XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 66 di Giovedì 29 ottobre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione del presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati, Edoardo Amerini (Svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 2 
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 5 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Nepi Letizia  ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Nepi Letizia , Segretario Fise-Unire ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Nepi Letizia , Segretario Fise-Unire ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 8 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 8 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 8 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 8 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 9 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 9 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 9 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 9 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 9 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 9 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 9 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 10 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 10 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 10 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 10 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 10 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 10 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 11 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 11 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 11 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 11 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 11 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 11 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 11 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Amerini Edoardo , Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 14.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati, Edoardo Amerini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati, Edoardo Amerini, che è accompagnato dalla dottoressa Letizia Nepi, segretario di Fise-Unire.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo della depurazione delle acque.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento in corso di svolgimento sul traffico transfrontaliero dei rifiuti.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali sono in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Prima di cedere la parola ai nostri ospiti, vorrei precisare che il tema di oggi è quello dei rifiuti transfrontalieri. Ci sono state di recente segnalate diverse indagini al riguardo, non solo dalle autorità competenti, quindi ci interesserebbe avere da voi, in quanto osservatori privilegiati, un quadro della situazione riguardante le vostre attività, ovvero, eventualmente, sapere se ci siano situazioni che noi, in quanto legislatori, possiamo poi mettere in campo in favore di attività lecite. In merito, siamo a disposizione.
  Cedo quindi la parola al presidente Amerini – decidete voi come organizzare i vostri interventi – per una breve introduzione, poi i colleghi vi faranno le domande.

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Buongiorno. La questione delle spedizioni transfrontaliere dei rifiuti, in particolare per la frazione tessile, riguarda l'applicazione del Regolamento europeo relativamente alla Lista Verde e alla Lista Ambra; fondamentalmente tale questione sta nel fatto che la gran parte dei Paesi europei utilizza una procedura semplificata, praticamente, l'Allegato VII del Codice di Basilea, alla voce B3030.
  Tale questione nasce nel 2013 quando a noi operatori del settore, avendo Prato come sede principale e come zona di riferimento per gran parte della lavorazione e della trasformazione degli abiti Pag. 3usati, veniva comunicato che, secondo l'interpretazione dell'Agenzia delle dogane di Livorno, non era possibile utilizzare il B3030, in quanto era presente materiale originario di raccolta con materiali difformi al tessile.
  Il B3030 prevede materiale di natura tessile. È evidente che l'abbigliamento, per le sue caratteristiche, ha natura diversa dal tessile, in particolare pellami, cinture, borse e quant'altro, quindi abbiamo fatto presente una diversa interpretazione della norma dicendo che non era possibile utilizzare il B3030 e si doveva applicare la procedura di notifica. Tutto ciò in forte contrasto e in una posizione di svantaggio rispetto ai nostri competitor stranieri, perché loro continuavano e continuano a usare la procedura semplificata.
  Ciò ha posto gran parte degli operatori in una situazione di difficoltà. Di fatto con tutti i nostri consorziati, anche per una forma di tutela e di sicurezza, abbiamo accettato la procedura di notifica che, in quanto tale, non tanto danneggia in termini di costi economici (non è che ci siano delle cifre rilevanti), quanto nella facilità e nella flessibilità di sviluppare le vendite all'estero.
  Tenete presente che noi abbiamo chiesto delle procedure di notifica per alcuni Paesi dell'Est, tuttavia, al di là della sorpresa per la quale noi ne utilizziamo una che gli altri Paesi non usano, si rileva che passano anche degli anni prima che tutti i soggetti preposti alle eventuali autorizzazioni, quindi Paesi che sono anche solamente attraversati, richiedano tutta una serie di informazioni e di documentazioni.
  Dal 2013, come dicevo, noi abbiamo avuto dapprima un incontro con l'Agenzia delle dogane, che ci ha poi portato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (dove, con tutta una serie di documentazioni, abbiamo chiesto chiarimenti in merito nonché quale fosse la posizione ufficiale del Ministero). Ad oggi, però, non abbiamo ricevuto risposta al riguardo, per cui ci troviamo ad operare in un ambito di notifica, a fronte degli operatori stranieri che importano liberamente il materiale con la procedura semplificata, mettendo in grave difficoltà, per le ragioni sopra citate, tutte le aziende del nostro settore.
  Posso dire che, comunque, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si è mosso, a livello di Bruxelles, chiedendo un chiarimento alla Commissione europea, la quale ha semplicemente detto che c’è stato un incontro e che a questo incontro, svoltosi il 7 ottobre 2014, nel merito delle spedizioni transfrontaliere delle frazioni tessili, tutti i Paesi hanno verificato che gran parte dei Paesi al di fuori dell'Italia utilizzano la procedura semplificata; però, ci ha detto anche che, in fase di contrasto interpretativo tra due Paesi, si applica il concetto più restrittivo, quindi l'applicazione della Lista Ambra e della procedura di notifica.

