XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 217 di Mercoledì 5 luglio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Audizione del presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Carlo Tavecchio, del direttore generale della lega nazionale professionisti B Paolo Bedin, e del presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 4 
Bindi Rosy , Presidente ... 5 
Di Lello Marco (PD)  ... 5 
Mirabelli Franco  ... 6 
Cardiello Franco  ... 7 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 7 
Gaetti Luigi  ... 8 
Esposito Stefano  ... 8 
Vaccari Stefano  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 10 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 10 
Mirabelli Franco  ... 10 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 11 
Mirabelli Franco  ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 11 
Mirabelli Franco  ... 11 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 14 
Cardiello Franco  ... 15 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 15 
Gravina Gabriele , presidente della Lega Pro ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Gravina Gabriele , presidente della Lega Pro ... 15 
Di Lello Marco (PD)  ... 19 
Gravina Gabriele , presidente della Lega Pro ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Gravina Gabriele , presidente della Lega Pro ... 20 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 20 
Di Lello Marco (PD)  ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Esposito Stefano  ... 20 
Cardiello Franco  ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Gravina Gabriele , presidente della Lega Pro ... 21 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 22 
Esposito Stefano  ... 22 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 22 
Bindi Rosy , Presidente ... 22 
Tavecchio Carlo , presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio ... 22 
Bindi Rosy , Presidente ... 22 

Comunicazioni della presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 14.20.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Carlo Tavecchio, del direttore generale della lega nazionale professionisti B Paolo Bedin, e del presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della Federazione italiana giuoco calcio e attuale commissario della Lega di serie A, Carlo Tavecchio, del direttore generale della Lega nazionale professionisti B, Paolo Bedin, in sostituzione del vicepresidente Andrea Corradino impossibilitato a partecipare, e del presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina. Sono altresì presenti il vicepresidente della Federazione, nonché presidente della Lega nazionale dilettanti, Cosimo Sibilia, il responsabile della comunicazione e relazioni istituzionali della Federazione Roberto Coramusi, la rappresentante per la Lega calcio serie A delle manifestazioni sportive del Ministero dell'interno Manuela Bertona e la responsabile della segreteria Ilaria Gioia, per la Lega nazionale professionisti B il responsabile della piattaforma B solidale Gianluigi Pocchi, per la Lega Pro il direttore generale Mario De Luca e il segretario generale Francesco Ghirelli.
  L'audizione odierna rientra nel filone d'inchiesta dedicato al tema delle infiltrazioni della criminalità organizzata di tipo mafioso nel mondo del calcio professionistico, avviato con la costituzione del comitato mafia e manifestazioni sportive, coordinato dai deputati segretari Marco Di Lello e Angelo Attaguile e sviluppatosi attraverso interlocuzioni con esponenti di tutti i soggetti pubblici e privati.
  Nell'ambito dell'inchiesta sono stati sentiti sull'argomento esponenti istituzionali ai massimi livelli, dal Ministro dell'interno al capo della Polizia, alle procure distrettuali di Roma, Torino, Napoli, Genova, Catania e Catanzaro, oltre ai presidenti delle società della Juventus, del Napoli, del Genoa e della Lazio, al presidente dell'Associazione calciatori e ad altri esponenti del mondo del calcio. Seguiranno le audizioni del presidente del CONI (Comitato olimpico nazionale italiano) e del Ministro dello sport, che credo siano assolutamente indispensabili per il nostro lavoro.
  L'incontro di oggi è volto a fare il punto, insieme ai vertici della Federazione sportiva e delle leghe professionistiche, sulle criticità del sistema – ricordo tra queste, sicurezza e ordine pubblico, bagarinaggio, scommesse, estorsioni, riciclaggio, assetti societari, condotta dei tesserati – e sulle prospettive di riforma per prevenire e contrastare ogni forma di illegalità e di uso improprio dello sport più seguito, che aprono varchi alle infiltrazioni e al condizionamento Pag. 4 da parte delle mafie italiane e straniere.
  Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
  Ringrazio tutti i convenuti e cedo volentieri la parola al presidente Tavecchio.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Grazie, presidente. Innanzitutto vorrei depositare agli atti di questa Commissione la documentazione, che è corroborante per l'intervento che andrò a fare e che è completa di ogni dettaglio.
  Io credo che ben conosciate la Federazione italiana giuoco calcio, ente di diritto privato che ha come obbligo, come suo core business e come suo modo di essere, quello di organizzare il gioco del calcio in Italia, soprattutto i campionati, organizzare l'attività di prevenzione, l'attività che riguarda soprattutto la formazione e la repressione di quei fatti che si determinano nell'ambito di quello che è il gioco – se mi passate questo termine – più giocato nel mondo.
  Distinguerei due rami rispetto al controllo di questo gioco: da una parte, i provvedimenti contro la criminalità comune e contro la violenza, i provvedimenti contro il razzismo e i provvedimenti contro le discriminazioni in generale e, dall'altra parte, i provvedimenti contro la mafia e il processo che voi avete instaurato, che riguarda i reati di natura mafiosa. A quest'ultimo argomento attiene una produzione meno copiosa di atti che la Federcalcio ha fatto, in quanto recentemente abbiamo istituito per il controllo di queste situazioni delle verifiche delle associazioni, sotto forma di Spa, Srl o società cooperative a responsabilità limitata, e di coloro i quali posseggono più del 10 per cento delle azioni. Il 10 per cento delle azioni comporta da parte dei soggetti interessati il rilascio del certificato antimafia, l'autocertificazione dell'onorabilità e una lettera di patronage che viene rilasciata da una banca che copre le garanzie. Questa è la premessa. Io credo, però, che per arrivare a risolvere o comunque a monitorare meglio il problema generale del calcio italiano, occorrano iniziative di natura disciplinare, ma anche economica. Infatti, sul problema dei soggetti che stanno nel teatro del calcio, bisogna che si faccia un'analisi più precisa e controllata delle potenzialità di esercitare il gioco del calcio, perché, se il gioco del calcio viene esercitato da soggetti che hanno problemi di sussistenza – come si dice, le necessità fanno l'uomo ladro – le necessità delle società di stare in certi contesti diventano problematiche. Noi abbiamo impostato un discorso che tiene presente sotto questo aspetto delle licenze nazionali. Vengono concesse le licenze nazionali a questi soggetti, soprattutto professionisti, che devono ottemperare a determinate garanzie per essere iscritti ai campionati. Come sapete, la Federazione dà le norme di indirizzo e le leghe hanno l'obbligo di organizzare i campionati. I campionati sono esclusiva competenza delle leghe e le norme di cui si dotano le leghe per l'organizzazione dei campionati, secondo me, da qualche tempo stanno diventando più stringenti. Siamo a un livello superiore, come norme di controllo sotto l'aspetto della gestione, alla stessa Uefa e alla stessa Fifa. Abbiamo handicap, però, per quanto riguarda gli stadi, dove si gioca e dove l'attività calcistica si esprime. Perché avviene questo? Io devo fare delle riflessioni anche personali. Noi avevamo raggiunto un equilibrio particolare nel 2012, quando avremmo potuto essere, con tutta probabilità, assegnatari degli europei in Polonia e in Ucraina. Avevamo fatto una norma di legge per cui si interveniva attraverso lo Stato con gli interessi, e i comuni e le società al 50 per cento. Era già tutto predisposto, erano già stati fatti investimenti per circa 800 milioni di euro da raccogliere tramite il credito sportivo, erano stati individuati i nuovi stadi in Italia che dovevano usufruire di queste provvidenze. Abbiamo perso l'europeo e tutto è stato accantonato e non si è portato avanti nessun discorso. Io credo che in questo momento il campionato italiano venga esercitato in stadi che sono notevolmente inferiori alla media europea per efficienza, per agibilità e soprattutto per quanto riguarda i sistemi di sicurezza. Vi posso dire che il sistema di sicurezza più Pag. 5importante è quello del monitoraggio dei tifosi. Il monitoraggio dei tifosi non può che essere individuale. Se i biglietti non sono individuali, il problema diventa drammatico: è difficile controllarne l'accesso ed è difficile controllarne le possibilità. Io sono stato recentemente in un Paese – non ho paura di dirlo – che è la Turchia. Con un sistema elettronico, chiunque ha il biglietto quando entra viene monitorato attraverso il tornello e si individua il posto dove andrà a sedersi, quindi chiunque è individuato nel posto dove si siede. Questo è il problema. Posso dirvi che in questo momento forse solo qualche stadio lo rispetta. Io stento a credere che il biglietto consegnato sia relativo a quel posto e che tutti lo rispettino. Con un sistema elettronico ci si può arrivare. È un investimento che dovrebbe essere fatto d'intesa con gli organismi. Addirittura sono stati fatti dei controlli e si sono trovati anche personaggi che avevano una restrizione sulla presenza. Dal punto di vista della normativa fondamentale, da tanto tempo si sta operando con norme con le quali addirittura si interviene su coloro i quali vengono colpiti da sanzioni, si arriva addirittura all'esclusione dalla possibilità di essere tesserati, si interviene con le società con penalizzazioni di punti. Tuttavia, questo problema deve trovare sempre un riscontro pratico. Abbiamo rapporti fondamentali con la polizia di Stato, con il Ministero dell'interno. L'osservatorio nazionale individua le criticità delle partite, i provvedimenti che vengono adottati vengono subito applicati e difatti ci sono alcune partite che vengono fatte a porte chiuse.
  C'è poi il problema, che non è secondario, delle scommesse. Le scommesse vengono monitorate in tempo reale, con un'attività di controllo che addirittura dovrebbe prevedere particolari situazioni di anomalia durante la partita. Se durante la partita un certo tipo di scommessa passa i limiti della norma, viene immediatamente segnalata e viene controllata. Ci sono una serie di provvedimenti che riguardano i soggetti tesserati, come la possibilità di non avere contatti con organizzazioni che non siano riconosciute. Non ci possono essere contatti con i club non riconosciuti dalle società. Sono tutti provvedimenti soprattutto di controllo. Io credo che il futuro sia applicare in maniera più stringente queste norme dal punto di vista del controllo. Rispetto al controllo oggi abbiamo una grande fortuna: l'informatica. Credo che si dovrà passare dall'attività di verifica tradizionale a quella informatica. Resto a disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie presidente. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO DI LELLO. Ringrazio il presidente Tavecchio e tutta la folta e autorevole delegazione della Federcalcio e delle leghe. Come le ha ricordato prima la presidente Bindi, questa Commissione sta portando avanti ormai da diversi mesi un'indagine sui rapporti tra tifoseria, mafie e società calcistiche professionistiche, peraltro dopo aver svolto un ottimo lavoro anche sul terreno delle società dilettantistiche. Alcune criticità sono emerse in questa indagine per il lavoro che abbiamo fatto. Lei ne ha già trattate alcune nella sua introduzione. Uno dei temi è sicuramente quello relativo alla sicurezza e alla nominatività dei biglietti. Questa indagine ha mosso i primi passi anche a seguito dell'attività investigativa della procura di Torino denominata «Alto Piemonte», che riguardava infiltrazioni della ’ndrangheta in Piemonte, con una derivazione che riguardava, invece, esponenti malavitosi e la Juventus calcio. È proprio dei giorni scorsi la condanna in primo grado, se non sbaglio, a sette anni e nove mesi per associazione a delinquere di stampo mafioso di un capo ultrà della Juventus.
  Quell'indagine ci ha svelato un sistema di finanziamento delle mafie attraverso l'attività di bagarinaggio. La Juventus consentiva il cambiamento del nome sui biglietti emessi fino a quattro nomi diversi. Questo sistema ha consentito l'attività di bagarinaggio, che poi, secondo le risultanze investigative, si trasformava in un finanziamento per le associazioni criminali.
  Questa Commissione sta ragionando sull'ipotesi di proporre l'introduzione del reato Pag. 6 di bagarinaggio. Per noi è importante conoscere la sua opinione sul punto, come è importante, glielo chiedo anche come commissario della Lega A. La scorsa settimana abbiamo avuto qui tre autorevoli presidenti di società calcistiche della massima serie: Preziosi, De Laurentis e Lotito. Tutti e tre si sono detti favorevoli all'importazione in casa nostra del modello inglese con le camere di sicurezza. Vorrei conoscere anche su questo la sua opinione.
  Approfitto della presenza del presidente della Lega Pro, ma anche – nonostante sia qui nella veste di vicepresidente della Federcalcio – del presidente della Lega dilettanti. Noi temiamo che ci sia un problema importante nelle serie cosiddette «minori» di condizionamento legato alle attività di scommesse. Lo stesso presidente dell'associazione italiana calciatori, in un'audizione molto apprezzata in questa Commissione, ci ha ricordato: «Riguardo al problema della quotazione delle partite, bisogna pensare che la nostra serie D, che è la quarta serie e la prima serie dilettanti, conta più o meno 160 squadre. È un fenomeno molto particolare che riguarda l'intero territorio nazionale. È divisa in nove gironi e vince solo la prima squadra». «Questo vuol dire che a oggi» – lo abbiamo audito agli inizi di aprile – «quasi la metà delle squadre non ha più nulla da dire al campionato. Si tratta di partite che sono quotate e di cui non c'è la copertura televisiva».
  Ci sono fenomeni che ricordano il paranormale. Abbiamo avuto una concentrazione nel comune di Pozzuoli, alle porte di Napoli, di non so quante migliaia di scommesse sulla partita Parma-Ancona che si giocava ad alcune centinaia di chilometri, senza nessun rapporto formale con quel territorio. Lei capirà che la preoccupazione, specialmente perché corroborata dall'opinione del presidente dell'associazione calciatori, per noi è a un livello tale da suggerirci un intervento, teso sostanzialmente a limitare la possibilità di esercitare scommesse, non solo nei campionati dilettantistici, ma anche in quelli che una volta erano i semiprofessionisti, oggi Lega Pro.
  Infine, presidente, sul terreno delle frequentazioni non consone da parte dei calciatori, c'è sicuramente un'attività normativa che spetta fare al legislatore e c'è una parte che, invece, spetta alla Federcalcio. Noi siamo stati molto positivamente impressionati nelle audizioni avute col procuratore sportivo sul regolamento introdotto dalla Federcalcio, che sanziona i rapporti tra le società e i club al di fuori di determinati schemi. Credo che non ci siano sanzioni, invece, sulle frequentazioni dei singoli calciatori. Le spiego. Noi spesso dobbiamo vedere fotografie di calciatori più o meno noti che si accompagnano o che hanno frequentazioni – per carità, siamo certi lo facciano in assoluta buona fede, ma questo sicuramente non rende un buon servizio né al mondo del calcio in generale né alla credibilità delle istituzioni – poco opportune e poco consone con malavitosi. Le chiedo se è possibile immaginare una sanzione sportiva in questo senso nei confronti del calciatore, proprio per il portato di esempio che ha, al di là della propria volontà, con il rischio che questa carica si trasformi in un veicolo di pubblicità e di messaggi negativi. Queste sono le domande e i temi su cui per noi è importante conoscere le vostre opinioni.

