XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 198 di Martedì 4 aprile 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Audizione del presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Tommasi Damiano , presidente dell'Associazione Italiana Calciatori ... 4 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Tommasi Damiano , presidente dell'Associazione Italiana Calciatori ... 9 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Lumia Giuseppe  ... 9 
Vaccari Stefano  ... 10 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Di Lello Marco (PD)  ... 11 
D'Uva Francesco (M5S)  ... 11 
Attaguile Angelo (LNA)  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Pagano Pippo  ... 12 
Bindi Rosy , Presidente ... 12 
Tommasi Damiano , presidente dell'Associazione Italiana Calciatori ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 

Comunicazioni della presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 15

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI

  La seduta inizia alle 13.20.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente dell'Associazione italiana calciatori, Damiano Tommasi. L'audizione rientra nel filone d'inchiesta avviata dalla Commissione sul tema delle infiltrazioni nella criminalità organizzata di tipo mafioso nel mondo del calcio professionistico.
  Prima dell'audizione occorre, tuttavia, svolgere alcune considerazioni sull'attività della Commissione e dei suoi componenti. Come già rammentato nelle sedute precedenti, la Commissione parlamentare, ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione, svolge, infatti, un'inchiesta su una materia di pubblico interesse. Le indagini e gli esami riguardano il fenomeno mafioso nel suo complesso, non già la rilevanza giuridica delle condotte dei singoli, in quanto è evidente che quella parlamentare non è una sede giudiziaria, né penale, né sportiva.
  L'obiettivo di questo filone di inchiesta sulle mafie è, pertanto, in primo luogo, rendere tutti i soggetti della filiera sportiva consapevoli dei rischi che l'ignoranza o la sottovalutazione del fenomeno comportano per l'intero sistema del calcio professionistico e non e, in secondo luogo, trovare insieme nuovi strumenti per tutelare le stesse società sportive da aggressioni di qualunque tipo attraverso una collaborazione corale di tutte le Istituzioni coinvolte, anche tenendo conto delle fondamentali esigenze di tutela dell'ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive.
  Pertanto, voglio oggi richiamare tutti i componenti della Commissione a mantenere un comportamento consono alla sede e alla funzione parlamentare, tanto più alla luce della delicatezza della materia oggetto dell'inchiesta, che va a toccare sensibilità assai diffuse e che, se strumentalizzata, può inutilmente rinforzare tensioni già presenti a livello sia sociale, sia sportivo.
  Il dovere di adempiere le funzioni pubbliche con disciplina e onore, già fissato dalla Costituzione all'articolo 54, è ulteriormente rinforzato per i parlamentari componenti della Commissione parlamentare antimafia, che, in base alla legge istitutiva (articolo 2, comma 1), sono nominati anche tenendo conto della specificità dei compiti d'inchiesta assegnati alla Commissione e sono sottoposti alle prescrizioni collegate alle norme di uno specifico codice etico, la proposta di autoregolamentazione per le candidature più volte discussa in Commissione.
  Lo status del membro della Commissione d'inchiesta è peculiare rispetto a quello delle altre Commissioni, con maggiori compiti e maggiori oneri derivanti dalle accresciute funzioni della Commissione d'inchiesta, Pag. 4 che, come è noto, ha i poteri anche dell'autorità giudiziaria.
  Si richiamano, dunque, tutti i componenti della Commissione sia a rispettare nel modo più scrupoloso i vincoli di segretezza e di riservatezza funzionale che possono riguardare rispettivamente l'attività del plenum della Commissione e quella dei Comitati, che rimangono articolazioni organizzative della Commissione delegate a svolgere funzioni istruttorie interne, sia a mantenere un'opportuna sobrietà nei comportamenti e una doverosa moderazione nelle esternazioni pubbliche. Tutto ciò a tutela non solo dei destinatari di dichiarazioni improprie o inutilmente volgari od offensive, ma anche del prestigio dell'Istituzione e della serietà e dell'autorevolezza del lavoro che sta svolgendo la Commissione antimafia.
  Tanto premesso, desidero ringraziare il nostro audito di oggi, anche perché si è dovuto in qualche modo sentire – ci dobbiamo scusare – questa introduzione così lunga. Era doverosa dopo alcune dichiarazioni fatte da alcuni componenti. Peraltro, uno di questi non è presente. Succede spesso anche ai presidenti quello che succede ai parroci quando richiamano i parrocchiani assenti: si prendono la predica i presenti. Questo vale sempre per tutti. È sempre utile.
  Ringrazio davvero il nostro audito, che è accompagnato dal direttore generale dell'Associazione italiana calciatori, Giannantonio Grazioli, e dal responsabile per le relazioni istituzionali, Fabio Appetiti.
  Damiano Tommasi è stato un importante giocatore della Roma e della nazionale italiana e nel corso della sua carriera sportiva ha avuto esperienze anche in Spagna, Inghilterra e Cina. Da sempre noto per il suo impegno sociale, dal 2011 è presidente dell'Associazione italiana calciatori. In tale qualità è ascoltato oggi in Commissione antimafia in relazione al tema delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel calcio, tanto più alla luce di una lunga serie di episodi violenti commessi da tifosi, o sedicenti tali, nei confronti di giocatori professionisti e non.
  La situazione più grave sembra essere quella della Lega Pro, nella quale i giocatori appaiono pronti addirittura a fermare i campionati di calcio. Dopo i casi di Matera (26 febbraio e ancora 9 marzo) e Catanzaro (11 marzo), ai quali era seguita una forma di protesta, tanto che tutte le partite erano iniziate con quindici minuti di ritardo, è giunta un'ulteriore aggressione a Taranto (22 marzo), in cui una trentina di tifosi hanno aggredito i calciatori della propria squadra minacciandoli con mazze e coltelli.
  Oltre alla Lega Pro qual è la situazione dei campionati di serie A e di serie B per quel che riguarda i rapporti tra tifosi e calciatori e società? È notizia di pochi giorni fa che la procura di Roma ha chiuso le indagini sulle intimidazioni che alcuni tifosi avrebbero indirizzato ai notissimi calciatori della Roma e della Nazionale Totti e De Rossi.
  Nel ricordare che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera e che, ove necessario i lavori potranno proseguire in forma segreta, do la parola al presidente dell'Associazione italiana calciatori Damiano Tommasi, che ringrazio ancora una volta.

