XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 52 di Lunedì 13 luglio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione di rappresentanti di comitati e associazioni di cittadini residenti nella provincia di Roma (svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
D'Alisera Fabrizio , Presidente dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole ... 3 
Ceci Giancarlo , Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 
Ceci Giancarlo , Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole ... 4 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Ceci Giancarlo , Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole ... 5 
Bratti Alessandro , Presidente ... 5 
Ceci Giancarlo , Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole ... 6 
De Carolis Andrea , Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole ... 6 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Ceci Giancarlo , Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole ... 7 
Bratti Alessandro , Presidente ... 7 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 7 
De Carolis Andrea , Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole ... 7 
Ceci Giancarlo , Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Nugnes Paola  ... 8 
Ceci Giancarlo , Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole ... 8 
Nugnes Paola  ... 8 
Ceci Giancarlo , Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole ... 8 
Nugnes Paola  ... 8 
Ceci Giancarlo , Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Boschi Daniele , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Boschi Daniele , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 9 
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 
Nazzarri Sandro , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 10 
Puppato Laura  ... 11 
Nazzarri Sandro , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 11 
Nugnes Paola  ... 11 
Nazzarri Sandro , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Nazzarri Sandro , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 11 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 11 
Nazzarri Sandro , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 11 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 11 
Nazzarri Sandro , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 11 
Nugnes Paola  ... 11 
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 
Nugnes Paola  ... 12 
Boschi Daniele , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 12 
Nugnes Paola  ... 12 
Boschi Daniele , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 12 
Nugnes Paola  ... 12 
Boschi Daniele , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 12 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Boschi Daniele , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Boschi Daniele , Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Garofolo Aldo , Comitato Albano Noinc ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Garofolo Aldo , Comitato Albano Noinc ... 14 
Nugnes Paola  ... 15 
Garofolo Aldo , Comitato Albano Noinc ... 15 
Nugnes Paola  ... 15 
Garofolo Aldo , Comitato Albano Noinc ... 15 
Zaratti Filiberto (SEL)  ... 16 
Garofolo Aldo , Comitato Albano Noinc ... 16 
Zaratti Filiberto (SEL)  ... 16 
Garofolo Aldo , Comitato Albano Noinc ... 16 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 16 
Garofolo Aldo , Comitato Albano Noinc ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Garofolo Aldo , Comitato Albano Noinc ... 17 
Puppato Laura  ... 17 
Garofolo Aldo , Comitato Albano Noinc ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Garofolo Aldo , Comitato Albano Noinc ... 17 
Bratti Alessandro , Presidente ... 17 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 17 
Tellaroli Marco , Comitato Cittadini di Bracciano in movimento ... 17 
Puppato Laura  ... 18 
Tellaroli Marco , Comitato Cittadini di Bracciano in movimento ... 18 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 19 
Tellaroli Marco , Comitato Cittadini di Bracciano in movimento ... 19 
Puppato Laura  ... 19 
Tellaroli Marco , Comitato Cittadini di Bracciano in movimento ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Tellaroli Marco , Comitato Cittadini di Bracciano in movimento ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 20 
Apollonio Sergio , Presidente del Comitato Malagrotta ... 20 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 21 
Apollonio Sergio , Presidente del Comitato Malagrotta ... 21 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 21 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Apollonio Sergio , Presidente del Comitato Malagrotta ... 22 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 22 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 22 
Puppato Laura  ... 22 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 22 
Puppato Laura  ... 22 
Apollonio Sergio , Presidente del Comitato Malagrotta ... 22 
Nugnes Paola  ... 22 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 22 
Nugnes Paola  ... 23 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 23 
Apollonio Sergio , Presidente del Comitato Malagrotta ... 23 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 23 
Di Matteo Alessandro , Presidente dell'Associazione Raggio Verde ... 23 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 25 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 26 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 26 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 26 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 26 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 27 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 27 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 27 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 27 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 28 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 28 
Giujusa Giacomo , Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde ... 28 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 28 

Audizione del provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino alto Adige e Friuli Venezia Giulia, Roberto Daniele (svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 28 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 29 
Bratti Alessandro , Presidente ... 30 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 30 
Bratti Alessandro , Presidente ... 30 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 30 
Bratti Alessandro , Presidente ... 30 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 30 
Bratti Alessandro , Presidente ... 31 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 31 
Bratti Alessandro , Presidente ... 31 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 32 
Cominelli Miriam (PD)  ... 32 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 32 
Cominelli Miriam (PD)  ... 32 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 32 
Cominelli Miriam (PD)  ... 33 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 33 
Puppato Laura  ... 33 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 34 
Bratti Alessandro , Presidente ... 34 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 34 
Bratti Alessandro , Presidente ... 34 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 34 
Bratti Alessandro , Presidente ... 35 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 35 
Puppato Laura  ... 35 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 35 
Puppato Laura  ... 35 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 35 
Zito Maria Adelaide , Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 35 
Puppato Laura  ... 36 
Zito Maria Adelaide , Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 36 
Puppato Laura  ... 36 
Zito Maria Adelaide , Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 36 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 36 
Bratti Alessandro , Presidente ... 36 
Arrigoni Paolo  ... 36 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 37 
Arrigoni Paolo  ... 37 
Daniele Roberto , Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia ... 37 
Bratti Alessandro , Presidente ... 38 

Audizione degli amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova (svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 38 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 38 
Bratti Alessandro , Presidente ... 38 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 38 
Bratti Alessandro , Presidente ... 38 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 38 
Bratti Alessandro , Presidente ... 39 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 39 
Bratti Alessandro , Presidente ... 39 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 39 
Bratti Alessandro , Presidente ... 39 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 39 
Bratti Alessandro , Presidente ... 39 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 39 
Bratti Alessandro , Presidente ... 39 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 40 
Bratti Alessandro , Presidente ... 40 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 40 
Bratti Alessandro , Presidente ... 40 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 40 
Bratti Alessandro , Presidente ... 40 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 40 
Bratti Alessandro , Presidente ... 40 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 40 
Puppato Laura  ... 40 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 40 
Bratti Alessandro , Presidente ... 41 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 41 
Bratti Alessandro , Presidente ... 41 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 41 
Puppato Laura  ... 41 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 41 
Bratti Alessandro , Presidente ... 42 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 42 
Bratti Alessandro , Presidente ... 42 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 42 
Bratti Alessandro , Presidente ... 42 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 42 
Bratti Alessandro , Presidente ... 43 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 43 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 43 
Bratti Alessandro , Presidente ... 43 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 43 
Bratti Alessandro , Presidente ... 43 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 43 
Fiengo Giuseppe , Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova ... 43 
Bratti Alessandro , Presidente ... 44 

Audizione dell'amministratore delegato della società SIFA (Sistema Integrato Fusina Ambiente), Guerrino Cravin (svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 44 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 44 
Bratti Alessandro , Presidente ... 44 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 44 
Bratti Alessandro , Presidente ... 44 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 44 
Bratti Alessandro , Presidente ... 45 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 45 
Bratti Alessandro , Presidente ... 45 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 45 
Bratti Alessandro , Presidente ... 45 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 45 
Puppato Laura  ... 45 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 45 
Bratti Alessandro , Presidente ... 46 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 46 
Bratti Alessandro , Presidente ... 46 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 46 
Bratti Alessandro , Presidente ... 46 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 46 
Bratti Alessandro , Presidente ... 46 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 46 
Bratti Alessandro , Presidente ... 46 
Arrigoni Paolo  ... 46 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 46 
Arrigoni Paolo  ... 46 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 46 
Puppato Laura  ... 46 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 47 
Puppato Laura  ... 47 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 47 
Puppato Laura  ... 47 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 47 
Puppato Laura  ... 47 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 47 
Puppato Laura  ... 47 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 47 
Puppato Laura  ... 47 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 47 
Puppato Laura  ... 48 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 48 
Puppato Laura  ... 48 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 48 
Arrigoni Paolo  ... 48 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 48 
Arrigoni Paolo  ... 48 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 48 
Arrigoni Paolo  ... 48 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 48 
Bratti Alessandro , Presidente ... 48 
Arrigoni Paolo  ... 48 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 48 
Bratti Alessandro , Presidente ... 48 
Cravin Guerrino , Amministratore delegato della società SIFA ... 48 
Bratti Alessandro , Presidente ... 48

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 14.05.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di comitati e associazioni di cittadini residenti nella provincia di Roma.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti di comitati e associazioni di cittadini residenti nella provincia di Roma, che ringrazio per la presenza. Iniziamo le nostre audizioni con i rappresentanti dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole, di cui saluto il presidente Fabrizio D'Alisera, che è accompagnato da Andrea De Carolis e Giancarlo Ceci.
  Come sapete, la Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti e delle bonifiche. Ricordo che l'audizione odierna rientra nell'approfondimento sulla regione Lazio che, come Commissione, abbiamo avviato, con uno specifico riferimento, in questa fase, alla provincia di Roma e a Roma Capitale.
  Visto che la regione Lazio ha problemi di diverso genere, abbiamo deciso di iniziare con un approfondimento sulla provincia di Roma, per poi focalizzare l'attenzione anche sulle questioni riguardanti Roma Capitale, per ovvi motivi. Stiamo svolgendo questa attività anche in preparazione di una serie di audizioni istituzionali che terremo fra una settimana, quindi ci interessa conoscere situazioni e fatti che a vostro giudizio possono essere importanti per la Commissione.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Cedo quindi la parola al presidente dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole, Fabrizio D'Alisera per una breve relazione. Posto che ci avete già inviato del materiale al riguardo, che entrerà a far parte in maniera organica dei nostri lavori, vi chiederemmo di procedere con un focus sulle questioni che ritenete di particolare rilevanza. Abbiamo una quindicina di minuti, quindi cerchiamo di gestirli in maniera produttiva (una decina di minuti per l'esposizione e cinque minuti per le eventuali domande da parte dei commissari).

  FABRIZIO D'ALISERA, Presidente dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole. Grazie, presidente. Vorrei innanzitutto ringraziarvi per l'opportunità che ci date, ascoltandoci, di relazionarvi sul nostro problema, quello del versante Pag. 4est. Noi, infatti, facciamo parte del versante est e, con la nostra associazione, con il nostro gruppo, cerchiamo di rappresentare circa 300.000 persone – una gran bella fetta di Roma – mettendo in evidenza il problema relativo a quel versante, non piccolo. Siamo qui, oggi, insieme a dei tecnici che ci spiegheranno cosa sia la discarica di Rocca Cencia e ciò che dovrebbe diventare. Lascerei, quindi, la parola al collega Giancarlo Ceci.

  GIANCARLO CECI, Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole. Visti i tempi, cercherò di essere conciso e veloce. Nel 2013 una commissione della Comunità europea si interessò al problema dei rifiuti a Roma, facendo ispezioni sugli impianti a Roma e Napoli, avendo contatti con i vari comitati ed esprimendo delle valutazioni, anche molto pesanti, in un documento del 31 gennaio 2013, in cui si osservava soprattutto una mancanza di comunicazione tra la società civile, le comunità locali e le associazioni di volontariato da un lato, e le autorità politiche dall'altro lato. La delegazione, al tempo, ha avuto una vivida rappresentazione – leggo quello che scrivono – «di come nel Lazio le popolazioni locali si sentano completamente ignorate dalle autorità politiche, che le hanno trattate con una tale, manifesta incuria in un periodo tanto lungo, senza agire sulle gravi conseguenze cumulative di una politica dei rifiuti»; la delegazione, poi, scrisse anche altro, peraltro con toni molto pesanti. Si trattò di un documento della Comunità europea. A valle di questo documento, poi, ci fu il patto per Roma, che destinava 200 milioni di euro dalla Regione al Comune, per arrivare al 65 per cento di raccolta differenziata, realtà dalla quale, peraltro, siamo ancora lontanissimi (su questa cifra ci sono ancora risultanze e accessi, ma senza aver raggiunto gli obiettivi prefissati). Devo fare, per forza, riferimento a questa Regione, perché da anni la Regione Lazio ci dà problemi legati alla gestione dei rifiuti e alla gestione dell'energia, un connubio dovuto al fatto che, ormai, parlare di rifiuti e di impianti di trattamento dei rifiuti è un discorso comunque abbinato a quello della produzione di energia, sia essa energia elettrica, termica, da biogas o da biometano, secondo le varie accezioni mutate nel tempo. Questa regione non ha un piano di gestione dei rifiuti, non ha un piano di gestione dell'efficienza energetica e non è in grado, dal mio punto di vista, di fare una corretta pianificazione della destinazione e collocazione degli impianti, ovvero della elaborazione di metodologie che possono portare alla chiusura del ciclo dei rifiuti. Questa regione non ha un piano di tariffe regolate e predeterminate per quanto riguarda gli sversamenti nei TMB, ovvero nelle discariche; questa regione, insieme alla regione Campania e a qualche altra – ma sostanzialmente sono queste due le più disastrate – non ha ancora individuato – lo dice il GSE in un documento del 2014- le cosiddette aree non idonee per le biomasse e il biogas. Non avendo pianificazione e non avendo l'accuratezza della destinazione di questi siti, tutto è lasciato all'impronta, che spesso parte dagli amministratori, i quali pensano di avere un profitto economico accogliendo impianti di questo tipo, ciò partendo spesso dalla Regione stessa con iniziative di volontà pubblica. Quattro sono gli impianti che infatti dovrebbero essere realizzati con dei fondi ad hoc, non si sa bene se europei, ma si parte dalla volontà della Regione di realizzarli. Un caso semplice è quello del comune di Gallicano, un comune di 6.000 abitanti a 6 chilometri da Rocca Cencia – qui c’è un collegamento – che prevede di realizzare nel proprio territorio un impianto da 40.000 tonnellate, per un costo di 30 milioni di euro. Il costo è superlativo rispetto a quello che può essere...

  PRESIDENTE. Ma che impianto è ?

  GIANCARLO CECI, Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole. È un impianto di trattamento di frazione organica, quindi 40.000 tonnellate di umido più 10-15.000 di frazione verde, al costo di 30 milioni di euro. Le battaglie dei comitati a livello locale Pag. 5hanno fatto ritirare, in prima battuta, questo progetto, pagato dalla provincia di Roma e costato – non so se l'abbiano liquidato – 800.000 euro. In tal senso, sembra che adesso lo si voglia ritirare e proporre un impianto di trattamento aerobico, sempre da 40.000 tonnellate, che dovrebbe essere gestito non si sa bene da chi. Mancano, infatti, assolutamente, persino le tipologie delle zone da individuare per queste realtà. Nel 2014 ci fu il famoso arresto – lo sapete tutti benissimo – di Cerroni e collaterali, che mise in crisi la Regione ma, soprattutto, fece saltare un tappo che, nel nostro piccolo, evidenziavamo già da moltissimo tempo. Dico questo perché le ordinanze del GIP sono state rese pubbliche ed evidenziano soprattutto ciò che costituisce il nostro timore, ossia la logica dell'emergenza. Lazio e Campania, anche per decreto legge, sono infatti regioni che vivono in emergenza e alle quali è stata data la possibilità di muoversi in modo proprio per risolvere alcuni problemi. La mancanza di pianificazione ci dice che questa è una toppa momentanea alla risoluzione del circuito complessivo dei rifiuti e non la soluzione ottimale. Il GIP diceva che «laddove c’è l'emergenza, sovente manca la trasparenza» e ciò, purtroppo, come sapete molto bene, è una realtà. Il Lazio non fa eccezione a tale regola, anzi, ne costituisce il paradigma esemplare, in quanto, sin dall'inizio, raccoglie in sé entrambi i fenomeni (parliamo di collusioni tra politica e malaffare). In questi anni ci siamo accorti – e abbiamo segnalato nelle opportune sedi – che oltre ad esserci una lobby degli impianti, c’è anche una lobby dei progetti. Dico questo perché i progettisti che si ripetono sulle varie realtà – il Lazio ha un numero elevato di proposte di impianto – sono spesso tra coloro che sono stati inquisiti nel processo Cerroni, ovvero che hanno subìto una serie di provvedimenti in cui la magistratura comincia ora a mettere le mani in maniera seria.
  Purtroppo, dalla Regione non riceviamo approvazione alla nostra battaglia, né aiuti e collaborazione. Molteplici interrogazioni presentate alla Regione non hanno avuto risposta.

  PRESIDENTE. Intende interrogazioni a livello di Consiglio regionale da parte di consiglieri ?

  GIANCARLO CECI, Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole. Sì, a livello di Consiglio regionale da parte di consiglieri, da parte di movimenti politici che hanno più volte sollecitato una serie di considerazioni senza ottenere risposta. C’è stato, ad esempio, il caso in cui il responsabile della provincia per l'energia e i rifiuti, cioè la persona che rilasciava le autorizzazioni semplificate o rimandava a VIA il progetto, si è trovato, per una serie di fatti, in collusione con un soggetto incriminato per il sequestro del ragioniere di Berlusconi. Pur avendo chiesto informazione alla Regione su questi aspetti, la risposta è stata che essendo in Regione e non in Provincia, di questo signore non ne sapeva nulla nessuno; guarda caso, però, l'assessore alla Provincia è lo stesso della Regione, così come il presidente della Provincia è lo stesso della Regione. Stesso tentativo da parte della segreteria della Regione, che invia al procuratore capo Pignatone – ricordo che era stata arrestata mezza Regione sotto l'aspetto della direzione tecnica – un elenco di personaggi, chiedendo di indicare quali tra questi avrebbe potuto sostituire l'ex responsabile dell'area rifiuti: qui c’è una subordinazione della politica rispetto alla magistratura oppure cosa ?
  Lo stesso numero di impianti nella regione, in termini di frazione organica da trattare, se venissero approvati, sarebbe superiore all'esigenza della stessa, quindi torniamo al discorso della mancanza di pianificazione da parte della Regione stessa. Permettetemi di sforare sui tempi di qualche minuto poiché le cose mi sembrano interessanti.

  PRESIDENTE. Sono interessanti: se in quattro o cinque minuti ce la facciamo...

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  GIANCARLO CECI, Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole. Perfetto. A Rocca Cencia esiste già un impianto AMA con un trattamento meccanico biologico (TMB), un impianto di depurazione a biofiltri, un ex impianto di stoccaggio di carta plastica, ma che non funziona più; nello stesso deposito esiste la possibilità di trasferenza di 200 tonnellate al giorno dalla frazione organica; è una realtà dove, a distanza di 50 metri, ci sono le prime abitazioni; nel raggio di 3 chilometri ci sono 100.000 abitanti, mentre nel raggio di 7-8 chilometri ne abbiamo 250-300.000. In questa realtà si vuole realizzare un ulteriore impianto per il trattamento della frazione organica con biogas. Tutto questo, con l'ulteriore parte di frazione organica, più quella di verde, a seguito del processo di trasferenza del compost prodotto, ovvero per la parte da portare in discarica, comporterebbe, oltre ai normali inquinanti gassosi, ai liquidi microbiologici e al compost, che continua a non essere di qualità – su questo dovremmo aprire un tavolo tecnico poiché siamo convinti di quello che diciamo – un pericolo grandissimo di incendio; da ultimo, oltre all'impianto AMA, a ridosso di questa proprietà, dove esistono il TMB e altri impianti di trattamento, ci sono due sezioni private di trasferenza e di trattamento dell'indifferenziato. A ridosso della proprietà, quindi, a 500-700 metri, c’è un ulteriore impianto di trattamento dei rifiuti. Tutto questo porterebbe a un trasferimento di mezzi pesanti e leggeri di oltre 650 unità giornaliere. Nelle osservazioni, che lasciamo agli atti, potrete vedere che arriviamo a tonnellate di inquinanti che vengono proiettati in quell'area.

