XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 74 di Martedì 15 dicembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro della difesa, Roberta Pinotti:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Nugnes Paola  ... 9 
Puppato Laura  ... 9 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 10 
Puppato Laura  ... 10 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 10 
Rostan Michela (PD)  ... 10 
Arrigoni Paolo  ... 10 
Pepe Bartolomeo  ... 10 
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 11 12 
Nugnes Paola  ... 12 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 13 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 13 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 13 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 13 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 13 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 14 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 14 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 14 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 14 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 14 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 14 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 14 
Pinotti Roberta , Ministro della difesa ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Ministro della difesa, Roberta Pinotti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro della difesa Roberta Pinotti, che ringrazio per la presenza. Accompagnano il Ministro l'ammiraglio di squadra Valter Girardelli, capo di gabinetto, il dottor Simone Mazzucca, consigliere parlamentare del Ministro, il colonnello dei carabinieri Giuseppe Ligato, ufficiale in servizio presso lo stato maggiore della difesa, ai quali rivolgo un saluto e un ringraziamento per la presenza.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla gestione e lo smaltimento dei rifiuti provenienti da poligoni militari e strutture analoghe aventi proiezione marina e costiera e ai relativi interventi di bonifica. Occupandoci del tema delle bonifiche in generale, con riferimento particolare ai siti di interesse nazionale, abbiamo deciso di capire lo stato dell'arte in merito ad una serie di situazioni riguardanti precipuamente l'attività del Ministero della difesa.
  Nel corso dell'ultima missione svolta in Campania è stata segnalata alla Commissione l'esistenza di una questione relativamente alla dismissione di mezzi militari obsoleti; vorremmo quindi conoscere la procedura in tal senso, anche perché abbiamo già avviato un ulteriore approfondimento specifico sul traffico transfrontaliero di rifiuti (sono in corso verifiche in tal senso, sia sul fenomeno dell’import-export di rottami, sia su materiali che non definirei tali).
  Avverto infine i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Le chiediamo, Ministro, di farci innanzitutto un inquadramento generale sul punto, al termine del quale seguiranno le domande da parte dei colleghi commissari, a cui potrà eventualmente riservarsi di rispondere anche per iscritto. Cedo quindi la parola al Ministro Pinotti per lo svolgimento della sua relazione introduttiva.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Ringrazio il presidente e la Commissione. Come è evidente a tutti, stiamo vivendo un periodo particolarmente intenso, in particolare per il Ministro della Pag. 4difesa, però credo che sia molto importante essere riusciti a trovare questo spazio di confronto, soprattutto perché il lavoro che fate è fondamentale e considero doveroso da parte mia – e importante da parte vostra – poter approfondire su come il Ministero stia lavorando su questo tema, che è specifico della vostra Commissione.
  In primo luogo, quindi, sia da parte mia, sia per conto del dicastero che dirigo, voglio trasmettere la volontà di una totale collaborazione dei nostri uffici con la Commissione. Se quindi quanto dirò oggi non esaurirà tutto ciò che volete approfondire, potranno seguire altre risposte in forma scritta; segnalo, inoltre, che depositerò una serie di documenti che potranno essere utili per i commissari che vogliano eventualmente approfondire l'aspetto relativo alle procedure. Oggi il mio intendimento è quello di fornire un quadro generale – e spero esaustivo – su come il tema oggetto delle vostre analisi sia affrontato nell'ambito della difesa. Se poi ci saranno specifiche richieste, compatibilmente con il fatto che è una materia molto tecnica, vi risponderò direttamente secondo quanto di mia conoscenza, mentre su ciò che sarà materia di approfondimento successivo, mi riserverò di mandarvi le note eventualmente richieste.
  La tutela dell'ambiente, quindi la gestione efficace dei rifiuti, costituiscono una priorità per la difesa e lo sono per due ordini di motivi: il primo è che la difesa e le Forze armate vivono sul territorio in misura molto superiore rispetto a qualunque altra componente dello Stato. Esiste per il mondo militare, perciò, una coincidenza fra luoghi di lavoro e ambienti di vita, che per dimensione non ha uguale per nessuno altro aggregato, né pubblico, né privato. Peraltro, i militari, al termine della giornata di lavoro, in larga maggioranza non rientrano a casa a dormire ma vivono nelle caserme, negli aeroporti, sulle unità navali, cioè negli stessi luoghi dove lavorano e si addestrano. Il secondo motivo è rappresentato dal numero estremamente elevato di insediamenti della difesa sul territorio e anche dalla peculiarità di alcune delle attività istituzionali delle Forze armate. A puro titolo indicativo, si tratta di circa 1.750 strutture dell'Esercito, di 450 della Marina e di 400 dell'Aeronautica, ovviamente di differenti dimensioni e quindi ospitanti da poche unità a centinaia di militari.
  Le Forze armate, inoltre, svolgono attività pressoché uniche, a cominciare dall'utilizzo dei sistemi d'arma, quindi si trovano nella condizione di applicare procedure specifiche per la gestione degli effetti che tale utilizzo comporta. Per questi motivi la gestione dei rifiuti – e in senso più ampio la tutela ambientale – non può certo essere demandata alla sola iniziativa dei comandanti o dei dirigenti dell'amministrazione. Ferma restando la responsabilità di questi ultimi, come previsto dalle leggi vigenti, la difesa si è data una vera e propria struttura di governance per la gestione di questa problematica. In termini organizzativi, nelle Forze armate è stato istituito un ufficio ambiente e sicurezza sul lavoro all'interno del IV reparto dello stato maggiore difesa; il segretariato generale della difesa ha quindi istituito, all'interno del I reparto, l'ufficio antinfortunistica sanità ambiente vigilanza; l'Esercito ha istituito una sezione tutela ambientale dei beni culturali, alle dipendenze del direttore della direzione, per il coordinamento centrale del servizio di vigilanza, prevenzione e protezione; la Marina ha istituito l'ufficio generale di coordinazione per la prevenzione e vigilanza antinfortunistica e tutela ambientale, alle dirette dipendenze del capo di stato maggiore. Analogamente, l'Aeronautica ha istituito l'ufficio generale di coordinazione per la prevenzione antinfortunistica e tutela ambientale, anch'essa alle dirette dipendenze del capo di stato maggiore, mentre il comando generale dell'Arma dei carabinieri ha istituito in seno al IV reparto, l'ufficio logistico, la sezione antinfortunistica e ambiente. Tutto questo perché, ovviamente, se siamo articolati con una struttura centrale, lo siamo con quattro Forze armate, che hanno una propria vita quotidiana. A livello locale è il comandante dell'ente che ha l'obbligo di attuare le direttive nel campo della tutela Pag. 5ambientale, valutare il possibile impatto ambientale durante tutto il processo decisionale, integrare il concetto di prevenzione dell'inquinamento in tutte le attività militari, promuovendo il riutilizzo e riciclaggio dei materiali e il controllo dei rifiuti, assicurando, infine, il corretto uso delle risorse naturali esistenti nelle aree sotto il proprio controllo.