  DAMIANO TOMMASI, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori. Buongiorno a tutti. Ringrazio della convocazione, ma soprattutto dell'attenzione al tema.
  Come ha detto la presidente, sono presidente dell'Associazione italiana calciatori dal 2011. La mia presidenza è iniziata in maniera un po’ particolare. Sono stato nominato dal Consiglio il 2 maggio e nell'assemblea del 9 maggio ho fatto la mia prima uscita da presidente. Il 1° giugno dello stesso anno ci sono stati i primi arresti dell'inchiesta sul calcioscommesse – arresti di calciatori, ma non solo – e si è aperta un'indagine, una lente di ingrandimento, sul nostro mondo, accompagnata, come si diceva allora e come si conferma ad oggi, vista anche la mia presenza qui, dall'interesse della malavita organizzata al mondo delle scommesse e, in particolare, delle scommesse sportive legate al calcio.
  Questo è stato il mio inizio di presidenza. Da allora è iniziata una serie di Pag. 5attività che abbiamo posto in essere e di attenzione in particolare su determinati comportamenti che hanno coinvolto i nostri associati, quindi i calciatori, partendo dal presupposto di chi sono i calciatori. I calciatori sono ragazzi troppo spesso non preparati alla gestione di determinati fenomeni. Il culmine di questa situazione è arrivato con la partita di Europa League Fiorentina-Roma, giocata qui all'Olimpico, in cui i calciatori sono andati sotto la curva a interloquire con i tifosi.
  Si erano già verificati episodi di questo genere con la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, sempre all'Olimpico, ma quell'episodio dei calciatori sotto la curva ha innescato anche a livello mediatico un dibattito tra chi sosteneva che non si dovesse andare e la risposta dei calciatori: «Nessuno ci ha detto che non dovevamo».
  In quell'occasione abbiamo chiesto di partecipare – siamo stati inseriti come membri e attualmente vi partecipiamo – a tutte le sedute dell'Osservatorio sulle manifestazioni sportive, che si riunisce tutte le settimane, per portare la nostra esperienza, ma soprattutto per segnalare le situazioni di particolare attenzione che ci vengono indicate dai nostri assistiti, dai nostri associati, a tutti i livelli, non solo professionistici, non solo della serie A.
  Il nostro ingresso nell'Osservatorio ci ha permesso di portare la visione dell'atleta e del calciatore. Lasceremo anche alla presidente i nostri tre report, che sono partiti proprio in occasione della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, in cui, purtroppo, c'è stata anche la morte di un ragazzo, che ha sicuramente fatto tanto rumore.
  Con riguardo alla gestione di quell'evento da parte degli atleti, se ricordate, in quell'occasione è stato chiamato il capitano del Napoli a interloquire con la curva occupata in quel momento dai tifosi napoletani. Questo ragazzo – era Marek Hamšik – ovviamente, si è trovato a rivestire un ruolo che forse non è consono al ruolo che, in realtà, bisognerebbe che avessero i calciatori in campo.
  Detto questo, credo anche che, come è mia abitudine, anzi come è nostra abitudine, sia il caso di partire da che cosa possiamo fare noi. Uno degli obiettivi a cui stiamo lavorando, e che ancora non abbiamo raggiunto, è quello di far capire che una serie di atteggiamenti e di situazioni non è normale.
  Per far questo, a partire da quel campionato, 2013-2014, terminato con la finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, abbiamo iniziato a rendicontare e a tradurre in un rapporto tutti i fenomeni di intimidazioni, violenze e minacce, sulla falsariga di quello che già l'associazione Avviso Pubblico fa per gli amministratori. Abbiamo redatto, quindi, Calciatori sotto tiro, report che non fanno altro che mettere in fila insieme tutti gli episodi che si possono accomunare sotto questo titolo.
  Si tratta di un fenomeno che anche a livello internazionale è stato segnalato come spesso accompagnato da inadempienze economiche e da problemi col calcioscommesse. Le tre tipologie di realtà, calcioscommesse, inadempienze economiche e violenze, spesso si trovano nello stesso Paese. È stato fatto a livello europeo un sondaggio da parte della FIFPro, la Federazione internazionale dei sindacati e delle associazioni dei calciatori.
  Come dicevo, abbiamo iniziato a produrre questo lavoro con uno slogan, «Così non è normale», lavorando di più, prima di tutto, sui nostri associati. Purtroppo, il calciatore troppo spesso si abitua al fatto che, se perde una partita, se retrocede o se gioca male, sia normale subire contestazioni e anche minacce, violenze e pressioni per cambiare squadra, per non rinnovare il contratto o per rompere il contratto in essere. Lo si vede troppo spesso come risvolto di una medaglia che fa parte del gioco. In realtà, non è così. Chi ha avuto la fortuna e il piacere di giocare in altri campionati di pari livello si rende conto che non è normale.
  Nel redigere questo report, ci siamo resi conto di come più della metà degli episodi di violenza, intimidazione e minaccia vengano dai propri tifosi. Questo è un segnale che forse non si tratta di rivalità sportiva, ma di qualcos'altro. Forse tradurlo in «Pago il biglietto e, quindi, quelli che giocano sono miei dipendenti» è riduttivo, ma il Pag. 6concetto è quello. «Io sono tifoso di questa squadra, sono il custode primo del vero valore della squadra e chi passa di qua (il calciatore-dipendente), deve sottostare a determinate regole e a determinati comportamenti».
  Questo tipo di atteggiamento rischia anche di penalizzare chi, invece, il tifoso lo fa nella maniera corretta. Riguardo all'episodio che richiamavo prima di Fiorentina-Roma abbiamo contribuito a emanare delle regole in Consiglio federale. Devo dire che abbiamo anche avuto della resistenza in Consiglio federale su una semplice presa di coscienza che fosse opportuno porre, come prima sanzione in caso di interlocuzione tra tifoserie e tesserati in maniera non corretta e, quindi, di intimidazione o di minaccia, la squalifica.
  Ci siamo dovuti battere, come rappresentanti dei calciatori, per ottenere che la prima sanzione fosse la squalifica, perché si voleva modulare la sanzione in maniera crescente, prevedendo come prima sanzione la sanzione economica e poi eventualmente la squalifica. Noi abbiamo voluto la squalifica perché credo che sia un buon deterrente, almeno per il calciatore, per dire di no. In una situazione in cui il problema non è il tifo calcistico, ma è l'ordine pubblico, per gestire la situazione, diventa forse più facile dire di no altrimenti si incorre nella squalifica sportiva.
  Questa norma rischia di penalizzare chi, invece, vuol essere tifoso in maniera corretta, perché il rischio è quello di mettere un muro tra l'atleta e la squadra di calcio e i suoi tifosi, i suoi beniamini. Purtroppo, questo accade grazie a, o per colpa di, una minoranza di tifosi.
  Tutto questo cosa ha portato e cosa sta portando? Sta portando alla redazione del quarto report Calciatori sotto tiro, che avverrà alla fine della stagione. Ne abbiamo già prodotti tre. Come ho detto, li lascerò anche agli atti e li potrete consultare.
  Al di là del discorso dei propri tifosi, un altro dato che si evince è che più di un terzo – quasi la metà, purtroppo, nella stagione 2015-16 – dei casi avviene nel mondo dilettantistico. Purtroppo, il mondo dilettantistico, al di là di tante particolari qualità positive – io sono un tesserato di seconda categoria e, quindi, non posso che parlarne bene – porta con sé la non visibilità dell'evento. Da qualche anno, purtroppo, sono quotate anche le partite di serie D. Ho scoperto la settimana scorsa, perché non lo sapevo neanch'io, che in alcune situazioni si possono quotare anche partite di eccellenza. Sto parlando delle due categorie apicali del mondo dilettantistico.
  Dico questo perché, purtroppo, il fenomeno del match fixing, come vi dicevo, che ha battezzato il mio inizio di presidenza all'Associazione calciatori, tante volte, e in questo momento in particolare, incide anche sulla visione degli eventi di violenza e di minaccia.
  Sono stato in Puglia la settimana scorsa. I fatti di Taranto che si citavano del 22 marzo, purtroppo, sono figli di un sentito dire o di un parlare – ad oggi personalmente non posso che fermarmi qui, a un sentito dire – di tre giocatori che si sono venduti le partite. Sono stato a parlare con i rappresentanti delle squadre e abbiamo deciso, come forma di sensibilizzazione per tenere alta l'attenzione, di iniziare un'iniziativa dalla settimana scorsa. Nel fine settimana tutte le squadre di Lega Pro sono scese in campo con i capitani che indossavano la maglia dell'avversario. Nello scambio dei gagliardetti si sono scambiati anche la maglia.
  Noi speriamo che questo gesto simbolico avvenga fino alla fine del campionato. La volontà è quella di rendere questo evento un'abitudine in cui passi il messaggio perché chi quella maglia la difende come tifoso e chi la difende come calciatore si renda conto che si tratta di una partita di calcio e che la maglia è – sì – un simbolo, ma si sta giocando una partita di calcio. Ovviamente, la volontà e la voglia di lanciare messaggi e di essere incisivi ci sono, ma sappiamo bene che non bastano. Come dicevo prima, iniziamo così a fare la nostra parte.
