XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 121 di Mercoledì 26 aprile 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione della presidente e del consiglio di amministrazione della Rai ai sensi dell'articolo 49, comma 12-ter, del decreto legislativo n. 177 del 2005:
Fico Roberto , Presidente ... 3 ,
Lainati Giorgio (SC-ALA CLP-MAIE)  ... 3 ,
Verducci Francesco  ... 5 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 6 ,
Fico Roberto , Presidente ... 7 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 7 ,
Fico Roberto , Presidente ... 7 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 8 ,
Fico Roberto , Presidente ... 8 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 8 ,
Fico Roberto , Presidente ... 8 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 8 ,
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 8 ,
Nesci Dalila (M5S)  ... 8 ,
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 8 ,
Gasparri Maurizio  ... 9 ,
Freccero Carlo , consigliere di amministrazione della Rai ... 10 ,
Siddi Francesco Angelo , consigliere di amministrazione della Rai ... 10 ,
Airola Alberto  ... 12 ,
Siddi Francesco Angelo , consigliere di amministrazione della Ra ... 12 ,
Diaconale Arturo , consigliere di amministrazione della Rai ... 12 ,
Borioni Rita , consigliere di amministrazione della Rai ... 13 ,
Airola Alberto  ... 13 ,
Borioni Rita , consigliere di amministrazione della Rai ... 13 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 13 ,
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 17 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 17 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 18 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 18 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 18 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 18 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 18 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 18 ,
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 18 ,
Airola Alberto  ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 18 ,
Airola Alberto  ... 18 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 18 ,
Airola Alberto  ... 19 ,
Fico Roberto , Presidente ... 19 ,
Gasparri Maurizio  ... 19 ,
Fico Roberto , Presidente ... 19 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 19 ,
Airola Alberto  ... 19 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 19 ,
Lupi Maurizio (AP-CpE-NCD)  ... 19 ,
Airola Alberto  ... 19 ,
Lupi Maurizio (AP-CpE-NCD)  ... 19 ,
Fico Roberto , Presidente ... 19 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 19 ,
Airola Alberto  ... 20 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 20 ,
Airola Alberto  ... 20 ,
Fico Roberto , Presidente ... 20

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Seguito dell'audizione della presidente e del consiglio di amministrazione della Rai ai sensi dell'articolo 49, comma 12-ter, del decreto legislativo n. 177 del 2005.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione della presidente e del consiglio di amministrazione della Rai, che, ai sensi dell'articolo 49, comma 12-ter, del decreto legislativo n. 177 del 2005, riferiranno sulle attività svolte dalla Rai-Radiotelevisione Italiana Spa nel periodo agosto-dicembre 2016.
  Sono presenti la presidente Monica Maggioni e i consiglieri di amministrazione Rita Borioni, Arturo Diaconale, Carlo Freccero, Guelfo Guelfi, Giancarlo Mazzuca, Paolo Messa e Francesco Angelo Siddi, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Ricordo che, nella seduta dello scorso 19 aprile, la presidente Monica Maggioni ha svolto una relazione sulle attività svolte dalla Rai-Radiotelevisione Italiana Spa nel periodo agosto-dicembre 2016, cui sono seguiti gli interventi dei consiglieri di amministrazione Francesco Angelo Siddi, Arturo Diaconale, Rita Borioni, Giancarlo Mazzuca, Paolo Messa, Carlo Freccero e Guelfo Guelfi. È stato, inoltre, consegnato l'elenco completo dei nominativi degli ospiti partecipanti alle trasmissioni nel medesimo periodo.
  Come convenuto dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, invito i colleghi a contenere il proprio intervento entro i cinque minuti. Ricordo che sono ancora iscritti a parlare i colleghi Lainati, Verducci, D'Ambrosio Lettieri, Liuzzi e Nesci.
  Do la parola al collega Lainati e successivamente agli altri colleghi nell'ordine di iscrizione, facendo presente che la dottoressa Maggioni e gli altri consiglieri risponderanno alla fine di questi interventi a tutte le domande formulate dai commissari.

  GIORGIO LAINATI. Presidente e consiglieri, buongiorno. Rispetto al nostro incontro della settimana scorsa c'è stato il fatto nuovo delle dichiarazioni del presidente dell'Autorità anticorruzione, Cantone. Visto che già tutti i colleghi che erano intervenuti avevano fatto riferimento alle note vicende delle contrapposizioni tra autorità e vertici della Rai, anche alla luce di quello che definisco il certosino lavoro che ha fatto il consigliere Messa con la memoria che ha portato alla conoscenza dei membri della Commissione, chiedo alla presidente di poterci dare una parola di conforto, nel senso di accogliere finalmente queste ragionevoli richieste che vengono da una così prestigiosa sede.
  Passiamo poi al secondo argomento, presidente e consiglieri, che abbiamo analizzato la scorsa volta, ma che anche in questo caso è stato oggetto di una non piccola Pag. 4novità. Parlo del tetto dei compensi e mi riferisco all'intervento del Ministero dello sviluppo economico in riferimento ai compensi stessi. Chiederei alla vostra cortesia di poterci dare un'opinione di quanto scritto dal rappresentante del ministero su questa vicenda. La vicenda del tetto dei compensi mi induce a una riflessione, che faccio, spero rapidamente, rispetto alle importanti parole dette da molti dei gentili ospiti e, in particolare, da Carlo Freccero, che nell'altra audizione ha rivolto un accorato appello alla politica nel senso più generale e alla Commissione stessa a proposito appunto della questione dei compensi per gli artisti. Le parole del consigliere Freccero devono, a mio avviso, essere lette come un appello fatto da una persona che conosce assai bene la Rai, che ne conosce pregi e difetti. Ha fatto parte dei vertici di diverse reti della Rai e conosce benissimo tante problematiche interne. Quando, però, giustamente invita la politica a essere consapevole dell'importanza di mantenere i livelli di immagine, di competitività e di autonomia della Rai proprio attraverso quest'eliminazione di un tetto, che in alcuni casi oggettivamente favorirebbe la concorrenza, credo che questa sia una osservazione del tutto condivisibile. Sostanzialmente, dovremmo quasi fotografare una sorta di situazione. Abbiamo, da una parte, chi vuole difendere il servizio pubblico, ma non solo come autonomia e autorevolezza; da un'altra, imponendo a certi artisti questi tetti, non si farebbe altro che svuotare di importanza, di prestigio, di autorevolezza, il servizio pubblico. Questo si riflette nella politica nel senso delle scelte legislative. Siccome ho udito alcuni colleghi evocare privatizzazioni e simili cose, vorrei ricordare a tutti che quest'argomento non è all'ordine del giorno. Non è all'ordine del giorno nei tempi della politica. Dopo la legge Mammì dell'agosto del 1990 e dopo la 112 del 2004, non vedo una prospettiva realistica neppure nella prossima legislatura. Quantomeno, al debutto della XVIII legislatura non immagino una legge di riordino del sistema radiotelevisivo che possa favorire una totale o parziale privatizzazione. Non vedo dietro l'angolo nelle dichiarazioni dei partiti, che farebbero bene a occuparsi di quest'argomento anche nei loro programmi elettorali, una volontà di andare verso una privatizzazione totale o parziale della Rai.
  Tolto quest'argomento davvero specioso, quasi inutile, dobbiamo essere consapevoli che, nei tantissimi limiti del servizio pubblico, abbiamo il dovere di sostenerlo, visto che rappresenta per autorevolezza la più grande azienda culturale del Paese. Diversamente, perché le fiction della Rai sarebbero le migliori, signori consiglieri? L'intrattenimento è da sempre uno dei terreni di battaglia per chi vorrebbe che le televisioni private fossero le uniche a farlo, e invece la Rai lo fa meglio di tutti gli altri. I programmi di intrattenimento della Rai sono i migliori in assoluto. Magari ci dovrebbe essere un po’ di rinnovamento in certe fasce, soprattutto mattutine, della settimana, in cui purtroppo ci sono sempre gli stessi programmi, con sempre gli stessi protagonisti, alcuni dei quali peraltro anche parecchio invecchiati. Non invecchiamo solo noi. Inoltre, so che è un tema caro a molti consiglieri quello della sperimentazione e dell'innovazione. Posso dare un parere personale, ma nella stagione scorsa c'è stato quel bel programma di Rai Due, Casa Mika, che ho trovato, al di là delle polemiche, che ci saranno sempre sui costi e simili cose, una delle più belle produzioni della Rai degli ultimi anni.
  Visto che la Rai è in grado, gentile presidente, di fare tante belle cose, continuiamo a sostenerla, ma cercando di meritarsi, come ho avuto modo di dire altre volte, questi quasi 2 miliardi che derivano dal canone, cercando di fare molti meno autogol. Sarebbe nell'interesse di tutti evitare di fare questi autogol. Uno degli argomenti importanti, a mio avviso, è la questione del piano dell'informazione.
  Nella scorsa legislatura, quando ci fu il piano di Gubitosi delle news room, partecipai insieme al senatore Gasparri a una convention dell'Usigrai in un albergo dietro piazza Euclide, pensavo che quelli dell'Usigrai ci avrebbero «menato», e invece dopo tanti anni di contrapposizioni con l'organizzazione sindacale interna dei giornalisti Pag. 5 in quell'occasione, in particolare per il senatore Gasparri, ci fu una standing ovation. Andammo lì a criticare quel piano. Forse, sarebbe il caso di provare a elaborare un piano che trovi prima il consenso dei 1.700 giornalisti del servizio pubblico e poi della politica.

