XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 112 di Giovedì 16 marzo 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

AUDIZIONE NELL'AMBITO DELLO SCHEMA DI DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI CONCERNENTE L'AFFIDAMENTO IN CONCESSIONE DEL SERVIZIO PUBBLICO RADIOFONICO, TELEVISIVO E MULTIMEDIALE, CON L'ANNESSO SCHEMA DI CONVENZIONE (ATTO N. 399)

Audizione del presidente e dei componenti dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni.
Fico Roberto , Presidente ... 3 ,
Airola Alberto  ... 3 ,
Fico Roberto , Presidente ... 3 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ... 3 ,
Posteraro Francesco , componente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ... 9 ,
Morcellini Mario , componente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ... 9 ,
Rossi Maurizio  ... 10 ,
Fico Roberto , Presidente ... 12 ,
Rossi Maurizio  ... 12 ,
Nesci Dalila (M5S)  ... 13 ,
Fico Roberto , Presidente ... 13 ,
Nesci Dalila (M5S)  ... 13 ,
Ciampolillo Lello  ... 13 ,
Fico Roberto , Presidente ... 13 ,
Ciampolillo Lello  ... 13 ,
Fico Roberto , Presidente ... 14 ,
Ciampolillo Lello  ... 14 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ... 14 ,
Ciampolillo Lello  ... 14 ,
Fico Roberto , Presidente ... 15 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ... 15 ,
Fico Roberto , Presidente ... 15 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 15 ,
Fico Roberto , Presidente ... 16 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ... 16 ,
Morcellini Mario , componente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ... 16 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ... 17 ,
Ciampolillo Lello  ... 18 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ... 18 ,
Ciampolillo Lello  ... 18 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 18 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 18 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ... 18 ,
Fico Roberto , Presidente ... 19

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 18.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del presidente e dei componenti dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dello schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente l'affidamento in concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, con l'annesso schema di convenzione (Atto n. 399), del presidente Angelo Marcello Cardani e dei componenti dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni Antonio Nicita, Antonio Martusciello, Francesco Posteraro e Mario Morcellini, che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Sono, inoltre, presenti il direttore contenuti audiovisivi, Benedetta Liberatore, il consigliere del presidente, Piera Messana, il segretario generale, Riccardo Capecchi, e il capo ufficio stampa, David Nebiolo, che ringrazio per la presenza.
  Come convenuto dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, invito i colleghi a contenere il proprio intervento entro i cinque minuti.
  Do la parola al professor Cardani, con riserva per me e per i colleghi di rivolgere a lui, al termine del suo intervento, e agli altri componenti dell'Autorità domande e richieste di chiarimento.
  Il senatore Airola ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori.

  ALBERTO AIROLA. Faccio una dichiarazione iniziale sull'ordine dei lavori in merito all'audizione di Agcom.
  Pochi giorni fa, in Assemblea del Senato, ho chiesto le dimissioni del presidente Cardani in seguito all'assunzione del portavoce David Nebiolo, un procedimento che abbiamo giudicato non trasparente, soprattutto gravissimo da parte dell’Authority, che dovrebbe invece controllare la trasparenza e la correttezza delle comunicazioni. Ho sia denunciato in Aula sia presentato un atto di sindacato ispettivo. Non ritengo i miei interlocutori istituzionalmente credibili, visto che in un Paese normale secondo me non dovrebbero sedere a occupare quei posti, non riuscendo a gestire in maniera trasparente neanche l'Agcom.
  Abbandono quindi la seduta.

