XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 60 di Mercoledì 23 settembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Sui lavori della Commissione:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Arrigoni Paolo  ... 3 
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata, Giovanni Giorgio:
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Giorgio Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 6 
Giorgio Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Morgoni Mario  ... 7 
Compagnone Giuseppe  ... 8 
Giorgio Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata ... 8 
Compagnone Giuseppe  ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Giorgio Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Giorgio Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata ... 9 
Arrigoni Paolo  ... 10 
Giorgio Giovanni , Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata ... 10 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 

Comunicazioni del presidente:
Bratti Alessandro , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 14.35.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Sui lavori della Commissione.

  PRESIDENTE. Il senatore Arrigoni ha chiesto di intervenire in ordine ai lavori della Commissione.

  PAOLO ARRIGONI. Nell'Assemblea del Senato è in corso la discussione generale sulla riforma costituzionale ed è stata decisa una pausa dalle 13.30 alle 15, che ha consentito anche di seguire i lavori delle varie Commissioni, compresa questa. Io ero presente. Oggi è stato posto il problema da alcuni senatori alle 13.45, essendosi appreso che la sospensione non è assolutamente prevista nel giorno finale della discussione generale.
  In risposta, il presidente di turno, Lanzillotta, ha comunicato al senatore che ha sollevato la questione, che doveva a partecipare alle 14 alla Commissione vigilanza Rai, di aver mandato alle varie Commissioni la comunicazione, chiedendo la sconvocazione delle stesse, generalizzando.
  Quindi, io pongo questo problema. Pare che in questo Paese da parte del Governo la priorità su tutto l'abbiano le riforme costituzionali. Ricordo che è stata tolta qualsiasi attività alla Commissione e che è stato deciso il contingentamento dei tempi in discussione generale.
  Pertanto, io porgo qui questo problema. Non voglio, ovviamente, pretendere l'annullamento della Commissione. Volevo chiedere se la comunicazione sia stata fatta avere da parte della segreteria del Presidente del Senato. Prendo atto dell'assenza dalla comunicazione e, quando ritornerò in discussione nell'Aula del Senato, farò presente la questione. Tanto dovevo comunicare.

  PRESIDENTE. Va bene. Io ho verificato e ho preso in considerazione adesso anche in maniera più puntuale le obiezioni che sono state poste. Noi abbiamo fatto due tipi di verifica. Una era per vedere se le altre Commissioni permanenti bicamerali si riunissero o meno. Si stanno riunendo come noi.
  Questa comunicazione di cui parlava il senatore Arrigoni a noi non è pervenuta. Visto che la richiesta era stata fatta specificatamente, la risposta è no: noi non abbiamo ricevuto assolutamente nulla.
  È un'obiezione politica di cui capisco anche i contenuti e i toni, ma io direi che, proprio in virtù del fatto che si sono riunite le altre due commissioni bicamerali e che abbiamo fatto venire il procuratore, non sentirlo mi sembra un atto di scortesia. Io credo che in una mezz'ora riusciremo a completare anche quest'audizione.
  Ritengo, quindi, di procedere con i nostri lavori, mettendo agli atti l'obiezione del senatore Arrigoni, il quale poi trasmetterà al Senato, nella discussione che si Pag. 4farà, anche eventualmente qualche lamentazione nel rapporto con le bicamerali.
  Direi, quindi, di procedere con la seduta e di far entrare il nostro ospite.

Audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata, Giovanni Giorgio.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata, Giovanni Giorgio, che ringrazio per la sua presenza.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti e alle bonifiche.
  L'audizione odierna rientra nell'approfondimento in corso di svolgimento sulla situazione delle bonifiche in Italia, con particolare riferimento al sito di interesse regionale del basso bacino del fiume Chienti, dove una delegazione della Commissione si è recata l'11 giugno scorso, svolgendo alcuni sopralluoghi. Abbiamo anche fatto un incontro con gli amministratori, se non ricordo male, in un Consiglio comunale aperto.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta.
  Io sono sempre abbastanza perplesso sulla segretazione, a meno che non ci siano veramente dei motivi seri. Glielo dico perché, anche in riferimento ad altri suoi colleghi di altre procure, noi abbiamo avuto, per esempio recentemente, un'esperienza in cui abbiamo segretato una questione i cui contenuti erano diffusi sui social. Già il segretare crea dall'altra parte subito la morbosità di dire: «Hanno segretato. Chissà che cosa è stato detto».
  Quindi, io leggo questo avviso, ma da oggi in poi comincerò a pregare gli ospiti di ragionare molto bene sulla questione della segretazione, perché, ripeto, il rischio è che si creino più morbosità esterne nel parlare di «segreto» di quando non sia nella sostanza.
  Mi scusi per questo breve inciso, ma volevo dirlo anche ai colleghi, perché ci è già capitato veramente numerosissime volte di segretare alcune questioni, mentre poi era già tutto noto.
  Cederei, dunque, la parola al dottor Giorgio per lo svolgimento della sua relazione, chiedendogli che ci faccia dal suo punto di vista un quadro. Ieri abbiamo sentito il procuratore di Fermo, il dottor Domenico Seccia, che è venuto a riferirci delle indicazioni, io credo, molto interessanti. Vorremmo sentire anche dal suo punto di vista qual è lo stato dell'arte della situazione. Poi sicuramente i colleghi faranno delle domande.
  Do la parola al dottor Giorgio.

