XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 106 di Lunedì 28 novembre 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione della presidente del consiglio di amministrazione, Monica Maggioni, del direttore generale, Antonio Campo Dall'Orto e del direttore editoriale per l'offerta informativa della Rai, Carlo Verdelli:
Fico Roberto , Presidente ... 3 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 3 ,
Fico Roberto , Presidente ... 5 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 5 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 5 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 5 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 5 ,
Fico Roberto , Presidente ... 6 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 6 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 6 ,
Fico Roberto , Presidente ... 6 ,
Airola Alberto  ... 6 ,
Fico Roberto , Presidente ... 6 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 6 ,
Pisicchio Pino (Misto)  ... 9 ,
Gasparri Maurizio  ... 10 ,
Airola Alberto  ... 11 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 12 ,
Fratoianni Nicola (SI-SEL)  ... 14 ,
Crosio Jonny  ... 15 ,
Leone Giancarlo , coordinatore editoriale dei palinsesti televisivi ... 15 ,
Crosio Jonny  ... 15 ,
Minzolini Augusto  ... 15 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 16 ,
Fico Roberto , Presidente ... 17 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 17 ,
Fico Roberto , Presidente ... 17 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 17 ,
Verducci Francesco  ... 18 ,
Nesci Dalila (M5S)  ... 19 ,
Boccadutri Sergio (PD)  ... 19 ,
Fico Roberto , Presidente ... 20 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 22 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 22 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 22 ,
Airola Alberto  ... 23 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 23 ,
Airola Alberto  ... 23 ,
Fico Roberto , Presidente ... 23 ,
Airola Alberto  ... 23 ,
Fico Roberto , Presidente ... 23 ,
Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 23 ,
Fico Roberto , Presidente ... 23 

(La seduta, sospesa alle 18.14, riprende alle 18.16) ... 23 

Maggioni Monica , presidente del consiglio di amministrazione della Rai ... 23 ,
Campo Dall'Orto Antonio , direttore generale della Rai ... 23 ,
Fico Roberto , Presidente ... 24 ,
Leone Giancarlo , coordinatore editoriale dei palinsesti televisivi ... 24 ,
Fico Roberto , Presidente ... 24 ,
Lainati Giorgio (SCCI-MAIE)  ... 24 ,
Fico Roberto , Presidente ... 24

