Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2
Audizione dell'amministratore delegato di Daneco Impianti, Giuseppe Caronna:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 2 ,
Puppato Laura ... 3 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 3 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 3 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 ,
Puppato Laura ... 6 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 7 ,
Puppato Laura ... 7 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 7 ,
Puppato Laura ... 8 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 8 ,
Puppato Laura ... 8 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 8 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 8 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 9 ,
Zolezzi Alberto (M5S) ... 9 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 9 ,
Zolezzi Alberto (M5S) ... 9 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 9 ,
Zolezzi Alberto (M5S) ... 10 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 10 ,
Zolezzi Alberto (M5S) ... 10 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 10 ,
Braga Chiara (PD) ... 10 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 10 ,
Braga Chiara (PD) ... 10 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 10 ,
Braga Chiara (PD) ... 10 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 11 ,
Braga Chiara (PD) ... 11 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 11 ,
Puppato Laura ... 11 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 11 ,
Nugnes Paola ... 11 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 12 ,
Nugnes Paola ... 12 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 12 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 13 ,
Nugnes Paola ... 13 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 13 ,
Nugnes Paola ... 13 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Nugnes Paola ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Puppato Laura ... 13 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 14 ,
Vignaroli Stefano (M5S) ... 14 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 14 ,
Nugnes Paola ... 15 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 ,
Nugnes Paola ... 15 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 15 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 ,
Caronna Giuseppe , Amministratore delegato di Daneco Impianti ... 15 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 16
Audizione di rappresentanti di ENI:
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 16 ,
Bonfedi Guido , Responsabile innovazione tecnologica e ingegneria ambientale – Syndial ... 18 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 20 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 20 ,
Nugnes Paola ... 20 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 20 ,
Bonfedi Guido , Responsabile innovazione tecnologica e ingegneria ambientale – Syndial ... 20 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 21 ,
Giusto Manfredi , Senior vice president coordinamento attività Italia e Adriatico – ENI ... 21 ,
Nugnes Paola ... 23 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 24 ,
Nugnes Paola ... 24 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 24 ,
Nugnes Paola ... 24 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 24 ,
Nugnes Paola ... 25 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 25 ,
Nugnes Paola ... 25 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 25 ,
Orellana Luis Alberto ... 26 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 26 ,
Orellana Luis Alberto ... 26 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 26 ,
Orellana Luis Alberto ... 26 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 26 ,
Giusto Manfredi , Senior vice president coordinamento attività Italia e Adriatico – ENI ... 27 ,
Puppato Laura ... 27 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 27 ,
Puppato Laura ... 27 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 27 ,
Puppato Laura ... 27 ,
Giusto Manfredi , Senior vice president coordinamento attività Italia e Adriatico – ENI ... 27 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 28 ,
Puppato Laura ... 28 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 28 ,
Vignaroli Stefano (M5S) ... 28 ,
Russo Carlo Vito , Direttore central and south Europe region ENI ... 28 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 28
(La seduta, sospesa alle 19.45, riprende alle 19.50) ... 28
Comunicazioni del presidente:
Bratti Alessandro , Presidente ... 28
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI
La seduta comincia alle 17.10.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati, nonché, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
(Così rimane stabilito).
Audizione dell'amministratore delegato di Daneco Impianti, Giuseppe Caronna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'amministratore delegato di Daneco Impianti, ingegnere Giuseppe Caronna, che ringrazio della presenza.
L'audizione odierna verte principalmente sullo stato dei procedimenti giurisdizionali amministrativi instaurati su ricorso dell'azienda e riguardanti le materie oggetto dell'inchiesta, nonché i procedimenti penali riguardanti amministratori o dirigenti della società, ovvero di cui ai decreti legislativi 3 aprile 2006, n. 152, e 8 giugno 2001, n. 231.
La Commissione è inoltre interessata ad avere informazioni sulla politica industriale della società Daneco nel ciclo dei rifiuti in Italia con riferimento all'ubicazione dei vari impianti, del loro funzionamento e degli altri aspetti correlati rientranti nell'oggetto dell'inchiesta.
Abbiamo fatto diverse indagini in alcune regioni, soprattutto in Veneto, ma anche in Liguria, e la presenza della vostra società è importante, con diverse situazioni critiche, per cui su richiesta di diversi commissari abbiamo deciso un approfondimento, cercando anche di capire quali potessero essere le eventuali ragioni di alcune situazioni.
Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata nella parte finale della seduta.
Cederei quindi la parola all'ingegner Caronna perché ci faccia una breve relazione introduttiva sulla situazione della società che amministra. Eventualmente, potranno esserle rivolte delle domande da parte dei commissari per avere qualche chiarimento.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Ringrazio il presidente e tutti gli onorevoli componenti della Commissione. Ho accettato, e ringrazio tutti per quest'opportunità, di chiarire la posizione della società che qui rappresento, essendo io amministratore delegato di Daneco da soli sei mesi. Mi sono insediato nel novembre 2016. Dal novembre 2016, in realtà, ho trovato una situazione certamente difficoltosa per alcune vicende che rinvenivano da un passato anche lontano. Pag. 3 Se, presidente, lei permette, magari mi soffermerò per regione per dare un quadro della situazione.
Attualmente, la società sta operando su due sole regioni, in Calabria e in Abruzzo, gestendo l'impianto di trattamento rifiuti di Lamezia Terme e di Catanzaro, località Alli. Entrambi gli impianti sono al servizio della regione Calabria, e quindi viene convogliata presso gli impianti buona parte dei comuni della regione Calabria. Oltre a questo, la società gestisce al momento esclusivamente l'impianto di trattamento rifiuti di Sulmona, a servizio del consorzio Cogesa, per il trattamento dei rifiuti dei comuni del circondario di Sulmona e provincia.
Entrando in società, i primi problemi di cui ho inteso occuparmi erano relativi a una questione annosa con la regione Calabria circa la necessità di un conguaglio di partite pendenti in dare e in avere per la Daneco, che abbiamo concluso solo di recente: l'atto finale è stato sottoscritto martedì scorso. Si sono definite partite pendenti per 18.700.000 euro con la regione Calabria, alcune risalenti addirittura al 2010.
Questa è stata una situazione di sicura difficoltà, evidentemente, per la società, che ha dovuto...
LAURA PUPPATO. I 18 milioni erano da avere.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Sì, da avere. Alcune partite erano in dare, relative all'ecotassa.
Ora, il problema, più che economico, per una società che si trova esposta per quasi sette anni per 18.700.000 euro, a cui si aggiungono 1,5 milioni di legittima pretesa riconosciuta dal tribunale civile per decreti ingiuntivi avanzati verso due comuni della Calabria: Vibo Valentia e un altro comune, di cui al momento non ricordo il nome. È certamente difficoltoso per un'impresa riscuotere i propri crediti dagli enti locali, soprattutto in certe aree d'Italia, per cui questa situazione, che ripeto abbiamo definito solo martedì scorso, alla fine ha portato a un'esposizione finanziaria della società per 20 milioni di euro.
Devo dare atto solo di recente di una grande disponibilità della regione a definire questa partita, ancorché rimangano su questa vicenda ulteriori aspetti da chiarire, soprattutto sul prosieguo dell'attività di questi impianti.
Mi consentano lor signori di dire, però, che queste situazioni rappresentano per le imprese una patologia. Le imprese non possono essere esposte per 20 milioni di euro per anni. Questo ingenera, ovviamente, situazioni di crisi finanziaria e le crisi finanziarie ingenerano conseguenze che tutti conoscete.
A queste situazioni si aggiunge sulle parti attive della società – mi soffermerò poi su altre questioni che ritengo, salvo le vostre domande, siano di particolare interesse per...
PRESIDENTE. Ci potrebbe descrivere la struttura della società?
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Certamente. La Daneco Impianti è controllata dalla società Asset Management, riferibile alla famiglia Colucci, a Francesco Colucci. Anni fa, Pietro Colucci e Francesco Colucci, soci della Unendo di allora, hanno deciso di separare i loro percorsi, per cui la Daneco è controllata dalla società Asset Management, a sua volta riferibile al dottor Francesco Colucci.
Attualmente, la società occupa circa 160 persone, di cui oltre 100 sono impiegati e impegnati in regione Calabria.
Dicevo che, sulla parte attiva della società, l'altro impianto che stiamo gestendo con una concessione che ha durata pluriennale, che se non ricordo male mi pare termini nel 2025 – prendete il dato con beneficio d'inventario, ma è una concessione lunga – è un piccolo impianto a Sulmona al servizio di un consorzio, che occupa circa 20 persone. Il resto è personale indiretto, che abbiamo ridotto veramente allo stretto necessario per gestire queste partite.
Più che queste partite, in realtà la Daneco sta definendo o cercando di definire un'altra serie di vicende rinvenienti da un Pag. 4lontano e glorioso passato. Oggi, Daneco non è più la Daneco di un tempo, purtroppo è la parvenza della Daneco di un tempo.
Se permette, presidente, vorrei fare un cenno specifico sulla vicenda Sisas, che ha segnato pesantemente la vita di Daneco. Mi dilungherò qualche secondo, se mi permettete, su questa vicenda. Ho anche preparato, se d'interesse, presidente, una piccola raccolta di documenti che riguardano questa vicenda.
Un'altra vicenda che oggi vede Daneco essere creditrice, o almeno questo è ciò che dice la commissione di bonario componimento, di 10 milioni di euro verso la regione Lombardia e il Ministero dell'ambiente riguarda l'ex bonifica Sisas di Pioltello Rodano, che ha ingenerato sicuramente una serie di problemi giudiziari rilevantissimi sia per l'azienda sia per le persone che ne facevano parte.
Tuttavia, voglio sottolineare alcune cose. All'epoca, mi interessai di questa vicenda, essendo amministratore di società che parteciparono, anche se marginalmente, a questa bonifica.
Voglio ricordare a questa Commissione – permettetemi di dirlo – che, quando uscì, il bando per la bonifica Sisas di Pioltello Rodano prevedeva una sanzione per l'appaltatore di 450 milioni di euro nel caso non fossero stati completati i lavori entro il 31 marzo 2011, lavori che iniziarono nel novembre 2010. Questa sanzione era correlata a una sanzione dell'Unione europea, che avrebbe sanzionato il Paese Italia per lo stesso importo nel caso in cui questi lavori non fossero stati completati entro quel termine.
Permettetemi anche di dire che l'inizio di questa vicenda non voleva vedere Daneco come protagonista pressoché unico. All'epoca, furono interessate la società Eni, per essa Saipem, e la società A2A, società molto grosse, con le quali si intrattennero alcuni rapporti per verificare la possibilità di gestire in ATI questa vicenda. Evidentemente, è inutile che qualifichi chi è Saipem e chi A2A.
Poco prima del bando, terrorizzate da questa sanzione, le due società rifiutarono di partecipare in ATI, quindi il gruppo di allora Unendo, ormai spintosi avanti in fase di progettazione, di rapporti e via dicendo, decise di partecipare con un gruppo di società sostanzialmente tutte interne per affrontare quest'impegnativa bonifica.
La bonifica ebbe successo. Non mi riferisco, chiaramente, a vicende giudiziarie. Mi riferisco al risultato oggettivo dell'intervento. Entro il 31 marzo 2011 furono completati i lavori di asportazione di quei rifiuti, l'Unione europea non sanzionò il Paese Italia, anche se correttamente e inequivocabilmente la magistratura fece le sue indagini, rilevando una serie di presunti reati, a tutt'oggi in fase di giudizio.
Il fatto, però, è che quella bonifica venne completata entro i termini e il Paese Italia non viene sanzionato per 450 milioni di euro. A quell'epoca, neppure le più grandi imprese d'Italia se la sentirono di affrontare quel problema.
La vicenda si è trascinata fino a oggi in termini di legittime pretese che la società vanta nei confronti della regione Lombardia, che poi intervenne in luogo del Ministero dell'ambiente o del commissario di allora per la risoluzione definitiva di questa vicenda.
In un tentativo di bonario componimento, la regione Lombardia in accordo d'intesa con Daneco costituì una commissione, ovviamente ai sensi della legge sul pubblico appalto, articolo 240 del decreto legislativo n. 163 del 2006, presieduta dal professor avvocato Federico Tedeschini, il quale formulò il 9 dicembre 2016 una proposta motivata di accordo bonario riconoscendo a favore di Daneco Impianti, sulla base dei documenti contabili e delle risultanze degli accertamenti della commissione di collaudo, e ribadisco attenendosi agli atti, quindi non entrando nel merito delle pretese della società, ma semplicemente rilevando le risultanze della contabilità e degli atti, un importo di poco inferiore a 10 milioni di euro.
Questa vicenda è stata oggetto di un confronto, ovviamente amministrativo, tra il Ministero dell'ambiente e la regione Lombardia, la quale sostanzialmente parrebbe intenzionata – uso il condizionale, perché Pag. 5ovviamente andrà accertato nei fatti – a definire la questione senza un ricorso a un procedimento giudiziario nelle sedi competenti, sennonché questo è subordinato a un accordo di programma che dovrebbe stipulare con il Ministero dell'ambiente per il trasferimento a favore della regione per una cifra che mi risulta prossima a 6,5 milioni, cifra residuale stanziata per quegli interventi.
