XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Lunedì 10 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 

Audizione dell'assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania, Giovanni Romano:
Bratti Alessandro , Presidente ... 2 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 2 
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 3 
Buemi Enrico  ... 6 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 6 
Buemi Enrico  ... 7 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 7 
Buemi Enrico  ... 8 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 8 
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 
Nugnes Paola  ... 10 
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 
Nugnes Paola  ... 11 
Rostan Michela (PD)  ... 11 
Buemi Enrico  ... 12 
Palma Giovanna (PD)  ... 12 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 12 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 13 
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 
Palma Giovanna (PD)  ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 14 
Nugnes Paola  ... 14 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 14 
Bratti Alessandro , Presidente ... 14 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 14 
Nugnes Paola  ... 15 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 15 
Nugnes Paola  ... 15 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 15 
Nugnes Paola  ... 15 
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 15 
Nugnes Paola  ... 15 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 15 
Nugnes Paola  ... 16 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 16 
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 
Nugnes Paola  ... 16 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 16 
Nugnes Paola  ... 16 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 16 
Buemi Enrico  ... 17 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 17 
Nugnes Paola  ... 17 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 17 
Nugnes Paola  ... 18 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 18 
Nugnes Paola  ... 18 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque ... 18 
Nugnes Paola  ... 18 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 18 
Nugnes Paola  ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Buemi Enrico  ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Buemi Enrico  ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Buemi Enrico  ... 18 
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 
Nugnes Paola  ... 19 
Bratti Alessandro , Presidente ... 19 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 19 
Buemi Enrico  ... 20 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 20 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 22 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 22 
Palma Giovanna (PD)  ... 23 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 23 
Buemi Enrico  ... 23 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 23 
Buemi Enrico  ... 23 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 24 
Buemi Enrico  ... 24 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 24 
Palma Giovanna (PD)  ... 24 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 24 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 24 
Bratti Alessandro , Presidente ... 25 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 25 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 25 
Nugnes Paola  ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 25 
Nugnes Paola  ... 25 
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 
Chieffo Gerardo , Assessorato all'ambiente della regione Campania ... 26 
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 
Chieffo Gerardo , Assessorato all'ambiente della regione Campania ... 26 
Bratti Alessandro , Presidente ... 26 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 26 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 27 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 27 
Vignaroli Stefano (M5S)  ... 27 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 27 
Buemi Enrico  ... 27 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 27 
Chieffo Gerardo , Assessorato all'ambiente della regione Campania ... 27 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 27 
Buemi Enrico  ... 27 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 27 
Chieffo Gerardo , Assessorato all'ambiente della regione Campania ... 27 
Romano Giovanni , Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania ... 28 
Bratti Alessandro , Presidente ... 28

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 17.35.
  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione dell'assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania, Giovanni Romano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'assessore regionale all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque, Giovanni Romano, accompagnato dal capitano Gerardo Chieffo, che ringrazio ambedue per la presenza.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  L'audizione odierna rientra nell'ambito degli approfondimenti che la Commissione sta dirigendo sulla regione Campania e che prende avvio proprio con quest'audizione.
  L'assessore Romano è già stato ospite di questa Commissione diverse volte, quindi sa come si svolgono i lavori. Stiamo iniziando l'attività della Commissione all'interno della XVII Legislatura per tanti motivi, a partire dal tema della Terra dei fuochi, ma non solo, perché sono capitate anche altre cose nel frattempo e ci sono altre situazioni critiche, a parte alcune questioni pregresse.
  Ci interesserebbe, anzitutto, un quadro della situazione. Ovviamente, seguiranno delle domande. Ci ha fatto pervenire gentilmente una relazione in mattinata con un po’ di dati. Chiaramente, i tempi per i commissari sono sempre molto ristretti, quindi ci si riserva, una volta sentita l'audizione e verificati in maniera più puntuale i contenuti, visto che presumo faremo una missione successivamente in Campania, di avere occasione di rivederci per approfondire le questioni che oggi forse non riusciremo ad approfondire in maniera adeguata.
  Ciò premesso, le cederei la parola perché ci illustri un quadro della situazione, magari soffermandosi sulle criticità, tenendo presente che, come sa, questa non è una Commissione di indirizzo politico del tema della gestione del ciclo dei rifiuti, ma una Commissione d'inchiesta, che ha l'obbligo di far luce su questioni che riguardano illeciti di carattere amministrativo o ambientale. Questo è il nostro compito fondamentale.
  Le cedo la parola e la ringrazio per essere qua.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Pag. 3Campania. Ringrazio il presidente e la Commissione per aver voluto iniziare questa nuova attività conoscitiva e ispettiva sui temi ambientali della regione Campania, in particolare sul ciclo integrato dei rifiuti, appunto partendo dall'audizione della Commissione.
  Ovviamente, porto anche il saluto del presidente Stefano Caldoro, il quale aveva manifestato l'idea di essere presente in Commissione, ma oggi purtroppo abbiamo, come al solito, un po’ di problemi.

  PRESIDENTE. Lo sentiremo successivamente.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Ho predisposto questa relazione, che ho inviato questa mattina alla segreteria della Commissione, che è un po’ la fotografia dello stato dell'arte del ciclo integrato dei rifiuti in Campania in questo momento. Servono alcune correzioni dal punto di vista dei refusi tipografici. Se è possibile apportarle successivamente, lascerò poi al presidente la versione originale.
  Partirei, se la Commissione è d'accordo, dal ciclo integrato dei rifiuti urbani, che è ovviamente la parte più interessante dal punto di vista delle difficoltà e delle criticità. In questo momento, la regione Campania sta mantenendo e consolidando una situazione di equilibrio dal punto di vista gestionale del ciclo dei rifiuti avviata già qualche anno fa.
  Questa situazione di equilibrio si basa sull'attuazione di quanto è contenuto nel piano regionale dei rifiuti redatto nel 2010 e approvato nel 2011 attraverso il completamento delle attività previste in quel piano. In maniera particolare, la regione è riuscita, anche grazie e soprattutto al concorso di tutte le altre istituzioni locali, in maniera particolare i sindaci, a ridurre considerevolmente la quantità dei rifiuti a monte.
  Questo è un aspetto che sta interessando gran parte della produzione nazionale, ma nel caso della nostra regione deriva anche dall'attuazione di una serie di politiche che hanno riguardato iniziative concrete per aumentare, prima, il livello di attenzione e sensibilità dei cittadini e, dopo, quello delle istituzioni locali verso forme di consumo più consapevoli, dirette a ridurre la quantità dei rifiuti a monte. Questa quantità si riduce progressivamente, come è illustrato nella relazione, e ci consente ovviamente di avere una maggiore agibilità nella gestione dei rifiuti urbani cosiddetti residui, RUR. Contemporaneamente, infatti, la regione ha migliorato in maniera estremamente significativa le performance della raccolta differenziata.
  Parliamo di una raccolta differenziata certificata dal Ministero dell'ambiente, e quindi da ISPRA, prossima al 45 per cento per il 2013. I dati del 2014 ci dicono che abbiamo già superato il 50 per cento di media regionale. Sottolineo la media regionale perché – veniamo a una prima criticità – abbiamo un ritardo considerevole sulla città di Napoli, al momento ferma intorno al 21 per cento. Ovviamente, le difficoltà della città di Napoli sono note a tutti. Se la città di Napoli fosse stata in media con il resto della regione, a questo punto parleremmo già di una raccolta differenziata che sarebbe vicina al 60 per cento.
  Su questo ci siamo concentrati in maniera particolare, continuando a offrire al comune di Napoli tutti gli ausili, i sostegni, le attività di accompagnamento possibili per recuperare questo ritardo. Negli ultimi mesi, una modifica nel piano di raccolta dei rifiuti lascia ben sperare. Vedremo i dati nei prossimi mesi.
  Come riusciamo a mantenere l'equilibrio in regione ? Dal punto di vista della dotazione infrastrutturale, quindi degli impianti, la regione non riesce a essere ancora autosufficiente. La nostra dotazione impiantistica si basa, ben descritta nella relazione, su un impianto di termovalorizzazione, quindi di incenerimento dei rifiuti per il recupero di energia, l'unico esistente in Campania, ad Acerra, che ci ha consentito di recuperare 670.000 Pag. 4tonnellate/anno; due discariche ancora attive, una a San Tammaro, in provincia di Benevento, l'altra a Savignano Irpino, in provincia di Avellino, che però servono più che altro per le esigenze di quelle province, quindi hanno capacità direttamente proporzionate alla loro quantità di rifiuti prodotti.
  Abbiamo, inoltre, 7 impianti di trattamento dei rifiuti. Si chiamano STIR, originariamente un acronimo per stabilimento di tritovagliatura e imballatatura dei rifiuti. Oggi non sono più impianti di tritovagliatura nel senso stretto del termine. Non siamo noi a dirlo, ma una verificazione del Ministero dell'ambiente, di ISPRA e dell'ISS (Istituto superiore di sanità).
  Nell'arco di nove mesi, è stato accertato – questa verificazione è particolarmente importante perché è anche uno degli elementi che rientra nell'attività conoscitiva che il Consiglio di Stato ha ordinato in rapporto al contenzioso tra le regioni Campania e Puglia – che all'interno dei nostri sette stabilimenti STIR, uno per provincia e tre per la provincia di Napoli, che conta 3 milioni di abitanti, i rifiuti urbani sono effettivamente trasformati attraverso un processo, diventano rifiuti speciali e, quindi, è legittimo attribuire loro il codice CER19, perché la loro composizione e la loro natura cambia alla fine del processo.
  La verificazione e poi la sentenza ultima del Consiglio di Stato hanno aggiunto che, quando questi rifiuti sono trasferiti fuori dalla regione Campania per il recupero di materia o di energia, non c’è bisogno di nessun accordo tra le regioni perché sono rifiuti speciali pari a tutti gli altri rifiuti speciali prodotti, per esempio, dalle piattaforme CONAI (Consorzio nazionale imballaggi) o da altri impianti di questo trattamento.
  Quando, invece, vanno a smaltimento, quindi in discarica, secondo la sentenza del Consiglio di Stato, c’è bisogno dell'accordo tra le regioni, se non altro per mettere in condizioni la regione ricevente di commisurare l'entrata di rifiuti in rapporto alle sue effettive disponibilità.
  Per la verità, il Consiglio di Stato ha parlato del codice CER19 e noi abbiamo chiesto proprio di recente, due giorni fa, un giudizio di ottemperanza sempre al Consiglio di Stato perché l'applicazione della sentenza sul codice CER19 non tiene conto del fatto che i nostri STIR non producono solo il codice CER191212, rifiuto speciale tout court, ma due tipi di rifiuti speciali, che sono effetto della stabilizzazione. Ecco perché sono completamente differenti rispetto agli STIR che abbiamo ereditato dalla situazione emergenziale.
  Il rifiuto entra, si divide grosso modo in una parte secca e una umida, la parte umida viene stabilizzata, quindi c’è un'ulteriore perdita di processo, pari quasi al 30 per cento della massa, assume sostanzialmente un indice respirometrico molto basso. Potremmo genericamente dire che diventa un inerte, non ha più materia organica, e quindi è legittima l'attribuzione del codice 190501-03. Abbiamo chiesto se questo tipo di rifiuto fosse assoggettato comunque all'obbligo dell'accordo tra regioni. Non è quello citato nella sentenza.
  Detto questo, la presenza di questi sette impianti per noi è molto importante, perché, innanzitutto, sono gestiti interamente dal pubblico, dalle cinque società provinciali, quindi è un processo di lavorazione tracciato, controllato. Oggi, abbiamo impianti a norma che addirittura riescono a lavorare rifiuti per altre situazioni emergenziali.
  Immagino abbiate letto sui giornali che stiamo dando un contributo di solidarietà alla regione Calabria, che sta inviando 500 tonnellate di rifiuti al giorno nella nostra regione per farli processare nei nostri sette impianti STIR. La Calabria, purtroppo, non ha impianti di trattamento e tutti sappiamo che il rifiuto tal quale non può andare in discarica se non dopo un percorso di trattamento.
  Sono, quindi, impianti – questo è lo sforzo che abbiamo fatto nel corso di questi anni – a norma, anche rifunzionalizzati e, soprattutto, che caratterizzano con una gestione interamente di controllo Pag. 5pubblico il processo di trattamento di tutti i rifiuti prodotti ogni giorno in Campania.
  A questo aggiungiamo gli impianti di digestione anaerobica o di compostaggio. Ne abbiamo in questo momento tre completi e in funzione, per un totale di 54.000 tonnellate/anno; 140.000 è, invece, il potenziale di trattamento degli impianti privati, regolarmente autorizzati. Inoltre, una serie di dotazioni minori hanno fatto parte di un programma di investimento molto forte della regione, e cioè centri di raccolta, isole ecologiche, stazioni di trasferenza, siti di stoccaggio e, soprattutto, grande attenzione e potenziamento dei piani della raccolta differenziata dei rifiuti.
  La regione ha investito tantissimo con interventi finanziari a sostegno diretti ai comuni, che sono i veri gestori del ciclo – la regione programma, legifera, ma non gestisce – e questo ha dato i risultati. È chiaro che, infatti, se si aiutano i comuni a sostenere meglio le spese di implementazione dei sistemi di raccolta differenziata, e quindi a contenere l'aumento della tariffa conseguente – la raccolta differenziata, soprattutto se fatta con sistemi porta a porta, comporta un aumento del costo del servizio direttamente proporzionato al numero delle unità lavorative che sono impegnate – si riesce a migliorare la percentuale di raccolta differenziata.
  Altri tre impianti trattano la frazione umida derivante da raccolta differenziata sono in costruzione. Sono quelli di San Tammaro, in provincia di Caserta, di Giffoni Valle Piana e di Eboli, in provincia di Salerno. Questi ci porterebbero altre 70.000 tonnellate di aumento della capacità di trattamento.
  Questa dotazione impiantistica è carente nella parte relativa al trattamento di ciò che residua dei rifiuti urbani cosiddetti indifferenziati come risultanti dalla lavorazione nei sette STIR. Abbiamo avviato una revisione del dimensionamento del piano regionale. Nel 2010, infatti, avevamo condizioni date completamente differenti rispetto a quelle attuali. L'aumento della differenziata, la diminuzione della quantità dei rifiuti prodotti e i miglioramenti di processo che abbiamo conseguito in questi tre anni e mezzo ci dicono che siamo nelle condizioni di rivedere il piano dal punto di vista della necessità impiantistica per la parte non altrimenti recuperabile e non altrimenti riciclabile.
  Abbiamo detto che abbiamo ad Acerra 670.000 tonnellate, che potrebbero arrivare a 700.000 nel rispetto della sua AIA: secondo le proiezioni, e quindi i calcoli che stiamo facendo sul piano, dovremmo assicurare un trattamento complessivo per 1.100.000 tonnellate. Questo significa che, rispetto alla dotazione impiantistica prevista quando abbiamo...
  Dicevo 1.100.000 in totale. Per la verità, ci manteniamo prudenzialmente su quel valore, ma potremmo tranquillamente arrivare a un milione di tonnellate, quindi eliminarne altre 100.000. Considerate che questi sono i dati contenuti nella relazione e basta leggere il trend, quindi è un calcolo più che altro, a questo punto, aritmetico.
  Rispetto alla dotazione impiantistica originaria, questo vuol dire che, se Acerra oggi ci consente di recuperare energeticamente 700.000 tonnellate, a noi servirebbe un altro impianto per completare e ne basterebbe uno da 300.000 tonnellate per chiudere in autonomia anche il trattamento, in questo caso il recupero di energia, della parte residuale dei rifiuti che deriva dalla raccolta differenziata e dal trattamento negli STIR, interrompendo quello che oggi avviene con i trasferimenti fuori regione e fuori Nazione. Le cinque società provinciali, infatti, i gestori veri, portano i rifiuti in Austria e in Olanda. Non sono quantità rilevanti, ma comunque ci sono. Le portano perché, ovviamente, manca questa parte di autosufficienza regionale.
  A questo proposito, nella revisione del piano, dovremo tener conto del fatto che per l'impianto di Salerno, per il quale è stata già espletata la gara, la legge ha attribuito al Ministro dell'ambiente la facoltà di nominare un commissario per avviarne i lavori. A questo punto, non c’è più bisogno dell'impianto di Napoli est né di nessun altro impianto. Acerra e Salerno chiuderebbero, dal punto di vista quantitativo, Pag. 6il ciclo e il nostro piano sta andando in questa direzione. Lo definiremo nei prossimi giorni e contiamo, entro fine di questo mese, di portarlo all'attenzione del consiglio regionale, perché prendiamo atto di una rideterminazione. Non vogliamo ridondanze. Vorremmo semplicemente conseguire la nostra autonomia regionale.
  Abbiamo chiesto al Ministro dell'ambiente, che incontreremo nei prossimi giorni, di procedere appunto nella direzione di nominare questo commissario e di stabilire se si diano ancora le condizioni per realizzare quest'impianto; se non ci fossero più, cosa fare. Dal punto di vista anche generale, sarebbe anche logico, perché l'impianto di Salerno servirebbe quando si saranno esaurite le discariche Avellino, Benevento e Salerno. L'impianto di Napoli, quindi Acerra, servirebbe Napoli e Caserta quando si sarà esaurita anche la discarica di San Tammaro in provincia di Caserta, che ancora oggi garantisce autonomia, ma ovviamente non all'infinito.
  Un problema a parte, però una delle criticità più rilevanti della nostra regione, è dato dalla consistente quantità di rifiuti che sono stati imballati e stoccati fuori terra nel corso di un periodo che va dal 2001 al 2009, quindi non è solo attività emergenziale. In totale, stiamo parlando di 5 milioni 885.000 tonnellate, chilo più chilo meno: 4 milioni e oltre sono stati prodotti nel periodo emergenziale, gli altri erano stati già prodotti precedentemente.
  Sono allocati su una serie di siti di tutta la regione. La grande quantità di questi rifiuti imballati è stoccata in un territorio a cavallo tra villa Literno e Giugliano: 3,8 milioni su Villa Literno e Giugliano; 2 milioni sono in giro allocati su alcuni siti, molte volte anche impropri. Ne abbiamo, per esempio, uno all'interno della caserma operativa di Persano, in provincia di Salerno, per 100.000 tonnellate, con i militari che chiaramente chiedono da diversi anni di liberarla.
  Per la verità, in questi tre anni e mezzo, siamo riusciti a smaltire 200.000 tonnellate nel modo più trasparente e corretto possibile, cioè abbiamo fatto prima attività di caratterizzazione di questi rifiuti, accertato che sono rifiuti urbani che provengono già da una lavorazione, che era quella che FIBE faceva in quegli impianti che oggi si chiamano SID, prima CDR. È rifiuto mineralizzato, non ha frazioni organiche, è perfettamente compatibile con l'impiego di Acerra e abbiamo rosicchiato, con tutte le difficoltà del ciclo ordinario, fino a quando abbiamo smaltito circa 200.000 tonnellate, prendendole da alcuni di questi siti che presentavano maggiori difficoltà.
  Immagino che abbiate letto nei giorni scorsi della polemica che c’è stata. È bastato un movimento di piazza, un po’ alimentato da dichiarazioni un po’ improvvide, secondo me, per sostenere che bisognava fermarsi perché chissà cosa sarebbe arrivato ad Acerra. Stavamo parlando del trasferimento di alcuni rifiuti imballati che venivano...

