XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Martedì 31 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zampa Sandra , Presidente ... 3 

Variazione nella composizione della Commissione:
Zampa Sandra , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PROSTITUZIONE MINORILE

Audizione del presidente del Tribunale per i minorenni di Genova, dott.ssa Marina Besio e del procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle D'Aosta, dott.ssa Anna Maria Baldelli.
Zampa Sandra , Presidente ... 3 
Besio Marina , presidente del Tribunale per i minorenni di Genova ... 3 
Zampa Sandra , Presidente ... 7 
Baldelli Anna Maria , procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta ... 7 
Zampa Sandra , Presidente ... 11 
Baldelli Anna Maria , procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta ... 11 
Zampa Sandra , Presidente ... 11 
Baldelli Anna Maria , procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta ... 11 
Zampa Sandra , Presidente ... 11 
Baldelli Anna Maria , procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta ... 11 
Zampa Sandra , Presidente ... 12 
Blundo Rosetta Enza  ... 12 
Zampa Sandra , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE SANDRA ZAMPA

  La seduta comincia alle 14,10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Variazione nella composizione della Commissione.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato, in data 18 marzo 2015, ha chiamato a far parte della Commissione la senatrice Elena Ferrara, che sostituisce la collega Francesca Puglisi, dimissionaria. Do il benvenuto alla senatrice. Siamo molto contenti che sia qui con noi.

Audizione del presidente del Tribunale per i minorenni di Genova, dott.ssa Marina Besio e del procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle D'Aosta, dott.ssa Anna Maria Baldelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla prostituzione minorile, l'audizione del presidente del Tribunale per i minorenni di Genova, dott.ssa Marina Besio, e del procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle D'Aosta, dott.ssa Anna Maria Baldelli.
  Vi porto le scuse della presidente Brambilla, oggi assente per motivi di salute. Do quindi la parola alla dottoressa Besio.

  MARINA BESIO, presidente del Tribunale per i minorenni di Genova. Ringrazio la presidente e gli onorevoli componenti della Commissione per l'invito a questa audizione. Ho preso visione del resoconto delle sedute precedenti della Commissione stessa circa l'analisi del problema nelle sue linee generali, la condizione dell'adolescente di oggi, il fenomeno emergente della prostituzione minorile ad accesso telematico e le responsabilità della società, tematiche che sono state svolte efficacemente dai relatori che mi hanno preceduta. Penso che il mio intervento di oggi debba incentrarsi sulla specifica realtà ligure. Per questo, vorrei innanzitutto premettere che le statistiche giudiziarie in tema di prostituzione minorile non rendono l'idea del fenomeno nella sua complessità e nei suoi effettivi numeri. Questo avviene perché esiste un numero oscuro, un sommerso che dipende in larga misura dalla natura del patto mercenario che nessuna delle due parti ha interesse a svelare.
  I fascicoli aperti presso il Tribunale dei minori di Genova, all'interno dei quali sono emerse delle problematiche inerenti la mercificazione della fisicità minorile, sono numericamente contenuti – direi una decina negli ultimi due anni, più o meno – e, a mio giudizio, possono distinguersi in due categorie. La prima è quella dei fascicoli che hanno ad oggetto situazioni che coinvolgono minori già seguiti dai servizi – spesso anche noti al Tribunale – per problematiche psicosociali del minore Pag. 4stesso o del nucleo familiare di appartenenza; la seconda categoria, forse ancora più inquietante, è quella relativa a situazioni di minori, per i quali l'impatto con la sessualità ha costituito un fattore scatenante del fallimento di un percorso adottivo.
  In tutte e due le tipologie di situazioni, il coinvolgimento dei minori nel mondo della prostituzione ha rappresentato solo una faccia di un disagio molto più articolato, che riguarda tutti gli ambiti relazionali, familiari, sociali e, a volte, psicopatologici degli stessi. Si tratta, per lo più, di minori portatori di una multi problematicità, caratterizzati dall'esposizione precoce ad esperienze traumatiche, dalla dipendenza da sostanze, da disturbi psichiatrici di particolare rilevanza, da percorsi adottivi particolarmente critici, per i quali la sessualità è divenuta una sorta di ansiolitico generale contro il male di vivere, ovvero una sfida titanica, a causa di un'indifferenza sprezzante nei confronti di quegli stessi sentimenti che hanno deluso, tradito, fatto soffrire il ragazzo o la ragazza.
  Parlavo, poco fa, delle due categorie di fascicoli nell'ambito dei quali ci siamo trovati di fronte alla prostituzione minorile. Se posso, vorrei esemplificare, citando due casi particolari – naturalmente garantendo l'anonimato e la genericità in modo tale che venga tutelata la figura della minore in oggetto – che mi sembrano veramente emblematici di quello che purtroppo ci troviamo affrontare ed anche dei risultati, talvolta non del tutto soddisfacenti, del nostro intervento. Il primo caso che vorrei citare è quello di una minore, che chiameremo Anna, la quale, all'epoca della segnalazione – era il 2010, quindi aveva quattordici anni – viene segnalata da una insegnante particolarmente attenta, scelta proprio dalla ragazza per comunicare qualcosa che la turbava moltissimo. Questo qualcosa erano delle attenzioni particolari, di cui era oggetto, da parte di un fratellastro per parte materna.