  PRESIDENTE. Una sorpresa. Prego, presidente.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. Vorrei iniziare, innanzitutto, scusando l'assenza di due colleghi, che mi hanno esplicitamente chiesto di presentare le loro scuse a lei e alla Commissione. Per motivi di ritardo, non hanno potuto mantenere Pag. 4 l'impegno, al quale tenevano molto. Contemporaneamente, vorrei introdurre la presenza del nostro nuovo membro del consiglio, il professor Morcellini, che ha preso il posto, purtroppo, del collega Preto, che è scomparso, come loro sapranno. Quanto alla relazione, ho distribuito il testo, e quindi credo che loro possano seguire. Vorrei anche consegnare la copia di un allegato, che rappresenta un interessante lavoro di ricerca: una dotazione di dati e informazioni che immaginiamo possa essere utile. Naturalmente, manderemo una copia elettronica per riproduzione. Essendo piuttosto voluminoso, non abbiamo potuto portarlo in un numero di copie sufficienti.
  Passerei al contenuto della relazione, nella quale comincio appunto ringraziando per l'invito. Per noi, è sempre importante confrontare il nostro pensiero con tutti coloro che ci vogliono ascoltare. I membri della Commissione, presenti o assenti, sono nostri interlocutori privilegiati. Ringrazio, quindi, dell'invito a nome mio e a nome di tutti i colleghi. Inizierei sottolineando come la consultazione dell'Autorità per noi sia molto importante, in quanto permette di esprimere la nostra posizione su un tema importante e al quale dedichiamo un'attività, di nuovo, importante. La convenzione che sarà annessa al decreto di affidamento del servizio ha un carattere generale e, soprattutto, prospettico. Durerà dieci anni. Contiene princìpi, criteri e condizioni che costituiscono il quadro di riferimento della concessione e su cui si incardina il contratto di servizio quinquennale.
  Nel rispetto delle prerogative attribuite dalla legge al Governo, segnatamente al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero dell'economia e delle finanze, l'Autorità è soggetto investito di una specifica funzione di vigilanza nei confronti della concessionaria pubblica ai sensi dell'articolo 48 del testo unico, dovendo verificare che il servizio pubblico venga prestato ai sensi della normativa nazionale ed europea in materia di servizio pubblico radiofonico e televisivo del contratto di servizio e della relativa regolamentazione attuativa. Inoltre, vale la pena ricordare che la citata legge n. 249 del 1997, all'articolo 1, comma 6, lettera b), n. 10, prevede che l'Autorità proponga al Ministero delle comunicazioni, ora divenuto MISE, lo schema della convenzione annessa alla concessione, verificando poi l'attuazione degli obblighi ivi previsti, mentre la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi esprime parere obbligatorio entro 30 giorni sia sullo schema di convenzione sia sul contratto di servizio. Tale potere di proposta sembra essere mantenuto inalterato anche a seguito dell'entrata in vigore dell'articolo 9 della legge n. 198 del 2016, che ha novato l'articolo 49 del testo unico inserendo il comma 1-quinquies. Una lettura coordinata delle due norme porta a ritenere che la nuova disposizione abbia soltanto ridisegnato l'iter che conduce all'approvazione della convenzione annessa alla concessione per il servizio pubblico radiotelevisivo, non andando invero a intaccare il parere di proposta dell'Autorità. È proprio nell'esercizio di tale potere di proposta che l'Autorità ha inviato al ministero, lo scorso 23 febbraio, un documento con il quale ha formulato osservazioni e proposte in vista della predisposizione del testo definitivo della convenzione annessa al decreto di concessione. Riteniamo che le premesse del testo della convenzione, in un'ottica di puntuale ricostruzione della cornice legislativa di riferimento e di corretta attribuzione degli ambiti di rispettiva competenza istituzionale, debbano recare espressa menzione sia dei poteri di proposta di quest'Autorità, ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera b), n. 10, della legge 249 del 1997, sia del documento da essa prodotto nell'esercizio delle attribuzioni conferitele dal legislatore.
  Esaminato lo schema di convenzione approvato lo scorso venerdì 10 marzo dal Consiglio dei ministri su proposta del competente ministero, l'Autorità intende svolgere le seguenti considerazioni, richiamando l'attenzione su alcuni aspetti principali.
  Appare prioritario che la convenzione definisca il mandato della concessionaria pubblica individuandone la missione e, di Pag. 5conseguenza, il perimetro del servizio pubblico, avente finalità di interesse generale e obiettivi pubblici chiaramente definiti, come rappresentatività, coesione sociale, democrazia, pluralismo, qualità dei prodotti editoriali e culturali, innovazione tecnologica e dei servizi di comunicazione e informazione. La Rai deve svolgere un ruolo fondamentale di traino per l'intero sistema audiovisivo operando secondo cinque linee direttrici: la tutela dei diritti fondamentali e dei diritti civili; la qualità distintiva dell'offerta e un marcato orientamento all'innovazione linguistica ed espressiva e a funzioni educativo-formative come prerogativa di tutta la programmazione lineare e non lineare; il sostegno diretto e consistente allo sviluppo della produzione audiovisiva; la valorizzazione del patrimonio audiovisivo pubblico; l'orientamento all'innovazione tecnica nel settore radiotelevisivo. La convenzione annessa all'atto di concessione deve garantire l'indipendenza del servizio pubblico nello svolgimento dei suoi compiti e nell'adempimento della sua missione di servizio pubblico. In questo passaggio storico, momento di revisione di un atto di concessione ultraventennale, in un contesto competitivo e di mercato radicalmente mutato, la definizione della missione di servizio pubblico deve considerare la valorizzazione dell'offerta della concessionaria pubblica affermandone prioritariamente il carattere distintivo e di servizio universale rispetto al panorama esistente. In quest'ottica, esprimo il mio apprezzamento per i ripetuti riferimenti ai princìpi di completezza, obiettività, imparzialità e indipendenza dell'informazione e, più in generale, di tutta l'offerta del servizio pubblico, nonché per il richiamo al rispetto dei princìpi di pari opportunità e di tutela della persona contenuti nell'articolo 1 dello schema di convenzione.
  Al riguardo, sarebbe tuttavia auspicabile inserire già nella definizione della missione il vincolo a riservare specifica attenzione verso particolari categorie di utenti, ad esempio minori, minoranze etnico-linguistiche o religiose, disabili sensoriali, in luogo del generico riferimento al rispetto della dignità della persona, peraltro già contenuto nel testo unico. Al tempo stesso, andrebbe richiamato il concetto di universalità non solo in senso passivo, come per esempio raggiungere tutta la popolazione italiana, ma anche attivo, contenuti che rappresentino i diversi interessi e punti di vista della popolazione e dell'immagine dell'Italia all'estero e servizi che consentano la partecipazione e il dialogo con gli utenti.
  Per quel che concerne la parte dello schema di convenzione dedicata al tema delle infrastrutture e degli impianti, merita sicuro apprezzamento il puntuale dettato dell'articolo 4, come anche la previsione recata dall'articolo 3, comma 1, lettera a), della ricezione gratuita del segnale da parte del 100 per cento della popolazione, universalità della diffusione. A quest'ultimo riguardo, si osserva tuttavia che, al netto della necessità di garantire la ricezione gratuita di tutta la programmazione radiofonica e televisiva attraverso la rete digitale terrestre e l'efficiente uso dello spettro radioelettrico e in un'ottica di neutralità tecnologica, va garantita altresì la ricezione universale e gratuita attraverso altre piattaforme, IP e satellite, anche prevedendo un generico obbligo di ritrasmissione del servizio pubblico su tutte le piattaforme.
  La concessione dovrebbe, infine, avere quale obiettivo quello della valorizzazione dei propri contenuti attraverso la distribuzione e commercializzazione indifferenziata e/o differita dei propri prodotti e contenuti anche sul mercato internazionale.
  In relazione alla gestione e sviluppo delle reti, appare auspicabile che la convenzione contenga previsioni riferite all'uso efficace ed efficiente dello spettro radioelettrico, prevedendo in particolare, al fine di assicurare la diffusione del servizio pubblico radiotelevisivo sul territorio nazionale e regionale, l'assegnazione alla concessionaria e l'obbligo di un uso efficiente di risorse spettrali adeguate nell'ambito della revisione del piano nazionale delle frequenze in seguito alla liberazione della banda di 700 megahertz, fatta salva la possibilità, laddove più efficiente, di acquisire capacità trasmissiva da soggetti terzi e Pag. 6senza ledere gli interessi della società di servizio pubblico.
  Quanto agli obblighi, si accoglie con favore l'attenzione riservata dallo schema di convenzione al sostegno dell'industria nazionale dell'audiovisivo, consentendo così alla concessionaria pubblica di assumere un ruolo centrale e di essere punto di riferimento per l'industria creativa audiovisiva e digitale, dando impulso alla produzione e alla distribuzione di prodotti nazionali ed europei.
  Sarebbe invece opportuna, rappresentando a questo fine la convenzione la sede più adeguata, una più chiara individuazione degli obblighi in tema di pluralismo politico istituzionale e pluralismo sociale allo scopo di differenziare, anche sotto tale specifico profilo, la missione di servizio pubblico della concessionaria.
  Sarebbe altresì auspicabile una più forte indicazione in direzione della valorizzazione del mezzo radiofonico, dell'accessibilità delle teche e dello sviluppo e uso degli archivi, dell'impegno a favore dell'informazione di servizio di pubblica utilità e di emergenza.
  Per quel che concerne il tema della pubblicità, si fa osservare che i princìpi di leale concorrenza, trasparenza e non discriminazione, cui fa riferimento l'articolo 9, comma 2, hanno carattere generico e non consentono di rispondere all'obiettivo, tra l'altro previsto dalle norme europee in materia di aiuti di Stato al servizio pubblico radiotelevisivo, di vigilare sull'assenza di sussidi incrociati tra attività finanziate dal canone e attività commerciali e, in generale, di verificare possibili azioni restrittive della concorrenza sui mercati in concorrenza. A tal fine, si ravvisa l'esigenza di dettagliare opportunamente le previsioni contenute negli articoli 11 e 14, stabilendo che all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in qualità di soggetto investito delle funzioni di controllo, vengano fornite tutte le informazioni e gli elementi necessari ad accertare la corretta imputazione di costi e ricavi alle attività di servizio pubblico rispetto a quelle commerciali. Pertanto, non rileva il richiamo generico ai princìpi generali di lealtà e non discriminazione, quanto piuttosto la determinazione di obblighi di trasparenza, quali i conti interni corrispondenti alle diverse attività, ovvero le attività di servizio pubblico e le attività non di servizio pubblico dovrebbero essere separati, devono essere separati. I costi e le entrate devono essere correttamente imputati o attribuiti in base a princìpi contabili applicati con coerenza e obiettivamente giustificati. I princìpi contabili secondo i quali vengono tenuti i conti separati devono essere chiaramente definiti.
  Sempre in tema di pubblicità, il mero rinvio operato dalla medesima disposizione agli articoli 37 e 38 del testo unico risulta di non agevole lettura, ove letto in relazione alla previsione recata dal comma 2 dell'articolo 13, che, seppur con riferimento al tema del finanziamento, si sofferma sul rispetto delle norme in materia di affollamenti pubblicitari con un inciso sulla distribuzione tra i canali trasmissivi dei messaggi pubblicitari.
  Più in generale, si condivide la previsione esplicita del divieto di inserimento di pubblicità nei canali tematici per bambini, ma si osserva altresì che la presenza di inserzioni pubblicitarie in tutti i canali e servizi, generalisti e specializzati, televisivi e internet, e in tutte le fasce orarie, ha determinato un progressivo e marcato orientamento dell'offerta dell'operatore di servizio pubblico italiano alle dinamiche commerciali. Le eventuali nuove entrate derivanti dalla raccolta del canone dovrebbero, perciò, indurre una riduzione della dipendenza del servizio pubblico dal mercato pubblicitario, con ciò diminuendo i rischi di assecondare istanze del pubblico non rispondenti al valore e alla missione pubblica del servizio in concessione. Più in generale, pur condividendo la previsione esplicita del divieto di inserimento di pubblicità nei canali tematici per bambini, sembrerebbe coerente prevedere che gli spazi pubblicitari siano rigorosamente contingentati e trasparenti rispetto alla natura del servizio offerto, eventualmente anche prevedendo limiti più vincolanti. In particolare, si potrebbe ipotizzare di eliminare la pubblicità tabellare sui canali tematici prioritariamente Pag. 7 o esclusivamente finanziati dal canone, o comunque prevedere specifiche regole o divieti di inserimento e raccolta della pubblicità maggiormente stringenti limitatamente a tipologie di programmi e contenuti di servizio pubblico, come le news o programmi educativi. La previsione di tali vincoli è condizionata, innanzitutto, dalla trasparenza e certezza del valore del canone e dal gettito prodotto rispetto al perimetro del servizio pubblico universale.
  La trattazione di questo specifico aspetto conduce a quello che si configura come uno dei temi prioritari toccati dallo schema di convenzione, ovvero il finanziamento del servizio pubblico, un tema centrale e nevralgico non solo per la vita e l'esistenza del servizio pubblico stesso, ma anche per gli equilibri e gli assetti del mercato nel quale il servizio pubblico opera e sui quali la questione del finanziamento della concessionaria riveste un ruolo centrale. Il nuovo regime di riscossione del canone, di cui alla legge 208 del 2015, comma 153 e seguenti, il cosiddetto «canone in bolletta», introduce un sistema di finanziamento potenzialmente in grado di accrescere le risorse a disposizione della concessionaria, ancorché la contestuale riduzione del suo importo unitario da 113,50 a 90 euro e la previsione di utilizzarne una quota per altre finalità potrebbero avere un effetto in controtendenza rispetto all'obiettivo perseguito dalla novella legislativa. Fermo restando pertanto la necessità di un'attenta valutazione e ponderazione degli esiti del processo di riforma in atto, le risorse economiche di cui la concessionaria beneficia devono essere utilizzate per avvicinare i cittadini al servizio pubblico, rafforzare il carattere distintivo della sua programmazione, garantire una maggiore qualità del prodotto e un più elevato tasso di innovazione del servizio offerto. Le possibili entrate addizionali derivanti dalla raccolta del canone potrebbero disincentivare la raccolta di risorse dal mercato pubblicitario, con ciò avvicinando le esigenze del pubblico contribuente con il valore e la missione pubblica del servizio in concessione. Le risorse pubbliche dovranno, ovviamente, essere proporzionate agli obiettivi di servizio assegnati e, al tempo stesso, stabili e prevedibili su un arco temporale ragionevolmente lungo.
  A tal proposito, la previsione di un finanziamento su base quinquennale sul modello della recente proposta di nuova concessione per la BBC sembra assecondare in maniera efficace la duplice esigenza, da un lato, di assicurare flessibilità della finanza e fiscalità pubblica; dall'altro, di assicurare la possibilità per l'azienda di programmare al meglio le proprie attività. Una previsione dell'ammontare del canone su base quinquennale sarebbe, peraltro, allineata con la durata dei prossimi contratti di servizio. Rispetto a quest'impostazione, si richiamano due elementi critici contenuti nell'articolo 13 dello schema di convenzione: da un lato, l'incertezza derivante dal riferimento a una quota dell'ammontare complessivo derivante dai canoni di legge a copertura del servizio pubblico affidato; dall'altro, la previsione di una determinazione annuale dell'ammontare del canone. La previsione di un finanziamento attraverso risorse pubbliche, quindi il canone, rende necessario che le attività di servizio pubblico siano nettamente distinguibili e identificabili come tali, onde assicurare il massimo grado di trasparenza circa l'uso e la destinazione delle risorse pubbliche.
  In tal senso, il perimetro del servizio pubblico va riconsiderato e dettagliato, anche allo scopo di rendere efficace il modello di separazione e corretta e trasparente la gestione delle risorse derivanti dal canone.
  Il concorso del finanziamento da mercato può in una certa misura essere giustificato e coerente con la natura pubblica dell'attività svolta. In particolare, ciò si giustifica in un'ottica di contenimento del costo del servizio per la collettività. Tuttavia, in coerenza con i princìpi delineati, occorre che tali risorse, per la loro entità e per il modo in cui vengono generate, non assumano consistenza tale da alterare la funzione stessa dell'emittente e, in definitiva, la sua natura.
  L'articolo 14 dello schema di convenzione è dedicato alla contabilità separata, tema strettamente intrecciato a quelli del Pag. 8perimetro del servizio pubblico e delle fonti di ricavo della concessionaria. L'articolo 14 si limita invero a un mero richiamo alle norme esistenti, cui Agcom ha dato piena applicazione fino al 2005, dapprima con la delibera 102 del 2005, che ha dettato le linee guida per la separazione contabile, poi con la delibera 186 del 2005, che ha approvato lo schema di contabilità separata allo scopo predisposto dalla concessionaria. L'articolo 2 della delibera 102 ha previsto, in particolare, che l'attività aziendale sia articolata in tre distinti aggregati contabili: l'aggregato di servizio pubblico, relativo alle voci di costo e di ricavo delle attività di produzione e di programmazione riconducibili al servizio pubblico; l'aggregato commerciale, relativo alle voci di costo e di ricavo delle attività di produzione, programmazione e vendita riconducibili all'attività commerciale; l'aggregato di servizi tecnici, relativo alle voci di costo e ricavo delle attività strumentali di trasmissione e di supporto per le funzioni di produzione, programmazione, conservazione e messa in onda dei programmi.
  La verifica della contabilità separata della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo è stata un'attività che Agcom ha inteso svolgere con puntualità e rigore. Siamo stati noi, ad esempio, a stabilire che il rispetto di obblighi di trasparenza e di interesse generale richiedessero che le relazioni della società di revisione fossero rese pubbliche mediante pubblicazione sul sito della Rai e che le stesse fossero altresì trasmesse alla Corte dei conti. Tuttavia, nonostante gli sforzi profusi, si può senz'altro affermare, sulla base dell'esperienza maturata in questi anni, che il modello di separazione contabile all'epoca concepito non ha pienamente corrisposto a princìpi di efficacia ed economicità dell'azione amministrativa, per di più in presenza di scarsi poteri reali di indirizzo, correzione e sanzione in capo a quest'Autorità. Ciò anche in ragione di due precise circostanze. In primo luogo, l'attuale formulazione delle norme ha lasciato di fatto ampia discrezionalità alla concessionaria nella determinazione del perimetro degli aggregati, in particolare dell'aggregato A, servizio pubblico, e B, commerciale. In secondo luogo, il rapporto di presupposizione postulato dall'articolo 47 del TUSMAR, tra la contabilità separata e l'entità del canone stabilito annualmente dal ministero, non ha mai trovato concreta applicazione. In altri termini, non risulta che il canone sia mai stato adeguato sulla base dei risultati della contabilità separata. Alla luce dell'oggettiva inadeguatezza del modello vigente, appare tanto più utile ricordare che la stessa Commissione europea, relativamente all'applicazione delle norme sugli aiuti di Stato al servizio pubblico di emittenza radiotelevisiva – direttiva n. 257 del 2001 e comunicazione del 2009 – per quanto abbia previsto come requisito minimo la separazione contabile, ha tuttavia chiesto agli Stati membri di considerare come forma di pratica migliore la separazione funzionale. Anche in coerenza con tale ultimo mandato, dunque, le criticità evidenziate potrebbero essere superate laddove, previa puntuale definizione della missione di servizio pubblico, la separazione contabile fosse accompagnata dall'introduzione di una separazione funzionale, unitamente alla previsione di più incisivi poteri di vigilanza e sanzione in capo all'Autorità. Ciò consentirebbe di soddisfare più efficacemente le esigenze di trasparenza postulate dall'ordinamento comunitario.
  Voglio infine soffermarmi su altri due aspetti dell'articolato.
  Per quel che concerne il contenuto del contratto di servizio, l'articolo 6 dello schema di convenzione si limita a richiamare il quadro normativo vigente, senza fornire particolari indicazioni di dettaglio sugli ambiti di intervento del contratto. Nella parte introduttiva della relazione sono rinvenibili spunti e indicazioni che ritengo possano essere utili a una ricostruzione più di dettaglio dei contenuti cui dovrà essere ispirato il prossimo contratto di servizio.
  La lettura dell'articolo 12 dello schema suscita forti perplessità nella misura in cui, nel ripartire in maniera generica e confusa le funzioni di vigilanza e controllo sul rispetto degli obblighi gravanti sulla concessionaria tra l'Autorità e il ministero, sembra voler mettere in discussione prerogative Pag. 9 che le norme di rango primario attribuiscono esclusivamente all'autorità di settore. La locuzione utilizzata ripetutamente nel testo «secondo le rispettive competenze» solleva, dunque, seri dubbi interpretativi e andrebbe attenuata e corretta per essere pienamente rispondente alla sovrastante cornice normativa di riferimento.
  Alla medesima obiezione si presta, in tema di finanziamento del servizio pubblico, la disposizione dell'articolo 13, comma 2, del testo della convenzione. La norma, infatti, oltre a non ancorare ad alcun criterio i compiti di vigilanza ivi elencati, si presta ancora una volta a interpretazioni controverse e a possibili sovrapposizioni tra le due istituzioni, cui l'ordinamento attribuisce funzioni e ruolo profondamente diversi.
  Vale qui ricordare, in considerazione dell'attuale formulazione degli articoli 12 e 13 dello schema di convenzione, che l'articolo 48, comma 1, del TUSMAR incontrovertibilmente affida a quest'Autorità il compito di verificare che il servizio pubblico generale radiotelevisivo venga effettivamente prestato ai sensi delle vigenti disposizioni di legge e del contratto di servizio. Ad abundantiam valga anche richiamare il caso recentissimo dal Regno Unito, dove, nel processo che ha portato al rinnovo della concessione alla BBC, sono state confermate e ampliate le competenze e le funzioni di indirizzo, vigilanza e controllo sul servizio pubblico radiotelevisivo all'autorità indipendente di settore, l'OFCOM.
  Questi sono gli aspetti principali che ho ritenuto portare all'attenzione della Commissione. Lascio a eventuali domande o al dibattito nonché all'intervento dei miei colleghi la discussione su elementi specifici e approfonditi.