  Rispetto a quello che è successo a Taranto, l'accusa che veniva mossa a questi ragazzi del Taranto era quella di essersi venduti la partita e, quindi, di avere inciso Pag. 7sul risultato in maniera fraudolenta. Ho parlato con i ragazzi anche delle altre squadre di quella zona, con Matera e Barletta, ma non sono riuscito a parlare con il ragazzo colpito, perché era ancora ricoverato in ospedale. Barletta è squadra di eccellenza, come dicevo prima. Il timore è quello che gli errori calcistici non siano più una valutazione tecnica degli atleti, ma siano più una valutazione morale. Questo è sicuramente un tema che si affronta solo giocando le partite in maniera corretta e cercando di guardarsi negli occhi.
  Un particolare dell'aggressione che c'è stata a Taranto, che tra l'altro ha visto anche persone coinvolte con un coltello, spranghe e probabilmente anche non in situazioni psicofisiche normali, è stato quello per cui l'aggressione è stata accompagnata dalla domanda fatta ai calciatori: «Chi è Stendardo? Chi è Altobello?» – si tratta dei due calciatori imputati insieme al portiere Maurantonio – quasi come se gli aggressori non conoscessero i loro beniamini.
  La preoccupazione è che si stia innescando un meccanismo per cui sia abituale vedere nei risultati sportivi la malafede da parte dei protagonisti e, nel contempo, reagire in maniera violenta. La preoccupazione è che non si parli più di calcio e non si parli più di sport. Il motivo probabilmente per cui sono qui è che si tratti di qualcos'altro.
  Da parte nostra devo dire anche che – continuo a richiamare quel 2011 – ci abbiamo messo anche del nostro come calciatori, perché all'interno degli spogliatoi sicuramente queste dicerie e questo fenomeno, con le inchieste che si sono anche parzialmente concluse, non sarebbero nati. Il calciatore è l'anello debole della lunga catena ed è anche quello che va in campo e senza il quale non si fa la scommessa.
  C'è un episodio che è stato anche motivo di enfasi giornalistica, quello che ha coinvolto Simone Farina. La modalità con la quale era stato contattato, da ex compagni di squadra e persone borderline tra il mondo del calcio attuale e il mondo del calcio passato, dava proprio l'impressione della presenza di un'organizzazione dietro questo fenomeno del calcioscommesse e della combine delle partite. Oggi non ho timore a dire che questo fatto potrebbe anche evolversi nella gestione violenta di questi fenomeni. Purtroppo, in altri Paesi è successo di peggio, con utilizzo di armi da fuoco e via elencando.
  Da parte nostra la volontà è quella di avere sempre più informazioni, di fornirle e di contribuire insieme alle società a tenere lontano un determinato tipo di tifoserie. La volontà è quella di riuscire un giorno a poter denunciare. Purtroppo, ci sono anche atleti che non riescono a denunciare, perché il loro primo obiettivo è portare la propria famiglia nella città di origine. Rispetto a società in cui magari sono in prestito per un anno o hanno un contratto in scadenza cercano di cambiare aria il prima possibile, così risolvendo il problema anche di ordine pubblico. Vi è, quindi, la difficoltà anche a denunciare in determinati momenti e forse anche la consapevolezza dell'utilità o meno dell'eventuale denuncia.
  Io vivo a Verona e ho sede a Vicenza. Per me è facile fare un'intervista o rilasciare dichiarazioni – lo dico sempre ai calciatori e agli atleti – da lontano. Più che esprimere solidarietà... Il direttore Gianni Grazioli è da più anni in questo ruolo nell'associazione e sa che cerchiamo di non limitarci ai comunicati di solidarietà. Sappiamo anche, però, che è difficile in una città valutare la dimensione di un episodio. Il limite è sottile tra serio e non serio, tra preoccupante e non preoccupante. Penso a quello che è successo a Terni, credo nella stagione scorsa, nella stagione precedente, quando tre giocatori non sono stati minacciati, ma si sono trovati la macchina sotto casa colorata con lo spray coi colori della squadra in tre punti diversi della città.
  Si è fermato lì l'episodio? Non lo so. Sicuramente, però, sono messaggi da non sottovalutare, prima di tutto. Occorre poi considerare che a gestirli sono ragazzi che probabilmente non hanno gli strumenti e le modalità per affrontarli. Ho proposto un suggerimento, che cercheremo di attuare, anche se mi rendo conto che l'Associazione ha sì un contatto diretto con gli atleti, ma Pag. 8che il vero contatto diretto ce l'hanno le società, compresa anche qualsiasi formazione contro il match fixing.
  Noi abbiamo realizzato un video, che abbiamo reso pubblico dopo averlo fatto vedere a tutte le squadre insieme nello spogliatoio. Si tratta di un video sul calcioscommesse che potete trovare pubblicamente online. Poniamo la questione sul piano della scelta personale e individuale in merito all'accettare o meno la combine e all'accettare o meno di prestarsi a un determinato fenomeno. Mettiamo in guardia sul fatto che dietro questo fenomeno, purtroppo, come emerso anche dalle inchieste giudiziarie, non ci sono solo semplici scommettitori, ma c'è anche un business che va sicuramente tenuto in conto e che deve far paura, per taluni versi.
  Le società hanno questo ascendente di formazione. Quello che noi abbiamo cercato di proporre l'anno scorso, e che riproporremo, è di formare i calciatori sulla piazza in cui stanno giocando, sapendo quali sono le dinamiche delle tifoserie, e non solo, ma anche quali sono le dinamiche in città e chi sono le persone e i soggetti a cui affidarsi in caso di problematiche, e di fare fronte comune con la società, per conoscerle, quantomeno.
  Un episodio – gli episodi sono tanti – che si verifica è quello del biglietto lasciato omaggio dai calciatori. Spesso viene dato all'amico dell'amico o viene ceduto, con superficialità, a un tifoso conosciuto. Magari quella persona è segnalata o non è il caso che sia in un determinato settore dello stadio. Tutte queste piccole dosi di formazione e di informazione noi cercheremo di fornirle.
  Detto questo, cosa possono fare le Istituzioni? Ci sono due cose che mi permetto di caldeggiare o di suggerire. Le proponiamo noi perché il Governo ha già presentato un disegno di legge per la ratifica della Convenzione del Consiglio europeo sulla lotta alle scommesse sportive e, quindi, alle combine.
  In questa Convenzione ci sono tante iniziative che sono di comune interesse, perché il problema del calcioscommesse è internazionale. Riguardano soprattutto la confisca e il sequestro dei beni come sanzione rispetto a chi è coinvolto in questo fenomeno. Non sarà la soluzione del problema, ma sicuramente è una cosa che si può fare. Come ho detto, il Consiglio dei ministri ha già varato il disegno di legge, che deve essere solo tradotto nelle sedi parlamentari.
  L'altra iniziativa è quella di suggerire l'istituzione di una commissione di studio del fenomeno legato alle scommesse sportive, perché il problema non riguarda solo il calcio, purtroppo, ma riguarda tutti i fenomeni che sono quotati. In Francia hanno avuto un problema con la pallamano. Il tennis è coinvolto tanto quanto il mondo del calcio. Si tratta di un problema internazionale. Pertanto, anche vedere quali siano le attività poste in essere in altri Paesi sicuramente può aiutare, anche e soprattutto in questa sede, per suggerire interventi da un punto di vista legislativo e sanzionatorio.
  Non so se sia questa la sede, ma, con riguardo al problema della quotazione delle partite, dovete pensare che la nostra serie D, che è la quarta serie e la prima serie dilettanti, conta più o meno 160 squadre ed è un fenomeno molto particolare, perché riguarda l'intero territorio nazionale. È divisa in nove gironi. In questi nove gironi vince solo la prima squadra.
  Questo vuol dire che ad oggi probabilmente quasi la metà delle squadre non hanno più nulla da dire al campionato. Si tratta di partite che sono quotate e di cui non c'è la copertura televisiva. Ci sono realtà – una su tutte probabilmente è quella che esce più spesso sui giornali, ossia Grosseto – in cui non si sta giocando. Già tre squadre sono state escluse dal campionato perché non si sono presentate per più di quattro partite. Si tratta della situazione apicale del nostro movimento dilettantistico. Ripeto, la settimana scorsa ho scoperto che anche le partite in eccellenza, al gradino sotto, in alcune situazioni, con più partite in bolletta, possono essere quotate.
  Personalmente, da rappresentante di questa categoria, mi piacerebbe fornire gli strumenti agli atleti che vanno in campo, ma soprattutto agli appassionati per difendere Pag. 9quello che in mezzo al campo, purtroppo, sembra in alcuni casi un giochino per altri e non per quelli che sono allo stadio o per quelli che stanno giocando. Mi piacerebbe anche riuscire a fornire alla categoria che rappresento, come ho detto, gli strumenti per difendersi, o quantomeno per non cadere in errore e dare, purtroppo, fiato a quelli che, invece, dietro la fede calcistica nascondono altri interessi.