  FRANCO MIRABELLI. Presidente, la ringrazio per l'introduzione. Mi pare che abbia identificato una serie di punti su cui il mondo del calcio è esposto ad attività illecite, scommesse, bagarinaggio, controllo delle curve e altre questioni. Io vorrei fare una domanda specifica, che credo in Antimafia sia una questione importante, che riguarda sia le leghe di professionisti – penso alle serie maggiori – sia la Lega dilettanti. C'è un tema che abbiamo verificato in diverse occasioni, anche a livelli minori, che però immagino potrebbe avere una rilevanza maggiore nelle serie più alte, che è quello del controllo e di capire i capitali e gli investimenti con cui si acquistano le squadre e che vanno a finanziare le squadre. Credo sia un tema serio, perché il calcio, come diceva lei, è uno sport molto popolare. Credo che quegli investimenti vadano verificati e controllati e vorrei capire se la Federazione e la Lega si occupano del controllo della provenienza degli investimenti e dei capitali che vanno ad acquistare Pag. 7 e a sostenere le squadre di calcio, sia professionali sia dilettantistiche, e quali sono gli strumenti di controllo che sono stati messi in campo. Io credo che questo sia un tema decisivo. Abbiamo visto che anche recentemente le cronache ci raccontano di acquisti di squadre con capitali che non si capisce da dove vengono e di default di altre squadre proprio perché non si capiva che sostanza avessero i capitali. Siccome in tutto questo la criminalità organizzata può trovare spazio, vorremmo capire quali sono gli strumenti che le leghe e la Federazione hanno messo in campo.

  FRANCO CARDIELLO. Io vorrei capire la difficoltà che avete per quanto riguarda l'introduzione del biglietto elettronico. Lei ha detto che in Turchia ha trovato questa novità. In Italia per quale motivo non avviene questa cosa? È un problema delle società o è un problema della Lega? La seconda domanda si rifà a quanto ha detto poco fa il collega circa il flusso di denaro anomalo che viene dagli Stati stranieri, vedi Inter e Milan che sono stati acquistati dai cinesi; 500, 600, 700 milioni, sono somme esorbitanti. C'è un controllo reale su questi flussi anomali di danaro che vengono da altri Stati in Italia? C'è una banca dati? Come verificate voi la tracciabilità di questi fondi? La terza domanda concerne i flussi anomali sulle scommesse. Come diceva il collega Di Lello, addirittura un paese intero ha scommesso su una partita. Lei mi dirà: «La procura della Repubblica ha aperto un fascicolo». A prescindere dalla procura della Repubblica, lei parlava dell'osservatorio sulle criticità delle partite. C'è un osservatorio anche sui flussi anomali di denaro? Che cosa fate nel momento in cui avvertite questo flusso anomalo? C'è una corrispondenza tra voi e le autorità giudiziarie? Avete notizie dall'interno delle società? Come fate a verificare se nelle società ci sono persone malavitose? Avete un elenco? Avete una banca dati? Lo chiedo giusto per capire. In Calabria, in Campania, in Sicilia, ma anche nel Piemonte e dappertutto ormai, c'è questo fenomeno malavitoso. La Lega ha la possibilità di verificare con una banca dati chi gioca, chi è l'allenatore, chi sono i soci di quella società oppure vi affidate alle autorità giudiziarie del posto? Se in una squadra c'è un camorrista o un delinquente, voi lo venite a sapere tramite la polizia oppure avete una banca dati vostra? Queste sono le domande.

  ANGELO ATTAGUILE. Io ringrazio i vertici della Lega e della Federazione calcio per quello che ci hanno illustrato. Mi rifaccio all'analisi che ha fatto il collega coordinatore nell'esporre come ci siamo attivati. Vorrei sapere anche se la Lega attenziona e in modo particolare se esiste un elenco dei procuratori, perché viene tutto dai procuratori. Dove c'è il nero, i procuratori lavorano molto sul nero. Da attenzionare in modo particolare, perché lì agiscono la mafia e il malcostume, è il settore giovanile. Tramite il settore giovanile arrivano a posizionare e ad aiutare anche i giocatori della prima squadra. Su questo c'è molta attenzione da parte della malavita, perché sono interessati, oltre al recupero del denaro sporco, anche a valorizzare un proprio giocatore per avere ulteriori utili. Io ho seguito con attenzione la sua relazione. Lei ha detto che la Turchia è più avanzata rispetto a noi nel controllare chi entra allo stadio e addirittura riescono a sapere da chi viene occupato il posto. Lei poc'anzi ha affermato: «Abbiamo visto che non corrispondeva a chi doveva essere lì presente». A questo punto voi cosa fate? Lo segnalate alle forze dell'ordine? Quali provvedimenti prendete? Potete prendere dei provvedimenti nei confronti di una squadra di calcio?
  Per quanto riguarda la sorveglianza, tutto avviene in modo particolare nella «guardiania», nel vigilare sugli stadi. Infatti, gli stadi possono essere di proprietà privata, ma possono essere anche dell'ente pubblico comune, che li dà in gestione alla società di calcio. Vorrei sapere se vengono attenzionati per tutta la settimana, perché la mafia o i tifosi violenti – io a volte li chiamo anche «mafiosi», ma chiamiamoli «tifosi violenti» – entrano il giorno prima, nascondono allo stadio tante armi pericolose, non soltanto pietre, ma anche altri oggetti pericolosissimi, e poi durante la partita la domenica li vanno a prendere e scoppia la violenza negli stadi. Mi chiedo se non pensate Pag. 8 di attenzionare e di invitare le squadre di calcio a farlo, specialmente nei casi in cui lo stadio non è di proprietà della società, perché logicamente non essendo di proprietà possono anche entrare altre squadre minori e in quei giorni si può verificare questo «sabotaggio» dell'ordine pubblico.