  ANDREA DE CAROLIS, Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole. Sono Andrea De Carolis, architetto e ingegnere urbanista; abito in quella zona e, come diceva il presidente, abbiamo fatto la riunione di 40 comitati di quartiere e associazioni, cosa mai accaduta nel centro Italia; si tratta di un tavolo tecnico con il quale abbiamo studiato il sito esistente e la progettazione che è stata presentata ad ampliamento di quella esistente. Mi preme, quindi, evidenziare che stiamo intervenendo in una piazza che è circondata da case per tre quarti, mentre per l'altro quarto è perimetrata da un parco archeologico tra i più importanti d'Italia e del mondo, il Parco di Gabii, dove tre università straniere lavorano in scavi; vi è, infatti, il Gabii Project, a livello mondiale, mentre, a livello accademico, si è accesa una fortissima discussione su un intervento che fa il paio con la discarica a Villa Adriana (peraltro, quello di Gabii è un sito UNESCO in itinere).
  Nella nostra documentazione, anche a livello esemplificativo, viene riportata tutta la ricchezza di questa zona; tuttavia, voglio tecnicamente sottolineare che l'esistente, stando ai dati di fatto estrapolati dal progetto presentato, è abusivo per due motivi e quindi non può essere ampliato; non risulta, infatti, attivato l'articolo 16 della n. 1150 per quanto riguarda la persistenza di vincoli archeologici agenti sul lotto; inoltre, come evidenzia la relazione ambientale, manca l'autorizzazione paesaggistica dell'esistente. Per i tecnici l'applicazione dell'articolo 146, che impone questa autorizzazione paesaggistica, rende impossibile l'ampliamento di qualcosa in mancanza di questa; inoltre, una convenzione tra Ministero e Regione «vieta la possibilità di regolarizzare interventi che comportino la realizzazione di volumetrie e superfici utili»; l'esistente, quindi, è abusivo e deve essere demolito: parliamo di sistemi, di progetti, ma l'esistente, come si dimostra nelle osservazioni, tecnicamente, va demolito. Esiste, poi, una serie di fattori epidemiologici, prodotti dal dipartimento epidemiologico del servizio sanitario regionale, per i quali la nostra zona prevale, in tutta Roma e in tutto il Lazio, per numero di morti causate da tumori. Questa è la documentazione che ha portato il Municipio a votare, all'unanimità, contro questo progetto: le zone nere sono quelle a maggiore densità di morti per tumore, un elemento di valutazione, Pag. 7questo, di cui si deve tenere conto, così come pure di tutti i vincoli riguardanti il sistema idrografico.
  La tavola del piano regolatore riporta due vincoli, molto forti per la zona in oggetto, che si sommano a quelli urbanistici, a quelli archeologici, a quelli paesaggistici al fine di dare una risposta completamente ostativa al progetto medesimo. Esistono, poi, anche altri vincoli che, come rappresentato nelle sedici osservazioni, imporrebbero all'amministrazione di avere tutte le autorizzazioni prima di andare a gara. Non so se avete letto dai giornali il fatto che si è andati a gara senza avere la valutazione di impatto ambientale (VIA) e l'autorizzazione integrata ambientale (AIA), scrivendo nel bando che queste due autorizzazioni erano in itinere, il che significa che non c'erano. Ogni tecnico sa che, prima di andare a gara, c’è un confronto tra il responsabile unico del procedimento e i progettisti, affinché il progetto consenta l'immediata cantierabilità dell'opera. Si rischia, quindi, che queste due valutazioni siano negative, a meno che non si sappia in anticipo che saranno positive, cosa che ritengo difficile viste le nostre osservazioni, che sono state trasmesse anche alla procura.
  Prima di Malagrotta, Cerroni riempiva di rifiuti tutte le cave della zona; abbiamo perimetrato tutte queste zone; c’è stato per dieci anni un inceneritore, laddove il terreno andrebbe bonificato per un metro per quanta diossina c’è; si pensa, invece, di farci il più grande ecodistretto d'Europa; si parla di 500.000 tonnellate; i camion che porterebbero l'immondizia per essere trattata, arriverebbero, in fila, da Roma al circolo polare artico, percorrendo strade completamente disastrate e insufficienti che, come disse un nostro consociato, ci mettono già adesso agli arresti domiciliari. L'amministrazione, invece, fa questo bando, tutto rose e fiori, dicendo che il digestato verrà utilizzato per abbellire i parchi comunali, laddove il digestato è carico di rifiuti (in Germania, per esempio, è già vietato perché ha un'incidenza gravissima e deve essere trattato come rifiuto speciale). Noi siamo molto spaventati: qui i funerali sono solo per morti di tumore e questo ha portato un vescovo, unico caso in Italia, a firmare un'osservazione con tutti i parroci della zona, stufi di vedere solo funerali per morti di tumore. L'osservazione è stata presentata anche alla Regione Lazio, unico caso al mondo di un vescovo che firma un'osservazione, talmente grave è la situazione sociale del luogo. La situazione, infatti, è grave dal punto di sociale, dal punto di vista tecnico, dal punto di vista precauzionale. Non si fa, infatti, una gara in un contesto del genere senza VIA e senza AIA: è una cosa di estrema gravità e in questo chiediamo il vostro aiuto come cittadini !

  PRESIDENTE. Va bene, la ringrazio.

  GIANCARLO CECI, Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole. Se posso aggiungere ancora una battuta, non siamo ancora in possesso di tutta la documentazione, sebbene avessimo fatto da tempo richiesta di accesso agli atti alla Regione, che ci nega questa possibilità. Siamo riusciti a sviluppare questi documenti solo sulla base della documentazione messa in rete dalla Regione, però non conosciamo tutta la documentazione, compresa l'AIA.

  PRESIDENTE. Va bene, avete messo a fuoco il problema e ci avete fornito una serie di indicazioni importanti. Passiamo agli interventi.

  STEFANO VIGNAROLI. Sarò velocissimo: visto che ci sono state anche delle violazioni di vincoli paesaggistici, vorrei sapere se abbiate fatto qualche denuncia. Dentro Rocca Cencia c'era un impianto di raccolta differenziata di bioplastica: vi risulta che stia per ripartire ? Per quanto riguarda le richieste di accesso agli atti, laddove ci dite di non avere ricevuto risposta, vorrei chiedervi di inviarci qualcosa di importante per farci noi carico di chiedere ciò alle amministrazioni.

  ANDREA DE CAROLIS, Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Pag. 8Colle del Sole. Per quanto riguarda le osservazioni tecniche alla VIA, poi trasmesse all'AIA, quelle che avevano contenuti di rilevanza penale sono state tutte trasmesse anche alla procura, però non c’è stata data risposta sui procedimenti avviati. Come comitato ho fatto una segnalazione al NOE, che ha chiuso un altro impianto, completamente abusivo, di trattamento di bitumi confinante con quella zona, rinviando a giudizio il proprietario; noi siamo stati convocati il 30 settembre come parte offesa.

  GIANCARLO CECI, Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole. Visti i tempi, non sono entrato nello specifico, però c’è l'impianto TMB che produce CDR e CSS per i termovalorizzatori di Colleferro; in quella operazione si fa la separazione di plastica e metalli. Nell'ecodistretto è previsto un impianto ex novo per il trattamento di 60.000 tonnellate anno per la separazione di carta, plastica, metalli e parti elettroniche, un progetto che si prevede di sviluppare nel tempo. Oltre a questi impianti esiste soltanto un TMB provvisorio mobile, che viene utilizzato in situazioni particolari (per esempio, l'incendio nell'altro impianto TMB del Salario, in seguito al quale si è utilizzato l'impianto fisso e l'impianto mobile per il trattamento del talquale).

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo.

  PAOLA NUGNES. Mi scusi, volevo sapere se il dottor Ceci è...

  GIANCARLO CECI, Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole. Sono un perito industriale, un consulente in energie rinnovabili.

  PAOLA NUGNES. Per quanto riguarda l'impianto di Gallicano, l'impianto aerobico è visto con favore dalla popolazione o crea anche questo delle perplessità ?

  GIANCARLO CECI, Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole. Nella cittadinanza un impianto aerobico di grossa taglia crea perplessità perché vi è un problema di scala; i comitati, peraltro, sono orientati su qualcosa che, a livello nazionale, comincia a far presa, cioè il compostaggio di comunità; anche le leggi in materia e gli indirizzi europei sono ormai orientati verso questo sistema. Nell'impianto aerobico in scala piccolo o medio, da 10.000 in su, si ravvisano gli stessi problemi di un impianto anaerobico perché si formano, comunque, metano nei cumuli e sostanze odorose sgradevoli; ciò ha un pesante impatto sul territorio per i mezzi che effettuano il trasporto (basti pensare che, qualche mese fa, per la Kyklos di Aprilia, un impianto da 30.000 tonnellate, sono morte due persone); dal percolato, infatti, si formano gas pericolosi.

  PAOLA NUGNES. Velocissimamente, l'ampliamento di cui parlava, cioè dell'area di Rocca Cencia, riguarda l'impianto di biogas, il TMB o la discarica ?

  GIANCARLO CECI, Rappresentante dell'Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole. L'impianto TMB rimarrebbe in quel contesto e verrebbe realizzato un impianto ex novo per il trattamento di 40.000 tonnellate di frazione organica e 10.000 di verde.

  PRESIDENTE. Noi vi ringraziamo per le indicazioni e la documentazione che ci avete fornito. Se avremo bisogno, vi contatteremo nuovamente; se poi aveste del materiale ulteriore da mandare, inviatelo pure all'indirizzo della Commissione.
  Diamo ora il benvenuto al Comitato «No discarica Magliano Romano», che è qui rappresentato da Daniele Boschi, Pino De Mattia e Sandro Nazzarri. Come sapete, la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche di reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connesse al ciclo dei rifiuti. Ricordo che l'audizione odierna rientra in un approfondimento sulla Regione Lazio, con specifico riferimento alla provincia di Roma. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione Pag. 9viene redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Abbiamo una decina di minuti per l'esposizione, quindi, visto che il materiale che lasciate agli atti entrerà a far parte integrante del lavoro della Commissione, vi pregherei di focalizzare l'attenzione sul tema di nostro interesse e di indicarci le questioni che ritenete di importanza rilevante per la Commissione. Cederei quindi la parola a Daniele Boschi, rappresentante del Comitato No discarica Magliano Romano.

  DANIELE BOSCHI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. Grazie, presidente. Vogliamo innanzitutto ringraziare della possibilità di essere qui oggi e di potere approfondire una problematica estremamente sentita nel territorio da cui proveniamo, che riguarda l'area nord della provincia di Roma e l'area sud della provincia di Viterbo.
  Sono Daniele Boschi e sono dottore in scienze ambientali; faccio parte del gruppo tecnico-scientifico del Comitato No discarica Magliano Romano; con me c’è il vice presidente Pino De Mattia, posto che il nostro presidente, Alessio De Guttry – il quale invia i suoi saluti – era impossibilitato a venire. Magliano Romano è un piccolo centro che si trova a circa 35 chilometri a nord di Roma, ma che è inserito in un'area più vasta circondata da paesi che raggiungono una quota di popolazione anche di 20.000 abitanti. Avendo analizzato la questione da un anno a questa parte, abbiamo notato come il progetto per la discarica di Magliano Romano, pur nella specificità del sito, rappresenti per certi versi un caso paradigmatico di come questi progetti siano andati sviluppandosi a macchia di leopardo, sia nel Lazio, sia nel resto d'Italia. L'aspetto su cui vorremmo puntare l'attenzione riguarda la durata. Si tratta, infatti, di un progetto che è partito nel 2007 con l'autorizzazione per una discarica di inerti, ma va subito ricordato che, ancora oggi, è in corso la valutazione della procedura VIA presso gli uffici della Regione Lazio; sono quindi passati otto anni e il progetto è ancora in fieri.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, il proponente di questa discarica è un privato ?

  DANIELE BOSCHI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. Sì, Idea 4 S.r.l. Pensavamo, quest'oggi, di rendicontarvi anche sulla conferenza di servizi che si sarebbe dovuta tenere il 9 luglio, però, per la quarta volta, questa è stata rinviata. A questo proposito, vorrei leggervi parte di una lettera che l'amministrazione comunale di Magliano Romano ha scritto il 28 maggio del 2015, in occasione del secondo o terzo ritardo: «con grande stupore dello scrivente si apprende, soltanto in data 15 maggio 2015, dell'affermata “non completa leggibilità”» delle copie relative alle osservazioni inviate dal comune di Magliano Romano, dunque, ben 7 mesi dopo la prima trasmissione ! Onestamente, se effettivamente alcuni degli atti trasmessi in detta data fossero stati realmente «illeggibili», mi sarei aspettato, da parte degli uffici regionali, una richiesta di integrazione tempestiva, stante la particolare delicatezza e importanza della questione sottesa. Invece, nonostante che la società Idea 4, sin dal dicembre del 2014, abbia ritirato copia delle osservazioni suddette, la presunta «illeggibilità» delle stesse è emersa soltanto in data 22 aprile 2015». Questo è un elemento che secondo noi focalizza il discorso della durata; oltre alla durata, poi, ci sono anche aspetti legati alla progressività del progetto. Partendo da un'attività estrattiva, posto che lì c'era un'ex cava di tufo, si è quindi passati a una discarica per inerti attraverso una serie di vicissitudini complicate e comunque per gradi successivi, fino alla formulazione di una richiesta per una discarica di rifiuti speciali non pericolosi per un volume totale di 960.000 metri cubi. Per darvi un ordine di idee, stiamo parlando di un volume pari ad otto Pag. 10volte quello del Colosseo ! Vorrei sottolineare come nel progetto, attualmente al vaglio dell'Ufficio VIA, vi siano elementi concreti tali da far pensare che quello attuale sia soltanto un passaggio intermedio verso la realizzazione di un impianto a tutti gli effetti idoneo al conferimento di rifiuti solidi urbani. Tra questi elementi spicca la realizzazione, peraltro già collaudata, di un sistema di captazione e di combustione del biogas, prodotto dall'ammasso di rifiuti abbancati. Come è noto, infatti, i rifiuti speciali, per i quali, dato il progetto attuale, è stata richiesta l'autorizzazione, non producono biogas, quindi, se mi passate la battuta, la società in questione si è avvantaggiata prevedendo l'impianto di captazione del biogas (un impianto, peraltro, non richiesto dalle normative sui rifiuti speciali). In questo quadro, dove sono da sottolineare la durata e la progressività della faccenda, vi è un effetto a cascata anche sul lungo periodo, cioè si tende ad abbassare l'attenzione della collettività e anche dei mezzi di informazione. Un ulteriore elemento, oltre alla durata e alla progressività, è dato dalla complessità. Vogliamo portare alla vostra attenzione quanto abbiamo dovuto fare per poter venire a capo della situazione, cioè per capire come fosse strutturato il progetto e quale iter burocratico e amministrativo fosse stato seguito. Abbiamo dovuto costituire un team di tecnici composto da avvocati, geologi, dottori in scienze ambientali, architetti, geometri. Il punto critico, ulteriormente peggiorato dalla complessità indotta dal coinvolgimento di tanti enti, è dato dal fatto che questi agiscono per competenze e su tempi diversi. Nel nostro caso, ad esempio, intervengono la Regione, la Provincia, il Comune, la conferenza dei sindaci, gli enti di gestione dei parchi, l'Arpa, il TAR, l'Autorità di bacino del Tevere. Un ulteriore elemento di criticità, poi, è dato dal fatto che ci troviamo alle porte di Roma, città che non ha mai risolto il problema dei rifiuti. Vi è anche un elemento in termini di beffa, per il fatto che la quasi totalità dei comuni dell'area fa raccolta differenziata porta a porta ormai da anni. Faccio notare che, non più di una settimana fa, è uscito il report di Legambiente sul Lazio in cui vengono premiati i comuni cosiddetti ricicloni e Castelnuovo di Porto, il cui confine sta a poco più di un chilometro dall'area della discarica, è il secondo comune del Lazio, arrivando al 79,74 per cento, cioè vicino alla soglia dell'80 per cento.

  PRESIDENTE. Se volete aggiungere qualcosa, abbiamo qualche altro minuto a disposizione.

  SANDRO NAZZARRI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. Vorrei ricordare che questa discarica è ubicata a 500 metri dal Parco di Veio e a 1.000 metri dal Parco regionale del Treja, quindi c’è qualcosa che contrasta con tutto il discorso della tutela ambientale. Faccio altresì presente che, nell'ambito delle due conferenze dei sindaci tenute da 17 comuni dell'area Cassia-Tiberina-Flaminia, costoro si sono espressi contro questa discarica, laddove una decina di comuni hanno addirittura deliberato contro la stessa; il nostro comitato ha presentato alla Regione Lazio 17.800 firme, raccolte nei comuni vicini, ma l'ufficio VIA continua ancora a fare rinvii, rispondendo che ora non si vede una virgola, ora non si vede un altro dettaglio, nella speranza che il comitato, che ha creato un presidio aperto ventiquattro ore su ventiquattro, si stanchi. Mi sorprende soprattutto notare come alcuni fatti si ripetano proprio quando la gente è in ferie, cioè con autorizzazioni sistematicamente date dall'ufficio VIA e dalla Regione Lazio l'8 agosto, il 16 agosto e il 21 agosto, con i famosi 60 giorni per fare opposizione che decorrono a partire da questi termini, per cui quando si ha conoscenza di ciò che avviene, è tardi e non si possono più difendere i nostri diritti e del nostro territorio: è mai possibile che se un cittadino presenta un progetto nel periodo delle ferie estive, la Regione Lazio si prende 120 giorni per rispondere, mentre quando una ditta privata fa ciò, presentando un progetto nel mese di agosto, si danno subito tutte le autorizzazioni ?Pag. 11
  La Regione Lazio si era presa 150 giorni di tempo per decidere in base alle osservazioni pervenute da vari comuni, da vari comitati, da varie aziende agricole (tra l'altro, in zona ci sono una serie di aziende agricole che fanno agricoltura biologica, c’è un allevamento che fa latte di asina e prodotti per la cosmesi); stranamente, quando noi chiediamo le autorizzazioni passano circa 120 giorni, mentre in questo caso la Regione Lazio si è presa non solo 150 giorni di tempo per decidere, ma quando questo termine è scaduto, cioè il 29 dicembre, si è ulteriormente dato un mese di tempo per fornire risposte alla ditta Idea 4, cioè la società che sta costruendo questa cosa; tuttavia, due giorni prima dello scadere dei 30 giorni concessi, la società stessa ha risposto che non si leggeva un rigo e che le carte topografiche erano in bianco e nero, ovvero non a colori. In realtà, queste carte noi le abbiamo presentate all'ufficio VIA a colori, quindi è l'ufficio VIA che semmai deve fornirle a colori, mentre invece si continua a reggere il gioco a questa ditta. Mi chiedo perché, a differenza di un cittadino comune che chiede un'autorizzazione, questi signori vadano avanti per mesi: probabilmente, hanno argomenti molto più convincenti dei comuni cittadini !

  LAURA PUPPATO. Volevo capire la relazione che c’è tra Idea 4 e la proprietà precedente della cava, cioè se sia stata venduta, ceduta e con quali criteri, ovvero se ci siano contratti o patti.

  SANDRO NAZZARRI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. Sì, la società Idea 4, che tra l'altro si definisce «società esperta in rifiuti», mentre è nata solo per questa cosa, nel 2006 e nel 2007 è diventata esperta nella gestione dei rifiuti, pur non avendoli mai trattati perché si è sempre occupata d'altro.

  PAOLA NUGNES. Di cosa ?

  SANDRO NAZZARRI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. Di edilizia (vendita di calce idrata), quindi, improvvisamente, sono diventati esperti nella gestione dei rifiuti, una cosa che però non avevano mai fatto !

  PRESIDENTE. La domanda della senatrice era se, a vostra conoscenza, vi sia una relazione diretta tra la proprietà della cava precedente e i soggetti che operano...

  SANDRO NAZZARRI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. Per quanto sappiamo, il vecchio proprietario della cava fa parte di questa società. Non vorrei andare oltre, ma risulterebbe anche che il geologo abbia comprato altri 10 ettari di terreno a fianco della discarica.

  STEFANO VIGNAROLI. A proposito della Idea 4, volevo sapere se conoscete il bilancio di questa società che risulta in passivo, se sia vero che non ha dipendenti e chi stia dietro a questa società.

  SANDRO NAZZARRI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. Dalle informazioni che riusciamo ad avere come comitato cittadino, in base a un nostro accertamento condotto, sembrerebbe che la società abbia un capitale di 30.000 euro e un debito di circa 1.300.000 euro.

  STEFANO VIGNAROLI. Avete visto quale sia il numero dei dipendenti ?

  SANDRO NAZZARRI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. Non ci risultano dipendenti, quindi non capisco come possano gestire una discarica senza pagare gli enti previdenziali (INAIL, INPS). Se si entra nel sito della società, risulta un indirizzo a Roma, a Vigne Nuove, un altro in località, sulla cava, quindi c’è anche una confusione di indirizzi che non ci fa stare tranquilli.

  PAOLA NUGNES. Stiamo parlando della società che attualmente gestisce comunque Pag. 12la discarica di inerti, che quindi ha un'attività in essere ma non ha dipendenti ?

  PRESIDENTE. La discarica per inerti è in funzione, dunque stiamo discutendo della trasformazione dell'attività da inerti a rifiuti speciali non pericolosi.

  PAOLA NUGNES. Io volevo sapere se le osservazioni del comune e quelle dei comitati concordano quando leggo che la conferenza dei sindaci, dopo aver letto la relazione tecnica del comitato ha espresso parere negativo...

  DANIELE BOSCHI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. No, la conferenza dei sindaci, proprio per essere imparziale in merito alla questione, ha nominato un proprio tecnico di fiducia al quale ha fatto visionare tutte le carte; sulla base della sua relazione, la conferenza si è quindi espressa contro l'ipotesi di riclassificazione della discarica: diciassette sindaci, per un totale di 90-100.000 persone dell'area Tiberina, Cassia e Flaminia.

  PAOLA NUGNES. Diciassette sindaci ? Quindi, ci sono più osservazioni, che vengono da più parti e da tecnici diversi: non facciamo riferimento soltanto a un parere tecnico di un gruppo...

  DANIELE BOSCHI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. Come comitato ci siamo anche interfacciati con gli altri soggetti che hanno presentato le osservazioni, tanto che alla famosa conferenza dei servizi che si sarebbe dovuta tenere giovedì scorso, il 9 luglio, eravamo convocati tutti, anche i comuni che avevano presentato le osservazioni, tra cui il comune di Magliano, con cui abbiamo attivato un rapporto di reciproco scambio di informazioni e di idee.
  Da un punto di vista tecnico, le criticità individuate, da noi come da tutti i soggetti coinvolti nella questione della discarica di Magliano Romano, sono di varia natura. Del team fanno parte anche due geometri, che quindi hanno la strumentazione per i rilievi topografici necessari ad evidenziare la corretta distanza tra due punti; abbiamo quindi misurato la distanza tra il sito della discarica e il centro di Magliano Romano, che è di circa 800 metri; il piano di gestione dei rifiuti dalla Regione Lazio dice che, per discariche di questo tipo, la distanza deve essere superiore ai 1.500 metri, quindi questo è un elemento che da solo basterebbe per dire no alla riclassificazione. Tuttavia, non ci siamo fermati qui perché gli elementi sono diversi. Un altro elemento sta nel fatto che una società situata nelle immediate vicinanze della discarica, segue le indicazioni contenute all'interno della normativa europea per la produzione di carne biologica (quindi è certificata). Questo sarebbe un ulteriore elemento per dire no alla riclassificazione della discarica. Stiamo parlando di una sorta di schizofrenia, perché in prossimità di quel sito c’è un terreno dell'ARSIAL, l'azienda regionale del Lazio che gestisce anche il demanio pubblico e che recentemente ha messo a bando dei terreni; la vincitrice è una signora, che ho avuto il piacere di conoscere, che intende avviare un'attività di allevamento biologico di carne bovina, quindi anche questo è un ulteriore elemento. Noi stiamo parlando di dati oggettivi, non di interpretazioni: la carta idrogeologica della Regione Lazio dice che la falda sotto al piano della discarica si trova a 25 metri, quindi questo è un dato oggettivo. Un altro dato oggettivo sta nel fatto che ci troviamo nei Monti Sabatini, nel settore nord della provincia di Roma, di origine vulcanica, dove la permeabilità delle rocce è abbastanza alta. Permeabilità significa che l'acqua molto facilmente attraversa le rocce e ha l'attitudine ad arricchirsi di ioni di varia natura, in funzione del chimismo delle rocce e di qualunque altro tipo di materiale.