  PRESIDENTE. Grazie. Ovviamente, apprezziamo molto l'iniziativa della redazione dei rapporti sui Calciatori sotto tiro. Faremo tesoro del materiale che ci ha fornito. Ringraziamo anche per l'introduzione.
  Avrei una domanda. Vorrei che potessimo sviluppare di più il rapporto con le società da tutti i punti di vista, per capire l'anello debole della catena e per comprendere se questa debolezza dipenda da tutti gli anelli precedenti e quante responsabilità vi siano. Quella della società evidentemente è quella più delicata, in qualche modo.

  DAMIANO TOMMASI, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori. Come ho detto in occasione soprattutto della vicenda Fiorentina-Roma – la risposta è stata anche pubblica da parte di Morgan De Sanctis, che in quel momento era il portiere in panchina a fine partita – di loro iniziativa i giocatori hanno deciso di andare sotto la curva dove i tifosi chiamavano. In quel momento nessuno ha detto a Morgan De Sanctis – non so se ci fossero Pjanic, Totti e De Rossi in quel momento – di non andare, o meglio mancava una figura presente in quel momento che suggerisse il comportamento ideale da tenere.
  L'anello debole della catena del calciatore è che il calciatore sempre più spesso – non so se purtroppo o per fortuna; a livello sindacale si può pensare che più movimenti ci sono e meglio è, ma dal mio punto di vista dico purtroppo – rimane in una squadra per meno anni rispetto al passato. Quindi, non c'è un consolidamento di rapporti tra la stessa società e i suoi atleti o il capitano, in quel caso. Ci sono squadre che hanno il capitano che è solo al secondo anno nella squadra. Una volta era presente da un minimo di cinque, sei, dieci anni. Questo rapporto di conoscenza porta via un po’ di tempo.
  Quanto alla gestione dei rapporti, a parte il fatto che ci siamo resi conto che laddove c'è una società forte, una società che riesce a gestire questo fenomeno, i problemi sono sempre di meno, è stata istituita ed è nelle licenze nazionali la figura dello SLO, l'incaricato a tenere i rapporti con le tifoserie. Spesso e volentieri questo soggetto riesce a catalizzare da una parte e dall'altra le esigenze.
  Personalmente, quando giocavo e andavo ai Calcio Club, a un raduno di tifosi o a una cena, ci andavo accompagnato dalla società, con l'organizzazione della società. È difficile che un calciatore si trovi in buona fede in un luogo sbagliato, a meno che non l'abbiano accompagnato nel luogo sbagliato. Sicuramente la società può fare molto in questo senso. Come ho detto prima, bisogna che ci sia un dialogo anche sulla realtà cittadina, perché purtroppo alcune squadre si inseriscono in una realtà cittadina che si ferma tutt'altro che al problema del calcio.
  Questo filtro sicuramente aiuta e aiuterebbe in alcune città. Come ho detto, lo SLO funziona benissimo e ha il suo valore anche nella gestione di queste dinamiche. Non è che la società sia h24 vicino al calciatore, ma sicuramente occorre una formazione iniziale. Come ho detto, abbiamo già parlato col presidente Gravina per proporre, nella prossima stagione, di formare i ragazzi a questo tipo di emergenze che potrebbero capitare durante la stagione.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIUSEPPE LUMIA. Ringrazio il presidente Tommasi. Il mondo del calcio è un sistema complesso e la criminalità organizzata sta avanzando dentro questo mondo complesso su più punti. Naturalmente, ci sono i punti del doping, delle scommesse, delle violenze e delle intimidazioni. C'è anche il punto della gestione dei gadget e Pag. 10dei grandi interessi che vi ruotano intorno. Come calciatori – ho apprezzato molto anch'io, come ha già fatto la presidente, le scelte che avete fatto – avete previsto un codice per tutti i calciatori in cui sono informati (mi pare che questo sia il vostro intendimento) e sono chiamati a rivolgersi all'Associazione perché li accompagni nel percorso di denuncia, sia verso il doping, sia verso la violenza e le intimidazioni, sia verso richieste del calcioscommesse, in modo tale che sia l'Associazione a diventare per loro scudo e protezione?
  Nell'antimafia questa sperimentazione è stata fatta col mondo dell’antiracket nei confronti dei commercianti, che da soli non possono sopportare il peso di una responsabilità così pesante e rischiosa. Potrebbe essere questo il ruolo proprio dell'Associazione dei calciatori, che inviti tutti i calciatori che sottoscrivono l'appartenenza all'Associazione a comportarsi in un determinato modo, avendo però anche dei servizi e un supporto da parte dell'Associazione stessa di fronte a quelli che voi potreste individuare come cosiddetti indicatori di presenza della criminalità comune o della stessa criminalità organizzata.
  Questo stesso modello di comportamento che l'Associazione dei calciatori richiede ai propri aderenti potrebbe proiettarsi anche nei confronti delle società. La presidente ha detto bene e io vorrei ritornare sul punto: anche le società devono assumersi le proprie responsabilità. Chiedo se avete valutato la possibilità di sottoscrivere con le società uno stesso codice etico-comportamentale, in modo che anche le società si impegnino a tutelare i calciatori, a non chiedere loro cose anomale, a prepararli nell'interlocuzione con la tifoseria e a prevedere a loro volta che cosa fare nei confronti del doping e del calcioscommesse. Questo in modo tale che anche le società si assumano la responsabilità di accompagnare il cammino del calciatore, viste le caratteristiche, che lei ha descritto all'inizio, di difficoltà.
  L'ultima considerazione è nei confronti del calcio dilettantistico, in cui spesso l'esposizione è ancora più diretta, ancora più violenta e ancora più minacciosa. Vorrei sapere se nei confronti del mondo dilettantistico esiste questa forma di democratica protezione dell'esperienza del calciatore, ma anche di responsabilizzazione. Volevo sapere se anche su questo fronte avete una strategia.
  L'ultima domanda – qui in Commissione lo può dire; eventualmente segretiamo – è se siano arrivate a voi e se arrivino delle denunce, quante sono, se avete un dato statistico e quante denunce voi avete trasferito alle autorità. Le faccio questa richiesta e le faccio anche una valutazione. Lei diceva che alcune volte non siete in grado di valutare se si tratta di una minaccia o di una violenza. Questo è compito delle forze dell'ordine in uno Stato democratico. Si segnala tutto e poi è compito delle forze dell'ordine e della magistratura, che hanno il compito e il dovere di fare questo, valutare se si tratti di una semplice manifestazione di rabbia della tifoseria quando si imbratta una macchina, oppure di una lesione, oppure di un'intimidazione e di una minaccia previste dal codice, che vanno punite. Se il normale cittadino subisce una situazione di questo tipo, il codice scatta. Deve scattare anche se la subisce un calciatore, perché è, appunto, un cittadino.