  Nel momento in cui arriva la segnalazione, i servizi intervengono immediatamente convocando la madre. La situazione non era nota. In realtà, si scopre una condizione molto grave, in cui esiste una fortissima conflittualità tra i genitori, che si erano separati circa la primavera precedente; la ragazza e la sorella, quasi maggiorenne, erano andate a stare con la mamma, la quale poco dopo aveva iniziato una convivenza con un uomo conosciuto on line.
  Tra la madre e le figlie la tensione era estrema. La madre diceva che non voleva più sapere niente di loro, diceva ai servizi di occuparsene; le ragazze dicevano che non volevano assolutamente più stare con la madre. Nell'immediato, arriva la segnalazione al tribunale, che affida le ragazze al comune. Le ragazze vengono collocate dal padre, anche lui portatore di problematiche (da poco arrestato per detenzione di una pistola e impegnato in un lavoro notturno), quindi la situazione non era delle più semplici da gestire.
  Ad ogni modo, il padre accoglie le ragazze ma, ben presto, la nostra Anna incomincia a essere assolutamente insofferente ad ogni forma di autorità, anche a quella paterna, al punto di cercare di riallacciare i rapporti con la mamma. Dice però che vuole andare in comunità, che non vuole tornare con la mamma e che non vuole neanche più stare con il padre. Nel tempo tecnico occorrente per cercare la comunità, la ragazza scappa ma viene ritrovata, quindi collocata in comunità e qui inizia, sorprendentemente direi, un buon percorso: ha una tenuta scolastica accettabile, al punto che viene promossa, anche se i suoi comportamenti sono sempre un po’ difficili da gestire; ha spesso atteggiamenti commediali, vuole attirare l'attenzione e non tollera le frustrazioni. Quindi, per carità, è una personalità difficile da gestire, ma mantiene comunque una certa tenuta rispetto al progetto. A un certo punto, ricompare la madre, che peraltro non si era più fatta vedere; la ragazza viene travolta da questo rapporto con la madre, che vuole assolutamente riallacciare. Si tenta, in effetti, di ricostruire la relazione – si era anche consigliato alla madre di andare al servizio di Pag. 5salute mentale, cosa che la signora non ha assolutamente fatto, però, dopo pochissimi rientri della minore presso la madre nei fine settimana, prodromici – almeno nelle loro aspirazioni – ad un rientro definitivo della ragazza, al compimento della maggiore età, avvengono due liti furibonde tra la ragazza e la mamma. Da quel momento, la madre dice che non vuole mai più essere rintracciata. Questo fa saltare completamente il già precario equilibrio di Anna, che non regge più il progetto della comunità, mette in atto fughe e comportamenti difficilmente gestibili, nonostante tutti gli interventi di supporto psicologico e non.
  A un certo punto, dice che lei ha avuto esperienze di prostituzione minorile, naturalmente attraverso lo strumento informatico, per dare un sostegno alla madre. I suoi racconti sono talmente variegati e contraddittori, i contorni a volte burleschi, a volte intrisi di sensi di colpa, che gli operatori stessi non sanno neppure se crederle, fino a quando la mamma di un'altra ragazza della comunità la vede uscire da un albergo a ore con un uomo adulto e, purtroppo, si è preso atto che questi racconti un fondo veritiero lo dovevano avere. La ragazza, messa di fronte alla situazione e alle necessarie restrizioni della sua libertà, anche in ambito comunitario, non regge: non accetta che le si tolga il cellulare e che le venga preclusa la possibilità di comunicare attraverso il web; minaccia di fuggire, racconta alle piccole ospiti della comunità tutti i dettagli delle sue performance. La comunità chiede il trasferimento della ragazza. Tutto sommato il percorso, per un paio d'anni, aveva retto bene.
  La ragazza poi scappa e viene ripresa; si cambia comunità; lei accetta addirittura la proroga dell'affido al comune oltre la maggiore età, per poter essere assistita fino al ventunesimo anno; purtroppo, però, riscappa e ne perdiamo le tracce; siamo più o meno nell'estate del 2014. Infine la ritroviamo, ma in una condizione che ci preoccupa moltissimo. Per caso, a gennaio 2015, in un altro fascicolo, relativo ad un minore di pochi mesi più giovane di lei ma ancora minorenne, segnalato dai genitori per condotta gravemente inadeguata e preoccupante, viene riferito che questo ragazzo vive sul greto di un fiume, sotto una tenda, con una ragazza incinta: era Anna.