  PAOLA NUGNES. Ci sono fenomeni di bradisismo ?

  DANIELE BOSCHI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. No, non ci sono fenomeni di bradisismo, però Pag. 13nelle immediate vicinanze ci sono campi solfatara, tanto che nel Comune di Sacrofano e nel Comune di Castelnuovo di Porto, a circa 1 chilometro di distanza dall'area, fino agli anni ’60 erano attive due industrie per lo sfruttamento dello zolfo. Il decreto legislativo n. 36 del 2003 dice che non è possibile realizzare discariche di questo tipo in aree interessate da questo tipo di progetti. Sempre in riferimento alla normativa, c’è anche il decreto legislativo n. 28 del 2011, che individua le aree geotermiche – quella è un'area geotermica perché la Regione Lazio ha dato a una società concessionaria la possibilità di fare esplorazioni per avviarne, eventualmente, lo sfruttamento – come quelle aree in cui vi è un ingrediente fuori dal normale rispetto alle altre zone, con cambiamenti di temperatura che potrebbero essere sfruttati per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Questo significa che, potenzialmente, vi è un'alterazione del chimismo, tanto delle rocce quanto di qualunque altra cosa attraversata da questo flusso, quindi questo è un elemento da attenzionare nel momento in cui si autorizza una discarica, in particolare per quanto riguarda il discorso legato all'impedimento del percolato a raggiungere la falda. Vi sono, poi, delle altre questioni importantissime, sulle quali sarò brevissimo. Ci troviamo, infatti, nel bacino della Valle del Treja, un'area in cui, nel 1982, è stato istituito uno dei parchi storici del Lazio, il Parco della Valle del Treja, uno dei primi parchi del Lazio, con le cascate di Monte Gelato, che dagli anni ’50 sono state anche set cinematografico. Poco più a valle, a circa 4 chilometri, quindi nello stesso bacino idrografico, c’è un SIC e ZPS, Fosso Cerreto, quindi un sito di importanza comunitaria inserito all'interno della Rete Natura 2000, per il quale l'Italia si è impegnata a tutelare le specie della flora e della fauna presenti, nonché degli ecosistemi: molte specie della flora e della fauna sono legate all'acqua.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo per averci fornito utili elementi di conoscenza.

  DANIELE BOSCHI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. Se posso aggiungere un ulteriore elemento per far capire la complessità della questione, a circa 200 metri di distanza dalla discarica si trovano i pozzi da cui viene emunta l'acqua che serve la popolazione di Rignano Flaminio e Magliano Romano.

  PRESIDENTE. Bene, vi ringraziamo delle indicazioni.

  DANIELE BOSCHI, Rappresentante Comitato No discarica Magliano Romano. Signor presidente, ci farebbe molto piacere se la Commissione effettuasse un sopralluogo per vedere con i vostri occhi le bellezze naturali e ambientali, nonché le tipicità economiche dell'area, in quanto siamo vicini ad un Parco, quello di Veio, che ha un'estensione di 15.000 ettari, di cui il 47 per cento nel Comune di Roma, ma che dista soltanto 1,5 chilometri dal sito della discarica, con problemi legati alla pianificazione territoriale (il PTPR, infatti, vieta la presenza di discariche in paesaggi in quella località). Pertanto, anche a nome del presidente, vi rivolgo questo invito.

  PRESIDENTE. Tenete presente che visitiamo solo luoghi non molto belli, però vi ringraziamo per l'invito. Vediamo se sarà possibile far ciò, grazie. Proseguiamo ora i nostri lavori con l'audizione del rappresentante del Comitato Albano Noinc, Aldo Garofolo. Rivolgo un saluto al nostro ospite. Come lei saprà, la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti. Ricordo che l'audizione odierna rientra nell'approfondimento sulla regione Lazio, con specifico riferimento alla provincia di Roma. Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte Pag. 14finale della seduta. Abbiamo 10-15 minuti di tempo; qualsiasi relazione o documento lei ritenga importante fare pervenire, sarà parte integrante dell'attività della Commissione, quindi le chiediamo di concentrarsi sulle questioni che considera più rilevanti per il nostro lavoro e per dare, a nostra volta, un contributo di conoscenza che possa essere utile ai cittadini. Comunico ufficialmente che dopo questa audizione dovrò assentarmi, quindi chiederò al vicepresidente Vignaroli di presiedere la seduta durante le seguenti audizioni. Lascio quindi la parola ad Aldo Garofalo, del Comitato Albano Noinc.

  ALDO GAROFOLO, Comitato Albano Noinc. Grazie, presidente. È chiaro che le problematiche si incentrano sulla discarica intercomunale di Roncigliano di Albano Laziale, che raccoglie il conferimento di dieci comuni dei Castelli romani e di altre zone fuori, compresi Monterotondo e altri comuni frutto di ordinanze prefettizie. Alcune delle problematiche riscontrate – da moltissimo tempo – a Roncigliano sono confluite in un processo, tuttora in pieno svolgimento, che interessa il proprietario della discarica attraverso la società Pontina Ambiente, Manlio Cerroni, insieme con una serie di funzionari, sia regionali, sia responsabili della discarica stessa. Non mi dilungo, quindi, su aspetti che sono a conoscenza di tutti, mentre il problema che si pone adesso, che è abbastanza incomprensibile, è dato dal fatto per cui, negli ultimi cinque anni, a fronte di situazioni critiche documentate, sia attraverso l'ente regionale ARPA, sia da enti di dimensioni nazionali di notevole prestigio come il CNR, si rilevi una situazione di inquinamento derivante dalla presenza di questa discarica, un inquinamento soprattutto delle falde acquifere.

  PRESIDENTE. Scusi, è una discarica di rifiuti solidi urbani ?

  ALDO GAROFOLO, Comitato Albano Noinc. Sì, è una discarica di rifiuti solidi urbani. Una serie di fatti, documentati dalla stessa ARPA, testimoniano che a volte sono stati conferiti in quella discarica anche rifiuti non previsti dai rispettivi codici CER. C’è quindi una situazione che va avanti da cinque anni in modo ripetuto e verificato da più enti. C'era stata una diffida da parte della Provincia di Roma, nel 2011; questa diffida ha dato origine alla conferenza dei servizi, la quale è naufragata, non si sa bene come, nel senso che, ospitata presso il comune di Albano Laziale, ha avuto interruzione per un anno e poi si è praticamente estinta. Nel frattempo sono emersi ulteriori altri dati, estremamente importanti e seri. In occasione della scadenza dell'autorizzazione integrata ambientale relativa all'ultimo degli invasi – da 500.000 tonnellate – della stessa discarica, l'ARPA Lazio ha accertato una serie incredibile di violazioni, mancate prescrizioni e comunque illegalità. Questa situazione era, a nostro giudizio, tale da richiedere, da parte degli enti preposti, quantomeno l'intimazione all'immediata bonifica e alla chiusura precauzionale della stessa discarica, cosa che non è avvenuta. La Regione Lazio – poi lascerò agli atti il relativo documento – il 2 febbraio 2015, a seguito di un ponderosissimo resoconto dell'ARPA, ha emesso una diffida nei confronti della Pontina Ambiente, per cui, secondo una scadenza a 30 giorni, si prevedeva che la Pontina dovesse ottemperare a una parte limitata delle criticità emerse. La cosa che non ci spieghiamo è che, a termini scaduti, ad oltre un mese dalla scadenza, quando non si parlava assolutamente di provvedere alla chiusura prudenziale della discarica e alla sua bonifica, la Regione Lazio ha emesso una nota, datata 20 aprile – quindi, a distanza di due mesi e mezzo – in cui i famosi 30 giorni diventano 180, con cui, quindi, praticamente, viene tutto spostato alla primavera del 2016, mentre la ASL e la popolazione residente manifestano una insostenibile situazione igienico-ambientale, nel senso che l'aria è irrespirabile. Di questi tempi, giornalmente, i residenti del Villaggio Ardeatino e delle zone circostanti sono costretti, nonostante il caldo che c’è, a barricarsi in casa: questa cosa è insostenibile e incredibile. Pag. 15La Regione, anche a seguito di un nostro incontro con la responsabile Flaminia Tosini, ha pensato che comunque che non fosse il caso di adottare misure drastiche su questo argomento. Preciso che la situazione non può comportare una risoluzione del problema attraverso la documentazione presentata dalla Pontina Ambiente ma richiede ben altro; l'ARPA, infatti, aveva accertato profonde anomalie, una parte delle quali è oggetto del processo Cerroni: lì si è infatti esercitata, per anni, un'attività truffaldina, laddove l'impianto di trattamento meccanico biologico è fondamentale perché la discarica sia gestita in modo corretto, perché la frazione organica deve essere prestabilizzata. Poi, successivamente, questa si chiamerà FOS e solo allora potrà entrare in discarica. Tutto ciò, però, non avveniva, come si è scoperto attraverso le indagini dei NOE e i successivi approfondimenti dell'ARPA; si è invece accertato che, di fatto, la frazione organica finiva in buona parte dentro la discarica di Roncigliano così come era e questo rende conto della puzza incredibile: una discarica ben gestita, infatti, in cui l'organico è stabilizzato, ha poche emissioni e comunque mai di questa dimensione. Tra l'altro, la stessa ARPA, in un sopralluogo al di sopra del settimo invaso, che si sta riempiendo a velocità molto superiore ai tempi previsti, ciò evidenziando che la quantità di rifiuto afferente è superiore a quella prevista, aveva trovato addirittura due laghi melmosi, con centinaia di gabbiani che vi sguazzavano, visto che era gestito male anche l'asporto periodico del percolato, che dovrebbe avvenire in automatico.
  Il percolato veniva tolto quando pareva, così come non si ottemperava assolutamente a tante altre cose; adesso, a fronte di una Regione Lazio che secondo noi non approfondisce sufficientemente la gravità della situazione, non ci sono soluzioni intermedie; soprattutto, il settimo invaso deve subire interventi estremamente drastici. Mentre la Regione Lazio emetteva questa seconda nota, in cui spostava tutto alla primavera 2016, usciva fuori l'ennesimo bollettino informativo dell'ARPA, che a gennaio scorso ha eseguito un'altra campagna di rilievi su tutti i piezometri – quindi i pozzi spia sottostanti alla discarica di Roncigliano – e, per il quinto o sesto anno consecutivo, ha confermato la presenza in alcuni pozzi spia di inquinanti idrocarburici, cosa che, naturalmente, va a confermare non tanto la occasionalità o discontinuità estrema del fatto, ma la continua ripetibilità di certi fatti inquinanti. Noi chiediamo, quindi, che su questo ci sia un approfondimento, visto che noi non riusciamo ad andare oltre lo stato dei colloqui in cui ci si dice di stare tranquilli ma poi non si fa nulla.

  PAOLA NUGNES. La Regione ha diffidato la Pontina Ambiente esattamente per quale prescrizione ?

  ALDO GAROFOLO, Comitato Albano Noinc. Il 2 febbraio.

  PAOLA NUGNES. Sì, ma per quali ragioni ? Diffidava a fare ciò altrimenti avrebbe chiuso l'impianto oppure cosa ? Da quello che leggo, la Regione ha diffidato a fare le analisi dei pozzi ma, se abbiamo i dati dell'ARPA Lazio, per quale motivo la Pontina dovrebbe fare queste controprove: c’è altro nella richiesta ?

  ALDO GAROFOLO, Comitato Albano Noinc. È proprio quello che noi sosteniamo, perché ci sembra poco logico che la Pontina Ambiente debba rendicontare su qualcosa che è ampiamente documentato; la Pontina Ambiente dovrebbe soltanto ottemperare a degli obblighi che comportano la bonifica delle acque di falda, come tra l'altro si sta attualmente verificando per l'impianto di Guidonia, che è sempre del gruppo Cerroni, in cui però sono andate avanti altre cose rispetto alle nostre.
  Tra l'altro, ci sono diversi altri aspetti poco logici. Nell'incontro che abbiamo avuto con Flaminia Tosini, c’è sembrato che non ci fosse attenzione su tutto questo; si è parlato di una conferenza del riesame anziché di una bonifica, in assenza, tra l'altro, di qualcosa che è nelle Pag. 16richieste ARPA da almeno quattro anni. L'ARPA, infatti, ha detto chiaramente che la discarica di Roncigliano, così come altri complessi impiantistici, richiede, a fronte di segnalazioni di sforamenti di parametri sia organici che inorganici, una puntuale caratterizzazione esterna e interna idrogeologica, che non è mai stata fatta. Nell'incontro ci si è invece limitati a dire che la Regione pensa di riesaminare l'AIA, ma non per le ragioni che abbiamo cercato di caldeggiare, bensì per il fatto che non c'era stata previsione nella precedente AIA: si erano addirittura scordati gli invasi tombati, cioè sei ex invasi chiusi, che richiedono un intervento annuale di asporto del percolato e di monitoraggio nell'area, che non venivano fatti. Si tratta di attività dimenticate, connesse al comprensorio, che quindi andavano in quell'AIA che è stata rilasciata nel 2009. Infine, non venivano neanche compresi i due impianti a biogas della Marco Polo Engineerign, che tra l'altro sono risultati eccedenti i limiti degli ossidi di azoto nell'ultimo rilievo dell'ARPA: insomma, vi è tutto un quadro in cui qualcosa non torna.

  FILIBERTO ZARATTI. Molto velocemente, mi pare di capire che la vostra richiesta è quella di arrivare alla caratterizzazione, nonché all'eventuale bonifica e messa in sicurezza dei primi sei invasi, mentre, per quanto riguarda il settimo invaso, le vostre preoccupazioni sono legate al fatto che ancora adesso si continua a sversare talquale: è così ?

  ALDO GAROFOLO, Comitato Albano Noinc. No, non è questo il problema. Il problema è che non possiamo sapere cosa e come attualmente si sversi: si spera che ciò sia fatto a norma, visto che tra l'altro sono incombenti i processi. Il problema è che il settimo invaso, nella situazione creata nella gestione difforme e truffaldina degli anni scorsi, non è recuperabile. Se infatti ho davanti metri e metri (l'altezza equivale a diversi campi sportivi, con circa 500.000 tonnellate a una profondità di oltre 30 metri), mettere le mani su qualcosa in rapido riempimento – abbiamo fatto dei rilievi tramite drone e abbiamo passato i due terzi – è praticamente impossibile, o meglio, si potrebbe fare con un intervento diretto degli enti autorizzati, altrimenti è impossibile.
  Questo invaso dovrebbe quindi essere chiuso e si dovrebbe impedire che continui a ricevere acque piovane, le quali aggravano la situazione di quell'organico non stabilizzato, che poi finisce in putrefazione. Tra l'altro, emergono anche questi tentativi ingenui e truffaldini di mascherare le cose: la Pontina Ambiente si era inventata i neutralizzatori di odori, aveva messo dei diffusori a base di un terpene – che si chiama limonene – intorno al settimo invaso – perché le puzze erano molto forti – sperando che ciò le coprisse. Il guaio è che la Regione ritiene che l'invaso vada portato a riempimento così come previsto: si parla di rinnovo dell'AIA, cioè di conferenza di riesame finalizzata al rinnovo dell'AIA (hanno accettato anche noi comitati in seno alla conferenza del riesame, quindi, formalmente è partita anche se non ancora convocata e si parla di questo, non di chiusura). Il TMB funziona, ma non sappiamo come: sappiamo che non funzionava bene, ma non abbiamo modo di verificare...

  FILIBERTO ZARATTI. La parte di CDR prodotta dal TMB va a Colleferro oppure viene riallocato in discarica ?

  ALDO GAROFOLO, Comitato Albano Noinc. Sapevamo che andava a Colleferro ma, tra le attività truffaldine, è emerso anche che fatturavano come conferito tutto il CDR, laddove questo era solo il 5 per cento, mentre tutto il resto finiva in discarica !

  STEFANO VIGNAROLI. Mi interessava approfondire questo tema del TMB: voi, quindi, confermate che non sapete attualmente cosa viene in ingresso, le quantità e la qualità di quanto viene sversato ? In tal senso, sarà nostra premura accertarci di ciò ma resto stupito del fatto che non lo sappiate.

Pag. 17

  ALDO GAROFOLO, Comitato Albano Noinc. No, non ci stupisce, perché in mezzo, purtroppo, c’è il fatto che l'amministrazione comunale arrivò al termine del suo mandato ma le elezioni hanno riportato alla conferma della Giunta Marini; abbiamo chiesto ripetutamente, anche con richieste ufficiali, che il comune richiedesse a Pontina Ambiente...

  PRESIDENTE. In questo caso, di che comune si tratta ?

  ALDO GAROFOLO, Comitato Albano Noinc. È il comune di Albano Laziale. Abbiamo chiesto, ripetutamente, anche con richieste ufficiali, che il comune richiedesse a Pontina Ambiente i tabulati relativi ai materiali in ingresso e in uscita. Considerate che, tra l'altro, essendoci stato per un lungo periodo, a seguito delle ordinanze prefettizie, il conferimento di rifiuti sia da Roma, sia da Civitavecchia e da altri comuni esterni, noi abbiamo visto entrare mezzi di tutti i tipi ma ne vediamo uscire pochissimi. Questa cosa ci ha sempre sconvolto, ma pur avendo chiesto chiarimento in tal senso a Regione e comune, nessuno ci ha mai dato documenti sull'argomento, quindi non sappiamo a che santo rivolgerci !

  LAURA PUPPATO. Ne entravano più di quanti ne uscissero ?

  ALDO GAROFOLO, Comitato Albano Noinc. Se faccio entrare 500 tonnellate al giorno e il TMB, secondo le dichiarazioni della Pontina Ambiente, nei piani annuali che presenta, prevede che vi sia una quota di CDR (che viene separato e va a Colleferro), una quota di vetri, metalli e altri materiali (che vanno a riciclo) e il resto in discarica, è evidente che quello che esce dovrebbe essere inferiore a quello che entra, o almeno dovrebbe essere inferiore al netto dell'umidità che è sparita nella fase di stabilizzazione dell'organico (il 35 per cento del totale); pertanto, c’è un certo calo fisiologico e, nello stesso tempo, c’è una quota che va fuori per il riciclo, o per il riutilizzo energetico; tuttavia, in proposito, pur avendo fatto richiesta di accesso agli atti, nessuno ci ha messo a disposizione la documentazione relativa.

  PRESIDENTE. Va bene, noi la ringraziamo, se ci lascia della documentazione, ci sarà utile.

  ALDO GAROFOLO, Comitato Albano Noinc. Vi lascerei anche dei promemoria che raccolgono i protocolli relativi ad ARPA, CNR e Regione Lazio, con un allegato, nonché due note della Regione Lazio.

  PRESIDENTE. Grazie davvero.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE STEFANO VIGNAROLI

  PRESIDENTE. Grazie e benvenuti. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti dei comitati e di associazioni dei cittadini residenti nella provincia di Roma, che ringrazio per la presenza. Saluto il signor Marco Tellaroli del Comitato Cittadini di Bracciano in movimento.
  La Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti. Ricordo che l'audizione odierna rientra nell'approfondimento sulla Regione Lazio, con specifico riferimento alla provincia di Roma. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Cedo dunque la parola al signor Marco Tellaroli, del Comitato Cittadini di Bracciano in movimento, per lo svolgimento della sua relazione. Avete circa dieci minuti, per poi proseguire con un rapido giro di domande da parte dei colleghi.

  MARCO TELLAROLI, Comitato Cittadini di Bracciano in movimento. Grazie e Pag. 18buonasera a tutti. Sono Marco Tellaroli, di Bracciano; noi siamo qui in rappresentanza della discarica di Cupinoro, che nacque come una discarica illegale in tempi non sospetti su dei terreni dell'Università agraria di Bracciano, la quale nel 1991 diede il beneplacito per aprire questa discarica e proseguire con il conferimento dei rifiuti per 25 comuni. Nel 2004 si ebbe la nascita della Bracciano Ambiente, società partecipata dove il comune di Bracciano è socio unico al cento per cento. L'obiettivo era quello di sostituire tutte le ditte private nella gestione del conferimento dei rifiuti e portare la discarica al compimento della sua totale capienza, che era di circa 2,2 milioni di metri cubi.
  I problemi iniziano a nascere da tempo, quando tantissimi comitati e cittadini protestavano per il conferimento di rifiuti perché erano tutti talquale e non subivano trattamento. Allo stesso tempo, aggiungo che il territorio è agricolo, quindi ci sono vincoli ZPS e SIC, nonché falde acquifere sotterranee, dove l'acqua della zona di Cupinoro va a influire sia nel Lago di Bracciano, sia nei comuni limitrofi. Calcoliamo, inoltre, che le prime abitazioni vicino alla discarica sono a circa 500 metri, quindi parliamo di un'aria che i cittadini respirano vicino alla discarica e che non è la più salubre. I primi agricoltori e allevatori di bestiame sono a circa un chilometro, cioè tutti limitrofi. Noi abbiamo iniziato a lavorare intorno alla discarica perché, a livello politico, questa vicenda sembrava non volere trovare una fine; l'allargamento è iniziato attraverso una politica sia locale, sia regionale, fino ad arrivare al commissario Sottile, che nel 2014 iniziò a implementare all'interno di Cupinoro nuovi rifiuti provenienti addirittura da altri comuni (non solo gli stessi 25, ma anche Fiumicino, Roma, il Vaticano e altri comuni limitrofi quando è iniziata la sofferenza di Malagrotta). Nel frattempo a Cupinoro c’è stata la costruzione di un'altra cava, la cosiddetta Vaira 1, di altri 450.000 metri cubi, distante dalla collina dei rifiuti circa 70-100 metri. Questa cava fu sequestrata dal MiBAC perché non aveva tutte le autorizzazioni ambientali; ciò avvenne grazie alle istanze dei cittadini di Bracciano pervenute alla Regione, alla Commissione parlamentare, fino ad arrivare al Parlamento europeo. Le interrogazioni sono state fatte da tutte le parti. Altri problemi derivavano dalla gestione economica, posto che Cupinoro vede la scomparsa di 12 milioni di euro per il fondo post mortem, che per legge veniva gestito dal 2003. Tante commissioni e tante istanze da parte dei cittadini, comprese le denunce che sono state fatte sui controlli dei conti, hanno visto la scomparsa di questi 12 milioni di euro. La procura di Civitavecchia ha aperto un'inchiesta e ha fatto i controlli attraverso la Guardia finanza di Civita Castellana, ma questi fondi non sono stati mai trovati sia dalla gestione della Bracciano Ambiente, sia dalla gestione politica che gestiva la partecipata.