  FRANCESCO POSTERARO, componente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. Vorrei sottoporre all'attenzione della Commissione l'esigenza di precisare il ruolo che l'Autorità dovrà svolgere nella fase procedurale che porterà all'approvazione del contratto di servizio.
  La legge di riforma, nel novellare l'articolo 45, comma 4, del testo unico, ha previsto che le linee guida sul contenuto degli ulteriori obblighi del servizio pubblico vengano fissate con deliberazione adottata d'intesa dall'Autorità e dal Ministero dello Sviluppo economico prima di ciascun rinnovo quinquennale. Al di là della formula, credo sia fuor di dubbio che l'intenzione del legislatore fosse che l'Autorità deve intervenire insieme col ministero a definire queste linee guida.
  Se invece andiamo a leggere lo schema di convenzione, all'articolo 6, dedicato al contratto di servizio, nel comma 4 si ripete questa formula, ma nel comma 1 si dice che «il Ministero dello sviluppo economico, previa delibera del Consiglio dei ministri, stipula con la società concessionaria un contratto nazionale di servizio», e qui non si parla del ruolo dell'Autorità. Non vorremmo che si dovesse intendere che l'Autorità debba intervenire solo nel prossimo rinnovo, tra cinque anni. Se la Commissione lo ritiene, potrebbe nel suo parere valutare di precisare questo punto affinché venga modificato lo schema, o comunque venga interpretato in questo senso.