  Adesso il tribunale si trova a gestire una situazione ancor più complessa, perché in questo momento la coppia è in un alloggio protetto, con il supporto dei servizi e questo ci consente, nella misura in cui la ragazza manterrà la sua collaborazione, di garantire la salute del feto, ma già prevedo che il pubblico ministero minorile, alla nascita del bambino, aprirà la procedura di adottabilità e questo riacutizzerà tutti i dolori e la situazione di grandissima sofferenza di questa madre.
  In questo caso, dunque, dobbiamo dare atto che l'intervento dei servizi, ma anche del tribunale, è stato massiccio e tempestivo rispetto alla segnalazione. Abbiamo iniziato a seguirla quando aveva quattordici anni e abbiamo seguito la situazione fino quasi alla maggiore età. I risultati, però, bisogna dire, non sono soddisfacenti e dobbiamo comunque prendere atto che è sempre più difficile adottare strategie efficaci per tamponare queste situazioni.
  Dicevo prima che l'altra tipologia di fascicoli, nei quali abbiamo riscontrato il fenomeno della prostituzione minorile, è quella relativa ai fallimenti dei percorsi adottivi. È noto che, nei percorsi adottivi, il momento più critico della prosecuzione della relazione genitori-figli si colloca, statisticamente, nella fase della vita della famiglia in cui il figlio è preadolescente o adolescente, ciò indipendentemente dal fatto che l'adozione sia avvenuta precocemente, tra zero e due anni, ovvero in età scolare.
  Nelle storie che hanno presentato la necessità di un'interruzione del percorso adottivo, che è un evento dolorosissimo per tutti i soggetti coinvolti, colpisce quanto il conflitto, in particolare tra la madre e la figlia adolescente, si sia spesso giocato sull'area del comportamento sessuale della figlia adolescente, talvolta anche con derive di aggressività e reciproca violenza. Sulla sessualità si giocano conflitti Pag. 6sopiti, sentimenti di rivalsa, di esclusione, di accettazione della diversità, di riconoscimento del proprio ruolo di figlio e di genitore.
  Accennavo all'altro caso, quello di una minore proveniente dalla Moldavia, che chiameremo Elisabetta, che è stata adottata da una famiglia ligure. La ragazzina aveva sette anni nel momento in cui è stata adottata e ha avuto un periodo sostanzialmente positivo di inserimento nel nucleo familiare; poi ha iniziato a manifestare comportamenti disadattivi, alternando periodi di adeguatezza a momenti di chiusura, fino al rifiuto di ogni forma di comunicazione, all'isolamento e alla fuga.
  La famiglia, che era molto preoccupata, come è ovvio, ha attivato autonomamente – direi in modo precoce, cioè appena si è resa conto della situazione – degli apporti psicoterapici, ma lo stato di disagio della ragazza non è migliorato, anzi si è acuito. Elisabetta ha manifestato una crescente intolleranza alle regole, addivenendo a comportamenti pericolosi per la sua stessa integrità, fughe da casa, interruzione degli studi, episodi di autolesionismo, eccessi di ira, aggressività incontrollata. La preoccupazione della famiglia si è acuita ancora quando ha scoperto che la ragazza, sempre attraverso il web, aveva iniziato ad esercitare la prostituzione. A quel punto, la famiglia ha chiesto il collocamento in struttura della ragazza, pensando di non riuscire più a gestirla.
  C’è stato un collocamento in una struttura, che non ha assolutamente dato esiti positivi. La ragazza ha continuato ad agire mediante fughe ed è riuscita ad eludere tutte le sorveglianze possibili e immaginabili. Si è anche fatta male mentre scappava, cadendo dalla finestra: nulla è riuscito assolutamente a contenerla. Attualmente, la ragazza è stata collocata in un'altra struttura. Ora è passato circa un mese e la situazione sembra sotto controllo, ma è veramente troppo presto per ipotizzare quale sarà l'esito. Le difficoltà di trattamento emerse sembrano dipendere in gran parte dall'utilizzo di interventi, quasi sempre di tipo contenitivo e comunitario, che presentano un'alta percentuale di dispersione e di fallimento. Inoltre, mancano dei parametri, metodologicamente validati, ai quali riferirsi per verificare il livello di funzionamento di una struttura, per capire cioè se quella struttura è adeguata alle specifiche esigenze e ai bisogni che la ragazza ha in quel momento.
