XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 141 di Mercoledì 22 novembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Lainati Giorgio , Presidente ... 2 

Audizione di rappresentanti dell'ANICA-Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali:
Lainati Giorgio , Presidente ... 2 
Rutelli Francesco , presidente di Anica ... 2 
Lainati Giorgio , Presidente ... 2 
Gasparri Maurizio  ... 2 
Rutelli Francesco , presidente di Anica ... 2 
Lainati Giorgio , Presidente ... 5 
Airola Alberto  ... 5 
Bonaccorsi Lorenza (PD)  ... 6 
Nesci Dalila (M5S)  ... 7 
Lupi Maurizio (AP-CpE-NCD)  ... 7 
Lainati Giorgio , Presidente ... 8 
Rutelli Francesco , presidente di Anica ... 8 
Cima Francesca , presidente dei produttori dell'Anica ... 8 
Medolago Albani Francesca , Anica ... 9 
Lainati Giorgio , Presidente ... 10 

Audizione di rappresentanti di Appello Donne e media:
Lainati Giorgio , Presidente ... 10 
Cims Gabriella , promotrice di Appello donne e media ... 10 
Lainati Giorgio , Presidente ... 11 
Cims Gabriella , promotrice di Appello donne e media ... 11 
Lainati Giorgio , Presidente ... 12 
Cims Gabriella , promotrice di Appello donne e media ... 12 
Lainati Giorgio , Presidente ... 12 
Cims Gabriella , promotrice di Appello donne e media ... 12 
Lainati Giorgio , Presidente ... 12 
Cims Gabriella , promotrice di Appello donne e media ... 12 
Albanese Sonia , Appello donne e media ... 12 
Cims Gabriella , promotrice di Appello donne e media ... 13 
Lainati Giorgio , Presidente ... 13 
Cims Gabriella , promotrice di Appello donne e media ... 13 
Lainati Giorgio , Presidente ... 14 
Cims Gabriella , promotrice di Appello donne e media ... 14 
Lainati Giorgio , Presidente ... 14 
Albanese Sonia , Appello donne e media ... 14 
Lainati Giorgio , Presidente ... 15 
Nesci Dalila (M5S)  ... 15 
Cims Gabriella , promotrice di Appello donne e media ... 16 
Lainati Giorgio , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIORGIO LAINATI

  La seduta comincia alle 14.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'ANICA-Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dello schema di Contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai-Radiotelevisione Italiana Spa, per il periodo 2018-2022 (Atto n. 477), di rappresentanti dell'Anica-Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali.
  Sono presenti il presidente dell'Anica, onorevole Francesco Rutelli, la presidente dei produttori dell'Anica, Francesca Cima, e la dottoressa Francesca Medolago Albani, che anche a nome dei colleghi ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Come convenuto dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, invito i colleghi a contenere il proprio intervento entro i cinque minuti.
  Do la parola al presidente Rutelli, con riserva per me e per i colleghi di rivolgere a lui, al termine del suo intervento, e alle altre componenti dell'Anica domande e richieste di chiarimento.

  FRANCESCO RUTELLI, presidente di Anica. Presidente, la ringrazio. Saluto i membri della Commissione. Siamo a vostra disposizione per ogni approfondimento e chiarimento giudichiate opportuno.
  Faccio una breve introduzione dell'opinione dell'Anica. Abbiamo avuto modo di vederci quando si discuteva della concessione. È importante che questo Contratto di servizio faccia seguito alla concessione, con un'impostazione per la prima volta di cinque anni, quindi con un tempo che dà respiro: ci sembra una scelta appropriata. Forse, posso fare una considerazione personale, certamente rappresentativa dell'associazione che presiedo, ricordando che ho avuto l'opportunità, nel periodo in cui sono stato in altra veste in quest'aula – senatore Gasparri, non faccia lo spiritoso, ovvero lo faccia! – di varare un Contratto di servizio, all'epoca redatto congiuntamente all'allora Ministro Gentiloni. Si tratta di qualcosa su cui può fare doppiamente...

  PRESIDENTE. Ci dice qualcosa questo nome.

  MAURIZIO GASPARRI. Eravamo compagni di scuola.