  MARIO MORCELLINI, componente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. Ringrazio per essere ancora una volta qui. Mi dispiace che non ci sia il nostro collega, perché in un'audizione ricordo di aver ricevuto domande molto pertinenti. Speriamo di fare qualcosa per risolvere i problemi di trasparenza, che certamente a noi sembrano risolti già con la nostra presenza qui.
  Ho chiesto di intervenire solo perché mi pare che siamo di fronte a un piccolo ma significativo processo di cambiamento nella redazione di tipi di testi come questi, che hanno una loro di torcia, e – non nascondo – un'autoreferenzialità. Sono poche le note. La prima è di piena adesione, intanto, al quadro anche problematico che il presidente Cardani ha voluto premettere a questa discussione. Mi interessa segnalare due o tre aspetti. Il primo è l'innovazione di sistema portata da una riduzione della concessione da 20 a 10 anni. Rispetto al passato, è un vantaggio inestimabile. Quelle durate consentivano sempre proroghe sine die che non consentivano all'indirizzo politico di intervenire con dovizia e puntualità Pag. 10 sui cambiamenti della comunicazione, che corrono molto più veloci della dimensione di venti anni. Già noi pensiamo che dieci siano una dimensione quasi inimmaginabile. Come saranno le tecnologie tra dieci anni inciderà certamente sull'interpretazione del concetto di servizio pubblico.
  L'aver poi scandito in due periodi di cinque anni ci sembra ancora più realistico, perché consente di fare un carotaggio, un monitoraggio e un'analisi di impatto, che è stata fatta troppo poco in questi anni, di come la Rai assevera, rispetta in profondità e modernamente i suoi compiti di servizio, senza dimenticare che la dimensione decennale significa che non c'è nessuna possibilità che ci sia una sola governance politica che detta l'indirizzo e fa la manutenzione. È probabile, infatti, che in dieci anni cambiamenti di sistema siano più statisticamente apprezzabili.
  Ci sono molte parole nuove nello schema di concessione decennale. Non dico che sia un testo completamente nuovo – non siamo di fronte a rivoluzioni o a neolingue – ma mi sembra che la spinta all'innovazione, a una più chiara definizione di che cosa si debba intendere per perimetro di servizio pubblico, ci renda più sereni a osservare, ovviamente con rinnovata attenzione, come la Rai osserverà queste novità e le farà diventare, speriamo, palinsesti, programmi, innovazione e chiara definizione della separazione funzionale tra parte di programmazione legata al canone e parte alla pubblicità. Già questa – credetemi – rispetto al dibattito che gli studiosi da anni facevano, è un salto in avanti impressionante. Non vediamo l'ora di vederne i risultati. Aggiungo che c'è un problema per tutti, certamente non politico, ma culturale e di sistema Paese, che è l'incredibile danno dato al Paese e al servizio pubblico dalla fuga dei giovani dalla televisione, su cui non mi pare che ci sia una sufficiente attenzione da parte del servizio pubblico. C'è qualcosa di più nel resto dell'offerta.
  Noi pensiamo che, quando rinnoviamo il contratto di servizio pubblico con parole che, ovviamente, hanno un po’ di significati che vengono dal passato, quindi autoreferenzialità, e anche un bel po’ di innovazione, la prima cosa da dire è che non ci sono i giovani, che i giovani sono scappati, sono fuggiti, e non è successo in tutti i Paesi moderni, in tutti i Paesi europei a uguale sviluppo delle tecnologie, o almeno non è successo nella stessa misura. Significa che questo è un giudizio implicitamente non entusiasmante per la capacità di broadcasting del servizio pubblico del passato. E non si può chiamare fino in fondo servizio pubblico un sistema in cui i giovani sono scappati, anche se sappiamo che queste formule sono giornalistiche, ma dato il tempo che abbiamo sarebbe un guaio per voi se cominciassi a dimostrare con dati e slide quest'elemento. Noi, comunque, non ci rassegniamo al fatto che la televisione sia tenuta in piedi dall'invecchiamento della popolazione. Anche questo è un elemento che mettiamo a carico di questo schema di concessione decennale, sostenendone gli aspetti di innovazione, ovviamente pronti a correggere, con la comune leale collaborazione con la Commissione e adempiendo ai nostri compiti, eventuali errori e omissioni che in questa vicenda ci fossero sfuggiti, per riparare rapidamente a eventuali negligenze. A me sembra, però, che siamo di fronte a un discreto processo di cambiamento.