  LUIGI GAETTI. Più che una domanda la mia vuole essere una sottolineatura proprio per quel che riguarda i capitali che afferiscono all'acquisto delle società. Due anni fa feci un'interrogazione sul fatto che la società Mantova Calcio sta per essere acquistata da una cordata di persone i cui nomi erano nell'indagine Aemilia. Proprio in questi giorni un articolo su Il Corriere della Sera scrive: «Calcio. Lo strano caso del Mantova in mano a pornodivi laureati e affaristi. Si tratta di una decina di persone la cui proprietà è sotto al 10 per cento per evitare le verifiche». Inoltre, qualche giorno fa, per non farci mancare nulla, è avvenuto l'ingresso nel capitale di due sconosciuti investitori di Santa Maria Capua Vetere, di cui uno, in affari con la sorella, arrestata anni fa, è cognato di Antonio Iovine. Questi sono fatti proprio di questi giorni. Nella mia città ne stanno ancora discutendo. Credo che questo, come hanno sottolineato il collega Mirabelli e altri colleghi, sia un elemento estremamente importante, sul quale è importante prendere dei provvedimenti e soprattutto togliere quella soglia del 10 per cento, perché altrimenti il risultato è questo.

  STEFANO ESPOSITO. Naturalmente riproporrò le tre domande che ho già rivolto anche a tutti gli altri nostri interlocutori, però prima vorrei concentrarmi sulla questione dei biglietti nominativi, che per quanto mi consta sono già attualmente una regola per tutti. Lei ha fatto una considerazione su questo, parlandoci utilmente di quello che avviene in Turchia. Le chiederei se ha un quadro complessivo dell'organizzazione delle società, almeno quelle più grandi, rispetto all'utilizzo dei biglietti nominativi, alla loro efficacia per il raggiungimento dell'obiettivo. Parliamo delle grandi squadre in particolare, anche se il tema interessa tutti naturalmente. Inoltre, vorrei sapere se ritiene che ci siano dei modelli attualmente in essere in qualche stadio italiano che varrebbe la pena esportare da parte della Federazione da lei diretta, magari con un costo non eccessivo, in altre situazioni. Sappiamo che purtroppo in Italia gli stadi di proprietà sono una rarità, però sarebbe interessante capire dal suo osservatorio se c'è qualche squadra che ha messo in campo delle soluzioni che la Federazione ritiene potrebbero essere esportate, nel contesto dato, in altri stadi già oggi, in attesa del sistema elettronico della Turchia. Le domande che ho fatto agli altri interlocutori sono le seguenti. Che cosa pensa la Federazione in termini di efficacia del Daspo? Che valutazione fa la Federazione in termini di ricaduta della responsabilità oggettiva? Inoltre, vorrei sapere se ci sono proposte da parte vostra per intervenire in maniera più efficace sullo strapotere di alcuni gruppi ultrà, di cui abbiamo avuto evidenza in queste nostre audizioni, non ultime quelle dei tre presidenti della scorsa settimana. Le chiedo se non ritiene che la Federazione italiana Giuoco calcio abbia il «potere» di incidere in aiuto di queste società sul terreno della presenza e del condizionamento degli ultrà.

  STEFANO VACCARI. Ringrazio per l'illustrazione che ha fatto dell'attività che la Federazione ha intrapreso in vari ambiti. Io vorrei farle due domande in particolare. La prima riguarda le scommesse sportive. Altri colleghi hanno toccato questo tema e noi come Commissione ce ne siamo occupati con un approfondimento. È emersa la questione della gestione delle scommesse in particolare nei campionati minori. L'Agenzia delle dogane e dei monopoli in una recente audizione che abbiamo fatto ci ha rappresentato la sua opinione, dicendo che sottrarre quel tipo di scommesse alle modalità legali con le quali vengono svolte oggi sarebbe un errore madornale, perché da segnalazioni di anomalie su quelle scommesse sono state anche avviate diverse indagini importanti che hanno portato a conclusioni e ad arresti di chi stava lucrando dietro le scommesse stesse. Mi interessa capire l'opinione della Federcalcio su questo. Pag. 9 Inoltre, vorrei sapere se sulle scommesse sportive voi avete qualche ritorno. La seconda domanda riguarda una scelta che ha fatto la Federazione l'anno scorso rispetto all'acquisizione di uno sponsor per la nazionale di calcio. Mi riferisco a Intralot, che poi è stato acquisito da un gruppo più grande, Gamenet, che si colloca al quarto posto tra i maggiori operatori del gioco in questo Paese. Lei lo sa, perché ha partecipato anche al dibattito pubblico che si è scatenato intorno a quella scelta. Siccome lei ci ha raccontato di diverse scelte e comportamenti esemplari che la Federazione ha fatto in altri campi – violenza, razzismo, discriminazione – le chiedo se, vista la criticità che il gioco ha sui comportamenti delle persone, sulle patologie che scatena e sugli effetti negativi sui bilanci delle famiglie italiane, non ritiene di dare un esempio anche in questo ambito, arrivando a scadenza di quel contratto e non rinnovandolo.

  PRESIDENTE. Aggiungo qualche domanda, molte sono state fatte dai colleghi, ne sottolineo alcune. In particolare, che cosa pensate della proposta del presidente dell'associazione calciatori italiani di abbassare dal 10 per cento all'1-2 per cento la partecipazione societaria? Quali risultati sta producendo l'istituzione dello SLO (supporter liaison officer) secondo voi? Io sarei molto esplicita nel formulare la domanda: non ritenete necessario evitare le scommesse sui campionati dilettanti? Sono diretta, il senatore Vaccari è stato più diplomatico di me, ma io penso che ci potremmo porre il problema. In merito alla responsabilità oggettiva delle società di calcio, il sistema della giustizia sportiva andrebbe riformato o pensate che funzioni bene così? Eventualmente quali potrebbero essere i suggerimenti per la modifica? Sulla trasparenza finanziaria sono state fatte domande, anche per quanto riguarda l'acquisto dei calciatori. Quale ruolo possono esercitare, invece, la Federazione e la Lega nei confronti dei calciatori che non sono sordi agli inviti e alle offerte da parte di qualche sponsor? In particolare voglio citare il caso che di recente ha riguardato i calciatori di una società. Mi sembra che di domande ce ne siano molte. Oltre al presidente Tavecchio, se vogliono, possono rispondere anche il direttore generale della Lega B e il presidente della Lega Pro. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Vorrei che mi concedeste anche una riflessione: le domande investono quasi tutto il sistema calcistico.

  PRESIDENTE. Non abbiamo parlato di diritti televisivi. Ci siamo trattenuti.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Chiederò al presidente Gravina di intervenire laddove si parla di scommesse, perché mi pare che abbia avuto un'esperienza di controllo notevole e positiva. Per quanto riguarda la parte iniziale, dove mi si facevano delle domande su quello che si sta verificando a Torino, la Federazione in questo momento ha un'attività istruttoria in corso e io non posso intervenire su questo argomento, in quanto la procedura avrà i suoi sviluppi tipici. Vengo al bagarinaggio. Forse non avete torto. Nella mia introduzione sui sistemi elettronici mi sono dimenticato di dire una cosa: il concetto nuovo di quello che succede in Turchia è che c'è la fotografia. È l'identificazione fotografica che cambia tutto il sistema. Con l'identificazione fotografica che viene fatta al tornello, il soggetto che non è quello individuato elettronicamente non ha la titolarità. C'è un piccolo problema da sottolineare: questo studio e questo controllo che io ho fatto anche recentemente impegnerebbero un centinaio di milioni di investimenti per attrezzare gli stadi di serie A. Quindi, è un'operazione che si potrebbe ipotizzare con un lungo periodo di investimento per realizzare una serie di situazioni che non vengono controllate se non c'è la fotografia, è perfettamente inutile. Tenete presente che sia Fifa sia Uefa scambiano tranquillamente i biglietti prima della partita, e quindi non ci sono organismi superiori che hanno già organismi di controllo. Per quanto riguarda, quindi, il reato di bagarinaggio, io Pag. 10sono d'accordissimo che diventi un illecito penale. È un deterrente notevole, che metterà in condizioni i soggetti che lo praticano con profitto di essere sanzionati. Negli stadi inglesi ci sono le celle, che nascono da quei famosi discorsi degli hooligans, che distrussero gran parte degli stadi europei. Si arrivò, attraverso una loro decisione legislativa, addirittura alla detenzione nello stadio, trasformata successivamente in altri procedimenti. Quanto alle frequentazioni non consone dei calciatori, noi abbiamo una norma che stabilisce che per le frequentazioni con associazioni non autorizzate c'è già un provvedimento per il quale viene sanzionato il soggetto. Se va alla manifestazione di un club fantasma che non è registrato, è già sanzionato. Le frequentazioni private, però, diventano situazioni più di natura personale. La Federazione non può intervenire. Poi in alcuni casi, certe frequentazioni sono create artatamente, c'è gente che si mette a farsi la foto vicino al calciatore, si aprono dei fronti enormi. Per quanto riguarda le frequentazioni ufficiali, però, credo che non ci sia nessuna remora, sono già sanzionabili, e tutti coloro che si sono trovati in questa situazione sono stati sanzionati. Per quanto riguarda la provenienza dei capitali stranieri...