  Il citato IV reparto dello stato maggiore difesa ha predisposto una specifica pubblicazione (La politica, i programmi e la direttiva ambientale della difesa), che recepisce gli indirizzi generali della politica ambientale del vertice politico (è un documento che lascerò agli atti). Nel documento sono stabiliti l'organizzazione, i compiti, le responsabilità, le articolazioni funzionali e operative, nonché le linee guida di carattere generale della difesa per la tutela ambientale. Le singole Forze armate, in considerazione delle proprie specificità ed in conformità alla direttiva dello stato maggiore della difesa, provvedono ad emanare le direttive applicative discendenti e definiscono la propria organizzazione centrale, territoriale e periferica. Sullo specifico tema della gestione dei rifiuti, lo stato maggiore della difesa ha poi definito le linee di intervento e di indirizzo in materia di gestione dei poligoni militari di tiro, ha avviato un programma di ricognizione della situazione ambientale di tutti i poligoni e promosso la ricerca tecnologica per individuare sempre nuove soluzioni volte a mitigare gli effetti ambientali delle attività addestrative, inclusa l'adozione di nuovo munizionamento da esercitazione con migliorate caratteristiche di compatibilità ambientale.
  A questa complessa struttura organizzativa e normativa interna alla difesa, si è aggiunta, di recente, la collaborazione con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Lo scorso giugno, su iniziativa del Ministro della difesa, abbiamo firmato un protocollo d'intesa in forza del quale è prevista la trasmissione di relazioni annuali sul monitoraggio ambientale dei siti interessati dalle esercitazioni militari, relazioni che riguardano anche l'individuazione, il recupero, la gestione e la tracciabilità e lo smaltimento dei rifiuti connessi alle predette esercitazioni (proprio domani si terrà una delle riunioni tecniche per l'attuazione dei principi e degli impegni già sottoscritti). In questo protocollo, invece che verifiche ex post, decidiamo prima, con il Ministro dell'ambiente, quali sono le procedure più idonee per qualsiasi delle attività di cui ho parlato. Vorrei ora spendere qualche parola circa la classificazione e la gestione dei vari generi di rifiuti nei siti e nei poligoni militari, proprio perché si tratta di alcuni rifiuti particolari. Come è certamente noto a tutti voi, la gestione dei rifiuti è disciplinata dal decreto legislativo n. 152 del 2006, recante norme in materia ambientale, che classifica questi ultimi in urbani, speciali e provenienti da sistemi d'arma, mezzi, materiale di infrastrutture direttamente destinati alla difesa militare. I rifiuti urbani vengono ordinariamente ritirati dai comuni. Al fine di ottemperare alle normative e nel rispetto della politica ambientale della difesa, ogni ente provvede ad incentivare e ad applicare la raccolta differenziata dei rifiuti, individuando i luoghi e le attività dove è possibile attuare tali azioni. In particolare, con la collaborazione del gestore che provvede al ritiro dei rifiuti vengono collocati idonei recipienti per raccogliere il materiale differenziato presso le mense, i circoli, gli alloggi del personale, gli alloggi per le famiglie. Relativamente ai cosiddetti «rifiuti speciali», così come definiti dal decreto legislativo n. 152, essi vengono raccolti durante tutto l'arco dell'anno dal personale delle Forze armate e conferiti in appositi locali temporanei costituiti a livello periferico. Ciascun rifiuto è accompagnato da apposite schede che ne descrivono tutte le caratteristiche, è pesato con bilance elettroniche presenti presso ogni sito e stoccato in sicurezza, distinto per tipologia di rifiuti e compatibilità tra sostanze con apposita etichettatura di sicurezza. Lo smaltimento in sicurezza, nel rispetto delle tempistiche e delle volumetrie previste, avviene mediante conferimento a ditte autorizzate, individuate con Pag. 6procedura economica, previo accertamento del possesso dei requisiti previsti.
  Alcune tipologie di rifiuti quali oli esausti, batterie, oli vegetali, materiali elettrici ed elettronici non provenienti da sistemi d'arma possono essere smaltiti gratuitamente o con costi ridotti attraverso appositi consorzi che sono stati costituiti proprio per questa necessità. Le pratiche relative a tali rifiuti sono custodite per un periodo di cinque anni; tale documentazione, anche in ambito difesa, dovrà essere sostituita dal SISTRI mediante specifiche applicazioni, che tengono conto della peculiarità delle Forze armate al momento in fase di definizione da parte dei Ministeri competenti. La gestione dei rifiuti provenienti da sistemi d'arma, mezzi, materiali e infrastrutture direttamente destinate alla difesa militare è disciplinata da un decreto ministeriale e da direttive delle Forze armate.
  In termini generali, i residuati delle attività di addestramento (prevalentemente materiale ferroso) sono periodicamente recuperati da ditte che operano con personale specializzato, mentre il rimanente materiale recuperato, se non assimilabile a rifiuto urbano, è classificato rifiuto speciale e gestito in conformità alla legislazione vigente in materia. Per la specifica esigenza rappresentata dalla bonifica dei poligoni militari, negli ultimi tre anni sono stati stanziati complessivamente circa 28 milioni di euro. Vorrei spendere ora qualche parola in più sul tema delle procedure di dismissione dei mezzi militari in disuso, che mi pareva di particolare interesse per questa Commissione. Questi possono essere dichiarati fuori uso oppure fuori servizio oppure, ancora, esuberanti o aventi caratteristiche non più rispondenti alle esigenze operative delle Forze armate, a seconda che la loro inadeguatezza rispetto alle esigenze istituzionali abbia motivazioni tecniche – l'usura – o per il superamento delle loro prestazioni rispetto alle esigenze contemporanee. Esistono anche casi di materiali e mezzi che, dopo il dispiegamento all'estero in un teatro di intervento, risultano di non conveniente rimpatrio in relazione ai costi da sostenere e tenuto conto del loro possibile, futuro riutilizzo. In tali casi, materiali come gruppi elettrogeni, moduli abitativi, ospedali da campo sono in genere ceduti gratuitamente alle autorità locali o alle organizzazioni internazionali e non governative che ne possono ancora trarre utilità. Questo è avvenuto in tutte le missioni in cui siamo stati molto tempo, laddove c’è stato un tale uso di alcuni materiali che il relativo trasporto, da teatri molto distanti, sarebbe stato più costoso rispetto a lasciare questa attrezzatura nella disponibilità delle esigenze paventate e che, ovviamente, vengono sempre regolate. Abbiamo, infine, i mezzi oggetto di cessione a titolo oneroso o gratuito, in genere a Paesi con i quali intratteniamo significative relazioni politico-militari. I materiali dichiarati fuori servizio o fuori uso, per i quali sia stata stabilita la vendita da parte dell'autorità logistica centrale, possono essere venduti da parte dell'organismo che ha l'utenza del materiale. In tali casi si procede con una modifica dei mezzi, rimuovendo quei particolari tecnici che li caratterizzano in base alla normativa nazionale come mezzi militari, quali ad esempio le luci oscurate o l'eventuale supporto per le armi. Sono stati venduti molte dei fuoristrada che erano utilizzati dalle Forze armate, eliminando, però, gli elementi tipici militari del mezzo. Con tali caratteristiche i mezzi possono essere regolarmente venduti sul mercato nazionale perché non più considerati militari; essi soggiacciono, comunque, alla clausola della non esportabilità. A norma della legge n. 185 sull'esportazione di materiale da armamento, per procedere con l'esportazione di tale materiale è necessario che la società che vuole esportare il mezzo sia regolarmente inserita nel registro nazionale delle imprese a ciò autorizzate e sia poi concessa dall'unità per l'autorizzazione di materiali d'armamento (UAMA), che è una struttura del Ministero degli affari esteri e non del Ministero della difesa che svolge la funzione di autorità nazionale in materia, la licenza all'esportazione, Pag. 7la quale sarà concessa, ovviamente, dopo un'attenta verifica dei destinatari.
  Anche questi materiali soggiacciono completamente alla normativa che riguarda l'esportazione di armi per la vendita, che è la legge n. 185. I casi verificatisi di recente, che hanno visto il rinvenimento in alcuni porti italiani di autocarri o parti di essi già appartenenti alle Forze armate, acquisiti regolarmente da ditte per l'utilizzo sul territorio nazionale ma che poi, senza la prescritta autorizzazione, si è tentato di vendere all'estero, ricadono evidentemente in una casistica che non può essere attribuita alla responsabilità delle Forze armate, essendosi consumato l'eventuale atto illecito dopo che l'amministrazione aveva provveduto in toto alle azioni prescritte in tema di dismissione e smilitarizzazione. In alcuni casi l'alienazione del materiale fuori uso deve essere preceduta dalla demolizione, ovviamente eseguita nel rispetto della normativa vigente. Ciò avviene in particolare per i cosiddetti «mezzi da combattimento», che devono essere ridotti in pezzi per il riciclo dei materiali ferrosi destinati alle fonderie. Solo casi molto rari vedono la cessione di mezzi da combattimento a musei o ad altre istituzioni, ovviamente dopo che sono state rimosse tutte le armi e rese inoffensive quelle che non si possono rimuovere. Esiste il caso di vendita di mezzi da combattimento usati ad altri Stati, direttamente o tramite società private. Queste ultime, però, come detto, devono tassativamente essere inserite nel registro nazionale delle imprese autorizzate e devono acquisire tutte le autorizzazioni prescritte dalla legge n. 185 per esportare tali mezzi.