Ora, più volte ho richiesto al Ministero dell'ambiente e a tutte le autorità competenti di dirci quali sono le decisioni che le autorità e gli enti competenti intendono adottare su questa vicenda. Per una società che occupa 160 persone e ha subìto nel tempo queste vicende, capite che vicenda simile ha una rilevanza capitale.
Dal 22 febbraio a oggi, ho personalmente sollecitato il Ministro dell'ambiente, il presidente della regione, gli assessori competenti e i direttori generali sia del Ministero sia della regione per avere un chiarimento sulla volontà concreta di definire questa vicenda, e quindi di arrivare al compimento di questa cosa, tenendo conto che la commissione di bonario componimento si è espressa solo su due delle riserve che aveva presentato all'epoca Daneco in esito alla conclusione dei lavori.
Non vi è nessun contenzioso amministrativo in atto tra la regione e la Daneco Impianti. Questo era un tentativo per evitare di arrivare a un contenzioso. Con mio grande stupore, il 9 maggio 2017, pochi giorni fa, avendo io più volte chiesto un incontro sia con il Ministro sia col direttore generale competente, la dottoressa Gaia Checcucci, il Ministero dell'ambiente mi risponde con una PEC che, in esito alla mia richiesta di incontro, «si segnala ulteriormente come la stessa allo stato non possa essere un modo [...] carattere risolutivo rispetto alle vostre richieste, in ordine alle quali si ribadisce che si ritengono assorbenti le valutazioni che gli uffici sovraordinati vorranno assumere.».
Al di là del fatto che non capisco neppure che cosa significhi questo, l'interpretazione che ho dato è che ci sono motivi legittimi di opportunità, che probabilmente gli enti stanno valutando su questa vicenda, ma i motivi di opportunità allo stato portano la Daneco a non riscuotere 10 milioni di euro per lavori fatti addirittura del 2011.
Ringrazio il presidente e tutti voi per quest'audizione, perché mi consente di sollevare – non vogliatemene per questo – alcune questioni che cubano per la Daneco, solo queste vicende, 30 milioni di euro. In questi anni, la società è stata assoggettata a vicende giudiziarie, tuttora pendenti, che hanno sicuramente pregiudicato in modo estremamente rilevante la sua vita, la sua importanza di operatore nazionale di questo settore. Allo stato, ci troviamo nella condizione di definire o tentare di definire vicende che cubano decine di milioni di euro per la società.
Non parliamo poi, come ribadisco, di decreti ingiuntivi avverso comuni in cui erano insediate delle discariche chiaramente opposti. Quando si avvia un'azione coattiva di riscossione, il ricorso è d'obbligo. Gli enti, ovviamente, anche giustamente, fanno ricorso con tutti gli strumenti che hanno per opporsi alle richieste di chi avanza queste pretese.
Faccio riferimento, per esempio, a un decreto ingiuntivo che abbiamo ottenuto nei confronti del comune di Pescantina per 5 milioni di euro, a cui si aggiungeranno altri importi di pari rilevanza che stiamo valutando per definire questa vicenda, che è stata oggetto di grande attenzione riguardo al fatto che quella discarica potesse essere fonte di inquinamento. Allo stato, però, gli accertamenti non hanno rilevato nulla. Resta un fatto: la società non ha ricevuto questi fondi, ha continuato a gestire con grande fatica questo sito e oggi faticosamente sta tentando di rispettare tutti i suoi obblighi nei confronti delle maestranze, chiaramente in primis nei confronti dell'ambiente, ma con la fatica e con la situazione indotta anche da queste vicende.
Quanto a situazioni pregresse di altri impianti gestiti, Daneco è una società storica, quindi ha operato per decenni sul territorio nazionale, è un operatore di rilevanza nazionale. Ci sono situazioni sul territorio, come quella di Ghemme o altre situazioni, che sicuramente in questo momento Pag. 6 si stanno definendo in contrapposizione tra gli enti circa la prevalenza dei diritti degli uni e degli altri sulle pretese degli uni e degli altri.
Consentitemi, però, di insistere sul fatto che oggi questa realtà occupa 160 persone, il cui mantenimento dell'occupazione è messo seriamente a rischio da queste situazioni. C'è l'impegno di tutto l'organo amministrativo e mio personale, ovviamente, tenendo conto, come ho detto, che, essendo entrato solo da sei mesi nella società, mi sono concentrato sulle vicende che mi parevano più rilevanti dal punto di vista della salvaguardia del patrimonio della società e della sopravvivenza della stessa società. Capite bene, però, che è ben difficile salvaguardare gli interessi della società e dei terzi quando ci sono situazioni di questa rilevanza.
Qui mi fermo, presidente.
PRESIDENTE. Glielo avevamo anche chiesto nella scorsa audizione, ma non mi sembra che fu fatto. Al di là di questa segnalazione, vi chiederemmo di farci un elenco e di mandarci sia le vertenze che ci ha descritto sia le pendenze che avete nei confronti dei comuni. Ricostruire un quadro non è banale.
Noi abbiamo trovato diverse situazioni nel Veneto, questa di Pescantina, ma anche altre. Se ci mandate un prospetto, avremo un quadro delle cose che ci ha detto oggi e, eventualmente, di altre minori, di tutto lo specchio dell'attuale società. Nostro compito non è solo verificare, o comunque approfondire alcune situazioni, ma magari anche accelerare alcuni processi in corso. Si può cercare di verificare se l'azienda riesce poi a camminare in futuro con le proprie gambe.
Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
LAURA PUPPATO. In relazione alla discarica di Pioltello Rodano, bonifica Sisas, cui lei accennava, avete portato rifiuti un po’ ovunque, in Spagna, Germania, Danimarca, a Ravenna. Vorrei capire se ci sono stati problemi anche con questa realtà in relazione alla modalità di smaltimento dei rifiuti, in particolare relativamente al tema dei codici, che era stato oggetto di alcune importanti contestazioni.
In secondo luogo, sempre sul medesimo impianto, vorrei chiederle della gestione Sogesid. C'è stato un commissario, il precedente amministratore ha dichiarato a questa Commissione che vi erano in pianta stabile due competenti tecnici di Sogesid a verificare la buona qualità della bonifica che veniva effettuata. Vorrei sapere se, nell'ambito dei procedimenti in cui siete stati coinvolti, è coinvolta anche Sogesid o se, invece, tutto è risultato regolare.
Ancora, per quanto riguarda Pescantina, la discarica di Ca’ Filissine, non avete più la gestione praticamente dell'anno scorso, se non ricordo male. Il comune ha tolto l'incarico – non so se poi abbia proceduto – minacciando anche richiesta danni importanti per gravi inadempienze nell'ambito della gestione. Attualmente, si parla di circa 70 milioni e oltre per la messa in sicurezza e la bonifica di quella discarica. Vorrei capire, a questo punto, come sono i rapporti, se ci sono procedimenti penali in corso, che situazione avete come società.
Ancora, relativamente a quella bonifica, se non ricordo male le autorizzazioni che avete avuto sono state prevalentemente fornite dalla regione del Veneto per mano dell'ingegner Fior, che a sua volta saprà che è stato inquisito e sono in corso procedimenti penali con parecchi reati a suo carico. In relazione a questi reati, voi siete coinvolti come testimoni o come persone informate sui fatti? Siete stati convocati dall'autorità giudiziaria?
Per quanto riguarda l'impianto di Latina, se non ricordo male in relazione a quell'impianto c'è stato l'arresto di Francesco Colucci, quello a cui giustamente lei riferiva il gruppo Asset Management, cioè il titolare, il proprietario della società. Anche in questo caso, ci può precisare se, a sua informazione, le questioni stanno proseguendo, in che termini e con quali esiti?
Non so poi se ho compreso bene. Lei ha parlato di 9 maggio, della dottoressa Checcucci: dalla lettera, effettivamente, non è del tutto comprensibile, ma mi pare di Pag. 7capire che lei ritenga che le pendenze per 10 milioni di euro che indicate non possano essere valutate fino ad accertamento, verifica. Se non ho mal compreso, la regione Lombardia ritiene invece che ci siano i termini per un pagamento, eventualmente anticipato, a prescindere?
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Chiaramente, come le ho detto, risponderò per quanto mi risulta dalla mia limitata presenza in Daneco, riservandomi comunque, come correttamente segnalava il presidente, di fornire ogni eventuale chiarimento con una relazione che farò predisporre o predisporrò sulla base della documentazione in atti. Non ho conoscenza personale diretta di queste vicende.
Guardi, per quel che so, più che presidiato, l'intervento a Pioltello Rodano, poi parlerò di Pescantina e di Latina, seguendo l'ordine in cui ha posto le domande, fu assediato da tutte le autorità competenti. Mancavano solo i lancieri a cavallo e i bersaglieri, poi c'erano tutti.
Perdonate la battuta, ma quell'intervento era talmente attenzionato, e non solo dalle autorità competenti, ma addirittura dall'Unione europea, dal ministero e via dicendo, che c'era una presenza stabile pressoché di tutte le autorità di controllo. Non so se in quel frangente ci furono... So che per la questione dell'indagine ci fu una serie di coinvolgimenti importanti. Ci sono 42 indagati su quel procedimento. Vado a memoria, ma mi pare ci fossero anche dei funzionari del Ministero dell'ambiente, e non posso escludere che ci fossero dei funzionari di Sogesid. Quanto fossero presenti in azienda, non so quantificarlo cronologicamente, ma per logica, per conoscenza di quel poco che so di questa vicenda, le posso dire che fu un assedio più che un presidio.
Per quanto riguarda i codici degli smaltimenti esteri, chiaramente sono in corso delle indagini, e quindi mi limito a quanto posso sapere da notizie ufficialmente conoscibili. In realtà, il problema è stato sollevato più dall'autorità giudiziaria italiana che dai Paesi dove questi rifiuti sono andati. Non mi risulta che questi Paesi abbiano sollevato – mi riferisco alla Spagna, per esempio – particolarissimi problemi su questa vicenda.
È corretto, sacrosanto, legittimo, inconfutabile che queste indagini, secondo la legittima e corretta valutazione delle autorità inquirenti, segua il suo percorso, ma forse è più un problema italiano che un problema estero, quello dello smaltimento, tenendo conto che siamo comunque in Unione europea.
Per quanto riguarda la gestione di Pescantina, senatrice, è evidente che quando una società dice di avere gestito per anni un impianto e rivendica quanto meno i costi che ha dovuto subire per una discarica ferma, sulla quale ovviamente le indagini in corso non hanno poi rilevato le inadempienze imputate alla società Daneco... Poi facendo delle prove a monte e a valle della discarica, è pressoché inconfutabile che ci sia o non ci sia la causa dell'inquinamento localizzabile, individuabile in quel sito e le indagini non hanno dato questo risultato.
Ora, è chiaro che il comune di Pescantina o chi per esso lamenti gravi inadempienze, ma sulle inadempienze che si possono verificare sulle discariche sapete che tutte le discariche devono avere una garanzia. Su questa discarica, in particolare, presso l'Istituto UniCredit sono depositati 5.600.000 euro, depositati via via da Daneco, in deposito liquido in pratica, a garanzia di eventuali finanziamenti, più le polizze, che ovviamente coprivano la gestione, o meglio post-gestione dell'impianto.
Lamentare gravi danni è legittimo per il comune di Pescantina, quanto è legittimo che Daneco in questo momento stia dicendo che è lui ad aver recato danni alla società. Siccome non è stato rilevato il rapporto causale tra i parametri rilevati e le analisi...
LAURA PUPPATO. I 5,6 milioni di coperture assicurative fideiussorie sono stati escussi, che lei sappia?
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. No, sono depositati al momento.
Pag. 8LAURA PUPPATO. Nessuno, quindi, ha fatto richiesta.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Hanno fatto richiesta, ma sono depositati, perché così dice il giudizio pendente.
LAURA PUPPATO. C'è un contenzioso.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Esattamente, c'è un contenzioso.
Tutte le garanzie che Daneco doveva fornire, all'epoca sono state fornite, ma stiamo parlando di milioni di euro. Il comune di Pescantina avrà legittime ragioni per dire che ha subìto 70, 700 o 7 miliardi di danno, poi bisognerà accertare questo danno. Al momento, l'unica cosa accertata è che non c'è un rapporto di causalità tra l'inquinamento e la discarica. Tutto il resto, comunque, è coperto da depositi e fideiussioni assicurative che la società ha rilasciato, correttamente, secondo le autorizzazioni, che prevedevano appunto queste garanzie.
PRESIDENTE. Scusi se interloquisco, ma una delle questioni che a noi ha lasciato molti dubbi era il fatto che nel contratto originario lo smaltimento del percolato era a carico del comune, cosa che ci sembrava un po’ anomala. Normalmente, chi gestisce una discarica si prende in pancia tutto, i benefìci, ma anche il costo.