  PRESIDENTE. Anche italiani.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Anche italiani. In questo momento, parlerei, se mi permettete, come commissario della Lega di serie A. Vorrei ricordare a questa Commissione che l'Europa è la più finanziata da capitali stranieri. In Inghilterra, quasi tutte le società sono finanziate, come in Francia, in Spagna, in Germania. Noi siamo ultimi nell'introito di somme rivenienti da Paesi stranieri. Nel caso specifico che riguarda, detto da loro, Inter e Milan, la Lega ha fatto l'indagine che deve fare: l'antimafia, la lettera di patronage e la dichiarazione di onorabilità. Questi tre punti sono stati ottemperati e i due investitori che si sono verificati in Italia hanno avuto questa patente di liceità. I fondi sono pervenuti attraverso banche cinesi. Sono banche esistenti, e quindi i bonifici non sono arrivati dalle Isole Vergini o da altri posti, ma da banche cinesi. Il controllo qui è finito per quanto riguarda la Lega di serie A. Per quanto riguarda, invece, i controlli sui capitali italiani, innanzitutto escludo che la Federazione possa controllare i movimenti di capitale nel mondo dilettantistico, perché non abbiamo contezza e i soggetti sono ASD (associazioni sportive dilettantistiche), non sono civilisticamente inquadrati, non sono società per azioni. La Guardia di finanza controlla normalmente le associazioni, sul mondo dilettantistico, quindi, non abbiamo possibilità di controllarli. Il mondo professionistico ha un flusso di interscambi che entrano in una stanza di compensazione della Lega. I movimenti di capitali sono rivolti soprattutto all'acquisto e alla vendita di calciatori. La parte che riguarda le iscrizioni e le garanzie da dare per il funzionamento del campionato è, dal punto di vista dell'importo, risibile per un calciatore che costa 20 milioni, uno che ne costa 40 e così via. L'operazione si svolge attraverso questa stanza di compensazione. Coloro che hanno un po’ di dimestichezza bancaria sanno che le banche si scambiano la mattina gli assegni – c'è chi va in credito e chi va in debito – alcune società professionistiche vanno in credito, altre vanno in debito, e quelle che vanno in debito devono garantire con una polizza assicurativa che deve garantire lo scoperto. Finora, escluso il caso Parma e il caso che riguarda probabilmente – non so se posso dirlo – il caso Latina, avremo delle perdite rivenienti da operazioni di scambio di calciatori. Queste operazioni vengono controllate bancariamente tra loro.

  FRANCO MIRABELLI. La domanda non era tanto questa. La domanda è se la Lega e la Federcalcio controllano da dove provengono i soldi del signor B, che compra il Cagliari, o del signor F, che compra il Mantova, o del signor R, che compra la Casertana. Da dove arrivano questi soldi? Che tutela mette in campo la Federcalcio per evitare che questi soldi provengano da organizzazioni criminali e siano soldi riciclati? Questo è il tema.

Pag. 11

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. La novità fondamentale, entrata in vigore l'anno scorso, è il certificato antimafia. Il primo documento che chiede la Federazione è il certificato antimafia di soggetti che operano, o dall'estero, che superano il 10 per cento della quota. Chi è inferiore al 10 per cento deve produrre una normale autocertificazione. Per chi supera il 10 per cento avviene il controllo.

  FRANCO MIRABELLI. Non le sfugge che vengono usati anche dei prestanome. Il punto è da dove arrivano i capitali.

  PRESIDENTE. Presidente, quanto alla proposta di abbassare la percentuale?

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. L'avremmo proposta noi, ma c'è un piccolo problema, signor presidente: dobbiamo metterci d'accordo con le prefetture. Se scendiamo sotto il 5 per cento, andiamo al 2 per cento, qui tutti hanno bisogno del certificato antimafia. Abbiamo impiegato due mesi per avere il certificato del Milan. Io non so come si dovrà fare operativamente. Senatore, lei conosce sicuramente il mondo bancario: la responsabilità della liceità della moneta è della banca. Quando la banca fa l'operazione e accredita su un conto corrente, noi siamo certi che quella è una moneta legale, transitata lecitamente sui conti correnti. Io non posso, come Lega Calcio, sapere se quella transazione effettuata attraverso un bonifico che viene da una banca italiana – io sto parlando degli italiani – Intesa, UniCredit... Di fronte a un bonifico di 50 milioni, personalmente ritengo che la provenienza sia lecita, sennò la banca non dovrebbe fare l'operazione. Se la banca riceve fondi non leciti, deve intervenire. Il problema su chi dà l'ordine di fare il bonifico l'abbiamo impostato sul controllo, le ripeto, dell'onorabilità e dell'antimafia. Io non sono uno strumento di polizia finanziaria, non sono la Guardia di finanza. La Guardia di finanza può fare questa operazione, la Lega calcio non può fare questo tipo di controllo. Noi prendiamo atto dell'accredito in conto dell'operazione. Vorrei aggiungere che gli strumenti di controllo sono legati al sistema. Il sistema è un sistema di controllo impostato su rapporti che danno le garanzie (sistema bancario, sistema giudiziario, sistema prefettizio), le garanzie normali di onorabilità che vengono date dall'autocertificazione. Voi sapete che chiunque, qualsiasi cittadino italiano, con una condanna penale superiore a un anno, non può fare un'attività sportiva e non può essere presidente di società. In questo momento, applichiamo il concetto dell'autocertificazione. Nei casi in cui si va a controllare si può arrivare alla denuncia per falso. Il controllo viene fatto in questi termini. Per quanto riguarda il biglietto elettronico...

  FRANCO MIRABELLI. Scusi ancora, presidente. Mi sta dicendo, quindi, così chiudiamo, che i 400 milioni che arrivano per comprare una società non solo non sappiamo da dove vengono, ma non siamo neanche interessati a saperlo. C'è la garanzia del certificato antimafia che garantisce rispetto alla persona che compra, ma sui capitali...

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Lei sa meglio di me che, quando la Bank of China bonifica 400 milioni alla Popolare di Milano per l'Inter, io non posso mica fare... Prendo atto, prendo solo atto. Che devo fare io, scusate? Quanto alla questione che riguarda le scommesse, innanzitutto vorrei dire una cosa. La Lega nazionale dilettanti – qui c'è il suo presidente – ha sempre chiesto all'Agenzia delle entrate di non permettere le scommesse sui dilettanti. Il problema non è tanto quello della Lega dilettanti, quanto dell'Agenzia, che ha tollerato quest'operazione.

  PRESIDENTE. Va bene, presidente.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Noi siamo stati i primi a dire di non scommettere, anche perché condivido che il rischio sulle scommesse capillari e le scommesse che Pag. 12sono alla base è notevolmente superiore a quello delle scommesse che sono... Permettetemi una considerazione: il Parlamento italiano ha deciso che le scommesse non sono più reato. Non l'ho mica deciso io, lo avete deciso voi. Condivido che esista il problema. Perché lo ha deciso? Perché le scommesse che erano in nero erano un'enormità, era un sistema di scarso controllo, un sistema che andava monitorato. Monitorando il sistema delle scommesse controllate attraverso le agenzie, si individuava quello che doveva essere il progetto. Naturalmente, qui ci sono furbi e furbetti e sicuramente c'è nel sistema ancora un canale particolare, o comunque un canale difficilmente controllabile. Credo che il presidente Gravina, che ha studiato a fondo la questione, spiegherà meglio di me i monitoraggi. Quando abbiamo una verifica da parte dell'UISS (Unità informativa scommesse sportive), l'organo che controlla le scommesse anomale, anche durante la partita viene fatta la segnalazione alla procura federale, che è inquirente sotto questi aspetti. Io non posso fare altro. Non ho l'autorità di intervenire, come mi chiedeva, con la Guardia di finanza. Per ora, ancora non abbiamo questa prerogativa.

  PRESIDENTE. Presidente, le nostre domande non sono mosse da una presunzione di responsabilità o di colpa da parte vostra. Sono volte a capire come possiamo migliorare il sistema.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Scusi se mi sono accalorato.

  PRESIDENTE. Se lei si accalora per passione, si figuri se non la capisco. Se, invece, si sente attaccato, le voglio dire che non è così.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Grazie.

  PRESIDENTE. Ci tenevo a precisare quest'aspetto.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. La questione dei procuratori è stata in questi giorni molto attenzionata. Vorrei chiarire che è stato l'ultimo colpo di coda della gestione Blatter con la deregulation. Prima, i sistemi erano controllati attraverso attività che dovevano essere soggette a esami, si doveva far parte di un albo dei procuratori. La Fifa aveva addirittura individuato delle percentuali. Il presidente Blatter ha ritenuto di togliere questa prerogativa di controllo e di verifica e si è lasciata alla libera professionalità dei soggetti. Tutti sanno qual è stata da parte del sottoscritto l'avversione al presidente Blatter. Ogni commento è superfluo. Ho attaccato Blatter subito, da quando l'ho incontrato, quindi è inutile che facciamo queste riflessioni. Non sapevo, l'ho guardato proprio l'altro giorno, che noi abbiamo un registro, che non è un albo – l'albo è un conto, il registro è un'altra cosa – di 896 soggetti che pagano 500 euro di iscrizione e diventano procuratori. Questa è la deregulation che ha applicato la Fifa. Siamo intervenuti col presidente Ceferin della Uefa per chiedere un'iniziativa per quello che potrebbe verificarsi. Se la Federazione italiana giuoco calcio prende un provvedimento italiano, il procuratore francese non lo rispetta, il procuratore belga non lo rispetta eccetera. Avremmo in questo momento una commistione, un'Europa che funziona non so come. Un provvedimento dovrebbe essere generale per riguardare un sistema di controllo e di verifica dei procuratori. Se il soggetto X viene assistito da un procuratore francese, è sottoposto a una normativa; se è sottoposto alla nostra normativa, non quadra con quello. La richiesta della FIGC è rivolta alla Uefa, che deve andare oltre il concetto della Fifa. Voi sapete perfettamente che la Fifa raccoglie le confederazioni mondiali, ma la Uefa raccoglie esclusivamente l'Europa. Quantomeno in Europa, dovrebbe esserci una normativa sui procuratori specifica e uguale per tutti. Se la prendiamo noi in questo momento, i francesi non ce l'hanno, gli inglesi ne hanno un'altra, i tedeschi ne hanno un'altra, i portoghesi e gli spagnoli ne hanno un'altra. Pag. 13Quanto ai settori giovanili, la domanda è molto fine. I giovani, e soprattutto – bisogna dirla giusta – le famiglie dei giovani... I giovani a 13 anni, a 12 anni, non hanno la malizia di sapere a che cosa vanno incontro. Nei Paesi dove c'è il problema della sussistenza, dove si cerca di vivere meglio, se un ragazzino a 12 anni viene accostato da un soggetto in maniera non regolare, la famiglia prende i soldi. Questo succede. La Federazione, però, non ha strumenti di polizia. Bisogna denunciare il problema. La ringrazio di questa riflessione. Questo succede, e lo sappiamo, ma il problema è che, quando si è denunciato, bisogna avere i mezzi per colpire. Bisogna che ci sia la declaratoria di chi riceve dei fondi, perché non vanno mica con l'assegno circolare. Chi riceve dei fondi, la famiglia, che ha bisogno di sussistere... Soprattutto, mi dispiace dirlo, e non perché io faccia delle discriminazioni – io sono sudista, al contrario, più che nordista – ma succede al sud, nelle zone che hanno problemi di natura particolare. Questo è un problema che dovremo affrontare in maniera violenta, con denunce. Emerge che a 16 anni, quando diventano soggetti tesserabili con la Figc, sono impegnati... presidente, stiamo facendo operazioni con il MIUR, con altri enti, nelle scuole, per dare queste istruzioni, per dire di stare attenti davanti a chi fa delle offerte per il giocatore. È una questione non corretta, ma «più che il dolor poté il digiuno» in alcuni casi, e quindi la famiglia prende i fondi di un soggetto che viene individuato.
  Per quanto riguarda la vigilanza negli stadi, bisogna che ci diciamo con chiarezza che cosa vogliamo. Gli stadi non sono più ambienti dove si deve giocare solo a calcio, secondo le nuove prerogative. Gli stadi devono vivere. Negli stadi ci deve andare il supermercato, la farmacia, la lap dance, ci deve andare l'incontro con la politica, si deve fare l'attività sociale. Allora uno stadio con queste prerogative, altro che controllo deve avere. Il lunedì o il martedì, se si fa una manifestazione con 50 persone che vanno a sentire il deputato che parla o vanno a giocare a una partita di carte, si può portare dentro quello che si vuole, ma qui abbiamo la responsabilità della società. Come si fa a pensare di togliere la responsabilità oggettiva, che in questo momento è ancora il cardine che dà la garanzia al soggetto che riceve nel suo ambito queste situazioni. Il controllo è automatico con la responsabilità oggettiva.
  Lo sapete come è arrivato il motorino a San Siro? Sono arrivati quattro soggetti, io so di che località, hanno girato intorno allo stadio con il motorino tutto il tempo per fare uno sfottò all'Inter. Poi quelli erano stufi di sentirli, uno è entrato dentro, e non si sono neanche accorti che sono entrati all'interno, e l'han portato di sopra. Questo è il problema. La responsabilità oggettiva è dell'Inter, non della Federazione.
  Condivido il senatore che ha parlato di Mantova, dove sono arrivati dei furbetti, che hanno ridotto la possibilità di partecipazione nella società a meno del 10 per cento, scavalcando quindi il problema del controllo antimafia. Questa è stata un'illuminazione che ci ha messo in testa di portare il limite quantomeno al 5 per cento.
  Io ho parlato col prefetto di Milano e sono rimasto abbastanza sensibilizzato dai controlli che hanno effettuato per rilasciare il certificato antimafia del Milan. È stato un controllo lungo, minuzioso. Ma se devono fare i controlli di ogni soggetto che va oltre il 2, il 3 per cento, del certificato antimafia, la prefettura deve aprire un ufficio esclusivo...

