nel Norditalia. Ritirava soprattutto da società che si occupavano di questo tipo di attività. Adesso mi ricordo di una società della zona del ferrarese o del ravennate e poi di una dell'alessandrino che furono visitate proprio per verificare la compatibilità di queste destinazioni. All'epoca lavoravano con un semplice nullaosta di prefettura. Non esisteva neanche il decreto n. 230.

  STEFANO VIGNAROLI. Lei ha parlato della perquisizione da Comerio. Credo che sia avvenuta nel 1995. Volevo sapere una cosa, visto che lei, a quanto pare, ha partecipato anche al filone di indagine per quanto riguarda Ilaria Alpi. Proprio qui, in questa Commissione, c'era stata una polemica del Comerio, il quale aveva sostenuto che il dottor Neri, il pubblico ministero, aveva detto una falsità per quanto riguardava il certificato di morte di Ilaria Alpi. È stato trovato durante questa perquisizione, non è stato mai trovato, oppure è stato sottratto il plico, come diceva il pubblico ministero, il dottor Neri?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Io non ho partecipato personalmente all'attività di perquisizione della cascina di Garlasco in cui furono ritrovati tutti i fascicoli legati a quel mega progetto Odm. Non posso dire, perché non ero fisicamente presente.
  Io andai a fare una perquisizione da un altro soggetto, un soggetto della provincia di Lecco. Quel giorno non ero a Garlasco a fare la perquisizione. A Garlasco a fare la perquisizione c'erano altri miei colleghi dell'ufficio, con i carabinieri di Reggio Calabria. Tutta la documentazione sequestrata quel giorno contestualmente fu portata a Brescia e da lì trasferita. In particolare, tutto quello che riguardava Comerio fu portato direttamente al Comando dei carabinieri del Nucleo operativo provinciale di Reggio Calabria, che aveva la delega principale per ottemperare all'ordine del dottor Neri di seguire quell'indagine lì.
  Personalmente non ho mai visto né l'agenda, né documenti riferiti a una connessione tra quello che dice Comerio e quello che sostengono con la vicenda Ilaria Alpi, anche perché la perquisizione mi sembra sia stata fatta, se non ricordo male, forse nel 1995.

  STEFANO VIGNAROLI. Sì, nel 1995, l'anno dopo.

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Noi iniziammo la collaborazione col dottor Neri – mi sembra – ad aprile del 1995, dopo che, contestualmente, iniziammo a ritrovarci in direzione nazionale antimafia con l'allora procuratore dottor Siclari a riferire sui fenomeni dei traffici. Come Nucleo, ci occupavamo della parte «Nord e Centro Italia», mentre il ROS dei carabinieri – allora aveva l'incarico il maggiore Mario Parente – si occupava della situazione del Sud-Italia e isole. Questo ci fa sviluppare un rapporto e ci permette di conoscere anche il dottor Neri e il dottor Pace.

  STEFANO VIGNAROLI. A prescindere da questo, lei ha mai seguito il filone su Ilaria Alpi? Ha mai trovato, indagando su traffici verso l'estero in Italia, dei collegamenti con il caso Ilaria Alpi?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Io ho seguito le indagini sui rifiuti della Somalia, ma non sotto la direzione delle procure di Matera o di Reggio Calabria, bensì sotto la direzione della procura di Asti, con il dottor Luciano Tarditi. Pag. 22L'indagine sui rifiuti della Somalia inizia perché un soggetto della zona di Latisana, che era procacciatore e conoscitore del cosiddetto console onorario Ezio Scaglione di Alessandria, ha interesse a prendere i rifiuti da mandare in Somalia per farsi pagare. Contatta, quindi, uno di questi soggetti nella zona dell'astigiano, il quale viene a riferire di essere stato contattato da questo interlocutore intermediario dei rifiuti.
  Noi prendiamo spunto per proporgli di accettare l'incontro e vedere che succede. Da lì assumiamo informazioni su tutto il sistema dei soggetti interessati a voler smaltire i rifiuti sulla Somalia. Non ho mai avuto e non abbiamo mai avuto, però, a Brescia una connessione documentale tra l'indagine del dottor Tarditi che riguarda i rifiuti della Somalia e le indagini del dottor Neri o del dottor Pace che riguardano i rifiuti o le navi a perdere che sono emerse dall'inchiesta cosiddetta Comerio e da quei documenti.

  STEFANO VIGNAROLI. Durante la sua inchiesta sui traffici in Somalia non ha trovato alcun collegamento con Ilaria Alpi?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Sì, il collegamento c'è, assolutamente sì.