  LAURA PUPPATO. Cosa vuol dire che non sono mai stati trovati questi 12 milioni di euro a fronte dei controlli della Guardia di finanza ?

  MARCO TELLAROLI, Comitato Cittadini di Bracciano in movimento. La Guardia di finanza ha effettuato i controlli dei conti correnti sia della Bracciano Ambiente, sia dei dirigenti della Bracciano Ambiente, sia del comune, che è socio unico, al cento per cento, della Bracciano Ambiente, però non ha trovato questi fondi, ovvero il passaggio di questi 12 milioni. Nel 2014 il comune di Bracciano, insieme all'amministratore unico della Bracciano Ambiente, si giustifica dicendo di avere utilizzato i 12 milioni di euro del fondo post mortem quando entrambi avevano preso in gestione la discarica, nel 2003, quindi secondo lo schema da privato a partecipata; costoro hanno preso in gestione la discarica e usato quei soldi per mettere in sicurezza la vecchia gestione, ma i comuni conferenti, che comunque pagavano il conferimento dei rifiuti, non erano stati mai avvisati che quel 16 per cento per le tasse – quindi il conferimento al fondo post mortem – e la ecotassa venissero presi per un uso riferito al Pag. 19passato. Sempre nel 2014, il controllo della Corte dei conti e della Guardia di finanza scopre anche un mancato versamento della ecotassa di altri 11,7 milioni di euro. Si tratta di un paese di 20.000 abitanti – quindi un paese molto piccolo – e questi soldi sono tantissimi. Siamo arrivati, tra il fondo post mortem e la ecotassa, intorno ai 25 milioni di euro. Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, concede temporaneamente alla Bracciano Ambiente 10,4 milioni per il fondo post mortem; questi soldi vengono concessi non in termini di liquidità bensì di assolvenza, ma oggi, nel 2015, dopo la richiesta da parte della Corte dei conti degli ultimi 11,7 milioni sulla ecotassa, vediamo un passo indietro da parte di Zingaretti (Zingaretti recede di nuovo dalla concessione di questi 10,4 milioni, quindi ci ritroviamo un'altra volta con 25 milioni di euro). Adesso Cupinoro sta affrontando la conferenza dei servizi per effettuare il capping della nuova gestione dei rifiuti, fatta dalla Bracciano Ambiente stessa. Nel capping scopriamo il cambio del perimetro della discarica; la nuova cava Vaira 1, infatti, sorge a 70 metri dalla discarica stessa ma, sul capping, il muretto, con il fossato di contenimento delle acque reflue, per legge, deve essere distante 200 metri dalla discarica stessa; in realtà, però, questo muretto, fatto tra rifiuti e misto terra, capita proprio nel centro di questa cava. Alla conferenza di servizi partecipa la Regione Lazio, il comune e il MiBAC. Se il MiBAC entro il 10 agosto mettesse la firma sulla concessione del capping, farebbe il dissequestro della cava e nascerebbero altri 450.000 metri cubi di rifiuti sul suolo braccianese, laddove vedremmo una cava che non è nemmeno messa a norma, perché fu sequestrata solo dopo lo scavo. Questo è quanto volevo portare a vostra conoscenza.

  PRESIDENTE. Volevo chiedere se la fonte delle vostre notizie sia principalmente la Corte dei conti, se abbiate della documentazione da darci e se la Bracciano Ambiente abbia i soldi per gestire il post mortem.

  MARCO TELLAROLI, Comitato Cittadini di Bracciano in movimento. Noi abbiamo tutta la documentazione in merito sia attraverso le varie interrogazioni, sia attraverso le richieste di documenti presso la Regione e il comune. La procura sta effettuando l'indagine sui rifiuti – sembra che ci siano rifiuti illeciti all'interno della discarica – ma anche sulla parte economica, sia per quanto riguarda sia il fondo post mortem, sia la ecotassa. Per il capping, il comune, insieme alla Bracciano Ambiente, aveva chiesto una fideiussione di 8,7 milioni di euro sui 10,4 milioni che aveva abbonato la Regione Lazio. Adesso la Regione Lazio, dopo un esposto fatto alla procura e alla Corte dei Conti, ha ritirato questi soldi e, ovviamente, la Bracciano Ambiente si ritrova a dover riconsegnare gli 8,7 milioni della fideiussione destinati per il capping.

  LAURA PUPPATO. Lei ha sollevato tutta la questione economica che riguarda il post mortem e l'ecotassa. Del post mortem lei ha parzialmente giustificato la Bracciano Ambiente ovvero il comune, trattandosi di una partecipata al cento per cento, per averli spesi nel 2003, in relazione alla messa in sicurezza della discarica, quindi presumo ci siano delle pezze giustificative; stiamo infatti parlando di una società pubblica, quindi, se ci sono delle indagini, proseguiranno. Per quanto riguarda invece la ecotassa, non mi è chiaro dove siano finiti gli 11,7 milioni, quindi vorrei capire se abbiate informazioni in merito. A fronte di una conferenza di servizi praticamente in corso, in cui ci sono la Regione Lazio, il comune di Bracciano e il MiBAC, potete informarci sulle posizioni di questi tre enti rispetto alla vicenda che riguarda il capping allargato della discarica di Bracciano ?
  I 450.000 metri cubi di ampliamento della discarica con la giustificazione del capping – quindi un allargamento della messa in sicurezza della superficie occupata – trovano ragione nello studio di carattere ambientale e geologico, ovvero ciò è motivato esclusivamente dal fatto che, visto che ci siamo, proseguiamo e Pag. 20raccogliamo questo ulteriore importo con cui procedere alla messa in sicurezza ? Se è così, questo avviene spesso, ma che sia una cattiva pratica è fuori discussione; tuttavia, in alcuni casi, è anche l'unica motivazione che porta i comuni fortemente in crisi dal punto di vista economico a permettersi di fare le bonifiche o la messa in sicurezza. Vorrei capire meglio questi passaggi.

  MARCO TELLAROLI, Comitato Cittadini di Bracciano in movimento. Abbiamo notato che la maggior parte delle denunce è stata fatta proprio dal nostro Comitato e, fino adesso, sia la procura, sia la Corte dei conti ci hanno sempre dato ragione, interrompendo i vari giochi delle tre carte che il comune di Bracciano ha tentato di fare. Troviamo il gioco delle tre carte sia sul fondo post mortem, sia sulla ecotassa. È pur vero che loro hanno trovato una giustificazione dicendo di avere usato questi soldi prima e, quindi, di dovere incassare di nuovo, ma perché dal 2003 in poi i comuni conferenti presso il sito di Cupinoro, dove pagavano le tasse per il fondo post mortem e per la ecotassa, non erano stati avvisati che quei soldi, invece, venivano usati per coprire qualcosa di precedente ? Sono stati lesi, quindi, anche gli altri comuni conferenti, che dovevano essere avvisati del fatto che quei soldi non erano per il fondo post mortem attuale, ovvero per il conferimento attuale di quei rifiuti, posto che, comunque, hanno una responsabilità ambientale per quel conferimento; pertanto, loro pagavano quella tassa per quel conferimento e non per il passato. Per quanto riguarda il gioco della ecotassa, anche sulla sparizione di questi soldi la procura non ha dato una risposta reale, ma ha detto che questi soldi sono mancanti. Il comune di Bracciano voleva rispondere alla Corte dei conti con la delibera n. 317 del 2014 della Regione Lazio, ovvero l'abbono di 10,4 milioni del fondo post mortem; voleva, inoltre, per la ecotassa, presentare alla Corte dei conti una delibera che era stata studiata solo per il fondo post mortem e non per la ecotassa stessa. Purtroppo è così, infatti ha risposto anche la Corte dei conti in relazione a questa denuncia che abbiamo fatto noi, essendo la sua risposta proprio quella: la ecotassa è la delibera n. 317 del 2014 della Regione Lazio. Se però la ecotassa è la delibera n. 317, allora questa delibera non era per il fondo post mortem e questa è la domanda che abbiamo fatto alla Corte dei conti, perché non potevano figurare i 10 milioni sia per l'uno che per l'altro !

  PRESIDENTE. Il tempo purtroppo sta scadendo, non so se ci siano altre domande, ma consegniamo agli atti la relazione e tutta la documentazione che avete; procederemo, in caso, a fare ulteriori accertamenti. Grazie.

  MARCO TELLAROLI, Comitato Cittadini di Bracciano in movimento. Grazie a tutti, buonasera.

  PRESIDENTE. Passiamo alla successiva audizione. In particolare, ascoltiamo adesso il dottor Sergio Apollonio, presidente del Comitato Malagrotta, che ringrazio per la presenza. La Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti. Ricordo che l'audizione odierna rientra nell'approfondimento sulla Regione Lazio, con specifico riferimento alla provincia di Roma. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Cedo quindi la parola al dottor Sergio Apollonio, presidente del Comitato Malagrotta, che è accompagnato dall'architetto Giacomo Giujusa. Avete circa un quarto d'ora di tempo; poi, alla fine, ci riserviamo di porvi alcune domande.

  SERGIO APOLLONIO, Presidente del Comitato Malagrotta. Grazie, presidente. Visti i tempi ristretti, vorrei andare subito Pag. 21al sodo e trasmettervi un messaggio che ho ricevuto proprio oggi da Bruxelles, da un responsabile del dipartimento ambiente della Commissione europea, il quale si è occupato in prima persona della procedura di infrazione per la discarica di Malagrotta e per le altre discariche del Lazio. Si chiama Ion Codescu e mi invia un messaggio in risposta a una mia domanda relativa alla sentenza della Corte di giustizia europea, che aveva condannato il nostro Paese per la gestione dei rifiuti, prima a Malagrotta e poi nel Lazio; la stessa procedura di infrazione per Malagrotta, infatti, è poi stata estesa all'insieme delle discariche del Lazio per quanto riguardava lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati. Il problema era quello di sapere se, in seguito alla condanna da parte della Corte di giustizia, nell'ottobre dello scorso anno, fossero state prese, da parte delle nostre autorità, le misure che la Commissione europea aveva sollecitato per raddrizzare la situazione. Codescu, il funzionario dalla Commissione europea, mi rassicura dichiarando che a Bruxelles hanno avuto assicurazione sul fatto che in tutte le discariche del Lazio entrano ormai soltanto rifiuti sottoposti a previo trattamento; tuttavia sono attesi aggiornamenti da parte delle autorità italiane, perché la questione dell'AIA non è stata ancora rivista, nel senso di proibire che una discarica nuova possa eventualmente ricevere anche rifiuti non trattati; a quanto pare, infatti, nell'AIA attuale queste precisazioni ancora non ci sono. Questo funzionario di Bruxelles ci dice che sono ancora in corso degli aggiornamenti per avere le assicurazioni necessarie da parte delle autorità italiane onde evitare che i rifiuti non trattati possano entrare nelle discariche del Lazio.

  PRESIDENTE. Quindi, di fatto, la procedura d'infrazione europea, per quanto riguarda Malagrotta, non è ancora chiusa ?

  SERGIO APOLLONIO, Presidente del Comitato Malagrotta. Non è ancora chiusa perché è stata estesa all'insieme delle discariche del Lazio. Data la problematica colossale che è stata creata nel corso dei decenni dalla discarica di Malagrotta, dato che, finalmente, dopo quasi mezzo secolo, è stata chiusa; dato che il lavoro di messa in sicurezza e bonifica deve iniziare, anche se ancora non è stato approvato il progetto neanche per il capping, ci domandiamo se non sia il caso di prevedere un commissariamento della discarica, almeno – sottolineo «almeno» – per il periodo del trattamento post mortem della bonifica. A tale autorità pubblica potrebbero affiancarsi esperti con grandi capacità scientifiche e tecniche di CNR, IRSA o ENEA nel periodo del trattamento post mortem della discarica, per essere sicuri che venga fatto correttamente.

   PRESIDENTE. Sono passati due anni dalla chiusura di Malagrotta e non è ancora iniziato nulla. Audiremo anche il Politecnico di Torino, che si è occupato di fare una fotografia della situazione dell'inquinamento delle falde lungo la discarica.

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. Come diceva Sergio Appolonio, lo stato della bonifica è completamente fermo, cioè non si è partiti assolutamente. Il progetto attuale è un secondo progetto che, durante il commissariamento di Sottile, ha riproposto l'uso della FOS, la frazione organica di rifiuto, per completare le opere di sigillatura della discarica. All'interno dello studio del Politecnico, che è all'interno della procedura che ha portato alla sentenza del Consiglio di Stato, sono raccolte delle informazioni riguardo all'ordinanza del comune per poter risanare la discarica. Si prevedevano dei pozzi perché la falda all'interno della discarica è più alta del livello di falda esterno, con un passaggio, quindi, di percolato verso l'esterno e un inquinamento sia della falda superficiale, sia di quella profonda. Questo inquinamento è stato già evidenziato da ARPA; il Politecnico ha ripreso quei dati per il Consiglio di Stato e ha analizzato la fattibilità di una rete di captazione delle acque all'interno, lungo tutto il perimetro Pag. 22della discarica; ha quindi misurato e quantificato ciò. Questo studio è importantissimo perché è rimasto imprigionato all'interno della procedura: sono soldi pubblici utilizzati dai consulenti che hanno tirato fuori uno studio. Il Consiglio di Stato, naturalmente, si è limitato a dare una sentenza, ma quei contenuti vanno tirati fuori nell'audizione del Politecnico ed è importante che quello studio rimanga agli atti. Sergio Apollonio è una delle persone che ha fatto esposti già dal 2006 per via degli sversamenti lungo le canalette intorno alla discarica; il percolato, fino a pochi mesi fa, andava tranquillo all'interno del Rio Galeria; abbiamo evidenziato ciò più volte e l'ARPA si è attivata. Di recente, forse, qualcosa è cambiato, però lo stato dell'inquinamento è attivo e la bonifica non è mai stata iniziata. In questo c’è una grande assenza degli enti locali perché, al di là di scrivere al gestore della discarica, c’è bisogno di aggiornare il progetto e di tempi rapidi per poter far ciò: non possiamo aspettare altri anni prima di arrivare a una bonifica. Al momento gli enti sono in questa fase interlocutoria, dove si richiede di nuovo un aggiornamento del progetto rispetto al progetto iniziale, tenendo in considerazione che la discarica inquinava. C’è voluto un passaggio fino al Consiglio di Stato, però adesso ci vorrà tanto altro tempo per aggiornare il progetto; forse c’è bisogno di un commissariamento, o comunque di un'azione massiva forte da parte del pubblico per poter riprendere questo...

  PRESIDENTE. Questo forse non è stato detto, ma nell'area gravitano altri impianti, quindi, spesso, era difficile stabilire se ad inquinare fosse la discarica, la raffineria o altri impianti di trattamento.

  SERGIO APOLLONIO, Presidente del Comitato Malagrotta. Però adesso si conosce meglio la situazione.

  PRESIDENTE. Adesso, grazie anche a quello studio del Politecnico, ciò è ben chiaro.

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. Gli inquinamenti sono diversi; ogni impianto inquina in modo diverso; anche la parte costruita ha forme di inquinamento, ma sono diverse da quelle degli impianti. La normativa individua determinati inquinanti, alcuni riconducibili alle discariche, altri a dispersioni delle fognature o ad altri impianti: non si è mai dubitato di questo inquinamento, però, nelle carte, tutto è diventato nebuloso, quindi si è dovuti passare attraverso l'azione prima del TAR e poi del Consiglio di Stato.

  LAURA PUPPATO. Nel frattempo c’è stato anche il Lodo Colari, quella situazione di contenzioso che si era venuta a creare e che è stata risolta nel mese di maggio, altrimenti avremmo avuto una richiesta di circa 1 miliardo di euro !

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. Non è finita e so che è in procura.

  LAURA PUPPATO. Non è finita e, probabilmente, si è atteso anche quell'ulteriore passaggio per provvedere alla bonifica: questa realtà va bonificata in tempi molto rapidi. Il vostro suggerimento è quello di creare un commissariamento con una gestione tecnica ? La ragione per cui non citate il Politecnico di Torino, è che non lo ritenete ...

  SERGIO APOLLONIO, Presidente del Comitato Malagrotta. No, ha fatto un lavoro straordinario: è stata una mia negligenza; assolutamente andrebbe associato a tutto questo.

  PAOLA NUGNES. Non ho compreso la valutazione che date di questo studio del Politecnico di Torino, cioè ritenete che sia stato un tempo e una spesa inutile, visto che i dati erano già dell'ARPA ?

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. No, tutt'altro. Proprio perché è un patrimonio utilizzato bene, non deve rimanere imprigionato Pag. 23e poco noto al pubblico. Io lo conosco perché ero un consulente di parte, quindi conosco i contenuti e so che possono essere messi a sistema con i dati tecnici del comune di Roma e del dipartimento.

  PAOLA NUGNES. Sullo stato dell'arte di Malagrotta sappiamo che la bonifica non è partita, però, per quanto riguarda la messa in sicurezza delle falde, poiché il professore evidenziava come in precedenza questo percolato andasse direttamente in falda, mi è sembrato di capire che qualcosa sia stato realizzato.

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. Io ho visionato l'altro giorno la canalina e non ci sono più perdite in quel punto; tuttavia l'ARPA ha evidenziato delle perdite analizzando i pozzi, quindi, la falda profonda e superficiale; pertanto, se in quel punto c’è un contenimento, dall'altra parte c’è una dispersione completa attraverso il polder; quindi, una barriera che circonda la discarica è funzionante, ma ha un grado di permeabilità, che viene evidenziato, per cui del percolato passa comunque attraverso questa barriera; ci sono, poi, anche altre dinamiche. In passato l'ARPA aveva evidenziato un inquinamento che può essere trattenuto dalla discarica solo se si evita che il percolato, da dentro, prema verso l'esterno. In questo caso serve una serie di pozzi su tutto il perimetro che cambi il livello delle falde, un intervento che non è stato fatto. Gli unici interventi sulla discarica sono quelli della rete di captazione del gas. Questo intervento è un po’ costoso ma era nelle richieste fatte dal comune di Roma, quindi c’è bisogno di accelerare i tempi e di capire come passare alla fase operativa.

  SERGIO APOLLONIO, Presidente del Comitato Malagrotta. Era addirittura nell'ordinanza del sindaco precedente: di questo va dato atto.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, anche se è impossibile trattare in dieci minuti un tema così complesso; essendo nato e vissuto vicino a Malagrotta, conosco bene queste problematiche. Vi ringraziamo molto per la vostra illustrazione. Abbiamo adesso l'audizione dell'avvocato Alessandro Di Matteo, Presidente dell'Associazione Raggio Verde, che è accompagnato dall'architetto Giacomo Giujusa. La Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti. Ricordo che l'audizione odierna rientra nell'approfondimento sulla Regione Lazio, con specifico riferimento alla provincia di Roma. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Cedo dunque la parola all'avvocato Alessandro Di Matteo.