  ENRICO BUEMI. Scusi, qual è il rischio tecnico ?

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Nessuno. Non c’è nessun rischio tecnico. Questo è un aspetto molto sensibile. Non ci sogneremmo mai, dico mai, anche perché siamo sottoposti a controlli e vogliamo essere sottoposti a controlli, di utilizzare l'impianto di Acerra per trasformare in energia, quindi per bruciare, rifiuti che non siano certificati e controllati. Peraltro, lo abbiamo fatto nelle altre piazzole.
  Qui c’è stata, invece, una questione più che altro popolare, arrivata al punto da fermare l'accesso agli impianti per tutto il ciclo. Dopo quattro giorni di blocco, eravamo a un passo da una nuova criticità e, allora, abbiamo dovuto interrompere il flusso di queste balle che provenivano da Eboli e stiamo andando avanti con il ciclo ordinario.
  Mi permetto, però, di dire che è sbagliato in termini di principio. La vera Pag. 7criticità non è l'impianto di Acerra, che è ipermonitorato, addirittura controllato dalla stessa Commissione europea, che riceve premi per il suo livello tecnologico. La vera criticità sono i rifiuti imballati fuori terra. Quei rifiuti, oggi privi di sorveglianza, con le difficoltà delle società provinciali, che peraltro tra poco devono andar via, che non riescono più a mantenere i costi di gestione, con i pericoli che derivano da un incendio, dalle intemperie, fermi lì da dieci anni sono il vero motivo per il quale stiamo arrivando alla condanna.
  L'Unione europea non ci sta condannando perché non abbiamo ottemperato a ciò che era contenuto come ragione nella prima sentenza. Oggi, non abbiamo più pericoli per la salute pubblica, non ci sono più rifiuti in strada, non abbiamo più l'esercito a presidiare le discariche e gli impianti. Siamo tornati alla normalità. La nostra differenziata è aumentata ed è in linea con la media nazionale. Addirittura, abbiamo superato la Liguria e la Toscana, dati certificati da ISPRA. Lo sottolineo perché qualcuno potrebbe dire che siamo noi a sostenerlo: no, lo dice un organismo terzo indipendente che sta valutando.
  Abbiamo ridotto la quantità di rifiuti, abbiamo finanziato e continueremo a finanziare. Siamo l'unica regione d'Italia che ha un piano di minimizzazione della produzione dei rifiuti. L'abbiamo trasmesso al Ministero dell'ambiente, che dal nostro piano ha preso tutti gli elementi per fare linee di indirizzo che valgono per tutta Italia. Abbiamo fatto tutto quello che dovevamo, il piano dei rifiuti urbani, dei rifiuti speciali, dei rifiuti nei porti, delle bonifiche e il piano di riduzione.
  Qual è l'elemento debole nei confronti della Commissione e sul quale ci confronteremo con il ministro nei prossimi giorni ? È, appunto, la mancata risposta alla rimozione e allo smaltimento di questi rifiuti imballati, che non possono, chiaramente, andare all'impianto di Acerra se non per le piccole quantità, perché lì si deve mantenere il ciclo ordinario. Per questo, due leggi dello Stato hanno stabilito che bisogna costruire un impianto di incenerimento: prima la legge stabiliva nei territori di Villa Literno-Giugliano, oggi dice solo di Giugliano.
  Abbiamo nominato un commissario governativo – la nomina è della regione, ma il commissario è governativo – che ha espletato la prima gara di appalto, che è andata deserta, è stata infruttuosa, perché chi ha partecipato a quella gara ha fatto presente che, con gli attuali parametri di produzione di energia, l'impianto non risulta sostenibile dal punto di vista finanziario. Abbiamo chiesto chiarimenti.

  ENRICO BUEMI. Sarebbe il terzo ?

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Sì, sarebbe il terzo, l'impianto dedicato solo alle balle. Questo è quello che stabiliscono le leggi.
  Abbiamo chiesto dei chiarimenti al Ministero dell'economia e delle finanze e al Ministero dell'ambiente per sapere se fosse possibile derogare al limite massimo di 70 chilowatt di produzione dell'impianto, ma ci è stato detto che non lo è. Il commissario ha bandito una nuova gara a scadenza 18 novembre, ma è evidente che in queste condizioni diventa difficile immaginare di realizzare l'impianto con un problema di sostenibilità economica, con le banche che ovviamente non vedono questa come un'iniziativa finanziabile.
  Dico anche che è difficile realizzarlo in un contesto territoriale che si oppone alla sua realizzazione. È oltremodo complicato per un imprenditore o per una serie di imprese avviare un'attività sapendo che, probabilmente, si fermerà. Immaginate la reazione del finanziatore per quest'attività.
  A tal proposito, l'allora Ministro Orlando aveva insediato un tavolo tecnico presso il Ministero dell'ambiente per immaginare soluzioni alternative o complementari alla realizzazione del termovalorizzatore. Questo gruppo tecnico, cui sedevano CNR, ENEA, ISPRA, ARPAC e la regione Campania come soggetto portatore di informazioni, ha concluso i suoi lavori. Pag. 8A maggio di quest'anno, il ministro subentrato, il Ministro Galletti, ci ha trasferito il verbale di quel tavolo tecnico.
  Quel tavolo tecnico conferma che l'unica soluzione, anche in linea con i tempi che l'Europa ci chiede, è la realizzazione di un impianto di termovalorizzazione dedicato solo a questi rifiuti imballati. Non disdegna la possibilità che possano esserci anche soluzioni tecniche complementari: la produzione di CSS, combustibile solido secondario, in impianti da costruire o rifunzionalizzando i nostri siti, che sono sufficienti.