  PRESIDENTE. Le vorrei chiedere se questa situazione riguarda tutti i porti italiani o solo alcuni; poi se ci dice anche la tipologia di operatori e se ci quantifica il dato, oppure se ci fa avere un po’ di caratteristiche sulla tipologia di aziende per sapere chi sono, sarebbe utile. Mi riferisco ai vostri associati perché sappiamo che ci sono altre organizzazioni.
  Poi vorrei chiederle se quella dei temi da voi sollevati in merito a eventuali difformità nel traffico transfrontaliero di questi rifiuti è una problematica che ritenete sia solo dovuta a questa situazione di interpretazione della norma o se non ci siano, invece, a vostro giudizio, anche attività – ovviamente non vostre, in questo caso, ma siete pur sempre degli osservatori privilegiati – e circuiti borderline – o, più che borderline - illeciti che utilizzano in qualche modo il trasporto transfrontaliero attraverso la falsificazione dei documenti, o magari anche un'organizzazione capillare sul territorio. Dico ciò perché, almeno da un paio di vicende che ci hanno raccontato, spesso queste situazioni non sono sporadiche e trattasi di vere e proprie organizzazioni, quindi ci interessa capire questi aspetti, anche in virtù del ruolo che abbiamo.

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati.Pag. 4Si tratta di due focus, quello dell'applicazione normativa uniformata a livello europeo e quello su cui noi abbiamo fatto un convegno, a giugno, presso la Biblioteca del Senato, dove abbiamo parlato di «raccolte parallele» per usare un eufemismo (perché poi sono attività di fatto illegali). In merito, ecco cosa succede. Per quanto riguarda – vengo alla sua prima domanda – il discorso dell'applicazione normativa, si tratta un problema tutto italiano perché noi troviamo difformità dell'interpretazione di una norma da provincia a provincia. Io, se sono a Prato, ho un rapporto con un interlocutore, ma se solo mi sposto di qualche chilometro e sono a Pistoia, ho tutta un'altra applicazione della normativa, quindi già questo è un problema, come pure il discorso delle dogane.
  Non avendo le dogane da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dato una risposta definitiva e chiara sull'applicazione delle spedizioni transfrontaliere, quindi dell'utilizzo corretto del B3030, succede che questi flussi, quando c’è un ostacolo, nella fattispecie al porto di Livorno o alla dogana di Prato, si spostano a Salerno o in altri porti perché c’è un'interpretazione diversa della norma.
  Preposti all'autorizzazione per concedere la possibilità della raccolta dei rifiuti sono i comuni, che di fatto, poi, demandano anche a municipalizzate oppure a consorzi, quindi un soggetto che vuole fare correttamente questa attività, si deve presentare al comune e dire: «io faccio questa attività, ho questa finalità di beneficenza; sono Tizio, Caio o Sempronio e voglio avere l'autorizzazione»; l'autorizzazione viene quindi data e la convenzione viene firmata.
  È evidente che, di fronte a questa situazione, si sono create negli anni delle attività borderline che, praticamente, attraverso un giochino interpretativo delle normative, dicendo che si raccolgono donazioni e si fanno attività sociali, mettendo questi cassonetti non in aree pubbliche ma in area privata e bypassando le normative. Si creano così dei flussi paralleli di materiale, che però non viene raccolto con un formulario e che, pertanto, può anche essere veicolato come tale al destinatario finale. Inoltre, dovendo uscire dalla procedura dei rifiuti, ecco cosa fanno questi signori: raccolgono questo materiale, lo portano nel magazzino e poi dichiarano che è un materiale selezionato e igienizzato, che come tale è libero di circolare.
  Mi son trovato a Tunisi – di fatto dall'Italia i grandi flussi vanno verso la fascia nordafricana – dove c'erano dei balloni di materiale con scritto «originale e igienizzato», il che è una contraddizione in termini perché, se raccolgo del materiale tal quale, lo trovo nelle bustine dei cassonetti e lo mando tal quale in Tunisia: come fa, quindi, ad essere igienizzato, visto che è chiuso nei sacchetti della spesa o del supermercato ? Tuttavia loro ci scrivono «originale e igienizzato», il che è una contraddizione in termini, che di fatto permette loro di bypassare tutte le normative sui rifiuti, creando degli svantaggi agli operatori, i quali sono obbligati a un rispetto normativo e a muoversi sul mercato. In merito, qual è il problema ? Il comune o il consorzio dice che c’è qualche cassonetto con qualche scritta anche di donazioni poiché vede solo la sua realtà: vede un cassonetto. Tuttavia, noi che abbiamo una visione nazionale, possiamo considerare che più di 4.000 o 5.000 cassonetti sono in queste condizioni e che ci sono delle organizzazioni strutturate nel territorio che hanno migliaia di questi cassonetti.
  Il consorzio o il comune ci dice che tali cassonetti non sono mai in area privata e che non è una cosa che li riguarda, ma anche su questo abbiamo chiesto al Ministero chiarezza e intendimento. Non è che un cassonetto che raccoglie i rifiuti, messo in un'area privata, può farlo uscire dall'ambito della norma sui rifiuti, perché così creano una serie di illiceità, inizialmente di piccole dimensioni, ma poi, di fatto, se non ci sono i controlli dei flussi, con la possibilità che lo scarto di questo materiale venga gettato, proprio perché non c’è un controllo in entrata e quindi l'operatore può fare ciò che vuole dello scarto. Questa è un po’ la situazione.

