XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Martedì 10 febbraio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA PROSTITUZIONE MINORILE

Audizione di rappresentanti dell'associazione Differenza donna.
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 2 
Boiano Ilaria , rappresentante dell'associazione Differenza donna ... 2 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 14.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti dell'associazione Differenza donna.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'avvocatessa Ilaria Boiano, che si occupa della tutela legale dei diritti delle minori italiane e dei migranti vittime della prostituzione. Ringrazio l'avvocatessa Boiano della disponibilità manifestata verso la Commissione e le do subito la parola per lo svolgimento della sua relazione.

  ILARIA BOIANO, rappresentante dell'associazione Differenza donna. Buongiorno. Io ringrazio per questo invito e per questa opportunità.
  Come è stato anticipato dalla presidente nella sua introduzione, la nostra associazione ha un'esperienza ormai ultraventennale in materia di prevenzione della violenza maschile nei confronti delle donne.
  Secondo la nostra analisi e la nostra metodologia di intervento, la prostituzione delle donne, anche delle più giovani, rientra nelle forme di violenza che le donne subiscono nel nostro Paese e nel mondo.
  Noi gestiamo sul territorio romano quattro centri antiviolenza e un centro antitratta, nel quale, dal 2004 ad oggi, abbiamo accolto oltre 2.000 donne, la maggior parte delle quali sono state vittime di sfruttamento sessuale sin dalla minore età.
  Partendo proprio dall'esperienza di accoglienza e di assistenza che abbiamo svolto nei nostri anni di attivismo, vi offro una breve ricostruzione di quello che, secondo noi, è il quadro che deve essere tenuto presente per affrontare la questione della prostituzione minorile.
  In Italia il fenomeno riguarda un largo numero di bambine e di giovani adolescenti, sia italiane, sia straniere. Come associazione, non vi possiamo dare dei numeri che possano fornire una fotografia nitida e completa del fenomeno. Riteniamo, d'altra parte, che, rispetto a questioni come prostituzione e tratta, dare dei numeri corrispondenti alla realtà del fenomeno sia sempre difficile. Infatti, il fenomeno della prostituzione minorile e dello sfruttamento sessuale delle donne avviene generalmente in una dimensione di occultamento e di difficile visibilità. Rispetto ai minori, ciò è ancora più complesso, perché variegata è la posizione delle minori coinvolte.
  Abbiamo, da una parte, una prostituzione minorile che riguarda le minori italiane e, dall'altra, un mercato prostituente che recluta minori provenienti dai Paesi dell'Est e prevalentemente dalla Nigeria. Pag. 3
  Secondo l'ultimo rapporto dell'Eurostat sul tema della tratta e dello sfruttamento sessuale delle donne e delle minori, in Italia i principali Paesi di provenienza sono la Romania, la Moldavia, l'Albania e, per quanto riguarda l'Africa, la Nigeria.
  Rispetto al totale delle minori che si stima siano coinvolte nel mercato prostituente, le straniere rappresentano soltanto il 7 per cento. Per i dati rinvio a quanto già documentato da coloro che sono stati auditi da questa Commissione.
  La mia relazione si articola tenendo presente la molteplicità delle fasi, dei soggetti e degli strumenti che, secondo la nostra esperienza, devono essere messi in gioco per garantire innanzitutto un'effettività degli strumenti giuridici che nel nostro ordinamento ci sono.
  Il nostro ordinamento è composto da norme penali in materia. È stato recentemente arricchito dalla ratifica e dall'attuazione della Convenzione di Lanzarote sui diritti dei minori in maniera articolata e soddisfacente.
  Il problema risiede nell'effettività di questi strumenti. Secondo noi, l'efficacia e l'effettività di questi strumenti sono da ricondursi al contesto culturale in cui si inserisce lo sfruttamento sessuale dei minori. I pregiudizi e gli stereotipi – che sono molto forti – intorno alle minori coinvolte nel mercato della prostituzione, sono infatti l'ostacolo a una loro piena tutela.