  Alcune nazioni non hanno sufficienti risorse per acquisire elicotteri nuovi, però, magari, succede che le nostre Forze armate restituiscano un tipo di elicottero (è successo nel caso dell'Arma dei carabinieri per quanto riguardava elicotteri finiti in Argentina) alla ditta, la quale li risistema e li può quindi vendere, ovviamente, a prezzi diversi da quelli di un elicottero nuovo, ma comunque con un'utilità per la Forza armata e per la ditta. Nonostante tutta questa procedura, le regole sono le stesse che si utilizzano per vendere l'elicottero nuovo, quindi si deve stare dentro a tutte queste regole. Anche in tema di dismissione dei mezzi in disuso è necessario considerare la dimensione del fenomeno, connesso strettamente con fattori esterni alla difesa. Negli ultimi anni, infatti, la consistenza delle Forze armate è stata drasticamente ridotta, prima per la fine delle esigenze connesse con la Guerra fredda e il passaggio dall'esercito di leva all'esercito professionale, poi per la generale riduzione della spesa pubblica, che ha riguardato in misura più che proporzionale la difesa. La difesa, che aveva un modello stabilito per il personale professionale a 190.000, sta passando ad un modello basato su 150.000, da raggiungere di qui al 2014; nel frattempo siamo già scesi a 170.000, quindi abbiamo già ridotto notevolmente la cifra rispetto a ciò che eravamo e, ovviamente, riducendo i numeri, si ha anche meno bisogno dello stesso numero di sistemi d'arma. In tempi relativamente brevi le unità operative sono state più che dimezzate e ciò ha comportato che divenissero in esubero molti mezzi di più vario genere prima in dotazione ai reparti disciolti, mezzi che sono stati quindi stoccati nei depositi delle Forze armate. Questi mezzi sono periodicamente oggetto di dismissione perché venduti o ceduti ad altri Stati, come sta avvenendo, ad esempio, in questi mesi con la cessione alla Giordania di mezzi per noi in esubero ma importantissimi per le esigenze militari di quel Paese, o anche ad istituzioni nazionali come i piccoli comuni o le associazioni riconosciute che svolgono funzioni di protezione civile, che possono ancora utilizzare proficuamente i mezzi fuoristrada non più necessari alle Forze armate. La descrizione di quanto la difesa sta facendo per la gestione ottimale dei rifiuti sarebbe incompleta se non facessi un accenno a quanto facciamo per migliorare costantemente le buone prassi già adottate, anche perché ci rendiamo conto del fatto che, soprattutto trattando sistemi d'arma, c’è un'attenzione forte da parte delle comunità locali; è quindi nostro Pag. 8stesso interesse, per essere tranquilli nelle esercitazioni che dobbiamo fare, dare massima rassicurazione sul fatto che, ambientalmente parlando, tutto è come da prescrizione.
  In primo luogo segnalo come le Forze armate, annualmente, programmino, finanzino ed inviino il proprio personale ai corsi per la gestione dei rifiuti e materiali pericolosi e per consulente ambientale di base specialistico, appositamente condotti presso il centro di formazione della difesa. Nel corso degli ultimi anni tale attività di formazione è stata condotta senza soluzione di continuità ed ha coinvolto centinaia di uomini e di donne. In secondo luogo voglio citare quanto stiamo finanziando attraverso i fondi del piano nazionale di ricerca militare. C’è un progetto il cui acronimo è VESPA, uno studio a cura della direzione tecnica degli armamenti terrestri, attuato dal laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale dell'Università di Firenze, che è particolarmente interessante, quindi ve lo voglio raccontare. Questo è rivolto all'analisi della capacità depurativa di alcune piante, detta fitorimediazione, per la bonifica di siti contaminati da metalli pesanti. La sperimentazione in situ è attuata su un'area di circa 2.000 metri quadri, nel comprensorio dell'arsenale militare marittimo di Taranto. Nella primavera del 2015 si è avviata l'attività di ricerca per individuare quale, fra le diverse tipologie di specie vegetali, fosse quella più efficace per bonificare il terreno inquinato. Si è divisa quindi l'area inquinata in diverse zone, all'interno delle quali sono state piantumate le singole specie vegetali. Ora viene monitorata continuamente la crescita delle piante e, per giugno 2016, sarà prevista la conclusione dell'attività, a valle dei previsti prelievi del terreno e dell'elaborazione dei dati analitici sull'eventuale presenza residua dei contaminanti. Tale progetto fornirà, quindi, l'indicazione delle specie vegetali più efficaci nei riguardi dei terreni che presentano un inquinamento simile a quello già accertato nel sito di sperimentazione e conterrà informazioni preziose sui tempi e sui costi associati a quella specifica tecnica di bonifica. Ulteriori sviluppi potrebbero prevedere la sperimentazione su terreni che presentano inquinamenti diversi da quelli riscontrati, al fine di ottenere un'indicazione più ampia sulle potenzialità di tale tecnica di bonifica. Questo è un caso che vi ho riportato perché è particolare e la sperimentazione sta portando a risultati molto interessanti, quindi pensiamo che sia una cosa che possa essere utile non solo a noi. Questa mia descrizione generale delle attività condotte dalla difesa in tema di gestione e smaltimento dei rifiuti, nonché del materiale in disuso è la prima forma di collaborazione; noi siamo consapevoli della rilevanza del tema e dell'attenzione dell'opinione pubblica, quindi siamo sempre attenti a migliorare le nostre prassi e per questo sensibili, oltre a descrivere quello che abbiamo fatto, anche ad accogliere eventuali suggerimenti.
  È un lavoro di adattamento e perfezionamento continuo perché le conoscenze scientifiche progrediscono e quindi anche le soluzioni. Anche per questo abbiamo deciso di mettere delle risorse della difesa per concorrere al progresso della conoscenza; vi ho descritto come una parte dei nostri fondi di ricerca sia investita su questo. Ovviamente, tutti gli aspetti scientifici non sono dominati dal Ministro perché ci sono molti aspetti tecnici e quindi, come vi dicevo prima, sono disponibilissima a rispondere alle vostre domande, per quanto possibile oggi, altrimenti, per notizie più precise, fornendo comunque gli elementi richiesti successivamente. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro. Come dicevo prima, consideriamo questo tema assolutamente meritevole di approfondimento, quindi era opportuno iniziare con questa panoramica generale, che credo ci abbia già fatto capire come il tema si divida in due parti, uno riguardante lo smaltimento dei rifiuti particolari, su cui, magari nel corso dei nostri lavori, chiederemo ai suoi uffici del materiale specifico; l'altro, quello delle bonifiche, dove la vastità dei siti e alcune loro localizzazioni particolarmente interessanti Pag. 9necessitano di una contestualizzazione da parte nostra. Lascio quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLA NUGNES. Grazie, Ministro, di questa lunga illustrazione. Il Ministero della difesa conserva, però, al suo interno, per sua necessità, una serie di protocolli di sicurezza e di riservatezza che si scontrano alquanto con la trasparenza e la comunicazione. Mi preme quindi sapere quanto tutte queste procedure ricevano delle validazioni esterne dei dati dagli enti preposti quali Ispra, Arpa o ASL e quanto le progettazioni siano monitorate e non siano soltanto procedure. Soprattutto, per quanto riguarda il protocollo, sono contenta che finalmente ci sia un atto che va in una direzione di corresponsabilità e quindi di supporto con il Ministero dell'ambiente, però ci sono delle terminologie che lasciano dei dubbi, come ad esempio quella secondo cui «per quanto possibile verrà protetto l'ambiente», che dal mio punto di vista – capisco che il suo sarà sicuramente diverso – è molto limitativa.
  Mi sembra che, comunque, ci sia da un lato la volontà di rendersi disponibili da parte del Ministero ma, dall'altro, mai un rapporto di controllo, che invece ritengo debba essere il fine. Anche il Ministero fornisce un supporto ma non ha una posizione veramente determinante. Grazie.