  GIOVANNI GIORGIO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata. Buongiorno. Io ho colto l'occasione per aggiornare innanzitutto me stesso – non ho motivo di nasconderlo – perché il problema dell'inquinamento del fiume Chienti è una questione di cui avevo sentito parlare. Premetto, però, di essere procuratore della Repubblica di Macerata dall'aprile 2013, ragion per cui quello che è accaduto in precedenza l'ho appreso dalla lettura della documentazione.
  Volendo essere sintetici, ho così potuto appurare che ci sono stati alcuni procedimenti penali, ben nove, all'esito degli accertamenti che furono avviati dopo che fu scoperto il fenomeno di inquinamento, ossia la contaminazione da tricloroetano. Credo di non dover svolgere – se lo devo fare, lo faccio-l’excursus storico. Penso che sia noto alla Commissione.
  Il fenomeno assunse una prima e – direi – forse unica, al momento, rilevanza giuridica consistente quando furono avviate le indagini, da una parte, dalla procura della Repubblica di Macerata e, dall'altra, dalla procura della Repubblica di Ascoli, credo, perché quella di Fermo ancora non c'era, in relazione al grave fenomeno di inquinamento che si era verificato, che aveva interessato territori di Pag. 5competenza della procura di Macerata e territori dell'allora procura di Ascoli.
  Furono promossi, ripeto, nove procedimenti penali nei confronti dei titolari delle aziende ritenute responsabili del fenomeno inquinante, che aveva interessato suolo e sottosuolo fondamentalmente, oltre che il fiume. Furono elevate delle contestazioni a tutti i titolari di queste aziende, per la verità poi in parte fallite e scomparse anche dall'ambito aziendale e imprenditoriale. Le ipotesi contestate, dovendole giudicare dal mio punto di vista, erano abbastanza gravi. Se la Commissione riterrà, io depositerò poi le sentenze, se di interesse. Sono tutte uguali. Se volete, ve le esibirò tutte e nove, ma sono, ripeto, esattamente uguali.
  Il giudizio si concluse con una sentenza di patteggiamento assolutamente uguale per tutti in relazione alle contestazioni, che comprendevano, come delitto più grave, il delitto di avvelenamento del sottosuolo, oltre che di danneggiamento e tutta una serie di contravvenzioni.
  Il procedimento, come vi ho detto, fu definito con un patteggiamento. Le sentenze sono tutte del 9 febbraio 1995. I fatti contestati riguardavano fatti verificatisi sino al 1994. In pratica, l'accordo che fu raggiunto tra accusa e difensori fu nel senso di stabilire il minimo della pena possibile, con la sospensione condizionale della pena. Fu stabilita la condanna a carico degli imputati, per il risarcimento del danno procurato, delle spese processuali in favore delle parti civili costituite.
  Per quanto ho potuto constatare, però, non fu neanche ritenuto opportuno subordinare la sospensione della pena, come anche la legge all'epoca prevedeva, alla rimozione delle situazioni inquinanti. Questo aspetto evidentemente non fu ritenuto rilevante, tant’è che c’è stato poi un seguito in sede civile, avviato dalla provincia di Macerata, finalizzato al risarcimento del danno ambientale.
  I procedimenti civili, iniziati nel 2009, sono tuttora in corso in secondo grado. Il giudice monocratico, nella sentenza di primo grado, ha stabilito che le parti che non avevano raggiunto una transazione in corso di procedimento erano comunque condannate al pagamento di una cospicua somma in favore della provincia. La sentenza è stata impugnata e all'udienza del 6 ottobre prossimo è previsto che venga vagliata la consulenza tecnica che è stata appositamente predisposta dal giudice della Corte di appello civile di Ancona, il quale ha nominato un consulente tecnico per individuare, credo, la fondatezza della liquidazione del danno, che è stato individuato in una somma pari a 2 milioni di euro, se non ricordo male.
  Tornando ai procedimenti penali, dopo questi nove conclusisi nel modo che vi ho detto, in epoca successiva ne sono stati avviati altri otto. Questi procedimenti, per la verità, si sono tutti conclusi con archiviazione.
  Ritengo opportuno segnalare il procedimento penale contrassegnato dal numero 4409 del 2011, che faceva seguito all'inoltro da parte del Ministero dell'ambiente del verbale della Conferenza dei servizi che si era tenuta qui a Roma il 30 settembre 2010. Il verbale era stato trasmesso affinché ne fossero valutati eventuali aspetti penalmente rilevanti da parte della procura, ma il procedimento è stato archiviato perché le indagini allora svolte non portarono all'individuazione delle ditte responsabili dell'inquinamento del basso bacino del fiume Chienti. Peraltro, i campioni prelevati all'epoca del procedimento erano risultati irregolari e alcune ditte erano anche fallite ed erano state già oggetto di precedenti procedimenti.
  Io ho l'elenco dei singoli procedimenti. Se volete, lo deposito, altrimenti lo illustro. Poi vi lascio tutto. L'unico procedimento penale tuttora pendente, del quale io mi ritengo responsabile, nel senso che lo seguo io, è correlato al fatto che nel giugno scorso nelle acque antistanti il lungomare sud di Civitanova Marche c’è stato un fenomeno di inquinamento marino piuttosto significativo, che ha provocato, tra l'altro, una situazione di intossicazione per 30 bambini e 3 operatori della colonia Unione montana di Camerino, che erano lì in vacanza e hanno accusato dissenteria, nausea e vomito.Pag. 6
  Sono stati effettuati dei primi accertamenti onde verificare se il fenomeno potesse trovare una spiegazione in quello che operatori e bambini avessero eventualmente mangiato. Tale ipotesi è stata esclusa e ora sono in corso accertamenti alla caccia della presenza di scarichi abusivi o di condotte, in seno all'ipotesi di smaltimenti di rifiuti da parte di insediamenti civili o industriali.

  PRESIDENTE. In quel caso, l'accertamento dovrebbe essere magari indirizzato più verso i depuratori civili che non funzionano piuttosto che verso quelli industriali.