  Ricostruendo fase per fase, cercherò di darvi degli esempi concreti in cui possiamo riscontrare come gli strumenti disponibili siano minati nella loro efficacia.
  La questione culturale più ampia alla quale possono essere ricondotti i limiti del sistema e della risposta nell'ordinamento italiano al fenomeno della prostituzione dei minori, è sicuramente la diffusa normalizzazione dello sfruttamento sessuale delle donne e dei minori.
  Le fasi in cui si dovrebbe articolare l'intervento sono: l'identificazione delle vittime, l'accoglienza specializzata e multidisciplinare, l'accesso alla giustizia.
  Il problema è che tutti i soggetti coinvolti dovrebbero essere protagonisti attivi nell'azione di prevenzione dello sfruttamento sessuale e della prostituzione dei minorenni, e di tutela dei loro diritti fondamentali. Mi riferisco alle strutture scolastiche, ai servizi sanitari, ai servizi sociali e alle forze dell'ordine, che in varie fasi entrano in contatto con i minori, molto spesso non riconoscendo affatto elementi che invece sono indicatori di uno sfruttamento sessuale.
  Il primo aspetto che la nostra associazione tiene ad evidenziare, in quanto utile perché si instaurino delle buone prassi che conducano all'identificazione delle minori più vulnerabili, consiste nel comprendere che lo sfruttamento sessuale e la prostituzione delle minori nell'insieme sono il prodotto di molteplici fattori sociali, economici, culturali e geografici, che in modo differente, a seconda della provenienza geografica e sociale, si intersecano al fattore comune, che è quello della minore età.
  Diversi, infatti, sono l'esperienza delle minori italiani, o già residenti in Italia, e il vissuto delle minori provenienti dall'Europa dell'Est o dalla Nigeria.
  Considerando, però, il sistema nel suo insieme dal lato della domanda delle prestazioni sessuali, evidenziamo che tanto la prostituzione delle minori italiane quanto quella delle minori straniere, di estrazione economica e sociale differente, si inseriscono nella medesima cornice di mercificazione dei corpi e della sessualità delle donne, siano esse adulte, più o meno giovani, o bambine. Tutte, infatti, divengono fungibili, sono deprivate della loro soggettività e sono strumenti finalizzati a soddisfare l'utilizzatore finale. Sono, quindi, oggetti.
  Questa normalizzazione ha portato a un rafforzamento degli stereotipi discriminatori e dei pregiudizi contro le donne, anche negli operatori che di volta in volta intervengono. Vi porto degli esempi concreti che abbiamo rilevato nei casi seguiti da noi.
  Parto dalla prostituzione delle minori italiane, che negli ultimi mesi è stata al Pag. 4centro di noti fatti di cronaca, ma forse poco al centro di un dibattito politico completo e approfondito.
  Le bambine e adolescenti italiane sfruttate sessualmente e coinvolte nella prostituzione, più o meno organizzata, hanno come consumatori finali uomini di estrazione socio-economica medio-alta e sono rappresentate mediaticamente come adolescenti avide, spregiudicate, senza scrupoli e senza valori, se non quelli della ricchezza e del consumo sfrenato a ogni costo.
  Il dato oggettivo, cioè il fatto che siano minorenni, è l'unico che ha consentito una repressione e un intervento dell'ordinamento.
  Questa rappresentazione ha sicuramente contribuito a livello sociale ad assolvere la domanda di prostituzione minorile proveniente da una fascia sociale che è riconosciuta come appartenente a un contesto culturale elevato, ma ha senz'altro contribuito anche a diminuire il grado di tutela delle minori, il cui status di vittima di reato è stato esso stesso negato.
  A riprova di ciò, segnalo che, tra i casi più recenti, nessuna delle minori coinvolte è stata indirizzata a un centro antiviolenza e nessuna ha ricevuto un sostegno psicologico. Nessuna, quindi, è stata considerata vittima di uno sfruttamento sessuale.
