XVII Legislatura

Commissione parlamentare per le questioni regionali

Resoconto stenografico



Seduta n. 18 di Mercoledì 15 luglio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 3 

SULLE PROBLEMATICHE CONCERNENTI L'ATTUAZIONE DEGLI STATUTI DELLE REGIONI AD AUTONOMIA SPECIALE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL RUOLO DELLE COMMISSIONI PARITETICHE PREVISTE DAGLI STATUTI MEDESIMI

Sulle problematiche concernenti l'attuazione degli statuti delle regioni ad autonomia speciale, con particolare riferimento al ruolo delle Commissioni paritetiche previste dagli statuti medesimi – Audizione del Presidente della Provincia autonoma di Trento e Presidente della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol, Ugo Rossi, e del Presidente della Commissione paritetica della Regione Autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, Roberto Louvin.
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 3 
Rossi Ugo , Presidente della Provincia autonoma di Trento e Presidente della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol ... 3 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 5 
Louvin Roberto , Presidente della Commissione paritetica della Regione Autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste ... 5 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 7

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANPIERO D'ALIA

  La seduta comincia alle 8.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Sulle problematiche concernenti l'attuazione degli statuti delle regioni ad autonomia speciale, con particolare riferimento al ruolo delle Commissioni paritetiche previste dagli statuti medesimi – Audizione del Presidente della Provincia autonoma di Trento e Presidente della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol, Ugo Rossi, e del Presidente della Commissione paritetica della Regione Autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, Roberto Louvin.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle problematiche concernenti l'attuazione degli statuti delle regioni ad autonomia speciale, con particolare riferimento al ruolo delle Commissioni paritetiche previste dagli statuti medesimi, l'audizione del Presidente della Provincia autonoma di Trento e Presidente della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol, Ugo Rossi, e del Presidente della Commissione paritetica della Regione Autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste, Roberto Louvin.
  Il Presidente Rossi è accompagnato da Fabio Scalet, Dirigente generale dipartimento affari istituzionali della Provincia autonoma di Trento, e da Giampaolo Pedrotti, Capo Ufficio Stampa della Provincia autonoma di Trento.
  Ringraziando gli intervenuti per la disponibilità dimostrata, do la parola al Presidente Rossi.