  PRESIDENTE. Lo faremo aprire se risulta necessario. Chiederemo, quantomeno, di dotarsi di un ufficio certificati antimafia per il mondo del calcio.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Se questo avviene nel tempo ragionevole di una settimana, credo che sia possibile farlo anche al 2 per cento, perché più riduciamo la percentuale e meno rischi abbiamo. Per quanto riguarda i biglietti nominativi, quali sono gli stadi che in questo momento sarebbero da additare per i comportamenti migliori in Italia? In questo momento, la fotografia non ce l'ha nessuno. Il biglietto è nominativo, ma è consegnato alla bontà e Pag. 14alla capacità del soggetto di cambiarlo, rientrare o fare. In questo momento, le fotografie non ce le ha nessuno. Io ritengo che solo se c'è la fotografia diventi difficile non dico falsificare, ma contrabbandare il biglietto. Se non c'è la fotografia, è inutile fare discorsi. Questo per me è il progetto fondamentale. Venendo al Daspo, credo che abbia fatto tanto bene. Il problema è che il controllo del Daspo non è di poco conto. Il soggetto che ha il Daspo non ha un braccialetto che si illumina quando entra nello stadio. Se ci fosse un sistema elettronico con cui il daspato viene segnalato in rosso...

  PRESIDENTE. Serve la fotografia anche per quello.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Non c'è un sistema. È difficile. Questi sono i mezzi di controllo di cui disponiamo.

  PRESIDENTE. Lo SLO?

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Lo SLO ha creato questo rapporto nuovo, come figura che chiamiamo di collegamento, tra la società e i tifosi. Se lei, signor presidente, guarderà la documentazione, troverà degli opuscoli in cui c'è la parte di istruttoria e quella di promozione e formazione degli SLO. Io credo che sia una parte importante nella misura in cui si possa trovare un rapporto di collaborazione con i tifosi. Fondamentalmente, però, i tifosi – penso che non possiamo essere ipocriti – sono in funzione delle vittorie e delle sconfitte. «Rigore è quando arbitro fischia»: se va bene, va bene; se va male, va male. I collegamenti sono sempre difficili per recuperare magari situazioni come un errore arbitrale, che può succedere. Il calcio non è una scienza esatta.

  PRESIDENTE. Presidente, lei capisce bene che non parliamo di... Queste tifoserie sono quelle che guai se non ci fossero, no? Quello che ci preoccupa un po’ è che dalla nostra inchiesta emerge che spesso il controllo delle tifoserie è affidato ad altre autorevolezze.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. La capisco.

  PRESIDENTE. Quando ci sentiamo dire che la curva B è affidata al controllo di quel clan, la curva A all'altro...

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Non voglio dire che questo non sia... Certamente sarà così, ma bisogna stare attenti anche a essere molto precisi e chiari.

  PRESIDENTE. Ma se fosse così, che cosa possiamo fare?

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Drammatico. Bisogna intervenire con la chiusura delle curve. Se fosse così, non ci sono altre scelte, bisogna chiudere le curve. Guardate, per esempio, a quanti soggetti sono classificati della curva e non sanno niente di quello che sta succedendo nella curva. Mica tutti sono mascalzoni, quelli che vanno nella curva, o sbaglio? Abbiamo, per esempio, 210 mila presenze di steward, che in un campionato incidono per più di 10 milioni dal punto di vista del compenso che hanno percepito. E 10 milioni non sono di poco...

  PRESIDENTE. Circa 160 mila poliziotti.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Paghiamo, però, anche un miliardo di tasse, 1.040.000.000.

  PRESIDENTE. Spero che sia col criterio progressivo della Costituzione, quindi va benissimo, e che non ci sia evasione.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Quanto alla faccenda delle scommesse Intralot. Nella vita si può anche sbagliare, credo, l'importante è riconoscerlo. Io ritengo che quel provvedimento, che ci fu proposto dal nostro Pag. 15advisor – me lo sono trovato tra le carte dell’advisor – fate conto che la Federazione introita 50 milioni l'anno di sponsorizzazioni: quella da 1,5 milioni non la guardi bene; guardi la FIAT, l'ENI, Telecom. Alla fine di questo contratto, è mia intenzione non rinnovarlo, anche se dobbiamo dire che destiniamo questi 1,5 milioni di euro esclusivamente ad attività sociali. Non abbiamo preso un euro che riguardasse le casse della Federazione. Lo diamo per i terremotati e per il recupero delle persone che hanno disabilità, quindi questi soldi non sono transitati per nessuna tasca che abbia interesse per quest'operazione. Avete visto che in fondo è un banner piccolino su un panel enorme. Vorrei fare un'aggiunta. Forse, ho parlato troppo, ma credo che il presidente della Lega Pro, persona attenta, misurata e competente, vi possa intrattenere su una serie di problematiche che ha questo calcio professionistico. Vi pregherei di dargli un'attenzione importante. Sono 60 società, uno spaccato d'Italia.

  FRANCO CARDIELLO. Presidente, mi scusi, io mi fido di lei, perché lei è una persona seria e la conosco bene, ma non ci credo che la Lega non possa effettuare verifiche sui fondi. Noi non ci fidiamo delle banche italiane, si figuri lei delle banche cinesi. Quando lei mi dice che l'ente certificatore di una società è una banca cinese, perché viene tramite la banca italiana... ci vogliamo prendere in giro tra noi? Lei dice che non ha potere e allora la domanda che io le faccio è che cosa può fare la politica per la Lega per aumentare il controllo su questi capitali? È inammissibile che si facciano controlli sul povero cristo che non paga 1.000 euro e su 500 milioni non si faccia una verifica perché l'ente certificatore è una banca. Seconda domanda: si farà portavoce insieme a noi per eliminare, come ha detto il presidente Bindi, le scommesse dalla Lega Dilettanti? Faremo una battaglia comune contro l'Agenzia delle entrate per abolire le scommesse nel mondo dei dilettanti.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Credo che lei abbia toccato il tasto più delicato dal punto di vista del controllo, ma le rispondo con pacatezza che in questo momento c'è il sistema, che è quello dell'antiriciclaggio. Scusi, chi può controllare la provenienza di un bonifico di 400 milioni dalla banca cinese se non la Guardia di finanza? Posso controllarlo io? Bisogna stabilire dei tetti, per cui se fai un'operazione da 100.000 euro, la controlla Carlo Tavecchio; se la fai da 100 milioni, la controlla la Guardia di finanza. Io non posso controllarla.

  GABRIELE GRAVINA, presidente della Lega Pro. Se vuole, presidente, mi limito solo alla parte delle scommesse; o vuole che faccia un discorso di carattere generale? Mi dica lei. Voi guidate i lavori, quindi non voglio assolutamente...

  PRESIDENTE. Lei è un audito, quello che lei ritiene di dirci.