  Soltanto in un caso vi è stato un invito alla minore a prendere contatti con uno dei nostri centri, ma era un caso marginale in cui emergeva, insieme allo sfruttamento sessuale, anche un'ipotesi di maltrattamento. L'unica, tra le tante violenze che quella minore ha subìto, che ha sollevato l'allarme e che ha fatto ritenere opportuno un intervento a sua tutela, è stata l'ipotesi di violenza di altro tipo, che si sovrapponeva alla condizione di sfruttamento sessuale.
  D'altra parte, nessuna iniziativa di sensibilizzazione e nessun dibattito sono stati promossi nell'ambito delle strutture scolastiche che sono state coinvolte dalla vicenda delle adolescenti che si sono prostituite.
  Il fenomeno, quindi, è stato ridotto a dei casi isolati, sintomatici, al più, del degrado morale delle singole ragazze coinvolte e non del contesto sociale più ampio in cui queste ragazze sono state sfruttate.
  Lo svolgimento delle attività investigative e dei processi penali ha consolidato, a nostro avviso, un approccio che ha ricondotto il disvalore delle condotte contestate soltanto al dato della minore età. Sono rimaste, invece, del tutto ignorate e occultate le dinamiche di potere e sopraffazione che hanno caratterizzato il reclutamento, l'organizzazione dello sfruttamento sessuale e la fruizione a pagamento del corpo delle stesse. Queste dinamiche sono assolutamente sovrapponibili a quelle che le minori provenienti dai Paesi dell'Est e le minori africane patiscono.
  Queste prime considerazioni ci portano a suggerire un primo livello di misure che potrebbero essere promosse, in particolare l'ideazione e l'attuazione di programmi formativi e di campagne di sensibilizzazione che vedano come destinatari gli adolescenti, e che promuovano una sessualità libera e autodeterminata, come manifestazione e realizzazione di sé nel rispetto dell'altro e dell'altra. Una campagna di questo genere sarebbe sicuramente auspicabile, in un contesto di totale isolamento e silenzio su tutto ciò che riguarda la sessualità.
  Si raccomanda, inoltre, l'organizzazione di corsi di formazione specifici in materia di violenza di genere e sfruttamento sessuale, da rivolgere agli operatori scolastici e anche agli operatori della comunicazione e dell'informazione, che a nostro avviso hanno creato dei tipi di ragazze scaltre e opportuniste, mistificando i fatti di reato che queste hanno subìto.
  I pregiudizi e la stigmatizzazione sociale sono ancora più forti dinanzi alle minorenni provenienti dai Paesi dell'Est europeo e dalla Nigeria.
  Abbiamo un ordinamento strutturato intorno a dei capisaldi della tutela dei diritti umani che sono imitati e studiati in tutto il mondo. Mi riferisco in particolare a tutto il sistema antitratta, all'articolo 18 del decreto legislativo n. 286 del 1998 – che ci è copiato nel mondo – alla recente Pag. 5ratifica della Convenzione di Istanbul, nonché al recepimento della direttiva n. 36 del 2011 in materia di prevenzione della tratta di esseri umani.
  In tutto questo compendio di strumenti giuridici è chiaro un principio: il consenso delle minori, in generale reso in una condizione di violenza e in presenza di sfruttamento e di tutti quegli atti che secondo la normativa europea e internazionale costituiscono tratta di esseri umani, è irrilevante. In generale si considera non assolutamente valido il consenso reso dai minori.
  Il discorso pubblico e mediatico che si è costruito intorno alla prostituzione delle minori straniere, in realtà, ha portato a un abbassamento del livello di tutela nelle aule giudiziarie.