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 16.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione della presidente del consiglio di amministrazione, Monica Maggioni, del direttore generale, Antonio Campo Dall'Orto e del direttore editoriale per l'offerta informativa della Rai, Carlo Verdelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della presidente del consiglio di amministrazione della Rai, Monica Maggioni, e del direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall'Orto, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione. Non è invece presente il direttore editoriale per l'offerta informativa della Rai, Carlo Verdelli, che pure era stato convocato e che non ha potuto rispondere all'invito della Commissione per un problema personale.
  Sono inoltre presenti il dottor Giancarlo Leone, coordinatore editoriale dei palinsesti della Rai, nonché responsabile del gruppo di lavoro interaziendale incaricato di coordinare le attività relative all'applicazione delle disposizioni sulla par condicio, e il dottor Fabrizio Ferragni, direttore delle relazioni istituzionali Rai, che ringrazio per la loro presenza.
  La seduta odierna, convocata a seguito della richiesta pervenuta da dodici componenti appartenenti alle forze politiche di minoranza, verterà sull'attuazione data dalla Rai alla delibera adottata dalla Commissione lo scorso 11 ottobre 2016 in materia di comunicazione politica, tribune, messaggi autogestiti e informazione della società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo per il prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre, nonché sui dati del pluralismo politico pubblicati sul proprio sito lo scorso 24 novembre dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
  Come convenuto dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, in occasione delle ultime audizioni dei direttori delle testate giornalistiche della Rai, anche per l'audizione odierna, inviterei i colleghi a contenere il proprio intervento entro i cinque minuti.
  Do la parola alla presidente Maggioni, con riserva per me e per i colleghi di rivolgerle, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimento.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Siamo venuti a raccontare quello che Rai sta facendo in questo periodo, perché, come avrete visto anche nella mia lettera ai membri del consiglio d'amministrazione, personalmente credo che Rai in questo periodo abbia fatto un lavoro enorme, sul quale vale la pena fermarsi a riflettere, perché Rai ha cercato veramente di fare quello che questa Commissione le ha chiesto di fare e di farlo al meglio delle sue possibilità. Per svolgere questa spero breve introduzione (non me ne vorrete se in alcuni casi sarò più puntuale o più tecnica rispetto al discorso che si sta elaborando in Pag. 4questo momento rispetto all'atteggiamento di Rai sulla questione della par condicio), l'unica cosa in estrema sintesi che vi voglio dire è che quando leggo i dati cumulati dal 28 settembre al 20 novembre, scorrendoli in velocità leggo un rapporto 47 a 46 oppure 47 a 49 (qui parliamo di totali su minutaggi di TG di 40-50 minuti) oppure 50 a 47, vedo la fotografia di una Rai che ha cercato di applicare puntualmente, scrupolosamente e con grande serietà le indicazioni che ha ricevuto da questa Commissione.
  Questi dati raccontano infatti di una Rai che ha fatto uno sforzo veramente enorme per mantenere un equilibrio tra il «sì» e il «no», cosa estremamente complicata perché vi renderete conto di cosa significhi misurare i secondi, gli interventi, strutturare un racconto della giornata cercando di dare conto di questo equilibrio. È un lavoro estremamente complesso, eppure Rai lo ha fatto e devo dire da presidente di questa azienda che sono particolarmente contenta di quello che Rai è riuscita a rendere in questa fase: il «sì» e il «no» in Rai sono rappresentati con assoluto equilibrio. Vedo però che spesso il dibattito non si limita a dire cosa ha fatto Rai sui tempi del «sì» e del «no», allora immaginare che quello che Rai fa al di fuori dei tempi del «sì» e del «no» debba essere in questa fase considerato alla stessa stregua del «sì» e del «no» – permettetemi di dire – è abbastanza complesso per una serie di ragioni.
  Innanzitutto non devo certo ricordare a questa Commissione che ci troviamo in presenza di misurazioni che devono essere fatte rigorosamente, legate alle questioni referendarie. Ricordo a questa Commissione che l'Agcom non ha mosso alcun rilievo, oltre al primo richiamo a dare più spazio al tempo di racconto del referendum, cosa che Rai ha puntualmente fatto, e abbiamo i dati in questo senso, c'è stata grande attenzione e grande scrupolo da parte di tutti nel dare più spazio all'illustrazione della questione in discussione, del quesito referendario. Soprattutto, anche se all'inizio, molte settimane fa c'era probabilmente una presenza significativa del Presidente del Consiglio sia in percentuale sia in assoluto, Rai ha voluto provvedere a riequilibrare questa situazione, però lasciatemi dire qualcosa di più del contesto nel quale andiamo a collocare le presenze del Governo, ancorché (ricordo ancora una volta) non sia il tema di cui dobbiamo discutere qui, che è la rappresentazione del «sì» e del «no» che, come ho già detto in apertura, è in perfetto equilibrio. Se andiamo a vedere cosa è successo negli ultimi mesi, diventa complicato immaginare che si possa non parlare delle attività del Presidente del Consiglio dei ministri quando abbiamo avuto un terremoto, una serie di disastri naturali, ci sono stati viaggi internazionali, sono arrivate personalità internazionali, c'è un dibattito sull'Europa significativo, nel quale diventerebbe quantomeno strano sentire rappresentate le posizioni dei leader europei e non la nostra, sareste voi i primi a dire che staremmo facendo un ben bizzarro servizio pubblico nel dire cosa pensa Junker del nostro Paese e non cosa pensiamo noi di quanto sta accadendo. In più, devo dirvi che, se andiamo ad analizzare il contesto, ottobre e novembre tipicamente (sono andata a riprendermi i dati del 2015) sono i mesi che precedono la legge di bilancio, che è l'atto più importante di qualsiasi governo, e non a caso sono i mesi in cui tipicamente la presenza del Governo e di alcuni ministri (leggasi il Ministro dell'economia e finanze) all'interno dei telegiornali è più significativa. Non solo, ma per puro scrupolo ho cercato di verificare quale fosse la presenza di Governo e ministri rispetto al cumulo totale del racconto politico all'epoca del referendum delle trivelle e siamo esattamente in coerenza, e ancora una volta si misurava il «sì» e il «no».
  Sul fatto che si misuri il «sì» e il «no» abbiamo cercato di applicare quello che questa Commissione ci ha detto di applicare, e lo abbiamo fatto – lo ripeto, l'ho detto all'inizio mostrandovi i dati – con scrupolo e alla lettera. Che non siamo in una par condicio elettorale che riguarda tutti i temi me lo ricorda anche il fatto stesso che in quest'aula c'era un dibattito molto preciso prima che il regolamento Pag. 5sulla par condicio venisse applicato (mi ricordo la riunione del 5 ottobre), in cui tutti dicevate che il fatto che i ministri parlino dell'attività da ministri va bene, ma quando iniziano a parlare di «sì» e «no» devono essere misurati. Questo accadeva il 5 ottobre, una settimana dopo, l'11 ottobre, è stato emanato da questa Commissione il regolamento, che ci ha detto cosa avremmo dovuto fare: misurare con attenzione il «sì» e il «no» e riequilibrarlo, cosa che abbiamo puntualmente fatto. Tra l'altro, devo dire che il fatto che le normali attività di Governo fossero al di fuori del perimetro del «sì» e il «no», oltre ad essere intuitivo, attiene anche (mi permetterete per qualche istante di tornare al mio lavoro tradizionale) al fatto che sarebbe ben singolare pensare di annullare completamente l'agenda politica di un Paese nel momento in cui c'è un referendum in corso. È chiaro che le cose succedono, si parla del Governo, si parla dell'opposizione.
  C'è una cosa sulla quale però vi chiederei di riflettere: cosa accade tipicamente in termini di dinamica di informazione in una fase referendaria come questa? Che i ministri del Governo che dicono «sì» vengono calcolati come «sì», che il Governo parla della sua iniziativa specifica, ma che le opposizioni tipicamente, per legittima scelta politica, tendono a focalizzare la propria azione e la propria elaborazione sulla questione centrale, quella referendaria, quindi più tipicamente ci si trova con le opposizioni che parlano del «no».