  MAURIZIO ROSSI. Ringrazio il presidente Cardani e l'Autorità. Mi complimento per la relazione. Comprendo che certi concetti debbano essere espressi in modo «morbido». Cerco di mettere dentro un po’ di altri dati. Vi ho fatto avere le domande che volevo porre. Vi chiedo scusa se ve le ho fatte avere un po’ tardi, ma stiamo a rincorrerci tutti continuamente con i tempi.
  Innanzitutto, partiamo da un presupposto: ricordiamoci che questa convenzione vale circa 20 miliardi di euro, una finanziaria. Devono ricordarlo i cittadini, dobbiamo ricordarlo noi. Tutti noi, che lavoriamo su questa convenzione, dobbiamo ricordare che stiamo per autorizzare lo Stato a firmare un contratto di circa 20 miliardi, 18 o 19, secondo quello che sarà il gettito del canone, a fronte dei quali Pag. 11devono essere dati dei servizi, che secondo me non sono definiti.
  Visto che anche voi parlate di rinnovo, mi permetto di osservare che ci sono fortissimi dubbi, innanzitutto, sulla legittimità della proroga di un servizio pubblico. Voglio ricordare che è l'unico caso nella storia europea in cui si sia prorogata una concessione di servizio pubblico radiotelevisivo. Non è mai successo nella storia dell'Europa. Aggiungo che secondo me non si deve parlare di rinnovo, ma di nuova concessione. Avete scritto «rinnovo» e tutte le volte che vedo questo termine mi permetto di osservarlo.
  Ci sono alcuni punti su cui vorrei avere un vostro parere. Ho preparato domande precise, richiedendovi cortesemente, se non riuscirete a rispondere a tutte, visto che mi sento in carico, come il mio collega Peluffo, nella veste di relatore, se potete nei prossimi giorni farmi avere su ognuna di queste domande una precisa risposta. Vorrei essere preciso nel portarla nella relazione che dovremo presentare.
  La convenzione in esame prevede l'unicità del servizio pubblico affidato alla Rai Spa, ma non sono chiarite in nessuna legge le motivazioni per cui Rai sarebbe l'unico soggetto in grado di assolvere a tale compito. Le chiedo, quindi, cortesemente di spiegare a questa Commissione per quale ragione, secondo lei, la Rai è considerata l'unico fornitore di contenuti idoneo a gestire il servizio pubblico radiotelevisivo. In nessun passaggio di legge, tantomeno nella convenzione, viene spiegato quali siano le motivazioni che rendono Rai l'unico soggetto in grado di svolgere il servizio pubblico e, a livello di norme europee – questo è assolutamente conclamato – è chiaramente esplicitato che l'unicità deve essere ampiamente motivata. Non è vietato dare a un soggetto la concessione del servizio pubblico senza passare da gara, ma nella legge deve essere spiegato perché viene considerato che quel soggetto è l'unico in grado di fornire il servizio pubblico.
  Premesso che il canone che i cittadini pagano rappresenta un aiuto di Stato, legittimato dal fatto che serve allo svolgimento del servizio pubblico, le chiedo se ritiene conforme ai princìpi e alle regole dell'Unione europea in materia, che anche voi citate, che la valutazione della natura o meno di servizio pubblico e delle trasmissioni offerte dalla Rai venga decisa da parte di uffici e organismi interni alla stessa Rai e non da un soggetto esterno e indipendente. A oggi, l'inserimento nella sezione di bilancio apposita viene concordato tra l'ufficio marketing e la programmazione di Rai: film, telefilm, intrattenimento, di tutto e di più. Voi controllate i singoli contenuti o solo la correttezza della separazione contabile? Avete guardato l'elenco dei programmi inseriti nel servizio pubblico in questi anni? Secondo voi, qualsiasi tipologia di programmi è considerabile servizio pubblico? Non ritenete sarebbe stato necessario, dopo la confusione di questi vent'anni – guardiamo indietro per guardare che cosa è stato fatto male per farlo bene nei prossimi dieci anni – chiarire in modo inequivocabile nella convenzione le tipologie di programmi considerabili di servizio pubblico, e pertanto pagati con il denaro dei cittadini?
  Lo schema di convenzione pervenuto a questa Commissione di vigilanza è privo dell'individuazione dei diritti e degli obblighi del concedente e del concessionario. Esso è rinviato a un futuro contratto di servizio nella stragrande maggioranza dei casi, tanto che ieri il Sottosegretario Giacomelli, di fatto dandomi ragione, proprio qui in audizione ha dichiarato quanto segue: «Ora è necessario che i concetti passino dal livello di documento politico – i concetti, cioè la convenzione – a un testo che li trasformi in precisi obblighi per la concessionaria», dichiarando che non ci sono scritti gli obblighi. Questo sarebbe il contratto di servizio. Pertanto, lo stesso sottosegretario ci ha detto che la convenzione di cui stiamo dibattendo non contempla alcun obbligo per il concessionario. Alla luce di quanto detto, lei ritiene giuridicamente legittimo e lecito affidare la concessione di servizio pubblico senza contestualmente individuare diritti e obblighi del concedente e del concessionario? Se sì, perché? Può spiegarmi le ragioni per le quali ritiene corretto affidare una concessione Pag. 12 rimandando a tempi non definiti gli obblighi derivanti dalla concessione stessa, che consente a Rai di percepire 20 miliardi? Ricordo che il contratto di servizio viene demandato a un teorico sei mesi dopo la concessione, poi 45 giorni, ma se poi viene fatto tra quattro anni? Oggi, abbiamo in carico quello del 2012, quindi di fatto non c'è nessun obbligo e nessuna sanzione se non viene fatto il contratto di servizio.
  Ribadito il fondamento della derogabilità del divieto degli aiuti di Stato, lei ritiene che gli spazi pubblicitari venduti dal concessionario, che già introita circa 2 miliardi l'anno, all'interno delle trasmissioni di servizio pubblico siano conformi al diritto dell'Unione europea in materia di concorrenza?
  Condivido quanto avete scritto addirittura sulla separazione, che praticamente è una divisione societaria. State dicendo, cioè, che sarebbe opportuno la Rai facesse due società distinte: una di servizio pubblico e una commerciale, se non ho interpretato male.
  In relazione alla pubblicità, mi pare che sia di vostra competenza controllare l'affollamento, che dovrebbe essere al 4 per cento, ma la Rai lo utilizza in un modo molto aperto. Questo 4 per cento è cumulativo. Addirittura, la loro interpretazione – secondo me, invece, a legge vigente non è assolutamente già oggi così – da una parte prende i tre canali generalisti (Rai Uno, Rai Due, Rai Tre) e prende il 4 per cento; dall'altra, tutti i canali tematici, gli altri undici. Risulta che, attualmente, l'affollamento pubblicitario di Rai sia un caso unico in Europa. In tutto il resto d'Europa, gli affollamenti sono canale per canale. Non si può far la somma e poi la divisione. I primi tre canali di Rai devono stare, invece, entro il 4 per cento, ma Rai si è presa la discrezionalità di fare la divisione. Ne deriva che, ad esempio, Rai Uno è sempre sul 6-7 per cento; Rai Tre è spesso sotto il 3 e il 2; per Rai Due diventa il 3. La media dei quattro, quindi, fa 12, e diviso tre fa 4, ma è una discrezionalità non legittima a livello europeo e, secondo me, anche rispetto... ho quasi finito, presidente, ma siamo stati qua fino alle 19.00, ho preparato il documento, una paginetta.

  PRESIDENTE. Abbiamo iniziato alle 19.

  MAURIZIO ROSSI. Nei canali tematici diventa facile, ad esempio, non mettere nulla o quasi per caricare quelli di maggiore audience. È veramente il gioco delle tre tavolette quello che viene fatto, unico in Europa, dove invece il limite è calcolato sui singoli canali. La nuova convenzione per i prossimi dieci anni non mi pare proprio che chiarisca che cosa fare in merito. Le pongo, pertanto, le seguenti domande. Come è stata calcolata sino ad oggi la percentuale di affollamento al 4 per cento? È corretta l'analisi che vi ho illustrato? La pubblicità nel canale dei bambini, alla quale Rai ha rinunciato parlandone anche molto, viene recuperata come percentuale di affollamento negli altri canali tematici? Se un canale come Rai Scuola non inseriva la pubblicità, Rai ha recuperato quel 4 per sugli altri canali tematici? Se sino ad oggi si è operato in tal senso, come ritenete sia giusto operare con la prossima convenzione? Ritenete corretto che all'atto della concessione questi obblighi non siano contestualmente inseriti e chiariti in modo inequivocabile? Ritenete, pertanto, sia corretto un affollamento cumulativo, come nel resto d'Europa, al 4 per cento per singolo canale? Al fine di evitare il vantaggio competitivo derivante dall'aiuto di Stato, che può creare una distorsione del mercato, non ritenete che l'inserimento della pubblicità, tanto più se limitato al 4 per cento per canale, dovrebbe essere unicamente nei programmi commerciali e mai in programmi comprati, prodotti e sostenuti dai soldi del canone?
  Quanto agli introiti derivanti da convenzioni con enti pubblici, ultimo tema, è di vostra competenza controllare tutte le convenzioni stipulate dal concessionario pubblico con enti locali, regionali, ministeri e associazioni? Ritenete corretto che la società concessionaria, che già introita circa 2 miliardi, introiti ulteriori soldi dei cittadini richiedendo contribuzioni a enti pubblici per le più svariate motivazioni, per esempio Pag. 13decidere se produrre un programma o un Capodanno in una città o in una regione, chiedendo magari 5 milioni di euro a quella regione per andare lì piuttosto che altrove, con i soldi che già introita dal denaro pubblico e mettendo magari il programma di Capodanno anche come programma di servizio pubblico, e quindi pagato con i soldi del canone? Ritenete che anche questi aspetti debbano essere chiaramente esposti nella convenzione, e non a posteriori, e che tali punti debbano essere inseriti in modo chiaro e trasparente, appunto contestualmente al rilascio della concessione?