  FRANCESCO RUTELLI, presidente di Anica. Un'esperienza certamente significativa. Vorrei ricordare – si trattava del Contratto di servizio 2007-2009 – che si faceva cenno all'articolo 2, comma 5, lettera d), a «promozione culturale italiana ed europea, con la crescente valorizzazione delle opere teatrali, documentaristiche, cinematografiche, televisive e musicali di alto livello Pag. 3artistico, con particolare riguardo a quelle realizzate da produttori indipendenti». Ci tengo a dire che l'Anica storicamente rappresenta i produttori indipendenti – e la dottoressa Cima, che è un'importante produttrice e imprenditrice italiana è ben testimone di questo – ma siamo molto orgogliosi di ospitare un'articolazione di tutta la filiera, quindi non soltanto una produzione né la distribuzione, con riferimento alle industrie tecniche. Da poco tempo, sono anche tornati in Anica gli esercenti, cioè i grandi multiplex, ovvero l'Anem (Associazione nazionale esercenti multiplex). Abbiamo un dialogo fecondo con il mondo autoriale. In generale, quando parliamo di Anica, posso riferirmi alle cose che in audizione vi ha riferito Cartoon Italia, ovvero l'associazione dei produttori di animazione, che fa anche parte di Anica. C'è dunque un'articolazione di cultura e di sensibilità importanti. I nostri produttori fanno serie televisive, oltre che, ovviamente, film, e quindi c'è un'attenzione, sottolineata anche dal fatto che dentro l'Anica ci sono la Rai, che ha peculiari interessi e caratteristiche, Mediaset, ovvero Medusa, che fa parte di quel gruppo, Sky, i rappresentanti delle majors americane. C'è un'articolazione che ci porta a essere attenti ad altre sensibilità, come è avvenuto in occasione della discussione sulla modifica dell'articolo 44 del TUSMAR. Penso che possiamo dare un contributo che è storicamente, tradizionalmente, quello prevalente dei produttori indipendenti, ma con dovuto e non solo formale, ma sostanziale, rispetto, attenzione e inclusione delle sensibilità portate da questi altri soggetti.
  Vorrei anche sottolineare, presidente, che è un momento, questo, molto importante per tutto il comparto del cinema e dell'audiovisivo sulla base di ciò che avviene su scala globale. Ne abbiamo parlato in particolare nelle audizioni, quindi non lo ripeterò in questa sede. A quelle audizioni erano presenti l'onorevole Bonaccorsi, l'onorevole Peluffo e il senatore Airola, quest'ultimo al Senato, mentre l'onorevole Bonaccorsi era alla Camera. Non c'erano il presidente Lupi e il presidente Gasparri, ma abbiamo potuto in quella sede sottolineare che oggi il problema non è tanto, come si sente spesso dire, l'assistenzialismo nei confronti del cinema, in un momento non facile per il cinema, quanto piuttosto avere strumenti che ci permettano di essere più competitivi e ambiziosi, e quindi riportare anche nella programmazione televisiva prodotti che abbiano carattere di qualità e buona accoglienza da parte del pubblico.
  La legge Franceschini, molto importante, varata dal Parlamento a larga maggioranza, consente di affrontare i problemi di tutta la filiera e costituisce veramente per la prima volta una legge di sistema. È completata, da una parte, dalla riforma dell'articolo 44 e, certamente, nel rapporto con la concessionaria del servizio pubblico, da questo Contratto di servizio. L'inquadramento è obbligatorio dal punto di vista competitivo.
  Mi viene da dire ora quello che avrei voluto dire in conclusione: anche la Rai deve fare delle produzioni che vadano sul mercato internazionale, deve fare le coproduzioni, perché il nostro, nel contesto in cui ci troviamo, è un mercato importantissimo. Noi siamo tra i primi cinque mercati europei, ovviamente. È comunque una realtà importante anche dal punto di vista del botteghino nelle sale. Non dobbiamo mai dimenticare che il cinema italiano, quando va bene, fa 105 milioni di biglietti, quando va male, ne fa 92-95, ma questa cifra è superiore a tutti i biglietti staccati in tutti i comparti di spettacolo e entertainment, incluso il calcio, non solo la musica, il teatro, la lirica, ma lo sport e il calcio. Se sommate i biglietti staccati nelle sale cinematografiche italiane, fanno un numero assoluto superiore a tutti questi comparti. Sappiamo che, delle oltre 100 milioni di visioni di film che ci sono ogni settimana in Italia, solo una piccolissima frazione è nelle sale cinematografiche, circa il 2 per cento, e fa quindi più di 5 miliardi di visioni di film, quelli che vediamo sulle free tv, sulle piattaforme, sulle pay tv, attraverso tutte le modalità di percezione. Il cinema, però, è per questo sistema un elemento determinante, anche quando lo sfruttamento va su altre modalità come il video on demand. Sottolineo che anche l'Unefa, Pag. 4che rappresenta gli esportatori, e Univideo, hanno ottimi rapporti con Anica e rappresentano fondamentalmente l’home video. Siamo consapevoli che questo sistema deve cercare di marciare insieme, ma è fondamentale che questo sistema sia in grado di realizzare prodotti che vadano oltre al nostro mercato. Questo è il punto. Se prima eravamo piccoli – è inutile fare raffronti con altri Paesi, a partire dalla Francia, che ha circa il doppio del box office italiano – oggi stiamo per diventare piccolissimi. L'ingresso delle big tech, quelle che si chiamano over the top, con il sistema combinato di una grandissima clientela di base, i dati sulle preferenze del pubblico, capacità di investimento gigantesca, le piattaforme, la tecnologia, e in più la volontà di entrare nella produzione dei contenuti rendono la capacità italiana veramente piccola, e questo vale non solo – ripeto – per il cinema, ma anche per le serie televisive.
  Vedere che si stanno cominciando a fare produzioni televisive che vanno su mercati internazionali anche di rilievo è molto importante. Vale per tutti: vale per i nostri produttori, per i nostri distributori, ma vale anche per la Rai. Chiedere alla Rai di scegliere tra la possibilità di realizzare decine di film piccoli o medi e anche alcune importanti produzioni è, secondo noi, un'occasione da non perdere nel contesto che ho cercato di tratteggiare molto rapidamente.
  Il tema dei produttori indipendenti è esplicitato nell'articolo 7. Si chiede alla Rai di valorizzare le capacità produttive, imprenditoriali e culturali, di favorire lo sviluppo e la crescita del sistema di produzioni audiovisive indipendenti italiane ed europee, promuovendone efficienza e pluralismo, nonché la ricerca di nuovi modelli produttivi, nuovi linguaggi, anche multimediali. Veramente parliamo di un nuovo modello di business anche per la Rai. È un tema cruciale. Il «restiamo come siamo» non è credibile e non durerà nel contesto con cui ci misuriamo. È chiaro che si deve raggiungere questo obiettivo, trasferito negli obblighi previsti nell'articolo 23, secondo le linee in parallelo. Non aprirò nessuna sottolineatura particolare. A tutti voi è ben chiaro, però, ben evidente che, quando il decreto legislativo che riguarda la riforma dell'articolo 44 diventerà norma, e questo, dopo le consultazioni delle Commissioni parlamentari e il parere del Consiglio di Stato che dovrebbero avvenire – non abbiamo elementi per giudicarlo – nel giro di poco tempo, si pone per la Commissione, ma lo dico dall'esterno, un problema di coordinamento che forse consiglia di tener conto, in quella che sarà la versione finale del Contratto di servizio, sulla base anche dei vostri indirizzi, di quella che sarà la norma prevalente, cioè la norma primaria, quella del decreto legislativo. Sosteniamo che occorra riconoscere alle opere il loro giusto valore economico, senza il quale non c'è consolidamento alle industrie indipendenti, remunerando ogni forma di sfruttamento sulle diverse piattaforme, in proporzione all'investimento effettuato dalla concessionaria e ai ricavi attesi da ogni sfruttamento, quindi non considerando solo il costo delle opere come unica variabile, ma anche i ricavi e il periodo di tempo in cui questi ricavi matureranno. Per questo, il valore positivo del servizio pubblico può coincidere in questo senso con quello iscritto nel bilancio aziendale, anche se il Contratto di servizio indica come primario il valore pubblico di interesse generale cui concorrano anche i produttori indipendenti.
  Si deve dare valore culturale alle opere attraverso la loro massima diffusione su tutte le piattaforme per raggiungere il pubblico più ampio, e concorrere alla crescita del valore culturale e industriale complessivo, con la ricerca di nuovi linguaggi, nuovi modelli produttivi e distributivi.
  Infine, c'è il tema molto importante dei contratti e dei diritti perché gli investimenti siano fondati su partnership e quello delle basi nuove cui ho accennato. Se è vero che la regolamentazione di dettaglio è demandata a Agcom, al Ministero dei beni culturali e al Ministero dello sviluppo economico, occorre dare grande attenzione alle modalità contrattuali previste per l'investimento in opere di espressione originale italiana, siano esse in lingua italiana o meno. È un problema che è stato sollevato, giustamente, dalla Rai, che si è trovata a fare film importanti, italiani, perfettamente Pag. 5inquadrabili nella nostra cultura e nella nostra espressione, ma anche in lingua inglese, proprio per rivolgersi anche ad altri mercati, e questo non può essere considerato come antagonistico a un riconoscimento come opera di espressione originale italiana. Questo è stato recepito, e mi sembra che sia importante. La concessionaria dovrà rispettare, in questo senso, regole diverse dal passato. In particolare, le forme di produzione e finanziamento sono state escluse dal nuovo testo nel caso delle opere cinematografiche. La posizione dell'Anica è che si tratti di riequilibrare l'investimento in pre-acquisto di licenze di sfruttamento e l'intervento in equity per la coproduzione; di definire la limitazione temporale dei diritti, che non possono essere infiniti per tutte le piattaforme; di valorizzare economicamente le singole piattaforme, con le loro differenze; di investire in coproduzioni internazionali anche minoritarie, e soprattutto multilaterali, senza di che la prospettiva internazionalizzante è destinata a infrangersi. Lo capiscono bene tutti i membri autorevoli della Commissione, presidente: un film o una serie televisiva concepiti per il nostro mercato interno e non fin dall'inizio concepiti per dialogare con il gusto, l'attenzione e la sensibilità di altri pubblici, fa poca strada in altri Paesi.
  Ancora, è importante – questo non è previsto nello schema di contratto, e lo sottolineiamo – correggere la previsione a proposito delle opere prodotte appositamente per i minori, che non possono assorbire diluendola l'animazione e gli investimenti in animazione. Voglio ricordare che gli investimenti in animazione danno un sacco di lavoro, danno anche valore aggiunto molto importante. Sono un segmento italiano in forte crescita. Ricordo che, tra l'altro, un film di animazione italiano, non per bambini, La Gatta Cenerentola, l'unico che cito, impropriamente ma come inciso, si è autonomamente candidato agli Oscar, ed è un segno comunque molto importante. Ha dato lavoro a centinaia di persone di una filiera creativa e innovativa importante. È una tipologia in grandissimo sviluppo.
  La mia conclusione è che la crescita di qualità e valore delle singole opere aiuta la forza del sistema indipendente, ma siamo obiettivamente tutti sulla stessa barca, ed è per questo che è fondamentale che la definizione di investimento al comma 2 dell'articolo 23 venga resa coerente con quanto previsto nella norma primaria, altrimenti vengono incluse voci di puro costo, che in passato consentivano un'interpretazione troppo estensiva, costi per la produzione interna, costi di promozione e distribuzione per spese accessorie, a puro titolo di esempio. Andiamo invece al prodotto industriale. Questa è la sottolineatura che da parte nostra in particolare ci sentiamo di fare su un punto di dettaglio, che di dettaglio però non è.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto, presidente Rutelli: ieri abbiamo audito per un arco temporale molto lungo, tra gli altri, il presidente dell'associazione produttori televisivi, il dottor Giancarlo Leone, che faceva notare ai relatori, che sono presenti, l'onorevole Nesci e l'onorevole Lupi, che nel nuovo Contratto di servizio manca un riferimento ai produttori indipendenti. È vero, onorevole Nesci? Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, a cominciare dal senatore Airola, che poi deve lasciarci.