  ALESSANDRO DI MATTEO, Presidente dell'Associazione Raggio Verde. Buongiorno a tutti, sono l'avvocato Alessandro Di Matteo, l'attuale presidente dell'Associazione Raggio Verde, l'unica associazione che ha impugnato l'autorizzazione integrata ambientale concessa per la discarica di Monti dell'Ortaccio; mentre infatti si diffondevano annunci sulla chiusura della discarica di Malagrotta, in realtà Roma stava per correre il pericolo di avere un'altra discarica limitrofa e sempre nella stessa zona. Attualmente il processo di impugnativa all'AIA si è concluso con la revoca da parte della Regione Lazio, che però è stata poi impugnata dal Co.La.Ri. davanti al TAR. Il TAR ha respinto l'impugnativa del Co.La.Ri., un giudizio in cui siamo intervenuti ad opponendum; attualmente la questione è pendente davanti al Consiglio di Stato. Credo che l'esperienza di Monti dell'Ortaccio sia stata un laboratorio per tutti; sono stati compiuti errori di metodo, in quanto una normativa comunitaria e italiana prescrive che le discariche vanno fatte in certi posti, in modo da evitare danni per l'ambiente; su Monti dell'Ortaccio, Pag. 24invece, le norme non sono state rispettate perché è stata rimossa la barriera geologica; rimuovere la barriera geologica è un fatto assolutamente negativo perché tale barriera, che si sedimenta negli anni, permette di creare un filtro fra l'inquinamento e la falda sottostante. Nel momento in cui viene rimossa la barriera geologica, si mette in collegamento la superficie con la falda: inquinare la falda può avere effetti devastanti. Tra l'altro, ci fu anche un altro problema, perché il Co.La.Ri disse che la barriera geologica sarebbe stata supplita con un'opera artificiale, ma nessuna opera artificiale può permettere ciò che consente la natura, cioè la sicurezza che non ci sia inquinamento della falda acquifera. Al di là di questo, l'errore di metodo fu quello di consentire la costruzione di una discarica e, solo in una seconda fase, di permettere la consegna di uno studio idrogeologico che attestasse in maniera inequivocabile l'assenza di pericolo per la falda: qui sono coinvolti gli interessi pubblici e la salute dei cittadini, quindi lo studio idrogeologico va fatto prima di qualunque autorizzazione, anche perché permettere questo significa permettere la costruzione di una buca. Lo stato di emergenza che si è creato può determinare il fatto per cui, avendo Roma una buca a disposizione, prima o poi questa venga usata, perdendo quindi del tempo; tuttavia, perdere tempo è estremamente negativo in questo caso perché c’è la necessità di risolvere il problema dei rifiuti. Si è, invece, autorizzata la discarica, si è detto che lo studio idrogeologico sarebbe stato portato in un secondo momento e questo ha implicato un allungamento dei tempi; se infatti si ha prima lo studio idrogeologico, prima si può verificare e poi autorizzare, mentre invece, se intanto si autorizza e poi dopo si permette di portare lo studio idrogeologico, c’è un allungamento a dismisura anche dei tempi amministrativi e di controllo. Oltretutto, la cosa grave – spero che la Commissione faccia tesoro di questa notizia – fu quella di consentire al privato che andava a realizzare la discarica, di scegliere l'ente che avrebbe poi certificato l'assenza di pericolo per la falda acquifera. È chiaro che, nel momento in cui sono in gioco interessi rilevanti, non può essere un privato a scegliere l'ente a cui rivolgersi, perché anche questo può prestarsi a meccanismi poco trasparenti. Questo pericolo c’è stato; come associazione affermammo subito il pericolo di un'autorizzazione concessa in questo modo e chiedemmo di avere copia dell'eventuale studio idrogeologico, ma né il Co.La.Ri., né il prefetto, né tantomeno l'Avvocatura vollero comunicarci se esisteva questo studio idrogeologico e quale fosse l'esito. Per vie fortuite venimmo a conoscenza di questo studio idrogeologico; mediante un accesso fatto, abbiamo verificato che secondo La Sapienza, da cui era redatto effettivamente lo studio, si affermava che vi era pericolo per la falda acquifera; pertanto, nessuno aveva prodotto questo studio idrogeologico che il Co.La.Ri aveva commissionato alla Sapienza e quest'ultima non l'aveva depositato in giudizio perché né il Co.La.Ri, né gli altri enti incaricati del controllo l'avevano portato a conoscenza del TAR; tale studio viene invece portato al TAR dalla nostra associazione. Di fronte a uno studio idrogeologico negativo, redatto dalla Sapienza, che il Co.La.Ri non si era mai premurato di depositare in giudizio, lo stesso Co.La.Ri ottenne di poter incaricare un altro ente, anche se questa volta non lasciò trapelare quale fosse; solo in seguito scoprimmo che era l'Università di Padova. Anche in questo caso si ribadì il pericolo per cui informazioni pubbliche potevano essere gestite in maniera privata; lo studio idrogeologico era stato addirittura redatto da un professore in pensione; pertanto, dicemmo che uno studio redatto da un professore universitario in pensione poteva destare sospetti, laddove un professore in pensione non teme per la propria carriera e, oltretutto, non aveva nemmeno fatto analisi sul campo. Consentire un'AIA che subordini il conferimento dei rifiuti a uno studio idrogeologico prodotto e depositato da un ente scelto dal privato, che poi, salvo il caso della Sapienza, nemmeno viene messo a disposizione del pubblico, è qualcosa che mette in pericolo l'incolumità. Pag. 25In questo ricorso c’è stato l'impegno di tutti, anche delle altre due colleghe, Terracciano e Teofilatto; c’è stato l'impegno di tanti cittadini, fra i quali l'architetto Giacomo Giujusa, che ci ha dato una mano e che noi tutti ringraziamo. Voglio spendere un'ultima parola sulle garanzie finanziarie, una questione di particolare importanza quando c’è di mezzo l'ambiente. La nostra associazione ha fatto ricorso avverso l'AIA proprio perché non erano state date tali garanzie finanziarie; attualmente ci sono altre discariche utilizzate dal Lazio e abbiamo il sospetto che le garanzie finanziarie non vengano date; abbiamo fatto anche dei ricorsi al TAR, ma ci viene spesso obiettato che le garanzie finanziarie non sarebbero questioni propriamente ambientali e che quindi noi non avremmo interesse in tal senso. Credo che ci sia in ciò qualcosa di sbagliato, perché un'associazione ha il dovere di sapere se ci siano le garanzie finanziarie per una discarica.

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. Monti dell'Ortaccio è soltanto l'ultima delle discariche proposte; abbiamo una zona piena di cave e una di queste, dello stesso gestore di Malagrotta, è Monti dell'Ortaccio; il progetto è in continuità rispetto a Malagrotta, magari con tecnologie più avanzate ma con gli stessi identici problemi e le stesse dinamiche: vi è una cava nella quale c’è già un lago – perché è stata aperta la barriera naturale – e su quella si fa una discarica galleggiante. Si tratta di un sistema già visto. Per quanto riguarda invece le fideiussioni, questo è un tema rilevantissimo; Monti dell'Ortaccio insegna che la revoca dell'AIA, che è stata eseguita nel febbraio del 2014, è stata motivata anche con una polizza fideiussoria fatta dall'Istituto FORTE Asigurari-Reasigurari S.A., che ha sede a Bucarest e che al momento non aveva i requisiti della DGR n.239 del 2009, posto che i parametri regionali prevedono 5 anni di attività nel ramo, cosa che questo istituto non aveva maturato (tra l'altro, ho trovato che era stato pure segnalato dall'ISVAP nel 2010). Questo problema delle garanzie fideiussorie va esteso a tutte le discariche, se non d'Italia, sicuramente del Lazio, perché non soltanto le discariche, ma anche gli impianti più rilevanti hanno necessità di questo tipo di intervento; nel momento in cui il pubblico deve intervenire per riprendere una situazione che il privato tralascia, si devono avere anche le coperture finanziarie, altrimenti tutto ricade sul pubblico; su Malagrotta c’è questo forte dubbio, ma anche su altri siti, naturalmente. La stessa AMA aveva richiesto le fideiussioni e la risposta è sempre stata parziale da parte della Regione. Le stesse cose le abbiamo fatto chiedere dall'Associazioni Raggio Verde e dai consiglieri regionali, ma la risposta della Regione è stata dapprima parziale e poi c’è stata una negazione completa. Vi invito, quindi, ad approfondire il tema, perché è rilevante e necessario per garantire l'incolumità dei cittadini, posto che il territorio in cui viviamo deve essere, al momento opportuno, tutelato ma soprattutto bonificato quando ci sono delle problematiche. Un altro tema è quello della tariffa rifiuti, che è fondamentale perché per l'accesso a Malagrotta 1 e Malagrotta 2, i due TMB di Co.La.Ri, c’è stata una richiesta da parte del Consiglio di Stato al Ministero per fare una verifica; è stato infatti chiesto di accertare la correttezza della determinazione delle tariffe. La Giovi, nel 2011, aveva presentato un'istanza di revisione tariffaria, presentando i costi a consuntivo per il 2009; la tariffa d'accesso era stata fissata a 121 euro, con relativa certificazione sulla veridicità dei costi; la Regione, però, ritenendo di non avere professionalità adeguate, aveva poi fatto esaminare l'istanza dalla società Sviluppo Lazio S.p.A.; due revisori commercialisti, il dottor Paolo Pelino e il dottor Andrea Pirrottina, emisero una relazione economica sulla quale la Regione Lazio fissò la tariffa a euro 99,14 a tonnellata, al netto di ecotassa, benefit ambientali e Iva se dovuta.
  Tuttavia, sembra – questo è un altro procedimento pendente davanti al Consiglio di Stato – che ci siano delle problematiche sulla tariffa, quindi vi invito ad Pag. 26approfondire su questo punto; gli atti sono ancora segretati ma c’è sicuramente bisogno di approfondire in questo senso. In futuro, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, queste relazioni, fatte con i soldi pubblici, devono comunque essere divulgate perché i contenuti sono rilevanti non solo per la procura, ma anche per la tutela dei cittadini, altrimenti questi schemi vengono riproposti in situazioni diverse. Subentra un problema di tutela perché il cittadino paga una tariffa, con la tariffa paga anche la bonifica, la post-gestione e una serie di altre cose; se la tariffa è falsata, si paga di più, non ci sono le fideiussioni a copertura, il privato trova altre scappatoie (più o meno legali, o comunque con commissariamenti vari) e quindi il sistema è completamente distorto; se così è, la tutela del cittadino non è garantita e quindi c’è un problema. È interesse di tutti, ma sicuramente è compito di una Commissione come la vostra, far luce su questi andamenti perché, in questo modo, il cittadino non risulta più tutelato.

  ALBERTO ZOLEZZI. Lei ha fatto riferimento alla tariffa di conferimento in discarica, ai 99 euro...

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. È la tariffa di conferimento nei due TMB Malagrotta.

  PRESIDENTE. Se volete aggiungere qualcosa...

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. Qui abbiamo nominato Monti dell'Ortaccio ma il territorio è molto vasto. Se volete posso mostrarvi delle diapositive e delle mappature che evidenziano la complessità dell'area. Abbiamo un'area impiantistica che risale agli anni ’60, con la raffineria e una serie di altre attività, come l'inceneritore degli ospedalieri; la raffineria adesso fa soltanto stoccaggio ma ha raffinato, fino a due anni fa, la discarica di Malagrotta, altre possibili discariche nel sistema di cave, quindi Monti dell'Ortaccio, Monte Carnevale, cioè tanti siti papabili per tante cose. Abbiamo un bitumificio, un cementificio, una serie di attività correlate, il gassificatore di Malagrotta, che è all'interno delle aree Seveso; quando nominiamo la raffineria, nominiamo un sistema di oleodotti, gasdotti e metanodotti che portano carburanti vari, tra cui i carburanti per l'aeroporto di Fiumicino, quindi c’è tutto uno stoccaggio mentre prima c'era una raffinazione. Questi prodotti vengono anche confezionati e quindi messi a pressione; ci sono quindi 5 aree Seveso a rischio incidente rilevante; in mezzo a queste aree Seveso è stato piazzato il gassificatore di Malagrotta, una linea sperimentale che non ha mai funzionato correttamente (lo dicono gli atti del GSE, che era all'interno dell'arbitrato); ben 900 milioni venivano chiesti tra gli altri investimenti anche e soprattutto per i costi sostenuti per il gassificatore. La linea sperimentale è una, l'edificio è praticamente vuoto per metà e, tra l'altro, non rispetta alcuni vincoli (anche se durante il commissariamento Sottile alcuni atti sono stati prodotti dalla Regione per porre rimedio ad alcune problematiche relative ai vincoli). Al momento, si tratta ancora di una scatola semivuota: c’è questo gassificatore sperimentale e due linee in attesa di avere l'autorizzazione. La sovrapposizione delle carte è abbastanza problematica per la Regione, però è comunque in un cassetto; si trova in mezzo alle aree Seveso e a tutta questa impiantistica, accanto alla discarica di Malagrotta, che comunque produce biogas; ha un sistema di captazione e di trasformazione del biogas in elettricità.

  PRESIDENTE. Trattandosi di più impianti e di aree soggette alla legge Seveso, è stato fatto un piano di emergenza, di evacuazione e di messa in sicurezza unitario, che comprenda tutti gli impianti ?

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. No, non c’è una normativa che prevede l'effetto domino e questo ci viene fatto rilevare da tutti, però, in ogni caso, c’è una complessità Pag. 27che avrebbe dovuto essere inquadrata normativamente. Il gioco «inquini più tu di me», non ha portato a fare chiarezza sui livelli di inquinamento che ci sono; le matrici ambientali sono state guardate sino a un certo punto; il monitoraggio ambientale non è mai partito e i soldi ancora sono in provincia; anche il rischio incidente rilevante è frammentato, quindi ogni impianto ha il suo piccolo piano di sicurezza esterno e non c’è un piano unitario. Abbiamo visto, ad esempio, quello della raffineria, poco tempo fa, con la prefettura, presso il municipio: si erano dimenticati la tratta della Roma-Genova-Torino, che è una ferrovia su cui viene trasportato anche materiale esplosivo; si tratta di un trasporto merci e spesso ci sono dei contenitori, come nel caso di Viareggio, dove sulle ferrovie viaggiano tante cose; il tratto di ferrovia passa a poche centinaia di metri dagli impianti, quindi c’è un rapporto tra le due parti per cui un incidente può essere causato dalla ferrovia, ovvero un incidente in un impianto può coinvolgere altri impianti e la ferrovia stessa.

  PRESIDENTE. Per quanto riguarda gli inceneritori ospedalieri di AMA e il futuro progetto di un ecodistretto, cosa può dirci ?

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. A dicembre del 2013 l'Autorità di bacino del fiume Tevere, recependo la nuova normativa comunitaria, che prevede la divisione dei rischi anche sui rami secondari dei corsi d'acqua, laddove in questo caso abbiamo il Rio Galeria, che è un ramo secondario del Tevere, ha evidenziato dei rischi e ha fatto una mappa delle pericolosità. Ci siamo accorti della confluenza di due torrenti, di cui uno si attiva solo in determinate occasioni, con forti precipitazioni in alcuni punti del territorio, per cui tutti gli impianti si allagano; il 31 gennaio 2014 abbiamo subìto l'allagamento della raffineria, con sversamento di petrolio, allagamento delle aree del deposito di rifiuti ospedalieri di Ponte Malnome di AMA e con dispersione dei rifiuti ospedalieri nel torrente e nei campi. Queste aree sono di proprietà di AMA e comprendo la necessità di AMA di mettere gli ecodistretti su aree di proprietà, o comunque affidate da tempo dal comune. Lo stabilimento per gli ospedalieri è al momento fermo; c’è un problema di economicità ma anche di funzionamento, perché i forni si rompono spesso e forse si sono rotti contemporaneamente; non c’è più convenienza a tenerlo in piedi, quindi non so cosa ne sarà; tutte le aree, però, insieme alle prospicienti aree dell'ENI, vogliono essere unite per costruire un ecodistretto, in un'area che è comunque esondabile. Il problema dell'area ENI, che era uno stabilimento ex Agip (area Seveso 2, però dismessa e in corso di bonifica), è un altro: il comune di Roma permuta 9 stazioni di servizio in aree di pregio, nelle aree più centrali di Roma, con un fazzoletto di terreno inquinato, in corso di bonifica, che forse non verrà neanche completamente bonificato posto che i termini contrattuali erano molto a favore di ENI. Questo fazzoletto di terra viene acquisito per poi essere ceduto ad AMA e costruirci un ecodistretto galleggiante. Questo metodo di utilizzo dei fondi pubblici è abbastanza...

  PRESIDENTE. Si può definire danno erariale e dovrebbe essere fatta una denuncia al riguardo: questa permuta è avvenuta ai tempi di Alemanno e Panzironi ?

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. Sì, manca ancora una firma (probabilmente lo riproporranno, come al solito, a Ferragosto, nel periodo prenatalizio o prima di Capodanno); in quel momento, sicuramente, scatteranno delle cose, però, per il momento, potrebbe essere attenzionato lo stato della bonifica, nonché l'eventuale convenienza della stessa perché, ad occhio, credo che il pubblico non ci guadagni molto.

  PRESIDENTE. Recentemente ci sono state lamentele da parte dei cittadini per gli odori ?

Pag. 28

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. Tutta la parte impiantistica emette, inquinando, quindi, non soltanto le falde ma anche l'aria. Noi abbiamo subìto decenni di raffinazione e l'odore della raffinazione è molto simile a quello dello smog, che quindi copre tutti gli altri odori. Una volta smessa la raffinazione, abbiamo sentito i veri odori dei diversi carburanti che ci sono; l'odore di rifiuti era già presente prima, un odore di rifiuto fresco, che veniva gettato in discarica, salvo ricopertura, però non era così frequente; prima sentivamo due odori, quello della raffinazione e quello del rifiuto fresco, adesso, invece, sentiamo l'odore dei TMB, dei carburanti...

  PRESIDENTE. Come i cani segugio.

  GIACOMO GIUJUSA, Rappresentante dell'Associazione Raggio Verde. Sì, i cittadini si sono addirittura organizzati con gruppi su Facebook nei quali vengono prese le segnalazioni. Pochi giorni fa ci ha chiamato l'assessorato di Roma Capitale, che risulta molto interessato a questo metodo di raccolta dei dati e che sta sollecitando la Regione in tal senso, proprio perché manca una normativa sugli odori. Manca una legge sugli odori, come invece c’è in Lombardia, ma se le verifiche all'interno degli impianti fossero comunque fatte con criterio, forse si eviterebbero alcune dispersioni di odori. Recentemente sono stato in visita a Rocca Cencia e c'era anche l'onorevole Vignaroli; durante la visita l'impianto era completamente aperto e tutte le saracinesche erano competente aperte; è un impianto praticamente sotto vuoto, quindi, aprendo una saracinesca, non dovrebbe succedere nulla, invece, quando vengono aperte tutte, l'odore inizia ad uscire (c'era un tritatutto non funzionante e un operatore con una pala procedeva a questa movimentazione all'interno del cumulo dei rifiuti). Contemporaneamente era in corso una verifica di ARPA sui filtri, ma mi chiedo cosa abbiano verificato nei filtri posto che l'impianto era aperto.

  PRESIDENTE. Sicuramente c’è anche un problema di manutenzione di questi impianti. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

Audizione del provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, Roberto Daniele.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del provveditore interregionale alle opere pubbliche, Roberto Daniele, accompagnato dall'ingegner Maria Adelaide Zito, che ringrazio per la presenza. La Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti. L'audizione odierna rientra nell'approfondimento in corso di svolgimento sulla situazione del Veneto, con particolare riferimento alla bonifica del SIN di Porto Marghera. Avverto il nostro ospite che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Noi abbiamo avuto una prima interlocuzione sul tema quando siamo venuti in missione in Veneto; poi vi abbiamo chiesto del materiale integrativo, a completamento della nostra relazione; oggi ci interessava capire meglio quali fossero i termini del contratto di appalto e di bonifica del SIN, affidato nel 2006, nonché come siano stati calcolati costi e tempi delle opere; vorremmo anche sapere secondo quali criteri il Consorzio Ferrara abbia affidato i subappalti, nonché capire meglio la questione riguardante la completezza dei marginamenti e i criteri con cui erano stati scelti i collaudatori. Dalla documentazione che ci è stata mandata emerge Pag. 29come le opere siano state collaudate non mediante collaudo generale, ma attraverso tanti piccoli collaudi, quindi vorremmo capire le motivazioni di tale procedura. Cedo dunque la parola al dottor Roberto Daniele per lo svolgimento della sua relazione, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari.