Io credo che sia quello l'elemento fondamentale, cioè la quantità di percolato che viene prodotto. Bisognerà capire se il trattamento è stato eseguito in base alla norma. Quando c'è troppo percolato, come lei sa, probabilmente qualcosa non ha funzionato bene.
Avete anche su questo un contenzioso o solo sul tema inquinamento dell'area?
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Il contenzioso, ovviamente, riguarda tutta la partita col comune di Pescantina, anche se una rilettura ex post degli impegni originari sui quali l'imprenditore, che sia Daneco o qualcun altro, fa delle valutazioni, cioè ridiscutere ex post diventa un po’ complicato. Poi, corretto o non corretto, dura lex sed lex, in questo caso era il contratto che disciplinava la vicenda. Chiaramente, però, il contenzioso col comune di Pescantina riguarda questa e altre vicende in corso.
Quanto al coinvolgimento eventuale nei procedimenti che riguardano dirigenti o amministratori Daneco, non mi risulta. Sono a conoscenza del fatto, peraltro pubblico, che l'ingegner Fior ha dei procedimenti in sede sia civile sia penale in corso. Non mi risulta che ci siano dirigenti o amministratori di Daneco interessati a questa vicenda, almeno allo stato, sulla base delle mie conoscenze.
Riguardo alla questione Latina, senatrice, mi tocca su una vicenda che mi lascia un po’ perplesso. Negli anni passati, io sono stato amministratore delegato di Latina Ambiente, società miseramente fallita, ed è forse un fallimento... Con i soldi che il comune si è tenuto.
Permettetemi di spezzare una lancia su questa vicenda in due minuti, se lei permette, presidente.
Latina Ambiente, contravvenendo al mio innamoramento iniziale per la legge n. 142 del 1990, che prevedeva la società miste, il dinamismo del privato, la stabilità del pubblico, la programmazione... Tutte queste società sono miseramente fallite negli intenti o addirittura con sentenza. Questo è veramente un peccato.
Prima di tutto, gli arresti a cui si riferisce si riferiscono per quanto ne so io al dottor Francesco Saverio Colucci, non a Francesco Colucci, che è il cugino, tra i quali non c'è nessun rapporto nella proprietà, se non di parentela, ma chiaramente i parenti non si scelgono. So che c'era stato un arresto, di cui sono a conoscenza per relata refero, per sentito dire, ma gli arresti riguardavano il dottor Francesco Saverio Colucci, che nulla ha a che vedere in termini di attività col dottor Francesco Colucci.
Per quanto riguarda Latina, lascia perplessi il fallimento di Latina Ambiente. Il comune riscuote la tariffa sui rifiuti. Alla fine del 2008-2010, la riscossione della Pag. 9TARSU era stata affidata a Latina Ambiente, che sulla base di tariffe approvate dal comune godeva di salute propria e di buona salute – posso assicurarvi – ma il comune ha deciso di avocare a se stesso, sulla base di un ordinamento che probabilmente prevedeva anche questo all'epoca...
PRESIDENTE. Lo hanno fatto in tanti.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Sì, lo hanno fatto in tanti, esatto, ma c'è un problema: sic et simpliciter di questi fondi, che forse erano fondi di una società che gestiva un servizio, per strane ragioni non sono stati poi erogati alla società.
La società va in liquidazione per carenza finanziaria e, per quanto mi risulti, viene chiesto dal magistrato, con cui ovviamente c'era un'istanza di fallimento di non so quale fornitore, che il comune si dichiari debitore – prendetelo con beneficio d'inventario – di 23 milioni di euro per TARSU riscossa e non erogata al comune. Questa dichiarazione non è mai arrivata. Pare che, se avesse fatto questa dichiarazione, il comune sarebbe entrato in dissesto. Non essendo arrivata questa dichiarazione, è fallito il creditore, un caso piuttosto bizzarro, in cui fallisce il creditore e non si manda in dissesto il debitore, ma così è stato per il caso di Latina.
Posso garantirvi, per conoscenza diretta della vicenda, che fino a quando la società riscuoteva la TARSU e il comune deliberava regolarmente, mantenendo il proprio potere di indirizzo e di controllo, Latina Ambiente non aveva nessun problema. Questo succede quando il comune si sostituisce come riscossore di questa tassa e non eroga alla società quanto le è dovuto. Il caso di Latina è veramente emblematico.
Chiudo la parentesi, senatrice, perché non era questo probabilmente l'oggetto della sua richiesta, ma mi perdonerà se su questa vicenda, avendo gestito per tre anni l'azienda, ho ancora il dente avvelenato su un ingiusto fallimento del creditore anziché del debitore.
ALBERTO ZOLEZZI. Vorrei chiedere conferma. Già all'inizio, ha spiegato quali sono le attività in essere della società, ma vorrei conferma che, relativamente all'appalto di novembre 2015 vinto da Daneco Impianti sulla discarica di Mariana Mantovana, al momento non c'è più un'attività in essere. Se ho capito bene, le attività in essere sono in Calabria e in Abruzzo, quindi su Mariana Mantovana i lavori appaltati sono terminati.
Su Pescantina, giustamente, ci ha un po’ sintetizzato, ma a me risulta uno stato di condanna in primo grado: vorrei capire se ci sono evoluzioni proprio dal punto di vista giudiziario. Le risultano in corso accertamenti – parliamoci chiaro – della normativa di interdittiva sull'antimafia sulla vostra azienda? A che punto sono, eventualmente?
Sappiamo poi da notizie di stampa che ai tempi dell'esistenza di Unendo c'era stata segnalazione di finanziamenti importanti dalla politica: in questa fase, proseguono i finanziamenti, in particolare dal Partito Democratico?
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Per quanto riguarda le attività di Mariana Mantovana, confermo che sono state in parte eseguite, in parte non sono state più eseguite da Daneco Impianti, e quindi non ci sono attività in essere a favore del consorzio di Mariana Mantovana.
ALBERTO ZOLEZZI. Per motivi tecnici: per la parte rimanente, si è concordato con i restanti gestori di non portarla avanti.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Non ci sono, quindi, attività in corso operative col consorzio di Mariana Mantovana, anche se c'è la vicenda di una contrapposizione – allo stato, non è ancora un contenzioso – parte della quale è già oggetto di un giudizio. Siamo titolari di un decreto ingiuntivo per 700.000 euro, emesso dal giudice civile. Anche lì, quindi, sono altri crediti che la società dovrebbe avere, fermo il fatto che c'è una partita pendente, come dicevo. Allo stato, risultiamo creditori di quest'importo.
Pag. 10ALBERTO ZOLEZZI. Può dirci qualcosa in più? È la società che gestisce la discarica, che a me risulta essere Tea, che non vi ha pagato?
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Guardi, noi abbiamo avanzato istanza per la riscossione coattiva dei nostri crediti, per cui ci è stato concesso un decreto ingiuntivo per 700.000 euro nei confronti di Tea/Mariana Mantovana. Chiaramente, il consorzio ha inteso porre le sue motivazioni ad opponendum, e quindi siamo in attesa del provvedimento definitivo del magistrato.
Per quanto riguarda la discarica di Pescantina e la condanna di singoli dirigenti che facevano parte della società, mi riservo, non avendo conoscenza diretta di questa vicenda, di relazionare sia a lei, sia alla Commissione, sia al presidente con una relazione che produrrò in tal senso...
PRESIDENTE. Saremo noi a darlo a...
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Grazie.
Per quanto riguarda l'interdittiva antimafia, la società Daneco, per quanto mi risulta, ha richiesto di rientrare in white list ormai da qualche anno. C'è una strana situazione di limbo su questa vicenda, per cui non c'è un'interdittiva, ma non c'è neanche un inserimento in white list.
Siccome io ho una visione forse sbagliata, forse elementare della legge, o c'è un motivo di interdittiva o non c'è. Perché non ci viene detto perché non entriamo in white list? Siamo lasciati in quel limbo di indeterminazione che consente qualunque pensiero, non diciamo speculazione, ma qualunque pensiero. Qual è il motivo per il quale la società oggi, pur avendolo richiesto, non è in white list non risultando l'interdittiva? Questa è una domanda che pongo, presidente, perché non mi è chiaro.
PRESIDENTE. Ce ne sono tante di domande.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Scusi, presidente, è la Commissione che deve porre domande a me. Io non voglio fare il contrario.
ALBERTO ZOLEZZI. A lei risulta, quindi, che questa pratica è ancora attiva presso la prefettura di competenza territoriale.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Altroché se è attiva. Diciamo che, più che attiva, è in stand by, ma non capisco perché.
PRESIDENTE. Era stato chiesto dei finanziamenti ai partiti.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Sto arrivando.
Guardi, onorevole, se oggi la società dovesse dare dei finanziamenti, li darebbe ai propri dipendenti, glielo garantisco come amministratore delegato. Non darà nessun finanziamento, nella piena legittimità della vicenda... Non mi risulta ci siano finanziamenti né al Partito Democratico né ad altri partiti, ma le garantisco che, se oggi la società dovesse avere una disponibilità liquida, la darebbe ai dipendenti. Credo che abbiano un privilegio, almeno.
CHIARA BRAGA. Riagganciandomi all'ultimo giro di domande, presso quale prefettura è stata avanzata la richiesta di iscrizione nelle white list?
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Milano.
CHIARA BRAGA. Quanto alla vicenda di Pioltello Rodano, ex Sisas, lei faceva riferimento al tentativo di componimento, di accordo bonario, che, se ho capito bene, ha interessato la società e la regione Lombardia.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Esatto.
CHIARA BRAGA. Non c'è stato nessun coinvolgimento, in quella fase, del ministero? Questa è la prima domanda. Pag. 11
L'interlocuzione avviata con il ministero, di cui ci ha parlato e rispetto alla quale non ha avuto riscontri, se non in questa nota del 9 maggio, che ci ha riferito, con che soggetti è avvenuta direttamente? Lei diceva di aver sollecitato più volte con un'interlocuzione diretta con il ministero.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Mi segno sempre le domande... La prima domanda era?
CHIARA BRAGA. Sul tentativo di componimento, l'accordo bonario.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Guardi, la competenza come stazione appaltante, dopo l'avvio dei lavori dell'appalto della bonifica, che era appunto del commissario delegato per l'emergenza rifiuti di allora nominato dal competente ministero, è passata negli anni scorsi alla regione Lombardia. Non so dirle da quale anno, ma la stazione appaltante formalmente è la regione Lombardia, non più il ministero. La competenza è stata trasferita dal commissario, quindi dalla gestione emergenziale, alla gestione ordinaria, alla regione Lombardia.
Che la regione Lombardia abbia inteso avviare un percorso di bonario componimento è indicativo del fatto che non vuole avviare un contenzioso, o quantomeno non ritiene ci siano le condizioni immediate...
LAURA PUPPATO. Che era la domanda che le avevo fatto prima, perfetto.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Lascerò poi al presidente, anche due copie se può essere utile, la proposta motivata di bonario compimento presieduta dal professor Tedeschini, un'autorità in materia.
Che la regione, quantomeno nelle intenzioni, voglia definire questa vicenda non in contenzioso, mi pare ovvio nel momento in cui ha avviato un tentativo di bonario componimento, che però pare sia demandato a una volontà superiore, che è quella del Ministero dell'ambiente per il fatto che devono essere trasferiti ancora dei fondi alla regione, residuali di quell'intervento. Lì si ferma questa vicenda.
Le mie richieste di interlocuzione col ministero iniziano il 22 febbraio e si rivolgono un po’ a tutti, al presidente della regione Lombardia, al Ministro dell'ambiente, agli assessori competenti, ai direttori generali degli enti e via dicendo. Guardi, non manca nessuno nell'elenco delle persone a cui ho chiesto di definire questa vicenda. Allego anche la comunicazione che è stata inviata dall'assessore Claudia Maria Terzi, la quale ovviamente dice sostanzialmente che siamo ancora in questa vicenda.
Su questa vicenda, siccome, come ho detto, abbiamo 160 dipendenti, mi piacerebbe capire che cosa rispondere a queste persone. Se si componesse questa vicenda, avremmo delle risposte. Se non si compone, sappiamo perché non si compone.
PAOLA NUGNES. Tra le tante procedure giudiziarie, come diceva lei giustamente, ancora pendenti – ne abbiamo valutate sette veramente importanti, poi non so se manca qualcosa all'appello – ce n'è una che ho seguìto molto da vicino, quella della discarica di Sant'Arcangelo Trimonte.
Come lei prima ha affermato, al di là del giudizio ancora pendente, ci sono delle valutazioni pressoché inconfutabili. La Daneco Impianti è indagata a Sant'Arcangelo Trimonte per disastro ambientale per uno sversamento di migliaia di litri di percolato direttamente nelle falde e perché la discarica è stata costruita su una falda, su un crinale franoso e a rischio sismico.
In una prima fase, ero lì personalmente a oppormi alla discarica, perché era all'evidenza che non poteva essere costruita su quel crinale franoso. Successivamente, con la Commissione ho visto zampillare il percolato.