  STEFANO VACCARI. Anche da parte mia va un ringraziamento al presidente Tommasi per il difficile e importante lavoro che sta facendo, nonché l'apprezzamento per le cose che ci ha detto e per i percorsi già in essere.
  Questa Commissione, presidente, si è occupata del rapporto tra le organizzazioni criminali e il gioco legale e illegale, con una relazione che è stata poi approvata. Il tema, che lei ha opportunamente citato, del match fixing non è stato sviscerato nel dettaglio, ma da ciò che ci hanno riportato sia la Direzione nazionale antimafia, sia i rappresentanti delle forze dell'ordine si tratta di uno degli elementi dentro i quali si colloca l'interesse delle organizzazioni criminali per il mondo dello sport in generale e del calcio in particolare, come lei ha ricordato.
  Nello specifico, da queste indagini emergono le relazioni con i comportamenti sportivi Pag. 11 che vanno, ovviamente, a condizionare le scommesse sui risultati, sul numero dei gol e su tutte le N variabili che ci sono sulle scommesse al giorno d'oggi. Queste inchieste ci dicono come le organizzazioni criminali siano a diretto contatto anche con i calciatori attraverso persone a loro vicine.
  Questa gestione delle scommesse avviene spesso attraverso canali illegali, ancorché apparentemente legali, che vediamo su Internet, non solo attraverso i centri di trasmissione dati. Volevo chiederle se dai vostri primi tre report che avete redatto e dal quarto che state terminando sono emerse relazioni anche con quei soggetti che, in teoria, dovrebbero dare una mano ai calciatori ma che, in diversi casi che sono stati rilevati, sono, invece, complici, ossia i procuratori. Vorrei sapere se nel lavoro che avete fatto di raccolta dei Calciatori sotto tiro è emerso qualcosa anche da parte vostra.
  Passo alla seconda cosa che volevo chiederle. Poiché, giustamente, lei ha posto l'accento sul ruolo delle società, quali sono, secondo la vostra esperienza di questi anni, che ci ha descritto, le differenze più macroscopiche tra i diversi livelli, ossia tra serie A, serie B, serie C e via elencando, di condizionamento che avviene sulle società, le quali spesso e volentieri ai livelli di categoria più bassi, che lei giustamente ha citato, sono più direttamente legate alle organizzazioni criminali, perché attraverso quelle società le organizzazioni criminali costruiscono consenso attorno a sé, con propri uomini a fare il presidente piuttosto che il direttore sportivo?
  È ancora più difficile il vostro lavoro nel momento in cui in molte realtà le organizzazioni criminali hanno messo loro uomini a gestire questo aspetto. Mi interessava capire se avete dei dati più macro dei diversi campionati in cui avete incontrato magari anche maggiore difficoltà nei confronti di società.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Di Lello, che presiede, insieme all'onorevole Attaguile, il Comitato cui è delegato specificatamente l'approfondimento di questo tema.