  ENRICO BUEMI. Scusi, qual è la ragione imposta ?

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Mi avvio a conclusione.

  PRESIDENTE. Facciamo prima finire il quadro.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Un'altra soluzione può essere un piano di rimozione controllato di queste balle per avviarle anche presso altri impianti fuori regione.
  Mi permetto di dire che bisognerà tener conto anche dell'articolo 35 dello Sblocca Italia, definitivamente convertito in legge, secondo il quale entro 90 giorni il Ministero dell'ambiente dovrà fare una ricognizione delle reali capacità di trattamento al recupero di energia degli impianti presenti in tutta Italia e, eventualmente, costituito il bacino unico nazionale – il concetto di autosufficienza non si sposta, non è più regionale, ma diventa nazionale, e questa potrebbe essere anche una risposta ai rilievi della Commissione europea – utilizzare ciò che c’è prima ancora di costruire altro.
  Se scopriamo, come spesso sentiamo, che ci sono impianti di incenerimento che, per mantenere il loro equilibrio economico e finanziario, bruciano legna o gasolio – l'impianto di incenerimento è, sostanzialmente, una centrale di produzione di energia elettrica e il combustibile, in questo caso, è il rifiuto trattato, ma potrebbe essere una qualsiasi altra fonte per alimentare l'impianto – anche questo, secondo me, è uno degli elementi che va valutato nei prossimi giorni per cercare di capire come dare una risposta a questo tipo di problema, in questo momento la criticità più rilevante della regione. È, infatti, ciò che ci rende più vulnerabili rispetto alle censure e, ahimè, alle sanzioni della Commissione europea.
  Tutta la parte relativa ai nostri interventi è contenuta nella relazione, quindi ovviamente li risparmio alla Commissione. Vi ho già detto della revisione strategica del piano regionale dei rifiuti.
  Vorrei fare un'ultima notazione, se la Commissione mi consente, sulla legge regionale. In ottemperanza alle norme statali – come sapete, il codice dell'ambiente è stato cambiato e ha attribuito la responsabilità gestoria dell'intero ciclo, quindi di tutta la fase di raccolta, igiene urbana, trattamento e smaltimento, ai comuni – la regione Campania, invece, aveva un regime speciale. La legge 26 febbraio 2010, n. 26, aveva stabilito che la prima parte del ciclo, cioè raccolta e igiene urbana, andava ai comuni, la seconda parte, trattamento e smaltimento, alle province.
  Oggi, secondo il codice dell'ambiente, va tutto ai comuni. I rifiuti sono un servizio pubblico locale, quindi bisogna correlare questa norma con quelle dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti, trasporti). Sulla base di queste linee di indirizzo, abbiamo prima predisposto, approvato e promulgato la legge regionale n. 5 del 2014.
  Questa legge, sostanzialmente, dice che i comuni sono obbligati a consorziarsi. Abbiamo indicato come obbligatorio l'articolo 30 del TUEL, cioè le convenzioni a costo zero, anche per ottemperare alle leggi sulla riduzione della spesa, all'interno di ambiti territoriali ottimali, che nel nostro caso coincidono, per le province di Pag. 9Avellino, Benevento, Caserta e Salerno, con il confine geografico della provincia; per Napoli, gli ambiti territoriali ottimali sono tre. Un ambito territoriale ottimale, infatti, dovrebbe grossomodo, almeno nel nostro caso, cercare di non superare un limite demografico. Immaginate un solo ambito per tre milioni di abitanti. L'abbiamo fatto anche perché abbiamo sette impianti STIR, quindi per ogni ambito c’è un impianto di trattamento di riferimento.
  Abbiamo diffidato i comuni che sono in ritardo. La regione ha un potere sostitutivo, che sta esercitando. Prima, devono costituire le conferenze d'ambito. L'autorità d'ambito non gestisce, ma è esclusivamente l'organo di controllo, pianificazione e coordinamento, e interviene laddove il comune non è nelle condizioni di essere autonomo e autosufficiente. La legge introduce anche un altro modello di aggregazione che non ha compiti decisionali, ma che può aiutare l'autorità d'ambito a decidere, e cioè i sistemi territoriali operativi, microaree omogenee, anche per cercare di mettere insieme il patrimonio di conoscenze ed esperienze accumulate dai comuni in questi anni.
  La raccolta differenziata non è uguale per tutti. Non c’è un modello di raccolta differenziata che può andar bene per tutti i comuni. Immaginate la Campania, che ha aree geografiche molto diverse l'una dall'altra, con città di Napoli, che ha un milione di abitanti, e il comune più piccolo della nostra regione, che ne ha 300.
  Per cercare di non disperdere il patrimonio di conoscenza e di esperienza di questi anni, la legge consente ai comuni di potersi riunire per aree omogenee nei sistemi territoriali operativi, di potersi coordinare. Non si va verso un modello di gestione unica, ma di gestione unitaria. L'importante è che l'autorità d'ambito fissi gli indirizzi e i controlli intervenendo e sanzionando quando i comuni non sono nelle condizioni di fare bene quello che la legge assegna loro.
  Questo modello di legge ha superato bene il vaglio anche del commissario di Governo. In questo momento, è una delle leggi di riordino del ciclo tra le prime d'Italia. L'abbiamo fatta a gennaio. La legge contiene anche un articolo molto importante – concludo perché questa è l'ultima delle criticità – ma per certi versi diventa la prima: l'articolo 13 riguarda la salvaguardia dei livelli occupazionali di coloro che sono stati impegnati nel ciclo dei rifiuti, i lavoratori dei cosiddetti consorzi di bacino.
  Quelli di bacino sono consorzi obbligatori tra comuni. Questi lavoratori avrebbero dovuto lavorare nel ciclo da quando sono stati assunti. I comuni non hanno fatto fino in fondo il loro dovere. Anziché far lavorare questi lavoratori, ne hanno assunto altri e oggi abbiamo un bacino complessivo di lavoratori non occupati di 1.227 unità, per le quali stiamo lavorando veramente in maniera quotidiana con il Sottosegretario Graziano Delrio, con la struttura di Palazzo Chigi, per costruire insieme un progetto che preveda per loro la possibilità di essere riassorbiti nel ciclo in forza dell'articolo 13 della legge, che vieta su tutto il territorio regionale qualsiasi ulteriori assunzione se prima non sono collocati a lavoro i lavoratori dei consorzi di bacino contenuti in questa lista.
  Questo programma, che si concluderà nelle prossime settimane, per cui anche in questo caso per fine mese dovremmo essere operativi, prevede che, utilizzando fondi del fondo di sviluppo e coesione, FSC, si possano aiutare direttamente i comuni dal punto di vista infrastrutturale, a condizione che ci sia la collocazione a lavoro di questi lavoratori.
  Chiaramente, in questo caso, la regione e la Presidenza del Consiglio assumono il compito di verificare che il programma possa effettivamente andare a buon fine. Terminerei qui.

  PRESIDENTE. Ringraziamo l'assessore Romano per questa disamina, che si è concentrata, come avete visto, giustamente soprattutto sul ciclo di rifiuti urbani, di cui la regione è responsabile. Ovviamente, ci sono anche altre parti, come le bonifiche.Pag. 10
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLA NUGNES. Saluto l'assessore e lo ringrazio. Mi scuso di essere un po’ in ritardo.
  Ho letto la relazione molto dettagliata. Effettivamente, ritengo che la regione Campania abbia fatto parecchio dal 2010 a oggi, ma anche perché peggio non si poteva fare. Ci sono, però, ancora punti importanti di grande perplessità.
  Innanzitutto, mi permetto di far notare all'assessore che nella relazione si cerca di dire che le procedure d'infrazione riguardano la vecchia gestione, ma ricordo a lui e a noi stessi che ce n’è anche un'altra, del 2013, in via di definizione, la C653.
  Un altro problema grosso è la sentenza del 23 ottobre, n. 5242, del Consiglio di Stato, che dà risposta alla mia domanda quando dice che quello che esce dagli STIR non è un rifiuto speciale, e quindi all'attualità non può andare fuori regione. Certo, l'articolo 35 ci viene forse in aiuto in questa circostanza, perché cambia un po’ la questione in gioco. Se, però, appunto, non fosse intervenuto, ci saremmo comunque trovati in una situazione di grandissimo disagio in questo momento, perché evidentemente non tutto quello che si doveva fare è stato fatto.
  Voglio soffermarmi per le domande su due punti fondamentali: il piano regionale e la questione delle ecoballe. Per quanto riguarda il piano regionale e l'RSU, all'epoca avemmo modo di fare riferimento al bilancio di massa, che non tornava. Si prevedeva, infatti, una produzione di 2.690 tonnellate di rifiuti annui, mentre adesso dalla sua relazione leggo che siamo a 1.260, ossia c'era una previsione in eccesso di 1.430 tonnellate.
  Sì, riporto i dati che ha riportato lei.
  Tra l'altro, anche l'Europa ebbe modo di dire che c'era un problema di bilancio di massa. Si andava a smaltire con l'impiantistica prevista, soprattutto dell'incenerimento, più rifiuto di quello che si prevedeva di produrre e, soprattutto, c'era un trend alla crescita della produzione laddove si parlava di mettere in atto delle doverose azioni, di cui poi ha parlato anche l'assessore, che evidentemente sono state messe in campo, di riduzione.
  Quando si mette in campo una riduzione e si sta già parlando di una crisi economica, si valuta che ci sarà una produzione in crescita del rifiuto. Si valutò, quindi, una necessità di smaltimento di 2.690 tonnellate al 2014, che invece ripeto che in previsione sul trend è di 1.260, quindi con una differenza di 1.430.
  Due righe dicono che alla base di questi dati va rivisto il piano, ma non vedo in cosa. Mi ritrovo, infatti, e abbiamo uno smaltimento di umido di 186.000 tonnellate con una produzione che dovrebbe aggirarsi intorno alle 420 tonnellate, quindi avremmo bisogno di più impianti per lo smaltimento dell'umido.
  Tra l'altro, con grande interesse vedo che si è sviluppato un piano di compostaggio di vicinato, di autocompostaggio, di compostaggio di comunità: si sono riportati i costi, però, alquanto contenuti per un'azione così importante, ma non quante sono le tonnellate di rifiuto che quest'azione ha permesso di smaltire. Questa è la primissima domanda che le rivolgo. Ci servono più impianti, forse anche incrementando quell'azione diffusa del compostaggio di vicinato.
  La previsione di piano, invece, valutava di bruciare 1.390 tonnellate annue. Acerra già arriva a 670.000: visto che mancano 1.430 tonnellate di rifiuto da bruciare e Acerra già ne brucia 620, come mai si parla ancora dell'impianto di incenerimento di Salerno ? Di aumentare una linea di incenerimento ad Acerra ? Dell'impianto di Napoli est ? Questi non serviranno, come l'assessore ci ha confermato, a quel rifiuto impacchettato dell'Impregilo e accatastato, perché ci sarà un impianto ulteriore. Come nel 2010, a me di nuovo non tornano i conti.
  Acerra già brucia 670.000 tonnellate e si sta valutando di realizzare la quarta linea in un territorio in cui per questa Commissione, che lo ha dichiarato luogo d'interesse nazionale perché interessato a un disastro ambientale, nulla si sarebbe Pag. 11potuto fare prima che fossero avviate le bonifiche. Abbiamo, invece, uno degli impianti più grossi d'Europa, un'AIA in deroga che si rifaceva a una valutazione d'impatto ambientale con 36 prescrizioni che non sono mai state realizzate – almeno, abbiamo chiesto la documentazione e non ci è stata data – e un camino che raggiunge i 110 metri, e quindi va in deroga sicuramente alla direttiva 2000 del 1976, quindi al decreto 11 maggio 2005, n. 133, che l'ha recepita.
  Per avere un orientamento di altezze, sappiamo che altri camini arrivano a 360 e a 410 metri. Ci dicono che i dati sono tutti rassicuranti, ma in un ambiente dove lo stato ambientale generale non permetterebbe neanche di accendere una sigaretta. Questo voglio intendere. È chiaro che l'impatto ambientale si dovrebbe basare su questo.
  Qual è il top ? A che livello sono arrivata ? Posso aggiungere una foglia su questo sistema o questo sistema mi collassa per una foglia ? Purtroppo, i dati prodotti non ci tranquillizzano. Peraltro, è in costruzione anche un altro impianto oltre la quarta linea e l'AIA, che è scaduta, deve essere rinnovata. Le centraline non sono funzionanti e leggo che l'osservatorio è ancora in previsione. Sulla base di tutto questo, appunto, perché ancora valutiamo la costruzione di tutti questi inceneritori ?