  Al riguardo, bisogna anche considerare che tante volte le strutture vengono scelte sull'onda dell'urgenza e che la scelta compete non al tribunale o ai servizi socio sanitari, ma è spesso dettata dalla disponibilità di posto in una struttura piuttosto che in un'altra. Vorrei dire che, alla luce del considerevole incremento delle situazioni di prostituzione minorile informatizzata, è necessario sicuramente implementare tutte le misure finalizzate alla tutela on line dei minori. Non mi soffermo sull'argomento, perché so che avete già sentito il direttore della Polizia postale, dottor Apruzzese, che ha svolto efficacemente l'argomento, mettendo in luce tutte le nuove possibilità e tutte le nuove strategie. Un'idea che mi sembra utile è quella attuata dall'ospedale milanese Fatebenefratelli, che ha azionato dei profili esca: in uno, si finge la presenza di un adulto alla ricerca di ragazze giovani e nell'altro, si finge l'esistenza di una ragazzina che ricerca compagnia adulta. Le persone che vengono intercettate attraverso questo sistema vengono poi avviate, se vogliono, ai percorsi riabilitativi che, a quanto ho letto, l'ospedale mette in atto. Le problematiche che ho esaminato, certamente non esaustive della complessità della questione, richiamano poi la necessità di garantire efficaci reti di supporto e di pensiero intorno alle famiglie adottive; mentre i continui tagli ai servizi socio sanitari, la diminuzione del personale, in particolare di quello stabilmente assunto a favore di quello a contratto temporaneo, sta determinando una discontinuità di cura e uno spreco di risorse professionali, di investimenti e un'interruzione pregiudizievole dei percorsi di sostegno e di cura dei minori coinvolti in queste vicende.Pag. 7
  Trattandosi di minori, siamo sempre più consapevoli, come giudici, che occorre strutturare interventi integrali che costruiscano un percorso socio educativo complessivo e non frammentato; interventi integrati, che mettano in campo metodologie e pratiche differenti, a partire dalla famiglia, passando per la presa in carico, per finire poi all'autonomizzazione; interventi sequenziali, da una fase soft, a una fase di progressiva responsabilizzazione, partecipazione; in definitiva, interventi a geometria variabile, indirizzati a persone, per cui occorre strutturare percorsi, non necessariamente lineari, ma personalizzati, se non sempre omogenei, certamente mai omologati.
  In un'ottica del tutto mutata rispetto al passato, l'intervento pubblico dovrà mostrarsi sempre più sensibile ai bisogni, alle vulnerabilità e alle carenze di chi è esposto alle altrui e alle proprie fragilità, prima di tutto i figli, ma anche i genitori, i quali, vittime dei dissidi e delle conflittualità proprie e altrui, possono compromettere la loro funzione educativa.
  La condizione di vulnerabilità del nucleo familiare, dei suoi legami e dei suoi componenti, sollecita risposte attente, prudenti, rispettose del valore della persona e orientate non già all'esautorazione, bensì alla restaurazione e riqualificazione delle funzioni genitoriali.
  Anche qui, le strategie chiave devono essere centrate sull'aiuto, sulla comprensione, sull'assistenza, sul sostegno, verso il recupero delle capacità e responsabilità individuali, rivolte a includere i soggetti, sottolineando e valorizzandone le capacità ed abilità, piuttosto che comprimerle e reprimerle. Mi fermerei qui, se per voi va bene.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto di questo spaccato, sia sulla vostra attività, che sul vostro lavoro, sui servizi e sulla vita di tanti nostri minorenni. La ringrazio in particolare per i suggerimenti. Questa idea dei percorsi personalizzati, per quanto complicata e anche più onerosa, credo che possa davvero diventare oggetto di un confronto tra di noi successivamente, cioè quando chiuderemo questa indagine conoscitiva. Lei ha citato il caso dell'ospedale Fatebenefratelli. Esiste anche una sperimentazione internazionale, condotta da Terre des hommes, dove c’è un personaggio – con un nome che non ricordo ma molto accattivante – che è appunto una ragazzina la quale, in realtà, è un'esca. La quantità di contatti che Terre des hommes ha documentato è impressionante, cioè il numero di coloro che si sono immediatamente avvicinati appena hanno pensato che potesse essere una minorenne disponibile a prostituirsi, o comunque ad avere relazioni con adulti; ho chiesto che vengano auditi i rappresentanti di questa organizzazione, che credo molti dei miei colleghi conoscano. Do ora la parola al procuratore della Repubblica del Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta, dottoressa Baldelli.

  ANNA MARIA BALDELLI, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta. Vorrei affrontare due temi che riguardano questa materia, con delle prospettive un pochino diverse. Il primo tema può agganciarsi con quanto è stato detto dalla collega rispetto agli interventi a tutela. Molto spesso, infatti, i progetti falliscono perché ci sono delle condizioni di così grande deprivazione e disagio da non essere sostenibili con gli strumenti ordinari. Qualche volta ci accontentiamo di offrire delle risposte di tutela che poi, nella realtà, non andiamo a verificare con sufficiente attenzione. In particolare, le comunità non sempre sono un luogo di tutela, anzi, qualche volta c’è stata l'evenienza di abusi avvenuti all'interno di comunità, oppure ci sono state altre tipologie di evenienza, accertate dalla mia procura: dal 2012 ad oggi, per esempio, ho scoperto, del tutto casualmente, quattro comunità abusive di stranieri, nelle quali il sesso non protetto era una modalità di rapporto ordinaria, come si è accertato documentalmente, acquisendo cioè i documenti che sono stati trovati. Ho portato un'accorata supplica, se così la posso chiamare, a questa Commissione, nella quale chiedo di aiutarci a rendere operativi i Pag. 8controlli, in modo tale che si possa accertare l'esistenza di queste strutture, che sono assolutamente abusive da un punto di vista edilizio, sanitario, educativo, scolastico, con un alto grado di rischio in materia di prevenzione degli incendi.