  LAURA PUPPATO. Ringrazio il Ministro per la presentazione dell'attuale situazione ambientale nell'ambito dell'esercizio della difesa, in Italia e all'estero; ciò rende possibile a questa Commissione la visione sul quadro generale. Ho ascoltato con estremo interesse il Ministro Pinotti e ci sono alcune questioni, sulle quali ha fatto il punto, che per il loro interesse credo meritino un ulteriore approfondimento, che potrà naturalmente farci avere attraverso documenti scritti, come già detto. Il primo è il tema delle bonifiche. Lei, Ministro, ha parlato di 28 milioni di euro che si sono resi necessari e che avete inteso mettere a frutto nel bilancio generale della difesa per le bonifiche; è un importo importante e per me è una importante notizia, in quanto arriviamo ad avere informazione sul fatto che, dal punto di vista dell'attività di bonifica, la difesa fa meglio del civile. Mi piacerebbe avere qualche conoscenza in più del luogo, della tipologia di bonifica, per comprendere a che livelli le bonifiche vengano portate avanti e se, in tal senso, il micidiale decreto n. 91 del 2014, che è stato così fortemente contestato nella sua emanazione – ma che personalmente ho votato molto volentieri proprio perché il meglio è nemico del bene e mai come nel caso delle bonifiche abbiamo saputo di essere il Paese con la maggiore quantità di ricerca di inquinanti, non riuscendo però a produrre alcunché di positivo – abbia aperto delle opportunità di bonifica, visto che oggi ci accontentiamo di pensare che le aree ex militari possano diventare aree salubri ma assimilabili alle aree industriali. Vorrei avere maggiori informazioni anche in relazione alla legislazione che è andata avanti accogliendo le vostre richieste. Un'altra domanda: reimmatricolazione. Mi ha fatto venire in mente che abbiamo lavorato – e stiamo lavorando – sulle reimmatricolazioni per rottamazione, che in realtà non sono tali nell'ambito civile; i numeri sono spaventosi perché siamo intorno ai 900.000 veicoli l'anno. Anche qui vorrei capire, rispetto a veicoli in uso all'Esercito, le modalità con le quali lavorate su questo delicato tema della reimmatricolazione dei veicoli, se con un'asta o altro. Vi risultano bonifiche nello specifico su navi militari e che situazione abbiamo in questo ambito ? Come difesa vi è capitato di doverle dismettere e come vi siete regolati ? Avete trovato difficoltà in ciò ? Questo è un altro grande tema, anche sul civile, di cui lei certamente avrà sentito parlare.
  Ultime due domande, che però assimilo: che situazione c’è oggi sulla servitù militare in Sardegna relativamente al tema della messa in sicurezza della bonifica ? Un'altra cosa, infine, a cui lei non ha accennato ma che mi pare per l'interesse nostro possa essere sviluppata riguarda la NATO: il caso Sicilia...