  PRESIDENTE. Senatrice, ci sono 10 interventi, bisogna ancora fare...

  PAOLA NUGNES. Perché costruiamo ancora tutti questi inceneritori ? Non mi tornano proprio le somme dei valori.
  Per quanto riguarda la soluzione di Taverna del Re, non solo sulla nostra esperienza, ma su un'esperienza basata sulla vicinanza e la consulenza di tecnici anche tedeschi, durante il periodo del Forum regionale rifiuti Campania con Ganapini e Viale abbiamo elaborato un piano alternativo, che è stato presentato a questo tavolo ed è stato considerato economicamente non vantaggioso.
  Mi risulta, però, a quello che mi dice, che neanche l'inceneritore sia economicamente vantaggioso. Chi deve partecipare alla gara d'appalto, infatti, chiede che gli sia anticipato il benefit, come se realizzassi un impianto fotovoltaico e volessi che fossero anticipati tutti i guadagni, perché altrimenti non riesco a costruire l'impianto.
  Vedo, quindi, che non abbiamo una soluzione che economicamente si sostiene, laddove quella del centro di riciclo proposto è stata valutata poco vantaggiosa economicamente, probabilmente perché non accentra il guadagno nelle mani di pochi, ma è un guadagno distribuito per il beneficio di tutti.

  MICHELA ROSTAN. Cercherò di essere veramente rapida.
  Anzitutto, vorrei chiedere all'assessore Romano, visto che non mi è particolarmente chiara la volontà della regione rispetto alla costruzione del termovalorizzatore e si alternano dichiarazioni tra loro alquanto discordanti, nel caso di mancata costruzione di questo termovalorizzatore quali siano in concreto le strategie alternative, con particolare riferimento alla necessità di trattare e smaltire i 6 milioni di ecoballe stoccate a Taverna del Re.
  Detto questo, le popolazioni residenti, le associazioni e i movimenti continuano a mostrare la loro contrarietà, ma leggo nella relazione che ci avete inviato che la regione Campania ha sottoposto al ministero la possibilità di concedere un finanziamento agevolato per la copertura di un terzo dei costi di realizzazione dell'impianto. Alla luce anche di questa richiesta al ministero, dei bandi, che però continuano ad andare deserti, vorrei capire la reale intenzione da parte della regione Campania.
  Formulo ancora una domanda e una considerazione: quali ripercussioni avranno sulla condizione del ciclo integrato dei rifiuti in Campania i tagli alle risorse europee conseguenti al rigetto da parte della Corte di giustizia dell'appello alla prima sentenza di condanna posta a carico della regione Campania in materia di gestione dei rifiuti ?Pag. 12
  Un'ulteriore riflessione vorrei fare rispetto a una recente inchiesta che riguarda il Volturno. Peraltro, leggevo del fiume Volturno e di finanziamenti regionali dati sui capi di bestiame e così via. Mi aspetto, da questo punto di vista, una riflessione, come anche sullo stato di avanzamento delle bonifiche.
  Circa due o tre settimane fa, ho presentato un'interpellanza urgente, alla quale il ministro mi ha risposto, ma la risposta non pare essere così virtuosa rispetto al quadro che ci è stato illustrato. Vivendo in provincia di Napoli, le confermo che le quantità di rifiuti presenti per strada sono rilevanti, come lo sono ancora i roghi tossici, e ci sono situazioni anche legate alla presenza di amianto nella nostra regione, che secondo me devono essere affrontate con maggiore serietà.

  ENRICO BUEMI. Prima chiedevo quale fosse la ragione per cui l'Europa impone un inceneritore ad hoc per lo smaltimento delle ecoballe, se ho capito bene.

  GIOVANNA PALMA. Sarò altrettanto breve. Poiché sono in Commissione agricoltura, vorrei soffermare la mia attenzione e la sua anche su un'altra questione.
  Anzitutto, voglio ringraziarla per il buon lavoro svolto in regione Campania. Effettivamente, il disastro c’è stato e un miglioramento si è visto, soprattutto nella provincia e in tutto il resto della regione, al netto della città di Napoli. Questo un po’ dispiace, perché comunque avrei pensato che da parte vostra ci sarebbe stata una maggiore attenzione, attività d'impulso nei confronti di una città come Napoli, che comunque ha il suo milione di abitanti e che ci fa fortemente calare la media. Questo è un dato che assolutamente non va trascurato. Si è lavorato tanto per non avere poi nei fatti nulla. Questo un po’ dispiace, perché anche il mio comune ha risposto bene nella raccolta differenziata. Devo riconoscerlo.
  Tuttavia, rimane fermo il problema delle ecoballe. Sarei contraria anch'io a un inceneritore, ma per il semplice motivo che non c’è proprio il contesto per poterlo costruire e sarei più propensa a lavorare insieme a voi e al vostro fianco per trovare una soluzione alternativa anche per portare fuori queste ecoballe. So che l'argomento è spinoso e difficile, ma sapete bene quello che è accaduto pochi giorni fa per portare le ecoballe da Eboli ad Acerra. Immaginate cosa accadrebbe nel territorio del giuglianese, dove abito, che conosco bene e di cui conosco bene la rabbia delle persone, cui oggi non siamo più in grado di dare spiegazioni.
  Per quanto concerne l'aspetto al quale sono particolarmente interessata in qualità di membro della Commissione agricoltura, vorrei chiedervi, se fosse possibile da parte della regione Campania, di intervenire su un controllo dei prodotti non sui bancali, ma direttamente nel campo libero, ossia nel momento in cui viene fatta la produzione. Oggi più che mai ci viene richiesta una certificazione che deve partire a monte.

  STEFANO VIGNAROLI. Innanzitutto, vorrei precisare che non penso che l'Europa imponga un inceneritore, ma di trovare una soluzione.
  Vorrei soffermarmi sugli impianti di compostaggio e sull'RSU, il rifiuto urbano. Tre impianti di compostaggio mi sembrano veramente pochi. Non credo che la situazione problematica sia riferibile solo alle ecoballe, ma anche alla gestione attuale dei rifiuti urbani.
  In particolare, quanto al fondo europeo di sviluppo regionale, se non sbaglio, prevedeva diversi soldi per impianti di compostaggio, che sono stati negati alla Campania, quindi evidentemente ci sono ancora tante cose che non vanno: avete intenzione di fare un esposto alla Corte dei conti per questa sentenza ? Come, nel caso, pensare di ovviare per reperire questi fondi mancanti ?
  Inoltre, visto che il Decreto del fare metteva un divieto di importazione addirittura dei rifiuti in Campania, se è scaduto questo divieto, avete intenzione di riprendere a importare i rifiuti da fuori, non a esportarli, ma importarli ?Pag. 13
  Per quanto riguarda i numeri per cui servirebbe un nuovo inceneritore, a prescindere dalle ecoballe, per la gestione dei rifiuti urbani ho sentito parlare di prevenzione e mi domando quanto la riduzione dei rifiuti sia dovuta magari a una crisi economica: cosa avete fatto di concreto per ridurre questi rifiuti ? Visto che gli STIR, da come ho capito, certificazione o meno, non sono evoluti o funzionanti bene, anziché investire nuovamente su un altro inceneritore, non sarebbe il caso di farli lavorare meglio per il recupero di materia ? Ho sentito parlare, infatti, di recupero di materia, ma evidentemente non è poi così alto questo recupero. È stato fatto qualcosa ? Cosa ? Cosa si intende fare per aumentare questa riduzione e recupero di materia, in modo da evitare un nuovo inceneritore, che credo sia non solo la cosa di buonsenso ? Oltretutto, anche l'Europa, visto che la citiamo sempre, ci dice che la priorità non è l'incenerimento, ma il recupero e la riduzione.

  ALBERTO ZOLEZZI. Ragionavo un attimo sul livello economico. Il fatto che l'Europa si interessi alla filiera dei rifiuti dà l'idea di cosa sia la gestione dei rifiuti. Solo per costruire un nuovo inceneritore servono comunque alcune centinaia di milioni di euro, poi ci sono incentivi per la combustione.
  Probabilmente, le infrazioni europee dovrebbero farci ragionare su cosa significhi aumentare il costo totale della filiera dei rifiuti, che non è il costo solo che si sobbarca la regione, anche se chiaramente in questo caso stiamo affrontando questo, ma proprio per un discorso di filiera generale, le spese regionali, le spese di Stato con incentivi alla combustione, le spese dell'infrazione europea. Probabilmente, direi che la strada che è stata indicata nell'audizione è proprio quella che fa consumare più denaro, che poi è denaro pubblico.
  Penso non ci sia bisogno di ricordare che le ecoballe dalle varie indagini giudiziarie non erano state considerate a norma per la combustione e quello non era stato mai smentito. Si veda anche il caso di Terni, con la radioattività dei rifiuti.
  Vorrei sapere quante tonnellate di rifiuti al momento sono esportate dalla Campania tramite porti o per altra strada verso, appunto, Olanda o altre aree.

  PRESIDENTE. Assessore, anch'io le chiederò qualcosa.
  Premetto che, secondo me, abbiamo fatto un'audizione di inquadramento. Chiaramente, ci sono alcuni argomenti che vedremo di affrontare in altri momenti. Abbiamo tutto il tema Terra dei fuochi, il tema isochimico, un po’ di criticità e tutta la questione bonifiche, che ci sarà modo di affrontare. Magari nella visita che faremo giù, contemporaneamente audiremo di nuovo l'assessore.
  Riusciamo a sapere – possiamo sentire anche direttamente loro, ma se ci fa da tramite, ci aiuta – quali sono le aziende utilizzate per il trasporto extraregionale ?
  In secondo luogo, ci ha già spiegato del rapporto con la Puglia che si è interrotto e anche in questo caso vorrei che ci indicasse esattamente – le società che mandavano sono pubbliche – le aziende di destinazione della discarica in Puglia.
  Inoltre, sulla questione delle ecoballe, queste sono poste – su questo ci sono state anche indagini nel passato – su territori diversi: si riesce a capire la proprietà di questi terreni ?
  Ancora, lei ha accennato alla questione dei consorzi, spinosa, ma è anche interessante capire allo stato attuale quali comuni, se disponete del dato, hanno utilizzato in maniera sistematica aziende alternative e quali sono state utilizzate nella gestione del ciclo dei rifiuti urbani al posto di questi consorzi, il cui personale, in teoria, avrebbe dovuto essere usato per questo. Non importa che risponda a tutto oggi. Raccoglieremo il materiale. Anche l'altra volta ci avete dato successivamente dei dati interessanti.
  Quanto allo stato delle proprietà di Acerra, oggi la proprietà è della regione Campania ? Rispetto all'energia elettrica Pag. 14prodotta con il regime di CIP6, come credo, quali sono i proventi che la regione incassa ?
  Della Calabria ha già detto. È sempre molto curioso il fatto che una regione con difficoltà – ce lo ha spiegato – raccolga rifiuti che provengono da un'altra regione in difficoltà.

  GIOVANNA PALMA. Presidente, con il suo permesso vorrei dire che sui terreni l'affitto sta anche per scadere e non è difficile capire chi siano i proprietari.