  DALILA NESCI. Vi ringrazio della vostra presenza qui. Ascolterò molto volentieri le risposte che riceverà il collega Rossi, che ha fatto domande pertinenti e interessanti. Vorrei semplicemente dire che condivido la valutazione...

  PRESIDENTE. Scusi, quanto alle risposte, se invierete le risposte a Rossi, le invierete alla segreteria della Commissione, che le girerà a tutti i commissari.

  DALILA NESCI. Dicevo che condivido la valutazione sulla poca efficacia che ha avuto a oggi la contabilità separata. Forse questi elementi, che anche lei suggerisce, alla convenzione potrebbero in futuro magari dare altri tipi di riscontro e di risultati.
  Mi pare anche di aver capito che siete d'accordo sul fatto che all'interno della convenzione dovrebbe essere inserita la norma sul blocco delle risorse quinquennali del canone, sempre se ho compreso bene, norma che tutti auspicavamo, che però non è stata ancora introdotta nel testo.
  Ho poi una domanda sul controllo del rispetto del pluralismo politico. È un tema che dopo il referendum non è stato più toccato con la stessa veemenza di quei tempi, ma non dimentichiamo che questo problema sussiste ancora. Ce lo ricordano ogni giorno i telegiornali della Rai, che ci dimostrano proprio come questo problema sia serissimo, al di là del minutaggio. Mi chiedo a che punto sia il vostro lavoro sull'analisi qualitativa dell'informazione, proprio in ragione delle funzioni che la legge vi affida affinché il servizio pubblico televisivo generale sia effettivamente aderente ai princìpi dell'imparzialità, della lealtà e della correttezza.

  LELLO CIAMPOLILLO. Grazie a voi per essere qui. Comincerei brevemente, al volo, con la dichiarazione di prima del dottor Morcellini, il quale diceva che i giovani hanno abbandonato la televisione. Questo, però, è un caso un po’ italiano, se ho capito bene. È giusto? Diceva questo. È soprattutto italiano. Vorrei ricordare, caro dottor Morcellini, che siamo al settantasettesimo posto per libertà d'informazione. I giovani questo l'hanno capito. La Rai non può far finta di non sapere questa cosa o dire che non c'entra nulla. I giovani l'hanno capito. Voi li sottovalutate un po’ troppo. I giovani italiani hanno capito che il bluff è grande e che la Rai ne fa parte e vi abbandonano, non vi seguono. Quindi, i giovani, non vedono la Rai, come la televisione. Ho precisato la Rai, ma l'Agcom dovrebbe un po’ capire e vedere perché siamo settantasettesimi nel mondo per libertà di informazione e in Europa veniamo considerati in semilibertà di stampa. Non lo dico io, lo dice la classifica internazionale.
  Presidente Cardani, ieri avevamo qui con noi il sottosegretario, dottor Giacomelli. Gli avevo fatto una domanda, ma non ha risposto – l'hanno fermato anche dei giornalisti giù – in merito a una questione Rai, quella di Rai Way, che in questi giorni sta facendo acquisizioni di torri. A suon di milioni di euro le sta comprando dai privati. Addirittura sta acquisendo intere Srl, sta acquisendo i capitali di intere Srl e, quindi, sta rilevando le torri e, a quanto sembra, anche i dipendenti all'interno.

  PRESIDENTE. Si riferisce alle torri di Telenorba?

  LELLO CIAMPOLILLO. Anche, sì. C'è una serie di acquisizioni. Volevo sapere se ha qualcosa da dire su questo argomento.
  Inoltre, lei ha parlato di capacità trasmissiva e nella sua relazione ha detto Pag. 14«fatta salva la possibilità di acquisire capacità trasmissiva da soggetti terzi». Ebbene, noto che l'articolo 7, dove si parla di capacità trasmissiva, dice che la Rai, in realtà, può, di fatto, se ho capito bene, diventare operatore di rete. Secondo l'articolo 7, «al fine di consentire la diffusione di contenuti dei fornitori in ambito locale e nazionale», la Rai può praticamente diventare operatore di rete. Sui suoi tralicci e, quindi, sulle sue infrastrutture e su suoi impianti di diffusione dovrebbe addirittura fare servizio per conto di terzi. Secondo l'articolo 7, la capacità trasmissiva che verrà assegnata in futuro può essere anche, se ho capito bene, aumentata: già oggi la Rai ha 5-6 MUX di media su una regione. Se deve fare servizio anche per conto terzi... Lei dice, invece, il contrario. Dice che, in realtà, dovrebbe essere addirittura la Rai ad acquisire capacità trasmissiva da parte di terzi. La Rai, in realtà, le frequenze le ha gratis dallo Stato. Secondo quello che lei ha detto, la Rai dovrebbe andare a comprare una capacità di banda da terzi, con un esborso ulteriore, quando invece dovrebbe avere le frequenze gratuitamente.
  Ha parlato poi di valorizzazione del mezzo radiofonico. Nella sua relazione ha detto che «sarebbe altresì auspicabile una più forte indicazione in direzione della valorizzazione del mezzo radiofonico». Su questo, in linea di principio, siamo d'accordo, ma c'è un problema: il futuro del mezzo radiofonico – lei lo sa meglio di me; ne abbiamo parlato anche ieri con il dottor Giacomelli – si chiama DAB. Mi faccia finire.

  PRESIDENTE. Professor Cardani, usi il microfono, in ogni caso, per parlare. Il senatore Ciampolillo, da quello che ho ascoltato, si riferiva all'audizione di ieri del Sottosegretario Giacomelli.

  LELLO CIAMPOLILLO. Abbiamo parlato di DAB. Il futuro...

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. Mi scuso per essere intervenuto in maniera impropria, ma sono stupito dal tono del senatore Ciampolillo, che sembra ascrivere all'Agcom amicizie, contatti e corresponsabilità con mille fenomeni.

  LELLO CIAMPOLILLO. No, assolutamente. Stiamo parlando di Agcom, l'Autorità garante delle comunicazioni.
  Finisco l'ultimo punto. Lei ha parlato di valorizzazione del mezzo radiofonico. Il futuro del mezzo radiofonico si chiama, come lei ben sa, DAB, ossia digitale terrestre radiofonico. Questo è il futuro. Se ne parla e si fanno convegni sul futuro della radiofonia digitale, che servirebbe soprattutto a Rai, perché, come lei ben sa, oggi abbiamo una Rai Parlamento che non può funzionare perché non può acquisire altri impianti e c'è una direttiva dell'Agcom che si chiama 664/09. Sono andato a verificare questa direttiva. Praticamente, che cosa è accaduto? Oggi nelle regioni dove non sono state assegnate le frequenze il digitale radiofonico è fermo dal 2009, dalla delibera Agcom 664/09/CONS. Con questa delibera avete bloccato la sperimentazione sul digitale. Nel 2009 chi aveva chiesto sperimentazione sul digitale radiofonico e, quindi, sul DAB ha mantenuto... Avete bloccato qualsiasi altro tipo di sperimentazione e l'avete lasciata soltanto a chi l'aveva già chiesta nel 2009. Che fine fanno la libertà di pensiero, la libertà d'informazione, la libertà di impresa? Con questa delibera avete bloccato i MUX. Oggi un soggetto nuovo – o meglio, anche gli esistenti, sia nazionali, sia locali – che voglia richiedere una sperimentazione sul digitale radiofonico, che è il futuro della radio – è una delibera vostra, presidente – praticamente non può farlo. Che vuol dire? Oggi avete dato soltanto ad alcuni soggetti, cioè quelli nazionali, i soliti noti, la possibilità di esistere sul DAB. Oggi la sperimentazione non si può fare. Sono andato a vedere uno dei MUX che avete autorizzato. Sono andato a controllare il contenuto di questi MUX. Oggi non se ne possono attivare di nuovi. All'interno di questi MUX ci sono Rtl 102.5, che è il gruppo di Rtl, un altro canale che si chiama Rtl 102.5 Best, che è sempre Rtl, Rtl 102.5 Groove, che è sempre Rtl, Rtl 102.5 Italian style, che è sempre Rtl, Rtl Pag. 15102.5 Lounge, che è sempre Rtl, Rtl 102.5 Rock, che è sempre Rtl, Rtl 102.5 Guardia costiera, un altro canale che è sempre Rtl, Rtl Viaradio digital, che è sempre Rtl. Poi ci sono una radio straniera e altre due radio nazionali. Presidente, oggi c'è questa delibera, la 664/09/CONS. Questa è una vergogna. Nel 2009 avete bloccato di fatto il futuro del sistema radiofonico italiano, Rai compresa. Quindi, presidente, le chiedo di cancellare... Voi avete la possibilità di cancellare in autotutela questa delibera. Se non verrà cancellata, le preannuncio che questa storia finirà in procura.