  Ho portato le relazioni ispettive che hanno interessato queste quattro comunità, con un invito alla Commissione ad aiutare le singole procure per arrivare in tempo a scoprire queste strutture, le quali funzionavano da anni. La prima, infatti, era in funzione dal 1992, sotto gli occhi di tutti, di pochi presenti e senza che nessuno dicesse nulla. Anche all'interno di queste strutture esiste un mercimonio assolutamente inaccettabile, oltre a tutto il resto (mi permetta, presidente, di consegnarle i documenti).
  L'altro aspetto riguarda più precisamente la questione delle minori, soprattutto straniere non accompagnate, che vengono portate in Italia per prostituirsi. In merito, devo dire che nel distretto del Piemonte e della Valle d'Aosta questo fenomeno è stato estremamente evidente negli anni 1992-1996. Da allora, si è ridotto numericamente, anche se continuano ad esserci delle situazioni molto preoccupanti. Proprio agli inizi di quest'anno abbiamo incominciato a dialogare con il gruppo Abele – so che lo avete sentito – che tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015 ci ha segnalato quattro sospette minorenni. Una di queste verrebbe sfruttata presso un distributore di benzina in una città nella ex provincia di Torino. Dice il gruppo Abele che la mediatrice culturale, durante i primi contatti, ne ha stimato l'età tra i tredici e i quattordici anni. Il problema è che la ragazza si trova insieme ad altre donne, probabilmente nigeriane, che la tengono molto stretta a loro, in modo tale che non possa offrire delle versioni o dei racconti che potrebbero in qualche modo disturbare; la caratteristica di queste ragazze è che ovviamente dicono di essere maggiorenni. Un'altra segnalazione riguarda una giovane, forse ancora più piccola della prima, vista in un corso di Torino, con un fisico molto gracile e minuto. La ragazza dice di avere diciotto anni pubblicamente, ma quando la mediatrice riesce ad avvicinarla, in un momento di disattenzione delle altre donne che stanno con lei, ammette di averne sedici. La terza vittima, sempre notata in un corso di Torino, porta una parrucca, dice di avere diciannove anni, mostra un atteggiamento particolarmente disinvolto; in realtà, poi, quando anche con lei la mediatrice riesce a entrare un pochino in confidenza, ammette di avere sedici anni. Lo stesso discorso vale per la quarta ragazza che si prostituisce nei pressi del cimitero della città di Torino.
  Il primo problema che ci siamo posti non riguarda soltanto questi casi, ma tutti i minorenni stranieri non accompagnati presenti sul nostro territorio, che vengono all'attenzione della procura perché delinquono o perché viene segnalata la loro presenza; vi e quindi l'esigenza che venga attivata una tutela nei loro confronti. Si è cercato di porre a ciò rimedio sottoscrivendo una convenzione, che lascio agli atti della Commissione. Il 17 di ottobre è stata divulgata a tutte le forze dell'ordine una convenzione fra la procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, la Città della salute e della scienza di Torino, l'ASL TO2 e il comune di Torino, che ha come oggetto l'attività rivolta all'accertamento dell'identità dei sedicenti minori. Cosa succedeva in passato ? Cito il caso perché anche sotto questo profilo diventa fondamentale poter avere un accertamento puntuale sull'età, con la prospettiva opposta a quella degli indagati: mentre infatti questi ultimi si dichiarano sempre infraquattordicenni in qualunque momento li si fermi, loro si dichiarano ultra diciottenni.
  Il principio fondamentale da cui siamo partiti è stato quello di poter avere un referto, anche spendibile processualmente, che non dovesse essere ripetuto. Questo ha significato, grazie alla disponibilità della medicina legale, che le forze dell'ordine o l'assistente sociale – vedremo con quale procedura – portano i ragazzi in ospedale, presso il pronto soccorso, dove non viene più fatta semplicemente la radiografia del polso, ma c’è una vera e propria visita del Pag. 9medico legale di guardia, che viene per ciò allertato. Il medico legale, oltre alla visita medico legale e alla ricostruzione anamnestica della storia personale del ragazzo, farà fare tutti gli approfondimenti che riterrà opportuni, compreso il ricorso all'ospedale pediatrico Regina Margherita – qualora lo ritenga necessario – confezionando, in sostanza, una sorta di consulenza nella quale dirà, in un range scientificamente accettabile, quale può essere l'età di quel minore.