  PRESIDENTE. Acquisiremo il dato.
  Do la parola all'assessore Romano per la replica. È una prima risposta, ma ci dirà lei quali notizie si riserva di inviarci in una documentazione più dettagliata. Non c’è assolutamente problema.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. È ovvio che, per alcune delle domande fatte e delle questioni sollevate, mi riservo nei prossimi giorni di predisporre ulteriore documentazione, che manderò al presidente affinché si possa studiarla. Alcune questioni sono molto specifiche. Cercherò di rispondere sulla base dell'ordine degli interventi.
  Senatrice Nugnes, non c’è nessun mistero sulle cifre. Il problema è che bisogna leggerle nel contesto. Quando ci riferiamo alle cifre, peraltro quelle che legge nella relazione che abbiamo consegnato, quelle riguardano la quantità di rifiuti residui o residuali, cioè la RUR. Non sono i rifiuti complessivamente prodotti dalla regione, ma quelli che restano dopo la raccolta differenziata, quindi al netto della raccolta differenziata, e dopo essere trattati all'interno degli stabilimenti STIR.
  Ovviamente, qui parliamo di milioni: quando diciamo 1.260, in realtà parliamo di 1. 260.000 tonnellate: questa è la quantità complessiva di rifiuto che deve essere smaltito al netto della raccolta differenziata, delle perdite di processo e del recupero di materia che avviene all'interno degli STIR. Tenga conto che, quando siamo partiti nel piano del 2010, eravamo a 1.385.000 e oggi siamo a 1. 260.000.
  Riteniamo che, se manterremo il trend che stiamo mantenendo, si potrà procedere a un milione. E questo che ho detto, se mi consente, è già un risultato enorme. Se, infatti, diminuiamo di 385.000 tonnellate, in cinque o sei anni vuol dire che avremo bisogno di un impianto in meno, di una discarica in meno, ma queste cifre sono i rifiuti che residuano dalla raccolta differenziata e dal trattamento degli STIR. Questo è il dato.
  Sulla questione della sentenza del Consiglio di Stato, mi perdoni, senatrice, ma non è vero che ha negato il carattere di rifiuto speciale. È vero esattamente il contrario. Se vuole, le do la sentenza.

  PAOLA NUGNES. Ho la sentenza. Emerge anche dalla sua relazione.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Non è così.

  PRESIDENTE. Senatrice, se vuole interloquire, accenda il microfono, così rimane tutto scritto, altrimenti non si capisce con chi parla.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Voglio chiarire il concetto che la sentenza del Consiglio di Stato altro, di fatto, non ha fatto – perdonatemi il bisticcio di parole – che prendere atto del verbale di verificazione del ministero, tanto che quella verificazione è stata ordinata dal Consiglio di Stato e non poteva, chiaramente, discostarsi nessun giudice da quella che è come se fosse stata una perizia affidata dal ministero.
  La sentenza del Consiglio di Stato prende atto di quello che il ministero ha accertato in quei nove mesi di osservazione, e cioè che rifiuti trattati negli STIR Pag. 15effettivamente cambiano la loro natura. Ora, è legittima l'attribuzione del codice CER19 rifiuto speciale, è legittimo utilizzare questi rifiuti nel libero mercato, se speciali, per il recupero di energia o di materia, quindi se vanno a un inceneritore o a un impianto di trattamento ulteriore di materia per recuperare capping per le discariche e così via.
  Se, invece, vanno a smaltimento, cioè in discarica, c’è bisogno dell'accordo tra le regioni, sulla base di un principio molto banale che è quello che la regione, l'ente che pianifica e controlla, deve conoscere la reale disponibilità degli impianti di ricezione sia pubblici sia privati. Questo è quanto ha detto la sentenza del Consiglio di Stato, tanto che abbiamo chiesto un giudizio di ottemperanza ai sensi dell'articolo 112 del codice di procedura amministrativa, comma 5, perché non riusciamo a capire, quando il Consiglio di Stato si riferisce al CER19, se si tratti del 191212, del 190501 o del 190503. Questo è quello che produciamo.

  PAOLA NUGNES. Ho sicuramente semplificato la questione nell'intervento, ma ho riportato non solo quello che avevo letto nella sentenza, bensì quello che ha riassunto la relazione che ci ha presentato. Una parte del rifiuto non è considerata speciale, mentre un altro codice sì.
  A pagina 15 della sua relazione. Il problema è sollevato in questa relazione.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Mi perdoni, senatrice, dove vede che c’è un rifiuto non speciale ? Mi dica dove. A pagina 15, si dice che «Le due frazioni introdotte sono classificate con i codici CER191212 e 190501».

  PAOLA NUGNES. «Prendendo atto del processo di lavorazione dei rifiuti negli STIR così come certificato dal Ministero dell'ambiente, ha stabilito che il trasferimento dei rifiuti e il codice 19 fuori regione, essendo originati comunque dal ciclo dei rifiuti urbani, necessitano di un accordo tra la Campania e la regione ricevente se avviato a smaltimento in discarica».

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. È esattamente quello che sto dicendo. Mi scusi, senatrice: «se vanno in discarica», cioè per lo smaltimento ci vuole l'accordo.

  PRESIDENTE. Se vanno al termotrattamento, no.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Se vanno al termotrattamento, no.

  PAOLA NUGNES. Al termotrattamento, no. Fanno, infatti, una differenziazione tra i due codici di riferimento.

  PRESIDENTE. No.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. No, senatrice. Mi perdoni, ma questa è una questione dirimente.
  Il codice dei rifiuti speciali a valle del trattamento è il codice CER19, perché i rifiuti tal quale hanno il codice CER20, mentre il 191212 è il rifiuto speciale derivante dal trattamento che si fa.

  PAOLA NUGNES. Sì, certo.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. All'interno degli STIR non ci fermiamo al solo trattamento iniziale, ma facciamo l'attività di stabilizzazione della FUT, cioè della frazione umida tritovagliata. Questa stabilizzazione, a seconda Pag. 16del periodo di maturazione, produce o il 190501 o il 190503. Tutto è basato sull'indice respirometrico, cioè sulla capacità di inertizzazione della materia organica a valle del processo di maturazione. Sono speciali anche questi, perché li identifica il codice CER19.
  Senatrice, dico con grande chiarezza che eravamo preoccupati. Perché siamo stati molto attenti alla verificazione e l'abbiamo chiesta ? Perché tutti sappiamo – siamo in una Commissione che si occupa anche di questo – che sulle attività degli STIR ci sono state indagini, accertamenti e così via per gli anni passati, e quindi il nostro dovere era far certificare da un ente terzo se realmente il processo di lavorazione fosse idoneo ad attribuire legittimamente il codice CER19, perché su quello giochiamo gran parte della nostra credibilità.

  PAOLA NUGNES. Per essere inceneriti, quindi, sì; altrimenti, c’è la necessità di un accordo.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Questo dice la legge.
  Relativamente ai quesiti posti dall'onorevole Rostan, non abbiamo posto noi il problema di Giugliano e rispondo indirettamente a un'altra domanda – perché pensate che l'Europa debba dirvi che bisogna fare per forza il termovalorizzatore ? – dicendo che è l'Europa a dirlo. Se vogliamo, è nelle vostre mani il problema, non in quelle della regione Campania.
  L'impianto di Giugliano è stato previsto da due leggi dello Stato. Allora, chiedo a questa Commissione e ai parlamentari, se siamo tutti d'accordo che quell'impianto non s'ha da fare, di cambiare le leggi. Fino a quando, però, una legge mi impone certe cose, devo fare quelle.

  PRESIDENTE. Avete, però, anche voi nella pianificazione regionale quest'impianto.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Presidente, non è così, perché abbiamo inserito in pianificazione solo quello che era previsto da leggi precedenti al piano. L'impianto di Giuliano era previsto nella legge 26, che era precedente al piano !

  PRESIDENTE. Nel piano, però...

  PAOLA NUGNES. Avallato.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Nel piano, non abbiamo avallato, ma preso atto. Chi sono io per cambiare una legge dello Stato ? Rispetto le leggi anche quando non le condivido. Poi chiedo a chi le ha fatte di cambiarle.
  Questo riguarda anche Salerno. Scusate, a Salerno è stata una legge dello Stato a dire che il Ministro dell'ambiente deve nominare un commissario, non l'ho detto io ! Se, invece, c’è una legge dello Stato che dice che a Salerno l'impianto non si deve fare più, a Giugliano non si deve fare più, prendo atto che non si deve fare più. È ovvio che questo non mi limita nella ricerca di soluzioni alternative.
  La senatrice Nugnes si riferiva al lavoro del Movimento 5 Stelle che è stato portato a quel tavolo tecnico del Ministro Orlando, successivamente del Ministro Galletti: senatrice, non è vero che non è totalmente sostenibile, alcune cose si possono fare.

  PAOLA NUGNES. Ci è stato risposto – abbiamo ricevuto una lettera – che non è economicamente...

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Noi, invece, abbiamo detto – dico in questa Commissione il mio Pag. 17pensiero, espresso tante volte anche pubblicamente – che la soluzione di Giugliano non può essere di un solo tipo.
  È più logico, visti anche i tempi di risoluzione – se dovessimo fare un impianto, avremmo bisogno di almeno quattro, forse cinque anni solo per realizzarlo – cominciare a pensare a una serie di iniziative complementari tra loro. Vogliamo cominciare la sperimentazione per produrre il CSS ? Ci siamo. Se qualcuno ci dice che possiamo farlo, lo facciamo.
  Peraltro, presidente, c’è un problema serio anche sulla proprietà di quelle balle oltre che dei suoli. Oggi, sono portato a dire che il proprietario di quei rifiuti imballati è il Governo di questa Nazione, perché FIBE ha dimostrato in sede giudiziaria di non essere più proprietaria. Chi dovrebbe essere proprietario, la regione ? Assolutamente no. Sapete che i comuni hanno pagato per il trattamento di quei rifiuti.
  Quando si è chiuso il periodo emergenziale ed è intervenuta l'unità tecnica amministrativa, che sta liquidando la parte emergenziale, i comuni hanno dovuto pagare e addirittura, quando non ce l'hanno fatta con proprie risorse, sono stati trattenuti trasferimenti erariali quando lo erano ancora, mentre oggi non lo sono più, dal Ministero dell'interno. Hanno dovuto pagare anche il trattamento fatto per arrivare a quelle balle. Qui c’è un problema anche di proprietà di quelle balle, quindi non si può dire che il problema va risolto solo ed esclusivamente dalla regione Campania.
  Nel piano abbiamo semplicemente recepito. Soluzioni alternative ? Tutte quelle possibili. È chiaro, però, che non si può pensare che una soluzione alternativa per un problema così grande, peraltro così attenzionato dall'Europa, ricada solo sulla regione Campania, che ha il compito fondamentale in questo momento di programmare, coordinare, pianificare, legiferare e controllare che il ciclo urbano funzioni, non quello gravato da un'eredità di 5 milioni ! C’è una balla per ogni cittadino della Campania. Siamo 5 milioni 800.000 e ognuno di noi ha una balla con nome e cognome che si è ritrovato lì.
  Per quanto riguarda le ripercussioni sulle regioni per i tagli...

  ENRICO BUEMI. Ci sono le balle accumulate in quei terreni e ci sono quelle raccontate per vent'anni.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Certo.

  PAOLA NUGNES. Sinceramente, vorrei ragionare un attimo con lei. Se sta parlando della legge n. 123, che ha seguìto il decreto n. 90 per l'emergenza rifiuti in Campania, che col Governo Berlusconi stabilì di costruire i cinque inceneritori, e poi con un'altra legge è stato trasferito all'inceneritore di Giugliano quello che era nella possibilità della realizzazione dell'inceneritore di cui mi sfugge la località – lo diceva prima lei – beneficiando anche dei CIP6, questa veramente è una cosa su cui dovremmo ragionare.
  Nel momento in cui è stata decretata la fine dell'emergenza rifiuti e la nostra produzione dei rifiuti si è tanto ridotta, come ripeto che riportavo dai suoi dati, anche se quello era il dato della parte residua, comunque adesso ci troviamo, come dice anche lei in relazione, a dover rivisitare il piano. Non può dirmi, quindi, che una legge speciale, la n. 123 del 2008, impone di realizzare l'inceneritore. Non ha un senso della logica, perché significa che stiamo aspettando come una grazia di Dio che quest'articolo 35 ci permetta di far arrivare i rifiuti da altre parti d'Italia. Se dobbiamo basarci sulla produzione dei rifiuti della regione, probabilmente siamo fuori registro.
  In ogni caso, questa storia dell'imposizione di una legge di Stato...