  PRESIDENTE. Senatore Gasparri, non stiamo interloquendo: è iscritto a parlare e parlerà dopo senza alcun problema. Andiamo avanti.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Siccome lo sguardo è sul «sì» e sul «no», sul «sì» e sul «no», la Rai ha fatto perfettamente il suo lavoro, sul resto del tempo c'è una sostanziale attenzione a mantenersi all'interno dei limiti prescritti dalla legge, al di là di quello diteci voi cosa dobbiamo fare, perché è chiaro che noi ci stiamo attenendo a quello che questa Commissione ci ha detto di fare e l'abbiamo fatto con grande scrupolo e grande puntualità.
  Mi permetta solo di ricordare, senatore Gasparri, che questo tipo di dibattito non dura da oggi, lei stesso ricorderà (me lo ricordo perché ho fatto la giornalista del servizio pubblico negli ultimi vent'anni) che questo tipo di dibattito è uguale e speculare tutte le volte che ci si trova alla vigilia di un referendum (nessuno me ne vorrà se sorrido al senatore Minzolini che sa esattamente di cosa sto parlando). Questo dibattito, che si ripresenta uguale e speculare per chi come noi deve garantire equilibrio, è estremamente complesso, perché quello che possiamo fare è attenerci ad applicare con scrupolo e puntualità quello che ci avete detto di fare, e lo abbiamo fatto e i dati lo dimostrano, e per il resto del tempo tendiamo a fare i giornalisti, quindi, se succedono varie cose, tendiamo a raccontarle per quello che sono e per quello che valgono.
  Ultime note e poi lascio la parola al direttore generale. Il fatto che si arrivi a un certo punto a pensare di regolamentare il tutto in fase elettorale anche questo fa parte dei dibattiti che ricordo da moltissimi anni, però mi sembra che non si sia andati avanti. Un rilievo: quando l'Agcom ha pensato di discutere del fatto che ci fosse un'esposizione di presenza del Governo, si è resa conto immediatamente che quel tipo di esposizione o di presenza che qualcuno può definire eccessiva o meno (non sta a me in questa sede utilizzare aggettivi), era comune a tutte le emittenti. Immaginare che tutte le emittenti, con le loro diverse storie, agende e interessi, si fossero messe d'accordo per sostenere tutte insieme di colpo il Governo francamente è abbastanza complessa come idea, mi sembra quantomeno...

  RENATO BRUNETTA. Preoccupante.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. No, a me sembra diverso da quello che da cronista vedo come scenario politico.