  FRANCESCO VERDUCCI. Voglio ringraziare tutti i membri del consiglio di amministrazione della Rai, a partire dalla presidente Monica Maggioni, per i loro interventi, per l'intervento della presidente Maggioni, come al solito molto autorevole la scorsa settimana e per il lavoro che stanno facendo.
  Eravamo reduci, la scorsa settimana, da un consiglio di amministrazione che è stato molto commentato sui giornali, anche da noi esponenti politici. Trovo che da parte nostra entrare nel merito e affiancarci alle singole posizioni dei singoli consiglieri di amministrazione sia un errore. Noi dobbiamo, invece, stare nel nostro e garantire da parte nostra l'autonomia che il consiglio di amministrazione ha come prerogativa, fondamentale per il buon funzionamento dell'azienda.
  Aggiungo un argomento che ho espresso altre volte, anche in presenza del direttore generale, nelle varie audizioni che abbiamo fatto: quanto sia importante in questa fase, di fronte a mesi che saranno decisivi per la vita dell'azienda e per le scelte strategiche che questo nuovo corso dovrà fare, che ci sia un'effettiva collegialità nei lavori tra il direttore generale e il consiglio di amministrazione per il perseguimento di obiettivi così importanti.
  Parto da un punto che trovo strategico, al pari del lavoro fatto per permettere a quest'azienda di perseguire l'obiettivo che tutti abbiamo indicato, cioè di un servizio pubblico pienamente multimediale, all'altezza della grande rivoluzione tecnologica, che permetta alla Rai di essere centrale nell'ecosistema dei media al tempo di questa rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo. Questo tema, che non è da meno rispetto al molto di importante che si sta facendo sul digitale, è il tema dell'informazione. Aspettiamo da troppo tempo una riforma dell'informazione in Rai che ancora non vediamo. Erano i primissimi di agosto dello scorso anno quando in questa Commissione, in una seduta notturna, criticai duramente la presidente e il direttore generale per le nomine delle testate giornalistiche che stavano facendo in quelle ore, non sui singoli nomi, ma per il fatto che quelle nomine avvenissero in mancanza di un vero e proprio piano editoriale e slegate da alcuni criteri strategici di riforma dell'informazione. Voglio ricordare che questa Commissione ha approvato, nella primavera del 2015, durante la gestione Gubitosi, un piano che prevedeva una riforma anche radicale dell'informazione in Rai, individuando l'obiettivo delle due news room, certamente della semplificazione, un obiettivo che a mio avviso dovrebbe portare l'informazione in Rai a un'unica news room. Giudico una grave mancanza il fatto che non ci sia, dopo così tanti mesi, questo piano, anche insostenibile per l'azienda. Chiedo a voi il perché di questo ritardo e quando pensate che possiamo essere in grado di vedere questo piano, che nell'audizione del direttore generale – mi pare fossero le prime settimane di quest'anno – ci era stato dato per imminente dopo le dimissioni di Verdelli del 3 gennaio scorso, o così mi sembra di ricordare.
  Vengo ad altri due aspetti forse meno strategici, ma altrettanto importanti per il ruolo che tutti noi vogliamo la Rai torni ad avere in termini di reputazione, credibilità e legittimazione anche sociale da riconquistare.
  Il primo è il tema del tetto agli stipendi. Rispetto alla scorsa Commissione, abbiamo una novità certamente importantissima, che veniva richiamata poco fa dal collega Lainati, cioè la lettera del Sottosegretario Giacomelli, che, facendo leva sul parere dell'Avvocatura dello Stato, indica chiaramente la possibilità per gli artisti non dipendenti di non sottostare al vincolo dei 240.000 euro. Prima di dire una cosa su questo, voglio dire che però politicamente mi sento di rivendicare con forza l'emendamento che in Senato nello scorso settembre come Partito Democratico abbiamo voluto introdurre nella legge sull'editoria, che estende anche alla Rai quel tetto di 240.000 Pag. 6euro che nel giugno del 2014 il Governo guidato da Renzi indicò per tutte le aziende partecipate di Stato. Penso che sia giusto che questo tetto debba valere anche per la Rai. Penso, presidente, e concludo, che il tema del tetto agli stipendi, si leghi all'altro tema altrettanto importante, introdotto dalla legge di riforma della governance che abbiamo fortemente voluto, quello della trasparenza in Rai. Penso che la trasparenza e la tracciabilità siano fortissimamente legati al mandato che avete. Penso che trasparenza e tracciabilità di ogni posizione in Rai siano un elemento di competitività e non di impedimento per l'azienda sul mercato. Mi riferisco ad alcune cose che sono state dette, ad esempio, dall'Antitrust, che io comprendo, ma penso che trasparenza e tracciabilità su tutto siano un elemento di forza per l'azienda. Naturalmente, sulle prerogative degli artisti andrà trovato un criterio. Purtroppo, ci hanno evidenziato in questi mesi come, a fronte di una stratificazione di stipendi cresciuti a dismisura, spesso senza giustificazione, spesso assegnati anche a persone che avevano perso le mansioni per cui li percepivano, in Rai ci siano migliaia di persone con stipendi molto più bassi per le prerogative, le mansioni e i ruoli che svolgono. Penso che questa sia una disparità altrettanto intollerabile. Trasparenza, tracciabilità e conoscenza degli incarichi produttivi devono portarci anche a rompere dei vincoli monopolistici che spesso condizionano l'azienda e i suoi palinsesti.
  Concludo sulla questione dell'ANAC. Sarò molto breve: penso che dobbiamo ottenere solamente delle risposte. È anche questo un tema che si protrae da troppo tempo. La prima lettera dell'ANAC risale allo scorso settembre. Ci sono state sollecitazioni ulteriori e lettere ufficiali, su cui immagino ci possiate dare informazioni maggiori, e sollecitazioni anche da parte del dottor Cantone, che due giorni fa, riferendosi alle risposte dell'azienda, le ha classificate come formalistiche e parziali. Penso che l'azienda non si possa permettere di dare all'Autorità anticorruzione delle risposte parziali. So che oggi c'è un consiglio di amministrazione importante, che dovrà individuare finalmente il responsabile anticorruzione: spero che questo venga fatto, perché è uno dei punti qualificanti per il lavoro a cui siete chiamati.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Presidente, colleghi, penso che quest'occasione non debba essere persa. Con tutto il rispetto che ho per l'onorevole consesso che è qui presente e anche per i miei colleghi, di cui ho apprezzato molto il contributo di idee e di proposte, ritengo che si debba passare dalla poesia alla prosa, passare dalle dichiarazioni di principio, che credo potrebbero anche trovarci unanimemente schierati sulla necessità di garantire alla Rai adeguati livelli di pluralismo, garanzie di terzietà sui metodi di lavoro, necessità di rispettare i princìpi di trasparenza e di tracciabilità come presupposti per garantire autorevolezza. Credo, però, che dobbiamo superare questa pur lodevole dichiarazione di principio e cercare di fare un passo in avanti nella direzione del pragmatismo operativo e dell'indicazione della strada da prendere, altrimenti trasformiamo queste utilissime audizioni in visite per tè e biscottini. Credo che tradiremmo la nostra funzione e il ruolo che ha la Commissione di vigilanza.
  Per prima cosa, mi sentirei di esprimere un pensiero di affettuosa vicinanza e di solidarietà a tutto il consiglio di amministrazione, che con sfumature differenti si esprime e ha espresso valutazioni e considerazioni in merito allo «stato dell'arte». Rinnovo il mio pensiero di apprezzamento per gli sforzi, per l'impegno del presidente e dell'intero consiglio di amministrazione. La solidarietà è legata al prendere atto, dalle dichiarazioni ascoltate, anche da lei signor presidente, di una sorta di stanca o rassegnata predisposizione allo stato di impotenza. Questo richiama le osservazioni che chi vi parla ha esposto in Assemblea quando ha motivato il proprio voto contrario a quella riforma che dichiarava di voler lasciare il consiglio di amministrazione come uno specchio del Parlamento, ma di fatto ha consegnato al direttore generale funzioni che sono esercitate in modo autonomo e indipendente. Penso che il consiglio di amministrazione sia relegato a una Pag. 7sorta di ornamento dell'architettura istituzionale della Rai. Questo è un aspetto che riguarda, illustri colleghi, la nostra funzione di legislatori. Sarà forse il caso di stabilire se ci piace questa Rai, che promette pluralità ma consegna all'uomo solo al comando la direzione di marcia e la rotta da seguire, anche quando la rotta consegna risultati assolutamente deludenti, o se intervenire e introdurre in modo ragionato e meditato elementi correttivi che emendino l'attuale testo vigente e riconsegnino al consiglio di amministrazione una funzione di maggiore collegialità.
  Traggo queste considerazioni dopo aver ascoltato tutti gli interventi dei componenti del consiglio di amministrazione, che su temi differenti hanno posto il problema della difficoltà di incidere sul corso degli eventi.
  Abbiamo perduto già molte occasioni. Abbiamo perduto l'occasione anche recentemente, quando abbiamo approvato lo schema di convenzione. Bene avremmo fatto se con grande chiarezza e nel rispetto, questa volta sì, dei princìpi di trasparenza, così come hanno fatto alcune forze politiche, avessimo fatto marciare di pari passo lo schema di convenzione con un contratto di servizio e con le clausole indefinite del contratto di servizio. Questo non è avvenuto. Io dico che purtroppo ne piangeremo le conseguenze nei prossimi mesi, quando i nodi torneranno al pettine e torneremo qui a evocare princìpi di trasparenza, di pluralità, di imparzialità, ma ci scontreremo con una realtà completamente diversa.
  Vengo ad alcuni punti. Credo che il legislatore debba tornare a fare di più e meglio il legislatore. Sto nei tempi, presidente, mi lasci dire tre concetti, oltretutto perché comprenderà bene che è vero che lei deve tenere la disciplina della discussione, ma è pur vero che...