Mi chiedo se sia a sua conoscenza chi ha voluto la discarica in quel posto e se la Daneco abbia opposto delle considerazioni, cioè se agli atti ci sono delle considerazioni, delle valutazioni che la Daneco ha fatto a riguardo dell'inopportunità inconfutabile di costruire su quel crinale quella discarica.
Il fatto che sia ancora pendente l'interdittiva antimafia permette, però, alla Daneco Pag. 12 Impianti di essere molto presente in tutta Italia. Il fatto di non essere nella white list di Milano ha impedito qualche appalto? Nelle altre prefetture loro sono presenti in white list? Come è gestita questa cosa?
Visto che sono tante le procedure giudiziarie pendenti, lei pensa che sia per imperizia della Daneco Impianti, per una sorta di persecuzione giudiziaria o perché le norme italiane sono troppo stringenti? Lei faceva un riferimento chiaro all'estero, dove non vengono sollevati dei problemi, quindi ho intuito che forse valuta le norme italiane troppo stringenti.
Ha anche detto che attualmente la Daneco Impianti non si occupa di finanziare i partiti. Ciò significa che in passato è avvenuto? Per esempio, nel 2014, quando uno dei fratelli Colucci andò con Renzi in Cina partecipò a una cena di finanziamento. Fu quella un'occasione di finanziamento al PD o ritiene...
È una mia curiosità, perché queste sono notizie che ho appreso dai giornali. Infine, vorrei sapere se la Daneco Impianti ha anche interessi per quanto riguarda gli appalti per lo smaltimento delle ecoballe di Villaricca e altri siti, per il trasporto e lo smaltimento intraregionale o transfrontaliero, nello specifico in Portogallo, a Setubal.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Come ho detto, io non ho conoscenza diretta, per il periodo molto limitato di mia assunzione della carica di amministratore delegato, delle vicende che riguardano Sant'Arcangelo.
Nell'esercizio della mia funzione, però, mi risulta che Daneco Impianti sia creditrice di 12 milioni di euro col consorzio locale Sante. Il consorzio Sante è in liquidazione o, se non sbaglio, addirittura in concordato, quindi c'è ancora un credito. Non conosco...
PAOLA NUGNES. Il processo è ancora in corso, quindi...
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Non so se ci sono osservazioni tecniche e non conosco i motivi per cui si decise di allocare in quel sito quella discarica. Non so nemmeno se agli atti risulta che ci siano prese di posizione della Daneco riguardo all'opportunità o inopportunità di realizzare quell'impianto in quel sito.
C'è sicuramente ancora oggi, però, una situazione pendente dal punto di vista economico con un consorzio locale, che si chiama Sante, da cui la Daneco risulta ancora creditrice di 12 milioni di euro per quella vicenda.
Questo non vuol dire ovviamente che il credito compensi l'eventuale danno ambientale. Sto dicendo che ci sono situazioni pendenti dove, al di là di questi fatti ambientali che lei mi ha posto e su cui non posso rispondere, perché non ne ho conoscenza diretta – ma mi documenterò – su questa vicenda, c'è anche in questo caso una situazione di notevoli crediti che la Daneco doveva riscuotere da questi enti e che poi non ha riscosso.
Credo che la persecuzione sia un reato. Trovo un po’ singolare che un operatore che da decenni opera sul territorio possa essere accusato di un'imperizia. Io non credo che la Daneco Impianti, storica azienda a livello nazionale, possa essere accusata di imperizia su queste vicende.
La persecuzione è un «reato» molto tra virgolette. Tuttavia, lei mi spiegherà (se mi permette di fare una domanda) come mai in questo Paese gli operatori privati alla fine sono – l'ha detto lei – «perseguitati» ovunque vanno. Possibile che siano tutti incapaci, non in grado di gestire un impianto ambientale e via dicendo? Mi sembra bizzarro.
Io non so se la normativa italiana sia corretta o non corretta. Sta al Parlamento italiano, non a me, giudicare le leggi. Tuttavia, non posso essere accusato di imperizia, come lei ha detto, e men che meno di persecuzione.
Rilevo un fatto, però: è ben strano che gli imprenditori italiani spesso si trovano ad affrontare situazioni emergenziali, intervengono e poi impattano in una marea di problemi giudiziari, che sicuramente avranno le loro ragioni (quantomeno nella Pag. 13fase istruttoria, poi il giudizio un'altra cosa), però su queste vicende a volte la dimensione dei procedimenti sorprende.
PRESIDENTE. No, dica questa cosa dei Colucci. Rispondiamo a questa e dopo...
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Per quanto riguarda la vicenda ecoballe, onorevole, non volevo essere né maleducato...
PRESIDENTE. Sia le ecoballe sia questa questione del fratello di Colucci.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Le posso garantire che il dottor Francesco Colucci e Daneco non hanno mai partecipato che mi risulti né a cene né a pranzi all'estero, men che meno in Cina.
PAOLA NUGNES. Ho fatto un errore dialettico: l'ha accompagnato in Cina, però la cena era un'altra...
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Comunque era il dottor Pietro Colucci, semmai. Non c'entra niente con Francesco Colucci.
PRESIDENTE. Non c'entra niente. È l'altro fratello.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Sulle ecoballe non c'è nessun interessamento, e questo lo posso garantire perché in qualità di amministratore delegato lo so bene.
PAOLA NUGNES. Mi conferma che neanche in passato la Colucci impianti si è interessata a dare finanziamenti a qualche partito politico?
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. L'ho già detto.
PRESIDENTE. L'ha già detto e lo ha rispiegato a lei, senatrice: non è la Daneco, è Pietro Colucci, che è il fratello, società Kinexia. Non c'entra niente con Francesco Colucci, che è un altro gestore.
PAOLA NUGNES. Ha detto «attualmente», quindi io presuppongo che in passato fosse diverso.
PRESIDENTE. Sono polemiche inutili.
LAURA PUPPATO. La domanda integrativa vuole essere questa. In questo periodo, con tutta questa serie di contenziosi o comunque di crisi nell'ottenere il pagamento dei lavori effettuati, voi avete anche venduto impianti, ceduto impianti, ottenuto finanziamenti determinati dalla vendita o dalla cessione?
Ho letto un po’ l'audizione del 2012, sempre relativa all'impianto in Lombardia, e anche allora si paventavano 10 milioni di euro di credito nei confronti dell'appaltante. Sono 10 milioni in tutto? Questi 10 milioni di euro sono l'importo che vi doveva da sempre e non vi ha mai dato o è una quota di quell'importo? Voi in quell'impianto quanto avete incassato e quanto, invece, dovreste incassare stante i vostri conti?
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Attualmente, da quando sono in carica io, non abbiamo venduto né ceduto nulla. Mi riferisco agli ultimi sei mesi. Nell'ultimo periodo, dal 2014 in avanti, di cui ho una migliore conoscenza, più che altro perché ho visto qualche atto, non mi risulta ci siano state cessioni di impianti. Le dico che sicuramente da sei mesi a questa parte non ce ne sono state, perché altrimenti sarei attore principale di questa vicenda.
Per quanto riguarda questa pretesa, io nel 2011 ovviamente non ero in Daneco e non conosco le dichiarazioni rese da chi mi ha preceduto. Questa pretesa di 10 milioni di euro oggi, però, trova dimostrazione in un lodo, anche se è assolutamente improprio parlare di lodo, perché non c'è un collegio, ma è una proposta della commissione di bonario componimento. Chiamiamolo per intenderci «lodo», perché c'erano le due parti, ovviamente con un presidente Pag. 14 terzo rispetto a questa vicenda. Ribadisco che il termine «lodo» è improprio, ma lo uso solo per facilità.
Questo lodo riconosce che, sulla base degli atti, dei documenti e della contabilità dei lavori, spettano a Daneco 10 milioni di euro. Chiaramente siamo nell'ambito di un tentativo di bonario componimento, quindi è una proposta di una commissione che è costituita dalle parti opposte con la presidenza di un terzo che dice: «Sì, in effetti, c'è un credito di 10 milioni di euro».
PRESIDENTE. Mi pare che la senatrice chiedesse anche complessivamente qual era il business della faccenda.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Sì, l'appalto fu aggiudicato per 35,8 milioni, se non ricordo male, alla fine del 2010. Importo netto per lavori: 38,898 milioni. L'importo complessivamente liquidato, a seguito di due perizie di variante e di approvazione nuovi prezzi, fu di 41,461 milioni. Sono atti che poi lascerò in Commissione.
Furono presentate sette riserve su questa vicenda, per le quali – lo ribadisco – solo su due la Commissione si è espressa, riconoscendo 7,257 milioni di euro per maggiori lavori, oltre agli interessi moratori e, quindi, arriviamo a circa 10 milioni di euro. Gli interessi moratori partono dal 2013.
STEFANO VIGNAROLI. Mi risulta che avete fondato in compartecipazione la società Ancitel energia e ambiente, ovvero la banca dati che gestisce l'accordo tra ANCI e CONAI, e che siete stati soci per un periodo limitato di tempo. Vorrei sapere il perché di questa mossa finanziaria.
Di Latina ambiente avete parlato. Vorrei conoscere la situazione in particolare di Ecoambiente a Borgo Montello. Mi risulta che ci sono anche indagini per frode in pubbliche forniture con ombra di subappalti al clan dei casalesi. In particolare vorrei conoscere i rapporti della vostra società con le società di Cerroni.
Per ciò che concerne Calabria Ecoinerti, che è una controllata della Daneco, mi risulta che c'è un processo per una discarica di speciali, per cui avete ottenuto delle autorizzazioni falsificando i documenti tecnici.
In Puglia, la discarica di San Nicola La Guardia (Andria) è bloccata per un problema ambientale e poi c'è anche un problema di dare-avere di soldi con il comune. Vorrei sapere se lì proponete un nuovo impianto.
Infine, non ho ben capito una cosa: se voi non avete mai avuto la white list, quindi state in questo limbo, come avete fatto a ottenere tutti questi appalti? Non è ben chiaro.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Vado nell'ordine. Sulla questione ANCI-CONAI, non sono a conoscenza dell'inserimento in questa banca dati ANCI-CONAI, ma presumo che fosse solo per avere delle informazioni on line su ogni vicenda. Non so risponderle in dettaglio sul motivo per cui ci fu questa vicenda.
Per quanto riguarda la vicenda Ecoambiente, non mi risulta ci siano coinvolgimenti – ci mancherebbe – con il clan dei casalesi o altri. Anche lì ci sono delle indagini in corso, per cui non so darle una spiegazione oltre a dirle questo.
Per quanto riguarda il gruppo Cerroni, l'avvocato Cerroni è uno dei grandi operatori nazionali del nostro settore, quindi è evidente che tra gli operatori nazionali ci siano dei contatti. Allo stato non mi risulta ci siano, però, cointeressenze economiche tra il gruppo Cerroni e il nostro gruppo, se non su Viterbo ambiente, che è una società compartecipata tra il gruppo Cerroni e il gruppo Daneco, ed Ecoambiente. In queste due società c'è un cointeressamento tra il gruppo Cerroni e il gruppo Daneco, altre non mi risultano.
Sulla falsificazione non le so rispondere. Dubito che Daneco in passato – fatemelo dire come opinione personale – abbia falsificato qualcosa, perché un operatore nazionale in genere è molto attento, però prendetela solo come un'opinione assolutamente personale, perché non ho elementi per rispondere alla sua domanda. Pag. 15
Per quanto riguarda Andria, c'è un'autorizzazione integrata ambientale (AIA) a favore di Daneco e ci sono delle partite pendenti, come ha detto lei, con il comune. C'è in atto una verifica sui valori effettivi delle fideiussioni che sono da rendere a favore del comune dalla regione, quindi c'è un percorso di confronto riguardo a questa vicenda con la regione Puglia, la quale ha inteso revocare in parte quell'AIA proprio per un problema di fideiussione. Noi non conveniamo sugli importi che attualmente la regione sta richiedendo, perché li riteniamo impropri.
PAOLA NUGNES. Lei adesso ha ripetuto che un'impresa di rilevanza internazionale sicuramente non si trova a fare dei falsi, così come prima ha affermato che non può valutarsi l'imperizia per un'impresa di questo tipo.
Io allora le ribatto: visto che dalla magistratura viene contestato l'ovvio e che lei mi dice che non c'è stata nessuna annotazione, almeno a suo giudizio – se, invece, ne troverà la prego di farcelo sapere – dato che l'opposizione che fu fatta per la realizzazione della discarica a Sant'Arcangelo Trimonte fu basata sulle stesse motivazioni che adesso sono nella contestazione della magistratura, se non è stata imperizia per la Daneco, qual è stata la valutazione? Io valuto che sia stata imperizia. Nel suo giudizio, qual è stata la valutazione?
PRESIDENTE. Senatrice, faccia la domanda.
PAOLA NUGNES. La domanda è questa: se non è stata imperizia, cos'è stato?
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Io credo che sia noto in quale situazione di difficoltà la regione Campania si trova da parecchi anni per lo smaltimento rifiuti.