  MARCO DI LELLO. Grazie, presidente. Mi unisco sinceramente ai suoi apprezzamenti per le parole che abbiamo ascoltato oggi dal presidente Tommasi. Ho tre domande.
  Parliamo dei calciatori delle serie A e B, dei rapporti con la tifoseria e delle pressioni a cui gli stessi sono sottoposti anche in luoghi pubblici e in partecipazioni ad eventi. Come viene vissuto, in generale, dai calciatori il rapporto con i tifosi e, secondo lei e secondo voi, è utile la frequentazione o è rischiosa? Quanto è mediato dalle società e quanto è autonomo il rapporto tra il singolo calciatore e tifosi o gruppi di tifosi?
  Passo alla seconda domanda. L'articolo 12 del codice di giustizia sportivo testualmente fa divieto alle società «di contribuire, con interventi finanziari o altre utilità, alla costituzione e al mantenimento di gruppi, organizzati e non, di propri sostenitori, salvo quanto previsto dalla legislazione statale vigente». Lei estenderebbe tale divieto ai calciatori?
  Infine, ci ha riferito di un sentito dire su Taranto, e tale lo lasciamo. Come si spiega questa escalation impressionante di violenze sui calciatori in Lega Pro? Sono tanti episodi messi in fila. Ha provato a ricostruire un'ipotesi che li potesse tenere insieme? È davvero preoccupante il susseguirsi di tanti eventi, tra l'altro in tempi assolutamente ristretti.

  FRANCESCO D'UVA. All'inizio dell'audizione si è parlato di calciatori non preparati ad affrontare tutto quello che ruota attorno al calcio, purtroppo, ossia a quello che diventa un vero e proprio malaffare. Mi chiedevo se non fosse il caso che l'Associazione italiana calciatori, oltre a fare importanti report, che sono utili, più che ai calciatori, a chi non conosce questo mondo, stilasse una sorta di vademecum per il calciatore che magari non sa bene come comportarsi nel momento in cui si ritrova in una situazione del genere. Non gli viene naturale magari semplicemente andare a denunciare, non sa come muoversi, si pone l'imbarazzo. Sarebbe abbastanza semplice, in teoria, andare a denunciare punto e basta. Forse, però, sensibilizzare tutti i Pag. 12calciatori con un vademecum o qualcosa del genere potrebbe essere utile. Mi chiedevo se abbiate pensato a una soluzione del genere e se comunque la ritenete una strada praticabile.

  ANGELO ATTAGUILE. Non ripeto quello che ha detto il collega D'Uva. Volevo chiederle, però, se l'Associazione calciatori può prendere dei provvedimenti seri con attenzione. Sappiamo che i tifosi cercano il contatto con i giocatori, ma, in modo particolare, ci sono anche dei giocatori che cercano il contatto con i tifosi, per tanti motivi, per farsi ritenere l'idolo, l'aiuto durante la partita di calcio, la protezione. Quello che vive sugli spalti lei lo sa benissimo.
  Ci sono anche dei calciatori che, appena arrivano, specialmente in società nuove, cercano questi tifosi per avere dei favori, come l'acquisto di macchine o protezione. Cercano protezione nei confronti dei tifosi. Penso che l'Associazione calciatori si possa tutelare già con dei provvedimenti anche seri che può al suo interno costruire e dettare.

  PRESIDENTE. Da un ex presidente di società, del Catania, non posso non dare la parola a un ex giocatore, il senatore Pagano.

  PIPPO PAGANO. Volevo congratularmi con il presidente Tommasi, che ha dimostrato anche in questa occasione il suo stile di persona, così come l'ha dimostrato anche quand'era calciatore. Sicuramente era un calciatore diverso da tanti altri. Lui metteva prima la passione e il cuore, ma anche lo stile della signorilità, che ha dimostrato anche in questa occasione.
  Le volevo fare una domanda, presidente. Poco fa ha fatto cenno al fatto che nelle piccole società dilettantistiche si può intravedere con più rischio il tema delle combine per quanto riguarda le scommesse. Questo diveniva anche facile, perché, mentre un giocatore professionista ha uno stipendio e, quindi, ha un budget abbastanza rilevante, quando andiamo nelle società dilettantistiche, poiché i giocatori tante volte non prendono nemmeno soldi, oppure, come ha detto lei – vi ha fatto cenno poco fa – la società che viene promossa è la prima e alle altre rimane ben poco da fare, diventa quasi una tentazione fare una combine. È molto più facile trovare un humus per quanto riguarda queste combine.
  Capisco che ci siano interessi da parte delle società sportive per rientrare tra le categorie delle squadre su cui si fanno le scommesse. Nello stesso tempo, però, ritengo che queste squadre a livello dilettantistico dovrebbero essere tolte dalla possibilità di partecipare come squadre per le scommesse.
  Ricordo che ai miei tempi le squadre giocavano tutte alla stessa ora e nello stesso giorno. Oggi capisco che ci siano interessi da parte delle società, ma capisco anche che, quando ci sono due squadre che giocano il venerdì, quattro squadre che giocano il sabato, le squadre che giocano la domenica, a mezzogiorno e il pomeriggio e il lunedì pomeriggio, qualche cosa possa anche avvenire. Si può essere anche condizionati dai risultati precedenti che ci sono.
  Riterrei sicuramente che, per evitare la tentazione di fare qualche combine e la possibilità che un giocatore la cui carne è debole tante volte vi si possa prestare, sarebbe opportuno che le squadre giocassero tutte alla stessa ora e nello stesso giorno e, nello stesso tempo, che le squadre dilettantistiche non partecipassero alle scommesse.

  PRESIDENTE. Aggiungo due domande. Una prima è se calciatori di tutta Italia – come sappiamo, le mafie non hanno confini – abbiano segnalato all'Associazione pericoli o dubbi di infiltrazioni o di condizionamenti di associazioni criminali mafiose nei confronti delle società o anche di loro stessi e dei colleghi.
  Con riguardo all'altra domanda, volevo capire quanto vengano coinvolti il calciatore e l'Associazione nelle strategie della società, per esempio nella gestione dei tifosi e dei biglietti e in tutto ciò che abbiamo visto essere a rischio come scelte che vengono fatte. Venite coinvolti o subite queste scelte? Pag. 13
  Do la parola al presidente Tommasi per la replica.