  GIOVANNI GIORGIO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata. Il depuratore è funzionante. Siamo nella zona in cui c’è il depuratore comunale di Civitanova Marche. L'indagine, però, è a tappeto.
  Io ho potuto anche verificare che, nell'ambito di quello che doveva essere il progetto complessivo di recupero della zona, sono state adottate da parte di sindaci alcune ordinanze finalizzate a vietare l'uso di determinati pozzi per finalità o di irrigazione, o di consumo umano. I sindaci in queste ordinanze avevano stabilito che i controlli fossero effettuati dalle autorità di polizia locale.
  Io ho individuato tre ordinanze, una del comune di Morrovalle, una del comune di Montecosaro e una del comune di Civitanova Marche. Finora non sono pervenute segnalazioni in procura di violazioni di queste ordinanze, che sarebbero penalmente rilevanti, perché si tratta tecnicamente di ordinanze contingibili e urgenti. Tuttavia, mi riprometto, a questo punto, di stimolare una verifica, onde accertare se queste ordinanze siano oggetto di effettivo rispetto o se, invece, poiché si tratta di ordinanze un po’ datate, il tempo non abbia implicato un oblio, per usare questa espressione.
  Per il resto, c’è anche un contenzioso a livello amministrativo, che non so se sia noto alla Commissione. Con una serie di provvedimenti amministrativi che erano stati adottati nei confronti di titolari di aziende che intendevano operare interventi nelle zone contaminate era stato allora stabilito l'obbligo per tali aziende di dichiarare la disponibilità a riunirsi in consorzio ai fini del risanamento dell'intera zona interessata dal fenomeno inquinante.
  Per quello che mi è stato riferito dall'ottimo funzionario che lavora alla provincia, tutte queste ordinanze risultano essere state annullate dal TAR o dal Consiglio di Stato. Ce n’è una soltanto che è stata confermata, ed è quella che riguarda l'ENI, che è tenuto a effettuare una serie di campionamenti nella zona vicino al porto di Civitanova Marche.
  C’è la possibilità che gli obblighi posti a carico dell'ENI si giustifichino, anche se non è stata accertata una responsabilità di chi gestisce il deposito dell'ENI nel fenomeno inquinante. Ripeto, il Consiglio di Stato ha ritenuto che questo tipo di controllo sia giustificato, tant’è che io ho appreso che sono iniziati i campionamenti a settembre, questo mese. Ho pregato il comandante della Capitaneria di porto di aggiornarmi sull'esito di questi controlli, che si completeranno all'inizio di ottobre.
  Naturalmente, per quel poco che ho potuto capire, la questione rimane ferma a livello di gestione strettamente amministrativa. Perché ? Perché dopo il declassamento da sito di interesse nazionale a sito di interesse regionale, è successo che la regione Marche, a sua volta, con apposita legge ha delegato le competenze ai singoli comuni. Questo è un tipo di scelta che mi è sembrato di capire, da quello che ho letto, non essere esattamente quella fatta in altre regioni, dove si è deciso che, specie se il fenomeno, come credo sia quello di interesse, riguarda più comuni, la competenza sia fondamentalmente individuata nella regione o in specifiche altre legislazioni, al più nella provincia, ossia in un ente sovraordinato a quello comunale. Questo perché si è in presenza di un fenomeno inquinante che interessa non un solo comune, ma più comuni.
  Penso che sappiate che la provincia di Macerata aveva elaborato un primo progetto Pag. 7per il risanamento complessivo. L'incarico era stato affidato a un'impresa che non aveva accettato l'incarico. Poi è stato attribuito alla seconda classificata, la quale, dopo aver accettato l'incarico, ha riformulato un progetto molto più ambizioso e, conseguentemente, costoso. Il discorso si è, quindi, arenato, tant’è che non è più andato avanti.
  Peraltro, il responsabile titolare di questo consorzio, che, a onor del vero, è adesso assoggettato a diversi procedimenti penali per altri fatti, ha anche portato avanti un contenzioso con la provincia per il riconoscimento delle spettanze in relazione al progetto elaborato. La provincia di Macerata ha liquidato la somma di 23.000 euro credo proprio di recente.
  Questo, in sintesi, è il quadro, salvo ovviamente ulteriori chiarimenti che posso fornire.