  PRESIDENTE. Le do un po’ di tempo aggiuntivo, ma non è già più nei tempi.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Le prometto di tentare di essere più sintetico.
  Il legislatore deve tornare a fare il legislatore. Sul discorso dei tetti, se la norma non è chiara, forse attribuirei meno responsabilità alla dirigenza Rai e prenderei qualche responsabilità in più in capo al Parlamento o al Governo, chiedendo di esplicitare anche con norme interpretative la volontà che si intendeva perseguire. Per me, la volontà è quella di individuare un tetto. Certamente, e su questo sono perfettamente d'accordo con qualche altro collega che è intervenuto, non possiamo prevedere il dumping, il canone in bolletta, l'assenza di tetti, perché è un sistema che non garantirebbe l'approdo a quei livelli di efficienza che, invece, vogliamo. Certamente, però, quello dei tetti è un tema sul quale il ragionamento, soprattutto per quanto attiene al discorso degli stipendi agli interni, va posto.
  Passo ad altri tre flash.
  In una dichiarazione dell'Autorità nazionale anticorruzione del 15 febbraio scorso, viene detto che gli aspetti di disapplicazione delle disposizioni contenute nella delibera 961 dell'ANAC sono stati a cura dell'ANAC sottoposti alla Corte dei conti. In un comunicato di ieri, in un virgolettato attribuito al presidente dell'ANAC, viene detto che l'ANAC ha provveduto a trasmettere la documentazione alla procura della Repubblica, che sta indagando. Non soltanto la Corte dei conti, quindi, ma anche la procura ha acceso i riflettori. Presidente, non vorrei farlo da solo e vorrei non essere costretto a farlo da solo, ma non possiamo aggiungere la nostra distrazione a quella del direttore generale sul lodevole impegno profuso dal consigliere di amministrazione Paolo Messa, che ha consegnato a tutti noi un documento puntuale, preciso, argomentato, documentato, dettagliato, che presenta non pochi profili di criticità anche sotto l'aspetto penale. Vorrei che la Commissione e lei, presidente, ci assumessimo l'impegno di trasmetterlo con corale e unanime consenso alla procura competente per le valutazioni del caso e alla Corte dei conti.
  Per chiunque abbia avuto la pazienza di leggerlo...

  PRESIDENTE. D'Ambrosio Lettieri, deve concludere. Adesso, siamo veramente oltre, altrimenti...

Pag. 8

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Sì. Ho trovato elementi veramente preoccupanti nel documento.
  In secondo luogo...

  PRESIDENTE. Venti secondi, poi chiudiamo.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Diciotto milioni di premio di risultato non vengono più erogati come premio di risultato, ma come una graziosa e generosa dazione. Chiedo di avere conferma se sia una decisione che può essere presa unilateralmente dal direttore generale o se debba essere attribuita alle valutazioni del consiglio di amministrazione in toto, trattandosi di una somma superiore ai 10 milioni.
  Passo all'ultimo punto...

  PRESIDENTE. Le devo togliere la parola.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. C'è l'ultimo punto, presidente: 244 contratti di collaborazione. Chiedo, nel rispetto delle norme previste dall'ANAC, se abbiano seguìto le procedure e chiedo l'acquisizione nominativa dei 244 collaboratori che sono stati ingaggiati.

  MIRELLA LIUZZI. Mi riallaccio in parte agli interventi fatti in precedenza, che andavano a riprendere questo documento che ci è stato dato la scorsa settimana dal consigliere Messa, relativo a una serie di stralci di verbali del consiglio di amministrazione, non tanto per parlare del contenuto – quello è stato già fatto e lo si farà in seguito – quanto per capire semplicemente una cosa. In data 1° agosto 2013, la Commissione richiese alcuni verbali del passato consiglio di amministrazione. Ci fu risposto – il protocollo è del 2 agosto 2013 – che sugli atti di carattere gestionale prevalgono motivi di riservatezza. Dato che in questo documento di venti pagine c'è una serie di ampi stralci di verbali, non solo di chi lo ha redatto, ma anche del direttore generale, del presidente e di altri soggetti, vorrei capire una cosa. Innanzitutto, questa è stata una spontanea iniziativa del consigliere o è stato condiviso da tutto il consiglio di amministrazione? In secondo luogo, oggi è cambiato qualcosa? Adesso, come Commissione di vigilanza Rai possiamo chiedere dei verbali, dato che ci sono stati forniti stralci in questo caso, o effettivamente le cose stanno come erano nella risposta precedente, quella del 2013? Anche in relazione a questo si tratta di capire il nostro ruolo come parlamentari della Commissione di vigilanza Rai.
  Se ci sono stati forniti in maniera così aperta una serie di documenti anche importanti – del resto, l'importanza è stata sottolineata, non siamo contro la trasparenza, anzi ben vengano tutti questi verbali – vorremmo capire se al momento la situazione è cambiata, e se quindi possiamo riprendere a chiederli, visto lo sdoganamento, o c'è stato qualche corto circuito, che è bene spiegare a questo punto. Diversamente, non sarà chiara questa doppia possibilità di avere dei verbali e che, in altre circostanze, quando li chiede il MoVimento 5 Stelle – anche altre forze politiche potrebbero chiederlo, non solo noi – questa possibilità venga negata per quanto è stato detto in una richiesta di quattro anni fa, per motivi di riservatezza sugli atti che riguardano il carattere gestionale.

  DALILA NESCI. Intervengo velocemente, presidente. Il tema del tetto agli stipendi è stato toccato da più parti. Pare che comunque questo tetto tutti lo vogliano, tutti siano disposti a prenderlo in considerazione, poi per applicarlo non si comprende bene. Abbiamo detto chiaramente che applicare il tetto agli stipendi è necessario per dare nuova linfa al servizio pubblico radiotelevisivo e non affidarsi per forza ai soliti personaggi che conosciamo, che cito anche: Vespa e Fazio. Chiedo alla presidente Maggioni come intendono applicare il parere dell'Avvocatura sul tetto agli stipendi. Poiché spetta alla Rai capire quali siano i contratti per gli artisti e quali per i giornalisti, intendete applicare questa distinzione anche riguardo al tetto?