  ALBERTO AIROLA. Ringrazio di essere qua il presidente Rutelli, la presidente Cima e la dottoressa Medolago Albani, che non conoscevo direttamente.
  L'Anica e i produttori sono la colonna portante del cinema. Senza produttori non si fa cinema, quindi è importantissimo valorizzare il più possibile la crescita di nuovi produttori e il ricambio generazionale. Purtroppo infatti questo Paese ha vissuto spesso dei momenti di stop, e questo è un mestiere che si trasmette invece continuamente lavorando. Quello che mi interessa sottolineare è, come spesso ho fatto notare sia ad Andreatta sia al direttore di Rai Cinema, Del Brocco, che la scelta dei progetti deve tendere ad ampliare il più possibile la platea di produttori. Proprio all'inizio di questa Pag. 6 legislatura, ci eravamo accorti che lavoravano alcune case di produzione e non altre, mentre, pur valorizzando i grandi produttori, che fanno grandi prodotti per il cinema e per la televisione, è importante far crescere una nuova generazione di produttori.
  Una cosa su cui mi sono battuto moltissimo è stata la delocalizzazione dei prodotti realizzati con denaro pubblico, che è stata fermata, fortunatamente, a meno che ovviamente non ci siano esigenze particolari di sceneggiatura. Proprio in relazione a questo chiederò, ed è inserito nel contratto di servizio, la massima trasparenza sui criteri di scelta nonché una programmazione su cosa la Rai intenda acquistare, o comunque trasmettere, come prodotti. Penso che aiuterebbe molto anche Anica.
  Attenzione, una cosa che ho notato a Torino, il cui centro di produzione ha collaborato con la Fremantle per una serie di successo, Non Uccidere, è la commistione tra dipendenti Rai e freelance del settore, commistione rischiosa sia perché ci sono considerevoli differenze di retribuzione, sia perché la Rai non sempre è pronta ad affrontare il sistema di lavoro e di organizzazione del cinema. A me è capitato, ad esempio, di andare sul set a trovare gli ex colleghi e di trovare personale inquadrato da Rai in maniera inopportuna, al limite del legale. Adesso abbiamo risolto la faccenda. Semplicemente, il direttore di produzione della Rai non era informato. Abbiamo regolarizzato il tutto. Da un certo punto di vista, però, questo riguarda anche il produttore – era sempre un caso connesso alla Fremantle – e ci sono rischi penali che possano inguaiare un po’ tutti. Bisogna stare molto attenti a questo tipo di lavoro. Tra l'altro, spesso sono due lavori diversi, quello di fare televisione in televisione e quello di fare cinema e fiction. Offrire prodotti culturali è un nostro punto cardine.
  Quella dei contratti e dei diritti è una questione che dobbiamo approfondire anche in discussione. Definire tempi certi per i diritti è importantissimo – probabilmente, ci sono state violazioni da entrambe le parti – come definire il pre-acquisto, spesso una situazione in cui si impegna la Rai a produrre un progetto, che però resta lì fermo per anni, drenando denaro, senza poi partire. È una questione che a noi interessa regolamentare in maniera adeguata proprio per avere efficienza dal punto di vista sia del servizio pubblico sia dei produttori.
  Non mi resta che ringraziare. Io non la conoscevo in questo suo ruolo, presidente Rutelli, ma so che è una persona che si dà molto da fare, va anche sui set, visita i lavoratori. Per questo non posso che farle i miei complimenti.

  LORENZA BONACCORSI. Ringrazio anch'io il presidente Rutelli e gli altri partecipanti dell'Anica.
  Mi trovo particolarmente d'accordo sulla relazione del presidente Rutelli, in particolare quando dice che dobbiamo riuscire ad avere strumenti per essere più competitivi, più ambiziosi e fare in modo che i nostri prodotti vadano oltre il nostro mercato, i nostri confini italiani. Credo che questa sia la filosofia, e soprattutto il punto centrale, su cui poi ci si è confrontati, ci si è misurati in questi mesi alla Camera – la citava Rutelli – con la riforma della legge del cinema audiovisivo e tutti i passaggi dei decreti attuativi. Credo che anche nel contratto di servizio dobbiamo tenere molto presente questo tipo di orizzonte. A mio avviso, il lavoro che il Parlamento sta facendo e che ha fatto in questi mesi finalmente – lo dico e lo sottolineo, visto che sono tra quelli che hanno sempre criticato l'operato normativo e legislativo del Parlamento italiano dal punto di vista sia della televisione sia delle telecomunicazioni, sempre affrontati in maniera spot, con interventi molto poco di sistema e molto poco di orizzonte – deve restare nel solco di questo lavoro, con un orizzonte appunto di sistema, che vada a fare del bene al mercato dell'audiovisivo tutto, del nostro Paese. Sono molto d'accordo sul ragionamento anche del senatore Ariola sui tempi certi per i diritti. Quello è un tema su cui ci dobbiamo confrontare. È uno dei temi delle scommesse del futuro. In un panorama con n piattaforme tecnologiche che si sviluppano da qui ai prossimi mesi e anni con una Pag. 7velocità cui certo non siamo in grado di stare dietro, credo sia un importante terreno su cui confrontarsi. Dobbiamo essere di stimolo tutti, almeno io cercherò di esserlo per quanto mi consente il mio ruolo, anche per il contratto di servizio per il ruolo del servizio pubblico.

  DALILA NESCI. Grazie per essere intervenuti. Poiché sono arrivata in ritardo per i lavori in un'altra Commissione, mi riservo di leggere il resoconto. Si è parlato delle quote, presidente, e non so se avete affrontato già questo discorso e se avete già fatto proposte emendative. Manca, in effetti, la dicitura, nella parte in cui si fa riferimento specifico alle quote, relativa all'emendamento riferito agli autori indipendenti.