Io ho già detto che non so rispondere alla sua domanda, non perché non voglia, ma perché non ho conoscenza di questi fatti, e che mi riservo ovviamente di dare al presidente questa informativa.
Ho personalmente espresso questo giudizio: è abbastanza improbabile che un'impresa di livello nazionale che realizza dappertutto questi impianti si trovi poi a commettere errori marchiani. Tuttavia, le ripeto che è un'opinione personale. C'è un'indagine in corso.
Dagli atti contabili (visto che io mi trovo tutti i mesi a dover fare i conti con il day by day) mi trovo un credito di 12 milioni che allo stato è lì. Questo non vuol dire che io abbia titolo ad avere questi soldi, che mi servono per pagare dipendenti, fornitori e quant'altro, se ci sono state delle omissioni o delle inadempienze. Certamente è un fatto, però.
Da un lato ci sono questi fatti sui quali mi riservo di dare una risposta a lei per tramite del presidente, dall'altro lato ci sono situazioni, però, che sono irrisolte anche a favore della società.
PRESIDENTE. Noi la ringraziamo. Quello che le chiediamo davvero è di avere un quadro generale delle situazioni. Giustamente lei risponde come amministratore delegato della sua azienda ed è giusto che la difenda in tutte le parti e situazioni immaginabili e possibili, però ci interessa capire il quadro generale di tutti i procedimenti in atto.
Peraltro, magari faremo qualche valutazione anche rispetto a questo ragionamento su privati e non privati, però per fare le valutazioni opportune ovviamente abbiamo la necessità di avere il quadro conoscitivo più corretto possibile.
Ci lasciamo con questa richiesta, che poi le verrà formalizzata, di avere il prospetto delle situazioni aperte e dei luoghi dove avete contenziosi in atto, perché ci serve per avere un quadro conoscitivo migliore e anche per esprimerci eventualmente in maniera più corretta rispetto a una serie di temi.
GIUSEPPE CARONNA, Amministratore delegato di Daneco Impianti. Presidente, quanto prima le farò avere questo documento, confermandole che io sono a disposizione sua e della Commissione per qualunque ulteriore chiarimento. Grazie a tutti.
Pag. 16PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.
Audizione di rappresentanti di ENI.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti di ENI, che ringrazio della presenza. Sono presenti: Carlo Vito Russo, direttore central and south Europe region, executive vice president – ENI; Luigi Ciarrocchi, responsabile progetti speciali Italia, senior vice president – ENI; Vincenzo Maria Larocca, amministratore delegato – Syndial; Guido Bonfedi, responsabile innovazione tecnologica e ingegneria ambientale – Syndial; Giovanni Milani, direttore health, safety, environment & quality executive vice president – ENI; Manfredi Giusto, senior vice president coordinamento attività Italia e Adriatico – ENI; Mario Maspero, vice president assistenza legale penale – ENI; Emanuela Gallo, vice president assistenza legale HSE, upstream Italia, Syndial e sostenibilità – ENI.
L'audizione odierna rientra nell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla regione Basilicata, con particolare riguardo alle questioni ambientali connesse alla prospezione, produzione e trasporto di idrocarburi in Basilicata, nell'ambito del quale la Commissione ha svolto nella regione due missioni, dal 19 al 22 aprile 2016 e dal 6 all'8 settembre 2016, effettuando una serie di audizioni e sopralluoghi, nonché approvando, da ultimo, nella seduta del 20 febbraio 2017, una relazione (Doc. XXIII, n. 25).
Peraltro, vorremmo fare una presentazione di questa relazione, a cui ovviamente sarete invitati, alla fiera RemTech, che si svolgerà a Ferrara il 22 settembre 2017. Vi faremo avere l'invito formale. Sarà l'occasione per presentarla in un contesto che si occupa di bonifiche, perché su quello noi c'eravamo di fatto attivati.
Ricordo che la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
Visto l'incidente che si è determinato recentemente nel Centro olio Val d'Agri ci interessa capire che cosa è successo e che cosa state facendo per intervenire eventualmente sulla situazione che si è determinata. Mi riferisco agli sversamenti che sono stati segnalati, che hanno fatto anche interrompere l'attività da parte della regione Basilicata.
Cedo, dunque, la parola al dottor Russo per lo svolgimento di una relazione introduttiva, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari.
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Ringrazio il presidente e tutti i componenti della Commissione. Abbiamo preparato una presentazione abbastanza breve per raccontare cos'è accaduto dal momento in cui il 3 febbraio ci è stato notificato da parte dei NOE il ritrovamento di un pozzetto situato al confine del Centro olio Val d'Agri (COVA) da dove defluiva acqua con presenza di idrocarburi.
Commento un attimo l'agenda e gli argomenti che vi presenteremo. C'è una breve descrizione delle cronologie e degli eventi. In seguito vi racconteremo come abbiamo fatto per mettere in sicurezza i siti interessati dalla contaminazione, il piano di caratterizzazione che abbiamo presentato successivamente alle azioni di messa in sicurezza di emergenza e le attività che stiamo svolgendo per poter ottemperare alla delibera della regione Basilicata del 15 aprile scorso e consentirci di riavviare le attività del Centro olio.
Tali attività riguardano ispezioni e controlli su tutte le reti interrate, le reti di raccolta all'interno del Centro olio e ovviamente Pag. 17 soprattutto i serbatoi di stoccaggio, uno dei quali è stato la causa della perdita.
Qui abbiamo rappresentato in maniera molto sintetica alcuni elementi che consentiranno di capire la dinamica degli eventi e quali sono i punti su cui concentrarsi per comprendere cosa è successo effettivamente.
In alto a destra, nel rettangolo racchiuso con una linea verde, abbiamo rappresentato il Centro olio. Tutto questo è il Centro olio, che si trova nella zona industriale di Viggiano, mentre in questo rettangolo ombreggiato di giallo, dove ci sono queste lettere (A, B, C, D) sono rappresentati i serbatoi di stoccaggio A, B, C e D.
La linea che abbiamo rappresentato fuori dal Centro olio in blu fa parte di un sistema di drenaggi delle acque meteoriche preesistente alla costruzione del Centro olio. Oltre a questo ce ne sono altri, anche a est del Centro olio. Questi canali, che poi sono stati risistemati col tempo, in alcuni tratti predisponendo delle condotte di raccolta, sono in realtà delle tubazioni in cemento aperte nella parte alta che servivano a raccogliere le acque meteoriche e a convogliarle verso il fiume.
La linea rossa parallela al Centro olio rappresenta un'asta fognaria del Consorzio ASI, un impianto per il trattamento delle acque industriali della zona industriale di Viggiano. Queste due condotte si intersecano a un certo punto a quote differenti. Questo ci serve per capire la dinamica di che cosa è successo.
Alla fine di questa condotta, lì dove abbiamo scritto «strada statale 598 e fine dreno», c'è la terminazione di quel canale per la raccolta delle acque meteoriche. Questi sono gli elementi.
Provo sinteticamente a spiegare cos'è successo e poi vedremo un po’ nel dettaglio cosa abbiamo fatto in funzione di questa dinamica che ci siamo ricostruiti inizialmente, avendo a disposizione questi elementi.
Dopo un po’ di giorni, avendo fatto dei sondaggi selettivi, appena ci hanno comunicato il problema del pozzetto, le prime azioni che abbiamo fatto quali sono state? In primo luogo, ci siamo accertati che l'impianto, cioè il processo dove trattiamo l'olio e il gas, non avesse problemi, ossia che la fonte del problema non fosse nessuna delle componenti dell'impianto: condotte che trasportano olio o gas, serbatoi, separatori eccetera.
Una volta accertato questo, naturalmente abbiamo cominciato a investigare la principale potenziale fonte della perdita, che sono i quattro serbatoi di stoccaggio in alto. In seguito l'ingegnere Giusto ce li descriverà nel dettaglio.
A quel punto abbiamo fatto dei sondaggi selettivi intorno ai serbatoi per capire da dove potesse venire la perdita. Accertato che l'impianto e il processo fossero a posto, abbiamo concentrato l'attenzione subito, nei primi due o tre giorni, su quei serbatoi e abbiamo potuto stabilire che effettivamente la perdita poteva venire dal serbatoio A o dal serbatoio D.
Precauzionalmente il serbatoio D era già fermo, perché si stavano svolgendo i lavori di realizzazione dei doppifondi. Quanto all'A, lo abbiamo messo fuori esercizio in maniera precauzionale. Vedremo dopo che l'A, invece, non aveva nessun problema.
A quel punto, accertatoci che l'impianto era a posto, ovviamente abbiamo cominciato a mettere in atto le attività di messa in sicurezza. Abbiamo, cioè, costituito una barriera subito dopo.
Quel cerchio rappresenta il punto dove i NOE hanno individuato il pozzetto con acqua contaminata da idrocarburi. Noi siamo andati giù oltre la strada che costeggia il Centro olio, abbiamo individuato un secondo pozzetto, perché il primo era sequestrato, e lì abbiamo costituito una prima barriera. Abbiamo messo delle pompe con l'autobotte a tirare l'acqua che scorreva da quell'impianto.
Qual è stato il meccanismo? Il serbatoio D – ora possiamo dire che è la fonte – ha cominciato a perdere. Il prodotto è andato a interessare il terreno sottostante il Centro olio è lì rimasto fino a quando le escursioni delle acque superficiali, funzione della piovosità, non hanno sollevato il livello delle acque superficiali stesse e hanno cominciato a lavare il prodotto che veniva giù del Pag. 18serbatoio. Quel dreno ha veicolato quasi immediatamente l'acqua contaminata nell'impianto ASI, che poi effettivamente si è accorto del problema. Questo è il meccanismo, che poi magari l'ingegner Bonfedi spiegherà in maniera più dettagliata.
Tenendo presente questa figura, andiamo alla prossima, dove abbiamo rappresentato la cronologia e la sequenza. Il primo evento ha luogo il 3 febbraio: i NOE su segnalazione dell'ASI del problema riscontrato nell'impianto hanno cominciato a capire da dove venisse questa contaminazione e hanno trovato il pozzetto di cui si diceva prima.
L'hanno sequestrato e hanno incaricato ENI di provvedere alla messa in sicurezza. In quel momento, benché la vicinanza del pozzetto al Centro olio ovviamente lasciava intendere che il problema era nel Centro olio, ci ha solamente affidato.
Dopodiché, abbiamo adottato una barriera nel secondo pozzetto a valle della strada che fiancheggia e il giorno dopo abbiamo fatto uno scavo all'interno del Centro olio, al di là del muro di cinta, in corrispondenza del pozzetto e abbiamo trovato effettivamente il terreno contaminato di acqua e olio. Il 7 febbraio abbiamo fatto la prima notifica ai sensi della legge n. 152 e abbiamo avviato la messa in sicurezza di emergenza.
Nei termini di legge, dopo il 6 marzo abbiamo prestato il piano di caratterizzazione, che è stato discusso il 28 marzo in sede di conferenza dei servizi e poi approvato in quella successiva il 9 maggio. Il piano di caratterizzazione adesso passerà alla ratifica della regione per poi essere implementato. Naturalmente fra le due conferenze di servizi c'è tutta una serie di integrazioni richieste dalla regione che abbiamo puntualmente recepito e inserito nel piano di caratterizzazione definitivo.
A questo punto, se non ci sono domande o se vogliamo rimandarle alla fine, l'ingegner Bonfedi descriverà esattamente in cosa è consistita la messa in sicurezza di emergenza con un po’ di dettagli.
GUIDO BONFEDI, Responsabile innovazione tecnologica e ingegneria ambientale – Syndial. Innanzitutto faccio una breve premessa per definire gli elementi che sono stati alla base della messa in sicurezza di emergenza che abbiamo svolto come Syndial, che è la società che è stata individuata da ENI per svolgere questa attività.
In primo luogo abbiamo verificato quali erano gli interventi idonei per il contenimento dell'evento. In secondo luogo, attraverso una valutazione e attraverso l'esecuzione di sondaggi e caratterizzazioni – poi vedremo nel dettaglio nelle varie aree come sono stati eseguiti – siamo andati a supportare ENI per la verifica dell'origine della perdita.
In seguito, attraverso tutta una serie di verifiche sul campo, abbiamo messo le basi per comprendere qual è il modello concettuale e idrogeologico dell'area, per consentire di mettere in atto degli interventi che fossero il più corretti possibile. Un altro elemento importante è che abbiamo identificato l'estensione areale dell'area della contaminazione.
Andiamo avanti nella presentazione. Riprendo un secondo la slide precedente per mettere a fuoco le due aree sulle quali abbiamo agito sostanzialmente in contemporanea. In primissima battuta siamo andati a intervenire sull'area interna, ma quasi immediatamente in maniera successiva siamo andati a intervenire sull'area azzurra che vedete, che è l'area esterna. Queste due aree seguono il percorso del dreno di cui l'ingegner Russo prima vi diceva.