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  PRESIDENTE. Quante organizzazioni ci sono in Italia di un certo livello ? Adesso mi viene in mente Humana, oppure la Caritas, che fondamentalmente, o almeno da alcune parti, fanno questa attività; le chiedo, quindi, quanti operatori ci sono; questa, peraltro, è un'attività che dovrebbe avere uno scopo fondamentalmente benefico, dico bene ?

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Sì, c’è un aspetto di beneficenza legato alla storia della raccolta di indumenti usati; gli antesignani della raccolta dei rifiuti – lo sappiamo tutti quanti – sono le parrocchie, le quali una volta raccoglievano carta, plastica e vetro (il che è rimasto nell'immaginario collettivo e anche poi nei fatti).
  Tuttavia l'unico materiale riconosciuto come rifiuto, che può avere una marginalità e produrre delle attività di beneficenza dalla vendita dello stesso, è appunto l'indumento usato. A differenza della plastica e del vetro, che vengono sovvenzionati di fatto dallo Stato per essere immessi nel commercio, l'indumento usato ha una sua valenza e ha una sua rilevanza, considerando, poi, che circa il 15-20 per cento ha un valore importante; se io butto via una giacca che è usata ma è praticamente nuova solo perché sono ingrassato e non la uso più, quella ha un valore sul mercato importante.
  Quello che è il riutilizzo del bene, se correttamente impostato, permette di creare delle marginalità dove la Caritas risulta soltanto come sponsor, proprio perché non può essere un operatore che opera nell'ambito dei rifiuti, per il semplice motivo che non ne ha la titolarità; infatti essa concede a delle cooperative sociali, che hanno tutto quello che può essere necessario per l'attività dei rifiuti, di essere degli operatori specializzati con i quali poi confrontarsi e avere le convenzioni con i vari comuni.
  C’è quindi la Caritas, che ha una marginalità «tanto al chilo»; poi c’è una cooperativa sociale di tipo B, che impiega personale svantaggiato e che molto spesso è diramazione o braccio operativo della Caritas stessa; infine ci sono gli imprenditori, come la mia azienda o come tante altre del consorzio, che comprano il materiale da quest'attività. Grazie alla compravendita di tale materiale, la cooperativa paga le sue attività; inoltre si crea una marginalità per la cooperativa e per la Caritas. Questo è il percorso dove convivono e possono correttamente convivere insieme un'attività profit e una no profit che sia degna di merito.
  Segnalo semplicemente che, visti i recenti fatti avvenuti a Roma, dove anche l'Antitrust ha segnalato alcune inosservanze o fraintendimenti, voluti per far capire che c'era un'attività sociale di mezzo, la Caritas ambrosiana il 19 novembre farà un convegno a Milano dove spiegherà anche cosa è stato fatto negli ultimi 10-15 anni e quali sono poi state le attività concrete nel territorio che sono state realizzate con questi proventi.
  A fronte di ciò, come dicevo, se io do 1.000 euro a un'organizzazione che mi permette di mettere il nome di un'associazione su 1.000 cassonetti, è chiaro che creo un illecito perché la cifra non è proporzionata alle dimensioni del volume che si sviluppa attraverso l'utilizzo di questi cassonetti. Poi, la presenza costante di cassonetti messi in aree private, come ripeto, producono a ricaduta tutta una serie di illiceità.
  Non ci sono neanche da parte delle unità preposte ai controlli – parlo dei carabinieri e di noi – gli strumenti per confrontarsi con questi soggetti, proprio perché non ci sono normative penali che possano creare problemi quando siamo in ambito di raccolta.
  Per quanto ci riguarda, come consorzio sosteniamo il fatto che un cassonetto non autorizzato in area privata sia, secondo noi, un deposito illecito di rifiuti e come tale sanzionabile anche penalmente. C’è un po’ di difficoltà anche da parte dei soggetti preposti ai controlli a fare tutta quell'attività repressiva nei confronti di questi soggetti – che lo sanno – e che rispondono con lettere di avvocati, dicendo Pag. 6magari che è una donazione, quindi, al di fuori dei rifiuti; su questo essi giocano e si crea quello che ho appena detto.