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  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Solo Stati Uniti, non è NATO !

  LAURA PUPPATO. Solo Stati Uniti, va bene. Ci sono collegamenti, siete informati, avete mai trattato l'argomento, anche se in modo riservato e per quanto è possibile sapere nell'ambito delle informative da dare a questa Commissione ? Grazie.

  STEFANO VIGNAROLI. Grazie, Ministro, le vorrei fare alcune domande molto sintetiche. Purtroppo nel 2014 c’è stato un decreto che ha equiparato i siti militari a quelli industriali, quindi si è innalzata anche la soglia di tolleranza; tuttavia non si è mai sicuri del fatto che sia stato usato in queste basi – mi riferisco in particolare a Quirra, che ho visitato – del munizionamento convenzionale. Anche leggendo di alcune questioni per quanto riguarda Quirra, nel poligono c’è uranio 238; poi, però, si affittano questi poligoni anche a Forze armate straniere ma, soprattutto se si spara in mare, è impossibile andare a recuperare ciò che si è sparato, quindi, mi riallaccio alla domanda della collega Nugnes e mi domando: chi controlla, chi fa i monitoraggi ? La popolazione lamenta, infatti, malformazioni e malattie: sono stati fatti degli studi e anche gli animali possono entrare nella base, mangiare e uscire perché nulla è recintato e controllato ! Qual è la situazione dell'amianto nelle caserme ? Qual è stato l'impatto delle forze militari nella Terra dei fuochi ? Credo che per la Commissione sia utile sapere quali siano le ditte alle quali si affidano questi mezzi in dismissione e quali gli Stati che acquistano queste armi: vorremmo più chiarezza, quindi, nonché una relazione su queste ditte al fine di controllarle.
  Sulla questione dei depositi temporanei nelle caserme, spesso, anche da foto satellitari, appaiono dei depositi che di temporaneo non hanno nulla e diventano, di fatto, delle discariche dentro i siti militari, quindi vorremmo conoscere la situazione.
  Infine, lei ha parlato di raccolta differenza nelle caserme: vorrei sapere se c’è un dato per quanto riguarda tale raccolta nelle caserme. Vorremmo dati più specifici piuttosto che cose generiche, grazie.