  PRESIDENTE. Mi scusi, presidente Cardani, c'è l'intervento del collega Ciampolillo. Ci sarà poi tutto il tempo che vuole per rispondere a ogni cosa se non è d'accordo, se non va bene. Funziona così, in modo che tutto rimanga agli atti e sia trasparente.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. Posso lasciare agli atti che mi sembra di essere – io personalmente, temo, e non l'Autorità e fra l'altro forse è una situazione migliore quella in cui io mi debbo difendere e non l'Autorità, che non ha nulla da rimproverarsi – diventato l'obiettivo di un particolare gruppo politico. Non posso dimenticare che è appena uscito un signore che mi ha dato in Senato, un luogo che pensavo fosse frequentato da personaggi del calibro di Cicerone, una definizione di «essere spregevole» e che ha continuato con una serie di errori e di imprecisioni che, in un periodo di fake news, contro le quali tutti ci battiamo...

  PRESIDENTE. Nel merito potrà rispondere tranquillamente anche dopo, senza alcun problema.
  Continuiamo. Collega Peluffo, prego.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Questa è la seconda audizione che svolgiamo, peraltro con un'indicazione anche nella convocazione molto precisa. Si tratta di audizioni in riferimento al parere che siamo tenuti a esprimere sullo schema di convenzione che ci è stato trasmesso dal Governo. Questa è la seconda audizione che inizia con interventi sull'ordine dei lavori che producono un dibattito su altro. Questa sera abbiamo avuto il collega Airola, il quale ha fatto riferimento a sue dichiarazioni avverse al Presidente Cardani, che nulla c'entrano con l'audizione di questa sera. Peraltro, non sono intervenuto prima sull'ordine dei lavori. Mi permetta adesso di dire, presidente, che, per quanto ci riguarda, confermiamo tutta la stima nei confronti del collegio e del presidente dell'Autorità e nel lavoro che essa svolge nella sua indipendenza.
  Ieri abbiamo avuto una discussione sull'ordine dei lavori su una proposta del presidente Gasparri, il quale chiedeva che questa Commissione discutesse di prorogare ulteriormente l'attuale concessione. Non è competenza di questa Commissione. Peraltro, Gasparri è vicepresidente del Senato e sa che, se ritiene di condurre questa battaglia, lo può fare legittimamente nell'Aula del Senato, proponendo una norma primaria che proroghi ulteriormente. Ho visto che è stato il senatore Rossi a fare riferimento alle proroghe, dicendo che, secondo lui, era sbagliato anche il fatto che si siano fatte precedentemente. Forse sono questioni interna corporis alle opposizioni e alle minoranze. Si tratta di una discussione ulteriore. Io, invece, faccio riferimento, nel mio intervento, al merito. Mi scuso con il presidente Cardani se non farò una requisitoria. Non ho da sottoporle un interrogatorio con una sfilza di domande. Peraltro, gliene sono già state sottoposte molte. Risponderà adesso o per iscritto. Avremo l'opportunità di guardare le risposte.
  Volevo riprendere tre questioni che sono nella comunicazione del presidente Cardani. Credo che anche la documentazione cui si è fatto riferimento verta intorno a queste e ad altre questioni, ragion per cui sarà interessante approfondirle. Riprendo tre questioni che, in realtà, sono state sollevate parzialmente anche nell'audizione di ieri. Credo che sia di interesse di questa Commissione iniziare a metterle a fuoco.
  Una riguarda l'indipendenza del servizio pubblico, legata alla certezza delle risorse, Pag. 16 tema che questa Commissione ha affrontato più volte anche su sollecitazione di organi europei come l'EBU. In riferimento a questo mi sembra che questa sera siano stati sollevati alcuni elementi di criticità che riguardano l'articolo 13, comma 2, tra cui una questione sollevata adesso anche dalla collega Nesci in riferimento alla indicazione del canone diverso dall'annuale. Nel comma 2 c'è un riferimento a una verifica fatta su base annuale, di concerto tra Autorità e ministeri, in merito al raggiungimento degli obiettivi indicati dal contratto di servizio. Nella relazione c'è invece un auspicio, un riferimento a un arco temporale diverso per quanto riguarda il canone, ossia su base quinquennale.
  C'è poi una seconda questione sollevata con grande precisione. Credo che sarà necessariamente oggetto di ulteriore riflessione. Si tratta del riferimento agli articoli 12 e 13 sulle competenze dell'Autorità. Credo che sia una questione da mettere a fuoco, perché è una delle risultanze di questa prima parte dell'audizione.
  Poi c'è una questione sull'articolo 14 sulla contabilità separata. È stato introdotto dalla relazione l'elemento della separazione funzionale, che è di grande significato e di grande respiro dal punto di vista dell'assetto complessivo dell'azienda. Questo forse mi ricorda di più una discussione che abbiamo fatto su una legge, quella della riforma della governance, che è diventata tale e ha avuto elementi di dibattito intorno a questo aspetto. Non sono sicuro che possa rientrare nel parere, ma credo che, giustamente, sia stata richiamata in termini di come la contabilità separata possa essere condotta fino in fondo nella sua portata complessiva.
  Presidente, ritengo che l'audizione di questa sera abbia sollevato questioni di grande rilievo. La documentazione allegata sarà uno strumento di grande utilità non solo per il lavoro dei relatori, ma anche per il complesso delle audizioni, per il respiro cui ha fatto riferimento il presidente.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo alle risposte, così possono essere anche chiarite alcune cose.
  Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. Grazie, presidente. La premessa è che le questioni sollevate sono moltissime, molto ampie e alcune molto dettagliate. Quindi, non sono convinto di poter fornire una risposta esauriente in questo momento. Risponderemo sicuramente e cercheremo di farlo nel tempo più limitato possibile per mettere a disposizione della Commissione la nostra opinione e permettere alla Commissione di utilizzarla nelle sue decisioni.
  Sui primi punti che il senatore Rossi ci aveva preannunciato, ancorché un filo tardi, abbiamo qualche elemento. Se non le dispiace, il professor Morcellini potrà fornire una risposta, sempre promettendo, però, una trattazione più completa per iscritto a brevissima scadenza.