Andiamo a vedere nel dettaglio quali sono gli interventi che sono stati eseguiti in quest'area. In otto giorni abbiamo eseguito queste attività. Vi do giusto due ragguagli per interpretare le slide. Questa è una cartina che individua la serie di piezometri che sono stati eseguiti. Questo che vedete è il confine del Centro oli. Questa è l'area che dicevamo prima di primissimo intervento. Sono stati realizzati una serie di piezometri. Un piezometro non è altro che un sondaggio che viene attrezzato per poter consentire anche l'emungimento dell'acqua e del prodotto. Sono stati eseguiti anche una serie di carotaggi, che sono andati a identificare la consistenza e le caratteristiche del terreno. I carotaggi dove si è vista Pag. 19la presenza di acqua superficiale sono stati attrezzati a piezometro.
Nel complesso nella prima fase e fino a oggi stati realizzati 44 sondaggi e ne abbiamo completati a piezometro 42. Vedremo in una slide successiva quali di questi sono stati attrezzati per l'emungimento in continuo.
Di questi, tredici sondaggi che sono risultati da un'analisi con presenza di surnatante sono stati equipaggiati con uno skimmer attivo. Uno skimmer attivo è un'apparecchiatura che permette di separare immediatamente l'olio dall'acqua.
Inoltre, oltre al primo pozzo per l'aggottamento del surnatante, che è stato realizzato immediatamente dopo il rinvenimento dell'acqua contaminata da prodotto surnatante, abbiamo realizzato una barriera di otto pozzi di grande diametro nel perimetro sud del COVA.
Cito altri due dati per capire le attività che abbiamo svolto in questo periodo di tempo, che poi magari analizzeremo più nel dettaglio. Dal 3 febbraio a oggi abbiamo realizzato circa 1.500 analisi per determinare quello che dicevo prima, cioè l'estensione dell'area, la tipologia dell'intervento e la contaminazione, e per darci il quadro più approfondito possibile per avere i migliori elementi per valutare l'attività.
Anche nell'area esterna al COVA, che è quella rappresentata nella cartina in azzurro, ci siamo attivati appena abbiamo avuto l'evidenza che ci potesse essere del prodotto fuori dal confine del COVA. Sono stati messi immediatamente in attività anche altri interventi. Quali sono? Abbiamo realizzato 102 sondaggi, di cui 78 completati a piezometro e 24 solo sondaggi, perché non c'era acqua superficiale, per cui non aveva senso il completamento a piezometro. Di questi, otto piezometri con presenza di surnatante sono stati equipaggiati con skimmer attivi in una prima fase e oggi con pompe total fluid.
Le 1.500 analisi che dicevo prima comprendono sia la parte interna che la parte esterna del COVA. Questi interventi, vista la magnitudo e, quindi, il numero di analisi superiore e visto anche che si era in aree esterne, hanno richiesto una tempistica più o meno di una ventina di giorni, comunque sempre molto ristretta, ma un po’ più elevata rispetto a quella precedente.
Poc'anzi parlavo di emungimenti. Per darvi un'indicazione delle attività che sono state eseguite e che sono tuttora in atto, prendendo sempre a riferimento il perimetro del COVA, la barriera pozzi che indicavo prima, ossia gli otto pozzi di grande diametro, sono questo rettangolo giallo al perimetro sud del COVA. Questi pozzi sono tutti realizzati e sono in emungimento. In questo momento stanno emungendo circa 12 metri cubi/ora.
All'interno del Centro oli, oltre a questi pozzi, abbiamo adesso in emungimento 31 piezometri, con una portata complessiva di 3 metri cubi/ora.
Oltre a questa barriera, abbiamo realizzato, scendendo dal perimetro e andando verso sud, un'altra barriera localizzata in area GDM (questa che vedete in verde), un'altra in area Danella e un'ulteriore barriera, sempre più a sud, in area Cuozzo. Queste tre barriere in questo momento sono in emungimento e hanno una potenzialità di 3 metri cubi/ora.
Oltre a queste barriere sono presenti su tutta l'area esterna 48 piezometri che in questo momento stanno emungendo con una portata complessiva di 7 metri cubi/ora.
Inoltre, abbiamo già realizzato e posizionato un impianto di trattamento alla fine del dreno, la statale 598 di cui parlavamo prima. Questo è un impianto che è presente in sito, per il quale abbiamo avuto già una conferenza di servizi e siamo in attesa di avere l'ok per poter procedere con una serie di prove per andare a trattamento con questo impianto.
Perché dico questo? In questo momento tutte queste attività che stiamo portando avanti vengono gestite attraverso un sistema di trasporto e smaltimento verso impianti esterni. L'idea, in linea con quello che si fa abitualmente, anche per garantire il minore impatto possibile sui luoghi e sulla viabilità locale, è quella di inserire degli impianti mobili di trattamento, per esempio sicuramente uno a cui far andare le acque delle tre barriere esterne e un Pag. 20altro all'interno del COVA per l'invio delle acque della barriera pozzi da uno a otto, per una potenzialità complessiva intorno ai 30-35 metri cubi/ora.
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Vorrei fare una precisazione. In questo momento, grazie a quelle quattro barriere che si sono realizzate, al di là del fine dreno, quindi oltre la strada 598, non c'è acqua con presenza di contaminazione che sfugga. Praticamente è tutto barrato in quell'area che lui ha descritto come «fine dreno zona».
PRESIDENTE. Con il sistema che avete messo in atto siete già in grado di dire che all'esterno della...
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Gli otto pozzi di grosso diametro che sono allineati sul confine in alto del Centro olio servono effettivamente da barriera idraulica. Non c'è quantità di prodotto che attualmente si trova sotto al Centro olio che possa andare oltre il Centro olio stesso.
Le altre barriere effettivamente servono a barrare quella contaminazione che anche in questo periodo in caso di piogge eccessive potrebbe sfuggire o a lavare quelle piccole aree, che poi vi farà vedere, che sono già state interessate da prodotto e, quindi, farle andare giù verso valle. Al momento le barriere stanno funzionando.
PAOLA NUGNES. Ne sono state realizzate due come da prescrizione della regione?
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. No, ne abbiamo fatte quattro. La prescrizione comprendeva quelle esistenti e le altre due che ci hanno... Comunque, adesso sono quattro e sono esattamente...
Quello che volevo dire, anche per dare rassicurazioni, è che oggi a valle del fine dreno non c'è acqua contenente contaminante che passi. La tiriamo via tutta in queste quattro barriere.
GUIDO BONFEDI, Responsabile innovazione tecnologica e ingegneria ambientale – Syndial. Ritorno un secondo sul discorso legato alle quantità che stiamo emungendo in questo momento per darvi anche una quantificazione dal punto di vista dei numeri di camion e di autobotti che in questo momento stiamo movimentando. Noi abbiamo mediamente con queste portate circa 45-50 autobotti necessarie per riuscire a gestire queste acque.
Questa è una slide che vuole rendere conto dell'evoluzione è che c'è stata del surnatante dall'inizio dell'attività a oggi (in realtà, poco dopo l'inizio perché questa cartina è stata fatta il 18 aprile).
Che cosa si rappresenta in questa slide? L'area gialla che noi vediamo è l'area che è stata identificata in prima battuta come area nei cui piezometri era stata rilevata una presenza di surnatante. Tutti i piezometri che erano stati identificati in quest'area avevano una presenza di surnatante.
L'area rigata celeste che si sovrappone, invece, è la stessa identica rilevazione ma fatta il 17 maggio. Ha evidenziato che abbiamo una riduzione dell'estensione dell'area del surnatante. Inoltre, la misurazione piezometrica viene fatta, non solo identificando se c'è o non c'è, ma anche l'eventuale spessore.
Vediamo che c'è una riduzione dell'area, ma anche lo spessore si sta notevolmente riducendo. Questo testimonia che l'azione che abbiamo messo in atto per quanto riguarda l'emungimento con le barriere, gli emungimenti, i piezometri e le barriere pozzi sicuramente è efficace. Inoltre, non abbiamo una ricarica. Questo significa che non c'è una fonte attiva di contaminazione.
Per quanto riguarda il prodotto che abbiamo recuperato al 15 maggio, fatto sempre verificando i formulari di rifiuto smaltito con la percentuale da analisi, si è identificato che al 15 maggio abbiamo recuperato 240 tonnellate di surnatante.
Facendo seguito a quello che diceva l'ingegner Russo prima, in questa slide abbiamo voluto rappresentare le analisi che vengono fatte, non solamente al COVA e Pag. 21nell'area esterna del COVA, ma anche in tutti i possibili recettori a valle.
Dall'inizio dell'attività a oggi abbiamo fatto circa 370 analisi su tutti i corpi superficiali, quelli che vedete identificati con un numerino: fiumi, acque sul Pertusillo. In particolar modo, queste venivano effettuate fino ai primi di marzo con una frequenza settimanale e dopo i primi di marzo con una frequenza bisettimanale. Sui punti, invece, immediatamente a valle del fine dreno, ossia del limite dell'area industriale, vengono fatte con frequenza giornaliera.
Tutte le analisi che abbiamo fatto ci dicono che per quanto riguarda le acque superficiali non abbiamo tracce di contaminazione di solventi organici aromatici.
Faccio un focus sul piano di caratterizzazione cui accennavamo prima. Abbiamo presentato un piano di caratterizzazione, che è stato discusso in sede di conferenza di servizi. L'ultima revisione, che abbiamo proposto appunto l'11 di aprile, è stata approvata il 9 maggio nella conferenza di servizi decisoria. Stiamo aspettando la delibera per poter partire con le attività.
Che cosa prevede questo piano di caratterizzazione? Il piano di caratterizzazione prevede sostanzialmente quello che vedete nella griglia presentata. Questa griglia analizza le caratteristiche dal punto di vista idrochimico dei punti analizzati e, per quanto riguarda il percorso che abbiamo visto prima del dreno, che si vede poco ed è rappresentato da questa linea, le aree verso sud e verso ovest e le aree verso est.
Per indicare dei numeri: sono stati fatti 45 sondaggi interni e 101 sondaggi esterni e realizzati 58 piezometri e, oltre a questi, altri dieci piezometri profondi, per un totale di circa 150 punti da perforare.
Questo è un piano di caratterizzazione che recepisce le indicazioni, le prescrizioni e le integrazioni fatte dagli enti competenti e che, in sede di delibera, recepirà le eventuali ulteriori prescrizioni che si faranno.
Vorrei parlare della tempistica, giusto per dare qualche dato e anche perché questo mi dà la possibilità di ritornare su un argomento che forse non avevo ben identificato prima.
La prima attività è stata la chiusura a fine dreno. Sostanzialmente, per il dreno in fondo all'area industriale, dal 15 aprile abbiamo aggottato e continuiamo ad aggottare tutte le quantità in uscita dal dreno, quindi, indipendentemente dal fatto che in questo momento si possa o non si possa utilizzare un impianto, stiamo aggottando queste acque e le stiamo portando allo smaltimento esterno.
La barriera, come abbiamo detto, è realizzata e conclusa: sostanzialmente, l'abbiamo messa in esercizio ieri. Dobbiamo predisporre una relazione finale dell'attività di MISE. Entro fine maggio dobbiamo raccogliere gli ultimi dati e la possiamo concludere. Per l'approvazione del piano di caratterizzazione prevediamo appunto entro il corrente mese la delibera. Il piano di caratterizzazione prevede una tempistica di circa sette o otto mesi, ma vorremmo ridurla per quanto possibile, in modo da arrivare entro fine anno a chiudere il piano di caratterizzazione e a presentare il documento finale di caratterizzazione. A seguire, ci saranno tutte le varie attività previste dall'iter usuale di bonifica.
È chiaro altresì che, indipendentemente dall'iter di bonifica, le attività in questo momento in essere, quindi gli aggottamenti, le barriere idrauliche e gli emungimenti, vanno comunque avanti, indipendentemente dalla realizzazione o meno del piano di caratterizzazione.
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Adesso, illustriamo l'ultima parte della presentazione, che è relativa a tutte le attività di ispezione, di controllo e monitoraggio che la regione ha inserito nella delibera del 15 aprile e che sono propedeutiche a un eventuale riavvio dell'attività del Centro oli.
L'ingegner Giusto, che immagino conosciate perché era con noi anche l'anno scorso, illustrerà queste attività e poi avremmo concluso.
MANFREDI GIUSTO, Senior vice president coordinamento attività Italia e Adriatico – ENI. Come diceva l'ingegner Russo, ripercorriamo le attività che abbiamo incluso Pag. 22 nel piano di ispezione e controllo presentato già alla regione Basilicata.
Ripartiamo velocemente da due slide. Sarò breve non solo perché molti di voi hanno già visitato il Centro oli, ma anche perché abbiamo già discusso dell'impiantistica di questo Centro.
Ricordo che il Centro raccoglie tutta la produzione di idrocarburi che deriva dai pozzi distribuiti nella Val d'Agri. Il processo principale che facciamo è quello di una separazione fisica: praticamente separiamo l'olio dal gas e dall'acqua.