  PRESIDENTE. Do la parola alla dottoressa Letizia Nepi.

  LETIZIA NEPI, Segretario Fise-Unire. I vari disegni di legge, che attualmente stanno affrontando il problema del riutilizzo e in particolare della finalità sociale di questi flussi, che sono destinati anche a persone disagiate, bisognose eccetera, sono sicuramente da condividere dal punto di vista dell'associazione, sia dal consorzio Conau ma, in generale, anche dalle altre associazioni che si occupano di filiere diverse, come quelle dei rifiuti elettrici ed elettronici, che possono essere di ricondizionati e anche questi reimmessi al consumo. Unire, quindi, rappresenta un po’ tutti gli operatori che, accanto a quelle di recupero e trattamento, a volte fanno anche operazioni di riutilizzo.
  Sicuramente tutti questi disegni di legge e queste norme sono da condividere come scopo, però il problema principale che noi ci siamo posti è quello di individuare chi ha la responsabilità della reimmissione al consumo di questi prodotti e quindi si fa carico anche di garantire che le operazioni di riutilizzo – o comunque anche delle reimmissione al consumo – siano svolte secondo delle norme riconosciute e quindi condivise da tutti.
  In realtà, il problema è che manca una disciplina di riferimento, sicuramente prevista dal decreto legislativo n. 152 del 2006, ma che purtroppo ancora non è stata emanata. Inoltre, manca anche a livello diffuso una cognizione di quello che è effettivamente rifiuto rispetto a ciò che può essere considerato qualcosa d'altro.
  Nella mentalità ordinaria è chiaro che ci sono dei beni che hanno un loro valore residuo e che quindi è giusto e corretto che non siano sprecati ma fatti circolare; tuttavia il problema è chi si prende la responsabilità, davanti alla legge e davanti alla collettività, di dire che questi sono beni idonei a una determinata destinazione. Per esempio, se si tratta del centro di raccolta dei rifiuti, chiaramente lì ci deve essere un personale formato e adeguato anche a poter riconoscere tutto ciò, oppure potrà essere il cittadino stesso che si prenderà questa responsabilità una volta che va a conferire; tuttavia, se non è così e il conferimento avviene in maniera non controllata, in contenitori posti su aree pubbliche o private, la domanda è sempre questa: qual è il soggetto che poi avrà la responsabilità per garantire che quello è effettivamente un bene idoneo e non è un rifiuto ?
  È una distinzione che noi cerchiamo di portare avanti perché, come operatori della gestione dei rifiuti, in qualche modo pretendiamo anche che ci sia chiarezza su questo.

  PRESIDENTE. Se ho capito bene, tra le tante situazioni una parte molto delicata è il momento in cui il rifiuto cessa di essere rifiuto e ridiventa, di fatto, un bene, quindi non è più rifiuto.

  LETIZIA NEPI, Segretario Fise-Unire. Sì, anche senza che diventi necessariamente rifiuto. Ci sono dei beni che vengono ceduti, appunto, ai bisognosi. A quale soggetto lo do, quindi, per essere certi che sia un bene riutilizzabile ? Non lo posso lasciare in un cassonetto perché non so, effettivamente, chi lo controllerà, se invece lo porto in un centro, che è appunto a questo destinato oppure a del personale che è idoneo a poter fare questo tipo di ...

  PRESIDENTE. Se è considerato rifiuto deve essere trattato come tale, altrimenti non è più un rifiuto bensì una merce ! È chiaro che, nel momento in cui un soggetto se ne disfa, qualsiasi cosa per legge è rifiuto.

  LETIZIA NEPI, Segretario Fise-Unire. Certo.

  PRESIDENTE. È chiaro, quindi, che se io mi disfo della giacca diventa rifiuto, anche se nella fattispecie è di fatto un indumento usato che può essere opportunamente trattato.

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  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Sì, ma la dottoressa Nepi stava facendo una distinzione, cioè è lo strumento di raccolta che lo fa essere rifiuto o meno: se io metto la merce in un cassonetto che non è controllato, è un rifiuto, se invece io lo porto in un centro dove fanno delle donazioni e c’è un soggetto che controlla che cosa riceve, è chiaro che a quel punto può anche essere considerata una donazione.

  PRESIDENTE. Adesso non voglio aprire una discussione, ma il concetto di rifiuto non è tanto legato al tipo di roba, quanto piuttosto al gesto che uno fa.

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Certo, ha l'obbligo di disfarsi...

  PRESIDENTE. È un aspetto da chiarire assolutamente, altrimenti si genera poi la problematica.