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Vorrei premettere che sono titolare dell'istituto da un anno e nove mesi, laddove questa attività ha avuto il suo sviluppo maggiore a partire dal 2003 e fino a qualche anno fa; negli ultimi due anni sono state approvate solo due transazioni ed è stato dato corso a un intervento, quello di Cereal Docks; una parte degli interventi era collegata all'esecuzione di interventi collegati ai finanziamenti, che sono arrivati, come descritto nella relazione, per 238 milioni da fonte normativa, per 133 milioni con la Legge speciale di Venezia, per altri 50 milioni tramite CIPE e per altri pochi milioni tramite Regione Veneto, per un totale di 238. La massima parte, 576 milioni, deriva da transazioni, di cui la maggiore è quella del grande accordo della chimica fatto da Montedison; poi, via via, con altre transazioni successive, sottoscritte da Ministero dell'ambiente, Magistrato alle acque e aziende responsabili dell'inquinamento, proprietarie o operatrici nelle aree interessate, si è sviluppato, a partire dal masterplan del 2004 e dall'accordo di programma quadro tra Magistrato alle acque, Ministero dell'economia, Ministero dell'ambiente, sottoscritto nel 2006, il resto. Gli interventi già avviati negli anni precedenti hanno recepito questa procedura normativa, che ne ha avvalorato la consistenza e l'esigenza. Nel 2004 il masterplan evidenziava come l'intervento di confinamento strategico, realizzato per ridurre il trasferimento dei contaminanti dalle aree interessate dall'inquinamento, fosse stato riconosciuto come un'attività utile per invertire e bloccare il processo di degrado a Marghera.
  Dico questo per puntualizzare che i nostri sono stati interventi «passivi», atti a non aggravare e a non implementare il dilavamento dalle aree inquinate nei canali prospicienti a Marghera; creando queste barriere, con questi palancolati, si è andati a impermeabilizzare e a conterminare tutte queste aree in modo da impedire il dilavamento e quindi l'inquinamento ulteriore da bauxite, piombo e altri inquinanti. La nostra attività è stata tesa non a sostituire i sedimenti inquinati con altri non inquinati – e quindi a smaltirli – bensì a conterminare le aree industriali per bloccarne il degrado. Man mano che si rendevano disponibili questi finanziamenti, si è operato sulla base di quanto previsto dalla convenzione originaria, la n. 7191, stabilita con il Consorzio Venezia Nuova, che prevedeva anche questo tipo di attività, in quanto un punto della convenzione individua il consorzio, ai sensi della legge sulla salvaguardia ambientale, come l'istituzione incaricata di eseguire «studi, sperimentazioni, progettazioni ed altre opere volti al riequilibrio idrogeologico della laguna, all'arresto e all'inversione del processo di degrado del bacino lagunare e all'eliminazione delle cause che lo avevano provocato». Con questo presupposto, si è operato sulla base di successivi accordi di programma quadro, in particolare quello del 2006, per cui il Magistrato alle acque di Venezia, tramite il proprio concessionario Consorzio Venezia Nuova, veniva specificatamente individuato quale «soggetto attuatore degli interventi di marginamento e retro-marginamento, nonché escavo e gestione dei sedimenti presenti nei canali industriali lagunari di propria competenza», così come prevedeva la legge sulla salvaguardia, la n. 798 del 1984, al punto 3.1) lettere a), b), c) e d). Recentemente queste transazioni si sono andate a ridurre, quindi non abbiamo più portato a compimento l'esecuzione degli interventi che, per quanto riguarda le macroisole interessate e di nostra competenza, sono ormai realizzati al 90 per cento; è pertanto auspicabile il completamento di questo intervento di impermeabilizzazione su tali macroisole per portare Pag. 30a compimento l'attività intrapresa. Per quanto riguarda gli interventi, poiché all'epoca non ero titolare dell'istituto, per quanto riguarda il frazionamento e i collaudi frazionati, immagino che sia successo quanto è avvenuto anche con il MOSE e con altre opere riguardanti l'attività dell'Istituto per la salvaguardia di Venezia, cioè con tutte le attività connesse con il mantenimento del regime lagunare e la protezione di Venezia dalle alte maree. Anche il MOSE è frazionato in tanti micro interventi, in tanti piccoli OP. Si è scelto, quindi, di non nominare un'unica commissione globale, come sulla TAV o su molte grandi opere (dove c’è un'unica commissione magari con una riduzione del corrispettivo per economie di scala). Siccome gli interventi vengono approvati ed esaminati dal CTA in modo frazionato, ogni volta che uno di questi contratti va in esecuzione, viene nominata una commissione ad hoc per quell'intervento; così è avvenuto anche su Marghera, nel senso che ci sono una serie di commissioni. Su una base di lavori eseguiti per 737 milioni di opere non abbiamo fatto il calcolo, ma esistono, sicuramente, decine di commissioni, anche perché gli interventi, ancorché raggruppati in macroisole, saranno una cinquantina e ognuno di questi interventi può darsi sia suddiviso in altri sub-interventi, con il conseguente frazionamento.

  PRESIDENTE. Tra questi collaudatori, alcuni sono funzionari del Ministero, qualcuno della commissione VIA, che forse potevano avere anche qualche conflitto d'interesse. Abbiamo visto che rispetto a un intervento, sicuramente importante, anche le spese dei progetti non sono da meno.

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Questa attenzione particolare nei confronti delle commissioni è relativamente recente, nel senso che, da qualche anno, quando andiamo a incaricare un dipendente (ci orientiamo sempre su amministratori pubblici), chiediamo una dichiarazione dell'interessato (che poi credo sia anche verificata a campione dalla direzione del personale) sul fatto di non essere incompatibile con il ruolo che egli andrà a svolgere. Vi è, quindi, un'attenzione sia in questo senso, sia anche per quanto riguarda gli emolumenti e i corrispettivi (che, come immagino saprete, adesso non vanno più alle persone); con il discorso dell'onnicomprensività, dal 2010, per i dirigenti generali di prima fascia, gli onorari non vanno più alla persona, mentre a quelli di seconda fascia ritorna un 50 per cento abbattuto di tutte le varie detrazioni. Negli interventi del 2005 e 2006 non c'era, però, questo tipo di attenzione.

  PRESIDENTE. Presumo che con la tempistica che c’è, vi siano ancora diversi di questi interventi antecedenti al 2010, quindi presumo che questi collaudatori abbiano percepito guadagni interessanti. Il completamento dei marginamenti, allo stato attuale, è attorno al 90 per cento ?

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Sì, attorno al 90 per cento. Avevamo già fatto una verifica in tal senso qualche mese fa: ci sono 42 chilometri realizzati e ne restano circa 4; per realizzarli ci vogliono circa 100 milioni, anche perché le opere ancora da realizzare, come spesso succede, sono quelle più complesse (ci sono attraversamenti, interferenze, una serie di difficoltà realizzative e via dicendo).

  PRESIDENTE. Questi ritardi, quindi, sono imputabili per il 90 per cento a queste situazioni di difficoltà tecnologiche ?

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. No, queste sarebbero superate nel senso che, ancorché vengano a costare, in termini di incidenza, più di quelli precedentemente fatti, questi interventi potrebbero essere tranquillamente realizzati, anche Pag. 31perché tali opere sono state in gran parte progettate; la difficoltà sta, dal punto di vista finanziario, nella disponibilità dei fondi, che ormai mancano. In una delle ultime riunioni fatte l'anno scorso al Ministero dell'ambiente, è stato chiesto espressamente di mettere a verbale il fatto che mentre prima questi fondi delle prestazioni venivano accreditati direttamente a noi, adesso vengono accreditati a loro tramite il Ministero dell'economia e sono poi loro che decidono prioritariamente dove investirli. Dal 2012 non abbiamo più competenza su due macroisole, petrolchimico e Fusina, su cui, in base all'accordo di programma, ha competenza la Regione Veneto, la quale si sta facendo carico, tramite un piano PIF, di mettere in funzione la rete di smaltimento delle acque di drenaggio che noi andiamo a raccogliere. Nel realizzare questi interventi non facciamo solo un'impermeabilizzazione, ma realizziamo tutta la banchina ex novo; prevediamo, quindi, opere sotterranee di raccoglimento dai drenaggi, di distribuzione e di smaltimento delle acque meteoriche, del dilavamento superficiale, che invece di andare direttamente in laguna vengono raccolte su delle griglie posizionate sulle banchine; queste vengono poi condotte a scaricare tramite una rete realizzata da noi pompe di sollevamento e infine smaltite adeguatamente.
  Di questo deve farsi carico la Regione Veneto, che prendendo in mano la gestione della rete di smaltimento di queste acque meteoriche, o di dilavamento superficiali, che potrebbero inquinare la laguna se non venissero opportunamente raccolte e trattate, si occupa anche della realizzazione degli interventi di marginamento su queste due macroisole molto importanti; il petrolchimico e Fusina sono infatti quelle che hanno maggiore attenzioni da parte dell'autorità portuale e consentono di chiudere l'anello del PIF, rendendo quindi funzionale la rete creata. L'intenzione del Ministero dell'ambiente è di destinare prioritariamente questi finanziamenti alla Regione Veneto, sia per chiudere questi marginamenti delle due macroisole, petrolchimico e Fusina, sia anche per completare questa rete di smaltimento, cosa ancora più importante perché, alla fine, rimangono questi 4 chilometri liberi; se questi sono su 50 una piccola parte, è però importante che questa rete di smaltimento delle acque meteoriche funzioni il prima possibile, perché altrimenti le acque non vengono convogliate e trattate in modo adeguato, rendendo quindi il lavoro non funzionale sotto il profilo del risultato delle attività svolte finora per la raccolta delle acque meteoriche di dilavamento.
  È infatti importante che tali acque non restino lì a stagnare, ma siano invece convogliate, portate via e trattate nel modo giusto.

  PRESIDENTE. Noi non abbiamo gli accordi transattivi, ma erano previste delle date per finire le opere ? Presumo, infatti, che ci fosse un accordo per cui le imprese, una volta pagato, potessero sentirsi, di fatto, esonerate dal cagionare eventualmente problematiche ambientali: c'erano delle date precise per finire quelle opere ?

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. No, non c'erano, anche perché tutto dipendeva dai tempi: una cosa è firmare la transazione, altra cosa è approvarla. A febbraio dell'anno scorso abbiamo firmato una transazione con l'Alcoa; sono passati quindici mesi e ancora non viene sottoscritto il decreto di approvazione di quella transazione interministeriale tra Ministro dell'ambiente e Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, quindi non si può dar corso all'esecuzione degli interventi e neanche chiudere il giudizio in corso sull'inquinamento; la transazione, infatti, chiude un contenzioso in atto che abbiamo riassunto in giudizio con la firma del rapporto transattivo; se, però, a questa non segue il decreto di approvazione, non possiamo fare il lavoro. Ecco perché è difficile per noi impegnarci a fare il lavoro entro un certo termine...

  PRESIDENTE. Perché siete vincolati da questo ! Presumo che questo possa essere un problema nel senso che se poi da Pag. 32quella barriera continua a uscire dell'inquinamento ed eventualmente l'organo giudiziario interviene, c’è una specie di corto circuito: hai fatto la transazione per risolvere il problema, ma il lavoro non è finito; tu inquini, l'autorità giudiziaria accerta che stai inquinando e quindi tutto diventa un problema non da poco.

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Come nel gioco dell'oca !

  MIRIAM COMINELLI. Lei ha citato la cifra di 100 milioni per il completamento del tratto mancante.

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Sì, una quota parte di competenza del provveditorato alle opere pubbliche, ex Magistrato alle acque che adesso non esiste più; poi ci sono altri interventi che riguardano le macroisole di Fusina e petrolchimico che riguardano la Regione Veneto. Per chiudere il discorso su Marghera, per quanto riguarda la nostra competenza, servono 100 milioni, mentre per quanto riguarda la Regione ne servono 70, a quanto ci hanno detto; questo è il conto globale per chiudere e poter dire che abbiamo impermeabilizzato tutte le aree industriali.

  MIRIAM COMINELLI. Ci sono previsioni sulla tempistica ?

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Le tempistiche sono legate alla disponibilità dei finanziamenti. Purtroppo, come ho scritto e detto anche a un'altra commissione venuta a Venezia per la rielaborazione della nuova Legge speciale su Venezia, su cui c'era parecchia attenzione, noi non abbiamo più 1 euro da dieci anni ! Tutti i fondi che arrivano a Venezia sono convogliati sul MOSE, in quanto è l'opera pubblica di punta più importante, che tutti si augurano finisca nel più breve tempo possibile; infatti l'ultima legge di stabilità ha restituito quei tagli lineari che erano stati precedentemente apportati; con la cadenza degli esercizi finanziari a tutto il 2017, dovremmo essere in grado di finire, però, purtroppo si sta perdendo un'attenzione su Venezia con questa su Marghera; è la salvaguardia più spicciola delle briccole e abbiamo cause a non finire, perché si rimane a mezz'acqua e le barche che finiscono lì sopra, spaccano il motore (in alcuni incidenti ci sono stati anche dei feriti). Parliamo di cifre non elevate, ma prima facevamo regolarmente la manutenzione ordinaria e straordinaria di queste briccole, dotate di segnaletica luminosa per la circolazione e che delimitano i canali d'acqua, mentre adesso, purtroppo, in qualità di provveditorato alle opere pubbliche, segnalo questa grande criticità: dalla Legge speciale di Venezia, che negli anni passati è stata finanziata in modo copioso (solo per Marghera, 133 milioni nel corso degli anni), da 7-8 anni non abbiamo più 1 euro per provvedere al minimo vitale antinquinamento. Spero, quindi, che quando finirà il MOSE, questi fondi non vengano riassorbiti dalla gestione del MOSE stesso, perché a quel punto dovrei solo alzare le mani ! Segnalo questa grossa criticità perché Venezia è una realtà speciale, che ha bisogno di un'attenzione speciale e non a caso c’è la Legge speciale; però, da diverso tempo ormai, questi finanziamenti seguono un'unica direttrice che va verso il completamento del MOSE; si perde, così, un mantenimento, una cultura, una banca dati, un servizio informativo che avevamo per gli scarichi lagunari, in quanto non arrivano fondi per fare la gestione ordinaria di queste cose. Questa è una nostra competenza perché se pure non ci chiamano più Magistrato alle acque, continuiamo a fare tutto quello che si faceva prima, essendo stata trasferita la questione in toto al provveditorato alle opere pubbliche, quindi, per noi, non è cambiato Pag. 33assolutamente niente: le competenze sono rimaste esattamente le stesse ed erano tante.

  MIRIAM COMINELLI. Volevo chiedere qualcosa sui collaudi delle opere già fatte, se cioè siano opere funzionanti e come mai si sia deciso di farli non ad opera intera, ma in modo spezzettato.

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Perché si sia deciso di frazionarli non deve chiederlo a me, posto che sono in carica solo da un anno e mezzo, però immagino che, man mano che arrivavano i finanziamenti e quindi venivano avviate le opere in modo parcellizzato, automaticamente queste venivano frazionate, anche per accordi con le aziende – così mi suggerisce l'ingegner Zito – perché c'era una disponibilità non immediata delle aree, quindi bisognava fare un po’ «cuci e scuci», cioè in modo frazionato e ridotto. Per quanto riguarda i collaudi, le posso garantire che recentemente abbiamo accelerato moltissimo la definizione dei medesimi; alcuni tendevano ad essere dimenticati, mentre invece, proprio per permettere alla Regione Veneto di attivare questa rete di smaltimento delle acque meteoriche (che considero importantissima, altrimenti non abbiamo raggiunto l'obiettivo), ho consegnato gli interventi fatti, i quali, quindi, dovevano essere ovviamente collaudati e chiusi sotto il profilo tecnico-amministrativo. Abbiamo, così, accelerato la chiusura dei collaudi statici e tecnico-amministrativi, proprio per dare il pacchetto completo all'istituzione che, in base alle convenzioni attivate con la SIFA, gestirà le acque meteoriche, altrimenti ci sarebbe rimasto il fascicolo sul tavolo e loro avrebbero obbiettato dicendo che, fino alla consegna del lavoro ultimato, con tutte le pratiche amministrative espletate, non sarebbero stati titolati a intervenire. Ho quindi cercato di accelerare questo passaggio di competenze e ho detto che, se arriveranno dei nuovi fondi destinati a noi, sarò il primo a proporre di destinarli agli impianti di sollevamento, al completamento della rete dell'anello, evitando noi di utilizzarli per fare altri marginamenti, posto che reputo più urgente e importante concludere l'anello e quindi convogliare queste acque nei luoghi cui in cui vengono depurate e smaltite: quello è il vero obiettivo. Mentre infatti il marginamento è un'attività passiva, solo di delimitazione, convogliare e smaltire le acque meteoriche, superficiali o di dilavamento, è un servizio attivo, che facciamo per evitare che ristagnino in queste aree inquinate.

  LAURA PUPPATO. Io vorrei approfondire i temi che lei ha già trattato a seguito delle domande dei colleghi. Leggendo la convenzione del Magistrato alle acque, Consorzio Venezia Nuova, del 1991, mi sono soffermata su alcuni articoli, in particolare l'articolo 6, cioè il modello di esecuzione delle opere, che prevedeva l'esecuzione diretta del Consorzio Venezia Nuova, o per il tramite solo di ATI, con eccezioni che dovevano, di volta in volta, essere autorizzate.
  A pag. 33, vi è l'articolo 8, cioè l'obbligo del concessionario, quindi del Consorzio Venezia Nuova, ad eseguire le opere, compresa la contabilità, nonché le procedere ai collaudi. Mi pare che il tema dei collaudi sia una delle tematiche più rilevanti, anche perché, ad oggi, sono stati spesi più di 101 milioni, una somma assolutamente rilevante, per circa 45-50 collaudi. In relazione a questi incarichi affidati, ci sono, a dir poco, delle anomalie, nel senso che abbiamo avuto incarichi affidati ai massimi dirigenti regionali (Carraro e Casarin, ma anche la dottoressa Zito, essendo collaboratrice del Magistrato, ha avuto un incarico rilevante nell'ambito di questo consorzio) e davvero non si riesce a comprendere come non si evidenzi un conflitto d'interessi incredibile su questa vicenda relativa ai collaudi. Lei affermava poc'anzi che, come ha anche ribadito nel novembre 2014, i quasi 4 chilometri che mancano di chiusura per i marginamenti, hanno un costo non facilmente predeterminabile per la complessità di una serie di fattori (lei ha citato i Pag. 34cordoli necessari, il parancolato che cambia, il banchinamento, i drenaggi, la predisposizione di bitte, ancoraggi e tiranti), poi quantificato in circa 28.000 euro per metro lineare. Mi chiedo come si possa pensare di realizzare un'opera con questi costi nell'assoluta indeterminatezza delle spese, tra l'altro, con una necessità di subappalto (per cui è anche difficile determinare a quali costi si possa concedere il subappalto alla luce di tanta indeterminatezza). Ci sono, quindi, molti punti di domanda che non sono stati ancora a mio avviso sanati; tra quelli che personalmente trovo più rilevanti vorrei anche chiederle quali siano, a suo avviso, i criteri con cui il Consorzio Venezia Nuova ha affidato in subappalto i singoli manufatti o i singoli interventi. Queste acque emunte relativamente alle varie opere, collaudate per modo di dire, nel senso che non sono validate e completate nel senso più vero del termine, dove finiscono ? Non è dato comprendere ciò, quindi vorrei da lei qualche ragionamento in più. La prima domanda che si pone l'uomo della strada, visto che le opere non sono funzionanti, è come abbiamo potuto fare tutta questa serie di collaudi; restano poi notevoli perplessità in ordine alle attività svolte.

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Ho segnato questa cosa dei collaudi, sui quali non siamo arrivati preparati perché non c'era stata fatta questa domanda. Non ho mai visto quanto abbiamo speso e stiamo spendendo per i collaudi, però mi sembra di poter dire che la cifra di 100 milioni non corrisponda a verità.

  PRESIDENTE. Se ci fate avere i dati in vostro possesso...

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Sì, assolutamente, ma forse lei intendeva anche con tutto il MOSE, perché 700 milioni sono i lavori di Marghera e mi sembrerebbe strano che il 15 per cento sia stato speso per i collaudi. Il collaudo è il 2 per mille, quindi si fa presto a fare il calcolo: 100 milioni sarebbero il 15 per cento, quindi mi permetta di dubitarne. Forse è un dato che riguarda tutti i lavori del MOSE e su quello possiamo fare una verifica, però il MOSE sono 5,5 miliardi di opere, quindi parliamo di un'altra base. Per tutti i collaudi, quindi, può darsi, ma sicuramente non per Marghera: siccome i collaudi sono il 2-3 per mille, su 700 milioni, saranno 1,5 o 2 milioni. Per quanto riguarda il discorso dei costi, su 760 milioni che abbiamo speso, abbiamo fatto 40 chilometri, quindi, per fare i 4 chilometri che mancano dovremmo spendere 76 milioni. Ho però tenuto a precisare che spenderemo sicuramente di più ed ecco perché ho parlato di 100 milioni; il rimanente, infatti, ha un'incidenza maggiore di quello che abbiamo speso mediamente finora perché i lavori che mancano sono quelli con qualche criticità (qualche attraversamento, ovvero qualche problematicità in più). La progettazione esiste già ma mancano i finanziamenti e mi pare che non siano in atto procedure supportate dal Ministero dell'ambiente per farci arrivare tale disponibilità, che servirebbe a completare l'opera. Sarebbe corretto completare l'opera di convogliamento e smaltimento dei drenaggi, delle caditoie e di tutta la rete di raccolta del dilavamento delle acque. Preferisco spendere i 3 milioni che mancano per mettere in funzione questa rete, piuttosto che aspettare che arrivino i 100 milioni per chiudere tutto: sarebbe virtuoso riuscire a rendere funzionale questa parte di smaltimento delle acque. Questi pochi soldi si possono trovare più facilmente e renderebbero ottimale la funzionalità di tutto il discorso.

  PRESIDENTE. Che relazione c’è tra il completamento dei marginamenti e l'eventuale rete di pompaggio per il trattamento delle acque ?

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Pag. 35Giulia. Ci sarebbe, perché dovremmo fare la rete di smaltimento anche sugli altri 4 chilometri, però, su quelli già realizzati, mettendo in funzione centraline, contratti con l'Enel e pur facendo funzionare in modo parziale quello che è stato realizzato, riusciremmo a fare trattare le acque e a rendere possibile anche la convenzione stipulata dal Veneto con la SIFA, perché renderemmo funzionale la parte impiantistica ma non ancora quella di completamento del catino della struttura. Per quanto riguarda il discorso dei subappalti, alzo le mani totalmente: abbiamo affidato al Consorzio Venezia Nuova sulla base di convenzioni e abbiamo anche l'elenco degli atti attuativi della convenzione originaria, in base alla quale, man mano che arrivano i fondi dal CIPE, dai privati e dalla Legge speciale, abbiamo spillato 6 convenzioni attuative di quella originaria. Una volta affidati i lavori al consorzio, però, il magistrato non sa neanche se li esegue l'impresa Mantovani o Codelfa, perché all'interno del consorzio vengono scelte le ditte in base alla loro attribuzione. Come mi rammenta l'ingegner Zito, noi autorizziamo i subappalti, però non c’è un collegamento diretto tra l'atto della convenzione e l'impresa che va a eseguire le opere.

  PRESIDENTE. Mi scusi, ma ci sarà un'assegnazione dei lavori: sono tutte procedure speciali, sappiamo come andava. Poi qualcuno controllerà se il lavoro è stato realizzato o meno, poi ci sarà il collaudatore nominato dal magistrato ! Dobbiamo acquisire ulteriori informazioni; ci interesserebbe capire, prima della sua gestione, in base a quali criteri venivano fatte le commissioni e come si stabiliva chi dovesse collaudare un'opera. Magari tutto è tutto limpido, chiaro e regolare, però vorremmo sapere se poi l'opera era collaudata davvero e i lavori erano realizzati.