  MAURIZIO LUPI. Voglio salutare con affetto il presidente Rutelli, anche se in un altro ruolo rispetto alle discussioni e ai confronti che abbiamo avuto in giorni e settimane precedenti, così non parliamo di anni. Saluto l'Anica. Mi fa molto piacere aver appreso dalle parole del presidente Rutelli del rafforzamento dell'associazione. Credo che la frammentazione non serva alla rappresentanza degli interessi della società, quali che siano. Il fatto che possiate rappresentare complessivamente l'industria dell'audiovisivo e cinematografica, in un'unica voce, in un unico soggetto, renda più forte questa possibilità di dialogo con le istituzioni, come deve avvenire. È un settore che conosco poco. Per questo mi hanno fatto molto piacere queste prime parole del presidente Rutelli.
  Fatta questa premessa, faccio una richiesta all'associazione partendo da una constatazione su questo nuovo contratto di servizio. La novità che cogliamo, anche senza esprimere un giudizio di merito – lo faremo nella discussione della Commissione successivamente alle audizioni – in questo contratto di servizio rispetto agli altri, sta nel fatto che per la prima volta, rispetto a delle missioni, ci sono degli e impegni. C'erano anche negli altri contratti di servizio, ma l'articolo 23 è quello, in un contratto tra due parti, in questo caso il ministero, e quindi lo Stato, e la Rai, che prevede e declina impegni e risorse che possono tradurre i princìpi e i cardini che sono stati elencati negli articoli precedenti. Credo che questo sia un punto fondamentale: tempi certi, risorse, declinazione di queste risorse, impegni che la Rai deve assumersi a fronte delle risorse stanziate. Tra l'altro, la certezza delle risorse, il canone in bolletta ha permesso di fare un passo in avanti. Il contratto di servizio può essere un valido strumento non solo di leva, per ribadire che cosa sia il servizio pubblico, ma anche un modo per dire come la Rai attua e diventa protagonista del servizio pubblico. L'articolo 23, lettera f), declina questi impegni.
  Il lavoro che ci aspettiamo – già lo avete fatto nell'audizione – è nei prossimi giorni di declinare ancora di più come questi impegni, se gli obiettivi sono comuni, possano essere tradotti. Se ci lasciate poi le osservazioni: sai come lavoriamo e come si deve tradurre il nostro lavoro.
  A me interessa una sottolineatura magari nella replica, che è questa. Sono assolutamente convinto che una modalità con cui il servizio pubblico si esplicita sia quella di diventare in tutti i settori, compreso quello della produzione cinematografica e dell'audiovisivo, un moltiplicatore dell'investimento privato. Vale per tutti i settori, da quello che conosco di più, le infrastrutture, ad altro, ma deve valere anche per questo settore, che abbiamo visto ha un duplice valore: quello culturale, ma anche quello di essere impresa, cioè di trasformare l'aspetto culturale, la promozione di una cultura del sistema Paese in un'impresa che si confronta sul mercato globale, e che può essere promotore della nostra cultura, della nostra immagine, dell'educazione che attraverso questo passa. Se questo è il tema, è evidente che la Rai direttamente o indirettamente, direttamente per quello che deve mandare in onda, indirettamente per quello che può produrre, può essere questo fattore nel dialogo con il mondo produttivo per quanto riguarda sia l'industria italiana sia la promozione. Quando ho sentito parlare di coproduzioni, mi ha fatto molto piacere, perché questo Pag. 8implica che i soldi non li mette solo il pubblico. Il principio che voglio esprimere – non so se siete con quest'osservazione, vorrei sentire la vostra risposta – è che l'impresa, qualunque tipologia di impresa, si deve atteggiare con il pubblico non tanto per essere tutelata. Abbiamo il pubblico che mette 100 milioni, ne mette 200, ne mette 300, evviva, abbiamo fatto un mercato: non si chiama impresa questa. Quelle risorse del pubblico possono ampliare, sviluppare, moltiplicare il fattore impresa di quel settore, renderlo più forte. Credo che il tema delle coproduzioni internazionali sia un elemento importante.
  La Rai, ma questo è quanto abbiamo discusso più volte quando ci siamo confrontati con Rai Cinema e Rai Fiction, rende trasparente il processo, apre a opere di qualità, rappresenta tutte le culture, perché è uno strumento culturale. Non possiamo – è una delle battaglie, e questo secondo me dovrà essere rafforzato, ma anticipo un elemento e vado a concludere – rappresentare una monocultura, proprio perché siamo coscienti che questo diventa lo strumento di comunicazione del futuro che rappresenta il nostro Paese. Credo che il compito sia la pluralità – il mondo è a colori – e quindi la rappresentazione complessiva, anche attraverso le opere cinematografiche, i registi e le cose che si fanno. La Rai ha un compito importante, e credo che ce l'abbiano anche le imprese e il settore che rappresentate, tanto più parliamo con l'associazione. Il punto è come noi possiamo rafforzare questo elemento di trasparenza, di apertura, ma come anche voi, rispetto al mondo che rappresentate, aiutate a sviluppare la coscienza di essere questo tipo di impresa, con gli strumenti che avete a disposizione – siete voi gli imprenditori – di fare qualità. Contemporaneamente, bisogna aprirsi, aprirsi ai giovani, rappresentare tutto il mondo culturale, selezionare anche al vostro interno delle modalità, le cose che conosciamo.
  Questo mi sembra importante, perché allora l'articolo 23 può essere recepire in maniera molto chiara queste esigenze.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Lupi. Darei immediatamente la parola al presidente Rutelli e alle gentili ospiti qualora volessero intervenire, per la replica.

  FRANCESCO RUTELLI, presidente di Anica. Ringrazio molto i senatori e i deputati intervenuti per le cose che hanno detto, per una direi larga sintonia che registriamo. Abbiamo due pagine di appunti, che informalmente vi trasmettiamo. Se poi giudicherete che serva avere una comunicazione più formale, ce lo chiedete anche alla luce dell'audizione, e ve la mandiamo in maniera più articolata e scritta in un modo meno informale. Se il presidente è d'accordo, chiederei prima alla dottoressa Cima, poi alla dottoressa Medolago, di replicare e di integrare quello che ho detto alla luce della loro diversa esperienza, che è propriamente imprenditoriale, quella di Francesca Cima, e più tecnico-normativa e strategica, quella della dottoressa Medolago, che incidentalmente è anche vicepresidente, per le sue attribuzioni tecniche e professionali, del Consiglio superiore del cinema e dell'audiovisivo.