  PRESIDENTE. La ringraziamo. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIO MORGONI. La ringrazio per la disponibilità a quest'audizione. Vorrei ritornare sulla questione dei procedimenti che sono stati avviati, come lei diceva, nel 1992. La vicenda nasce in quegli anni ed è una vicenda piuttosto consistente, perché questo fenomeno di inquinamento diffuso ha riguardato parti importanti del territorio, che ricadono in due province e cinque comuni, una realtà molto vasta.
  Lei ci ha informato che i nove procedimenti penali del primo filone si sono tutti conclusi, ma anche gli altri otto si sono conclusi. C’è un unico procedimento ancora in corso che riguarda, però, più la questione amministrativa. I procedimenti penali da questo punto di vista sono conclusi.
  In relazione alla gravità della vicenda, che ha portato nei primi anni Novanta anche alla sospensione dell'erogazione idrica in diversi comuni, i cui cittadini sono stati riforniti con le autobotti – una situazione piuttosto precaria – per quanto riguarda i procedimenti penali (parlo dei primi nove) conclusi con patteggiamenti, ci si poteva attendere che la conclusione di questi processi potesse essere propedeutica a un risarcimento del danno almeno per disporre delle risorse necessarie per le operazioni di messa in sicurezza e di bonifica, che abbiamo visto essere molto onerose.
  Mi pare che su questo fronte effettivamente, nonostante le responsabilità siano state piuttosto chiaramente individuate, in termini di risorse non si sia ancora raccolto nulla e che i responsabili a oggi ancora non abbiano concorso assolutamente alle spese e ai costi per la bonifica.
  In merito, io vorrei concentrare la mia domanda sulla questione dell'azione risarcitoria. La bonifica, anche, in particolare, dopo il declassamento del sito da interesse nazionale a interesse regionale, ha visto una complicazione da questo punto di vista. Io le chiederei intanto se ci sono possibilità concrete, sia attraverso il procedimento che è già in corso, sia attraverso eventuali altre azioni da intraprendere, di recuperare risorse utili per concorrere ai lavori che comunque andranno fatti per risanare il territorio.
  In questo senso volevo fare riferimento alla sentenza del TAR n. 126 del 2015, piuttosto recente, che ha accolto il ricorso presentato dall'Associazione degli industriali della provincia di Macerata contro i provvedimenti delle Conferenze dei servizi decisorie per il sito di interesse nazionale.
  Rispetto a questa prescrizione che veniva fatta dalle Conferenze dei servizi di chiedere una disponibilità ai soggetti privati di concorrere per la bonifica la sentenza del TAR motiva l'accoglimento del ricorso presentato dall'Associazione degli industriali dicendo che «ove non venga accertata la responsabilità sull'origine del fenomeno contestato, non è possibile imporre al soggetto incolpevole, individuato solo in quanto proprietario del bene, alcun obbligo di bonifica o messa in sicurezza».
  Più avanti nella sentenza si dice che «non emerge che le autorità amministrative preposte, in particolare la provincia, abbiano svolto una compiuta istruttoria Pag. 8atta a ricercare l'origine dell'inquinamento al fine di collegarlo causalmente all'attività industriale posta in essere dalla ricorrente, né si è proceduto a un accertamento di corrispondenza». Praticamente nella sentenza del TAR si evidenzia che la provincia ha mancato di compiere quegli atti che era tenuta a compiere. Secondo l'articolo 244, comma 2 del decreto n. 152 è proprio la provincia che dovrebbe svolgere apposite indagini volte a identificare il responsabile.
  Quello che volevo chiedere, da questo punto di vista, è se questa sentenza del TAR possa essere pregiudizievole anche dell'altro percorso in atto per quello che riguarda il risarcimento del danno e quanto ci possa essere in questo comportamento di negligenza o di superficialità, visto che non è stato rispettato qualcosa che doveva essere piuttosto naturale attendersi che venisse fatto.
  Vorrei anche un suo giudizio, una sua valutazione, per quello che riguarda l'attività posta in essere dalla provincia relativamente al progetto di bonifica delle aree che poi si è arenato. Da una prima valutazione dei costi si è arrivati poi a una lievitazione degli stessi e si è prodotto un nulla di fatto. Anche su quello vorrei che lei ci fornisse un giudizio, sulla base degli elementi in suo possesso – lei è arrivato nel 2013 – su quello che può essere stato il comportamento della provincia in ordine anche alla diligenza e alla necessità di arrivare alla soluzione dei problemi che la provincia stessa avrebbe dovuto affrontare.

  GIUSEPPE COMPAGNONE. Qui si evince – almeno questo sembra piuttosto chiaro dal racconto – che c’è uno scaricabarile, per esprimersi in termini molto pratici, tra le varie Istituzioni. Io ritengo che questo non sia accettabile. Se non abbiamo capito male, le ordinanze fatte dai comuni sono state poi annullate dal TAR su ricorso dell'Associazione degli imprenditori.