  Tra le tante, vi segnalo una recente sentenza della Corte d'assise d'appello di Roma, che ha riqualificato i fatti d'imputazione originaria di riduzione in schiavitù e sfruttamento sessuale, ai danni di una ragazza di quindici anni proveniente dalla Romania, in semplice sfruttamento sessuale della minore. Infatti, il collegio ha ritenuto che il consenso originario della ragazza a partire dalla Romania fosse indicativo di un'assenza della condizione di schiavitù, che invece era risultata provata da copioso materiale probatorio, tra cui intercettazioni telefoniche dalle quali emergeva il controllo sistematico di questa ragazza, seguita attraverso il telefono in ogni suo spostamento e controllata anche riguardo al numero di clienti che allora riusciva a soddisfare.
  Questa sentenza viene all'esito di un procedimento penale e di una fase di indagine di un processo molto faticoso, che ha provocato ulteriori danni alla vittima.
  Ricostruisco tutto il percorso, per dare la misura di come il pregiudizio riduca la tutela dei minori in tutte le fasi. Innanzitutto, abbiamo registrato un'assoluta diminuzione della capacità di identificare le minori vittime di sfruttamento sessuale da parte dei servizi sociali. I servizi sociali, in prevalenza, ci mandano segnalazioni relative a minori rom, sinte e straniere, motivate generalmente da ipotesi di costrizione all'accattonaggio o maltrattamenti. Mai ci segnalano possibilità di sfruttamento sessuale, che emergono invece in molte situazioni soltanto dopo i nostri colloqui.
  Questo significa che, aldilà di una mancata attivazione di investigazioni e accertamenti dei fatti di reato e delle responsabilità penali in ordine allo sfruttamento sessuale di questi minori, questi bambini e queste bambine non ricevono neanche adeguato sostegno per le conseguenze traumatiche dello sfruttamento sessuale che hanno subìto.
  Le politiche di controllo e di repressione dell'immigrazione irregolare hanno prevalso sulla tutela dei diritti dei migranti e delle migranti, e hanno precluso, di fatto, anche ai soggetti più vulnerabili, la richiesta di aiuto alle autorità.
  Molti sono i casi di donne, che noi abbiamo accolto allo sportello presso il CIE di Ponte Galeria, che in realtà si sono rivelate minorenni e che sono state riconosciute tali soltanto dopo una nostra segnalazione. Nessun controllo circa la minore età era stato svolto, a seguito di vere e proprie retate che sono state sistematicamente fatte soltanto per verificare la regolarità o meno della loro presenza sul nostro territorio. In particolare tra le ragazze nigeriane, abbiamo individuato un altissimo tasso di donne molto giovani, molte delle quali effettivamente erano minori.
  L'attività di identificazione delle minori come vittime di tratta o di sfruttamento sessuale è quasi nulla da parte degli operatori sanitari. È vero che le donne straniere – e ancor più le minorenni straniere – hanno scarso accesso al pronto soccorso e alle strutture sanitarie, perché prive di titolo di soggiorno, ma anche perché materialmente non è loro consentito dagli sfruttatori avere questo tipo di supporto. In alcuni casi, però, nella nostra esperienza abbiamo registrato una vera e propria omissione.
  Cito tra i vari il caso di una minorenne albanese, portata in Italia all'età di quindici anni, dopo essere stata venduta due Pag. 6volte, per 3.000 euro la prima volta e per 1.500 la seconda (non rendeva, quindi il primo acquirente ha ritenuto di disfarsene, anche perdendoci), durante il tragitto verso il nostro Paese.
  La minore è stata più volte picchiata dal suo padrone, perché si rifiutava di andare sulla strada, e ha fatto ricorso alle cure mediche in tre occasioni. Le lesioni procurate erano talmente gravi da costringere lo stesso sfruttatore a portarla in ospedale. In un'occasione, la giovane è stata picchiata con un tubo di ferro e, a causa delle lesioni, è stata costretta a letto per sei mesi.
  Nelle sue dichiarazioni rese in incidente probatorio – questo è indicativo della condizione di sfruttamento che viveva – la minore ha addirittura descritto questi sei mesi in cui era costretta a letto come il periodo più sereno della sua vita in Italia.