  FRANCESCA CIMA, presidente dei produttori dell'Anica. È un dibattito molto interessante. Anche per una questione di tempi, mi aggancerei proprio alle ultime cose dette dall'onorevole Lupi.
  Mi sembra che abbia colto l'essenza anche del momento storico che stiamo vivendo rispetto all'introduzione di questa legge, un cambiamento anche un po’ di paradigma anche per quello che ci riguarda dei rapporti appunto tra investimento pubblico e iniziativa privata.
  Vediamo l'investimento pubblico come un possibile moltiplicatore di tutto quello che possiamo mettere a livello di impresa, ma anche a livello di talenti, di originalità, di idee. Per fare questo, però, va rafforzata, mantenuta, implementata la possibilità di crescita della produzione indipendente, e non solo per quello che può produrre a livello appunto di prodotti, ma anche per quello che in questo momento storico può rappresentare a livello di crescita professionale e crescita di nuovi lavori. È un messaggio molto forte che si dà alle nuove generazioni di un Paese, di un Governo, di Pag. 9un servizio pubblico che credono nella capacità, anche per le nuove generazioni, che siano loro stessi dei narratori, ma anche dei frequentatori di nuovi mestieri.
  Il senatore Airola parlava di delocalizzazione. Dobbiamo ostacolare la delocalizzazione dei talenti, dei mestieri, della creatività. Solo rafforzando la nostra capacità imprenditoriale, possiamo rendere a nostra volta un servizio pubblico per il Paese. Come si fa a fare questo? Sicuramente, dando valore alle opere, e quindi non misurando tutto solo come un costo, ma capendo l'importanza e il valore delle idee originali, dei format originali, della possibilità di esportare, sia di raccontare al nostro pubblico, perché cresca, un processo identitario e culturale molto forte, e la Rai ovviamente in questo è un partner fondamentale, sia di indicare nuove vie narrative e culturali. Tra l'altro, anche nella produzione di opere audiovisive, sia cinematografiche sia televisive, è importante anche guardare a come vengono proposte, non solo a una mera messa in onda, ma anche a un servizio di formazione del pubblico che ci può essere, a un servizio, guardando anche il nostro patrimonio, di spiegazione e di riavvicinamento al linguaggio audiovisivo del proprio Paese. Le trasmissioni, quindi, possono accompagnare le messe in onda di questi prodotti e riallacciare anche un rapporto identitario con i racconti di cui siamo capaci. Dare più valore alle nostre opere significa attenzione ai possibili ricavi di queste opere, e quindi alla valorizzazione dei diritti, soprattutto che si esplicitano nello sfruttamento nelle varie piattaforme. Questo significa anche consentire una maggiore circolazione delle opere stesse anche al servizio del cittadino, perché più si vede un'opera più e si contribuisce a farla conoscere. L'attenzione particolare, quindi, è a far sì che l'industria possa essere un partner fondamentale, possa investire, ma possa anche avere dei ricavi, che generano poi ulteriori investimenti.

  FRANCESCA MEDOLAGO ALBANI, Anica. Mi riferirò in particolare a quanto adesso osservava la relatrice relativamente all'articolo 23, quindi al dettaglio che anche l'onorevole Lupi ha citato, al dettaglio degli impegni, a come si declinano. È evidente – lo diceva anche l'onorevole Bonaccorsi – che ci debba essere un coordinamento con quanto previsto per la concessione del servizio pubblico nel nuovo testo dell'articolo 44. In particolare, abbiamo rilevato un paio di passaggi più critici, per esempio nella definizione stessa di investimenti, al comma 2 dell'articolo 23, che prevede, come diceva il presidente Rutelli, ancora finanziamento e produzione come forme di investimento nelle opere audiovisive, che poi dovranno essere ancora regolamentate attraverso un decreto interministeriale, ma in questo momento non incluse, non previste come forme di investimento.
  Per rispondere anche al tema della coproduzione, al di là di portare all'aggregazione di più fonti di risorse, quindi a partnership ovvie, una nuova partnership con la produzione indipendente nazionale anche su prodotti pensati solo per il pubblico nazionale, per un pubblico specifico, deve essere una forma appunto di partnership, e non semplicemente di commessa. Questo nel cinema già avviene, è sempre avvenuto. Sicuramente, viene rafforzato questo concetto, ed è un concetto che sfida contemporaneamente la concessionaria e il produttore indipendente che collabora con essa. È di fatto l'avvio di una nuova forma di collaborazione in alcuni casi molto diversa che in passato.
  Credo che l'altro tema rilevante sia – lo accennava molto bene il presidente – questa scomparsa dell'animazione, come ha detto anche Cartoon Italia, che può essere una doppia perdita: da un lato, nella sezione delle opere destinate ai minori, ma anche in sé come settore che realizza opere con un linguaggio e un sistema produttivo molto diversi da quelli del live-action, che non necessariamente è per i minori. La sparizione dell'animazione rende monca di due parti contemporaneamente l'impegno del servizio pubblico.
  La modifica dell'articolo 44, e quindi le conseguenze che avrà per la concessionaria, inevitabilmente interverranno sui rapporti contrattuali, quindi sulla limitazione temporale dei diritti, quindi sulla partecipazione parziale a monte della Rai, come si Pag. 10diceva, e sulla partecipazione futura parziale ai ricavi, quindi anche su una redistribuzione del valore generato dalle opere nel momento del loro sfruttamento, cosa che innesca un circolo virtuoso. Maggiore sarà infatti il valore generato, maggiore la distribuzione di questo valore, e maggiore saranno l'intenzione e l'investimento a far sì che si facciano nuove opere ad ampia circolazione. Si innesca quindi un pensiero positivo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente dell'Anica e le gentili ospiti per la loro presenza. Vi auguro buon pomeriggio. Dichiaro conclusa l'audizione.
  Ricordo ai colleghi che adesso abbiamo l'ultima audizione.

Audizione di rappresentanti di Appello donne e media.

  PRESIDENTE. Gentili colleghe e colleghi, l'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dello schema di Contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la Rai-Radiotelevisione Italiana Spa, per il periodo 2018-2022 (Atto n. 477), di rappresentanti di Appello donne e media.
  Sono presenti la promotrice di Appello donne e media, Gabriella Cims, e la dottoressa Sonia Albanese, che anche a nome dei colleghi ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione. Peraltro, ho già avuto modo di presiedere altre sedute con le gentili ospiti presenti oggi.
  Come convenuto dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, invito i colleghi a contenere il proprio intervento entro i cinque minuti.
  Do la parola alla dottoressa Cims, con riserva per me e per i colleghi di rivolgere a lei, al termine del suo intervento, e alla dottoressa Albanese domande e richieste di chiarimento.