  GIOVANNI GIORGIO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata. Sono provvedimenti ministeriali.

  GIUSEPPE COMPAGNONE. C’è stato poi il ricorso al TAR. Dovremmo capire esattamente perché.
  Inoltre, l'incarico che era stato affidato per il progetto del risanamento con quale metodica era stato affidato ? Immagino con una gara, o no ? Se era stato affidato con una gara, perché poi l'incaricato si è rifiutato di espletare le attività ? Quando si fa una gara, è già previsto il progetto. C’è già un progetto a monte, come anche la copertura.
  Qual è il motivo per cui la società incaricata si è rifiutata di assumere l'incarico e come mai poi vengono liquidati a questa società questi famosi 23.000 euro per il progetto ? Al limite, dovrebbe essere il contrario. Quando si appalta un lavoro a una ditta, se poi non lo esegue, al limite paga, non viene pagata. O abbiamo capito male ? Vorremmo chiarire bene.
  In ogni caso, da tutta questa storia si evince, ed è quello che, secondo me, dovrebbe emergere da questa nostra audizione, che c’è veramente una carenza da parte degli organi istituzionali, soprattutto da parte della provincia e/o della regione, che sono quelli che hanno la responsabilità di sovrintendere e di imporre alle società e alle ditte che hanno procurato l'inquinamento di intervenire.

  PRESIDENTE. Oltre a questo, aggiungo qualcosa anch'io. In tutta questa situazione di controlli e di verifiche qual è stato il rapporto con l'Agenzia, se avete avuto rapporti con l'Agenzia ambientale, con l'ARPAM ?
  Mi interessava capire poi un fatto riguardo l'ultima questione che lei ha citato di ENI. Da quello che le risulta, ENI ha accettato, ovviamente.

  GIOVANNI GIORGIO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata. Ha dovuto accettare.

  PRESIDENTE. Ha dovuto accettare e ha iniziato a fare una serie di lavori. Questo ci serve anche per capire, perché eventualmente chiederemo a ENI. Se ci lascia un appunto, chiederemo a ENI lo Pag. 9stato dell'arte e che cosa stanno facendo, oppure alla Capitaneria di porto. Se vuole fornire qualche risposta, poi ci lascerà il materiale.
  Do la parola al nostro ospite per la replica.