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. La posizione del consorzio in merito è molto chiara: lo strumento che tu utilizzi per la raccolta di indumenti dimostra, di fatto, la tua volontà e l'obbligo di disfarsi di un bene, per cui, se tu lo porti a una parrocchia, lo consegni dicendo di riutilizzarlo, ma se tu lo metti in un cassonetto, dove dentro a volte ci troviamo anche delle batterie esauste e degli attrezzi pericolosi, è chiaro che deve passare attraverso un sistema di selezione. Questo è il principio.

  PRESIDENTE. Ho un'altra curiosità: come mai, una volta che i prodotti dovrebbero essere sanificati sono, come lei diceva, diretti soprattutto verso il Nordafrica ? È l'attività imprenditoriale che fondamentalmente è rivolta verso questi Paesi o è un caso ?

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Molto semplicemente, è un concetto di mercato: dove ci sono i mercati, l'imprenditore si muove.
  Nel caso dei mercati nordafricani ciò accade per la vicinanza, per la dimensione della domanda e per l'apertura; tenete presente che quasi il 70 per cento dei mercati proibisce l'importazione degli indumenti usati.
  A Tunisi c’è una normativa molto interessante, che noi riteniamo molto avanzata e che tiene in considerazione il fatto di incentivare non tanto il trade, cioè il mero commercio; ciò avviene obbligando all'importazione del materiale originale per il quale si deve creare una struttura di selezione, quindi si ha anche una prima genesi di industrializzazione e non solo di mero commercio.
  Inoltre, tale normativa fa sì che ci siano delle quote di importazioni rapportate alla capacità di riesportare una certa parte del materiale e di dimostrare che le aziende che ritirano questo materiale originale, che non può essere utilizzato attraverso dei macchinari, riescano a trasformarlo con la cardatura e in altri materiali, come per esempio quelli per l'insonorizzazione e quant'altro. Si tratta di una norma molto interessante, per cui è chiaro che gli imprenditori del nostro settore si muovono nei mercati più vicini e più allettanti sotto il profilo economico: è un meccanismo abbastanza elementare e comprensibile.

  PRESIDENTE. Do la parola al collega Vignaroli.

  STEFANO VIGNAROLI. Vorrei fare tre domande. Mi risulta – se me lo conferma – che in India, in particolare al porto di Kandla, ma anche in tanti altri, molti indumenti usati vengono esportati facendoli passare come fibre, quindi mi domando se voi, come Conau, avete delle proposte per questo problema.
  Prima lei ha citato la Tunisia e mi risulta che l'Italia esporta molto degli indumenti usati in Tunisia, quasi il 90 per cento, quindi una cifra alta. In Algeria e Marocco ci sono delle moratorie, per cui si crea un traffico illecito, un contrabbando, Pag. 8perché gli indumenti vengono registrati in Tunisia come consumo interno, invece poi, in realtà, vengono bypassati in questi altri Paesi. Mi domando se ci sono degli operatori italiani in Tunisia che fanno questo tipo di smercio e che controlli ci sono in particolare su questo snodo in Tunisia.
  Poi, ho una domanda specifica per il presidente Amerini. Mi risulta che lei è indagato per aver falsificato dei registri e per non avere dimezzato dei rifiuti tessili; mi risulta che nella sua impresa ci fosse addirittura un revisore dei conti, il dottor Borrelli, imputato anche di avere avuto ruoli in imprese in odore di camorra; mi risulta che la sua impresa è partner commerciale di Eurotrading, del boss Ascione, quindi vorrei sapere se può chiarire questa situazione e la sua posizione giudiziaria. Grazie.

  PRESIDENTE. Le devo dire, per correttezza che se per caso avesse un'indagine a carico, si può avvalere di un avvocato ed è una sua libera scelta rispondere o meno.

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. L'India apre e chiude i mercati agli indumenti usati e non è un mercato completamente chiuso.
  Ci sono stati dei periodi in cui gli indumenti usati potevano essere venduti in India, mentre la gran parte del materiale, che a me risulta partire dall'Italia, deve subire un processo di mutilazione per essere venduto sul mercato indiano.
  Nel mercato indiano non è tanto l'indumento usato che fa la parte del leone, quanto la possibilità di vendere i materiali che altrimenti dovrebbero essere destinati alla discarica e che a volte vengono venduti anche pagando il costo del trasporto per non avere i costi di discarica; quindi l'operatore preferisce, di fatto, regalare la merce piuttosto che pagare 130 euro per ogni tonnellata – o quello che sia – per la destinazione allo smaltimento.
  Per quanto riguarda la Tunisia, di cinquanta operatori a me risulta che ci sono una o due aziende di piccole dimensioni gestite da italiani, quindi la gran parte del mercato è nelle mani di aziende tunisine.
  Per quanto riguarda l'Algeria, accade la stessa cosa che risulta anche per l'India: il mercato algerino non è completamente chiuso e periodicamente viene aperto, quindi ci sono dei periodi in cui l'Algeria concede la possibilità di portare materiale.
  In questo periodo – credo da un anno o un anno e mezzo a questa parte – il mercato algerino è chiuso e, di fatto, c’è stato un notevole rallentamento delle vendite del materiale in Tunisia, per cui è evidente che un Paese di otto milioni di abitanti, con cinquanta aziende che operano in questo settore, deve avere degli sbocchi transnazionali ma non necessariamente solamente con l'Algeria.
  Come ho detto prima, la normativa tunisina prevede che il 30 per cento del materiale importato debba riesportato. Tuttavia, i canali di esportazione non sono unicamente legati a mercati di vicinanza geografica, il materiale può anche essere spedito attraverso un percorso verso mercati africani, come il Kenya, la Nigeria e quelli dove è liberamente possibile fare quel tipo di attività.