  UGO ROSSI, Presidente della Provincia autonoma di Trento e Presidente della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige/Südtirol. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti. Innanzitutto vorrei esprimere un ringraziamento per l'invito e soprattutto per il lavoro che questa Commissione sta facendo, che abbiamo naturalmente seguito con grande interesse. Direi che ci sono dei profili di approfondimento che sono molto utili anche a noi e al cammino che stiamo cercando di fare dentro il quadro delle riforme costituzionali, ma anche dentro un quadro di collaborazione con il Governo, rispetto alle logiche di risanamento della finanza pubblica e di partecipazione responsabile delle nostre autonomie a questo percorso, a questo processo.
  Credo che, per risparmiare tempo, forse sia meglio focalizzarsi sul tema centrale che è quello relativo alle norme di attuazione e al loro ruolo nei confronti delle autonomie speciali. Naturalmente io parlo per la Provincia autonoma di Trento e anche in qualità di Presidente della Regione, ma è utile ricordare che, in particolare in questo ultimo periodo, quello dalla riforma costituzionale del 2001 in poi, è evidente che le due Province si muovono comunque all'unisono rispetto a questi temi, dentro un quadro statutario regionale che è appunto unico, e lo fanno anche sotto il profilo dei contenuti e dei rapporti politici che ne conseguono.Pag. 4
  Noi diamo un giudizio positivo dell'esperienza di utilizzo delle norme di attuazione. C’è un numero che indica la positività di questo percorso: sono 146 norme di attuazione dal 1972, quindi riteniamo che questo sia assolutamente uno strumento che non solo debba essere mantenuto, ma possa essere valorizzato e anche meglio indirizzato sotto il profilo delle procedure e magari sotto il profilo di un suo utilizzo più stringente in relazione alle esigenze nuove che in questi anni si sono determinate per le nostre autonomie, in relazione al tema degli aspetti finanziari.
  Del resto, abbiamo tutti visto come anche la Corte costituzionale, in relazione a questo tema, abbia richiamato l'importanza di uno strumento pattizio utile a entrambe le parti.
  Noi pensiamo che, dal punto di vista dei risultati, l'esperienza sia stata positiva, pur presentando, dal punto di vista della prassi procedurale, qualche problematicità in termini di velocità delle istruttorie ministeriali, soprattutto tra la prima e la seconda lettura della Commissione paritetica, e questo è un aspetto che certamente dovrebbe essere in qualche misura migliorato.
  Le Province autonome di Trento e di Bolzano e la Regione hanno sempre utilizzato questo strumento dandogli una forte caratterizzazione d'impulso politico, quindi per noi il tema è una Commissione paritetica che sappia esercitare il suo ruolo di approfondimento e la capacità di essere strumento di maggiore conoscenza e soprattutto di bilanciamento, in un'ottica paritetica, delle esigenze delle parti che la compongono, in un processo virtuoso, ma dentro un'iniziativa politica che, per quanto ci riguarda, è sempre stata portata avanti dalle Province e dalla Regione, anche con la partecipazione dei membri che possono conservare comunque una certa capacità di proposta anche autonoma.
  Tutti i risultati sono sempre stati ottenuti in un rapporto di lavoro sui contenuti dentro la Commissione, perché così dicono le norme e così è giusto che sia, ma anche in un rapporto, evidentemente esterno alla Commissione, di impulso e di stimolo rispetto a quella che deve essere l'azione politica d'indirizzo rispetto agli obiettivi che le norme proposte si pongono.
  Riteniamo che il lavoro impostato e presentato davanti a questa Commissione dal sottosegretario Bressa in relazione all'esigenza, per quanto riguarda le norme di attuazione, di addivenire a una loro proceduralizzazione e a un miglioramento dei meccanismi che portano all'adozione delle norme stesse, sia assolutamente positivo e potrebbe stimolare ulteriormente anche – mi sia consentito dirlo – quelle autonomie speciali che magari hanno utilizzato meno queste norme, grazie all'esperienza di chi invece è riuscito a utilizzarle di più.