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Pag. 18Campania. Senatrice, io sono un pubblico ufficiale e lei non può chiedermi di violare una legge dello Stato. Le due leggi...

  PAOLA NUGNES. No, io ho parlato col Ministro Orlando, che mi dice che è il piano regionale della regione Campania; vengo a parlare con lei e lei mi dice che è la legge dello Stato. Allora, vorrei vedervi allo stesso tavolo.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Senatrice, non glielo dico io.

  PAOLA NUGNES. Lo sta dicendo lei.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque. È citato a pagina 11 della mia relazione: l'articolo 10, comma 6-bis, della legge n. 26 del 2010 e l'articolo 1, comma 6, della legge n. 28 del 2012 – non c'entra niente il Governo Berlusconi – dispongono la localizzazione di quest'impianto a Giugliano e affidano la sua realizzazione a un commissario straordinario. Scusatemi, che devo fare rispetto a queste leggi ? Qualcuno me lo dice ?

  PAOLA NUGNES. Se il bilancio...

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Non c'entra niente il bilancio ! Senatrice, il bilancio di massa si riferisce al ciclo...

  PAOLA NUGNES. È inutile che facciamo riduzione...

  PRESIDENTE. Senatrice, non si capirà niente nel resoconto. Bisogna che siamo ordinati, altrimenti chi legge non capirà cosa è scritto. È tutto sovrapposto.
  Andremo oltre, ma voglio solo ricordare che quelle leggi, visto che c'ero, ovviamente sono state tutte concordate con chi era in regione allora, quindi quella pianificazione, giusta o sbagliata, che oggi è bella o brutta, larga, stretta, è stata sempre fatta in raccordo con la regione. Nessuno ha mai impostato niente, al di là di chi fosse al Governo. Io c'ero, sia all'opposizione sia nella maggioranza, e ci tenevo proprio a un piccolo contributo a onor del vero. È anche vero che le leggi possono sempre essere cambiate.
  Chiedo scusa, facciamo finire l'assessore.

  ENRICO BUEMI. L'aberrazione è aver previsto in una legge dello Stato il numero di inceneritori, cioè aver concluso completamente.

  PRESIDENTE. Forse, non si ha presente in che fase eravamo. Abbiamo fatto forse almeno otto o nove leggi speciali per la Campania, visto che c'erano i rifiuti per strada. Probabilmente, col senno di poi, è giusto che i giudizi possano essere dati e che ognuno si faccia la sua idea, ma non è in una situazione di normalità che si sono scritte certe cose in una legge.
  Fatto sta che ci sono tante anormalità, come la gestione delle province del ciclo dei rifiuti, mentre in tutta Italia era fatta dai comuni, come le società provinciali che gestivano gli impianti, mentre in nessuna parte d'Italia sono gestite dalla provincia, e tante situazioni anomale dovute a una storia che chi conosce bene la storia della Campania sa quale sia.

  ENRICO BUEMI. Presidente, le misure di tipo ordinamentale hanno senso all'interno di una legge.

  PRESIDENTE. Sì, ma non in una situazione d'emergenza.

  ENRICO BUEMI. Le misure di tipo quantitativo, però, assolutamente no.

  PRESIDENTE. Non voglio difendere nessuno, ma sono leggi d'emergenza. Purtroppo, abbiamo fatto per anni leggi emergenziali.Pag. 19
  Chiedo scusa, vorrei fare andare avanti l'assessore.

  PAOLA NUGNES. Voglio soltanto ricordare all'assessore pagina 8: «A fronte delle mutate condizioni di contesto, è stata avviata ed è in fase di completamento una revisione del fabbisogno impiantistico».
  Allora, a fronte di questa produzione di rifiuti, di una riduzione, sicuramente, in vista e di una raccolta differenziata da incrementare, ritengo che la previsione impiantistica attuale riportata in questa relazione sia assolutamente fuori logica.

  PRESIDENTE. Il pensiero è chiaro.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Io rispondo a domande e non, invece, a impostazioni di logica.
  Senatrice, magari su questo possiamo confrontarci quando vuole.
  Voglio continuare a rispondere. Dico di costruire la strategia alternativa. Del resto, con il ministro lo faremo nei prossimi giorni.
  Onorevole, non c’è nessuna ripercussione diretta sulla regione da parte della sentenza dei giorni scorsi. Se avete avuto modo di approfondirla, quella sentenza si riferisce a un caso specifico, a una procedura di infrazione, che riguardava il POR, il piano operativo regionale, 2000-2006.
  La sentenza dice che la regione Campania ha utilizzato i fondi del POR 2000-2006 in presenza di una procedura di infrazione, mentre il regolamento comunitario vieta di farlo. Glielo dico perché per esperienza diretta in regione Campania – parlo della mia funzione amministrativa – ho cominciato a riprogrammare sulla parte residuale, quello che restava del POR, solo dopo l'approvazione del piano, di una serie di atti e dopo aver negoziato con la Commissione europea.
  Non sono, quindi, tagli. Non sono soldi che ci vengono tagliati. Il pericolo vero è che qualcuno potrebbe chiederci di restituirli, o meglio, non li hanno ammessi a rendicontazione. Questo è quello che è successo. Sono circa 60 milioni di euro di interventi realizzati, pagati, che però non sono stati ammessi a rendicontazione sul POR 2000-2006.
  Sinceramente, non è materia né mestiere mio, ma la soluzione potrebbe anche essere quella di traslare queste spese sui programmi operativi degli anni successivi. Se, infatti, sono valide, che colpa hanno quelli che hanno ricevuto quei finanziamenti benché – per carità – siano tutti enti pubblici ? L'idea potrebbe essere quella di traslare se la Commissione ce lo consente. Diversamente, c’è il rischio che il definanziamento debba essere coperto con risorse proprie del bilancio regionale, non avendo avuto la possibilità di poterle rendicontare, e quindi di poterle avere in accredito sul POR 2000-2006.
  Per quanto riguarda il fiume Volturno, ho seguìto molto le cose che ha scritto e fatto. Se me lo consente, mi riprometto di farle avere una relazione, che ovviamente mando sempre alla presidenza, per quanto riguarda sia il fiume Volturno sia le bonifiche.
  Sulle bonifiche, dichiaro al presidente tutta la mia totale disponibilità per un'audizione su questo campo. Il lavoro svolto è quello che rientra nei normali compiti istituzionali, però ci sono tante cose sulle quali bisognerebbe prima avere conoscenza, poi riflettere e poi magari, anche qui, in previsione della programmazione 2014-2020, qualche atto di indirizzo potrebbe essere utile a rendere più efficace l'azione negli anni a venire. Preparo due relazioni e gliele faccio avere.
  Senatrice, ha ragione sui rifiuti per strada, però molte volte dipende anche dalla capacità dei comuni di gestire bene il ciclo degli urbani. Consideri anche che questo succede soprattutto nelle zone a maggior densità abitativa, quelle interessate anche da fenomeni di scarso controllo del territorio. Non a caso, un pezzo importante di Terra dei fuochi, cioè del protocollo che si sta attuando tra il Ministero delle politiche agricole, quello della salute e quello dell'ambiente attraverso il Pag. 20commissario deputato, il prefetto Carfagna, l'ARPAC, l'ASL e tutti i soggetti coinvolti, riguarda proprio il controllo del territorio. Spesso, non è neanche colpa dei soli sindaci. Il problema è che si pulisce e qualcuno... Questo vale per i rifiuti urbani.
  Poi c’è il grande capitolo dei rifiuti speciali. Il vero problema della Terra dei fuochi non sono gli urbani, come sappiamo tutti, ma i rifiuti speciali che provengono dalle attività produttive al nero, in sommerso. Per poter bruciare i loro rifiuti, si servono normalmente di organizzazioni criminali o anche di associazioni avventizie che bruciano quei rifiuti, altrimenti non potrebbero smaltirli con un regolare MUD perché abusivi. Questo è il problema vero.
  Mi permetto di dire che su Terra dei fuochi forse l'altro ministero da mettere al tavolo è quello dello sviluppo economico, per cominciare un'azione più serrata di controllo sulle attività produttive, andando a stanarli dove sono. Se, infatti, si ha un laboratorio abusivo nel sottoscala o in uno scantinato, come si smaltiscono quei rifiuti ? O li si lascia sul ciglio della strada abbandonati o, peggio ancora, arriva qualcuno che fa magari il giro bolla, in modo che si fa anche finta di aver rispettato la legge. Questo è il problema vero Terra dei fuochi. Quello dei rifiuti urbani si risolve con una maggiore efficienza nel sistema e nell'attività di igiene urbana.
  Per quanto riguarda il termovalorizzatore di Giugliano, penso di aver già dato qualche informazione.
  Onorevole Palma, al comune di Napoli abbiamo fatto tutto quello che potevamo, mi creda, e continuiamo a farlo. Pensi che il primo finanziamento che la regione Campania ha accordato al comune di Napoli data luglio 2010 e di quel finanziamento non è stato ancora utilizzato un centesimo di euro. Si stanno facendo le gare. Capisco le difficoltà del comune di Napoli. C’è stato l'altro finanziamento del Ministero dell'ambiente.
  Continueremo a dare al comune di Napoli tutta l'assistenza e il sostegno possibile. Le polemiche sui rifiuti non servono assolutamente a nulla, se non ad aggravare il problema, ma una difficoltà oggettiva del comune di Napoli, forse per dimensioni, forse per contesto, perché c’è un problema legato... Cosa ?

  ENRICO BUEMI. Per cos'era il primo finanziamento ?