  La novità, in realtà abbastanza banale nella sua semplicità, è che le Forze dell'ordine, riportandosi via il minorenne, inseriscono in AFIS, cioè in banca dati, questo referto in modo tale che la volta successiva, quando il minorenne verrà fermato, alla semplice ripetizione dell'esame dattiloscopico, emergerà il fatto che l'età del ragazzo è già stata in qualche modo accertata. A questo punto, ciò dovrebbe avvenire anche a livello nazionale, perché la banca dati è a livello nazionale. Quindi, non sarà più necessario portare il soggetto in ospedale e le forze dell'ordine non perderanno tempo, cioè non faranno perdere tempo ai medici e non si ripeteranno degli esami assolutamente inutili e dannosi per la salute dell'interessato, con un ulteriore risparmio sui costi per la sanità. Prima che questa nuova modalità entri a regime ci vorrà un pochino di tempo, ma sono convinta che quando questo succederà il risparmio sarà generalizzato.
  Tale esito, tra l'altro, non solo è spendibile processualmente: proprio perché è una vera e propria consulenza, può essere visionato in qualunque momento, senza ripetere gli accertamenti strumentali. Infatti, anche il Tribunale di Bari, avendo il riscontro in AFIS che quel minorenne è già stato sottoposto al CTO di Torino ad esami radiografici e ad una consulenza, potrà richiedere copia delle radiografie del referto e su questo effettuare una vera e propria perizia.
  Questa stessa convenzione prevede anche la possibilità di una procedura, non in via d'urgenza, che riguarda tutti i minorenni in tutela al comune di Torino (che quindi sono minori non accompagnati nelle comunità). Questi minorenni avranno lo stesso percorso previa prenotazione e pagamento del ticket. Abbiamo immaginato di formalizzare, di concordare una buona prassi fra la procura presso il Tribunale per i minorenni e la procura ordinaria di Torino (vi ho portato una bozza che posso lasciare agli atti). Inoltre, abbiamo avuto proprio ieri la seconda riunione – la prossima sarà il 17 aprile – con le forze dell'ordine e altre istituzioni coinvolte. Questa bozza riguarda una procedura operativa, perché i discorsi teorici sono tutti molto belli e condivisibili, ma poi, quando ci si trova sulla strada, bisogna sapere cosa fare e cosa non fare. Peraltro, non è necessario che siano informati soltanto i magistrati, ma devono essere informate anche le forze dell'ordine, altrimenti non si riesce a portare a compimento un ideale di azione, che tutti possiamo avere in testa ma che deve avere anche delle gambe per poter camminare.
  La bozza di circolare delle due procure – così è stata chiamata – affronta il tema dell'immediatezza. Sappiamo che la ragazza minorenne che viene messa sulla strada deve essere immediatamente tolta di lì, altrimenti non si riesce più a farlo; all'inizio, infatti, se è spaventata e, verosimilmente, anche vittima di pressioni poco piacevoli, senza meno non ha ancora avuto modo di ambientarsi (a volte sono le stesse altre maggiorenni, che forse temono una concorrenza sleale, a segnalare ai gruppi di strada le ragazze minorenni). Se quindi vengono portate via immediatamente, si è visto che si riesce in qualche modo a tutelarle; se invece passa del tempo, esse diventano le reginette della strada: ovviamente guadagnano molto più delle «colleghe» anziane e quindi si radicano a tal punto sul territorio che è veramente molto difficile affrontare il recupero. Quindi il primo punto di questa procedura operativa prevede che se c’è anche solo il sospetto per cui la ragazza abbia un'età inferiore ai diciotto anni, immediatamente questa debba essere segnalata alle polizie; poi si vedrà, di volta in volta, a seconda della zona interessata in Pag. 10concreto, chi può meglio intervenire, senza disvelare la denuncia e predisponendo un servizio che tuteli chi ha segnalato.
  A questo punto gli organi di polizia devono acquisire tutte le informazioni possibili e, facendo riferimento proprio al protocollo d'identificazione, devono portare la ragazza in ospedale (Torino è stata divisa in due parti, la zona sud fa capo all'ospedale CTO, la zona nord fa capo all'ospedale San Giovanni e questi due nosocomi sono deputati a svolgere questi accertamenti) per l'identificazione; immediatamente, poi, dovrà essere attivato anche il servizio sociale. L'idea maturata anche nel confronto con il gruppo Abele è che queste ragazze non possano essere inserite in una comunità ordinaria, non in quel momento perlomeno, perché hanno avuto delle esperienze «altre», troppo diverse da quelle delle ragazze che normalmente sono inserite in comunità. Uno dei punti di forza per far scegliere di abbandonare quella vita, infatti, è costituito dalla vicinanza di persone come loro che hanno scelto di abbandonare la strada: delle comunità di fuga, dove intanto si porta via il telefono senza che nessuno abbia nulla da ridire, perché quella è la prima regola della comunità di fuga, per la protezione del soggetto. In questo modo, il gesto non è vissuto dalla ragazza come una penalizzazione individuale, ma come una tutela e una sicurezza. Inoltre, si è potuto constatare che le stesse altre donne, le quali prima della ragazza arrivata hanno avuto la forza di chiedere aiuto e di togliersi dalla strada, danno senso alle limitazioni inevitabili che nella comunità di fuga ci possono essere, contribuendo a rafforzare l'aspetto positivo di questa scelta. La procedura, poi, prevede che vengano avvisate le due procure.