  STEFANO VIGNAROLI. La Tunisia fa da nodo di scambio perché ha una quantità abnorme di...

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Certo, perché c’è la vicinanza con il mercato italiano dove possono avere del materiale a costi di trasporto contenuti e con tempistiche molto strette.
  Inoltre, avendo un basso costo della manodopera, possono permettersi di fare le attività di selezione e cernita a prezzi ridotti rispetto ai mercati nazionali e proporsi sul mercato internazionale. Tenete presente che il più grande mercato del mondo per gli indumenti usati è l'Africa; infatti, se voi viaggiate in Africa e vi guardate intorno, vi accorgete che ci sono decine di Paesi vestiti di indumenti usati, quindi i mercati degli Stati Uniti, del Nord Europa e dell'Italia stessa diventano fornitori di questo materiale.

  STEFANO VIGNAROLI. Però risulta che lì vengano registrati come consumo Pag. 9interno, anche se poi in realtà hanno un'altra destinazione: c’è un problema di legalità ?

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Che ci possano essere delle irregolarità è evidente, ma ripeto e sottolineo il fatto che la normativa tunisina prevede che il 30 per cento debba essere esportato e non necessariamente in Algeria e in Marocco.
  Tuttavia, i costi di trasporto dalla Tunisia ai Paesi africani sono nettamente inferiori rispetto a quelli dall'Italia agli altri Paesi africani, non solo per la vicinanza – perché a volte le distanze possono anche essere superiori – ma soprattutto per una questione tariffaria.
  Oltre a minori costi di manodopera e tariffe competitive, c’è anche la facilità nella relazione e nei rapporti. Per due persone che parlano l'arabo è evidentemente più facile creare dei rapporti di lavoro e di fiducia.
  Certo, non posso escludere che non ci possano essere delle attività illecite verso il mercato algerino e delle attività di contrabbando.

  STEFANO VIGNAROLI. Mi scusi, chi sono questi due operatori italiani ? Può dirci i nomi ?

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Una ditta si chiama Toretex e l'altra, legata a una società italiana che è la BZ, mi pare si chiami Somatex. Sono operatori che svolgono la loro attività sia in Italia che all'estero e hanno trovato convenienza tramite i costi bassi della manodopera a operare lì.
  Per quanto riguarda la mia posizione, semplicemente posso dire che l'igienizzazione è una procedura che noi utilizzavamo e che la normativa non è chiara nel merito dell'applicazione, nel senso che dice che deve essere abbattuta una carica batterica ma non ne spiega il procedimento.
  Attenzione: noi non abbiamo mai avuto una contestazione relativamente a una verifica sulla carica batterica che aveva superato le soglie di legge. Inoltre, per quanto riguarda la nostra posizione, ci auguriamo di poter essere messi in condizione di chiarire le dimensioni e l'entità del problema perché, chiaramente, un conto è aver spedito un camion senza le regolari procedure o sbagliare un documento e quant'altro, un conto è farlo sistematicamente e in maniera ampia; quindi queste saranno ovviamente questioni che verranno dibattute in sede processuale.
  Per quanto riguarda...

  STEFANO VIGNAROLI. Ma lei è rinviato a giudizio ?

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Sì.

  STEFANO VIGNAROLI. Nel frattempo lei comunque continua a essere presidente del...