  FABIO RAMPELLI. Sulla questione del tetto agli stipendi penso che, dal punto di Pag. 9vista politico, siano state date delle indicazioni molto chiare. Visto che c'è comunque una maggioranza, che si incarichi del compito di rappresentare il Governo e la sua maggioranza. Se ci sono indicazioni diverse, delle sensibilità diverse, è inutile fare i quesiti al MISE. Penso che, responsabilmente, chi ha una maggioranza politico-parlamentare debba andare in Assemblea con una proposta di diverso segno e assumersi la responsabilità dichiarando di essere contrario ai tetti. Avremo questa curiosa circostanza di un parere favorevole sui tetti per alcuni settori della società, alcune professionalità e alcune funzioni della pubblica amministrazione, e invece ci sarà una specie di limbo rappresentato dal circuito, dal perimetro della Rai, all'interno del quale non sarà possibile applicare i tetti. Oltretutto, mi permetto di far presente che dal mio punto di vista, da persona neofita da un punto di vista soprattutto giuridico – non è il mio campo d'azione – a volte il buonsenso riesce a intervenire e a surrogare pareri altisonanti e raccontati da persone sicuramente più informate e più edotte dei fatti.
  Non capisco quale possa essere sinceramente il problema. Nel caso degli artisti, non ci sarebbe certamente l'istituto dell'esproprio proletario, quindi la costrizione a operare in regime di cachet all'interno dei limiti stabiliti dalla normativa. Semplicemente, si pescheranno quegli artisti che hanno cachet che rientrano nei tetti. Sarà un problema diverso, ma sicuramente non è un problema di scavalco della normativa vigente, e quindi di richiesta di necessari indispensabili pareri addirittura al Ministero dello sviluppo economico. Questo della richiesta di chiarimenti è uno sport che sta diventando anche abbastanza ridicolo, mi permetto di dire, con tutto il rispetto possibile per i nostri interlocutori. Aspettiamo un piano dell'informazione, rispetto al quale le richieste di chiarimento si perdono ormai a vista d'occhio. Abbiamo fatto anche degli atti amministrativi, persino qui in Commissione di vigilanza Rai, in assenza di un piano dell'informazione, che è la madre di tutte le battaglie. Sinceramente, è difficile esprimere giudizi di buona gestione da parte della Rai se non c'è la chiarezza, la trasparenza, la linearità sul piano dell'informazione, al quale inevitabilmente si lega il concetto di pluralismo dell'informazione.
  Sulla vicenda dell'ANAC ci siamo già espressi in diverse circostanze. Sembra un po’ bislacco che, dopo mesi di discussione, per certi aspetti unilaterale – i rilievi sono stati fatti principalmente, se non esclusivamente, dall'opposizione in questa Commissione di vigilanza – improvvisamente balzi all'attenzione di tutti come priorità la vicenda da noi denunciata. Siccome a pensar male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca, viene il legittimo sospetto che questa faccenda sia stata ripescata dal mazzo per tentare, come si dice dalle mie parti, di «scapocciare» il management della Rai. Ovviamente, è una cosa legittima, tutta inerente al dibattito politico che coinvolge maggioranza e opposizione, ma dal punto di vista dei numeri è a pieno titolo orientata e compresa nel perimetro della maggioranza parlamentare, che oltretutto rappresenta e sostiene un Governo che ha operato sulla Rai con una riforma terribile, che ha di fatto limitato la capacità di interazione del consiglio di amministrazione con pieni poteri al direttore generale e al management della Rai stessa.
  Penso che queste siano le questioni, almeno dal mio punto di vista, maggiormente attenzionabili. Penso che su queste anche in futuro – immagino che questa sia una seduta più o meno interlocutoria, soprattutto rispetto alle vicende politiche che si sono aperte nel dibattito degli ultimi giorni – ci troveremo nuovamente a discutere. Sottopongo, anche se l'incertezza del quadro, la sua instabilità è abbastanza chiara e manifesta, soprattutto l'urgenza di licenziare un piano dell'informazione che dia stabilità e il più possibile oggettività agli interventi, alla gestione della parte che ha maggiore responsabilità, che offre e posiziona maggiori responsabilità sulla Rai rispetto all'informazione pubblica e al suo circuito composito.

  MAURIZIO GASPARRI. Aggiungo all'intervento dell'altra volta una domanda secca di 10 secondi: è vero che Rizzo Nervo, che è vicesegretario alla Presidenza del Consiglio, Pag. 10 è ancora presidente della scuola di giornalismo Rai di Perugia? È compatibile una cosa così confusa e delicata? Pensavo che non lo fosse più, ma ho appreso che invece è ancora presidente della scuola.

  CARLO FRECCERO, consigliere di amministrazione della Rai. Dovrei rispondere su molte cose.
  L'ultima volta con l'onorevole professor Brunetta ci siamo in qualche modo presi sul tema della prestazione artistica. Vorrei qui in due minuti dare una definizione. La definizione di prestazione artistica potrebbe far pensare a una specifica artisticità del prodotto, legato pertanto alla funzione di servizio pubblico della Rai e alla meritocrazia. Cosa renderebbe più o meno artistica la prestazione? Il problema qui nasce (un giorno o l'altro bisognerebbe risolverlo) dal fatto che la Rai ha una situazione molto ambigua, cioè con la Rai l'ambiguità nasce continuamente dalla necessità di mediare due funzioni insieme complementari e antitetiche, un servizio pubblico con finalità pedagogiche e un'azienda pubblica da valorizzare sul mercato tramite il fatturato pubblicitario. È a questa seconda versione cui si fa riferimento quando si chiede di poter sforare il tetto nel caso di prestazioni artistiche. Qui mi rifaccio anche alla lettera dell'Avvocatura generale dello Stato, che fa riferimento alla giurisprudenza amministrativa del Consiglio di Stato, secondo cui la Rai svolge un servizio pubblico in forma imprenditoriale.
  Vorrei fare un accenno mediologico: oggi l'audiovisivo è un'industria vera e propria, che ha per oggetto prodotti materiali, questi prodotti devono poter competere sul mercato. In genere, poiché non tutta la programmazione trova lo stesso riscontro sul mercato, si dice nel nostro ambiente, nel nostro gergo che si procede per «pacchetti», in cui i contenuti meno apprezzati dal pubblico sono promossi e trainati da contenuti premium. Nel caso della Rai questo meccanismo può essere addirittura virtuoso (l'ho provato nella mia esperienza di direttore di rete), perché conferisce, attraverso il traino dei contenuti premium, visibilità anche ai contenuti pedagogici, che altrimenti usufruirebbero di un pubblico non generalista, ma di nicchia.
  È un problema tecnico ancora una volta. Come sapete, sono contenuti premium il calcio, il cinema, le fiction d'autore, le star. Questo è il problema, ma è un problema interno al fare televisione. Non solo: all'interno di ogni contenuto premium abbiamo delle star che fanno da richiamo per il pubblico e garantiscono a priori al produttore un rientro economico. In breve, la prestazione artistica si identifica con le star, è sinonimo non di arte, ma di incassi (lo dico con sincerità perché è così). Ecco perché lavoro dall'interno di queste categorie, non dall'esterno, dove forse alcuni interventi possono essere giustificati totalmente, capisco questa esigenza, ma, se questo meccanismo di mercato è accettato per il calcio e il cinema, perché non dovrebbe esserlo dell'ambito televisivo? Sono le star che costruiscono le reti e garantiscono quei fatturati che permetteranno poi un reimpiego in programmi più culturali, sempre all'interno della logica dei media che ho praticato in questi anni.
  Faccio due esempi: Tele Milano diventa Canale 5 con l'arrivo di Mike, Discovery Channel da rete minoritaria sta diventando generalista con l'arrivo di Crozza. Nell'ossessione per il mercato, che contraddistingue oggi ogni scelta, le prestazioni superpagate sono non uno spreco, ma una risorsa. Naturalmente io mi adeguo, ma, se la natura della Rai è ancora questa, bifronte, non faccio altro che sottolineare che l'efficacia quando si fanno queste prestazioni superpagate viene valutata di volta in volta dal rapporto costo/beneficio, dove c'è guadagno non può esserci spreco. È ipocrita chiedere alla Rai di stare sul mercato, non ridimensionarsi come azienda, far quadrare i bilanci e nello stesso tempo bloccare l'accesso per motivi morali a quei contenuti premium che le permettono di competere e sopravvivere. È solamente una raffigurazione all'interno del lavoro di chi fa la televisione in Rai nel sistema misto.