  GIOVANNI GIORGIO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata. Premetto che, svolgendo le funzioni di procuratore della Repubblica, io mi occupo di questioni penali e che sulle altre questioni su cui sono stato chiamato a esprimere una mia valutazione, se mi è consentito, avverto un imbarazzo, perché non credo sia mio compito dare pagelle agli amministratori locali. Oltretutto, ho una conoscenza, mi sia consentito dirlo, cartacea di fatti peraltro, ripeto, accaduti prima del mio arrivo.
  Anticipo che, su questa vicenda della convenzione della provincia, si tratta, per la precisione, di una procedura negoziata – comincio a fornire una risposta; non so che in che senso si intenda «procedura negoziata» – che fu adottata nel 2009. Poi ce n’è stata un'altra nel 2010 per la formazione della Commissione aggiudicatrice. Ripeto, vi ho sinteticamente riportato quelle che sono state le fasi strettamente amministrative.
  Non ho motivo di nascondere che io stesso, nel leggere il resoconto fornitomi dal funzionario di polizia giudiziaria fidato, cui ho dato l'incarico di redigermi un quadro complessivo, ho avuto qualche perplessità. Mi limito a dire perplessità, perché non vorrei poi che si creassero degli equivoci. Mi riprometto io stesso di approfondire la questione, così come, del resto, mi ha suggerito l'operatore di polizia giudiziaria, andando magari anche oltre quest'ultimo decreto di archiviazione che c’è stato e che riguarda questa procedura cui si faceva riferimento.
  Vado ai quesiti a cascata che mi sono stati formulati. Quanto al risarcimento del danno, io vi lascerò la sentenza di primo grado che ha stabilito, come vi dicevo (l'ho ritrovata) in favore della provincia di Macerata – leggo testualmente – «il versamento complessivo della somma di 2 milioni di euro in favore del comune di Civitanova Marche, Montecosaro e della provincia di Macerata» a carico di tutti i titolari delle imprese, che sono meglio specificati qui nell'atto di citazione.
  Per la verità, questa è una sentenza che mi ha un po’ colpito per il fatto che si conclude con questo tipo di decisione. Non dice neanche chi è stato condannato, ma condanna chi non ha fatto la transazione. Io non faccio più il giudice civile, ma, essendoci un giudizio in appello, non so come finirà. Al momento ci sono solo questi dati storici. C’è una sentenza di primo grado che è stata appellata e che si trascina da un po’ di tempo.
  La Corte di appello di Ancona, per voler essere più precisi, si era riservata per la decisione il 21 novembre 2013. Poi, invece, ha ritenuto di dover disporre questa nuova consulenza tecnica. È stato fissato per il giuramento del consulente il 25 novembre 2014. La prossima udienza, come vi dicevo, è per il 6 ottobre, quando sarà sentito il consulente tecnico. Si tratta di un giudizio civile ancora in itinere e, ovviamente, io non sono in grado di dire come finirà. D'altra parte, esorbiterebbe dalle mie competenze e sarebbe anche un po’ improprio che io esprimessi una mia opinione in proposito.
  Per quanto concerne la questione strettamente amministrativa, devo dire, per quello che ho potuto constatare parlando con i funzionari della provincia che seguono l'intera vicenda, che si tratta di persone della cui serietà non dubito, perché sono persone molto aggiornate – parlo del personale amministrativo – che, tra l'altro, hanno sia seguito con particolare attenzione il procedimento penale, curando la costituzione della provincia come parte civile in ciascuno di questi procedimenti, sia iniziato anche il procedimento per il risarcimento del danno ambientale. Ovviamente, se tanto hanno fatto i funzionari amministrativi, è perché evidentemente hanno avuto un input in tal senso dai competenti organi politici.
  Quanto ad ARPAM, per la verità, io le ho chiesto una relazione su quanto accaduto, Pag. 10che non ho menzionato perché dalla lettura di questa relazione, se devo essere sincero, mi sono un po’ allarmato.
  Perché ? Perché in questa relazione, in modo – devo dire – un po’ sfumato, mi viene riferito che ci sono tutta una serie di fenomeni inquinanti tuttora persistenti. Io adesso chiamerò e specificherò che, se ci sono questi fenomeni inquinanti, mi si deve anche dire chi ne è stato protagonista. In questa relazione mi viene evidenziato che per la maggior parte dei fatti segnalati probabilmente la causa è da riportare a fatti accaduti tanti anni fa. Come penso voi sappiate, in materia di inquinamento, se non si fanno nell'immediatezza, le indagini, spesso diventa piuttosto problematico farle, perché per ogni rifiuto va fatta un'analisi e va individuato, se possibile, chi ne è stato il produttore.
  Per quello che ho potuto capire, forse la situazione non era soltanto nella zona di Macerata e dintorni, ma l'abitudine – uso questa espressione di comodo – era quella di sotterrare i rifiuti, perché tanto probabilmente nessuno controllava. Non a caso, il fenomeno è esploso solo quando ci si è resi conto dell'inquinamento delle falde.
  Questo è il contesto. Io chiamerò senz'altro il responsabile dell'ARPAM, il dottor Corvatta, per chiedergli di essere più preciso e dirmi se sia possibile risalire a chi può aver prodotto questi fenomeni, fermo restando, però, che, trattandosi in particolar modo di fatti ascrivibili a titolari di aziende che ormai hanno chiuso e sono scomparse, diventerà o diventerebbe estremamente difficile effettuare accertamenti.
  Io confido, più che altro, sugli accertamenti finalizzati a individuare quello che c’è adesso, ossia se ci sono fenomeni di sversamenti nel fiume non autorizzati, scarichi non autorizzati, il che diventa più agevole. Attendo anch'io l'esito di questi accertamenti che effettuerà l'ENI.
  Aggiungo un'ultima notazione, tra le cose dette. Lei ha citato la sentenza del TAR. Per la verità, la sentenza del TAR fa seguito a una sentenza della Corte di giustizia europea. Per la precisione, la sentenza è del 4 marzo scorso. La Corte di giustizia ha sottolineato che la legislazione italiana è coerente nel punto in cui esclude che delle spese connesse al disinquinamento – uso questa espressione sintetica – cioè alla rimessione in pristino della situazione, possa essere chiamato a rispondere chi non è stato protagonista o causa dell'inquinamento.
  A chi non è stato coinvolto nell'inquinamento, nel senso che non l'ha provocato, è legittimo e plausibile chiedere, come la legislazione italiana, del resto, prevede, la possibilità che concorra nel sostenere le spese nella misura in cui l'intervento effettuato dal soggetto pubblico abbia migliorato il valore di mercato del proprio terreno. Quindi, una sorta di compartecipazione nei termini che ho detto è legittima, ma chiedere a chi non è stato protagonista dell'inquinamento di partecipare alle spese di disinquinamento non è legittimo, sulla base, io credo, della stessa legislazione italiana e, ancor più, dei princìpi della normativa europea.