  GABRIELLA CIMS, promotrice di Appello donne e media. La ringrazio. Ringrazio i coraggiosi presenti rimasti ad ascoltare le nostre istanze. Se volete seguire quello che diremo, c'è un testo.
  Come diceva, rappresentiamo l'Appello donne e media. Che cos'è l'Appello donne e media? È un network di uomini e donne che, a partire dal 2009, hanno proposto, messo in rete e condiviso una serie di riforme per migliorare l'uso dell'immagine femminile nei media e fornire una rappresentazione più plurale e realista delle donne che lavorano e si impegnano nel nostro Paese, dando un indubbio contributo di crescita. Perché? Pensiamo che i mezzi di comunicazione abbiano un influsso pazzesco, moltiplicato all'ennesima potenza dalle nuove tecnologie. I mezzi di comunicazione, ma i contenuti che viaggiano nelle diverse piattaforme, hanno assunto il dono dell'ubiquità, un potere multiplo. Pensate che bello se tutti noi potessimo essere oggi in questo momento, qui o in Aula, o da un'altra parte, con i nostri amici a chiacchierare. Avremmo moltiplicato in maniera esponenziale il nostro potere. Ebbene, i contenuti audiovisivi, grazie alla neutralità tecnologica, hanno fatto proprio questo balzo di qualità. Entrano quotidianamente, momento per momento, nella nostra vita. Ecco perché dal 2009 ci siamo concentrati a fornire una serie di proposte che vorrebbero contribuire a migliorare lo status quo.
  Com'è lo status quo? Non va bene, perché la condizione delle donne è ancora assolutamente inferiore in termini di occupazione (20 per cento di donne in meno occupate rispetto agli uomini, quindi 20 per cento di donne che possono avere un'indipendenza economica); differenza salariale a parità di impiego; una profusione di violenza, che si è diffusa anche tra i minori, che diventa dilagante. La collega mi diceva che oramai viaggiamo intorno a 170 donne ammazzate ogni anno. Questo significa, se oggi non ne hanno ammazzata nessuna e neanche ieri, domani a chi tocca? Questo è il nostro interesse principale. Che cosa vorremmo dirvi oggi qui, cogliendo quest'occasione, della quale ovviamente vi ringraziamo, perché dimostra una grande attenzione da parte della politica? Vogliamo ricordarvi una vicenda che ci ha visto co-protagonisti insieme a voi. Vi ricordate della vicenda di L'eredità, la trasmissione condotta da Fabrizio Frizzi? Nel febbraio 2016 Pag. 11abbiamo posto alla vostra attenzione una segnalazione che partiva dal programma L'eredità in cui delle sedicenti professoresse, comunque così presentate, si mostravano poi con il grembiulino, la scopa, mimavano tutto tranne che l'atto di insegnare qualcosa, almeno nel senso che vogliamo dare alla docenza, in senso di autorevolezza. Benissimo, ci siamo domandate: allora, non hanno letto, questi signori, che hanno un contratto di servizio in cui già all'epoca, nel contratto precedente, vi erano degli impegni che insieme avevamo ratificato? Abbiamo detto: «Qualcosa non va, cara Vigilanza. Aiutateci a vigilare, a fare qualcosa». La Commissione all'unanimità, anche delle diverse posizioni politiche che al vostro interno, e ricordo che vi fu anche una certa vivacità...

  PRESIDENTE. Il presidente Fico è intervenuto sulla presidente della Rai, nella fattispecie.

  GABRIELLA CIMS, promotrice di Appello donne e media. Benissimo. Noi abbiamo fatto un tam tam, e la vostra lettera protocollata in risposta con la vostra unanimità, l'abbiamo diffusa in tutti i nostri network, e abbiamo chiesto alla Rai: che cosa ci rispondete? Attenzione, la Rai, grazie a voi, e anche un po’ alla nostra attività di insistenza, ci rispose con lettera altrettanto protocollata, dicendo che si riteneva assolutamente d'accordo nel programmare una nuova e più moderna rappresentazione della donna in tutte le differenti articolazioni nella programmazione e nell'offerta complessiva della Rai, ma da allora nulla è più accaduto. Ovviamente, le professoresse erano solo un aggancio per noi. I risultati dell'Osservatorio di Pavia, nel monitoraggio che abbiamo inserito, dimostrano che l'informazione continua a essere piena di «esperti di», e quando si intervistano le donne, in genere sono riprese al mercato, a stento parlano l'italiano, non ci sono mai esperte di economia, di medicina, di scienze, di ingegneria. Sembra che non esistano donne laureate e specializzate, a fronte dei dati che invece contrastano questa realtà bizzarra proposta dal servizio pubblico televisivo, che ha dei doveri in più. Ricordiamo, infatti, che si finanzia e si continuerà a finanziare anche con il canone. Frustrazione. Siccome in questo momento rappresentiamo anche le migliaia di persone che hanno sottoscritto le nostre proposte, un po’ di frustrazione nei confronti anche degli interventi istituzionali c'è, l'abbiamo registrata anche noi. La frustrazione diventa disaffezione, diventa astensione. Abbiamo bisogno di messaggi. Ecco perché oggi, insieme alla mia collega, in rappresentanza del network Appello donne e media, siccome questo nuovo contratto di servizio durerà cinque anni, vi chiediamo di avere molto coraggio. Non è casuale la presenza di una specialista delle aritmie cardiache, perché quello che vi chiederemo potrebbe far fibrillare un po’ il vostro cuore, ma speriamo di poter intervenire.
  Vi chiediamo di prendere in considerazione il fatto che il contratto di servizio ha completamente cambiato impostazione. Vi è una parte che riguarda la missione – avete visto l'articolato – e vi è una seconda parte con gli obblighi per attuare gli obiettivi della missione.
  Ecco perché voglio fare queste piccole due premesse. Una è ricordarvi che l'Italia è uno dei primi Paesi che ha ratificato la Convenzione di Istanbul per il contrasto alla violenza contro le donne. Noi non solo l'abbiamo ratificato, ma dal 1° agosto 2014 la Convenzione di Istanbul è legge, pubblicata in Gazzetta Ufficiale. All'articolo 17, le parti, cioè i Governi, si impegnano a incoraggiare il settore dei mass media, della comunicazione, pur nel rispetto della loro indipendenza, a elaborare politiche, linee-guida e norme di autoregolazione per prevenire la violenza contro le donne, individuando anche risorse finanziarie, e addirittura a fornire strumenti di media education a bambini, genitori e insegnanti per affrontare il marasma di contenuti ricchi di violenza contro i quali neanche la Rai ovviamente potrà operare alcuna censura, della quale noi non siamo neanche portatori, perché sarebbe totalmente inutile. Questa è la premessa normativa. Pag. 12
  La premessa strutturale del contratto fa sì che vi chiediamo di cambiare alcune cose in maniera importante.

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa, dottoressa. Abbiamo l'opportunità di avere i due relatori del provvedimento, che sono alla vostra presenza. Lei propone addirittura l'inserimento di un articolo 22-bis dal titolo «Pari opportunità», se non erro.

  GABRIELLA CIMS, promotrice di Appello donne e media. Bravissimo. La motivazione è molto semplice e spero di potervi convincere. Se non si inserisce nell'articolo 3, comma 2, un paragrafo sulle pari opportunità, tale materia esulerà dall'obbligo del 70 per cento di trasmissioni che dovrebbero essere dedicate, come detta l'articolo 23, comma 1a) – andatelo a vedere, vi prego – secondo il quale bisogna poi effettuare un controllo. Vi è un obbligo di programmazione del 70 per cento...

  PRESIDENTE. Sull'offerta televisiva.

  GABRIELLA CIMS, promotrice di Appello donne e media. Benissimo. Oramai, siamo quasi diventati semi-vecchi.

  PRESIDENTE. No, dei legislatori a latere.