  FRANCESCO ANGELO SIDDI, consigliere di amministrazione della Rai. Brevemente, per tornare sui punti che sono emersi e ci hanno chiamato in causa, in primo Pag. 11luogo l'informazione. Siccome sono stato anch'io dopo l'audizione precedente al centro di una discussione particolare, ribadisco che nessun piano dell'informazione durante questa gestione è stato portato al voto. Diversi studi e avanzamenti di lavoro sono stati portati all'esame, sono emerse difficoltà e, a fronte di una discussione in corso, il direttore editoriale decise di lasciare e il direttore generale ha preso in carico il documento, al quale sta lavorando.
  Il lavoro conclusivo presentato dall'allora direzione editoriale era costituito da tre tomi, che, se la Commissione ritiene, credo che sarebbe utile consegnarle, anche se chiaramente è un compito di lavoro, di analisi e di decisione che spetta al consiglio di amministrazione, ma è giusto conoscerlo, evitare misteri e permettere a ciascuno di esprimere le proprie valutazioni.
  Personalmente ribadisco che non c'erano gli elementi costitutivi di un piano completo, con tutti i dati economici, organizzativi, produttivi, le relazioni industriali, c'erano delle cose ma delle altre mancavano, delle altre dal mio punto di vista non erano compatibili, né attuabili, e credo che chiunque le legga possa capire, anche alla luce di ciò che è accaduto adesso con Sky da trasferire a Milano.
  Si può fare tutto ovviamente, si può anche trasferire un TG, se ci sono le condizioni oggettive, organizzative e produttive per farlo: soldi, possibilità di mettere in mobilità e trasferimenti 300 famiglie, comprare sedi, tante altre cose, ma non entrerei nel dettaglio. Il problema dell'informazione è capire cosa si vuol fare, è indispensabile un coordinamento editoriale che riguardi l'informazione dei TG e delle reti e garantisca pluralismo in una condizione nuova del pluralismo. Credo che, se guardiamo la situazione politica, nessuno oggi possa immaginare il pluralismo misurandolo in rapporto alla presenza di forze politiche in Parlamento, tanto si moltiplicano e tanto saranno ulteriormente ramificate nella prossima legislatura, credo che vada guardato intorno ai problemi sociali e culturali. Una Rai che si riorganizzi per News room o altro credo sia necessaria, confrontando anche i lavori fatti.
  Quello di Gubitosi di cui avete parlato era un piano in cui c'erano delle problematiche, per le quali è stato accantonato (in particolare venivano fuori esuberi importanti), però c'erano tutti i dati di dettaglio, c'era un piano allo studio che andava completato e sul quale la discussione era aperta. Condivido le considerazioni del senatore D'Ambrosio Lettieri in merito alla capacità di confronto e di verifica con tutti, non mi pare che quello studio sia stato mai confrontato con la massa rappresentativa del giornalismo Rai e neanche con la struttura organizzativa direzionale fatta dal consiglio di amministrazione. Era un discorso che doveva andare avanti, ma poi si è arenato e si sono aperti altri ragionamenti. Oggi bisogna fare indubbiamente i conti con la convenzione e il futuro contratto di servizio, personalmente ritengo che si possa fare una piccola rivoluzione, nessuno impedisce al consiglio di amministrazione di fare cambiamenti da questo punto di vista, bisogna avere la forza, la visione e la missione, perché l'informazione non è solo quella dei telegiornali, su cui c'è tanto accanimento, ma è anche quella delle reti, su cui occorre ripensare e organizzare in modo da evitare che il pluralismo sia debole, deve essere più forte, più informazione ma con più presenze qualificate.
  Il tetto a stipendi e compensi. Personalmente sono dell'avviso che la Rai debba fare a prescindere una politica di moderazione remunerativa soprattutto nei tempi che viviamo, però siamo arrivati a questo punto e ci sono aspetti che non si risolvono con una circolare amministrativa, su alcuni elementi adesso c'è chiarezza, ma dobbiamo stabilire se spetti al consiglio di amministrazione e agli organi dell'azienda stabilire il perimetro degli artisti, cosa non facile. Se prendiamo coloro che sono iscritti all'Enpals o alla SIAE, pensate che questo risolva il tema? Forse serve una norma interpretativa in termini più vasti. Per me è chiarissimo che Bolle, Celentano, Bocelli, Zingaretti (non confondiamolo con il presidente della Regione Lazio) sono artisti, per altre figure è più complicato, soprattutto Pag. 12 con riferimento a certe trasmissioni di infotainment. Anche per certe trasmissioni di infotainment e non solo di informazione è complicato dire che siano artistiche, però se per la sentenza della Cassazione sono artistiche...
  Sull'ANAC anche noi attendiamo di avere ulteriori chiarimenti e informazioni di dettaglio, anche se credo che qui emerga in tutta la sua forza ed evidenza il fatto che la Rai è un'azienda mista, privata e pubblica, S.p.A., ma deve rispondere a tutti i controlli della Corte dei conti, ma deve avere la libertà di fare impresa e di scegliere il meglio. Dovrebbe farlo come lo fanno i privati, ma non lo può fare, quindi anche qui ci sono delle disfunzioni. Poi ci sono altri aspetti su cui occorre fare chiarezza e il consiglio di amministrazione è impegnato a cercare di ottenerla.

  ALBERTO AIROLA. Solo una precisazione dal consigliere Siddi. Lei quindi smentisce le affermazioni via stampa di Verdelli sul piano, che sono uscite poco tempo fa? Questo è importante per questa Commissione: lei smentisce ufficialmente quello che ha detto Verdelli, cioè che il piano c'era, che è stato presentato, era completo in tutti i suoi dettagli.

  FRANCESCO ANGELO SIDDI, consigliere di amministrazione della Rai. Dal suo punto di vista forse era completo, per il consiglio di amministrazione e per me come consigliere non era completo come piano, perché mancava dati economici e organizzativi, e doveva essere comunque il consiglio di amministrazione a verificare. Non dico che non ha fatto il lavoro, ha lavorato da matto probabilmente, ha lavorato anche in profondità, ma dal mio punto di vista di amministratore non era un piano completo tale da poter essere esecutivo. Non devo smentire Verdelli, che è un funzionario dell'azienda.

  ARTURO DIACONALE, consigliere di amministrazione della Rai. Chiedo di intervenire esclusivamente in riferimento a questa vicenda Verdelli, perché anche io ho criticato fortemente il progetto di Verdelli insieme con altri consiglieri per motivazioni che però non attengono soltanto all'aspetto tecnico sullo spostamento del TG 2 a Milano. La mia critica era centrata soltanto su un punto: la mancanza di chiarimento di cos'è il pluralismo oggi, perché noi abbiamo conosciuto il pluralismo della lottizzazione e abbiamo condiviso la necessità che quel tipo di pluralismo venisse abbandonato, anche adesso Siddi ha parlato di nuovo pluralismo.
  Il piano Verdelli non prevedeva questo nuovo pluralismo, ma a mio parere prevedeva semplicemente il passaggio dal pluralismo alla monocultura. Se la Rai, come dice Freccero, deve svolgere la propria funzione pedagogica in maniera monoculturale, tradisce la sua funzione di servizio pubblico, quale che sia questa monocultura, perché un giorno può essere la monocultura di una parte, un altro giorno può essere di un'altra parte, qualunque essa sia tradisce la propria funzione di servizio pubblico. Allora, siccome non è facile definire il nuovo pluralismo, quali debbano essere le caratteristiche operative di questo nuovo pluralismo, credo che anche il futuro piano dell'informazione, di cui abbiamo avuto soltanto delle indicazioni, debba necessariamente chiarire cosa vuol dire, cioè vuol dire dare voce alle varie diverse pulsioni che esistono nell'ambito della società nazionale, senza privilegiare una a scapito delle altre. Tutto quanto questo presuppone la consapevolezza che al centro del servizio pubblico ci deve rimanere – come dice la legge, come dice la Cassazione, come dicono tutte quante le normative – il punto centrale del pluralismo.
  Posso dire che l'esperienza che ho fatto in questo anno e mezzo mi ha lasciato un po’ interdetto su questa applicazione del pluralismo all'interno della Rai? Lo dico. Secondo me, non c'è stato pluralismo, c'è stata una tendenza a risolvere il problema del pluralismo applicando la monocultura. Dobbiamo superarlo perché questa tendenza può essere favorita anche dalla riforma della legge che ha dato al direttore generale i maggiori poteri e l'impossibilità in alcuni casi del consiglio di amministrazione di mitigare, ma non – come ha Pag. 13scritto Verdelli e come ha lasciato detto Verdelli – perché il consiglio di amministrazione è l'espressione dei partiti che vogliono impedire l'innovazione. È l'esatto contrario, perché se l'innovazione è la monocultura, io mi batterò fino alla morte contro questa innovazione, perché è la fine del servizio pubblico.

  RITA BORIONI, consigliere di amministrazione della Rai. Fermo restando che dobbiamo tener presente che il pluralismo non è soltanto un tema di informazione, perché esistono sicuramente sensibilità di carattere politico diverse, esistono anche visioni storiografiche diverse e anche lì forse dobbiamo impegnarci.
  Mi incuriosisce molto l'idea del mio collega Freccero su come dobbiamo interpretare artistico e non artistico, fermo restando che quella definizione non c'entra niente con artistico o non artistico. Il problema è che ci è stata fatta una chiara richiesta di delimitare il perimetro di cosa sono le prestazioni artistiche, e io non sono riuscita a trovare fonti normative in questo senso. Non esistono, perché definire il perimetro dell'arte e dell'artisticità è evidentemente una cosa che fa ridere il diritto, la filosofia e la filosofia del diritto, quindi chiedo che vengano date delle indicazioni dal Parlamento che ha legiferato con la legge sui tetti. Credo che non ci siano alternative, perché stabilire qual è questo perimetro, cosa è dentro e cosa è fuori non credo sia nelle competenze di un consiglio di amministrazione, come non è nelle competenze di un consiglio di amministrazione stabilire chi è un produttore indipendente o chi non lo è. Viene definito in legge di solito, nello specifico. Sinceramente per me è un po’ complicato e mi mette anche in una posizione molto difficile, perché è evidente che ciò che è artistico e ciò che non è artistico di solito lo stabiliscono i posteri e non i contemporanei.

  ALBERTO AIROLA. Mi sembra un'affermazione pesante.