  MICHELA ROSTAN. Mi associo ai ringraziamenti al Ministro, specie per l'attenzione mostrata per i lavori di questa Commissione. Preannuncio che invierò alcune domande tecniche che ho predisposto; oggi volevo chiederle se conferma il fatto che entro i prossimi dieci anni si procederà al disarmo dell'80 per cento della nostra flotta, quali siano i cantieri coinvolti in quest'opera di demolizione e se sia intenzione del Governo precedere allo smantellamento utilizzando eventualmente bacini di altre nazioni. Vorrei inoltre sapere quali siano le misure di prevenzione adottate per la salute degli operatori nel corso delle esercitazioni di tiro e se siano codificate nei protocolli della Marina militare.

  PAOLO ARRIGONI. Qualche mese fa note trasmissioni televisive hanno denunciato l'impiego di amianto nell'allestimento di velivoli in dotazione alle Forze armate e alle forze dell'ordine (elicotteri e non solo). Vorrei sapere se il suo Ministero ha attivato un'inchiesta in tal senso e quali attività siano in corso in merito a questo.

  BARTOLOMEO PEPE. Ministro, rispetto alle linee guida del Ministero si denunciano molti ritardi. Al riguardo ci farebbe piacere sapere con maggiore precisione a quando risalgano, anche con riferimento alle esercitazioni militari in area SIC (è il caso di Teulada), i fatti per cui è aperta una procedura d'indagine, EU Pilot 6730/14/ENVI, dal luglio del 2014. Per quanto riguarda gli elicotteri venduti all'Argentina, mi permetto di puntualizzare che sono allo scasso nell'hangar di Pontecagnano da diversi anni, abbandonati, nonostante gli sforzi dei volenterosi carabinieri: se non lo sa, provveda almeno di conseguenza perché è un peccato !

  PRESIDENTE. Visto che alcune domande sono molto specifiche e altre di carattere generale, procederei lasciando la parola al Ministro, ma poi, senza dubbio, Pag. 11avremo bisogno di fare il punto come Commissione perché è un tema complesso che, come abbiamo visto, riguarda sia la parte smaltimento che la parte bonifiche: i siti sono tanti. Il gruppo che si occuperà in maniera approfondita di questa questione dovrà focalizzare le questioni di interesse; poi, magari, le faremo avere, Ministro, una serie di domande che consideriamo importanti per il nostro lavoro, instaurando un rapporto di collaborazione che ci consentirà di acquisire elementi conoscitivi importanti, quindi, quella di oggi è un'audizione di apertura. Lascio la parola al Ministro della difesa, Roberta Pinotti, per la sua replica.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Per quanto possibile risponderò oggi su alcune cose, mentre vi dico già che ci saranno approfondimenti tecnici; credo però di avere gli elementi per rispondere a gran parte delle vostre domande. Per quanto riguarda il tema della riservatezza, l'ambiente militare deve essere riservato per quanto riguarda gli eventuali piani militari, da non fare conoscere all'eventuale nemico, ma deve avere anche un rapporto di trasparenza rispetto alle procedure normate da leggi, alle quali tutti quanti devono sottostare. Direi, quindi, di non confondere la tutela di informazioni, che il mondo militare deve avere rispetto a competenze specifiche: possono esserci delle manchevolezze ma, dal punto di vista delle procedure, c’è una costante e completa informazione. Le procedure di caratterizzazione, monitoraggio, messa in sicurezza ed eventuale bonifica prevedono, per legge, un ruolo e una partecipazione di tutte le istituzioni coinvolte: Regione, ARPA, ASL. Può essere successo, in alcuni casi, che le procedure non siano state adeguatamente seguite ma, in questo caso, si fanno le indagini e si verifica, in quanto le cose sono normate per garantire il rispetto massimo della legge. Proprio perché il tema è delicato, si è fatto un protocollo dove si dice che «per quanto possibile verrà protetto l'ambiente»; anche una produzione industriale, per quanto possibile, protegge l'ambiente ma non è completamente ininfluente su eventuali modifiche ambientali. Ovviamente, parlando della difesa, parliamo di un tema dove la necessità di fare delle esercitazioni con i sistemi d'arma, porta a situazioni in cui è difficile dire che tutto rimane inalterato come se nulla fosse avvenuto. Tutto deve rispettare, però, le determinazioni della legge e questo viene indicato e perseguito in tutti i documenti che vi lascerò. Gli enti preposti a controllare, controllano anche tutte le altre situazioni perché, su questo tema, ci devono essere controlli anche per quanto riguarda la difesa.
  I poligoni: per completezza di informazione, l'insieme delle risorse messe a disposizione delle bonifiche ammonta a 131 milioni nell'ultimo triennio; abbiamo utilizzato 87 milioni per la bonifica dell'amianto e 28 milioni per la specifica bonifica dei poligoni militari. Questo perché i casi di amianto che avete citato sono solo alcuni, però, quando non si conosceva la pericolosità dell'amianto, questo è stato utilizzato moltissimo per le strutture militari, quindi c'era bisogno di una bonifica molto ampia. Vi ho detto i numeri e quindi capite bene il perché ci sia un'entità di questo tipo. Per quanto riguarda i poligoni, siamo intervenuti nel poligono di Capo San Lorenzo, in Sardegna, con attività di smaltimento dei rottami ferrosi presenti sui fondali marini di un'area esercitativa di circa 42 ettari, circostanti l'isola di Quirra. L'attività, avviata nel mese di luglio 2015, è in fase di ultimazione, per un importo di 3.112.000 euro. L'intervento è stato eseguito sulla base delle linee guida elaborate dall'ISPRA. Poligono di Capo Frasca: per le attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti storici presenti sul sedime, risultano in fase di acquisizione le autorizzazioni paesaggistiche ed ambientali da parte degli enti preposti, propedeutiche, quindi, all'avvio dei lavori, per un importo di 2 milioni. Poligono di Punta della Contessa in Puglia: risultano in fase di progettazione i seguenti interventi di identificazione, raccolta, classificazione, trasporto e smaltimento del materiale da esercitazione, rifiuti storici, attività di bonifica poligoni Pag. 12militari e bonifica terrestre, per un importo pari a 2.780.000 euro, mentre per la bonifica dei poligoni militari marina siamo a 1 milione. Poligono Capo Teulada: per poter svolgere le attività di intervento ambientale finalizzato a determinare la concentrazione degli eventi inquinanti, abbiamo avviato la bonifica da eventuali ordigni inesplosi e i primi prelievi di campionamento. Ci sono, poi, ulteriori elementi che riguardano Torre Veneri in Puglia, Salto di Quirra in Sardegna: questi sono i principali, poi, se volete, c’è tutto il programma con il dettaglio.
  Sulla reimmatricolazione viene utilizzato, come sistema, l'asta per la messa a disposizione di questi veicoli. Tema delle dismissioni delle navi militari: ne abbiamo un numero notevole già adesso e ne avremo un numero che aumenta nei prossimi anni; è questo un problema aperto per le navi militari e anche per le navi civili. Su questo tema, negli ultimi anni, sono stati fatti degli studi per fare in modo che la dismissione sia assolutamente sicura da un punto di vista ambientale; anche per il tema dell'amianto, che abbiamo toccato, in molti casi si tratta di avere a che fare con imbarcazioni che hanno questo tipo di materiale e che quindi devono avere una particolare tipologia. Noi abbiamo fatto, come difesa, un protocollo di intesa con Piombino, attraverso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell'ambiente e una serie di Ministeri; Piombino si è candidata ad avere la dismissione delle navi militari attualmente dismettibili, che mi pare siano 38 (con la Maestrale appena aggiuntasi, sono 39). Tutte quelle navi che si possono muovere, verranno destinate a Piombino; poi ce ne sono altre che non conviene muovere dagli arsenali e per le quali, quindi, si può lavorare lì.
  Sta inoltre partendo un progetto su La Spezia, che è stato pensato per anni e adesso è pronto; è un progetto nato nel 2013, ancora prima che si sottoscrivesse quest'accordo con Piombino, per una nave che non è trasportabile, la Carabiniere 1 (adesso c’è la Carabiniere 2, che è stata varata nella nuova FREMM) e su questo c’è l'accordo con il comune, l'Arsenale e l'industria locale per realizzare un progetto pilota di sperimentazione con un forno apposito per trattare l'amianto secondo tutti gli elementi di sicurezza, su cui ha lavorato l'Agenzia industrie difesa. Siamo all'inizio, ma può diventare anche un'interessante attività industriale; in questi anni si sono quindi studiate le modalità di messa in sicurezza secondo procedure che devono essere attenzionate da un punto di vista ambientale. Sulle servitù militari ho detto, per il MUOS, che non trattiamo il tema politico generale perché non riguarda specificamente questa Commissione, ma per gli elementi che possono riguardare il tema ambientale, anche se non trattato direttamente dal mio Ministero (in quanto non è una struttura della difesa italiana), c’è una relazione dell'Istituto superiore di sanità che fornisce tutti gli elementi rispetto alle preoccupazioni emerse nell'area, quindi, chi è interessato può recuperarla.