  Durante l'intervento dei sanitari, è stato redatto il referto, così come d'obbligo, ma nessun operatore ha colto i molteplici indicatori – che aveva dinanzi a sé – di una situazione di rischio della minore, non soltanto a livello di salute quale causa delle lesioni che la giovanissima donna riportava, peraltro senza che potessero essere individuate delle compatibilità con la dinamica dell'incidente che la stessa minore aveva raccontato. La minore è stata lasciata, quindi, a se stessa e costretta a prostituirsi per i successivi quattro anni.
  Nel tribunale per i minorenni la prostituzione minorile è affrontata prevalentemente come l'esito quasi patologico di disfunzioni familiari o di un disagio adolescenziale e, nelle fasce sociali più disagiate, come una conseguenza quasi inevitabile di un sostrato culturale debole.
  Tuttavia, nessun invio è mai pervenuto ai nostri servizi in materia di prostituzione minorile dal tribunale per i minorenni, come invece accade per i maltrattamenti. Questo è indicativo del fatto che non si considera questa forma di sfruttamento dal punto di vista delle esigenze di supporto che il minore avrebbe.
  Il pregiudizio, in generale, è ancora più forte quando si tratta di donne provenienti dall'Africa. In particolare, segnalo che solo di recente stiamo ricevendo delle richieste di intervento dalle commissioni territoriali per i richiedenti asilo e anche dai tutori di alcune minorenni straniere non accompagnate.
  Una volta riconosciuto il titolo di soggiorno e attivati gli istituti predisposti dalla legge, accade spesso che nessun'indagine sia avviata sulle modalità del loro reclutamento e trasferimento, ovvero sulle finalità della loro tratta sul nostro territorio.
  Ciò è grave perché, ancora una volta, non solo si prescinde da un accertamento dei fatti di reato, che evidentemente sono stati commessi sul nostro territorio, ma si privano di supporto le minori, lasciate a gestire da sole le conseguenze traumatiche delle violenze subite.
  Infine, nell'attività di assistenza legale durante i processi penali per riduzione in schiavitù, tratta e sfruttamento della prostituzione, in fase di indagine notiamo sempre più spesso che le minori ricevono un basso grado di tutela.
  Durante le indagini condotte contro i gruppi organizzati, per esempio albanesi e rumeni, abbiamo riscontrato che le minori identificate dalle forze dell'ordine durante le attività di controllo non sono immediatamente messe in protezione, ma sono spesso lasciate per considerevoli periodi di tempo alla mercé degli aguzzini per finalità investigative. Eventualmente sono controllate dal punto di vista delle intercettazioni telefoniche e sono quasi utilizzate per ricostruire i rapporti all'interno del gruppo sul quale si sta investigando.
  È accaduto che, in luogo di inviare le minori alle strutture specializzate, come i centri antiviolenza, le forze dell'ordine le hanno condotte presso degli alberghi, lasciandole sole. È evidente che nel giro di poche ore le ragazze sono sparite.
  Nell'attività di assistenza legale emerge una difficoltà sempre più ampia a raggiungere la piena prova della situazione di riduzione in schiavitù.Pag. 7
  Nel tempo, grazie all'impegno delle tante avvocatesse, anche della nostra associazione, abbiamo raggiunto obiettivi rilevanti. Mi riferisco in particolare a un'importante sentenza della Corte d'assise di Roma, ottenuta dall'avvocato Teresa Manente nel 2000, che, prima ancora della modifica legislativa che ha interessato l'articolo 600, ha ottenuto che fosse riconosciuta la condizione di schiavitù anche in presenza di situazioni di apparente libertà delle donne.
  La nostra esperienza ci dice che lo sfruttamento e il controllo esercitato dalle organizzazioni criminali evolvono con l'evolversi della giurisprudenza. Se negli anni 1990 avevamo situazioni di donne in vere e proprie catene, oggi abbiamo delle donne controllate a distanza che, pur essendo mantenute in un vincolo di subordinazione e di assoggettamento, hanno la possibilità di uscire per brevi periodi di tempo, di andare in discoteca o di mandare soldi a casa.