  RITA BORIONI, consigliere di amministrazione della Rai. No, non è pesante, è un'interpretazione senatore Airola. Oggi riteniamo artistiche cose che non lo erano in passato e riteniamo non artistiche cose che lo erano ritenute tali in passato (poi le citerò una frase bellissima di Argan). Questo è il mio problema: non sono in grado di stabilire cosa oggi e universalmente in questo Paese possa essere considerato artistico e cosa no, il che mi mette in una posizione molto difficile.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Cerco di rimettere in fila i moltissimi argomenti, tra l'altro di un grado di importanza per cui cercare di andare a sintesi sarà abbastanza complicato. Inizio dalla fine, così prendo il senso logico sulla questione dei tetti ai compensi degli artisti.
  Sarò pedante, ma vi imploro di smetterla di chiamarli «tetti agli stipendi», perché gli stipendi in Rai sono sotto i 240.000, come richiesto dalla legge, dal giorno dell'applicazione della legge, quindi, per favore, chiarezza, perché c'è un po’ di gente che – piaccia o non piaccia – ha lo stipendio sotto i 240 che dice «basta rappresentarci come la Rai degli stipendi sopra i 240». Stiamo parlando dei tetti dei compensi agli artisti, che sono un'altra cosa, e parlando dei tetti ai compensi agli artisti ci riuniremo in consiglio di amministrazione tra poco, appena avremo finito l'incontro con voi, per cercare di capire come fare sintesi della lettera che ci è arrivata dal Ministero dello sviluppo economico in recepimento del parere dell'Avvocatura dello Stato, e di provare ad andare nella linea della costruzione di un criterio molto rigoroso e molto serio, che cerchi di recepire il principio espresso nella legge, che era quello di dire che non va tutto bene come prima, anzi bisogna intervenire perché probabilmente alcune cose sono cristallizzate da sempre nel tempo e invece vanno ridiscusse, ma contemporaneamente, come ci ha ricordato a più riprese (sono totalmente d'accordo con lui) il consigliere Freccero, nel tentativo assoluto di mantenere valore legato all'azienda. Faremo un tentativo, vi do un'anticipazione. In consiglio di amministrazione proveremo a iniziare a discutere questa cosa, cercando di capire come Pag. 14mettere insieme quel sistema di criteri, che tanto bene aveva sintetizzato l'onorevole Brunetta nell'ultima occasione, dicendo di aver tante volte tentato di trovare il senso a un criterio e poi a volte le leggi arrivano a mannaia perché non si è fatta sintesi prima, non si è fatta ricerca di criterio. Noi questo tipo di esercizio vi posso assicurare che cercheremo di farlo e cercheremo di farlo nel modo migliore. È molto complesso per tutte le questioni che avete sentito fin qui, non ho la certezza della soluzione. Quello di cui però ho la certezza è che questo consiglio cercherà di tenere insieme sia gli elementi di parere ricevuto dall'Avvocatura sia le intenzioni che si intuivano nel legislatore, che è il bisogno di mantenere questa Rai in vita in modo efficace all'interno dello scenario dei media del Paese. Questo è quello che tenteremo di fare. Ci riusciremo, ci riusciremo bene o male sarà poi questa Commissione a valutarlo, sarà il Parlamento a valutarlo, ne ridiscuteremo, ma questo è l'intendimento di questo consiglio sui compensi.
  Al di là del discorso dei compensi, l'ANAC è un altro dei grandissimi argomenti con i quali ci troviamo ad avere a che fare, e vi garantisco non da oggi nella preoccupazione e nell'attenzione di questo consiglio. Vi chiederei con me di analizzare la questione ANAC almeno su tre piani distinti. Uno è di scenario generale, come questo consiglio si è mosso nell'applicazione e nel recepimento dei piani sulla prevenzione della corruzione, quindi sulla limitazione di perimetri di quella che è e può essere l'azione aziendale. In questi giorni sui giornali c'è stato un potpourri di cose totalmente sganciate le une dalle altre, non sono state fatte 55 assunzioni fuori, ma il discorso qual era? Che questo consiglio di amministrazione in gennaio, nella ricostruzione dell'ultimo piano per la lotta alla corruzione, ha deciso che 55 posizioni aziendali possono essere 55 posizioni sulle quali interviene una nomina diretta che prescinde dal job posting interno, cioè che prescinde dal fatto che all'interno chiunque possa aver posto la propria ipoteca su quella posizione. Sono tante, sono poche? Non lo so, forse sono ancora tante e le ristringeremo, ma perché questa Commissione abbia chiaro fino in fondo qual è la prospettiva in cui ci si va a inserire ricordo che nel piano approvato l'anno prima le posizioni che «sfuggivano» al job posting erano qualche centinaio e che fino all'anno prima non esisteva nemmeno il piano per la lotta alla corruzione, per cui potenzialmente tutte e 13.000 le posizioni aziendali potevano essere scelte in modo totalmente discrezionale dal vertice assoluto dell'azienda, ragione per cui mi interessa di più discutere delle prime utilizzazioni che non di quelle 55 posizioni, che – ripeto – sono parte di un percorso (giusto o sbagliato, arrivato fino in fondo, da migliorare, però parte di un percorso). Erano qualche centinaio fino all'anno prima e prima ancora erano sostanzialmente 13.000, perché non c'era, senatore Airola...Per questo tengo a esser così precisa e assertiva su queste cose, perché poi dove ci sono dei problemi li affrontiamo come problemi. Questa cosa specifica delle 55 posizioni, che insieme possiamo dire che sono ancora troppe e devono essere solo 3, 5 o 10, però è importante che abbiano una prospettiva. Cosa succedeva fino al 2015? Che un direttore generale o un amministratore delegato non aveva nessun obbligo di job posting, diceva: «questa persona io la ritengo adatta, questo è il suo curriculum e la prendo», fine. Poi interviene il primo piano per la trasparenza e la prevenzione alla corruzione, che è quello che porta dal 2015 al 2016, e si riduce a una platea più ristretta di persone che possono essere prese senza job posting nell'ordine di qualche centinaio. Ci si rende conto, anche sulla scorta delle raccomandazioni fatte dal presidente dell'Anac Cantone, che quella platea è ancora troppo vasta, quindi si dice: «quali posizioni possono essere prese senza job posting solo con una valutazione dei curricula?» I primi riporti del direttore generale e i loro primi riporti, e diventano 55 posizioni. Ripeto: si può arrivare a dire che il job posting va utilizzato in toto e che non ci devono essere deroghe? È possibile? Ripeto: stiamo andando verso un irrigidimento dell'operatività dell'azienda molto complicato, ma non sto dicendo se si deve o non si deve fare. Mi Pag. 15interessa molto però mettere le cose in prospettiva, per dire che stiamo comunque dentro un contesto in cui anni fa si poteva fare qualsiasi cosa, poi questo perimetro è diventato più piccolo, noi l'abbiamo fatto diventare ancora più piccolo, probabilmente non è piccolo abbastanza, se ne può discutere, va ulteriormente ridimensionato, però questo è il contesto e questo è il macro schema, sul quale con ANAC ci si è confrontati.
  Dentro questo macro schema ci sono altri due argomenti. Uno è il responsabile per la prevenzione della corruzione. Anche qui ho letto le cose più bizzarre, come che ad interim ci sarebbe stata una persona esterna, ma ad interim c'è l'avvocato Nicola Claudio, che è il segretario del consiglio di amministrazione che fa l'avvocato in Rai non so da quando, ma sicuramente da prima che entrassi io, perché l'ho sempre visto, quindi vi assicuro che non era a tempo determinato e non era un esterno. Perché quella figura specifica era data a lui ad interim? Perché è successa una cosa diversa nel frattempo: il responsabile dell’internal auditing se n'è andato ad agosto e, prima di rimpiazzarlo, è passata una serie di mesi perché è stata fatta una ricerca molto approfondita, dopo una serie di verifiche anche in consiglio e dopo una serie di pareri molto specifici usciti dal consiglio, da autorevoli opinioni dentro il consiglio si è andati a scegliere questa persona che è arrivata a fare il responsabile dell’internal auditing ed è arrivata a febbraio. Avendo chiesto noi un parere specifico all'ANAC se la persona responsabile dell’internal audit dovesse essere responsabile anche della prevenzione per la corruzione ed essendoci stato detto di sì, sapevamo che dovevamo far convergere queste due figure. Questa persona è arrivata a febbraio, darle immediatamente l’internal audit e la responsabilità per la prevenzione della corruzione sembrava un po’ complicato, di conseguenza abbiamo lasciato passare un altro mese e mezzo. Che ci crediate o no, potremmo citare i verbali di due consigli fa, quando è stata spiegata questa cosa e si è detto di far convergere entro aprile le due figure. Le due figure arriveranno a convergere per cui nel consiglio, se i consiglieri saranno d'accordo, ma ne abbiamo già parlato e mi sembra di non rivelare niente di illegittimo, le due figure convergeranno sulla figura di internal audit, quindi anche questa bolla incredibile su chi è il responsabile dell'anticorruzione e sul perché non è la stessa persona ve l'ho spiegata. Questo è il contesto.