  GABRIELE GRAVINA, presidente della Lega Pro. Sono molto contento, perché ho visto che ci sono delle finalità comuni, anche se di fatto i mezzi che abbiamo a disposizione sono diversi tra le diverse istituzioni. Sono istituzioni che si confrontano, che cercano di trovare nell'interesse comune il miglior modo possibile di rendere sempre più valida la nostra precondizione assoluta per fare calcio, quindi per fare sport, che è quella dell'etica e del rispetto delle regole. Dall'altra parte, c'è sicuramente l'idea, la volontà di metterci nelle condizioni di avere comunque tutti i presupposti perché questo effettivamente possa avvenire. Credo che il rapporto di collaborazione tra le istituzioni – abbiamo avuto modo di testarlo, di verificarlo, in diversi incontri, compresa la stretta collaborazione con il Ministero dell'interno – stia dando degli ottimi risultati.
  Quando si parla del calcio, purtroppo negli ultimi tempi si parla valorizzando una dimensione, che è la sua dimensione economica, quasi esclusivamente. Purtroppo, questa è diventata una sorta di cronicizzazione negativa nel dimenticare tutte le dimensioni del nostro fenomeno, sulle quali Pag. 16la Federazione, e comunque ogni Lega, è impegnata quotidianamente.
  Noi abbiamo oltre 1,5 milioni di tesserati, di ragazzi che quindi hanno la possibilità di verificare il confronto, la validità della competizione sportiva, di crescere. Lo sport è anche aggregazione sociale, è soprattutto un fenomeno sociale, è un fenomeno culturale, è un fenomeno talmente radicato nel territorio che richiede con grande puntualità una serie di incontri, di appuntamenti di crescita. Bisogna riversare sul territorio anche l'energia che un mondo, il mondo dello sport, il mondo del calcio, si impegna quasi quotidianamente a portare avanti. Io credo che, se si perde di vista l'evoluzione storica del nostro fenomeno sportivo, dove ci sono stati molti interventi di natura legislativa, si perda di vista la reale globalizzazione del nostro fenomeno. Conosciamo benissimo il passaggio che diversi anni fa ha comportato, da fenomeno elitario, ad avere una vera e propria industria del nostro mondo. Oggi il calcio è un'industria. Può piacere o non piacere. Sicuramente, la dimensione economica è una dimensione importante, ma quando si valorizza quella dimensione economica e si cede il passo dallo spirito di sacrificio, dalla passione, dalla vittoria come unica forma di ricompensa per il sacrificio posto in essere da una serie di diverse componenti, e si tende a privilegiare la dimensione economica, è chiaro che siamo nel campo dell'industria. Quando si è nel campo dell'industria, bisogna fare i conti all'interno delle proprie gestioni con una voce fondamentale: il profitto. Suona strano che nel mondo del calcio, soprattutto nel calcio professionistico, ma credo nel calcio in generale, oggi quello che si registra sia una scarsa attenzione al profitto. La spinta continua di quelle che poi diventano vere e proprie dipendenze, che generano una sorta di modello culturale, al quale dobbiamo comunque far riferimento, è un tentativo da parte del nostro mondo a non far comprendere quanto sia importante cercare di investire nel trovare una sorta di equilibrio economico-finanziario.
  Quando abbiamo toccato con mano la cronicizzazione dei nostri conti economici, è intervenuta improvvisamente la legge n. 596 del 1996, e abbiamo pensato di riconoscere alle società di calcio lo scopo di lucro. È un'espressione sbagliata, consentitemi. Abbiamo riconosciuto l'elemento soggettivo dello scopo di lucro, che esisteva già, ma le società continuavano a perdere. Pensavamo di aver risolto i problemi, poi siamo arrivati al decreto «spalma perdite». Pensavamo di aver risolto i problemi, ma nel calcio purtroppo si continuano a perdere danari.
  Questa dimensione economica, questa forza esplosiva del mondo del calcio oggi deve far riflettere, e deve far riflettere perché è un mondo che alla fine, volente o nolente, incide per circa il 3,5 per cento sul prodotto interno lordo, quindi è una vera e propria attività economica del nostro Paese. E bene fa la Commissione antimafia a cercare di tutelarlo, di proteggerlo. Allo stesso modo – consentitemi – il mondo del calcio, attraverso le leghe, attraverso le federazioni, impegna tutte le energie possibili. A noi non fa bene avere gente che non ha nulla a che vedere con il rispetto delle regole, e soprattutto con la dignità degli atleti e di chi oggi purtroppo è costretto a profondere energie e passione e vedere che ci sono delle persone che negoziano sulla passione dei nostri tifosi, dei nostri addetti ai lavori.
  Noi siamo bravi a fare anche autocritica, non vogliamo dare responsabilità a chi ritiene di additare il mondo del calcio come un mondo di viziati o un mondo che tende soprattutto a valorizzare il proprio mondo economico. Noi siamo anche critici, perché riteniamo che oggi si sia verificato all'interno del mondo del calcio uno sviluppo molecolare, in cui questa sorta di diseguaglianza tra le diverse componenti purtroppo sta generando un fenomeno legato alla competizione. Quando si parla di competizione, si parla di mercato; quando si parla di mercato, è evidente che si parla di un rapporto che purtroppo deve essere nell'interesse comune, di sistema.
  Riconosco che oggi il nostro mondo del calcio non ha un interesse di sistema ed è questo l'obiettivo che l'attuale governance della Federazione si sta ponendo, diventare Pag. 17sistema. Purtroppo, quando c'è la competizione e si punta a una competizione «posizionale», è chiaro che si tende a privilegiare chi arriva prima e si distruggono tutti gli altri.
  Questo genera un fenomeno, in cui la contrapposizione non è più tra i ricchi e i poveri, ma tra i poveri e i potenti. Purtroppo, quando si genera questo tipo di commistione – consentitemi – interna al nostro mondo, generiamo un processo di dipendenza: verso la tifoseria, verso l'ambiente, verso il territorio. Questo è il rischio.
  È un fenomeno sul quale la Lega Pro, quella probabilmente più radicata sul territorio, corre dei rischi altissimi per una serie di ragioni. È quella fuori dai classici canoni di movimentazione economica. Forse è o era – consentitemi – quella maggiormente fuori dai classici canoni della comunicazione. Oggi stiamo combattendo quello che si può definire una sorta di greed market, un modello culturale legato a una sorta di avarizia o di accentramento e paradigma della ricchezza.
  Ho lanciato un mese fa, a Firenze, l'idea di un nuovo umanesimo legato a una rivoluzione culturale: la Lega Pro si propone e si pone come soggetto rivoluzionario di un modo di intendere lo sport, il che spero possa farci recuperare qualche dimensione più importante rispetto a quella economica. Come Lega, abbiamo pensato di adottare un codice di autoregolamentazione interna.
  È vero, c'è stato un caso Mantova. Abbiamo proposto e la Federazione sta lavorando sull'idea di ridurre al minimo indispensabile il controllo sulle partecipazioni societarie. Per la verità, abbiamo proposto anche lo 0,01 per cento perché riteniamo che chi entra nel mondo del calcio, anche con una percentuale minima, debba essere censito. Capiamo che c'è un limite, ma l'abbiamo superato adottando il primo casellario di onorabilità.
  Per tale motivo, sono venuti fuori i problemi a Mantova e abbiamo respinto la prima richiesta di cessione delle quote, rimandandola al mittente e denunciando il fatto alla procura federale. In tal senso, si è fatto ricorso all’escamotage di ridurre quelle quote, anche perché la compagine è stata la stessa. Purtroppo, siamo stati messi spalle al muro e ancora oggi – consentitemi – non riusciamo ad avere risposte su queste benedette documentazioni, quindi una verifica e un controllo sugli assetti societari.
  Siamo convinti che, quando c'è una criticità di natura economica, come ha fatto rilevare il presidente Tavecchio, è facile cadere in tentazione ed essere soggetto debole perché, purtroppo, la criminalità organizzata è più veloce di noi nell'individuare le criticità degli assetti societari e nell'intervenire. Abbiamo pensato di adottare, per la prima volta nel calcio a livello mondiale, il principio del rating. Il rating non è un sistema che penalizza le società, ma rafforza le licenze nazionali che intervengono nel momento successivo al modello gestionale di controllo economico ed è preventivo. Adattando il modello di Altman dello «Z-score», siamo in grado di individuare, attraverso una serie di indici, il grado di solvibilità e il grado di affidabilità o di prefallibilità di una società. Dobbiamo aiutare i nostri dirigenti e presidenti, quando percepiamo, attraverso indicatori e indici, che questi sono in difficoltà, a non investire nel calcio. Devono stare fuori dal mondo del calcio dirigenti e presidenti che alterano la competizione sportiva e non pagano: per quel reddito indiretto psicologico che è l'orgoglio di apparire o l'esercizio di un potere sul territorio, purtroppo dirigenti e presidenti sono costretti, a volte, a fare ricorso anche a strumenti finanziari non particolarmente leciti. Abbiamo strutturato la lotta al match fixing. Come sapete benissimo, il mondo delle scommesse nell'ultimo decennio ha subito un trend di crescita continuo e poderoso su scala mondiale. Oggi, il monte delle scommesse oscilla tra i 1.000 e i 1.500 miliardi di euro all'anno. Il 60-70 per cento di scommesse avviene nel mondo asiatico. Il monte scommesse in Italia si aggira intorno agli 89 miliardi di euro, mentre il traffico degli stupefacenti si attesta intorno ai 20 miliardi. Pag. 18
  Credo che siano molto rischiosi per l'industria della criminalità organizzata la commercializzazione e lo spaccio di droga perché bisogna importarla e distribuirla. Evidentemente, ciò è rischioso rispetto al monte degli 89 miliardi di euro delle scommesse, anche perché, per le scommesse, stabiliamo un principio e una modalità lecita e riconosciuta. Stiamo cercando di monitorare e di prevenire, attraverso una serie di meccanismi, il tentativo di portare avanti frodi sportive. Il nostro compito è legato alla formazione e all'informazione. Purtroppo, oggi, le scommesse sono diventate il prodotto o servizio più globalizzato del mondo: si scommette in tutto il mondo e il nostro campionato è quello che ha maggiore appeal perché piace molto ai cinesi e agli americani.
  Per venire incontro alle vostre esigenze, vi spiego qual è la procedura che utilizziamo per monitorare il mondo delle scommesse. Abbiamo dato l'incarico a una società primaria nel mondo, che si chiama «Sportradar». Questa società, attraverso un accordo con la Lega Pro e, forse, con le altre leghe, è impegnata nella lotta al match fixing, visto che controlla tutte le gare della Uefa, della Fifa, della Champions League e della Concacaf, quindi, a livello mondiale, è la società leader. Attraverso centri di controllo posizionati a Londra, a Sydney e a Manila, questa società analizza 5 miliardi di dati al giorno, 24 ore su 24, 365 giorni all'anno.
  Il controllo avviene attraverso il Fraud detection system, il famoso FDS, un sistema all'avanguardia che permette a tutta una serie di analisti, di esperti matematici e di betting di monitorare tutte le anomalie sulle giocate. Abbiamo rilevato diverse anomalie: soltanto in Lega Pro, le anomalie sulle scommesse sono state 1.295 quest'anno. Tuttavia, l'anomalia non equivale alla frode sportiva. Attraverso l'accordo con UISS e GISS, quindi con gli organi di polizia giudiziaria, e attraverso le denunce tempestive che avvengono in tempo reale alla procura federale, immediatamente denunciamo l'anomalia. Eravamo preoccupati per questa forma di comunicazione generalizzata delle anomalie, che in termini di valori assoluti potevano anche non destare preoccupazione. Abbiamo chiuso un accordo con AAMS per individuare, a livello italiano e a livello locale, le scommesse. Neanche a farlo apposta, la prima giornata in cui è stato sperimentato questo test è avvenuta in occasione della gara Parma-Ancona. Ecco perché ne abbiamo rilevato l'anomalia che non è un reato su cui, a oggi, non abbiamo avuto riscontri. Questa è l'attività che abbiamo sviluppato. Ora, mi permetto di dire che cosa fa la giustizia sportiva. Non voglio assolutamente fare rapporti, però, quando ci sono state denunce da parte dell'autorità giudiziaria sul calcio scommesse, come per il caso di Cremona o di Catanzaro, la Federazione ha chiuso presto i suoi procedimenti sportivi. Mi dispiace sollevare una piccola osservazione: la giustizia ordinaria ancora non parte, pur avendo tutti gli elementi, quindi siamo ancora in un mondo che non conosciamo. In effetti, se la giustizia sportiva avesse dovuto attendere i tempi della giustizia ordinaria, avremmo corso il rischio di essere ancora tanto inquinati, quindi il nostro mondo ha agito e agisce rapidamente.
  Consentitemi un'osservazione sul discorso del danaro che riguarda anche la mia Lega. Credo ci sia una sola regola di carattere generale alla quale ci possiamo attenere: il rispetto delle leggi e delle norme. In Italia, esistono le leggi sull'antiriciclaggio che non verifichiamo o applichiamo noi perché ci sono organi che sono tenuti a farle rispettare. Gli istituti bancari hanno delle responsabilità gravissime e gli imprenditori e i privati ne hanno delle altre, per cui è evidente che non abbiamo nessuno strumento a nostra disposizione per verificare la provenienza del danaro, se non quello di pretendere il rispetto di queste norme.
  Ho citato la formazione. Attraverso Sportradar e attraverso il nostro ufficio Integrity istituito in Lega ogni anno facciamo incontri con i ragazzi. Facciamo formazione e informazione su questo tema perché questo è l'unico modo che possiamo portare avanti. Lo possiamo fare anche, come abbiamo proposto, attraverso un progetto importante, quello dell'apprendistato. Pag. 19Purtroppo, per una serie di ragioni, non riusciamo a comprendere perché l'apprendistato non venga applicato. L'apprendistato è applicabile a tutte le società di capitali, ma non al mondo del calcio, il che ci stupisce. Abbiamo proposto l'applicazione del rispetto dell'alternanza scuola-lavoro perché un ragazzo che gioca in Lega Pro e ha uno stipendio medio di 30.000 euro lordi, a 30-35 anni, se non interveniamo con una prospettiva e non diamo formazione scolastica o lavorativa, può essere un disadattato sociale. Ho cercato di sintetizzare al massimo e, comunque, sono a vostra disposizione per qualunque altro chiarimento. Grazie.