  D'altra parte, ormai, quando ci sono questioni che riguardano coindagati maggiorenni e minorenni, o vittime di reato intrafamiliare con autori maggiorenni e vittime minorenni, le procure sono ormai abituate a collaborare quotidianamente e a ricevere la doppia segnalazione.
  Si segue questo percorso nel momento in cui si sia evidenziata una minore età, o un sospetto di minore età, perché il principio che sempre sostiene l'accertamento dell'età nei confronti di una persona è quello per cui, nel dubbio, la stessa viene ritenuta minorenne.
  Nel caso in cui sia possibile l'inserimento della minorenne in una comunità di fuga, non si farà più l'affidamento alla comunità ma al responsabile della comunità di fuga, con l'attenzione ad individuarne un'appartenente ad un'associazione diversa da quella che ha fatto la segnalazione, in modo tale che non venga associata la scoperta. Del resto, se la ragazza viene tolta dal mercato, il sospetto che ci sia stata una segnalazione da qualcuno emergerà, ma l'importante è che la ragazza non venga inserita nelle comunità di fuga dell'associazione di strada che ha segnalato la vicenda. L'idea che questa nuova modalità possa essere diffusa su tutto il territorio del distretto vedrà anche il coinvolgimento del procuratore generale, dottor Maddalena.
  Per l'esperienza che ho avuto in questi anni ritengo che la possibilità di identificare con ragionevole certezza, o con minore incertezza, un soggetto minorenne sia il primo passo e la prima strada per realizzare un intervento adeguato a porre rimedio ad eventuali azioni delittuose, ma anche per impostare un intervento che possa essere di tutela, anche perché è proprio sulla impossibilità di identificare un soggetto, di riconoscerlo e di ritrovarlo nel tempo che si fonda il potere di tutte le organizzazioni che sfruttano le ragazze.
  Un altro aspetto che a mio giudizio va menzionato è quello della salute di queste ragazze. Infatti, come vedrete, nella prossima convocazione ci saranno anche i firmatari della convenzione di identificazione, cioè la sanità della Regione Piemonte, perché l'idea sarebbe quella di poter inserire, nel caso in cui il minore portato in ospedale sia una sospetta vittima di tratta, oltre agli esami necessari per la sua identificazione, anche gli esami a tutela della sua salute.
  Abbiamo avuto delle ragazze minorenni che venivano mandate sulla strada con il suggerimento di accettare rapporti non Pag. 11protetti, perché questo avrebbe portato un maggiore guadagno e ci siamo ritrovati con delle ragazze che avevano contratto l'AIDS senza saperlo.
  Posto che c’è un momento di contatto fra il soggetto e l'ospedale, quando questo soggetto deve essere identificato, potrebbe essere importante formalizzare già allora una modalità di accertamento, ovviamente con il consenso dell'interessato. In questi casi viene immediatamente nominato un tutore che può prestare validamente il consenso, ma trattandosi di questioni particolarmente delicate, si prevede anche l'accettazione da parte del soggetto interessato e soprattutto la sua informazione, perché credo che sia un loro diritto, sapere se hanno contratto una malattia. Mi fermerei qui. Se ci sono delle domande, sono a vostra disposizione.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto. Alle 15,00 iniziano le votazioni alla Camera, non so se anche al Senato, quindi ci sono due possibilità: se volete proseguire può venire la collega Blundo a presiedere la seduta, oppure potete intanto formulare le vostre domande e poi procederemo alla sostituzione della presidenza. Intanto la ringrazio molto. Il tema dei minori stranieri non accompagnati è fortemente presente a questa Commissione, posto che nella passata legislatura si è conclusa un'indagine conoscitiva al riguardo. Oggi le cose sono molto «peggiorate», non fosse altro che per il numero di soggetti coinvolti, che è aumentato enormemente. Quattro anni fa sembrava che fossimo di fronte a un evento epocale, ma in realtà il trend di crescita è proseguito ed esploso in quest'ultimo anno. Nel frattempo, qualche passo in avanti l'abbiamo fatto, ma è ancora pochissimo. Voglio invece dare due «buone notizie», cioè l'esistenza di una legge in proposito, che dovrebbe aiutare anche voi (anzi, dovrebbe aiutare soprattutto il sistema, complessivamente inteso, dallo sbarco, all'identificazione, alle modalità d'azione). Con quella legge si sceglie la strada dei tribunali per i minorenni: non so se questa legge sarà approvata, perché ora è ferma presso la Commissione bilancio per una questione di copertura, dopo avere superato il vaglio di tutte le altre Commissioni competenti. Uno dei punti contestati, infatti, è proprio questo del tribunale dei minorenni, che potrebbe comportare un aggravio di costi, anche se non si è capito perché. Comunque, abbiamo fondata speranza che la legge vada in porto. Inoltre, tale norma chiarisce in modo forte come debba avvenire l'attribuzione dell'età, tanto che è stata già acquisita e utilizzata, in sede di Conferenza Stato-Regioni, quando si sono chiusi gli accordi, per il rinnovo delle convenzioni con le comunità di accoglienza. Nel frattempo, anche Palazzo Chigi si sta muovendo con un decreto che riguarda proprio la questione dell'attribuzione dell'età.