  C'è poi un altro aspetto, che è pratico, operativo. ANAC ci ha fatto delle contestazioni rispetto ad alcune assunzioni fatte dall'esterno, sulle quali è stata data risposta. Sono state discusse due figure, sulle quali il parere è stato chiesto al MEF, e il MEF ad oggi non ci ha dato risposta su quelle due figure. Rimane aperta la questione del responsabile della sicurezza, su cui lo stesso consiglio si è trovato più volte a confrontarsi su che fare, ancorché ricordi che il che fare, come non era di prerogativa consiliare nel farlo, non è di prerogativa consiliare nel disfarlo, tanto per uscire dalle metafore, ma su quella posizione specifica la cosa che al consiglio è stata fatta rilevare a più riprese è che non si procedeva a un'azione particolare perché si temeva, sulla scorta di pareri legislativi acquisiti, che agire nel senso di ritrattare la decisione dell'assunzione avrebbe comportato un danno all'azienda, quindi c'era il tentativo di individuare il bilanciamento tra le due posizioni. Questa però – lo ripeto – è una posizione che al consiglio è stata riferita, non sulla quale esso ha deciso o aveva potere di decidere. Spero di essere stata chiara nel darvi conto di questi elementi.
  Su questi ultimi due elementi nello specifico ci sono state chieste ulteriori precisazioni dal presidente dell'ANAC. Le lettere di chiarimenti, che avevano come scadenza oggi, sono partite nei giorni scorsi e credo ci incontreremo al più presto anche per parlare di queste posizioni.
  Spero di essere stata chiara. Vi prego di credere che non era per tenere tutto sul piano formale, ma per dare almeno a voi, che avete il controllo diretto su quello che facciamo, un quadro che fosse chiaro e distinguesse il sentito dire e il pubblicato dai giornali dall'operatività aziendale. Questo è il quadro per quanto riguarda ANAC. Pag. 16
  Ovviamente non ho citato a chi sto rispondendo, ma ci sono due o tre macrotemi che avete sollevato a più riprese, quindi è chiaro a chi sto rispondendo.
  Nello specifico, su questioni più precise, il senatore Gasparri aveva sollevato la questione del Giro d'Italia e dei costi molto più alti del Giro d'Italia: vi posso solo dire quello che questo consiglio ha saputo, ossia che questo Giro d'Italia aveva un significativo incremento del valore attribuito all'evento. Quello che ci è stato detto è che la competizione per acquisire questo Giro d'Italia ha fatto sì che chi ha negoziato si dovesse assestare a questo livello, pena perdere il Giro d'Italia. Chiaramente il consiglio ha semplicemente detto: «non vogliamo perdere il Giro d'Italia». Su tutto il resto il consiglio riceve un'informativa precisa, in cui si spiega che il Giro d'Italia ha un valore molto più alto, dovuto al forte interesse per l'acquisizione dei diritti da parte di gruppi concorrenti, e che si tenterà di dare massima valorizzazione all'evento centenario del Giro d'Italia per cercare di dare un senso a questo esborso significativamente superiore. Il consiglio fa il consiglio, per cui questo è quello che vi posso dire.
  Il senatore Margiotta aveva chiesto di nuovo dei 24 milioni sull'area digital facendo riferimento ai bilanci. Possiamo chiedere chiarimenti in più, però c'è un pezzo di cui conosciamo il dettaglio e ce ne sono altri di cui non lo conosciamo, quindi possiamo chiedere qualche chiarimento in più, come potremmo chiedere qualche chiarimento sulla questione del premio di produzione, questione di queste ore e di questi giorni. Faccio riferimento a quanto veniva detto poc'anzi e su questo punto specifico sto cercando di capire dove sia il nodo del problema, perché da una parte c'era un automatismo con il raggiungimento di un certo livello, probabilmente la complicazione risiede in come è stato applicato questo automatismo, trasformandolo da automatismo in una tantum e lì cerchiamo di capire la scelta e le terminologie utilizzate rispetto a questa scelta.
  Il senatore Gasparri aveva fatto la domanda anche sul dottor Rizzo Nervo ancora presidente della scuola di Perugia. Chiarisco che innanzitutto è ancora presidente perché a gennaio, quando è intervenuta la sua carica, oltre al fatto di avere immediatamente chiesto il titolo gratuito rispetto alla presidenza, si è chiesto al dottor Rizzo Nervo di rimanere in carica fino al bilancio, che è di questi giorni, perché ci fosse un minimo di continuità, tanto che il dottor Rizzo Nervo ci ha garantito continuità fino al momento della nomina del nuovo presidente, ma c'era una consapevolezza di non volontà di sovrapposizione dei ruoli: anche su questo punto questa è l'informazione che vengo a darvi. Non siamo nell'ambito dell'incompatibilità formale, ma nell'ipotesi di incompatibilità il dottor Rizzo Nervo, al quale a più riprese abbiamo chiesto di garantire continuità perché non ci si fermasse sul lavoro della scuola di Perugia, per sensibilità ha detto che dopo il bilancio comunque avrebbe lasciato.
  Sull'informazione lasciatemi avere una nota tutta personale, ossia immaginatevi quanto può far piacere a me esser qua ancora a parlare dell'informazione almeno tre anni dopo le prime audizioni, in cui dicevo che il piano dell'informazione va fatto immediatamente perché la Rai non si può permettere di stare ferma: francamente, se c'è una persona che non ha bisogno di sentirsi ripetere l'urgenza sul piano dell'informazione, scusatemi, ma sono io! Però il piano dell'informazione non può essere purché sia, proprio perché o è un pannicello caldo, e allora abbiamo deciso di far finta che si stia facendo il piano dell'informazione, una limatina qua, una rinfrescatina là, e due colpi di vernice sulla parete, e allora questo si può fare in un quarto d'ora, sono le 15.20 e per le 16.00 lo abbiamo fatto, oppure il piano dell'informazione è una cosa seria, profonda, che coinvolge fino in fondo le strutture, oltre che editoriali, produttive dell'azienda, come peraltro avete visto nel piano Gubitosi, che andava fino in fondo alle strutture produttive dell'azienda, e per cambiare una cosa di quel tipo serve tempo. Quanto tempo? È una domanda importante. Noi come consiglio, quando abbiamo visto il progetto di Pag. 17Carlo Verdelli, abbiamo evidenziato come cosa importante il fatto che mancasse la sostenibilità industriale, infatti per questo mi piacerebbe lo vedeste, perché veramente non c'è un presupposto.
  Peraltro, come i giornali hanno riportato correttamente, ho sempre detto che ero totalmente d'accordo con le premesse editoriali, che erano assolutamente corrette. Lo sviluppo però non arrivava a una vera ristrutturazione fino in fondo dell'azienda, e questo è stato il motivo per cui si è messo in discussione. Tutte le altre sono valutazioni e spazi in più che qualcuno si è preso, ma si è messo in discussione per questa ragione di fondo: perché nei tomi la cosa essenziale erano i paralleli o le differenze con quanto accade all'estero, i benchmark, d'accordo, erano le premesse editoriali, d'accordo, era qualche buona idea editoriale, d'accordo, ma da lì a dire che era un lavoro che rimetteva a fattor comune e a disegno l'aspetto industriale del fare informazione dentro Rai, no, tanto che uno dei punti chiave era che difficilmente si vedeva dove le risorse venivano ottimizzate. La famosa foto dei microfoni di Rai davanti al politico «x» non veniva risolta alla radice, e questo è uno dei temi da risolvere alla radice. Anticipo (questa Commissione lo sa bene perché vi siete già trovati a discutere di questa cosa) che, quand'anche si arrivasse a una definizione vera di una riforma dell'informazione, sarà estremamente complicato tenere insieme quello che oggi esiste e in cui ognuno si accomoda, si siede dentro e trova il suo spazio, e quello che bisognerebbe fare davvero. Sento l'amico Arturo Diaconale parlare della monocultura che spesso associa alla news room unica... abbiamo fatto un enorme percorso insieme: quella che state vedendo è una dialettica di consiglio, perché una volta lui la sovrapponeva alla news room unica, oggi non lo fa più, io lo noto e lo tengo a verbale, perché andare verso accorpamenti significativi dal punto di vista produttivo e strutturale, ma dentro i quali si mantiene un'enorme differenziazione editoriale, sarà probabilmente la soluzione. Come si fa? Si fa perché lo hanno fatto tanti altri e, se non sbaglio, credo che anche questa sia una parte delle cose che vengono indicate in convenzione quando viene detto di immaginare delle rimodulazioni, non mi prendete con il virgolettato perché in tutta onestà non mi ricordo il testo esattamente, ma era questo il senso.
  A questo punto aspettiamo un piano in cui si tenga conto di tutti questi elementi. A quel punto possiamo parlarne, vederlo e discuterne. Questo mi sembra il punto dove siamo oggi. Di questa cosa avevano parlato Verducci, Lainati, Peluffo.
  Quanto al consenso (non so se lo citava Lainati) dei 1.300 giornalisti è importantissimo, però il consenso dei giornalisti, la giusta impostazione dal punto di vista industriale, il consenso della Commissione di vigilanza, il consenso del consiglio di amministrazione, servono tutte queste posizioni, questi pareri, ma tutti insieme dobbiamo e dovremmo sapere che per andare verso quel tipo di riforma serve che tutti ci si metta d'accordo sul fatto che si rinuncia a un pezzettino della propria visione complessiva. Basta elencare infatti il numero di soggetti, persone o istituzioni che hanno a buon titolo la possibilità di dire qualcosa sul piano dell'informazione ed è evidente che o si fa un lavoro di insieme, per dire che questa cosa è indispensabile e deve andare avanti comunque, ognuno rinuncia a un pezzetto della propria visione, o il piano dell'informazione nuovo la Rai non lo vedrà mai. Siccome invece penso che sia indispensabile, dobbiamo metterci tutti in quel tipo di prospettiva.