  DAMIANO TOMMASI, presidente dell'Associazione Italiana Calciatori. Iniziando dai provvedimenti che l'associazione può prendere, noi non abbiamo potere di prendere provvedimenti nei confronti degli atleti.
  Riguardo alla denuncia e alla possibilità di istituire un numero verde, abbiamo i nostri collegamenti diretti con gli atleti. Prima citavo il caso di Simone Farina. Simone Farina è andato a denunciare dopo aver chiamato il nostro vicepresidente Umberto Calcagno, suo ex compagno di squadra, per chiedere come dovesse comportarsi. Il primo suggerimento è stato quello di andare subito a denunciare alla procura federale e così è stato. Questo è avvenuto quattro mesi prima che fosse di dominio pubblico tutta la vicenda riguardante Simone Farina e la sua denuncia.
  Quindi, questo rapporto con i nostri associati c'è. Non abbiamo potere di prendere provvedimenti sanzionatori o di tutela degli atleti in determinate situazioni, se non quello di consigliare, perché poi deve essere l'atleta stesso ad andare a denunciare alla procura federale. Tra l'altro, nelle norme federali ne abbiamo una che, per taluni versi, è molto discussa, ma che probabilmente è una delle armi che il nostro sistema ha per difendersi: la sanzione per l'omessa denuncia.
  Chi viene provocatoriamente contattato per una combine, anche se non accetta e anche se la combine non va a buon fine, ha il dovere di denuncia, altrimenti viene squalificato, sportivamente parlando, per omessa denuncia. Questo sicuramente è uno dei modi che la nostra categoria ha per difendersi, ma tutto passa dalla singola azione dell'atleta che deve andare a denunciare.
  In questo senso, come dicevo prima, la forza delle società è anche quella di fornire questi strumenti agli atleti affinché, nell'anonimato o comunque in un ambito di fiducia, come può essere la società di calcio, riescano a trovare il luogo dove andare a denunciare.
  Uno degli aspetti cui possiamo dare risalto noi – probabilmente anche la nostra presenza qui oggi lo fa – è il fenomeno della mediaticità. Uno degli atleti coinvolti qualche anno fa in una vicenda di minacce, violenze e intimidazioni ci aveva sottolineato come l'aver dato pubblicità mediatica all'evento fosse già stato sufficiente per alzare il livello dell'attenzione delle forze dell'ordine e dell'opinione pubblica della città dove si trovava a giocare. Questa è sicuramente una delle azioni che possiamo fare.
  Il discorso degli interessi della malavita organizzata al nostro mondo anche attraverso le figure dell'agente e del procuratore – tra l'altro, è cambiata la normativa; non c'è più un albo, ma c'è una registrazione che si fa a prescindere dall'esame, che non c'è più, per fare l'agente dei calciatori – è uno dei temi sui quali stiamo ponendo l'attenzione. Com'è successo in passato, sta succedendo adesso e il rischio di avere tanti calciatori con il mandato nelle mani di poche persone sicuramente genera un punto che deve destare l'attenzione da parte nostra. Ci deve essere la massima allerta e si devono capire anche i movimenti di questi gruppi di agenti. Nel fare numeri di atleti che hanno il loro mandato, sicuramente hanno anche le competenze per portarli avanti, ma, quando poche persone hanno la possibilità di gestire la carriera professionale di tanti atleti, in un circuito chiuso come è il campionato di calcio professionistico, si deve alzare il livello dell'attenzione.
  Per quanto riguarda il rapporto con i tifosi, a me dispiace, perché il calciatore non vede l'ora di andare sotto la curva dopo aver fatto gol, ma, purtroppo, in alcuni casi, andar sotto la curva dopo aver fatto gol è un messaggio. Io ho avuto fortuna, forse, non lo so. Ho giocato a Roma tanti anni, ma nei primi anni venivo fischiato dai miei stessi tifosi perché non giocavo bene o perché non ero loro gradito. Quindi, ho avuto la fortuna – la reputo una fortuna, il giorno dopo – di avere un filtro interno che mi impediva di dare troppo spago a determinate manifestazioni.
  Questo cosa vuol dire? Vuol dire che, purtroppo, a essere danneggiati sono i tifosi che veramente hanno una passione per i giocatori della loro squadra e per la sua Pag. 14maglia. Non è facile fare la cernita. In questo deve aiutare molto la società. I calciatori hanno spesso e volentieri dei Calcio Club a loro nome. Non so se la norma di finanziare l'eventuale Calcio Club che paga la trasferta ai suoi amici del paese che vanno a vedere la squadra in trasferta sia una tutela o se sia un togliere spazio anche a una sorta di romanticismo che il calcio – mi auguro – continui a mantenere. Sicuramente l'attenzione ai gruppi di tifosi organizzati che sono più o meno vicini alla società e al loro ascendente deve essere oggetto di attenzione.
  Come dicevo prima anche riguardo al rapporto, il nostro grande lavoro – mi riferisco alla preparazione o meno dei calciatori a vestire questi ruoli – è proprio di informazione interna, perché ancora oggi la sensazione è che il calciatore accetti la contestazione e il lancio di cose, ma non la violenza fisica. È quasi come stabilire un livello di tolleranza su determinati episodi, quando, in realtà, la maggior parte delle squadre in tutti i campionati forse non raggiunge l'obiettivo che aveva all'inizio della stagione e, di conseguenza, sarebbe oggetto di contestazione. Se si sta parlando di sport, si deve anche accettare che ci sia un risultato finale.
  Il motivo per cui queste violenze siano così concentrate in Lega Pro nell'ultimo periodo non lo so. Sicuramente, come ho detto prima, la preoccupazione da parte degli atleti e dei calciatori che non siano più violenze riferite al risultato, ma siano violenze mirate, riferite, come ho detto prima, a un sentito dire che la partita sia stata manipolata o che l'atleta X, il calciatore X o la squadra intera si sia prestata a questo tipo di comportamento è presente oggi più di prima.
  Sappiamo anche da indagini giudiziarie che ci sono state partite condizionate dai tifosi per far perdere la propria squadra, perché c'erano dietro scommesse sulla sconfitta della propria squadra ormai già retrocessa. Sono oggetto di indagini e di inchieste già chiuse. Anche questo fenomeno si è presentato ai nostri atleti nel corso degli anni.
  Il vademecum dei comportamenti c'è. Sono le norme. Se avete occasione di vedere il video sul calcioscommesse, ma anche sul discorso dell'abuso di farmaci, noterete che noi crediamo molto a un discorso emotivo, perché un ragazzo arriva a giocare in serie A, tra i professionisti, dopo un percorso che, per una stupidaggine, per una superficialità, rischia di buttare a mare. Cerchiamo di puntare su quell'obiettivo.
  Purtroppo, in alcune situazioni siamo soli a denunciare questa sensibilità e ad alzare il livello dell'attenzione. Ripeto, noi non abbiamo la quotidianità coi nostri tesserati, se non attraverso i social e la comunicazione. Periodicamente io e i nostri collaboratori giriamo le squadre almeno due volte l'anno fisicamente, ma la quotidianità è gestita dalle società, che, secondo me, non sono il nostro interlocutore. Il nostro interlocutore è la Lega. Attraverso le Leghe in alcune situazioni – con la Lega B negli ultimi anni – siamo riusciti a entrare negli spogliatoi per fare dei corsi di formazione che riguardavano un po’ tutti gli ambiti.
  Anche con riferimento al discorso dei procuratori, il mandato al proprio agente è un documento che nella totale fiducia un atleta firma perché si fida della persona che ha di fronte e, quindi, pensa di essere più tutelato da questa persona che dall'associazione, come è giusto che sia, perché magari è la persona più vicina a lui, salvo scoprire che, invece, c'è anche un mondo popolato da persone che vi si possono infilare per altri motivi.
  Con riguardo alle scommesse del mondo dilettantistico, non sono le società che decidono di essere quotate. Le società anche nel mondo professionistico non hanno alcun ritorno economico dalla quotazione delle partite. Questo è uno dei temi che, soprattutto ma non solo nella Federazione italiana gioco calcio ma anche in altri ambiti, si pone, perché, questo introito dal punto di vista statale c'è, ma non c'è un ritorno alle squadre che generano questo volume di affari e, quindi, non è una volontà delle società essere quotate o meno.
  Sicuramente da parte degli atleti la volontà è quella di non essere quotati nei Pag. 15campionati dove non c'è la visibilità. Parlo a nome di quelli che, come è successo in alcune inchieste, facevano parte della maggioranza che non sapeva nulla del fatto che tre giocatori per squadra fossero riusciti a combinare la partita. Parlo di quella maggioranza che è spettatrice e protagonista di un fenomeno di cui non ha contezza se non a distanza di mesi. Sicuramente la volontà e la richiesta è quella di non essere inseriti nelle quotazioni.
  Dall'altra parte, però, c'è anche da dire che alcuni, giustamente, portano sul tavolo della discussione il tema che i campionati quotati illegalmente sono facilmente controllabili dalle anomalie eventuali sulla scommessa. Per assurdo, rischiano di essere più controllate se sono quotate che non.
  Io non ho mai legato al discorso economico l'atleta che si presta alla combine. Sicuramente il mondo dilettantistico, che in alcuni livelli non è neanche tanto dilettantistico perché è al limite del professionismo, con il fatto di non avere la regolarità dei pagamenti e di avere quell’humus, quel terreno fertile, in cui si inseriscono soggetti che offrono tanti soldi subito e a poco prezzo, perché alla fine non c'è da far altro che magari scivolare o sbagliare un rigore, va tolto.
  È anche volontà da parte nostra, in federazione, continuare a far sì che chi partecipa ai campionati, soprattutto quelli professionistici, in questo caso abbia i soldi per completarli e soprattutto per rispettare gli impegni presi all'inizio dell'anno. Ripeto, io non ho mai collegato le due cose perché credo che ci sia qualcosa che vada oltre il semplice guadagno economico che faccia dire di giocare la partita come si deve e come va fatta.
  Infine, riguardo alle società e alla presenza nelle società di persone segnalate o che abbiano dei trascorsi, questo è uno degli aspetti sui quali ci battiamo da tempo, perché, purtroppo, ci rendiamo conto che esiste un'anagrafica dei dirigenti di società che girano e cambiano società, con società che fanno la stessa fine nel giro di qualche anno. Sicuramente c'è la sensazione che queste persone o questi dirigenti risultino quasi impuniti, o comunque è come se il loro curriculum venisse azzerato ogni volta che ripartono.
  In questo senso nell'ultimo Consiglio federale il presidente della Lega Pro ha fatto una richiesta – l'avremmo fatta anche noi – nell'accordo che è stato fatto l'anno scorso, sulla segnalazione e anche sulla presentazione della certificazione antimafia da parte dei proprietari dei club professionistici. Riteniamo che questa percentuale debba essere abbassata, perché riguardava chi acquisiva quote maggiori del 10 per cento. La richiesta è stata quella di azzerarla. Chiunque partecipi a una società professionistica nella parte della proprietà, indipendentemente dalla percentuale che detiene, deve produrre determinate garanzie e determinate certificazioni.
  Personalmente ritengo che, almeno nelle categorie apicali del mondo dilettantistico, si debbano prendere questi provvedimenti, anche in questo caso per avere maggior trasparenza e maggior controllo di chi siano i soggetti che, alla fine, hanno un peso politico, visto che i presidenti delle società dilettantistiche pesano, con i loro delegati, in Assemblea federale per più del 30 per cento. Si tratta anche di un potere politico, non solo di una gestione economica delle squadre di calcio.
  Noi non abbiamo controllo sul discorso della gestione dei biglietti o meno. Ripeto, quello cui cerchiamo di prestare attenzione è quando il giocatore magari cede il biglietto omaggio all'amico dell'amico dell'amico. Almeno si garantisca che sia l'amico.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, colleghi, ringraziamo ancora il presidente Tommasi, il direttore generale e tutta la federazione. Magari nel prosieguo del nostro lavoro, se ci sarà bisogno ancora di un'interlocuzione, potremo averla anche per vie informali, con scambio di documenti o altro.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Comunicazioni della presidente.