   PAOLA NUGNES. Questo è un esempio di come la segretezza abbia creato difficoltà rispetto alla conoscenza dell'impatto ambientale !

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Io posso parlare di quello che è di competenza del Ministero della difesa.

  PAOLA NUGNES. Sì, certamente, ma facevo riferimento a ciò che era invece di mia conoscenza nella Commissione ambiente.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. A parte il fatto che il MUOS è una struttura difensiva e quindi, in questo senso, riguarda il Ministero delle difesa, per il resto la pratica non passa sui tavoli del Ministero dalla difesa: non è una competenza nostra.
  Tema del PISQ: considero importante che, una volta fatte e chiuse le indagini accurate, si possa dire che, almeno su questa cosa, è così. Da anni si parla del PISQ e dell'uranio; è stata fatta un'indagine accurata dalla magistratura, che ha concluso che l'uranio non c’è; può darsi che si sia sbagliata e se si trovano altre cose, offro la massima disponibilità, però Pag. 13il poligono è stato chiuso per tantissimo tempo...

  PRESIDENTE. C’è un'altra Commissione d'inchiesta, proprio sull'uranio impoverito, che comincerà i suoi lavori a breve.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. C’è stata un'indagine della magistratura e il poligono non è stato usato per molto tempo perché sotto indagine.

  STEFANO VIGNAROLI. Per quanto riguarda l'uranio impoverito in Kosovo, so che la Corte di appello, a maggio, ha dichiarato che la difesa sapeva benissimo di quest'uso dell'uranio impoverito e non ha fatto nulla per quei militari.

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. In Kosovo stiamo parlando del 1990 e c'erano altre situazioni.

  PRESIDENTE. Lo ripeto, il tema è oggetto di un'altra Commissione d'inchiesta, che si occuperà specificatamente di tutte queste questioni e a cui ho già chiesto eventualmente di collaborare (per quanto ciò sia difficile tra Commissioni d'inchiesta).