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Si, però tengo a precisare un punto, anche perché essendo ingegnere, ho anche fatto collaudi e conosco bene questa questione: il collaudatore va sul posto a verificare che l'opera sia stata realizzata in conformità con il progetto approvato, punto.
  Ci deve essere questa corrispondenza diretta, per cui, se il progetto prevedeva due microfoni e invece ce n’è uno solo, ciò non va bene; se il progetto prevedeva la trave da 60 e invece trovo una trave da 40, non va bene, però questo a prescindere da...

  LAURA PUPPATO. Scusi, i collaudi sono sulla funzionalità ! Lei deve verificare che i microfoni funzionino, non che siano due !

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Sì, ovviamente, ho semplificato ed è chiaro che poi questo deve anche funzionare, ma si fa prima un controllo di quanto era previsto nella fornitura e poi del funzionamento.

  LAURA PUPPATO. È difficile qualcuno riesca a collaudare la funzionalità di una cosa che non è funzionante ! Tra le altre cose, ho qui i dati della relazione del provveditorato interregionale per le opere pubbliche, dell'ingegnere Roberto Daniele, sull'avanzamento procedurale dell'APQ al 31/12/2014: progettazione preliminare, 6 progetti – con l'asterisco sono quelli in itinere – 55 milioni, 905.000 euro; progettazione definitiva, 11 con l'asterisco, 83 milioni, 660.000 euro; esecutiva, 4 progetti, per 44 milioni,264.000 euro; esecuzione dei lavori, 97 milioni,540.000 euro; 9 collaudi, per 106 milioni,822.334 euro.

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. È una relazione che mi intriga, può darsi che sia partito un dato sbagliato...

  MARIA ADELAIDE ZITO, Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per Pag. 36il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. No, è l'importo delle opere a collaudo.

  LAURA PUPPATO. Un'opera a progetto preliminare come si giustifica ?

  MARIA ADELAIDE ZITO, Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Queste sono ancora da progettare e da realizzare; questa è la stima delle opere ancora da realizzare. Si tratta di una previsione che fu fatta nel 2006 e che nel tempo è stata parzialmente disattesa; per esempio, si prevedeva la realizzazione dei retro mandamenti, che non è stata e probabilmente non verrà mai realizzata. È comunque un monitoraggio che viene effettuato e l'asterisco indica «interventi in stato di sospeso», cioè non sono stati mai attivati. Si tratta di una stima di costi non sostenuti.

  LAURA PUPPATO. L'asterisco non è in tutti gli interventi, bensì su 4 progetti della progettazione esecutiva, 11 definitivi; sul collaudo, per esempio, non c’è l'asterisco, quindi, evidentemente, abbiamo opere concluse.

  MARIA ADELAIDE ZITO, Provveditorato interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Sì, sono opere che sono in fase di collaudo.

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. L'ultima colonna, il Costo: ci sono i costi delle opere riferite a una quota parte in fase di progettazione dei lavori, una quota parte in fase di progettazione, una quota parte in fase di esecuzione, una quota parte in fase di collaudo, una quota parte chiuso. Il totale ammonta a 913 milioni; questo è un insieme più grande di opere che dovevano essere realizzate, di cui, su Marghera, abbiamo finora realizzato una parte; c’è ancora una quota parte in fase di progettazione, una quota parte preliminare e una quota parte definitivo, quindi, chiuse le opere, ci sono 525 milioni di lavori realizzati, 106 in fase di collaudo, altri 96 in fase di esecuzione lavori (ci avviciniamo a 737, cioè il pacchetto di opere che abbiamo realizzato); infine, c’è una quota parte di opere in stand by, che sono state progettate a livello preliminare o a livello definitivo; alla fine, quindi, 913 milioni è il monte di tutti i lavori che sono stati in parte chiusi, in parte realizzati, in parte stanno ancora in panchina o in attesa di essere realizzati; parliamo, però, di costi di opere, non del collaudo.

  PRESIDENTE. Abbiamo chiarito la questione.

  PAOLO ARRIGONI. Alla luce di quanto emerso, ritengo indispensabile acquisire, dal provveditore e ancor più dal Consorzio Venezia Nuova, tutta la documentazione in ordine ai vari lotti degli interventi per quanto riguarda marginamenti, opere di messa in sicurezza e bonifica. Mi pare di capire che gli interventi di marginamento siano stati suddivisi in lotti funzionali, quindi, per ognuno di questi dovremmo acquisire il quadro economico, i costi sostenuti per i lotti realizzati, i professionisti coinvolti, le imprese e i subappaltatori. Lei dava la concessione al Consorzio Venezia Nuova, ma come provveditorato autorizzava il subappalto; questo, però è un aspetto che non mi torna, in quanto lei affida la concessione al Consorzio Venezia Nuova, il quale, attraverso una gara o una trattativa privata, individua l'impresa; poi lei, in quanto provveditore, viene chiamato in causa per autorizzare il subappalto: è così ?
  Lei ha parlato anche delle briccole sulle quali molte imbarcazioni lasciano il motore o lo scafo, ma questi soggetti – immagino – chiederanno il risarcimento danni: a queste richieste di risarcimento è stato dato seguito ? Lei ha detto sostanzialmente che, da quasi dieci anni, non si vede il becco di un quattrino perché tutto viene dirottato per il MOSE, tuttavia, oltre al problema delle briccole, ci sono altre vostre competenze che sono messe a rischio Pag. 37dalla mancanza di risorse: quali sono le più importanti, cioè quelle che possono destare problemi ?

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Per quanto riguarda i subappalti, tengo a chiarire che questo tipo di concessione è organizzata in modo che lo Stato non si priva totalmente di tutto, come avviene, per esempio, con Autostrade per l'Italia, in quanto noi manteniamo un controllo continuo e costante attraverso l'approvazione dei progetti e la sorveglianza su questi, quindi, dobbiamo sapere chi c’è in cantiere. Ci interessa che i subappaltatori siano persone note sotto il profilo della garanzia antimafia e del resto: non possiamo ignorare chi sta lavorando in cantiere.
  Fermo restando il fatto, quindi, che le ditte consorziate sono ditte di fiducia, o che hanno un rapporto diretto con il consorzio (non so in base a che tipo di procedura interna vengano affidati i lavori), se poi non lavorano queste ditte ma altre che non hanno titolo, ovviamente, noi dobbiamo autorizzare il subappalto anche verificando che il relativo contratto non scenda al di sotto di certi prezzi e che ci siano dei requisiti di idoneità; dobbiamo quindi sapere, per un fatto di sicurezza, chi sono gli operatori; i collaudatori, poi, verificano che i subappalti siano stati autorizzati e abbiamo avuto un iter di verifica da parte dell'amministrazione concedente.

  PAOLO ARRIGONI. Chi verifica i requisiti di idoneità delle imprese consorziate ?

  ROBERTO DANIELE, Provveditore interregionale alle opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. Questo non lo so e al momento non mi sono posto questo problema, nel senso che il consorzio ha al suo interno studi, società e fornitori, i quali sono consorziati; esso, quindi, affida al suo interno i lavori in funzione della partecipazione, però non ho mai preso visione dello statuto, né verificato i meccanismi di affidamento di queste cose. Siccome abbiamo già tanti altri grattacapi, purtroppo non abbiamo ancora affrontato questo, ma credo che se non cambia lo statuto – se cambiasse, dovrebbero comunicarcelo – in base al quale sono stipulate le convenzioni attuative, si tratta comunque di una verifica che non effettuiamo. Quella dei subappalti è importante su tutti i lavori del MOSE, l'abbiamo sempre fatto anche sui lavori di Marghera. Per ragioni di sicurezza e di antimafia dobbiamo sapere quindi chi lavora in cantiere, quindi dobbiamo essere a conoscenza delle ditte che ci sono, ed è un discorso di dell'ufficio.
  Noi abbiamo un ufficio apposito che effettua l'alta sorveglianza su tutti questi lavori gestiti dal consorzio; loro hanno del personale tecnico che va in cantiere quotidianamente ed effettua questo tipo di verifiche; anche sotto il profilo amministrativo facciamo questo tipo di controlli, diciamo di ammissibilità. Per quanto riguarda i lavori che non vengono effettuati perché non arrivano fondi, per legge della salvaguardia dovremmo ristrutturare dei pontili, dovremmo risollevare delle rive, dovremmo eseguire dei marginamenti; i marginamenti a Marghera hanno una valenza, ma ci sono anche tutti gli altri marginamenti negli 8 comuni sui quali abbiamo giurisdizione quali Cavallino-Treporti, Chioggia, Jesolo, laddove i comuni lagunari, ovviamente, hanno problematiche di rive, le quali tendono ad avallarsi e spanciarsi, quindi possono costituire un pericolo per la pubblica incolumità. Spesso, quindi, facciamo lavori di somma urgenza anche se non abbiamo i fondi: siamo chiamati a intervenire e non possiamo non farlo. Tuttavia, meglio sarebbe riuscire a fare una manutenzione programmata, che vada a prevenire i problemi e non a intervenire solo quando c’è un pericolo per la pubblica incolumità o quando si deve transennare. Indubbiamente, non sono solo le briccole ma esiste un'altra serie di problematiche riguardano Pag. 38la gestione delle rive a Venezia, che dovremo affrontare in modo più organico, con una certa programmazione.

  PRESIDENTE. Noi vi ringraziamo per le notizie e dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione degli amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione degli amministratori straordinari del Consorzio Venezia Nuova, che ringrazio per la presenza. Sono presenti l'avvocato Giuseppe Fiengo, amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova, e l'ingegnere Nicoletta Doni. La Commissione si occupa degli illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti. L'audizione odierna rientra nell'approfondimento in corso di svolgimento sulla situazione del Veneto, con particolare riferimento alla bonifica del SIN di Porto Marghera. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. Cedo dunque la parola all'avvocato Giuseppe Fiengo, amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova, per lo svolgimento della sua relazione, al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari.

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Sono commissario del Consorzio Venezia Nuova da pochi mesi. Incominciamo a dire che abbiamo preparato un'ottima relazione. Ho fatto venire la dottoressa Doni perché questi documenti sono stati preparati da lei, quindi le potrete chiedere tutti i chiarimenti che vorrete su di essi. Penso che già abbiate i documenti che noi abbiamo trasmesso alla Commissione.

  PRESIDENTE. Sì, li abbiamo acquisiti.

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Voi troverete che i lavori hanno avuto un andamento abbastanza regolare e si sono concentrati molto sulla Mantovani e su un'altra ditta. C’è un procedimento penale in corso. La prima anomalia che salta agli occhi è questa.
  Devo dire, però, che i lavori sono stati fatti bene, senza un uso eccessivo dei subappalti, che sono stati tutti regolarmente autorizzati.

  PRESIDENTE. Mi scusi se glielo chiedo: l'autorizzazione dei subappalti veniva data dal magistrato ?

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Sì. Questi lavori rientrano nell'originario contratto quadro del 1991, che in realtà è del 1986, concernente la salvaguardia della laguna di Venezia; non riguardano il progetto MOSE. Sono lavori che vengono inseriti – non si sa perché – in questo contratto originario. Se volete, posso chiarire questa questione, che è molto più complessa di quello che sembra.
  Direi che tempi e modalità sono sostanzialmente corretti, se non per la grossa anomalia del subappalto in relazione alle altre imprese venete, che erano destinatarie di questi lavori originariamente. Negli accordi originari, queste imprese avevano diritto a un 16 per cento, invece i lavori sono stati assegnati fuoriquota all'impresa Mantovani e all'impresa Socostramo.
  Ovviamente le delibere dei fuoriquota venivano assunte all'unanimità da tutti i consorziati, quindi noi abbiamo dovuto rispettarle. Quando abbiamo trovato fuoriquota assegnati senza unanimità o senza delibera, li abbiamo cancellati. Questo ha creato qualche problema, però lo abbiamo fatto immediatamente, perché non c'era una giustificazione.
  Il fuoriquota è importantissimo, perché non entra nel piano di riparto e non incide sulla partecipazione dell'impresa al consorzio.Pag. 39
  Le opere sono sostanzialmente fatte bene. Alcune sono da collaudare e altre no. Dei collaudi abbiamo parlato anche con il capo di gabinetto del ministro. C’è una situazione difficile, che dipende dalla grande parcellizzazione e da alcune anomalie.
  Un'anomalia, per esempio, è rappresentata dalle spese forfetizzate, che sono un vantaggio per il fisco, perché sono tassabili, ma penso che non piacciano neanche all'amministrazione. In questa situazione in cui i compensi dei dirigenti sono stati tagliati, questo rappresenta un elemento di riequilibrio, che però non è molto ragionevole. Pertanto, abbiamo la necessità di rimettere a posto, anche perché abbiamo serie difficoltà a liquidarli, essendo collaudi in corso d'opera e, quindi, contratti a tempo.
  Normalmente le convenzioni, anche quelle strane fatte dal Consorzio Venezia Nuova – in realtà, l'incarico perviene dal ministero – prevedono la corresponsione semestrale e un massimo dell'80 per cento, fino a che non viene fatto il collaudo definitivo. Il dirigente normalmente, per mandare la parcella, aspetta di andare in pensione, in modo che non deve versare i fondi.
  Si discute se andando...

  PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo.

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Sono cause che abbiamo.

  PRESIDENTE. Immagino. Questi dirigenti del ministero che hanno avuto questi incarichi a quel tempo, dove c'era una normativa – non lo facevano per amore dello Stato – erano espressamente autorizzati dalle loro amministrazioni ?

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Sì, erano tutti autorizzati espressamente e avevano tutti le capacità tecniche. Io sono stato capo di gabinetto presso il Ministero dei lavori pubblici all'epoca di Nesi. Le regole erano molto ferree su questo.

  PRESIDENTE. Dunque, loro erano autorizzati. Ce n'erano alcuni del Ministero dell'ambiente.

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Ce n'erano tanti del Ministero del tesoro e tanti che ricorrevano.
  La parcellizzazione degli interventi è abbastanza tipica. Gli interventi erano parcellizzati, però spesso venivano raggruppati. Il problema è che non si possono dare compensi oltre un certo limite, per cui abbiamo tante piccole commissioni, che però portano a casa compensi considerevoli.
  Abbiamo avuto un caso di una persona che, ricevuto l'80 per cento, non ha voluto assumere la responsabilità e si è dimessa. Non ci si può fare niente. A quel punto, abbiamo dovuto nominare un nuovo membro, che ha voluto l'intero importo, quindi abbiamo pagato due volte. Questo è il meccanismo.
  La mia tesi è quella di arrivare a un sistema in cui si stabilisce se il collaudo dura un anno, un anno e mezzo o due anni – è previsto dalla normativa – e si divide per giorni. In questo modo, evitiamo ogni questione e paghiamo a piè di lista le spese. Questo potrebbe rendere meno irragionevole il sistema.
  Questo è un tema sul quale ci stanno chiedendo tutti di intervenire, perché ci sono molta confusione e molte ingiustizie, in quanto alcuni vengono pagati e altri no. È un meccanismo autoreferenziale, che va in qualche modo ordinato.

  PRESIDENTE. Ci sono dei collaudatori che sono all'interno...

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Quelli sono i collaudatori statici. È un'altra cosa. Sono normali collaudi che si fanno...

  PRESIDENTE. Ci siamo fatti dare l'elenco. Vedo che ci sono alcuni soggetti che sono, per esempio, all'interno delle commissioni di valutazione dell'impatto Pag. 40ambientale. Questi collaudatori hanno anche una sorta di documentazione per evitare l'incompatibilità degli incarichi, cioè un eventuale conflitto d'interessi ?

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Io ho fatto per cinque anni il capo dell'ufficio legislativo di Ruffolo al Ministero dell'ambiente e per due anni il capo di gabinetto al Ministero dei lavori pubblici. Non c’è assolutamente una sostanziale incompatibilità tra valutazione d'impatto ambientale e collaudo. C’è stata – ed è stata sancita dalla legge – quella tra i magistrati, gli avvocati dello Stato e altri soggetti, ma...

  PRESIDENTE. Più che a un'incompatibilità mi riferivo a un ipotetico conflitto d'interessi. Non è previsto ?

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. No, perché il collaudo riguarda come è fatta un'opera, non qual è l'impatto che ha sul territorio e i problemi che può avere. Sono due aspetti completamente diversi.

  PRESIDENTE. Tecnicamente sono assolutamente diversi, però...

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Ci si chiede se c’è un'incompatibilità ?

  PRESIDENTE. Non l'incompatibilità, ma un eventuale conflitto d'interessi.

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. L'opportunità di accettare un incarico dipende dalla sensibilità di colui a cui viene conferito. Ci sono alcuni che hanno questa sensibilità e altri che ce l'hanno un po’ meno.
  Dipende anche da chi conferisce l'incarico, ma le indicazioni ci pervengono tutte soltanto dal provveditorato, peraltro con i compensi fissati. Su questo siamo neutri, non possiamo fare niente.
  Spesso, però, le indicazioni provengono anche dall'autorità ministeriale. Questa è una prassi abbastanza nota in tutti i ministeri dagli anni 1980. È sempre stata una sorta di incentivo, di premio...

  PRESIDENTE. Sono dei bei premi. C’è un fior fiore di dirigenti che, oltre a essere dirigenti importanti...

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Una delle ragioni serie per cui la Corte dei conti sta assumendo un atteggiamento molto rigido su questi compensi ai dirigenti e ai dipendenti è che una persona inquisita, attraverso l'approvazione di un atto della Corte dei conti, si portava a casa altri 480.000 euro.
  La Corte dei conti ci ha detto di no, sbagliando, e abbiamo dovuto cercare di dire che una cosa è questa e un'altra cosa è quella. Non è facile, perché abbiamo notato un assoluto irrigidimento di tutte le altre amministrazioni nei confronti del consorzio, nel momento in cui si sono verificati questi fatti.
  Ad esempio, la BEI non aveva più contrattato con il consorzio. Gli abbiamo mandato i nostri tre curricula e abbiamo cercato di far capire che c’è un commissario nominato dal Governo, che non c'entra niente con le imprese. Finalmente adesso ha riaperto le trattative per darci il credito.
  Questo è quello che avviene quando qualcuno viene arrestato. È abbastanza naturale.

  LAURA PUPPATO. Andrebbe sempre rispettato il principio di terzietà, quando ci sono figure così promiscue.

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Sì, però, non si trovano tanti tecnici in giro. Per le opere idrauliche una volta in Italia avevamo i migliori idraulici del mondo, ma adesso ne abbiamo pochissimi. Pertanto, provengono più o meno dalle stesse università e dagli stessi ambienti.Pag. 41
  Mi sembra che ci sia più politica indotta in questo. Molte commissioni hanno questa connotazione. Ci sono sempre due tecnici e un amministrativo. L'amministrativo è un premio per altre attività, non è funzionale. I tecnici e gli amministrativi sono bravissimi, però non c’è dubbio che gli stipendi aumentano in modo considerevole.

  PRESIDENTE. Non è simpatico fare nomi e non li faccio, ma ci sono sicuramente tecnici di pari grado che si trovano sul mercato che...

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Per esempio, come lei sa, dopo le commissioni di collaudo, era prevista una supercommissione. Noi l'abbiamo abolita. Quello che si può fare si fa, quello che non si può fare non si fa.
  Tenga presente che su molte di queste attività la nomina e l'inizio dell'attività creano quello che si chiama «affidamento». Non possiamo arrivare noi e dire: «Non ci piacete. Andate via». Qualche volta ci abbiamo pensato. Glielo assicuro.

  PRESIDENTE. Si faceva un ragionamento generale sull'opportunità nel 2015 dell'utilizzo dei dirigenti di primo livello dei ministeri nelle commissioni di valutazione d'impatto ambientale e in commissione particolari, vista la riflessione complessiva che si sta facendo di «rivisitazione generale» di compensi e di cariche.
  Se ci fossero dei ministeri che lavorano a mille all'ora, si potrebbe dire che funzionano talmente bene che si possono permettere di fare altri venti lavori. Questa è una valutazione del tutto personale, che non c'entra niente.

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Questo è un discorso che posso condividere, ma anche le università si trovano nelle stesse condizioni.
  La realtà è che il sistema dei collaudi ha un aspetto premiale atipico rispetto all'obiettivo reale. Questa è storia delle nostre istituzioni, non è una questione che nasce adesso, anzi devo dire che col consorzio stiamo cercando di mettere ordine a qualcosa che non è mai stato ordinato.

  LAURA PUPPATO. È chiaro che c’è il conflitto d'interessi. È talmente evidente...

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Onorevole, mi sembra che lo sto evidenziando anch'io, nell'unico modo in cui è possibile farlo per chi non appartiene al Parlamento.
  Passiamo ai lavori. Su questi lavori noi abbiamo molte perplessità. Lo diciamo chiaramente. Riteniamo che tutta la vicenda del MOSE e di questo appalto ruoti intorno a una sostanziale violazione delle regole comunitarie.
  Stiamo lavorando a fondo su questo, perché, recuperando quello che non è stato fatto, vorremmo in qualche modo ripristinare almeno i numeri che aveva stabilito l'Unione europea.
  Noi abbiamo due fonti di finanziamento: la salvaguardia della laguna da un lato e il MOSE dall'altro. Do atto che, come probabilmente è stato confermato dal provveditorato prima di me, nel contratto originario per la salvaguardia della laguna rientrano anche gli interventi realizzati in questa occasione. Su questo non c’è dubbio.
  La legislazione italiana già si era mossa verso l'Unione europea e, con la legge n. 109 del 1994, la legge quadro in materia di lavori pubblici, aveva stabilito che quando c'era un caso di concessione octroyée, cioè data senza gara, il 40 per cento doveva essere messo in gara.
  Perché l'Unione europea non si accontentava di questa norma ? La caratteristica di questa concessione era nella riserva di attività a un soggetto, che non era definita nei finanziamenti e negli oggetti – a quel punto il 40 per cento sarebbe stato sufficiente – ma era indefinita, cioè si sapeva quando cominciava e non si sapeva quando finiva. Questo era intollerabile nella logica dell'Unione europea, che oltretutto riteneva la concessione in oggetto un vero e proprio appalto.Pag. 42
  Se si va a vedere la determinazione interpretativa del 2000 fatta dal capo del servizio, non c’è dubbio che eravamo in questa situazione. L'ipotesi era di paralizzare la concessione a quello che era stato stanziato e a quello che era stato previsto che fosse stanziato.
  Non posso negare che i conti mi dicono invece che questi interventi, soprattutto con i soldi che venivano dalle transazioni, superano gli importi originariamente previsti. Sono fondi nuovi che, dopo la chiusura della Commissione europea, entrano nel sistema del consorzio. Passano dai privati al Ministero dell'ambiente, e da quest'ultimo al provveditorato. Siamo decisamente oltre.
  Questo è un problema che noi cercheremo di affrontare e di riequilibrare, se riusciremo a capire, in questo marasma di carte e di giri, qual è l'effettiva consistenza dei fondi. Questo mi sembra il nostro primo dovere, anche perché alla fine la commissione se la prende con noi, che siamo gli ultimi che chiudiamo e, nel fare i conti, diciamo: «Questo è di meno e questo è di più». Questo è un impegno sul quale ci stiamo muovendo in modo molto forte.
  La stessa cosa stiamo vedendo sui progetti del MOSE, ma non c’è dubbio che siamo un po’ fuori. Non siamo in grado di dire di quanto. Forse è più brava...