Tutto ciò viene realizzato attraverso una serie di unità d'impianto, che velocemente abbiamo elencato in questa slide: il trattamento dell'olio; lo stoccaggio dell'olio che avviene in questi quattro serbatoi da 20.000 metri cubi cadauno; la spedizione dell'olio, che viene spedito ricordo tramite un oleodotto alla raffineria di Taranto; la compressione del gas, che viene immesso nella rete della Snam; il trattamento del gas prima della compressione; il recupero dello zolfo; la spedizione del gas, intesa come invio alla Snam; una linea di trattamento che è dedicata ai condensati ricavati dal trattamento del gas.
Nella slide successiva, vediamo tutto quello che ho appena detto rappresentato in uno schema sintetico dell'impianto. Vedete l'ingresso sulla sinistra, dove ci sono questi tre bussolotti che non fanno altro che una separazione fisica dell'olio, dell'acqua e del gas. L'acqua che è la parte più pesante ed è indicata in blu va nella parte in basso e subisce un trattamento prima dello stoccaggio e della successiva reiniezione al pozzo Costa Molina 2, mentre una parte viene inviata a smaltimento tramite autobotti.
Quella in verde, invece, rappresenta l'olio che è la parte che oggi ci interessa e che subisce un processo di stabilizzazione del greggio, quindi sostanzialmente questo viene portato ad alta temperatura, stabilizzato e stoccato in questi quattro serbatoi, prima di essere spedito, attraverso le pompe, alla raffineria di Taranto.
Nella parte in alto, invece, vedete il trattamento del gas, che consiste appunto nell'addolcimento, con cui togliamo l'H2S, nella disidratazione, con cui togliamo l'acqua, e nel controllo del dew point, quindi raffreddiamo il gas per eliminare condensati e per portare il gas a specifica, comprimerlo e inviarlo alla rete Snam. In più, c'è un impianto di recupero zolfo che trasforma il gas acido in zolfo.
Adesso non mi dilungo perché, se ci sono domande, poi ovviamente possiamo approfondire.
Nella slide successiva, vediamo le attività presentate alla regione in un'ottica di ottemperanza alla delibera che la regione ci ha inviato relativamente a un piano di ispezione e controllo che dovrà essere propedeutico al riavvio del Centro oli.
Il piano di ispezione e controllo si basa su tre direttrici fondamentali. Ovviamente, noi ci siamo concentrati, come dicevo prima, sulla parte relativa all'olio, quindi su tutto quello che potesse rappresentare un potenziale inquinamento.
In questo senso, il piano riguarda innanzitutto tutte le reti interrate, quindi le reti sotto al Cova, dove ci sono acque semioleose e drenaggi delle apparecchiature. Nonostante si tratta di acque, queste comunque possono essere potenzialmente contaminate da idrocarburi, quindi la prima direttrice è quella dell'ispezione, del controllo e del collaudo di tutte queste reti, che poi vedremo velocemente.
Una seconda direttrice è quella dell'ispezione e del controllo di tutte le tubazioni che trasportano olio all'interno dell'impianto, invece la terza riguarda lo stoccaggio dei serbatoi.
Copriamo, quindi, tutto quello che riguarda il trattamento del greggio e la presenza di greggio all'interno dell'impianto.
Questa slide riprende il primo dei tre punti, cioè quello delle acque semioleose. Dal punto di vista del potenziale impatto, le acque semioleose sono ovviamente quelle a minor impatto perché parliamo di acqua con tracce di idrocarburi e di linee sotterranee a pressione atmosferica. C'è un'ampia attività di controllo di questi 11.000 metri di linee e sono circa 600 i tronconi di linee che stiamo finendo di collaudare, quindi, per ognuna, facciamo una videoispezione, Pag. 23 la collaudiamo in pressione e la verifichiamo ai fini del successivo esercizio.
Considerate che, su 600 linee, ne abbiamo trovate, secondo un dato della settimana scorsa, circa sei da risanare.
C'è altro elemento che vi fornisco: in realtà, le stressiamo quando facciamo il test perché queste sono a pressione atmosferica e le testiamo con una certa pressione, quindi siamo anche un po’ conservativi. In ogni caso, i test si concluderanno questa settimana.
Questa è la prima area di controllo, mentre la seconda importante area di controllo è quella delle linee del greggio dentro il Cova.
Dico subito una cosa: parliamo di linee da sei a venti pollici, con 5.000 metri complessivi di linee che stiamo controllando, però la cosa importante da dire è che queste linee, tranne due, sono tutte fuori terra, quindi, in realtà, sono tutte visibili e anche il potenziale impatto di inquinamento è relativo perché c'è un controllo continuo su queste. Nonostante ciò, si fa un controllo decennale, che in questo momento abbiamo anticipato e inserito in questo piano di ispezione e collaudo.
Anche in questo caso, siamo arrivati al 95 per cento delle attività e finiremo di ispezionare le linee in settimana. Non abbiamo avuto alcuna anomalia, quindi tutte le misure di ispezione e di verifica che abbiamo fatto non ci hanno dato nessuna anomalia.
Il terzo elemento sempre relativamente al greggio è la parte dei serbatoi di stoccaggio, dove, come diceva l'ingegner Russo, è stata identificata la fonte della contaminazione.
Ricordo, come dicevo all'inizio, che ci sono quattro serbatoi da 20.000 metri cubi cadauno. C'è un serbatoio già munito di doppiofondo e ne abbiamo realizzato un altro, che è stato appena terminato e che è il serbatoio D, quindi in questo momento ci sono due serbatoi già con il doppiofondo. Sugli altri due, il serbatoio A e il serbatoio B, abbiamo un programma, per cui le attività sono in corso e le completeremo tra luglio e agosto di quest'anno. L'obiettivo è, entro agosto, di avere tutti e quattro i serbatoi con il doppiofondo.
Perché è importante il doppiofondo? Come si vede in questo schema che abbiamo inserito, fisicamente vi è un doppiofondo e tra i due fondi esiste una rete di canalette, quindi, qualora il primo fondo dovesse avere una perdita, il greggio viene canalizzato all'interno di queste canalette e rilevato attraverso rubinetti di monitoraggio che sono lungo la circonferenza del serbatoio. C'è un sistema che non solo previene qualunque cosa, ma, in realtà fa, anche un contenimento di eventuali perdite, che vengono appunto inserite nel doppiofondo. Questo progetto è in fase avanzata con due serbatoi già muniti doppiofondo e due in completamento entro l'estate.
Questo chiude tutto quello che riguarda l'analisi di ispezione collaudo sulla parte greggio, che stiamo completando.
PAOLA NUGNES. Da quanto ho capito, tutte le prescrizioni della regione sono in fase di attuazione e probabilmente le realizzerete prima di luglio, che è la data in cui dovevano essere fatte, perché parlavate di maggio. Per quanto mi risulta, c'era stato un ricorso al TAR per la diffida della regione, quindi quali erano le richieste che in prima istanza vi erano sembrate eccessive o incongrue?
Oltre a questa prima domanda, vi pongo una seconda domanda. Stiamo parlando di sei metri di profondità – queste sono le vostre dichiarazioni – per 300.000 metri quadri di area, per cui mi chiedo: prima della denuncia del gestore del depuratore e prima del NOE, non avevate avuto nessuna avvisaglia di quello che stava accadendo?
Lo chiedo anche perché, se un serbatoio ha perso questo liquido, probabilmente è stato anche perso del volume, il che doveva essere anche visibile. Mi sembra che lei abbia detto che fino adesso sono state tirate via 240 tonnellate e vorrei sapere quanto si prevede che sia nella sua totalità questa cubatura di acqua che è stata interessata da questo massiccio inquinamento.
Non ve ne siete accorti, ma, secondo una stima anche approssimata, quando ha avuto inizio il danno? Inoltre, se il danno è così Pag. 24esteso, così profondo e di questa quantità, il fatto che anche in maniera dispersa nella quantità d'acqua non ci siano tracce di idrocarburi, come vedo anche nelle analisi dell'ARPA, per esempio, per il Pertusillo, appare così plausibile o forse c'è un eccesso di ottimismo in questa valutazione?
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. La prima domanda riguarda il perché siamo ricorsi al TAR in occasione della diffida da parte della regione. In quell'occasione, la regione ci chiedeva di esercire il Centro oli con solo con serbatoi dotati doppiofondo. Noi ne avevamo uno, il serbatoio C, e adesso ne abbiamo due, quindi esercirlo con un solo serbatoio non era possibile, per questioni di sicurezza e di gestione operativa.
Abbiamo fatto ricorso perché, dai test e dalle analisi fatto immediatamente dopo il ritrovamento del pozzetto, potevamo escludere che perdesse il serbatoio C, poiché aveva il doppiofondo e ce ne saremmo accorti, e che perdesse il serbatoio B, perché avevamo fatto due differenti test: un test indiretto, con sondaggi intorno al serbatoio che non avevano rilevato nessuna contaminazione, e un altro test più diretto e denominato «tracer tight». Lo dico in parole povere: iniettavamo un tracciante all'interno del serbatoio, per cui, con una serie di sondaggi radiali sotto il serbatoio, in caso di perdita, avremmo recuperato quel tracciante, il che avrebbe significato una perdita.
PAOLA NUGNES. Ho capito che, adesso, sono in sostituzione progressivamente tutti e quattro.
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Ora, stiamo ottemperando alla delibera regionale del 15 aprile, anche perché, benché siamo sicuri dei controlli fatti, ci sono un territorio, una regione e le autorità che sono preoccupati, per cui è chiaro che abbiamo voluto interrompere le attività. C'è stato anche un senso di responsabilità da parte nostra per tener conto delle preoccupazioni, quindi abbiamo detto «va bene»...
PAOLA NUGNES. Mi perdoni, ma questo dipende da una prescrizione della regione e non da un senso di responsabilità, cioè voglio dire che c'è un ente preposto che...
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Intendo dire che, alla seconda delibera, non abbiamo fatto ricorso. Il 15 aprile, rispetto al 3 febbraio, non era cambiato nulla, anzi c'era stato un mese e mezzo di messa in sicurezza, di azioni, di barriere eccetera. Abbiamo detto «facciamo tutti i controlli e le ispezioni perché vogliamo che, una volta ripartiti, tutti siano tranquilli e perché capiamo che questa è una fonte di preoccupazione».
La seconda domanda era: «perché non ve ne siete accorti, benché avete stimato di perdere un certo quantitativo?». Mi pare che abbiamo recuperato 240 tonnellate, a oggi, e pensiamo di aver perso circa 400 tonnellate.
I serbatoi sono, come diceva l'ingegner Giusto, di 20.000 tonnellate e ogni centimetro del serbatoio corrisponde a circa 16 metri cubi, quindi 14 tonnellate, considerando il peso specifico dell'olio. Questo vuol dire che una variazione di un metro cubo e mezzo al giorno comporta una variazione di un millimetro circa.
Abbiamo sistemi di rilevamento dei livelli dei serbatoi perché misuriamo il greggio che poi spediamo per la vendita. Con quei serbatoi, poiché il Centro oli produce 13.500 metri cubi di olio al giorno, c'è un in and out, cioè un caricamento e uno scaricamento dei serbatoi, quasi giornaliero. Inoltre, già solo le escursioni di temperatura tra il giorno e notte possono dare una variazione di 10 millimetri.
Tenendo conto del volume totale e dei tempi in cui è stato perso questo volume, stimiamo che le variazioni di livello in una giornata possono essere state nell'ordine di qualche millimetro, quindi il sistema di monitoraggio e di rilevazione non le ha intercettate.
Il serbatoio con doppiofondo ti consente di vedere in tempo reale anche quel millimetro perché lo raccoglie immediatamente nel rubinetto. Inoltre, sotto c'è il fondo che costituisce anche un'altra barriera. Pag. 25
Riguardo al tempo, vi rispondo in base alle stime che abbiamo potuto fare: quando abbiamo delimitato tutta l'area grande in giallo che ha fatto vedere l'ingegner Bonfedi, abbiamo dovuto fare tutta una serie di sondaggi che ci hanno permesso di descriverla. In base a quello, abbiamo stimato dei volumi, assumendo una porosità media del terreno sotto, che non è omogeneo e che è fatto di un riempimento di ghiaia e di altro, quindi abbiamo stimato quelle 400 tonnellate.
Una volta aperto il serbatoio D, che è il responsabile, abbiamo anche potuto constatare le dimensioni di questi microfori: c'erano cinque o sei microfori da 2 millimetri e uno da 20 millimetri. Abbiamo stimato, attraverso calcoli idraulici, che quella perdita poteva essere in atto intorno dai tre o quattro mesi. Queste approssimazioni sono da verificare perché non si tratta di un terreno omogeneo, per il quale tu calcoli esattamente la porosità e sai quanto prodotto ci può essere.
Vorrei correggere un'imprecisione. Lei ha parlato di 300.000 metri quadri, ma il Centro oli è in tutto di 173.017 ettari. La parte gialla all'interno del Centro oli, quella interessata dalla contaminazione, è di circa 20.000 metri quadri, mentre quella esterna è di circa 6.000 metri quadri. Ora, siccome non è la prima volta che sentiamo parlare di 300.000 metri quadri, può darsi che quella sia tutta l'area interessata dal piano di caratterizzazione, che è quattro volte l'area interessata dall'evento.