  STEFANO VIGNAROLI. Ci può raccontare questo?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Le indagini fatte sotto la delega del dottor Tarditi ci hanno permesso anche, attraverso attività di intercettazioni sui numeri internazionali di Giancarlo Marocchino, di andare a capire quali fossero gli interessi delle varie società che in quel momento, o qualche anno prima, mandavano attività di cooperazione internazionale verso la Somalia. Abbiamo legato, quindi, destinazioni di merci varie verso la Somalia, al porto di El Maan, o comunque scarichi diretti attraverso attività di cooperazione.
  Questo ha portato poi una delle gravi contestazioni: a Giancarlo Marocchino fu contestato, infatti, dal dottor Tarditi di aver distrutto tutti i documenti all'Ambasciata in Somalia che potevano ricostruire la vicenda dei rifiuti tossici verso la Somalia e il traffico delle armi.

  PRESIDENTE. Questo fu contestato dal procuratore a Giancarlo Marocchino, ossia di aver distrutto...?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Esatto, perché da un'intercettazione telefonica emerse che Giancarlo Marocchino aveva distrutto l'archivio segreto nell'Ambasciata italiana a Mogadiscio. Fu proprio uno dei motivi per cui il dottor Tarditi chiese una misura cautelare grave al GIP, che non l'accolse per incompetenza territoriale. Tant'è che quella contestazione fu formulata direttamente a Giancarlo Marocchino, che si presentò in un interrogatorio davanti al dottor Tarditi ad Asti.

  CHIARA BRAGA. La mia domanda non riguarda questo aspetto. Delle varie indagini di cui ci ha parlato prima, nella prima parte del suo intervento, oltre a quella sulla ricettazione per fatti del 1999, altre indagini hanno portato a condanne definitive e a confische? Ci sa dire quali?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Di queste di cui ho parlato o di quelle di cui mi sono occupato...?

  CHIARA BRAGA. Di quelle di cui ha parlato nella prima parte del suo intervento.

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Io mi sono occupato anche della futura benzina di Andrea Rossi, ossia del sito di bonifica della Omar a Lacchiarella, che fu uno dei primi siti a essere censiti come siti di interesse comunitario. Quell'indagine fu condotta in particolare verso le code di distillazione dei rifiuti pericolosi farmaceutici che venivano dichiarati come carburante alternativo biologico.
  Quella fu una delle condanne esemplari e una delle prime bonifiche, assieme all'Amiantifera Pag. 23 di Balangero o al sito di Pitelli, da cui nacque il sito di interesse comunitario. Questa questione sfociò poi nell'indagine alla Sigicar di Isoletta d'Arce. In provincia di Frosinone i soggetti avevano acquisito una vecchia cartiera e avevano stoccato circa 50.000 tonnellate di questa tipologia di rifiuti di code di distillazione, che erano rifiuti tossici nocivi, sia perché erano lontani dagli occhi dei controllori e dalla conoscenza dell'autorità giudiziaria di Milano o di Monza, sia soprattutto perché nella zona del Mezzogiorno favorivano contributi miliardari per attivare nuove società.

  CHIARA BRAGA. Queste indagini si sono concluse con condanne?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Si sono concluse con condanne e confische. Certamente all'epoca si lavorava con il decreto del Presidente della Repubblica n. 915.

  CHIARA BRAGA. Certo, con la normativa che c'era allora.

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Oppure penso alla condanna riferita ai fanghi del depuratore di Ginevra, che erano andati su tutta la pianura padana come fertilizzanti ammendante agricolo.