  PAOLO ARRIGONI. Sulla questione dei responsabili degli inquinamenti, che la relazione ARPAM non indica, le risulta che comuni o province abbiano, invece, individuato dei responsabili degli inquinamenti e se questi enti locali abbiano provveduto a intimare loro di procedere a proprie spese per quanto riguarda la bonifica ?

  GIOVANNI GIORGIO, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Macerata. Per quello che mi consta, i comuni si sono costituiti nel procedimento civile di risarcimento del danno ambientale. Non so se i comuni, onestamente, abbiano fatto quel tipo di attività. Le fornisco informazioni che riconosco io stesso essere parziali.
  A me è capitato nel contesto di un procedimento penale di verificare che un terreno che era stato venduto, in realtà, era stato la discarica di questo comune, il cui uso era poi cessato senza che fosse stato posto a carico del proprietario di questo terreno l'obbligo di rimettere le Pag. 11cose a posto e di garantire che quest'area non creasse problemi ambientali, che invece ci sono stati, perché una parte di questi rifiuti è riemersa.
  Tra l'altro, questo terreno è stato oggetto di compravendita per destinare lo stesso terreno a uso agricolo. È stata una situazione anche piuttosto curiosa. Non me ne vorrà il senatore, che è marchigiano, ma io credo che questo rientri nella mentalità «paciosa» dei marchigiani.
  Io vengo da altra zona. Il mio accento non è trentino, ma pugliese. Alcune cose che ho visto accadere nella zona della provincia di Macerata – Macerata è città della pace – si ricollegano al fatto che la gente è molto mite. Certe cose, se fossero accadute in Puglia, avrebbero determinato una reazione molto violenta. Invece, ripeto, ci sono anche aspetti positivi. La gente si pone in un atteggiamento molto mite, tende a evitare la conflittualità e io credo che questo spieghi anche la ragione per cui alcuni fenomeni vengano di fatto non dico tollerati, ma pretermessi. Naturalmente, però, alla fine, chi ci rimette è sempre il cittadino comune, perché finisce che poi certi inquinatori rimangono impuniti, purtroppo.

  PRESIDENTE. Va bene. Se non ci sono altre domande, la ringraziamo. Se ci lascia il materiale, ci consente di completare l’excursus che abbiamo fatto su questo sito di interesse regionale. Grazie davvero e buona giornata.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Comunicazioni del presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto stabilito nella riunione di ieri dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, le missioni in Campania, già previste dal 29 settembre al 1o ottobre e dal 13 al 14 ottobre 2015, avranno luogo rispettivamente dal 6 all'8 ottobre e dal 20 al 22 ottobre 2015.
  Comunico inoltre che i due convegni sul ruolo della Commissione d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti a venti anni dalla sua prima istituzione e sui siti contaminati avranno luogo, rispettivamente, il 17 novembre e il 9 dicembre 2015 presso la Sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio.

  La seduta termina alle 15.25.