  MARCO DI LELLO. Grazie. Molto rapidamente. Si sta facendo tardi, ma siamo stimolati da quanto abbiamo ascoltato. Il tema del match fixing è dal nostro punto di vista uno dei problemi più rilevanti per quello che riguarda la Lega Pro. Riguardo a controlli e regole, non mi permetto invasioni di campo, ma approfitto, visto che abbiamo anche il presidente della FIGC, per rivolgervi una domanda. È immaginabile che vi dotiate di regole che consentano, per esempio, di tenere vivo l'interesse delle squadre fino all'ultima giornata, ampliando, per esempio, i play-out o i play-off? Non mi permetto di entrare nel vostro campo, ma vi chiedo se è possibile immaginarlo, in modo da creare un «conflitto di interessi», tra quello della società e dei giocatori per arrivare al punteggio positivo e quello di chi pensa di «vendersi» la partita.
  In alcuni episodi, i calciatori hanno tradito il loro dovere sportivo, ma ci sono stati anche – ce ne siamo occupati con il caso del Catania – presidenti che si sono dedicati all'attività della compravendita delle partite. Possiamo immaginare di ipotizzare anche una confisca, in ipotesi gravi. Voi siete fermi alla penalizzazione dei punti nei casi in cui ci sia una responsabilità diretta della società, non mi riferisco a una responsabilità oggettiva. D'altra parte, noi siamo rimasti colpiti dalla vicenda di Taranto dei calciatori aggrediti, ma ce ne sono state molte altre, a Matera, a Barletta e a Terni, lo scorso anno. Ho ascoltato con molto interesse il riferimento all'apprendistato, ma mi chiedo come sia immaginabile un'attività formativa. Lei ha parlato dei calciatori a fine carriera, ma, in realtà, l'esperienza ci dice che i giovani talenti iniziano spesso dalla Lega Pro quando hanno 18-19 anni e sono, forse, ancora formabili. Infine, vorrei capire se, per il rientro dei parametri finanziari delle società, che so essere molto stringenti, è ammissibile in Lega Pro la rinuncia ai compensi dei calciatori.

  GABRIELE GRAVINA, presidente della Lega Pro. La Lega Pro ha lanciato, per la prima volta nella sua storia, i play-off allargati, che si sono appena conclusi, quindi quest'anno sono state coinvolte le prime dieci squadre nei play-off e le ultime cinque nei play-out. Nell'ultima giornata di campionato di quest'anno, solo una gara su 30 aveva un risultato acquisito, nel senso che non era di interesse perché c'era una squadra già promossa e l'altra che non aveva più nessun interesse. Le altre 29 hanno dovuto giocare fino all'ultimo minuto. Consideri che una delle promozioni in serie B si è decisa a tre minuti dalla fine del campionato. Questo è stato riconosciuto da tutti, quindi lei ha ragione. La nuova formula dei play ha suscitato qualche perplessità, ma mi fa piacere aver ricevuto consensi dal Ministro per lo sport e aver ricevuto approvazione e consenso da parte del presidente Ceferin della Uefa. Certo, si tratta di un progetto innovativo, ma abbiamo scoperto che il progetto funziona e abbiamo capito che, fino all'ultimo, quelle gare che ben conosciamo essere tranquille e che, purtroppo, sono maggiormente a rischio nel nostro campionato non sono più presenti attraverso questa forma. Questa nuova formula esiste e la ringrazio per avermelo ricordato. La Lega Pro ha avviato anche un'altra iniziativa, che abbiamo coordinato all'interno della Federazione, anche attraverso l'associazione italiana calciatori: il famoso terzo tempo. Abbiamo vietato durante i play il famoso inchino alla curva: abbiamo vietato ai calciatori di andare a ringraziare solo la curva perché, per noi, lo stadio è tutto stadio. Riteniamo che questo famoso inchino o saluto al termine della gara sia un gesto di sudditanza che Pag. 20bisogna interrompere perché anche da lì comincia l'approccio di natura culturale di sudditanza o di dipendenza. Abbiamo imposto ai due capitani di entrare a maglie invertite in campo. Abbiamo imposto di andare a fine gara a centrocampo e abbiamo imposto di salutare tutto lo stadio. Inoltre, alla fine della gara, la squadra che ha perso si schiera e saluta la squadra che ha vinto e non il contrario perché dobbiamo anche cominciare ad abituare le nostre squadre alla logica della cultura della sconfitta. Certo, si può fare di più sulle penalizzazioni e ne siamo convinti. Oltre ai punti di penalizzazione, sono previste sanzioni per cui si può essere esclusi dal campionato e si può essere retrocessi. Sono d'accordo con lei: in caso di calcio scommesse, quando c'è una responsabilità diretta, bisogna arrivare alla confisca dei beni dei soggetti interessati.
  Soprattutto, dobbiamo imporre il Daspo ai soggetti che ricevono anche la radiazione. In alcuni casi, nostri ex tesserati – io li considero tali – sono stati condannati dalla giustizia sportiva, ma ancora in predicato di essere giudicati dalla giustizia ordinaria, hanno ricevuto la radiazione, oltre a centinaia e migliaia di euro di multa, ma operano come consulenti. Dobbiamo imporre il Daspo, cioè questi soggetti non solo devono avere la radiazione, ma devono ricevere anche il Daspo per non mettere più piede all'interno delle nostre strutture. Infine, quella delle rinunce allo stipendio è una prassi che a me, personalmente, piace poco perché, purtroppo, anche questa modalità incide sull'alterazione dell'equilibrio e del fair play economico. Mi rivolgo al presidente Tavecchio che mi ascolta in diretta, anzi tutta la Federazione, anche perché, oggi, ci sono tutte le componenti, oltre al presidente federale, che ricopre anche il ruolo di commissario straordinario di Milano. Sono convinto che la Federazione debba adottare un provvedimento, non perdendo di vista le regole dello Stato e le regole legate al normale rapporto di lavoro e, soprattutto, alla normale trattazione fra le parti. Su quest'aspetto, dobbiamo intervenire come parte attiva e come parte politica. Dobbiamo dare degli input alle società, ma soprattutto dobbiamo aiutare, attraverso l'associazione italiana calciatori, gli stessi calciatori, facendoli sentire anche un po’ più tutelati. Purtroppo, il vezzo è: «Non ti posso pagare, per cui, se tu rinunci ai soldi, li prenderai». Dobbiamo creare un sistema per garantire ai nostri tesserati il fatto che, comunque, prenderanno i soldi.

  PRESIDENTE. Magari anche ai professionisti più che soldi, forse, dovremmo garantire anche un diploma di maturità, non guasterebbe.

  GABRIELE GRAVINA, presidente della Lega Pro. Ci stiamo lavorando.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. A me risulta singolare che gli uffici del lavoro accettino dichiarazioni di calciatori che rinunciano allo stipendio. Ciò mi risulta incomprensibile, però succede. Ho da sempre questo pallino, ma, purtroppo, mi rispondono che è previsto dalla norma. Io non ho mai visto nessun datore di lavoro andare all'ufficio del lavoro per chiedere ai suoi dipendenti di rinunciare allo stipendio.