  Mi interessa molto la parte che lei ha qui enunciato, laddove afferma che oltre alla radiografia del polso avete previsto anche una visita per fare l'accertamento.

  ANNA MARIA BALDELLI, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta. In realtà, è un tema molto delicato quello dell'accertamento dell'età. La Cassazione dice che è sufficiente la radiografia del polso...

  PRESIDENTE. Sì, perché anche questa è un'informazione che era arrivata dall'Istituto superiore di sanità, alcuni anni fa.

  ANNA MARIA BALDELLI, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta. In realtà, è un caso tipico di applicazione di una legge scientifica, che non possediamo noi giuristi.

  PRESIDENTE. Ma neanche la scienza ne può essere totalmente certa.

  ANNA MARIA BALDELLI, procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Valle d'Aosta. Esatto, ma tutti i lavori scientifici indicano, intanto, un range e mai un'età definita, per cui il referto a diciotto anni non può avere nessun valore giuridico, Pag. 12perché non ha un valore scientifico. Il range di età è dato da una serie di fattori che non possono essere assolutamente riconducibili ad un'unica lastra del polso sinistro del soggetto, perché si tratta solo di uno degli elementi: questo non lo dice il diritto, ma la comunità scientifica. Abbiamo fatto un seminario l'altro ieri, organizzato dagli avvocati, nel quale si è discusso proprio di queste problematiche.

  PRESIDENTE. Per questo vale il principio di tutela, in base al quale, in caso di incertezza, per il minorenne prevale l'ipotesi più favorevole a lui e quindi viene attribuita la minore età. So anche io che ci sono delle problematiche in merito e per quello abbiamo pensato che alla fine fosse necessaria una legge, benché la stessa, dal punto di vista del diritto o della filosofia del diritto, identifica una categoria speciale di minori, quindi a un giurista perfetto potrebbe sembrare eccepibile che si faccia una norma in tal senso, perché potrebbe addirittura essere una discriminazione, come a dire «voi disegnate una categoria».
  In realtà, anche questa norma è stata dettata dal bisogno di una messa in sicurezza, perché il fatto che da questa categoria il passo verso la prostituzione o l'induzione alla prostituzione sia facile, ormai lo sappiamo tutti. In ogni nostra città ci sono esempi che ci dimostrano ciò. Dal momento in cui questi soggetti fuggono o arrivano senza essere accolti nei modi corretti, finiscono poi sulla strada o vengono addirittura portati sulla strada: è un fenomeno che tocca maschi e femmine. Adesso prenderemo nota della sperimentazione che state facendo a Torino e sarà mia cura segnalare ciò anche alla Presidenza del Consiglio. Ho visto una bozza del decreto sull'attribuzione dell'età, ma eventualmente si potrebbero anche inviare queste esperienze ad integrazione.

  ROSETTA ENZA BLUNDO. Devo comunicare che anche noi abbiamo la seduta presso la Commissione VII, quindi mi scuso ma dobbiamo concludere l'audizione. Volevo però cogliere l'occasione per ringraziare la dottoressa Baldelli e la presidente per averci dato questa puntuale disamina; soprattutto vi ringrazio per le indicazioni che avete seguito nello svolgere il lavoro di intervento su tali situazioni. In particolare, mi ha colpito moltissimo il fatto di rendere operativi i controlli per le strutture: faremo sicuramente tesoro di ciò. È un fatto importante, perché le strutture non possono essere più dannose del tessuto sociale che porta le ragazze ad andarvi. Inoltre, mi colpiva molto anche il fatto di non collegare l'associazione che fa la segnalazione con l'inserimento nella comunità, perché nel caso della prostituzione sicuramente c’è un aspetto di rilevanza, ma esso è ancor più presente quando vengono tolti i minori alle famiglie per essere poi assegnati alle comunità. Anche in quel caso ci possono essere delle ingerenze che bisognerebbe evitare assolutamente, quindi faremo sicuramente tesoro della vostra indicazione. Per il resto, grazie per la vostra illustrazione e la vostra disponibilità.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare gli intervenuti per la loro partecipazione alla seduta, dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14,55.