  RENATO BRUNETTA. Si chiama regime!

Pag. 6

  PRESIDENTE. Brunetta, le faccio un primo richiamo.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Quello che sto cercando di raccontare è semplicemente il fatto che nel momento in cui questa «assenza di pluralismo esterno» non riguarda solo Rai, ma riguarda tutte le emittenti, significa che probabilmente ci sono le notizie che stanno guidando il modo in cui si racconta la giornata e non un sinistro accordo che attraversa Murdoch, Mediaset, Rai, La 7 and just-name it!
  Questa era la mia considerazione rispetto a quello che stava accadendo nel momento in cui l'Autorità si era resa conto di questo non perfetto equilibrio.
  Voglio dire un'ultima cosa sulle percentuali del Governo o delle iniziative fuori dalla misurazione del «sì» e del «no»: vi prego di andare a vedere i dati dei tempi in valore assoluto, perché anche questi raccontano molto. Proprio perché gran parte del dibattito politico rappresentato dai telegiornali in questi giorni è legata al referendum, lo spazio che esula dal tempo di referendum si è ridotto in modo molto significativo, quindi andare a misurare le percentuali su tempi normali darebbe risultati di un certo tipo, oggi ci troviamo veramente a discutere di manciate di secondi, e questo ha comunque un valore nel racconto di quello che stiamo facendo.
  Un'ultima notazione rispetto a questa Commissione: avere la Rai che con uno sforzo immenso, che spero adesso ci racconterà il direttore generale, cerca di arrivare ai risultati di assoluto equilibrio citati in apertura che poi si vede rappresentata in tutt'altro modo è un problema per chi invece pensa che dentro Rai sia stato fatto un lavoro molto serio per portare fino in fondo il compito del servizio pubblico, che è quello di essere equi, di informare, però di mantenere il perfetto equilibrio del «sì» e del «no» e non di non raccontare cosa sta succedendo nel Paese nel momento in cui si sta arrivando a un appuntamento importante come quello del referendum.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Grazie, buonasera a tutti. La presidente ha già contestualizzato in modo chiaro quella che è la situazione e l'oggetto dell'audizione di oggi, andando anche a specificare la differenza tra le azioni che abbiamo fatto rispetto al tema specifico del referendum...

  PRESIDENTE. Senatore Airola, per favore...

  ALBERTO AIROLA. Sto parlando con la collega...