  STEFANO VIGNAROLI. Chiedo un chiarimento per quanto riguarda i traffici verso la Somalia: che tipologia di rifiuti erano e c'erano più tipologie di rifiuti? Inoltre, mi scusi se ripeto la domanda: che collegamenti ha trovato con Ilaria Alpi? Qual è stato il ruolo della morte di Ilaria Alpi nelle indagini che ha avuto modo di fare?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Nei documenti che abbiamo ricostruito e che sono stati già portati alle precedenti Commissioni e sono agli atti di due grossi procedimenti penali che erano in connessione obiettiva col procedimento penale delle indagini Mozambico che seguivo con il dottor Romanelli si diceva che la giornalista, assieme all'operatore, stava seguendo la rotta dello scambio armi-rifiuti industriali in un regime di cooperazione internazionale, come poi era successo nella questione con il Libano e con altri soggetti.
  Prima parlavo del Progetto Urano 2. Nel Progetto Urano 2 l'ipotesi dell'invio dei rifiuti verso il Polisario del Marocco, che doveva avvenire per partecipazione diretta di Ezio Scaglione, Giancarlo Marocchino e Guido Garelli verso il Corno d'Africa, perché in quel momento era il Corno d'Africa a godere di un'attività di cooperazione e, quindi, di una situazione di commercio industriale che faceva trasparire una legalità di destinazione di merci come potevano essere morchie di verniciature o verniciature obsolete.
  In una delle attività di controllo svolte dopo le attività di perquisizione delegate dal dottor Tarditi accertai proprio, a proposito della documentazione gestita da Claudio Roghi e dalla moglie Melania – adesso non mi ricordo il nome di battesimo – di Montecatini Terme, che essi avevano spedito verso il porto di El Maan a Giancarlo Marocchino una partita di morchia di verniciatura di un'azienda della zona toscana proprio per un'attività di cooperazione, certamente non come rifiuti, ma come prodotti industriali da riutilizzare.

  PRESIDENTE. Questi elementi investigativi che aveva poi raccolto il dottor Tarditi immagino siano stati trasmessi anche nei processi che si sono attuati riguardo all'omicidio di Ilaria Alpi.

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. Assolutamente sì, anzi c'era stato proprio uno scambio di informazioni e di documentazione con la procura di Roma. L'allora procuratore Vecchione e – mi sembra – il dottor Ionta se ne stavano occupando. Più volte il dottor Tarditi è stato audito dalle Commissioni in merito proprio anche a queste vicende specifiche dell'indagine.

  PRESIDENTE. Nell'indagine svolta che riguardava anche il tema della cooperazione Pag. 24internazionale avevate individuato anche eventuali collegamenti dei dirigenti ministeriali? C'era qualche dirigente ministeriale che portava avanti questi progetti?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. No. Ricordo che furono fatti degli accertamenti alla società Salini di Roma, perché era il partner più importante legato alle attività di cooperazione di sviluppo socioeconomico nell'area di Mogadiscio, proprio nella parte che poteva interessare l'ipotesi di interramento di rifiuti, come rilevato, su sottofondi stradali, che era una delle ipotesi per cui venivano inviati questi rifiuti.
  Questa era una delle ipotesi per cui andavamo anche a capire se ci fossero degli interessi specifici legati ad alcune società, ma le società erano riferite a un'attività di cooperazione molto più ampia, non alla gestione rifiuti. Non si parlava di gestione dei rifiuti, ma di gestione di imprenditoria generale per il miglioramento della cooperazione, come la costruzione di opere pubbliche, di strade, di porti.

  PRESIDENTE. Rispetto al tema scambio armi-rifiuti avevate qualche indicazione, o c'erano intercettazioni o prove documentali che ci fosse quest'attività?

  GIANNI DE PODESTÀ, ex ufficiale di polizia giudiziaria del Corpo forestale dello Stato – Nucleo di Brescia. No, nella maniera più assoluta. Nelle attività di intercettazione si parlava dei rifiuti da inviare per essere inceneriti in questo fantomatico forno inceneritore. Ezio Scaglione parlava direttamente con Giancarlo Marocchino in funzione di questo fatto: gli diceva di mandargli tutti i rifiuti che voleva, perché lui avrebbe creato questo forno inceneritore fantomatico.
  Il fatto che parlassero di uno scambio vero e proprio non c'era. Questo, invece, era desunto dalla mia conoscenza, o comunque dalla conoscenza dell'ufficio in riferimento a ciò che avevano raccontato i vari soggetti che erano stati sentiti con l'indagine del dottor Neri e del dottor Pace, tra cui l'imprenditore Renato Pent e altri, assieme a tutta la cronistoria documentale dei vari fascicoli che da Brindisi erano stati dirottati a Roma e viceversa.
  Si aggiunge quello che raccontava simultaneamente, in quel periodo, anche Piero Sebri al dottor Romanelli nella vicenda del vecchio Progetto Urano e della gestione Bizzio-Spada, per intenderci, che legava il Progetto Urano con la gestione delle navi verso l'area caraibica piuttosto che verso la zona africana. Le connessioni c'erano, perché le società indicate da Piero Sebri erano comunque già indicate in quei documenti del Progetto Urano sequestrati a Brindisi e poi conferiti nella procura di Roma. Un riscontro era dato anche da quello.

  PRESIDENTE. Ringrazio nostro ospite e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 18.55.