  MARCO DI LELLO. Non a caso in questa legislatura abbiamo approvato una norma sulle dimissioni in bianco.

  PRESIDENTE. Sono come le dimissioni in bianco delle donne in maternità.

  STEFANO ESPOSITO. Vorrei capire meglio la vicenda dei procuratori. Presidente, lei ha fornito un quadro che ho ascoltato e che è piuttosto sconfortante per ciò che non può fare la Federazione. Sul tema dei procuratori che avvicinano e mettono sotto contratto anche i ragazzini, penso che voi, trattandosi di vostri tesserati e rientrando nella sfera vostra di competenza diretta, potreste costruire un meccanismo che, di fatto, elimini l'intermediazione. So che probabilmente Raiola ne non sarà contento, ma, onestamente, su questo punto specifico lei non mi ha convinto. La Lega e la Federazione italiana giuoco calcio, essendo Pag. 21quelli soggetti che voi accettate come tesserati sulla base di un meccanismo di regole interne vostre, potrebbero avere gli strumenti per mettere fuorilegge l'intermediazione tra il potenziale tesserato, la società e la Federazione italiana giuoco calcio. Non entro nel merito della maturità di Donnarumma e non mi interessa farlo, ma questo è un problema che riguarda la famiglia, prima di tutto. L'esempio dato, secondo me, non è positivo, ma non si tratta di un problema che ci può riguardare. Questo problema esiste non da oggi perché ci sono stati importanti epigoni di Raiola. Penso che questa sia una mancanza di volontà delle società stesse perché avere un'intermediazione di quel livello fa comodo. Credo, presidente, che la Federazione abbia tutta la titolarità – non so se ne abbia la forza – per intervenire, anche perché questa è una materia interna. Ora, se lei ritiene ci sia necessità di un supporto legislativo, lo dica, però a me interesserebbe avere una lettura onesta su questo punto, com'è stata tutta la sua audizione.

  FRANCO CARDIELLO. Grazie, presidente. Vorrei fare l'avvocato dinanzi alla giustizia sportiva, dove i processi sono di meno rispetto a quelli della giustizia ordinaria e sono un po’ più complessi. Non mi ha convinto la questione del flusso del danaro. Lei ha detto: «Controlliamo, con una società importante a livello mondiale, questi flussi per verificare se ci sono delle anomalie nelle scommesse». Tuttavia, quando lei dice che la frode sportiva non è collegata all'anomalia o al flusso di denaro, non sono d'accordo perché lei sa meglio di me che, quando c'è un flusso di denaro anomalo, c'è una frode sportiva, in quanto la partita è stata venduta, anche perché non si punterebbe una scommessa su una squadra che non vince, quindi c'è il nesso di causalità tra la frode sportiva e l'anomalia di flusso. Oltre ai punti di penalizzazione, non è possibile escludere queste società per sempre, cioè radiarle? Lo dico perché solo così si può lanciare un messaggio serio alle società sportive e ai ragazzi, anche perché, altrimenti, il problema non si risolve. Dovete agire in maniera più seria e più crudele nei confronti delle società che vendono le partite, nella seconda metà del campionato. È accertato e risaputo che, a metà campionato, chi è primo, chi è a metà classifica e chi è ultimo si vende le partite. Lo sanno tutti, pure i bambini in mezzo alla strada. Lo dico da avvocato perché ho difeso società e calciatori, quindi conosco bene il meccanismo. Le frodi sportive vengono accertate solo con le intercettazioni telefoniche, perché nessuno le denuncia. Ho fatto tutti i processi di frode grazie alle intercettazioni telefoniche, in cui sono risultati i soldi presi, le scommesse fatte e i giocatori che vendevano le partite. La Lega o la Federazione potrebbe, in maniera incisiva e forte, far capire alle società che, in caso di frode sportiva, con il flusso anomalo di denaro che poi va alla delinquenza, saranno cancellate e radiate? È possibile o non è possibile farlo?

  PRESIDENTE. Non abbiamo molto tempo per la replica.

  GABRIELE GRAVINA, presidente della Lega Pro. In maniera molto sintetica, farei una distinzione tra il flusso di danaro anomalo e le scommesse anomale, che sono due cose diverse. In merito al flusso di danaro, non sappiamo neanche di che cosa si tratti. A noi, viene segnalata l'anomalia sulle scommesse ed è evidente che non spetta a noi parlare di frode perché noi non siamo la Polizia e non abbiamo i mezzi di cui dispongono gli organi di polizia giudiziaria, ma abbiamo le magliette, il pallone, i fischietti, i giocatori e l'arbitro. Facciamo e dobbiamo fare questo e sarebbero guai se dovessimo sostituire qualche altro organismo. Poi, se vengono accertati determinati reati, come la Federazione ha dimostrato, non c'è bisogno di incentivare ulteriormente le sanzioni. Ci sono state le radiazioni, le penalizzazioni, le retrocessioni e le esclusioni dai campionati, ma più di questo non si può fare. Come detto prima, ho proposto di aggiungere la confisca dei beni e il Daspo ai tesserati, ma mi è difficile pensare che, nell'arco del campionato, come lei dice, ci siano soggetti che vendono le partite. Posso ascoltare questi luoghi comuni, Pag. 22 ma non li posso condividere perché, se questo dovesse avvenire e qualcuno dovesse averne elementi, deve scattare la denuncia immediatamente. Credo che la Federazione non si farà mancare il modo di intervenire tempestivamente perché, altrimenti, correremmo il rischio di esserne complici. Le garantisco che da parte nostra c'è tolleranza zero in questo senso.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Vorrei dirle, senatore Esposito, che mi trovo tra due fuochi. La settimana scorsa ho dichiarato su La Gazzetta dello Sport, gli atti sono palesi, che è vergognosa l'incredibile situazione di complicità del sistema per cui un soggetto può guadagnare 49 milioni da un'operazione che riguarda il passaggio di un calciatore. Dobbiamo distinguere i due momenti: i passaggi dei calciatori che sono maggiorenni e quelli dei minorenni. Innanzitutto, per i calciatori maggiorenni delle squadre professionistiche, prima della deregulation, c'era un procuratore che aveva sostenuto il suo esame ed era iscritto nell'albo e che faceva la trattativa, ma, comunque, le percentuali non erano codificate. Anche in quel caso, la trattativa era a discrezione del procuratore e intervenivano praticamente elementi molto particolari, addirittura parenti, amici e conoscenti. Adesso, con la deregulation, c'è un mercato totalmente aperto, per cui chiunque può fare il procuratore: uno – con tutto il rispetto – che faceva un mestiere normale può fare il procuratore, senza conoscere il sistema. Che cosa ha fatto la Federazione? A parte esecrare quei soggetti dal punto di vista dell'immagine, abbiamo fatto una richiesta alla Uefa. Forse, mi sono spiegato male prima, ma, se facciamo una norma interna, corriamo il rischio che la Francia o la Germania non facciano lo stesso, per cui, i procuratori che stanno in altri Paesi operano senza una possibilità di confronto con i nostri.
  L'intervento che è stato fatto...

  STEFANO ESPOSITO. Effetto Bosman.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Sì. Nell'intervento che è stato fatto con il presidente Ceferin, abbiamo chiesto di mettere all'ordine del giorno della Uefa la posizione dei procuratori in Europa, con un tetto percentuale dell'operazione che, secondo quello che è stato ipotizzato, poteva essere non oltre il 3 per cento. Tuttavia, il 3 per cento è una cifra che, se dovesse essere applicata, sarebbe un decimo di quello che si prende attualmente. Per quanto riguarda i minori, c'è un problema: è la famiglia che si lascia – uso un brutto termine – abbindolare da soggetti che non sono neanche procuratori. Questi arrivano nelle case e, con uno scouting tutto particolare, anche perché non è detto che quel giocatore diventi quello che si prevede, intervengono sulla famiglia, che, avendo bisogno, accetta. Le do la mia parola che la Federazione sta esponendosi in prima persona in Europa per cambiare questo metodo che abbiamo subìto perché nessuno pensava che si arrivasse a questa situazione. Lo posso garantire.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Tavecchio e tutti gli altri auditi. Il nostro lavoro proseguirà, per cui, se avremo bisogno di ulteriori approfondimenti, sappiamo che vi possiamo disturbare.

  CARLO TAVECCHIO, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Quando vuole.

  PRESIDENTE. Vorrei ribadire e confermare che la nostra intenzione è appunto quella di sostenere e suscitare le responsabilità di ciascuno, per cui ci prenderemo le nostre, anche sugli aspetti che avete sottolineato. Per esempio, credo che, se fosse stata recepita una nostra osservazione sull'ammontare dei capitali e sul controllo del riciclaggio all'estero, probabilmente l'acquisto di società sportive sarebbe stato più controllato, quindi torneremo anche a fare questa proposta. D'altra parte, chiediamo al mondo del calcio, che, non a caso, ha una sua giustizia e le sue regole, di non venire mai meno alle regole, anzi di rafforzarle all'interno dell'ordinamento sportivo per perseguire tutti insieme lo stesso Pag. 23obiettivo: lo sport deve essere una fase formativa delle persone e deve servire al divertimento e non agli affari o, peggio ancora, al malaffare, come in alcuni casi si verifica.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Comunicazioni della presidente.

  PRESIDENTE. Comunico che una delegazione della Commissione si recherà in missione giovedì 13 luglio a Trento per un approfondimento sulla situazione della criminalità organizzata in Trentino-Alto Adige; mercoledì 19 e giovedì 20 luglio a Palermo, in occasione delle commemorazioni del 25° anniversario della strage di via D'Amelio; lunedì 24 e martedì 25 luglio a Genova, per un approfondimento sulla situazione della criminalità organizzata in Liguria.
  Informo infine che è pervenuta dal Consiglio superiore della magistratura la prescritta autorizzazione, ai sensi dell'articolo 7 della legge istitutiva, per l'incarico di collaborazione a tempo parziale della dottoressa Marzia Eugenia Sabella, procuratore aggiunto presso il tribunale di Palermo, che quindi continuerà a collaborare con noi.

  La seduta termina alle 16.10.