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Lei mi insegna che uno deve essere prima condannato, ma questo è un concetto abbastanza acclarato ed evidente.
  Io sono sereno per quello che ha fatto e sono una persona che ha tutto l'interesse a rispettare normative.
  Noi, da quel fatto che è successo, abbiamo tolto di mezzo la problematica dell'igienizzazione. Oggi noi acquistiamo «rifiuto» e rivendiamo «rifiuto», così togliamo di mezzo tutte quelle che sono le interpretazioni legate alla corretta applicazione dell'igienizzazione.
  Siamo un'azienda leader in Italia, raccogliamo 30.000 tonnellate di materiale, siamo il primo operatore in Italia, siamo i primi ad aver applicato la normativa per quanto riguarda la notifica – l'Allegato VII – e sono davanti a voi per cercare di avere delle norme, chiaramente trasparenti e corrette, che ci mettano soprattutto nelle stesse condizioni dei nostri operatori europei. In Francia non è un rifiuto l'indumento usato e l'igienizzazione negli altri Pag. 10Paesi europei non è richiesta, solamente in Mozambico: l'unico Paese che ci chiede di igienizzare è l'Italia; sia che ci sia una carica batterica o no !
  Dalle ricerche che abbiamo fatto abbiamo dimostrato palesemente che le soglie della carica batterica sono nettamente al di sotto di quello che è previsto dalla normativa. Inoltre, non c’è una verifica che a me risulti essere fatta da un soggetto preposto al controllo che abbia dimostrato come gli indumenti usati abbiano una carica batterica superiore alla norma.
  Io operatore italiano devo aspettare due anni per spedire del materiale in un altro Paese, mentre gli altri Paesi lo spediscono con l'Allegato VII e lo possono importare in Italia. Inoltre, io devo igienizzare del materiale, mentre gli altri Paesi non sono obbligati a farlo perché basta solamente la selezione e la cernita, per cui è ora che lo Stato capisca che deve dare uno strumento e delle normative applicabili – e non di svantaggio – per i nostri operatori nazionali rispetto agli altri operatori europei.
  La cosa su cui noi ci battiamo è che, se ci deve essere l'igienizzazione, è giusto che sia fatta per tutti i Paesi europei, altrimenti il materiale arriva dall'estero non igienizzato e dobbiamo farlo noi.
  È una barzelletta ed è una cosa che non sta né in cielo né in terra, come il discorso dell'Allegato VII. Arrivano centinaia di camion a Napoli con l'Allegato VII, ma noi siamo obbligati a esportare con la notifica perché noi, per un principio prudenziale, chiediamo ai nostri operatori l'igienizzazione fatta secondo le procedure e soprattutto la notifica per l'esportazione. L'igienizzazione è una storia grande, che ha rilevanza anche di carattere di competitività: vogliamo chiudere delle aziende o vogliamo farle aprire ? Facciamole lavorare, però mettiamole almeno nelle stesse posizioni e alla stessa stregua degli operatori europei.

  STEFANO VIGNAROLI. Invece lei è partner commerciale di Eurotrading ?

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. No, io non sono partner commerciale di Eurotrading perché partner commerciale vuol dire avere degli interessi commerciali. Eurotrading è uno dei tanti – soprattutto tra i piccoli – clienti della Tesmapri, che ne aveva centinaia.
  Abbiamo venduto all'Eurotrading del materiale, ma io non posso sostituirmi alle organizzazioni che sono preposte ai controlli: siamo le aziende, i carabinieri e noi che dobbiamo togliere le mele marce.
  Inoltre, se io ho venduto tre, quattro, cinque o dieci camion a questa azienda, non posso esserne considerato partner commerciale solo perché ho venduto: se viene da me una persona dicendomi che vuole comperare e mi presenta i documenti che sono correttamente in regola, qual è la partnership commerciale che si viene a creare tra un compratore e un venditore ? Quando mi presentano dei documenti che sono in regola e ci sono le autorizzazioni per vendere il materiale (io per la caratteristica, vendendo rifiuto, devo essere obbligato a vendere del materiale a soggetti che ne hanno la titolarità per poterlo lavorare), io sono a posto con le normative.
  Poi, vi ripeto, Eurotrading è tra i più piccoli clienti che noi abbiamo.

  STEFANO VIGNAROLI. Invece Borrelli, che è stato imputato, era il revisore dei conti della sua società ?

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. È stato per un periodo di tempo Borrelli, ma tenga presente che non si è mai presentato a nessun collegio sindacale.

  STEFANO VIGNAROLI. Per quanto riguarda i rapporti con la camorra, mi risulta che ci siano stati, sia a Prato, sia in Campania (tutti gli abiti usati passano per questi due grandi centri), anche degli episodi di incendi per chi voleva sottrarsi: risulta anche a voi questo problema ?

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Che ci siano stati incendi...

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  STEFANO VIGNAROLI. Incendi anche nei confronti di chi voleva sottrarsi a questo monopolio della camorra, sia a Prato che in Campania. Provando a sottrarsi a questo flusso, c’è chi è stato anche ostacolato ?

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Che a me risulti, gli incendi, molto spesso, quando sono di carattere doloso, non sono per questa ragione ma fondamentalmente perché un'azienda che si trova in difficoltà si dà fuoco per poi incassare i soldi dell'assicurazione, quindi un conto sono le verità e un conto sono le leggende.
  A Prato – vivo a Treviso ma ho l'azienda lì – le situazioni in cui sono successi questi fatti sono più legate a un'attività di risarcimento assicurativo e giochini di questo genere, quindi anche di carattere doloso.
  A me non risulta che ci siano intimidazioni arrivate al punto di bruciare materiale. Certo, che ci siano infiltrazioni camorristiche mafiose sta un po’ nella storia degli indumenti usati.
  Napoli ha 400 piccole aziende, ma se tu a una piccola azienda della provincia di Napoli dici che, per vendere degli indumenti usati, deve operare in una procedura ordinaria, vuol dire metterla fuori dalla normativa, per cui questa si deve cercare degli altri appoggi.
  Poi, vi ripeto, a Prato incendi di carattere intimidatorio, come lei ha accennato, non risultano a me personalmente, però non posso neanche escluderli.