  GABRIELLA CIMS, promotrice di Appello donne e media. Mi piace questa definizione. Se non inseriamo lì il tema delle pari opportunità, sarà impossibile poi pretendere una programmazione del 70 per cento, e quindi a cascata il monitoraggio di qualcosa che non si è obbligati a trasmettere.
  Ecco il motivo per il quale vi chiedo, e così vado avanti con i nostri lavori, di prendere in considerazione seriamente di inserire nel comma 3, nei princìpi generali, con una piccola inserzione, di promuovere una rappresentazione plurale dei molteplici ruoli che le donne svolgono nella società. Andiamo al famigerato articolo 3, comma 2, dove chiediamo che si aggiunga una lettera nuova: pari opportunità e contrasto alla violenza sulle donne, quindi programmi dedicati a comunicare al pubblico la più completa rappresentazione dei ruoli che le donne svolgono nella vita sociale, culturale ed economica del Paese – vedete che non si tratta censura – nelle istituzioni e nella famiglia, valorizzandone le competenze nei diversi settori, in adempimento dei princìpi costituzionali. A un secondo punto, «La Rai si impegna altresì alla realizzazione di specifici programmi volti alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne, collaborando a tal fine con le Forze dell'ordine, con le istituzioni preposte e con le organizzazioni senza scopo di lucro aventi comprovata competenza ed esperienza nel settore della prevenzione e dell'assistenza delle vittime e nella media education». Questo è il primo punto che occorre inserire.
  Nell'informazione, articolo 6, comma 2, alla lettera g), proponiamo di inserire anche la prevenzione e il contrasto alla violenza contro le donne, la realizzazione della par condicio di genere nell'informazione, negli approfondimenti e nei talk show, che rimangono i settori più deboli della programmazione Rai. Mentre vi sono stati dei miglioramenti nella fiction, per esempio, non si ravvisano miglioramenti in quest'ambito.
  Attenzione, un altro punto su cui l'azione della Rai potrebbe concentrarsi, di concerto con le istituzioni coinvolte, è quello di avvalersi anche di appositi elenchi, di cui all'articolo 8-bis, che chiediamo sempre di inserire, volti a individuare il più ampio bacino di rappresentanti ed esperte. Pare che, al momento opportuno, nelle varie trasmissioni, nei vari talk show, nei vari telegiornali, non esistano in Italia esperte di alcunché, come appunto dicevamo prima. Infine, si chiede di integrare con «l'utilizzo di un linguaggio di contenuti e di immagini appropriate, evitando qualsivoglia visione apologetica della violenza». Vi è mai capitato di sentire la cronaca di una violenza descritta come un raptus di gelosia?

  SONIA ALBANESE, Appello donne e media. Anche con aneddoti e con esempi che incitano alla violenza, perché diventa quasi un eroe quello che compie le violenze. Ci si chiede che cosa avesse fatto di male la Pag. 13vittima per meritare quella violenza, questo alla fine del discorso. Bisognerebbe invece chiedersi all'inizio come mai ci sia una situazione sociale tale da portare a un implemento di queste violenze, soprattutto nell'ambito domestico, familiare, dove prima c'era un rispetto per i ruoli della donna, anche vis-à-vis del ruolo familiare delle istituzioni e della società. Adesso tutto questo non c'è più, esasperato certamente da una crisi economica, ma anche da un imbarbarimento dei valori.

  GABRIELLA CIMS, promotrice di Appello donne e media. Sono pienamente d'accordo e credo che nessuno di noi possa dissentire. Ecco che poi la semantica torna in alcuni inserimenti che vi proponiamo. Qui chiediamo che venga inserito nell'articolo 8 un nuovo articolo sulla parità di genere. Io l'ho chiamato articolo 8-bis o 9.

  PRESIDENTE. È chiarissimo.

  GABRIELLA CIMS, promotrice di Appello donne e media. Possiamo dire articolo 9, ma un nuovo articolo sulla parità di genere, in parallelo a quanto avviene per i minori, visto che c'è un articolo dedicato alla programmazione per i minori. Avendo noi una situazione di non minori problemi da affrontare sulla parità di genere, proponiamo un trattamento equanime rispetto alla programmazione per i minori. In quest'articolato brevemente chiediamo che la Rai si impegni a improntare l'offerta complessiva, diffusa su qualsiasi piattaforma, sul rispetto della dignità delle donne e della loro immagine, promuovendo una narrazione plurale di molteplici ruoli – è sempre utilizzato il concetto di pluralità, mai di eliminazione, ma di aggiungere – che le donne svolgono nella società, l'adozione di un linguaggio rispettoso dell'ottica di genere, contribuendo all'attuazione dei princìpi costituzionali e delle norme nazionali ed europee volte a promuovere la parità, il superamento degli stereotipi e la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne. Quanto al comma 2, ai fini del conseguimento degli obiettivi di cui al comma 1, che cosa fa la Rai? Diffonde sulle reti generaliste, anche nelle fasce di maggiore ascolto, e sui canali tematici la trasmissione di contenuti volti a promuovere una rappresentazione plurale della realtà delle donne; propone programmi innovativi per la diffusione della cultura di genere e il superamento degli stereotipi. Programmi innovativi significa anche mettere i suoi creativi, i suoi autori attorno a un tavolo perché capiscano se si può realizzare una trasmissione che parli anche delle questioni di genere, ma non solo tra donne, non un gineceo, ma un agorà aperto al dibattito tra uomini e donne. Bisogna garantire pari accesso alle donne e agli uomini in tutti i generi di programmazione, ivi comprese l'informazione, i talk show e gli approfondimenti, evitando l'utilizzo di immagini e ruoli stereotipati, di espressioni discriminatorie e/o che possano incitare alla violenza di genere, anche con riguardo ai contenuti pubblicitari proposti dalle società inserzioniste. Se un inserzionista propone alla Rai una pubblicità invereconda, noi proponiamo che vi sia quantomeno un filtro prima di accettare che questa possa andare sulle reti Rai.
  Infine, va promossa la formazione di genere sia nell'uso delle immagini sia nella semantica, con un linguaggio appropriato, tra i propri operatori, tra i quali autori, giornalisti, registi, conduttori nonché i collaboratori esterni e delle società che producono per Rai, rendendoli edotti affinché non accada più quello che è accaduto con l'autore di L'eredità, che se n'è infischiato anche della Commissione di vigilanza, degli specifici doveri che la TV pubblica è obbligata a rispettare in tema di pari opportunità. È un piccolo inserimento che potrete senz'altro condividere, ma il vero fulcro è questo stravolgimento, questo inserimento di un articolo ad hoc sulla parità di genere in pari opportunità rispetto a quello che viene fatto per i minori. Abbiamo notato che, per un'impostazione timida del precedente contratto di servizio, risultava inefficace ogni rivendicazione, finanche la più autorevole, come quella della Commissione, che ha mandato una lettera protocollata alla Rai.

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  PRESIDENTE. La ringrazio, dottoressa. Vorrei far notare che nel nostro piccolo una forma di parità di genere, l'abbiamo realizzata avendo la collega Nesci come relatrice e il collega Lupi come relatore. Quello che mi impressiona davvero, e mi fa piacere che la collega Nesci abbia avuto la cortesia di trattenersi – so che si deve precipitare alla Camera, perché ha un'altra Commissione da seguire – sono le carenze. È questo che mi impressiona.
  Conosco il suo impegno su questo fronte, che è uno dei fronti più drammatici della società italiana, e anche come giornalista sono estremamente consapevole del fatto che il mondo della comunicazione televisiva, e non solo, comunque ha un'incidenza sulla società enorme e dovrebbe svolgere quello che giustamente sostenevate voi, un ruolo di prevenzione e di argine al proliferare della odiosa violenza contro le donne. Leggendo però questi vostri appunti, per cui peraltro devo ringraziare, perché li avete elaborati perfettamente – nessuno si è presentato qui addirittura con un emendamento tecnico già preparato – rilevo che in questo contratto ci sono delle lacune pazzesche.

  GABRIELLA CIMS, promotrice di Appello donne e media. Tengo in particolar modo, col permesso del presidente, a dare la parola alla professoressa Sonia Albanese, che continua con l'implementazione nella parte degli obblighi per attuare la missione, con quello che vi proponiamo.

  PRESIDENTE. Se non erro, la professoressa Albanese opera all'ospedale Bambin Gesù, come leggo.