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Per la raccolta differenziata. Nella relazione trovate tutti i dati. Quando parliamo di finanziare piani, non significa fare il piano. Finanziamo i secchielli, le attrezzature, le cose concrete che servono per la differenziata. Il comune di Napoli ha ricevuto dalla regione Campania e dal ministero circa 13 milioni di euro di finanziamenti, al momento non ancora utilizzati.
  Per quanto riguarda il controllo relativo alle zone di produzione, onorevole, qui stiamo lavorando – nei prossimi giorni, dovrebbe esserci la riunione del gruppo interministeriale, quindi del gruppo operativo – e abbiamo quasi terminato un processo, che chiamiamo «QR verde», che certifica le componenti ambientali suolo, aria e acqua nelle zone di origine della produzione dei prodotti agroalimentari.
  Abbiamo seguìto questa strada perché in regione Campania c’è già un percorso di tracciabilità, il QR code: i produttori che vi si sono assoggettati, attraverso questo semplice QR, hanno la possibilità di far conoscere al consumatore il percorso di quel prodotto per dare informazioni sull'origine e sul trattamento del prodotto stesso. Faremo la stessa cosa per le zone d'origine.
  I dati che stanno emergendo dagli accertamenti effettuati da ARPAC, ISS e le ASL ci dicono che in alcune zone l'interdizione, già scattata alla produzione delle attività agricole, deve scattare ed è scattata, ma anche che queste zone sono un tantino più piccole, o meglio sono nel numero ridotte rispetto ai famosi siti che furono censiti e presentati nel primo decreto, se ricordate, coi famosi livelli di Pag. 21rischio 5, 4, 3, 2 e 1. Tutte queste attività sono state fatte, si stanno completando.
  Per i rischi 5, 4 e 3, le attività di controllo si sono completate e si stanno facendo anche per gli altri siti, più numerosi, ma anche meno pericolosi dal punto di vista dell'evidenza. Scattano le interdizioni all'uso dei suoli per attività agricole. A questo punto, sappiamo dov’è possibile e dove non lo è. Laddove, però, è possibile continuare a produrre, l'aiuto che vogliamo dare è proprio questo: per un prodotto, per una serie di prodotti, dall'origine, dalla certificazione della qualità delle matrici ambientali fino al percorso che lo porta sulle nostre tavole, deve esserci una tracciabilità integrale. Stiamo lavorando a questo progetto.
  Per la verità, lo stiamo facendo in proprio, senza spendere tanti soldi. Vorremmo anche pensare che questa possa essere una delle iniziative da presentare a Expo 2015. Sappiamo che la regione Campania è in una criticità enorme sotto questo punto di vista, che si è fatto tanto danno all'economia di una regione principalmente agricola o che si basa sull'agroalimentare. L'avvertiamo, quindi, anche come esigenza per cercare di riprenderci un po’ le quote di mercato che sono state perse nel corso di questi anni.
  Tre impianti di compostaggio sono pochi. Lei ha ragione. Ce ne sono altri tre in costruzione. Consideri che, però, solo per completare gli impianti, abbiamo dovuto penare anni. Li abbiamo trovati quasi tutti gravati da contenziosi. Per l'ultimo, per esempio, San Tammaro, abbiamo risolto il contenzioso nei giorni scorsi. Sono stati fatti in periodi emergenziali, sono poi stati utilizzati per usi propri.
  L'impianto di compostaggio di San Tammaro, che era quasi finito, è diventato un sito di stoccaggio provvisorio di rifiuti e di balle, perché si era in emergenza. Quando sono andati a svuotare l'impianto, hanno tirato via tutto l'impianto togliendo le balle, e quindi addio impianto. Si deve ricominciare daccapo, però tenendo conto che si ha un contenzioso con l'impresa, che fa le riserve, che si devono fare i collaudi. Bisogna anche trovare le risorse per completare quell'opera e, ovviamente, non si hanno più quei soldi, persi nel frattempo.
  È giusta, quindi, l'osservazione, onorevole, ma bisogna anche tenere conto della capacità di trattamento degli impianti privati. Con questi mi riferisco sempre a impianti che trattano la frazione organica derivante dalla raccolta differenziata regolarmente autorizzati e, nella maggior parte dei casi, che sono già in filiera con il Consorzio italiano compostatori. Sono impianti di compostaggio aerobico.
  Personalmente, considero molto più utili per la regione Campania impianti di compostaggio aerobici, perché abbiamo bisogno del compost anche per le attività di bonifica. Se, infatti, il compost è di qualità, la raccolta differenziata viene fatta bene e il processo, peraltro banalissimo, funziona, recuperiamo anche un ammendante utilissimo per ricostruire la qualità degli strati pedologici agricoli che, invece, sono stati contaminati. Non a caso, nella revisione del piano, entro la fine del mese di dicembre pubblicheremo un bando che destina risorse ai comuni riuniti in base alla nuova legge in sistemi territoriali operativi, STO, per gli impianti di compostaggio di comunità.
  Una cittadina di 22-23.000 abitanti ha bisogno di un impianto per trattare 3.000 tonnellate all'anno di frazione organica selezionata e, se l'impianto è realizzato dal comune, questo ha tutto l'interesse a che la frazione organica sia selezionata. Un impianto del genere costa molto poco, si ripaga sostanzialmente in otto mesi, semplicemente con una tariffa che diventa praticamente la metà di quello che si paga oggi per portarlo fuori regione. Spingeremo molto in questa direzione.
  Il compostaggio domestico funziona già nelle zone interne, in molti comuni dell'Irpinia, dell'alto beneventano, dell'alto casertano, del Cilento, del Vallo di Diano, ma lì hanno la possibilità di almeno 100 metri quadri di giardino. Non dico che questo abbia eliminato, ma molto ridotto il problema dell'umido. Il compostaggio domestico in queste zone, di comuni comunque chiaramente, veniva già nuovamente Pag. 22fatto. Abbiamo semplicemente un po’ spinto con l'acquisto delle compostiere.
  L'impianto di compostaggio di comunità, invece, il biocontainer, per intenderci, con un semplice biofiltro, non dà problemi. Se gestito bene, non produce nessun fattore odorigeno. Pubblicheremo, quindi, un bando utilizzando gran parte delle risorse che ci siamo guadagnati sugli obiettivi di servizio, 30 milioni di euro in totale: di questi, 10 andranno per realizzare questo tipo di impianti e gli altri per ridurre la quantità dei rifiuti, quindi per finanziare il piano regionale di riduzione dei rifiuti a monte, sempre con attività di sostegno alle iniziative dei comuni.
  Lei voleva sapere se faremo un esposto alla Corte dei conti per responsabilità: lo faremo. In questo momento, la giunta regionale della Campania è riunita proprio per deliberare in tal senso. Lo ha annunciato il presidente Caldoro nei giorni scorsi. Pensiamo che, sotto questo punto di vista, non sia solo un problema politico, ma che ci siano delle responsabilità anche dal punto di vista della struttura. Secondo noi, non si possono utilizzare le risorse europee sapendo che c’è un divieto a farlo. Noi non l'abbiamo fatto. Non ho programmato nulla fino a quando non siamo usciti dalla procedura di divieto legata all'infrazione.
  Stiamo seriamente pensando all'idea di investire negli STIR per il recupero di materia. Dipende molto anche dall'evoluzione del ciclo di gestione quando sarà implementata la legge regionale. Mi spiego meglio. Oggi, gli STIR sono di proprietà delle province e gestiti da società delle province. Quando si saranno insediate, da qui a un mese, le conferenze d'ambito, questi impianti dovranno passare nelle competenze gestorie dei comuni, i quali dovranno stabilire se proseguire il rapporto con le società provinciali, se subentrare a esse, se liquidarle, ma è evidente che sarà l'autorità d'ambito che raggruppa i comuni a stabilire che modello gestionale vorrà dare al suo ambito.
  Non so se avete avuto modo di leggerla, ma la legge è di principio, di indirizzo, non una legge provvedimento. Abbiamo tentato di fare per la prima volta una legge non di regolazione. Se, infatti, poi si va a dettagliarla nei regolamenti e la legge non funziona, per cambiarla ci vuole un iter molto più complesso. Se, invece, nella legge si fissano soltanto gli obiettivi e si stabiliscono le sanzioni, i poteri sostitutivi, c’è una legge e, ovviamente, come prevede il codice dell'ambiente, si dà al comune la responsabilità e il diritto-dovere di organizzarsi come meglio ritiene rispetto alla propria esperienza e agli obiettivi da conseguire.
  Sarà la conferenza d'ambito che dovrà prendere in gestione gli STIR e stabilire se realmente voglia farne, per esempio, come è possibile, una sorta di piattaforma, come quelle del CONAI. Lì arriva il rifiuto già selezionato dalla raccolta differenziata. Qui si tratterebbe di fare un lavoro analogo sulla parte indifferenziata dei rifiuti, per arrivare a spingere al massimo il cosiddetto recupero di materia.

  STEFANO VIGNAROLI. Se, però, si realizza un inceneritore, questo progetto va a monte.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Secondo me, no, onorevole. Le stavo dicendo proprio che per esperienza diretta le dico che, laddove le raccolte differenziate sono fatte bene – consideri che in questo momento sono fatte bene in più di 300 comuni dei 551 della Campania – se sono raccolte differenziate selettive, dove si arriva a raccogliere porta a porta anche il vetro, la stoffa, il legno, dove i centri per l'ambiente funzionano, soprattutto se il comune è stato in grado di introdurre anche la tariffa, per cui a chi differenzia di più si fa pagare meno, pesando e salando dalla parte variabile della tariffa i rifiuti portati al cento per l'ambiente, questa è una cosa normalissima. Sta già cominciando a diffondersi.
  Attenzione: pur facendo questo, al momento – potete fare anche riferimento agli Pag. 23studi di Federambiente e tutti gli studi che volete – fatta base cento, un 30 per cento di oggetti che ci circondano non consente il recupero di materia.

  GIOVANNA PALMA. Questa è una polemica atavica.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Non voglio fare, per carità, come con la senatrice Nugnes. Non lo dico, però, io, ma anche l'esperienza quotidiana. Sono già contenute nella relazione, onorevole, le quantità esportate fuori regione, quindi anche in Austria e in Olanda.
  Per rispondere alle domande del presidente, Terra dei fuochi, bonifiche, Isochimica sono tutti temi di cui dobbiamo parlare. Le manderò dei report informativi, presidente, poi deciderà quando vorrà convocare la Commissione.
  Le manderò l'elenco degli intermediari per quanto riguarda il trasporto fuori regione. Non glielo do adesso per il semplice fatto che non li sceglie la regione Campania, ma sono scelti, normalmente con gare di evidenza pubblica, dalle cinque società provinciali, le quali, gestendo gli STIR, devono garantire poi l'allocazione dei rifiuti prodotti dagli STIR stessi. Al limite, farò in modo di chiedere, per gli ultimi tre anni, tutte le gare che hanno espletato, con tutti i nomi delle aziende che hanno svolto quest'attività.
  Le fornirò anche l'anagrafica delle aziende che ricevono i rifiuti. In maniera particolare, posso dire, per quanto riguarda la Puglia, che le discariche originariamente erano tre, Italcave, Vergine e Levante, e di queste mi sembra sia rimasta soltanto Italcave e Formica Brindisi.

  ENRICO BUEMI. Scusi, assessore, sul trasporto c’è un'interazione con la DIA, la Direzione nazionale antimafia e le prefetture preposte al rilascio dei certificati ?

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Senatore, non posso risponderle perché non siamo noi a fare le gare. Presuppongo e spero di sì. È evidente che, per un'attività come questa, se si fa una gara di appalto, prima di consegnarla, si deve chiedere la certificazione antimafia. Penso che le cinque società provinciali mediamente lo facciano, però al limite glielo chiediamo, facciamo un po’ di attività e lo inserisco nella relazione che lei mi ha chiesto.
  Per quanto riguarda la proprietà dei terreni, presidente, abbiamo una situazione molto variegata. In alcuni casi, le balle sono depositate in impianti o in suoli di proprietà pubblica. Penso a Persano, una caserma, o allo STIR di Pianodardine, di proprietà pubblica. In altri casi, invece, i rifiuti sono stati stoccati in aree private, tutte attenzionate. In questo caso, quando predisponiamo i piani per la rimozione di queste balle, non entriamo nel discorso della proprietà, perché non rientra nei nostri obblighi.
  C’è un problema molto serio per i suoli di villa Literno e di Giugliano, dove lo Stato italiano, tutti i cittadini italiani sono proprietari di circa 100.000 metri quadrati e oltre acquistati dalla Protezione civile, quindi regolarmente trascritti e anche con i frazionamenti catastali. Sono di proprietà del Governo italiano, ma sono soltanto una parte.
  L'altra parte sono suoli privati acquisiti con contratti del periodo emergenziale. Su questo c’è un'attività conoscitiva e d'indagine particolarmente forte. È notizia di qualche giorno fa che i contratti stanno anche per scadere, e quindi bisognerà provvedere anche a capire chi debba pagare il fitto di questi suoli.
  Se vogliamo essere logici, non riguarda la regione. Non è automatico che debba ricadere sui cittadini della Campania. Ripeto, infatti, che hanno pagato già per il trattamento di quei rifiuti.

  ENRICO BUEMI. Che ne pensa, invece, di fissare una priorità, eventualmente, nel percorso di incenerimento possibile, quello Pag. 24di cui si è parlato all'inizio, quello di prelevare con la gradualità necessaria partendo da lì ?

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Guardi, senatore, si può anche partire da lì, però qui abbiamo un altro problema da risolvere di natura tecnica. Siti che contengono numeri tutto sommato piccoli di balle, dalle 20.000 alle 100.000, sono più facilmente gestibili. Consideri che queste balle sono state fatte un po’ di anni fa: quando devono essere trasportate, vengono aperte, come deve essere necessariamente. Abbiamo, infatti, prima di tutto, la caratterizzazione che dobbiamo fare a campione; poi, logicamente, dobbiamo avere l'ispezione de visu.
  Se si comincia ad aprire, si deve avere un piano che in un numero di giorni ragionevolmente non troppo esteso porta a svuotare tutto. Si immagina, invece, 3 milioni 800.000 tonnellate, cominciando da dove, dalla prima sopra ? La vedo difficile. Perché finora non è stata ancora attaccata quella mega piramide che c’è tra Villa Literno e Giugliano ?

  ENRICO BUEMI. Mi faccia fare una domanda ulteriore: quante balle sono allocate su terreni privati rispetto a quelle allocate su terreni pubblici ? È evidente: un costo cresce e uno è stabile.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Abbiamo il costo perché abbiamo dovuto anche rilevarlo ai fini della guardiania e dell'applicazione della legge.
  Non conosco il dato, ma le rispondo per deduzione: se, su 5 milioni 800.000 tonnellate, 3 milioni 800.000 sono su Villa Literno e Giugliano, dove, fatta eccezione di questo pezzettino, è tutto privato, la logica conseguenza è che, su base cento, almeno il 70 per cento di queste balle è su siti privati, forse anche di più, e il 30 su siti pubblici.