  PRESIDENTE. Aldilà di tutta la vicenda, noi siamo preoccupati perché ci sembra di aver capito, anche da quanto ci ha riferito il provveditore, che mancano quattro chilometri di barrieramenti. Il provveditore quantificava il costo di questi barrieramenti in un centinaio di milioni di euro, perché sono gli ultimi interventi.
  Lì si è costruito un enorme barrieramento, da dove si emungono le acque. In realtà, anche il provveditore ci ha detto che, se il barrieramento non si chiude, per quanto l'emungimento delle acque sia efficace ed efficiente, l'inquinamento non viene contenuto. Peraltro, ci sembra di capire che questo barrieramento non viene realizzato – lo chiederemo a coloro che saranno auditi dopo – perché ci sono da completare ancora alcune situazioni. È evidente che questo inquinamento non viene contenuto.

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Viene contenuto un po’ meno.

  PRESIDENTE. Tuttavia, esce. Il tema che ci stiamo ponendo è che queste imprese hanno transato, e lo hanno fatto con l'obiettivo di dire: «Transiamo e finisce il discorso, il giorno dopo non ci chiedete ancora».
  In realtà, una delle preoccupazioni riguarda il fatto che, se questo inquinamento si dovesse verificare all'esterno, un'autorità giudiziaria attenta denuncerebbe per inquinamento quello che sta capitando.

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Devo dire che innanzitutto sono fenomeni lenti. Quando non ci sono marginamenti, è chiaro che i fenomeni sono più veloci.

  PRESIDENTE. Tuttavia, ci si chiedeva in via teorica se alla fine queste opere non vengono completate...

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Non c’è dubbio che bisogna chiudere, almeno nei siti inquinati.
  Il problema è questo: la differenza tra il sistema vecchio e il sistema nuovo è che i commissari non accetteranno di chiudere, se non con gare. Io sono convinto che, quando si tratta di opere di questo genere nella laguna, debbano essere opere un po’ grasse, come si dice in gergo, per ovvii motivi.
  Il fenomeno è il passaggio da una mano all'altra. È quello che dobbiamo evitare. I magistrati, purtroppo, sono stati bravissimi in certe situazioni, ma su questi nodi, che creano plusvalenze tangenti, non hanno avuto capacità di intervenire, perché non è mestiere loro. È mestiere di chi conosce i meccanismi degli appalti, che sono complessi. Adesso, pian piano, con Pag. 43loro stiamo incominciando a metterli a fuoco, ma anche per noi è stato complicato.
  Speriamo che arrivino anche i soldi di San Marco, altrimenti viviamo la follia che si chiude il MOSE e si mettono le barriere a 120, mentre San Marco con 90 centimetri va sott'acqua. Sarà caratteristico, però crea qualche problema. Anche San Marco va sicuramente risanato. C’è un problema di subsidenza, più che di acqua alta. L'acqua non viene dal mare, ma arriva da sotto.
  Una cosa è certa: almeno finché siamo commissari, si fanno le gare. Magari facciamo partecipare anche le imprese consorziate – non c’è niente di male – però la regola è quella, perché questo è un fenomeno che ci sta preoccupando moltissimo.
  Io avrei finito. Non so se la dottoressa vuole aggiungere qualcosa.

  PRESIDENTE. Credo che la relazione sia stata abbastanza esaustiva.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ALBERTO ZOLEZZI. Ho una curiosità sul MOSE. Leggevo i dati di previsione di bilancio per la manutenzione del MOSE. Sono dati particolarmente preoccupanti e forse non ben previsti, che rischierebbero da soli di far saltare tutto l'aspetto economico, che si rivarrebbe anche sulla bonifica.

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. I conti non sono ancora stati fatti. Io ragiono come McNamara, il quale sosteneva che in primo luogo bisogna pensare al money e in secondo luogo al management, perché bisogna sapere quanto costa.
  Non ci sono dati su questo. Alcuni parlano di 50 milioni annui. Io non credo che sia così, perché il problema vero è che la gestione del MOSE e la gestione della laguna vanno di pari passo: se la laguna non è gestita bene, non funziona bene il MOSE; se non è gestito bene il MOSE, non funziona bene la laguna. Sono interventi connessi. I costi di questi servizi pubblici sono alti. Non c’è dubbio.
  Dobbiamo trovare una modalità di gestione, di salvaguardia e forse anche di valorizzazione. Tuttavia, è molto difficile, perché non ne sappiamo niente, quindi è tutto da inventare. Lo dico con molta onestà.
  Avremo una fase di avviamento, che servirà anche a indicare i costi per mantenere una laguna complessa come quella di Venezia. Tenete presente che i danni che sono stati fatti in 30 anni di emungimento delle acque...

  PRESIDENTE. A scopo industriale.

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Stiamo parlando di dodici centimetri di altezza in meno di Venezia. Questa è la situazione nella quale siamo. Ci proviamo e facciamo un po’ di conti.
  Non c’è dubbio che si tratta di funzioni pubbliche, ma queste possono essere svolte in 100.000 modi: partenariati, outsourcing eccetera. Possiamo decidere. Il problema è capire come il sistema può stare in piedi, senza gravare e senza le controindicazioni che derivano dal fatto che si tariffa e poi, una volta tariffato, chi gestisce può aumentare le tariffe e buonanotte ai suonatori.
  Dobbiamo trovare un sistema. I francesi sono bravissimi in questo e anche gli olandesi. In Italia c’è qualche problema in più. Spero di essere stato esaustivo.

  PRESIDENTE. È stato più che esaustivo.

  ALBERTO ZOLEZZI. Il fatto di smontare alcune paratie e di portarle a terra ogni anno per la manutenzione può generare qualche preoccupazione finanziaria.

  GIUSEPPE FIENGO, Amministratore straordinario del Consorzio Venezia Nuova. Non c’è dubbio.

Pag. 44

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo. Se avremo bisogno di avere qualche notizia, vi chiameremo, però abbiamo un quadro abbastanza chiaro.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione dell'amministratore delegato della società SIFA (Sistema Integrato Fusina Ambiente), Guerrino Cravin.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'amministratore delegato della società SIFA (Sistema Integrato Fusina Ambiente), Guerrino Cravin, che ringrazio per la presenza.
  La SIFA è la società concessionaria della regione Veneto per lo sviluppo e la gestione del progetto integrato Fusina.
  La Commissione, come lei sa, si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche delle bonifiche, dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi ai rifiuti e alle bonifiche.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito dell'approfondimento in corso di svolgimento sulla situazione del Veneto, con particolare riferimento alla bonifica del SIN di Porto Marghera.
  Avverto il nostro ospite che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterrà opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Noi siamo già venuti in Veneto. Stiamo finendo la nostra attività istruttoria dopo aver audito parecchie persone. Visto che lei è l'amministratore delegato della SIFA, ci interessa molto capire qual è lo stato dell'arte, perché voi avete un compito gravoso, oltre che importante. Come ci è stato detto dai diversi auditi, voi dovreste gestire tutto il tema delle acque emunte che vengono dal sito del petrolchimico, con un trattamento degli impianti a disposizione. Vorremmo capire qual è lo stato dell'arte, se il lavoro è stato completato definitivamente o che cosa manca per essere completato.
  Io aggiungo a livello preliminare una considerazione. Ho visto che all'inizio la SIFA era un ATI. Ci spiegherà come vi siete trasformati in consorzio. L'ATI era composto da società pubbliche o comunque a maggioranza pubblica, più un partner privato. Dico bene ? Ci interessa capire come si è arrivati alla scelta del partner privato. Infatti, questa attività vi viene attribuita in affidamento diretto, non tramite gara. Le chiedo di spiegarci queste questioni.
  Do la parola a Guerrino Cravin, amministratore delegato della società SIFA, per lo svolgimento della sua relazione.

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. La SIFA, come ha detto poc'anzi lei, è stata un soggetto partito con una proposta di un progetto di finanza, ai sensi dell'articolo 37-bis della legge n. 109.
  Nell'ambito delle attività che la regione si era prefissata per effettuare dei miglioramenti al sistema ambientale della laguna di Venezia, c'era anche il sito di depurazione allocato in Fusina.
  In questo contesto, ai sensi dell'articolo 37-bis della legge n. 109, tre soggetti hanno pensato di poter essere proponenti, realizzando un progetto preliminare sottoposto alla regione. Questo progetto preliminare sottoposto alla regione è stato valutato positivamente. La regione l'ha messo a gara.
  Mi avevano chiesto una breve nota. In questa breve nota io ho citato tutti i passaggi.

  PRESIDENTE. Il materiale è arrivato pochi giorni fa.

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Non vorrei tediarvi, però, se volete, vi cito i passaggi.

  PRESIDENTE. No, se ci dice che sono nel documento, non ce n’è bisogno.

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Nel documento sono riportati tutti i passaggi che ci sono stati, con le delibere della giunta.Pag. 45
  La giunta regionale mette a gara questo progetto, ai sensi della legge n. 109, per poter adempiere alla realizzazione del progetto stesso da parte dei soggetti che volessero realizzarlo. La gara va deserta e, quindi, sempre ai sensi della legge n. 109, la regione chiede al proponente di adempiere a questo intervento.
  In questa fase, i tre soggetti che si erano costituiti in ATI per fare un progetto preliminare, per poter concorrere ai sensi della legge n. 109 sul project financing...

  PRESIDENTE. Ci ricorda chi sono i tre soggetti ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. I tre soggetti sono: Veneto Acque; l'attuale Veritas, che all'epoca era Vesta; e l'impresa di costruzioni Mantovani.
  Questi tre soggetti nella fase di aggiudicazione da parte della regione si costituiscono in società consortile di progetto, quindi nasce la SIFA S.c.p.A.
  La SIFA S.c.p.A. avvia l'attività nel 2007 per realizzare il Progetto integrato Fusina. Tale progetto richiede alcuni anni per la sua realizzazione ed è allocato nella zona confinante con l'impianto di depurazione di Veritas, ossia nella parte terminale in fregio alla laguna di Venezia.
  Questo impianto viene terminato il 31 dicembre 2011, con i relativi verbali di collaudo e ultimazione dei lavori.
  Nel contesto della realizzazione del Progetto integrato Fusina, c’è stato anche un accordo di programma, redatto dall'ex magistrato alle acque, per la realizzazione di un marginamento nella parte di conterminazione lagunare in fregio all'impianto stesso. Pertanto, noi abbiamo anche realizzato un piccolo tratto di circa 630 metri di marginamento in fregio all'impianto che abbiamo costruito.
  Come dicevo, l'impianto è stato terminato interamente nel dicembre del 2011. Ci sono state delle vicissitudini. L'impianto è entrato in servizio fin da subito per il trattamento dei reflui civili. Infatti, questo impianto fa un post-trattamento dei reflui civili uscenti dall'impianto di Veritas e la captazione dei reflui industriali. In particolare, abbiamo tutti i reflui dei retromarginamenti. Ahimè, solo un ramo è stato consegnato, mentre ci sono delle altre porzioni di condotte e di adduzioni che – spero abbastanza velocemente – verranno attivate e rese fruibili per l'esercizio dell'impianto di Fusina.

  PRESIDENTE. L'impianto funziona ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. L'impianto è funzionante, è nella fase del collaudo funzionale. Si sta procedendo a queste opere, però ci mancano alcuni flussi d'acqua per poter fare il collaudo funzionale in alcune sezioni.

  PRESIDENTE. Dunque, è funzionante in parte ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. È finito e pronto a funzionare; non è funzionante in alcune parti, dove mancano i reflui (per esempio, i reflui B3 a cui accennavo poc'anzi).

  LAURA PUPPATO. Questo impianto è nato per trattare quanti metri cubi all'ora ? Quanti ne sta trattando ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. L'impianto è nato per trattare le due diverse tipologie cui accennavo poc'anzi, cioè reflui civili e reflui industriali. È fatto per trattare circa 45 milioni di metri cubi all'anno di reflui civili e circa 13 milioni di metri cubi all'anno di reflui industriali. Queste sono le due fattispecie. Attualmente, come dicevo, stiamo trattando totalmente il refluo civile. Uno dei progetti era il post-trattamento e il miglioramento dell'abbattimento del refluo uscente dagli impianti di trattamento già esistenti; un altro obiettivo era quello di allontanare i flussi delle acque dalla laguna di Venezia per portarli a mare. La condotta è operativa ormai da più di un anno; le acque del refluo civile Pag. 46di Veritas vengono post-trattate da noi e sono immesse, a circa dieci chilometri, al largo del mare Adriatico.

  PRESIDENTE. La parte industriale è al 90 per cento, mentre quella che viene dalle acque di emungimento ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. No, ci sono delle acque industriali che trattiamo con un impianto che è in fase contrattuale con la Regione e che è acquisito. Tale impianto è inserito all'interno del petrolchimico di Porto Marghera e, in questo momento, sta trattando circa 7 milioni di metri cubi all'anno, rispetto agli oltre undici che erano previsti. Le portate, ahimè, stanno scendendo, perché c’è una forte deindustrializzazione della zona.

  PRESIDENTE. Dall'emungimento delle falde, per il trattamento, che quantità arriva ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Dall'emungimento delle falde, in questo momento, come dicevo, c’è solo un ramo, quello del petrolchimico sul lato sud, che è in fregio al canale industriale sud del lato nord (scusi il gioco di parole). Da questo flusso stiamo emungendo orientativamente 100.000 metri cubi all'anno. Le quantità variano in funzione degli aspetti meteorici.

  PRESIDENTE. A regime, qualora dovesse essere completato il sistema, quanti metri cubi pensate che si potrebbero trattare mediamente ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. In questo momento abbiamo fatto una specie di trasposizione a sviluppo, nel senso che il tratto che collettiamo – che fa 100.000-110.000 metri cubi – è di circa 1,3 chilometri di estensione e di captazione. Il tutto, a regime, dovrebbe portarci intorno a 0,5 milioni di metri cubi di reflui di retromarginamento da captare e portare all'impianto di trattamento. Si tratta di 400.000-450.000 metri cubi in più.

  PRESIDENTE. Volevo sapere l'ordine di grandezza: oggi trattate circa il 20 per cento ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Esatto. Abbiamo trattato 139.000 metri cubi nel 2014, 144.000 nel 2013 e 100.000 nel 2012; stiamo andando in crescendo; dipende dal range delle piovosità, ma siamo tra i 100.000 e i 140.000.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLO ARRIGONI. Per i reflui urbani, a quanto siamo in termini di abitanti equivalenti e qual è il bacino d'utenza servito ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Il bacino d'utenza servito è praticamente tutto quello della zona del centro abitato di Marghera e si estende anche al Mirese, che è sull'altro versante. Noi non gestiamo questo impianto, ma credo che l'impiantistica del sistema di Veritas riguardi poco meno di un milione di abitanti equivalenti. Sostanzialmente, Veritas fa il trattamento delle acque; all'uscita del trattamento, noi facciamo un finissaggio, che è una filtrazione per togliere gli ultimi rimasugli di sospensione che ci sono nelle acque; in seguito, c’è il trattamento con gli UV per avere l'abbattimento finale dei batteri.

  PAOLO ARRIGONI. Che cosa fate dei fanghi di depurazione ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. I fanghi di depurazione sono trattati da Veritas, che credo li smaltisca su discariche.

  LAURA PUPPATO. A quanto ha ammontato questo progetto di finanza, che è Pag. 47stato presentato, prodotto e anche realizzato dalle vostre aziende in ATI ? Nello specifico, mi riferisco agli interventi a Porto Marghera, finanziati con legge speciale (leggo del canale industriale costruito con fondi pubblici), per esempio, la fase del secondo lotto, la sponda sud e via dicendo. Questi interventi si sono combinati con quelli che erano già previsti dalla vostra attività, oppure, invece, la vostra attività è stata totalmente finanziata dai privati ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. No, c’è stato un finanziamento da parte della Regione. L'intervento è costato poco meno di 200 milioni di euro; di questi, circa 90 milioni sono stati cofinanziati dalla Regione; dunque il privato è intervenuto con 110 milioni e la Regione Veneto con 90 milioni (non ricordo il numero esatto, ma il taglio è questo).

  LAURA PUPPATO. È stato un progetto di finanza che, in corso d'opera, si è evoluto al punto di diventare un partenariato ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. No, fin dall'origine non è stato...

  LAURA PUPPATO. All'origine il bando di gara prevedeva che il promotore, che eravate voi, presentasse circa il 55-60 per cento del complessivo valore dell'opera ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Sì, con i flussi, cioè con un piano economico-finanziario atto a ripagare l'investimento nel periodo venticinquennale della concessione.

  LAURA PUPPATO. Dunque, la vostra attesa è praticamente su tutta la parte mancante rispetto ai 13 milioni di cui ha parlato poc'anzi: che cosa vi manca per completare ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Dal punto di vista operativo non ci manca niente; dal punto di vista delle acque, in questo momento stanno mancando quei volumi che le dicevo per i reflui.

  LAURA PUPPATO. Questo aumenta il costo pro capite per metro cubo trattato ? Come funziona il contratto ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. No, in questo momento stiamo interloquendo con la Regione; nel contratto che noi abbiamo con quest'ultima c’è un'assunzione di rischio del privato nell'attività di trattamento dei flussi che erano stati messi nel piano direttore della Regione; abbiamo iscritto 10 milioni di questo e 3 milioni delle acque B2 (le acque B2 sono quelle di prima pioggia, le acque B1, invece, sono pretrattate dall'industriale se si vogliono sversare verso di noi anziché fare un ulteriore finissaggio); insomma, ci sono varie tipologie con vari volumi. Per questi volumi mancanti c'era una copertura di garanzia, per la quale stiamo interloquendo con la Regione: o ci viene riconosciuta questa copertura di garanzia, oppure dobbiamo trovare delle altre attività sul territorio, che ci possano permettere di bilanciare questo squilibrio del piano economico-finanziario.

  LAURA PUPPATO. Mi scusi se approfondisco. Lo squilibrio di questo piano economico-finanziario quant’è in percentuale ? Non penso che il valore economico sia identico per l'industriale e per il civile, ma 45 milioni più 13 milioni fanno circa 60 milioni di metri cubi di materiale: voi avevate previsto il 100 per cento di carico attraverso...

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Avevamo previsto il 100 per cento di carico, di cui il 5 per cento era a carico nostro come alea imprenditoriale e il 95 per cento doveva essere garantito dal flusso definito. Il piano direttore risale all'anno 2000; dal 2000 a oggi sono successe molte cose in termini di fermo degli impianti e di uscita Pag. 48di soggetti dall'area di Marghera; c’è stato, effettivamente, uno sconvolgimento di Marghera così come la conoscevamo alla fine degli anni 1990.

  LAURA PUPPATO. Il modello del progetto di finanza è quello classico delle autostrade. Se non c’è una certa quantità di veicoli, la Regione si accolla l'onere: non c’è il principio del rischio d'impresa come lo conosciamo.

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Questo è il contratto !

  LAURA PUPPATO. Il modello scelto è ancora quello ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Sì.

  PAOLO ARRIGONI. Lei ha affermato che, come ATI, avete realizzato 630 metri di marginamento: questo rientrava nel project financing, oppure è avvenuto successivamente ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. È entrato da subito nell'accordo di programma fatto dall'ex provveditorato ai lavori, quindi è rientrato in quel piano economico-finanziario.

  PAOLO ARRIGONI. Quello famoso dei 200 milioni ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Esatto.

  PAOLO ARRIGONI. Lei si ricorda quanto vi è costato questo marginamento ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Sì, è costato circa 8 milioni.

  PRESIDENTE. Dunque, 16.000 a metro ?

  PAOLO ARRIGONI. Stiamo parlando di circa 15.000-16.000 euro al metro lineare.

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Non so se state comparando con altre realtà realizzate. Noi abbiamo fatto il marginamento sulla sezione d'impianto e mi pare di ricordare che all'interno di questa sezione, in più di 200 metri su 600, sono allocate le vasche di accumulo delle acque. Per quelle non sono stati necessari i tiranti di sostegno.

  PRESIDENTE. Dunque, costano un po’ meno ?

  GUERRINO CRAVIN, Amministratore delegato della società SIFA. Quel tratto è costato meno, quindi c’è una differenza con gli altri tratti. Anche noi abbiamo realizzato dei tratti con i tiranti, che costavano di più rispetto a questo.

  PRESIDENTE. La ringraziamo delle notizie e per il materiale che ci ha mandato. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 18.40.