  SONIA ALBANESE, Appello donne e media. Certamente. Vi ringrazio per l'attenzione che ci riservate oggi. Rappresento Zonta International, un'organizzazione internazionale che promuove le condizioni della donna, e vorrei richiamare un attimo l'attenzione sugli articoli 21 e 22.
  Se esiste una commissione paritetica e se esiste un comitato di confronto con relativi otto e dodici membri, almeno la metà di questi membri secondo noi dovrebbero essere rappresentati dal genere femminile, anche nel rispetto della mappa cognitiva dei generi, e quindi dell'approccio che il genere ha rispetto a ogni tipo di problema, soprattutto a quello che gli concerne.
  Inoltre, per quello che riguarda l'articolo 23, relativamente alla dignità della persona, poniamo alla vostra attenzione la necessità di implementare il punto relativo alla parità di genere con l'inserimento della frase: «la parità tra gli uomini e le donne, il superamento degli stereotipi di genere, il contrasto e la prevenzione della violenza contro le donne», come da testo, omettendo la parte relativa alla frase «assicurando un costante monitoraggio» fino alla lettera p).
  Dopo suggeriamo di attuare una formazione degli organi interni preposti alla diffusione di quello che viene definito nel contratto. C'è una discrepanza tra quello che viene formulato sulla carta e quello che viene applicato giornalmente nei contesti in cui le programmazioni vengono messe in atto e poi fornite all'utenza. Suggeriamo di inserire questa frase: «di promuovere la formazione di genere con seminari interni per le diverse categorie e livelli professionali, in quanto a dipendenti e collaboratori, e per favorire la conoscenza degli obblighi assunti, avvalendosi di risorse interne ed esterne, della collaborazione continua con gli organi professionali, con le associazioni rappresentative delle donne e dei gruppi femminili di rilevanza nazionale operanti nel settore delle donne e dei media; inoltre, di promuovere iniziative di media education» in linea anche con i nuovi contatti presi dal MIUR per le Stem «e dibattiti aperti al pubblico, anche attraverso i social media, in grado di coinvolgere giovani, famiglie, scuole, minori e tutto lo spettro di comunicazione nazionale al fine di contribuire alla diffusione nella società della cultura sulla parità tra i generi, soprattutto del rispetto della persona in contrasto a ogni forma di violenza; di adottare gli elenchi certificati». Non debbono essere degli elenchi discriminatori a loro volta. Gli elenchi devono rappresentare lo stato sociale, la vita reale, e devono essere costantemente Pag. 15aggiornati al fine di ampliare il bacino di donne da coinvolgere e di portarle come testimoni di quello che fanno tutti i giorni nella vita reale con la loro competenza.
  Si chiede anche di «effettuare un monitoraggio con produzione di idonea reportistica annuale, che consenta di verificare il rispetto della parità di genere, ma anche di automonitorizzarsi – molto spesso è proprio l'automonitorizzazione che ci porta a rivedere i nostri percorsi e anche le nostre applicazioni – di avere report, che dovranno essere trasmessi al ministero, all'Autorità e alla Commissione parlamentare, che sono garanti della cosa pubblica, entro quattro mesi dalla conclusione dell'esercizio precedente; di individuare, inoltre, al proprio interno una struttura responsabile degli adempimenti di cui alla presente lettera, all'articolo 3, comma 1, dell'articolo 8-bis».
  In ultimo, per quello che è relativo alla pubblicità, chiediamo di inserire nel testo dell'articolo 23, comma 1, una frase che specifichi la necessità di assenza di messaggi pubblicitari anche subliminali che promuovano stereotipi di genere umilianti, con la donna oggetto in continuazione, che non rispettino la dignità della persona e/o inducano a una fuorviante percezione della violenza sulle donne come mezzo di espressione personale, soprattutto per quello che riguarda le giovani generazioni.
  Vi ringrazio molto dell'attenzione che ci avete dedicato.

  PRESIDENTE. Sono io che ringrazio lei, dottoressa Albanese.
  Condivido, ovviamente, tutte le vostre osservazioni. Vorrei chiedere la cortesia alla relatrice Nesci magari di un breve intervento. Personalmente, sono d'accordo. Se ci fossero tutti i colleghi della Commissione, difficilmente troveremmo qualcuno in disaccordo, ma non so se queste richieste potranno essere accolte nella loro interezza, quindi vorrei sentire la collega relatrice, onorevole Nesci.

  DALILA NESCI. Grazie per questo contributo. Per noi, è sempre prezioso sentire le associazioni, chi davvero ogni giorno si occupa di questi temi. Nonostante il poco tempo che abbiamo e che avevamo per le audizioni, ci abbiamo tenuto a una vostra presenza. Tra l'altro, avevo già letto velocemente il documento appena ce l'ha consegnato la dottoressa, e ho visto che molti dei vostri appunti già erano stati evidenziati in forma più discorsiva dai rappresentanti di Donne in quota e di Rete per la parità. È già almeno la seconda volta per le vie formali che ci sottolineate queste carenze, che anche noi abbiamo ravvisato. Non è in questa sede che decideremo che cosa entrerà a far parte del testo. Per far capire la volontà e lo spirito di approccio di questa Commissione, vogliamo elaborare un testo comune, alternativo al testo arrivato dal Governo, proprio per dare maggiore forza al parere della Commissione di vigilanza Rai, tant'è vero che siamo in due relatori. Formalmente, ci si definisce per la maggioranza e per l'opposizione, ma all'interno di questa Commissione abbiamo elaborato tanti documenti anche approvati all'unanimità proprio con la volontà di suggellare in maniera chiara la direzione del Parlamento attraverso questa Commissione di vigilanza. Faremo tesoro anche di questi contributi chiari per emendare il testo.
  Ho detto anche nella scorsa audizione che purtroppo il nostro Paese ancora deve scontare tanti anni di arretratezza culturale. Nonostante la Convenzione di Istanbul sia stata recepita, più volte abbiamo anche segnalato che bisognava scrivere al più presto il piano nazionale antiviolenza, che va rinnovato. In sede di Consiglio d'Europa abbiamo incentivato una serie di iniziative, strumenti che sono nelle nostre disponibilità anche per rendere omogenei e uguali i database per il monitoraggio, in modo che le best practice di tutto il panorama europeo siano effettivamente comuni, proprio per dare la possibilità non solo alle istituzioni, ma anche ai cittadini, rendendoli fruibili, il monitoraggio dei vari andamenti delle violenze, così come la partecipazione effettiva delle donne all'interno della società, della politica tutta. Non so se vi è già arrivato un nostro invito. In quota Movimento 5 Stelle, organizzeremo per dicembre Pag. 16 – teniamo molto al fatto che ci sia – un grande convegno proprio sulle pari opportunità e la diversità di genere. Vi inviteremo sicuramente.

  GABRIELLA CIMS, promotrice di Appello donne e media. Vi ringrazio e ringrazio veramente a nome del network Appello donne e media. Vorrei che rimanesse agli atti che consideriamo dirimente anche la composizione formale del contratto, e quindi la ricomposizione formale nell'articolo 3, comma 2. L'inserimento di un nuovo articolo sulle pari opportunità rimane per noi, al di là dei buoni intenti, una condicio sine qua non.

  PRESIDENTE. Grazie infinite alla dottoressa Cims e alla dottoressa Albanese per essere venute in audizione. Vi auguro buon pomeriggio.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.45.