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Io non mi esprimo su quello: lavorerà la Commissione d'inchiesta. C’è un giudizio, che non è l'ultimo, ma adesso intervenivo sul tema uranio al PISQ dove, in seguito all'indagine, la magistratura dice che non c’è; non è il Ministero della difesa, quindi, che dice ciò (lo voglio ribadire perché è questo il punto di cui parliamo rispetto alla mia eventuale responsabilità). Su quanto è avvenuto negli anni passati, quindi, facciamo lavorare gli organismi competenti e vediamo cosa dicono. Sul tema degli animali, so che una parte è recintata e una parte no, però ribadisco che si tratta sempre di situazioni dove ci deve essere il massimo rispetto ambientale. Sull'amianto nelle caserme, ho citato questo dato per dire che stiamo bonificando e che c’è il bisogno di un lavoro molto importante su questo. L'impatto sulla Terra dei fuochi, noi abbiamo...

  STEFANO VIGNAROLI. Abbiamo verificato come l'esercito possa fare ben poco in tale ambito perché quando c’è il rogo, è difficile intervenire visto che il territorio è vasto !

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Per quanto riguarda l'impiego dell'esercito o delle Forze armate sul territorio nazionale per compiti che non sono loro propri, agiamo non con mandati che ci autodeterminiamo ma solo sulla base della richiesta formulata dal Ministero dell'interno. Questo riguarda sia Strade sicure, sia Terra dei fuochi, sia Expo, sia Giubileo e sarebbe grave se fosse la difesa ad autorganizzarsi per avere dei militari in funzione di ordine pubblico. La richiesta, quindi, viene sempre dal Ministero dell'interno e noi agiamo sulla base di quanto stabilito da quest'ultimo secondo un principio ordinativo – che ci deve essere – su chi ha la responsabilità e i compiti: guai se così non fosse. Quindi, so che devono vigilare, però si tratta di compiti assegnati dal Ministero dell'interno. Sulle ditte e gli Stati ai quali vanno i materiali d'arma, non ho nelle mie mani la relazione perché, come vi ho detto, sono questioni che riguardano il Ministero degli affari esteri e non quello della difesa; posso però dirvi che tutti gli anni, in genere dopo maggio, la Presidenza del Consiglio consegna al Parlamento la relazione sulla legge n. 185 e chi ha voglia di leggere un tale consistente fascicolo può trovarvi tutti i passaggi, non soltanto di vendita ma anche i transiti di armi, di altre nazioni che passano per l'Italia. Credo che la legge n. 185 sia la più rigorosa dal punto di vista del commercio delle armi fra le leggi europee – non so se al mondo, ma sicuramente fra le leggi europee – tanto che il codice europeo sul controllo dell'esportazione delle armi si ispira alla legge n. 185; tuttavia è meno pressante rispetto agli obblighi che impone e, in base alla volontà di trasparenza che i legislatori avevano voluto, ogni anno il Parlamento riceve una relazione in cui viene segnalato tutto.

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  STEFANO VIGNAROLI. Ci sono anche i veicoli in dismissione, cioè da rottamare ?

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Se vengono dati ad altri Stati o ad altre ditte, sì.

  STEFANO VIGNAROLI. Invece se vengono dati a ditte italiane interne ?

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Se vengono dati a ditte italiane interne, che li devono dare ad altri Stati, sì. Come ho detto nella relazione, ogni mezzo delle Forze armate che deve passare ad altro Stato...

  STEFANO VIGNAROLI. Invece cessioni e rottamazioni interne dove le andiamo a cercare ? Non penso che sia di competenza del Ministero degli affari esteri...

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. No, su cessioni o rottamazioni interne, se volete sapere ciò, vi diamo l'elenco.

  STEFANO VIGNAROLI. Delle ditte di affidamento ?

  ROBERTA PINOTTI, Ministro della difesa. Esatto. Queste vengono fatte attraverso procedure trasparenti ma, se avete una specifica richiesta, vi possiamo dare il dettaglio. Non ho il dato della raccolta differenziata nelle caserme ma ora mi informo e ve lo fornisco (anzi è una curiosità interessante anche per me). Non mi ero mai posta questa domanda ma, visto che ho l'occasione di parlarne con voi, andrò ad approfondire questo punto. Sulle dismissioni e lo smantellamento ho risposto. Nelle esercitazioni si può sparare in mare ma bisogna recuperare quello che si è sparato, cosa che rende più difficili – non posso negarlo – le esercitazioni, però ci atteniamo alle norme da quando queste esistono (prima non esistevano).
  Ovviamente, anche la Marina deve seguire i protocolli del Ministero centrale da cui discendono i protocolli di Forza armata, proprio perché ogni Forza armata ha una diversa peculiarità e utilizza diversi mezzi; se vi interessa, possiamo lasciarvi tutta la declaratoria della Forza armata Marina.
  Della questione sull'amianto negli elicotteri si parla da anni; è stata fatta una bonifica perché c'era il problema di elicotteri che risalivano ad anni fa e c'era un problema di questo tipo; ci si è rapportati con la ditta Agusta, richiedendo gli interventi necessari; mi pare che fossero elicotteri della Guardia di finanza, dei carabinieri e delle altre Forze armate; c’è una convenzione con l'ASL Lazio per fare la bonifica. Su EU Pilot 6730, non so dirvi e quindi mi riservo di darvi una risposta scritta. Per quanto riguarda Teulada, vi ho già detto rispetto al tema delle bonifiche. Quello che potevo dirvi è agli atti, mentre su alcune cose molto più specifiche vi fornirò il dettaglio successivamente.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro Pinotti e i suoi collaboratori. Le verranno poste alcune questioni specifiche perché c’è anche il problema di alcuni poligoni di tiro dove una volta si sparava e dove sono rimaste tutte queste munizioni, tema su cui, nelle scorse legislature, sono state fatte diverse interrogazioni (ci sono infatti zone dove c’è un conflitto con la pesca per problemi di sicurezza). Si tratta di zone che, tra l'altro, sono diventate le più interessanti per i pescatori perché sono rimaste non battute, soprattutto in Adriatico, quindi, su questo, vi faremo qualche domanda per conoscere lo stato dell'arte e per capire come si potrebbe agire. Nel ringraziare il Ministro della difesa, Roberta Pinotti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.