  MARIO MORCELLINI, componente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. Sulla prima questione, legata all'unicità della Rai, o meglio a quella che si chiama la clausola di esclusiva, devo ricordare che la scelta è di esclusiva competenza del Governo e, quindi, esula dai compiti dell'Autorità.
  Ciò detto, il tema è sicuramente interessante anche per i risvolti di analisi internazionale, ma, posto alla vigilia del rinnovo della concessione, il ragionamento è un po’ fuori tempo. Questo tema andrebbe trattato in un'audizione in cui si possa parlare distesamente di queste questioni, non con l'urgenza di un adempimento. Ripeto, comunque, che l'interfaccia è il Governo. Ci sono stati ripetuti interventi su queste questioni anche in passato, da parte di Catricalà e di Cairo. Recentemente il Ministro Calenda ha pronunciato una frase molto interessante su un ragionamento che va fatto sulla possibilità di riarticolare. Posso dire che nessuno in questo testo, che intanto è decennale e non significa un matrimonio eterno – è la durata media dei matrimoni – può dire di sentirsi affidatario esclusivo e per sempre, come invece succedeva Pag. 17 in passato, di un compito così delicato. Altra cosa, se posso andare verso l'interesse della sua domanda, è affidare pezzi di servizio pubblico a diversi soggetti. Questa soluzione, però, presupporrebbe ben altri approfondimenti in termini di analisi di compatibilità e soprattutto di analisi di impatto e di efficacia. Andrebbe, al limite, preparato adesso un meccanismo che consenta di studiare quali parti possano essere separate per il futuro.
  Le risposte sono tutte più brevi delle domande. Non a caso, infatti, il presidente ha promesso integrazioni scritte.
  La seconda risposta è ancora più rapida e riguarda la domanda su come verifichiamo la correttezza della separazione contabile, una domanda più che pertinente, come le altre. Sul punto – l'ha già anticipato il presidente nella sua relazione – verifichiamo esclusivamente la correttezza della separazione contabile. Come abbiamo chiarito in quel testo, lo strumento si è dimostrato del tutto inefficace e assolutamente da superare, anche in ragione dell'ampia discrezionalità di cui dispone, o meglio disponeva, perché la situazione potrebbe cambiare, la Rai nella definizione dei tre aggregati.
  La terza questione è quella della concessione del servizio pubblico senza individuare diritti e obblighi. L'attuale testo della convenzione reca disposizioni dedicate agli obblighi del concessionario. In particolare, l'articolo 3 a noi sembra abbastanza stringente. In ogni caso, riteniamo che non ci sia alcuna controindicazione rispetto al fatto che si provveda, anche a partire da questa sede, che noi, ovviamente, valutiamo come un elemento di ulteriore avvicinamento agli obiettivi di una chiarezza più intellettuale e più avanzata, a una definizione più puntuale dei diritti e degli obblighi su cui poi saremo chiamati a vigilare. È chiaro che per noi è meglio siano più definiti gli obblighi: in passato non è stato altrettanto garantito, perché la sfumatura degli obblighi rende anche indecidibile, come si usa dire in accademia, l'analisi dei risultati. Invece, in questo modo, si stringe la possibilità dell'analisi di impatto.
  La quarta domanda è quella sull'affollamento pubblicitario, una domanda più impegnativa. Anche su questo nella relazione del presidente Cardani c'erano già molti elementi, ma non è inutile ripetere qualche parola. Non esistono obiezioni di principio rispetto alla possibilità di un finanziamento misto. Anche la Commissione europea si è espressa in questa direzione. L'attenzione della Commissione ha riguardato piuttosto il livello di finanziamento da parte dello Stato per assicurarsi che sia proporzionato alla missione di servizio pubblico. Quanto ai limiti di affollamento pubblicitario, che era il core business della sua domanda, confermiamo che fino a oggi abbiamo calcolato il limite del 4 per cento settimanale cumulativamente sulle tre reti generaliste. Per i canali tematici, come lei sa, c'è una diversa tradizione – non so come altro chiamarla – cioè si procede canale per canale, come succede anche per le emittenti private. Si tratta di un criterio interpretativo molto consolidato nel tempo – non è detto che questo significhi che sia sacrosanto – stante la genericità della norma primaria, che consentiva anche questa interpretazione restrittiva. In ogni caso, non è possibile considerare tale scenario come un caso unico in Europa, in ragione della diversità delle norme nazionali in materia di pubblicità e anche in materia di servizi pubblici. Ci sono un po’ di divergenze rispetto alla domanda. Precisiamo, infine, che il legislatore sarà chiamato a breve – questo punto, quindi, forse si risolve rapidamente – a rivedere la disciplina di settore a seguito della riforma della direttiva europea sui servizi media audiovisivi che stringentemente ci collocano in questa direzione.
  L'ultima questione che poneva ha una risposta lapidaria di una sola riga: si tratta di controlli che esulano dalla nostra competenza istituzionale. Questo non significa che non integreremo con ulteriori elementi la risposta.
  Grazie di aver mandato le domande prima, perché è molto utile per preparare le risposte analitiche.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. Pag. 18 Se posso, intervengo brevemente per sottolineare che risponderemo in maniera più estesa e per iscritto alle domande della signora.
  Noi insistiamo molto sul concetto di blocco del canone perché la Rai possa contare su risorse certe pluriennali e avere davanti a sé un periodo di programmazione. L'incertezza sulla quantità delle risorse disponibili di anno in anno rende difficile quell'attività, che consideriamo essere molto ragionevole in un'impresa delle dimensioni della Rai. Sapere che per N anni avrà un reddito o risorse ammontanti a tanto rende inevitabile un tentativo di programmazione che la Rai deve non solo poter fare, ma deve anche fare. Riteniamo che questo sia importante.
  Per quanto riguarda il senatore Ciampolillo, sul DAB abbiamo una posizione che è sempre stata estremamente favorevole. Il senatore Ciampolillo forse ha dei dubbi, ma, per esempio, per quanto riguarda la delibera che citava, la 664, forse non ha letto la delibera 561, che correggeva alcune imprecisioni ed errori della 664.

  LELLO CIAMPOLILLO. Articolo 19, comma 5.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. Articolo 19, comma 5. Questa è un'affermazione apodittica, che lascio a lei. Le risponderò per iscritto, al comma 5 e a tutti gli altri commi. In ogni caso, il problema del DAB è costituito dall'indisponibilità delle frequenze. L'indisponibilità delle frequenze non dipende dall'Autorità. L'Autorità assegna le frequenze disponibili e, quando le frequenze sono esaurite, non può far altro che chiedere al ministero uno sforzo, che adesso faremo in maniera più importante, per esempio per quanto riguarda la famosa banda 700, sulla quale, però, senza l'impegno del ministero, l'Autorità poco può fare. Abbiamo recentemente organizzato due convegni, che hanno avuto – devo dire – abbastanza successo, nei quali abbiamo cercato di coalizzare le forze che hanno interesse a sviluppare le trasmissioni in DAB, in quanto, a parte l'aspetto qualitativo che il DAB può fornire nell'ascolto, esso ha anche il vantaggio di stimolare un'attività sia di creazione di nuovi prodotti, sia di costruzione di nuovi apparecchi riceventi che sono, in ogni caso, considerati un vantaggio per l'industria italiana.

  LELLO CIAMPOLILLO. Presidente, se le risorse sono poche, perché avete assegnato praticamente un intero MUX a un soggetto? Non è normale questa cosa, presidente. Liberate il DAB. Grazie.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Non è che, se non c'è Airola, allora Ciampolillo...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Peluffo. Andiamo avanti, così ascoltiamo bene le risposte.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. La prego di credere... Sottoporrò una trattazione scritta, che lei potrà giudicare sufficiente o insufficiente, come preferisce, nella quale cercheremo di dimostrare quali sono stati gli interventi dell'Autorità, che ha a cuore lo sviluppo di ...stia attento, perché poi le fa male la testa, onorevole.

  PRESIDENTE Stiamo sulle risposte. Ciampolillo, anche lei è già intervenuto. Andiamo avanti con le risposte.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. Per quanto riguarda le domande dell'onorevole Peluffo, alla prima, grosso modo, ho fornito una risposta un po’ impressionistica, ma che cerca di cogliere il senso del nostro obiettivo. Noi riteniamo che una grande azienda come la Rai abbia il dovere di programmare, e di programmare in modo pluriennale, cosa che può fare solo se ha delle risorse certe. Quindi, la nostra richiesta di blocco del canone e prevedibilità di fonti di finanziamento è una richiesta che punta al miglioramento del comportamento di Rai, la quale, dall'altra Pag. 19 parte, si nasconde spesso sotto il fatto di avere risorse ballerine, che da un anno all'altro variano.
  Per quanto riguarda invece gli articoli 12, 13 e 14, le risponderemo in maniera assolutamente esauriente per iscritto. La domanda richiede una strutturazione della risposta.
  Spero con ciò di aver soddisfatto le curiosità più impellenti. Il nostro desiderio – vorrei sottolinearlo per tutti con uguale sincerità – è quello di fare al meglio un mestiere tecnico e non prestarsi a strumentalizzazioni in chiave politica da parte di nessuno.

  PRESIDENTE. Presidente, volevo ricordarle che abbiamo 30 giorni per esprimere il parere, anche di meno ormai. Stiamo svolgendo un'istruttoria su cui poi i relatori dovranno lavorare. Chiedo pertanto di poter farci pervenire le risposte entro il 24 marzo.
  Per quanto riguarda tutto il resto dell'interlocuzione e delle risposte che prescindono anche dall'analisi del parere sulla concessione che questa Commissione deve esprimere, siamo comunque curiosi di conoscerlo a 360 gradi.
  Ringrazio il presidente, i componenti dell'Agcom e i loro collaboratori e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 20.15.

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