  Diamo un giudizio assolutamente positivo del lavoro che è stato iniziato e lo portiamo avanti con grande convinzione.
  C’è poi un tema di carattere sostanziale e non assolutamente formale, ed è l'altro aspetto che il sottosegretario Bressa ci ha proposto e al quale stiamo lavorando dentro l'apposita commissione: quello che riguarda la clausola di salvaguardia contenuta nel disegno di legge costituzionale relativa all'adeguamento degli statuti delle autonomie speciali da realizzarsi con intesa.
  È chiaro che questa può essere un'occasione straordinaria, sia per lo Stato che per le autonomie speciali, per riuscire a individuare un meccanismo preciso per la modifica degli statuti. Naturalmente noi ci aspettiamo da questo lavoro la possibilità che il livello di autonomia raggiunto in questi anni, grazie all'attuazione degli statuti e al loro adattamento alle mutate condizioni, resti un dato assolutamente acquisito, non solamente perché questo ci deriva da prerogative ben precise, ma soprattutto perché siamo assolutamente certi che questo sia utile anche al percorso stesso che il nostro Stato sta cercando di compiere e sia positivo per il nostro Paese. Quindi, intendiamo anche in questo caso fare un lavoro di grande serietà.
  Siamo convinti che un'autonomia è tale in quanto riesce a essere dinamica, ad adattarsi ai mutamenti socioeconomici e, Pag. 5soprattutto, a essere fattore di innovazione e di buone pratiche anche per il resto del Paese. Anche altre modalità che abbiamo utilizzato in questo periodo, come la legge rinforzata per la modifica degli aspetti finanziari del nostro statuto, dimostrano come le nostre autonomie abbiano sempre cercato, soprattutto in questa fase difficile, di esprimere chiaramente un concetto: è giusto, ragionevole, doveroso e probabilmente utile mantenere e anche implementare i livelli di autonomia a cui siamo arrivati, ma dall'altra parte si deve accompagnare a tutto questo una forte responsabilità sotto il profilo della partecipazione al risanamento della finanza pubblica e anche per quanto riguarda l'adattamento degli statuti alle mutate condizioni. Le autonomie che funzionano, come dicevo, sono utili anche al resto del Paese. Noi affrontiamo il lavoro iniziato nel tavolo con il sottosegretario Bressa con questo spirito.
  Certamente rispetto a tutte le autonomie speciali ci sono elementi di grande comunanza per quanto riguarda gli aspetti di procedura delle norme di attuazione e gli aspetti che regolano i meccanismi di modifica degli statuti e di definizione ben precisa del concetto di intesa. Questo è un elemento che accomuna tutte le nostre autonomie. Certo, resterà per ognuna di queste autonomie comunque l'esigenza/possibilità di giocarsi, dal punto di vista dei contenuti, in un rapporto pattizio, gli aspetti invece più sostanziali, perché è chiaro che l'assetto diverso a cui si è giunti in questi anni deve in qualche maniera trovare una possibilità di essere rispettato.
  Noi consideriamo che una geometria variabile dentro le autonomie speciali possa essere utile al percorso di tutti, così come – consentitemi, anche se non è materia nostra, di dirlo per chiudere – un assetto variabile delle autonomie ordinarie nell'ottica dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, come dimostrano molte esperienze europee, crediamo possa essere utile al percorso di riforme che il nostro Paese sta facendo.
  Del resto, per quanto riguarda le Province autonome di Trento e di Bolzano, analizzando la parte finanziaria, nel corso dell'audizione con la Ragioneria generale dello Stato, avete avuto modo di verificare come quei patti, che sono stati sottoscritti e che per alcuni versi devono ancora essere completati con delle norme di attuazione, hanno però definito in termini di contributo alla finanza pubblica un rapporto assolutamente virtuoso che – mi sia consentito dirlo – elimina quasi totalmente quell'aura di supposto privilegio di cui le autonomie speciali spesso sono circondate.
  Noi pensiamo che si possa andare avanti su questa strada di un percorso virtuoso con una maggiore responsabilità, ma anche con la certezza che avere delle autonomie che funzionano è utile al cammino che stiamo facendo. La ringrazio, presidente.