  STEFANO VIGNAROLI. Magari non a Prato, però chi si sottraeva a questo monopolio a Prato...

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Lei, quando parla di monopolio, a cosa si riferisce ?

  STEFANO VIGNAROLI. Al fatto che ci siano dei traffici che passano necessariamente in alcuni capannoni e magazzini che sono allocati sia a Prato che in Campania.

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. E che quindi di fatto c’è un monopolio ?

  STEFANO VIGNAROLI. Mi riferisco al fatto che questi indumenti, vanno, appunto verso il Nordafrica e i Paesi dell'Est e chi prova a sottrarsi a questo monopolio, cercando una propria autonomia di gestione, viene comunque ostacolato.

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Non mi risulta anche perché i mercati non sono solo quelli dei Paesi dell'Est e del Nordafrica, ma sono di tanti altri Paesi. Inoltre, come ho detto, il mercato più importante è quello africano.
  Poi, capisco che lei possa avere delle perplessità legate al fatto che ci sia una forma di ricatto tra chi gestisce rilevanti quantitativi, ma neanche questo è vero perché ci sono altri operatori (belgi, olandesi, svizzeri, francesi, inglesi e tedeschi) che ne possono fornire di materiale, quindi, se un'azienda come la nostra ha un impatto rilevante in termini numerici, a livello europeo tale impatto è di poco conto.
  La gran parte degli indumenti lavorati a Napoli non sono di natura italiana ma straniera (Svizzera, Francia, Germania, Austria e in parte Italia), per cui parlare di monopolio mi sembra poco realistico.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, noi la ringraziamo.
  Ci ha dato degli spunti, per cui adesso andremo avanti con la nostra attività; se avremo necessità di risentirci, la convocheremo per avere qualche approfondimento.

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Sono a disposizione.

  PRESIDENTE. Abbiamo raccolto le problematiche che ci avete illustrato.
  Il fatto che ci debba essere un'omogeneità a livello europeo nel trattamento delle imprese mi pare una condizione minima per poter operare.Pag. 12
  Ciò è valido per la questione dei porti, ma abbiamo visto che è così anche per altre situazioni.

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Quello che noi ci auguriamo e che questa Commissione può fare, è che ai soggetti preposti a delle domande vengano date delle risposte.
  Noi abbiamo delle lettere mandate al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che risalgono a due anni fa; in merito io faccio sempre l'esempio di un mio competitor olandese che ha posto la stessa questione e, nel giro di una settimana, si è visto arrivare in azienda un funzionario del Ministero che gli ha chiesto del suo problema.
  Ora, se noi accettiamo il principio per cui i soggetti che fanno impresa non sono degli evasori fiscali e non sono dei camorristi, ma che probabilmente sono anche delle persone oneste che fanno il loro lavoro, abbiamo bisogno di norme chiare, perché se io ho una norma chiara, ho tutto l'interesse ad applicarla.
  Un'azienda come la mia, che fa 30.000 tonnellate, come può pensare di lavorare nell'illecito ? È impensabile.
  Certo, dateci delle norme chiare che siano perfettamente applicabili e, se questa Commissione ne ha le possibilità e le capacità, faccia sì che certi soggetti preposti alle risposte ce le diano.
  Si tratta di un modo anche per mettere le aziende che vogliono operare in condizione di rispettare le normative; poi possiamo, giustamente, perseguire e combattere anche l'illiceità o le infiltrazione camorristiche, che sicuramente ci sono nel nostro settore come in tutti altri, perché non è che solo nel nostro ambito c’è la camorra: aiutateci a togliere le mele marce che fanno comunque concorrenza illecita e danneggiano le aziende che vogliono lavorare onestamente.

  PRESIDENTE. Il materiale relativo alle lettere lo avete già mandato o ce lo lasciate ?

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Posso farvi avere la relazione e tutto il materiale che noi, a suo tempo, abbiamo già mandato al Ministero.

  PRESIDENTE. Grazie.

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Delle risposte penso che ci siano dovute.

  PRESIDENTE. Certo.

  EDOARDO AMERINI, Presidente del consorzio nazionale abiti e accessori usati. Paghiamo le tasse e speriamo di avere degli interlocutori che ci aiutino anche ad applicare correttamente le normative.

  PRESIDENTE. La ringraziamo e aspettiamo il materiale.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.