PAOLA NUGNES. A me risultava che quella fosse la vostra proposta di MISE. Mi riferisco a quella che è partita subito, dopo sei ore, e che si riferiva a 6 metri per 300.000 metri, o almeno questo era quanto mi risultava.
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Non c'è una proposta di MISE perché noi abbiamo presentato il piano di caratterizzazione.
Nel piano di caratterizzazione, effettivamente devi delimitare l'area interessata dai sondaggi per caratterizzare, cioè per capire se effettivamente c'è, oltre a quello che abbiamo delimitato durante la messa in sicurezza, altro terreno che possa essere interessato.
Ovviamente, quando si fa il piano di caratterizzazione, si va oltre per star tranquilli. Tenga presente che la nostra prima proposta del piano è stata integrata da richieste del territorio per allargare il più possibile ed essere sicuri che, una volta terminato, non ci fosse altro terreno interessato.
PAOLA NUGNES. A maggior ragione, in base a quello che mi ha risposto, ossia che questa perdita che poteva essere iniziata anche da qualche mese era talmente millesimale rispetto alla quantità del serbatoio per cui potevate non accorgervene e che questi tipi di incidenti possono essere già accaduti, mi chiedo se, per questa specifica attività di controllo, che lei mi dice essere decennale e che voi adesso state anticipando su richiesta della regione, non sarebbe il caso di considerare tempi molto più ristretti, visto che comunque il microforo può portare a disastri ambientali che non sono controllabili.
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Capisco la domanda, ma è chiaro che, per l'evento specifico, il doppio serbatoio offre una garanzia.
Facciamo controlli, come ha detto l'ingegner Giusto, su tutte le reti e su tutte le condotte.
I serbatoi prevedevano controlli decennali, che sono poi stati portati a quinquennali. Tant'è che la raccomandazione del CTR nel 2012 era quella di valutare se, nella verifica quinquennale, fosse il caso di mettere i doppifondi. Noi avevamo già deciso di metterli e di completarli entro il 2017.
Le reti interrate di cui parlava l'ingegner Giusto sono – lo sottolineo – reti a pressione atmosferica, che raccolgono le acque piovane e, poiché le acque piovane potrebbero essere contaminate da gocce di olio che magari si perde, le abbiamo comunque collaudate, mettendole sotto pressione.
Le condotte a olio in pressione sono monitorate costantemente attraverso il sistema Pag. 26DCS della sala di controllo, che rileva qualsiasi perdita di pressione sulla linea. A parte che quelle condotte sono aeree, quindi fuori terra e visibili, prima ancora di vedere la singola goccia o il fluido viene fuori dalla condotta, se ne accorge la sala di controllo perché c'è una perdita di pressione.
LUIS ALBERTO ORELLANA. Vorrei capire meglio la questione dei serbatoi a doppiofondo: se ho capito bene, il serbatoio C è sempre stato a doppiofondo, ma perché ce n'è uno solo a doppiofondo e gli altri tre non lo sono? La mia domanda è: perché ce n'è solo uno e gli altri diventeranno poi a doppiofondo, cioè perché questi non sono nati direttamente con il doppiofondo?
Vorrei capire, non solo in quest'impianto, ma anche in altre parti d'Italia e nel mondo in genere, quanto è diffuso il doppiofondo. Vi chiedo se ci raccontate un po’ di più in merito, altrimenti sembra un caso isolato questo del serbatoio C, che è a doppiofondo, mentre gli altri non lo sono, considerando che poi è successo quel che è successo.
Sulla parte di ispezione e monitoraggio, avete parlato solo dell'attività all'interno del COVA, ma c'è anche una parte esterna di controllo che forse mi è sfuggita?
Volevo anche capire di più sui tempi, ma è stato già detto quando le attività sono iniziate.
Sulla quantità, sono state recuperate 240 tonnellate e se ne stimano in tutto 400, quindi, facendo una semplice sottrazione, vi aspettate di recuperarne almeno altre 160. È giusto come conto a spanne oppure potrebbe anche essere diversa la situazione?
Ho un'ultimissima domanda da porre. Vorrei sapere se riuscite, già da adesso, a fare una stima di quanto potrà durare la bonifica, quella che inizierà nel 2018.
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Rispondo alla prima domanda e poi, magari, passo la parola all'ingegner Giusto per la domanda sulle condotte.
Il serbatoio C è stato dotato di doppiofondo nel 2013. Dopodiché, è stato presentato un programma che prevedeva appunto la realizzazione dei doppifondi anche sugli altri da completare nel 2017. In effetti, lo completeremo ad agosto, cioè tutti e quattro i serbatoi avranno il doppiofondo ad agosto.
Per rispondere all'altra domanda circa altre parti d'Italia, posso dire che, quando i serbatoi sono stati costruiti, lo standard rispondeva al sistema internazionale API 650 che prevede quel tipo di serbatoi. Devo dire che a noi, nell’upstream, cioè nell'esplorazione della produzione, è la prima volta che accade.
In effetti, abbiamo incaricato degli specialisti in metallurgia e corrosione e dei geologi, anche per capire quali siano stati i fattori che in quel serbatoio hanno innescato fenomeni corrosivi più velocemente che in altri.
Il serbatoio A, che abbiamo appena aperto e stiamo quasi completando, non aveva nessun problema al fondo del serbatoio, quindi effettivamente, per noi, quella è stata un'anomalia.
Ora, è chiaro che, come spesso accade, alla luce di questo, stiamo realizzando tutti i serbatoi...
LUIS ALBERTO ORELLANA. Per i serbatoi che ha riportato questi buchi millimetrici, c'è un fabbricante che li ha fatti per conto vostro?
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Certo.
LUIS ALBERTO ORELLANA. State cercando anche di capire con questo fabbricante come mai sia accaduto. Lo dico perché, se non vi succede quasi mai o, forse, si è trattato della prima volta che questo si verifica, io chiederei al fabbricante.
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Assolutamente, però quando c'è un problema del genere, possono esserci difetti di materiale.
Per esempio, c'è un aspetto che stiamo investigando, ma, prima di potervi dire in merito, vorremmo che gli specialisti diano una risposta certa. Potrebbero esserci fenomeni batteriologici, per batteri formatesi, anche Pag. 27 se non si sa come, durante certi momenti dell'esercizio.
Per esempio, l'anno scorso, quando abbiamo cominciato a fare le opere di realizzazione del doppiofondo, c'è stata tutta una serie di eventi, che possono aver accelerato o causato il fenomeno.
Alla fine di questi studi, avremo un quadro chiaro del perché e del quando questo è successo e se c'è stata una questione di materiale...
Tra l'altro, il serbatoio a fondo singolo ha una lamiera di dieci millimetri di acciaio, che vi garantisco non è facile da corrodersi. Inoltre, c'è uno strato bituminoso, se non ricordo male, di dodici millimetri, che dovrebbe far da tenuta perché si tratta di una specie di gomma, e poi c'è tutto il resto.
Prima di dire quali siano stati i fattori che hanno causato e accelerato questi fenomeni, vorremmo avere i dati completi degli specialisti.
MANFREDI GIUSTO, Senior vice president coordinamento attività Italia e Adriatico – ENI. Ci sono anche tre millimetri di sovraspessore di corrosione sul fondo perché i millimetri sono dieci più tre, quindi tredici millimetri. Lo dico solo per dare un dato preciso.
Per rispondere alla sua domanda assolutamente pertinente, posso dire che, per motivi di sintesi, ci siamo concentrati sul Centro oli, che è l'oggetto principale. In realtà, alla regione stiamo fornendo, anche nel piano, tutta una serie di controlli e verifiche sulle reti esterne al Centro oli nonché sull'oleodotto che menzionava la senatrice.
Forniremo tutte le analisi in termini di verifica degli spessori e della protezione catodica, che è quel sistema a corrente impressa ad anodi sacrificali che ci permette di proteggere l'esterno della tubazione, ma anche sull'uso dei prodotti chimici anticorrosivi.
Si tratta di una parte del piano che, anche se qui non l'abbiamo rappresentata, è assolutamente inclusa.
LAURA PUPPATO. Vorrei fare solo un'integrazione rispetto a quello che dicevano i colleghi, che sono stati già molto esaustivi.
Vorrei chiederle, rispetto ai 3.500 metri cubi a serbatoio, se i quattro serbatoi sono uguali o simili.
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. I 13.500 metri cubi riguardano la produzione di olio del Centro oli. Prima di chiudere, producevamo 13.500 metri cubi di olio, che corrispondono 85.000 barili al giorno. Li stocchiamo in serbatoi della capacità di 20.000 metri cubi che rispondono a 16.000-17.000 tonnellate.
LAURA PUPPATO. I quattro serbatoi sono identici tra di loro?
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Sì.
LAURA PUPPATO. Sostanzialmente, in quei serbatoi mettete lo stesso tipo di olio, quindi non c'è neanche la possibilità che ci siano problemi di carattere tecnico, per esempio, sul carburante.
Prima lei ha accennato al fatto che, se non ho mal compreso, gli 11.000 metri lineari di condotte sono stati ispezionati tutti e avete fatto, tra l'altro, una serie di indagini, per cui avete trovato due metri di condotte che erano usurate e danneggiate. Anche in quel caso, parliamo di condotte in acciaio? Con quali caratteristiche?
MANFREDI GIUSTO, Senior vice president coordinamento attività Italia e Adriatico – ENI. In realtà, sulle linee per l'olio, che sono di circa 5.000 metri, all'interno del Cova, non abbiamo trovato nessun problema. Mi riferisco a quelle linee per l'olio che sono più interessanti ai nostri fini.
Per gli 11.000 metri di reti sotterranee che riguardano le acque e i drenaggi, su 600 pezzi, ne abbiamo trovati sei che presentavano un problema di tenuta, quando li abbiamo sottoposti a pressione atmosferica.
Stiamo parlando, come dicevo, di acqua a pressione atmosferica, per cui il tubo non è neanche pieno e c'è un pelo dell'acqua. Su queste linee, abbiamo fatto il test con una pressione superiore a quella dell'esercizio – lo dico perché lo facciamo a una Pag. 28certa pressione – e abbiamo rilevato una mancanza di tenuta.
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Per essere chiaro, vi dico che dagli 11.000 metri di condotte interrate che servono a evacuare le acque meteoriche non può venire nessun rischio e che quel caso non è neanche comparabile rispetto a quello del serbatoio perché si tratta prevalentemente di idrocarburi...
LAURA PUPPATO. Qual è la percentuale di idrocarburi in quella quantità d'acqua?
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. In realtà, non dovrebbe esserci neanche una molecola.
Il problema qual è? L'acqua si raccoglie nei bacini di contenimento di tutti gli equipment, per cui le attrezzature e le valvole potrebbero ipoteticamente gocciolare e perdere. Tuttavia, quella goccia non può andare da nessuna parte, se non nel consorzio Asi attraverso la rete di raccolta.
Trattandosi di reti a pressione atmosferica, il fatto che, durante il test a pressione maggiore, sei di questi tronconi non abbiano tenuto non vuol dire che durante l'esercizio, ammesso che piova, queste reti potevano perdere. Sono le linee a olio in pressione che potrebbero rappresentare un problema.
STEFANO VIGNAROLI. Vorrei chiedere quanto vi è costata fino adesso tutta quest'attività e quanto prevedete ancora di spendere.
CARLO VITO RUSSO, Direttore central and south Europe region ENI. Il dato certo è che finora le attività di MISE ci sono costate circa 6 milioni e mezzo, per tutti quei mezzi che abbiamo mobilitato per mettere in sicurezza l'area.
Dal primo momento, ci siamo preoccupati che la contaminazione dovesse fermarsi al Centro oli e nelle industrie e, comunque, non dovesse andare oltre in corsi superficiali eccetera. Due giorni dopo, avevamo predisposto sei macchine trivellatrici per pozzi ad acqua per i sondaggi e cento autobotti per smaltire l'acqua che recuperavamo nei vari punti nonché le analisi eccetera, quindi questi sono i costi affrontati fino a oggi.
Quanto ci verrà a costare dipende essenzialmente dal completamento della messa in sicurezza che andrà avanti fino a quando non sarà eliminata l'ultima molecola di prodotto al di sotto del Centro oli, ma anche dai risultati del piano di caratterizzazione, da cui dipendono poi le azioni di bonifica, nonché dal piano di bonifica che al momento non possiamo conoscere se prima non completiamo il piano di caratterizzazione.
PRESIDENTE. Vi ringrazio e dichiaro conclusa l'audizione e sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 19.45, riprende alle 19.50.
Comunicazioni del Presidente.
PRESIDENTE. Propongo che i lavori della Commissione proseguano in seduta segreta.
(La Commissione prosegue i suoi lavori in seduta segreta indi riprende in seduta pubblica).
La seduta termina alle 19.55.