  PRESIDENTE. Do la parola al presidente Louvin.

  ROBERTO LOUVIN, Presidente della Commissione paritetica della Regione Autonoma Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste. Grazie, presidente. Buongiorno, onorevoli e senatori. Vi ringrazio di questa opportunità.
  Ho la fortuna di essere stato preceduto, qualche settimana fa, dall'intervento del Presidente della Regione, Augusto Rollandin, che ha rappresentato già dettagliatamente il punto di vista della Regione Valle d'Aosta sulla questione e questo mi permette di portare semplicemente a voi, se lo ritenete utile, qualche elemento di valutazione di carattere generale, che nasce anche dal fatto che sono tra i pochi ad aver avuto il privilegio di far parte di una Commissione paritetica, dal versante sia statale che regionale, apprezzandone le funzionalità e riscontrandone alcune carenze, in qualche caso anche serie e problematiche.
  La fonte delle norme di attuazione è utilissima e, come spesso succede, imprevista, perché non era probabilmente stata pensata così nel 1948, quando fu inserita negli altri tre statuti (dico tre e non quattro perché quello del Friuli Venezia Giulia è venuto in seguito). La Valle d'Aosta Pag. 6non aveva questa fonte e non l'ha avuta formalmente fino al 1993. La sua norma attuale, l'articolo 48-bis dello Statuto, credo sia tra le norme migliori che ci sono in merito perché, oltre a prevedere la funzione storica naturale di trasferimento di uffici e servizi dallo Stato alla Regione, ha introdotto il concetto di armonizzazione della legislazione statale rispetto al contesto regionale, e questo mi pare essere un valore di straordinaria importanza.
  In tutto il mondo la funzione legislativa si sta in qualche modo contrattualizzando e sta cercando di andare verso un migliore adeguamento alle situazioni locali o agli ambiti professionali e territoriali che richiedono una maggiore precisione nell'ambito dell'esercizio di queste funzioni. Il fatto di avere delle sedi paritetiche di preparazione e di elaborazione di norme calcate sulla realtà delle autonomie speciali è una straordinaria opportunità, che la Corte costituzionale proprio pochissimi giorni fa, con una bella sentenza, la n. 142 del 2015, ha delineato in modo molto netto non solo a salvaguardia degli interessi della Regione, ma anche come meccanismo di collegamento e di raccordo.
  Si tratta di una fonte che va, a mio modo di vedere, assolutamente salvaguardata e perfezionata, dandole l'opportunità di definire anche meglio i rapporti legislativi tra lo Stato e la Regione che oggi risentono di incognite molto rilevanti. Mi riferisco alla problematica della cosiddetta «attrazione in sussidiarietà» per cui non sappiamo mai bene se ci si trova in un ambito sul quale può intervenire la Regione o la Provincia autonoma oppure lo Stato; penso alle materie trasversali, all'ambiente o al diritto privato. Si tratta di situazioni nelle quali paradossalmente lo Stato avrebbe un grande interesse a lasciare più campo e più spazio alle Regioni e alle Province autonome, perché quanto interessi all'unità dello Stato andare a definire i criteri in base ai quali i rifugi alpini possono o devono smaltire i loro rifiuti non è una cosa che deve ingombrare – mi sia consentito dirlo – i tavoli di queste Commissioni e di tutto il Parlamento, mentre in quelle sedi tali situazioni possono essere opportunamente demandate ad un più ampio esercizio della potestà legislativa regionale.
  Io credo che dobbiate cogliere interamente questa opportunità. Anche la commissione Bressa, cui ha fatto riferimento poco fa il Presidente Rossi, è un tavolo sul quale tale problematica mi auguro possa essere discussa con una capacità di guardare avanti e di non avere una visione solo protettiva e difensiva delle autonomie speciali ma fortemente propulsiva. I sistemi che non hanno queste duttilità, come il sistema francese, risentono pesantemente delle rigidità legislative. Noi abbiamo un grande vantaggio che, in un Paese che ha le differenze culturali e territoriali come il nostro, deve essere assolutamente colto.
  Presidente, mi è stato chiesto di fare qualche osservazione di carattere tecnico di funzionalità delle commissioni. Molto brevemente vorrei segnalare che ogni Regione ha interesse a quotare il numero dei rappresentanti e la loro estrazione secondo la propria convenienza, ma è importante che ci sia un adeguato mix di sensibilità politiche e tecniche all'interno delle commissioni paritetiche: non sono dei luoghi nei quali deve soltanto discutersi di giurisprudenza costituzionale, ma sono dei luoghi nei quali devono essere soppesati i diversi interessi in gioco. Credo che sia da rafforzare in tal senso più la componente statale che quelle regionali, che sono mandatarie di messaggi molto precisi.
  Il versante statale a volte è sprovvisto di adeguate indicazioni su come procedere e risente molto delle valutazioni che vengono fatte in sede tecnica dai vari ministeri. Questo è il punto più delicato, perché i ministeri rappresentano molto spesso – mi duole dirlo – momenti di forte conservazione di ambiti di potere e sono scarsamente propensi a individuare soluzioni elastiche che invece le commissioni vedono chiaramente come le migliori.
  Il poter espletare, nella fase precedente all'elaborazione della norma d'attuazione, tutta l'istruttoria è fondamentale ed è fondamentale che sia rimosso un ostacolo, che oggi è quello che impedisce la velocizzazione Pag. 7del sistema, che è la ripetizione delle istruttorie dopo che i testi sono già stati approvati dalla commissione paritetica e dalla Regione o Provincia autonoma e prima che approdino al Consiglio dei ministri. C’è una strozzatura sulla quale io invito la Commissione a fare adeguate riflessioni, perché nel nostro caso è quella che ha impedito e impedisce ancora, dopo tre anni, che ben tre norme di attuazione arrivino semplicemente sul tavolo del Consiglio dei ministri anche solo per una pronuncia eventualmente negativa.
  Tuttavia, una situazione come questa è assolutamente inconcepibile nella funzionalità di un sistema moderno. Se questi problemi vengono risolti e si utilizza la norma d'attuazione per individuare bene il punto di equilibrio tra le competenze statali e quelle regionali, io credo che si renda un servizio enorme alla stessa Corte costituzionale che lo ha richiesto e ha quasi supplicato le istituzioni statali e regionali di sgonfiare il contenzioso che sta letteralmente ammorbando il sistema. Ormai siamo arrivati a dei livelli patologici dal punto di vista quantitativo.
  Mi rendo conto che i colleghi che come me fanno anche il contenzioso costituzionale vedono in questo il pericolo di una riduzione del loro lavoro forense, ma in realtà, stiamo delegando, da più di dieci anni, ossia dall'entrata in vigore della riforma del Titolo V, una funzione impropria alla Corte costituzionale e le norme di attuazione potrebbero risolvere, a mio modesto avviso, almeno i quattro quinti dei problemi che oggi sono sul tavolo della Corte costituzionale, con molta semplicità e molto buon senso, andando a introdurre quel giusto lubrificante istituzionale che occorre.
  Tale dinamizzazione del sistema mi pare essere l'auspicio migliore che possiamo fare e di questo è ben consapevole il tavolo che sta conducendo il sottosegretario Bressa e di cui ho la fortuna e l'onore di far parte a nome della nostra Regione. Si tratta di un luogo nel quale ci si impegna seriamente a individuare delle soluzioni, però la politica ha il compito poi di valutare se le autonomie hanno – e a mio modo di vedere ce l'hanno – il dovuto quoziente d'innovazione di sistema per essere viste effettivamente come la proiezione in avanti, che già auspicava il Presidente Rossi, dell'intero sistema delle autonomie speciali nel quadro più generale del regionalismo italiano. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Abbiamo qualche minuto per eventuali domande dei colleghi.
  Le relazioni sono state quindi più che esaurienti.
  Ringrazio gli intervenuti e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 8.35.