  MIRELLA LIUZZI. Sui verbali?

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Non sono abituata a parlare a vanvera, tant'è che il presidente molto gentilmente mi ha dato il documento di risposta del 2013. Ci dia il tempo di mettere insieme quella risposta del 2013, la situazione dell'oggi e le questioni in punta di diritto e le darò una risposta, perché è così importante e vitale per l'azienda che non posso dare una risposta a spanne – «mi sembra di poter dire che...» – no, le garantisco una risposta precisa quando avrò tutti gli elementi e i pareri acquisiti.

Pag. 18

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Sulle 244. Intendo intervenire sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. D'Ambrosio Lettieri, prima di tutto il microfono. Secondo, non stiamo riaprendo di nuovo un dibattito...

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Presidente, però mi scuso, era stato sollevato anche dal senatore Margiotta...

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Lei deve fare il presidente.

  PRESIDENTE. Io faccio il presidente.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Lei sta facendo l'uomo di parte, intanto perché mi ha tolto tre volte la parola...

  PRESIDENTE. Se lei finisce i tempi, le do tempi aggiuntivi per la parola quando voglio, come presidente. In questo momento ho detto di non riaprire il dibattito.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Si tiene anche la mia critica, perché non sta presiedendo con imparzialità.

  PRESIDENTE. Mi tengo la sua critica, io sto facendo il presidente con imparzialità, lei ha avuto il doppio dei minuti aggiuntivi, da cinque a dieci. Diventa irrispettoso nei confronti di tutti gli altri che si sono tenuti nei cinque minuti.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Siccome ho posto una domanda e non ho avuto risposta...

  PRESIDENTE. Perfetto, allora è una richiesta di chiarimento. Siccome lei aveva parlato per cinque minuti in più di tutti i suoi colleghi e può diventare anche irrispettoso nei confronti dei suoi colleghi, io le ho dato tantissimo tempo in più e quindi sono stato parziale nei suoi confronti.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Conservi maggiore rispetto per i componenti della Commissione.

  PRESIDENTE. C'erano altre richieste di chiarimento rispetto alle domande fatte? Prego, Airola.

  ALBERTO AIROLA. Tre chiarimenti rapidissimi. Avevo fatto una supposizione, vorrei avere solo una conferma da voi, se sia vero o no che il 4 maggio ci sarà una seduta del consiglio di amministrazione in cui c'è la possibilità di un voto di sfiducia al direttore Campo Dall'Orto, come riportato da alcuni giornali...

  PRESIDENTE. Questa è un'altra domanda, Airola.

  ALBERTO AIROLA. No, è una domanda che ho posto la settimana scorsa e a cui la presidente non ha risposto. Sulla questione che ha appena detto la presidente... Avrei già finito, se non mi aveste interrotto.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Sull'ordine dei lavori il mio intervento è questo, presidente. Lungi da me l'idea di difenderla, però, senatore D'Ambrosio Lettieri, lei oggi ha fatto un intervento che è andato oltre i tempi che ci eravamo tutti dati. La questione che volevo sollevare è questa: ognuno di noi è intervenuto, ha posto delle questioni e poi nella replica i vertici intendono come rispondere, non è che dopo la replica ognuno si mette a fare altre domande o ripropone le sue domande. Ognuno ha posto delle domande, poi sta ai vertici decidere come rispondere. Questa è la dinamica di qualunque audizione e credo che ci dobbiamo attenere alle dinamiche di qualunque audizione. Se poi ci sono colleghi commissari che sono insoddisfatti, esprimeranno con dichiarazioni, con interrogazioni la prossima volta, ma non possiamo fare sedute fiume.

  PRESIDENTE. Il senatore Airola ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori.

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  ALBERTO AIROLA. Se pongo una domanda, a due settimane di distanza la presidente può anche non averla segnata o dimenticata. Era una questione che avevo posto e, se non mi viene risposto... Sono alcune questioni importanti e il collega Peluffo sa benissimo che le domande sono state molte altre e il consiglio di amministrazione e la presidente hanno tutto il diritto anche di soprassedere su alcune risposte. Questa però è una Commissione di vigilanza e di indirizzo, quindi se alcune domande vengono poste e le risposte non vengono date, si può anche chiedere un secondo alla chiusura un chiarimento. Non mi sembra di togliere diritti a nessuno o fare polemiche sterili e inutili, ma semplicemente vorrei avere questa risposta. Tra l'altro, la presidente ha appena detto che sull'ANAC l'ufficio legale con l'avvocato Nicola Claudio sta lavorando, c'è stato però un precedente su cui avevamo chiesto spiegazioni, per cui se n'era andato via il dirigente Lo Giudice e successivamente Cariola, e la presidente è andata in procura, come risulta dai giornali, a portare delle carte, quindi c'è stata una presa di posizione forte su questo, invece sul Job's Act a noi risulta che Fiorespino il 22 febbraio ha interrotto il job posting, quindi non è vero che il job posting fino al 2015 non c'era e poi è ricominciato!

  PRESIDENTE. Il senatore Gasparri chiede di intervenire sull'ordine dei lavori.

  MAURIZIO GASPARRI. Rinuncio, perché volevo capire qual era la fase in cui eravamo, ma se ognuno dice quello che vuole, ci rinuncio.

  PRESIDENTE. La fase in cui ognuno dice quello che vuole è l'ordine dei lavori, si sa, come in tutte le Commissioni. Vuole concludere, presidente?

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Vorrei concludere facendo la giornalista un secondo, se questa Commissione me lo consente. Il Job's Act che interrompe il job posting non mi risulta al momento...

  ALBERTO AIROLA. Fiorespino ha interrotto il job posting il 22 febbraio. È vero oppure no? Mi dica di no!

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Dopodiché, non so veramente...

  MAURIZIO LUPI. Intervengo sull'ordine dei lavori. Mi scusi, presidente, credo che ci sia un Ufficio di presidenza importante in cui dobbiamo tra l'altro vedere come proseguire l'audizione anche sulle cose che sono accadute. C'è un'audizione, abbiamo fatto delle domande e ci sono delle risposte. Non è che possiamo tutte le volte interrompere qualcuno se non ci ha dato soddisfazione... Il senatore Airola continua puntualmente, tutte le volte che interviene qualcuno, a interloquire. La Commissione di vigilanza non è un dialogo face to face, one to one tra il senatore Airola e il mondo. Il senatore Airola deve rassegnarsi che è come tutti i poveri cristi che sono qui. Fa il suo intervento...

  ALBERTO AIROLA. Dobbiamo ascoltare passivamente delle non risposte? Ti interessa solo difendere...

  MAURIZIO LUPI. A me non interessa, come hai fatto tu, continuare a difendere perché è cambiato il direttore generale. Vai fuori, fai le tue dichiarazioni e dici che non sei soddisfatto. La democrazia funziona così: impara il rispetto delle istituzioni!

  PRESIDENTE. Prima di chiudere la Commissione vediamo se la presidente ci dice le ultime cose.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Al di là delle vostre dinamiche interne, siccome è un'epoca in cui ogni cosa detta può essere interpretata diversamente, sono costretta a rettificarla con grande puntualità, senatore Airola, perché lei ha dato per acquisito che io sia andata in procura a portare dei documenti ed è un falso assoluto. Non ha letto forse la smentita che arrivava, perché non sono mai andata in procura a portare Pag. 20nessun documento, a) perché tra l'altro la Rai è dotata di un ottimo Ufficio legale e non ha bisogno della presidente come facchino, b) perché non sono abituata a scavalcare ruoli, posizioni e prerogative. Di conseguenza, la presidente della Rai non ha mai portato in procura neanche un foglietto.

  ALBERTO AIROLA. Ne prendo atto.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Sulla questione dei 244 che avevano sollevato i senatori D'Ambrosio Lettieri e Margiotta, il consiglio ha già chiesto spiegazioni non per una questione di formalismo, ma perché 244 prime utilizzazioni in Rai possono avere diversi significati, poco importa se qualcuna può ammontare a qualche centinaio di euro, ma è il modo in cui spesso in Rai si esce dal radar, si può essere utilizzati direttamente e poi si entra automaticamente in bacini che poi doverosamente (ripeto, doverosamente) difendiamo. Quindi è chiaro che c'è un elemento di chiarimento, che però interverrà e sul quale credo ci saranno delle spiegazioni e non ci saranno problemi. Grazie a tutti.

  ALBERTO AIROLA. Sulla seduta del 4 maggio non mi avete risposto, questo resta agli atti.

  PRESIDENTE. Ringrazio la presidente e i componenti del consiglio di amministrazione della Rai e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.