  PRESIDENTE. In relazione all'attività di estrazione di copia della documentazione Pag. 16 sequestrata in data 1° marzo 2017 alla Gran Loggia Regolare d'Italia svolta dal Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (SCICO) della Guardia di finanza, informo che il 3 aprile dallo stesso Servizio è pervenuta una nota con la quale, a conclusione delle attività nei confronti della citata associazione massonica, si trasmettono i verbali delle operazioni compiute e si comunica che, ove nulla osti da parte della Commissione, si procederà al dissequestro e alla restituzione del citato materiale. Propongo, pertanto, di autorizzare lo SCICO alla restituzione della documentazione sequestrata alla Gran Loggia Regolare d'Italia.

  (Così rimane stabilito).

  Informo, inoltre, i colleghi che oggi dopo la seduta, presso quest'aula, si svolgerà un incontro con una delegazione della Commissione affari interni del Bundestag, alla quale i colleghi sono invitati a partecipare.
  Infine ho da dare una lieta notizia: desidero infatti formulare, a nome di tutta la Commissione, i migliori auguri al maresciallo Daniele Ranucci per la nascita di suo figlio Giorgio, venuto alla luce il 10 marzo scorso. Auguri a tutta la famiglia e soprattutto al piccolo Giorgio e alla mamma Isabella!

  La seduta termina alle 14.25.