  GIOVANNA PALMA. Attualmente, chi paga ?

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Dovrebbe pagare l'unità tecnica.

  PRESIDENTE. Adesso, sono in tariffa.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Adesso, sono in tariffa, ma fino al 2010 ha pagato il commissario. Il problema, quindi, è serio.
  Presidente, se può servirle, faccio anche per questo un piccolo report.

  PRESIDENTE. Magari recupereremo direttamente gli altri.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Allo stesso modo, le farò sapere quali comuni hanno utilizzato aziende alternative al posto dei consorzi. Qui è un po’ difficile ricostruire tutto. Consideri che la legge che istituiva i consorzi obbligatori è la n. 10 del 1993, quindi è da allora che i comuni avrebbero dovuto utilizzare questi lavoratori.
  Quando è nata l'emergenza, questi lavoratori hanno beneficiato di un contributo fisso mensile di circa 800 euro e fino al 31 dicembre 2009 nessuno si preoccupava mai di spingere un po’ di più per farli lavorare, perché tutto sommato percepivano 800 euro al mese. Questa è la verità. Quando questo è finito, questi lavoratori risultavano non cantierizzati, cioè erano alle dipendenze del consorzio, ma senza un cantiere in cui andare a lavorare. Nel Pag. 25frattempo, infatti, i comuni, che invece avevano l'obbligo di utilizzarli a meno di situazioni particolari di comuni, come per la presenza di una municipalizzata, hanno fatto anche altre attività dopo l'emanazione della legge, dopo la costituzione del consorzio, sostenendo che erano usciti dal consorzio.
  È sbagliato. Da un consorzio non si esce semplicemente non utilizzandolo, ma si va in consiglio comunale e si deve avere la motivazione per uscire. Lo dico perché, quando i consorzi arriveranno a liquidazione, è molto probabile che i danni finiscano sui comuni, che saranno chiamati in ragione della loro consistenza demografica a pagare la quota parte rispetto al consorzio.
  Concludo con Acerra, che è di proprietà della regione Campania, ma perché una legge ci ha imposto di acquistarlo. Una legge ha tolto 355 milioni di euro dal FAS della regione Campania per pagare il proprietario di quell'impianto, FIBE-Fisia. Oggi, siamo in contenzioso con il gestore perché qualcuno ha pensato che, avendo trasferito la proprietà alla regione Campania, questa fosse subentrata in quel contratto. Abbiamo detto che subivamo l'acquisto, ma che non intendevamo subentrare nel contratto. A nostro avviso, il contratto del 2008 va adeguato alle normative di oggi per alcune categorie: manutenzioni straordinarie, smaltimento ceneri e così via. Questo non ha trovato un bonario componimento e oggi abbiamo un contenzioso.
  Al momento, i proventi, al netto delle spese, sono per il 49 per cento riversati alla regione Campania e per il 51 per cento al gestore, che deve, ovviamente, recuperare la parte di investimento.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi per un breve giro di domande.

  ALBERTO ZOLEZZI. Parlando proprio tecnicamente, visto che parla delle caratterizzazioni a campione, avete mai avuto l'impressione, per caso, che dalle ecoballe alcuni materiali, come la plastica, potessero essere recuperati ipotizzando possibilità che anche a livello economico possano darvi qualche chance alternativa all'incenerimento ?

  STEFANO VIGNAROLI. Vorrei un chiarimento, perché forse mi è sfuggita la risposta sull'importazione della regione Campania di rifiuti da altre regioni: ci delinea un quadro passato e futuro ?
  Inoltre, non so se vi siate sovrapposti, ma a me risulta che il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 5242 del 23 ottobre 2014, ha disposto che i rifiuti trattati negli impiantisti STIR della regione Campania sono da considerarsi urbani e non speciali. Vorrei sapere se questo fosse sbagliato, se sia stato smentito.

  PRESIDENTE. Bisogna andare avanti nella lettura della relazione.

  PAOLA NUGNES. Tenevo anch'io a un momento di chiarezza su questo.

  PRESIDENTE. Con una domanda secca.

  PAOLA NUGNES. Con una domanda secca, ma mi dispiace che l'assessore, alla mia affermazione, abbia messo assolutamente in dubbio la sentenza, per cui necessito di un momento di chiarezza.
  È vero che ha ritenuto il rifiuto speciale, quindi codice CER19, però ha anche detto che vanno assoggettati a regime di rifiuti urbani, che possono essere giustamente soltanto bruciati e non smaltiti, quindi recuperati, che poi non potrà più valere per il futuro come recupero energetico, e che quindi vanno sottoposti al principio dell'autosufficienza regionale per lo smaltimento. Ha dato torto alla regione Campania. È permesso per legge che con un accordo tra regioni si possa comunque portare a incenerimento, ma mi dispiace fare un po’ il gioco delle tre carte rispetto alle definizioni, perché appunto si mettono in cattiva luce delle affermazioni.
  Avevo letto la sentenza. Probabilmente, non mi ero espressa bene e chiedo scusa del fatto che non lo avessi fatto in maniera corretta.

Pag. 26

  PRESIDENTE. Penso che nella sentenza sia scritto chiaramente che un conto è lo smaltimento, un conto il recupero. Il recupero energetico è un recupero.
  Su questa questione, visto che sono stati fatti nel passato diversi accordi per lo smaltimento del 191212 verso altre regioni, mi chiedo a questo punto, dopo la sentenza, cosa succederà. Per quella parte di rifiuto 191212, che usciva fino a prima della sentenza e che continua ad andare in discarica per il contratto tra due aziende, per esempio SAPNA e il consorzio AREA della provincia di Ferrara, che, venendo da lì, conosco bene, di 250.000 tonnellate, alla luce di questa sentenza, cosa succede ? Viene rinegoziata, viene rivista ? Avete un'idea di cosa potrebbe capitare, se ne siete al corrente ? Gli accordi erano sulla base di accordi regionali, ma in quel...

  GERARDO CHIEFFO, Assessorato all'ambiente della regione Campania. La legge sull'emergenza prevedeva un'eccezione per la Campania, che doveva fare anche gli accordi per questa tipologia di rifiuti speciali, quindi è una restrizione che dava alla regione Campania di fare gli accordi anche per gli speciali.

  PRESIDENTE. Fatemi capire bene. L'accordo era fatto tra le regioni in fase d'emergenza.

  GERARDO CHIEFFO, Assessorato all'ambiente della regione Campania. Restrizione della legge, però, per la Campania; altre regioni potevano tranquillamente portarsi gli speciali. Per noi, sono sempre stati comunque speciali questi rifiuti, quindi dopo la fine dell'emergenza abbiamo continuato a portarli fuori regione perché sono speciali, quindi non c’è bisogno di accordo.

  PRESIDENTE. D'accordo, ma alla luce di questa sentenza, questo è il tema. Non le sto dicendo che quello che avete fatto prima non era regolare. C’è stata una fase di vacatio legislativa, per cui il Consiglio di Stato non si era pronunciato e in questa fase il codice rifiuto speciale 191212 è uscito come qualsiasi tipo di rifiuto speciale.
  La mia questione è la seguente: nel momento in cui c’è la sentenza, per cui, come giustamente ricordato, è sancito che il 191212, se esce trattato per essere recuperato, può farlo senza bisogno dell'accordo regionale, se invece esce per lo smaltimento, a questo punto mi vien da dire che deve esserci un accordo regionale. È così ?
  Quei contratti che sono stati stipulati in quella fase... Ecco. All'epoca, si dovevano portare, per esempio, 250.000 tonnellate nella discarica del consorzio AREA di casa mia, di cui conosco la storia, a smaltimento, quindi non a recupero: cosa succede ? Si blocca questa situazione ? È rivisto il contratto ? Non so se sono stato chiaro.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Presidente, le rispondo subito. Tutti i flussi per lo smaltimento del 191212 sono stati fermati dalla data di promulgazione della sentenza. Al momento, non stiamo portando nulla.
  Peraltro, dico solo per ulteriore conoscenza che i flussi che vanno a smaltimento vero sono nell'ordine del 10 per cento del totale di quello che era fuori, quindi non un granché, per cui riusciamo a compensare. Mi permetto, se posso rubare ancora qualche minuto, di dire che tutto sta nel rapportare la sentenza al reale processo di lavorazione degli STIR.
  I rifiuti entrano col codice CER20, tal quale, sono lavorati, separati ed escono tutti con lo stesso codice, 191212, nel quale però c’è sia la frazione secca tritovagliata, che ha un PCI, un potere calorifico inferiore, sufficiente per poter essere combusto senza problemi e anzi; poi c'era una frazione umida tritovagliata, la FUT, che aveva lo stesso codice, 191212. Avendo, però, una quantità di unità superiore, non poteva essere combusta, non perché non avesse il codice giusto, ma Pag. 27perché non conveniva, perché si bruciava acqua. Questo era lo STIR prima.
  Adesso, lo STIR produce 191212 FST secco, che va normalmente al recupero di energia o, in alcuni casi, anche al recupero di materia, ma la frazione umida, la FUT, non è più 191212, bensì 190503 o 190501. Ecco perché chiediamo al Consiglio di Stato il giudizio di ottemperanza: caro Consiglio di Stato, mi dici come devo ottemperare ? Nella tua sentenza, si parla solo di 191212, non di questi due ulteriori prodotti, che però sono certificati perché c’è un processo di stabilizzazione. Questo, nonostante tutto, ha fermato i flussi verso gli impianti di smaltimento dalla data del 25 ottobre, due giorni dopo la sentenza.
  Onorevole Vignaroli, non prendiamo rifiuti da altre regioni. Ne stiamo prendendo soltanto, sulla base di un accordo, dalla regione Calabria, che ha il problema serio di non avere gli impianti di trattamento. Li prendiamo perché i nostri sette impianti STIR, per effetto della diminuzione della quantità di rifiuti, stanno lavorando a scartamento ridotto. Dico che, paradossalmente, questo è anche un elemento che aiuta finanziariamente i gestori degli impianti STIR. La Calabria, infatti, porta i suoi rifiuti, che sono trattati, e cura lo smaltimento e il recupero di questi rifiuti. È a carico loro. L'accordo parla chiaro. Se ci dovesse essere un blocco nella fase di smaltimento, noi fermiamo i flussi in ingresso.

  STEFANO VIGNAROLI. Di quale quantità parliamo ?

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Al giorno ?

  STEFANO VIGNAROLI. Sì.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. L'accordo è per 500 tonnellate al giorno, ma non ci si arriva.
  Inoltre, onorevole, la regione Campania ha stipulato un accordo con la regione Calabria, ma i soggetti gestori sono sempre e comunque le società provinciali, che in questo caso sarebbero quella di Salerno, Ecoambiente Salerno, e quella di Benevento, Samte, mentre quella di Avellino non l'ha proprio sottoscritto, quindi sono due società provinciali e sono solo due STIR.
  Ripeto, però, che la regione Calabria ce li fa trattare perché non ha impianti di trattamento. Se li avesse...

  ENRICO BUEMI. Da dove arrivano i mezzi ?

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Dalla Calabria.

  GERARDO CHIEFFO, Assessorato all'ambiente della regione Campania. Da Crotone e da Lamezia Terme.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Sono due stazioni di trasferenza. Anziché far arrivare i camion a tutti agli impianti, si arriva alla stazione di trasferenza, si caricano i camion più grandi...

  ENRICO BUEMI. Sono, quindi, 50 camion al giorno.

  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. Di meno.

  GERARDO CHIEFFO, Assessorato all'ambiente della regione Campania. Sono 2-300 tonnellate al giorno.

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  GIOVANNI ROMANO, Assessore all'ecologia, tutela dell'ambiente e disinquinamento, programmazione e gestione dei rifiuti, ciclo integrato delle acque della regione Campania. L'accordo è per 500, ma siamo intorno alle 300 tonnellate al giorno, quindi una decina di camion al giorno.

  PRESIDENTE. Ci invii tutte le informazioni necessarie e recupereremo le altre per conto nostro.
  Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 19.25.