  Tutti questi elementi, che si riscontrano anche nello sfruttamento sessuale delle minori straniere, sono spesso utilizzati come indicazioni di una mancanza dello stato di soggezione e, quindi, di schiavitù.
  La Corte di assise mediante questa sentenza ha fatto giurisprudenza, una giurisprudenza che è stata poi confermata negli anni dalla posizione assunta dalla Corte di Cassazione, ma che di recente comincia a vacillare nelle Corti di merito. Vacilla dinanzi alla condizione delle minori straniere, che sono dipinte come delle furbe, delle giovanissime che semplicemente vogliono utilizzare il proprio corpo per migliorare la propria condizione economica. Non si indagano i meccanismi di reclutamento e tutto il percorso di assoggettamento che hanno vissuto. Questo ha portato alle sentenze a cui poc'anzi ho fatto riferimento.
  Alla luce di queste problematiche, sollecitiamo una seconda serie di raccomandazioni. Innanzitutto, riteniamo necessario contribuire con un approfondimento rispetto alla posizione delle minori e sollecitare una definizione rapida del Piano nazionale antitratta, adesso oggetto di negoziazioni tra il Dipartimento delle pari opportunità e le organizzazioni impegnate sul tema, allocando però adeguate risorse economiche dedicate proprio alla prevenzione dello sfruttamento sessuale delle minori straniere.
  Inoltre, risultano assolutamente non più procrastinabili percorsi formativi per gli operatori socio-sanitari e per le forze dell'ordine, con moduli dedicati nello specifico alla tratta e allo sfruttamento sessuale delle minori.
  Soprattutto, risulta ormai fondamentale dare la massima visibilità e diffusione sui siti istituzionali agli atti internazionali e di diritto dell'Unione in materia di tratta, dove ci sono espliciti riferimenti alla precipua condizione dei minori coinvolti nello sfruttamento sessuale, che ancora rimangono ignorati dagli operatori, i quali sarebbero tenuti, invece, ad averne piena consapevolezza.
  Da ultimo, richiamo l'attenzione sull'efficacia della cooperazione transnazionale con le organizzazioni della società civile e le autorità dei Paesi di origine.
  Sul punto riporto l'esperienza dell'associazione Differenza donna, che da poco ha concluso un progetto finanziato dalla Commissione europea insieme all'UNAR, alla Fondazione Brodolini e ad altre organizzazioni rumene e spagnole, raccogliendo delle buone pratiche di prevenzione della tratta, soprattutto delle minori.
  Ho prodotto il catalogo di queste buone pratiche. In particolare, ve ne sono alcune realizzate in Romania che hanno avuto come destinatarie proprio le giovani adolescenti nei licei e nelle scuole rumene. Queste pratiche sono fondate su un'attività di sensibilizzazione e di informazione, nonché sul rafforzamento delle competenze dei minori e delle minori, innanzitutto sui propri diritti, tra cui i diritti di accesso e di tutela nell'ambito del sistema giudiziario. Avrei ancora molto da condividere ma mi riservo di produrre un documento scritto. Vi ringrazio.

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  PRESIDENTE. Grazie, avvocato. È vero: il tema è ampio. Le informazioni che lei oggi ci ha trasmesso verranno inoltrate a tutti i commissari, però se ha del materiale ulteriore ad integrazione, noi lo inseriremo certamente nell'ambito di questa indagine conoscitiva che abbiamo voluto fare. Obbediremo anche alla sua sollecitazione: dare un risalto a queste vicende, magari con un paio di occhiali che sia un po’ più rispondente rispetto a quello che forse i media, per esigenze di audience o di copie vendute, stanno, ahimè, adottando.
  La ringrazio a nome di tutti i commissari. Ci riserviamo anche di invitarla in una seconda audizione. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.55.