  PRESIDENTE. È lo stesso, non c'è molto tempo, cerchiamo di ascoltare con attenzione.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Cercherò di essere asciutto, però quanto la presidente ha detto all'inizio rispetto all'attento equilibrio rispetto alle parti riguardo al referendum non è una cosa che accade casualmente, ma è il risultato di un lavoro quotidiano che ha coinvolto tantissime persone e che oggi voglio andarvi a raccontare.
  Approfitto della situazione anche per ringraziare coloro che l'hanno reso possibile, a partire dai giornalisti Rai che in questo momento, oltre a informare, devono avere una grande attenzione al «secondaggio», non al minutaggio, della rappresentazione delle varie parti, alle strutture di supporto che stanno aiutando questo lavoro quotidiano e al dottor Giancarlo Leone, che è qui vicino a me, con il quale in altre recenti occasioni – referendum delle trivelle e precedenti elezioni – abbiamo avuto modo di lavorare e coordinare un gruppo di lavoro che coinvolge tutte le strutture chiave dell'azienda.
  Vi racconto brevemente quello che abbiamo fatto, proprio per rendere anche giustizia al lavoro quotidiano, ovviamente dando l'attenzione specifica al referendum. Ci poniamo il tema del referendum a settembre, quando c'è un dialogo interno rispetto a come riuscire a soddisfare le esigenze di equilibrio già prima della pubblicazione della data dell'indizione del referendum confermativo in Gazzetta Ufficiale che, come sapete, avviene il 27 settembre Pag. 72016. A quel punto inviamo immediatamente una comunicazione ufficiale delle regole a tutti, prima ancora che arrivi la comunicazione da parte vostra e di Agcom, affinché tutte le parti abbiano un'ampia, completa, equilibrata trattazione delle tematiche referendarie.
  Il 4 ottobre l'Agcom, il 12 ottobre questa Commissione si esprimono e ci danno regole più precise, che immediatamente facciamo nostre, e facciamo sì che tutte le strutture coinvolte mettano in pratica. Come dicevo, come è avvenuto per altri precedenti appuntamenti elettorali, costituiamo un gruppo di lavoro tecnico consultivo, formato dalle principali direzioni aziendali e coordinato dal dottor Leone, che in qualità di direttore del coordinamento editoriale dei palinsesti televisivi ha il compito di accompagnare il lavoro di testate e reti nel periodo della campagna referendaria, sia per interpretare le norme, sia per applicarle in modo da raggiungere quei risultati di equilibrio nel momento in cui andiamo ad affrontare temi delicati come questo quesito referendario. Oltre a questo, ci siamo dotati, come in altre occasioni, del monitoraggio dell'Osservatorio di Pavia, i cui dati, oltre a essere trasmessi a voi, sono pubblicati on line. È importante per me raccontarvi cosa avviene quotidianamente: dall'Osservatorio di Pavia abbiamo dati quotidiani, che sono poi riassunti anche nei dati settimanali e bisettimanali. Perché è particolarmente importante e perché questa è una funzione chiave per arrivare ai risultati che abbiamo condiviso? Perché è una sorta di strumento parallelo rispetto ai dati che arrivano dall'Agcom, che ci permette di dare informazione soprattutto ai direttori di testata, ma in generale a tutti coloro che si occupano di programmi che trattano del referendum, in modo da avere un'idea del «secondaggio», che via via che le settimane passano viene attribuito a ciascuna testata, a ciascun telegiornale, a ciascun programma rispetto al «sì» e al «no». Il monitoraggio dell'Osservatorio di Pavia lo abbiamo su TG1, TG2, TG3, TGR e sui programmi di rete ricondotti sotto la responsabilità di testata, mentre per i canali Rai News è monitorato dall'istituto di cui si avvale l'Agcom. Un percorso parallelo, in cui andiamo avanti con le nostre rilevazioni e in maniera molto puntuale questa comunicazione viene passata alle persone che poi la confrontano e cercano di correggere in corsa quello che sta avvenendo, ed è per questo che si riesce ad ottenere il risultato prima citato, altrimenti sarebbe come sparare al buio, nel senso che sarebbe molto difficile centrare il bersaglio dell'equilibrio senza questi strumenti.
  Per dare degli ordini grandezza della quantità di tempo, in questi due mesi, dal 28 settembre al 24 novembre (abbiamo rilevazioni settimanali), oltre 70 ore sono state dedicate alla programmazione e informazione nazionale sui temi referendari e alle diverse posizioni rappresentate. L'incremento degli spazi referendari all'interno dei telegiornali e dei palinsesti in queste ultime settimane ci porterà intorno alle 100 ore di attenzione della nostra informazione televisiva nazionale, che è stata distribuita in tutte le fasce orarie, con particolare attenzione a quelle di massimo ascolto. Questo risponde anche al fatto che all'inizio c'era stato detto di comunicare di più il tema referendario. A maggior ragione lo vedete in questi giorni, e cito alcuni programmi in onda proprio in queste settimane. Negli ultimi quindici giorni prima del voto Affari tuoi su RaiUno è stato sostituito dal confronto tra il «sì» e il «no», quindi tra le 20.30 e le 21.15 la rete ammiraglia, Rai 1, fa comunicazione referendaria, così come Porta a Porta su RaiUno il mercoledì sera tratta il tema referendario. Oltre a questi programmi, che siano Politics, In mezz'ora, Uno Mattina, Agorà, Che tempo che fa, Porta a porta in seconda serata, Carta bianca e altri, abbiamo una comunicazione costante rispetto al referendum. Ovviamente le 100 ore a cui mi sono riferito riguardano esclusivamente gli spazi dedicati autonomamente da Rai, perché a questi, come sapete perché arriva da voi la giusta direttiva, si aggiungono le 19 ore di trasmissione previste dalla delibera della Commissione di vigilanza, distribuite tra le tre reti generaliste, secondo le categorie che Pag. 8conoscete, cioè messaggi autogestiti, tribune e confronti.
  Per me era importante condividere queste considerazioni perché è un lavoro pesante che porta a un equilibrio, e nei due mesi considerati, che stanno arrivando a compimento visto che si vota tra pochi giorni, il tempo totale dedicato dal TG1 alle posizioni favorevoli o contrarie è stato 45,7 per cento per il «sì», 45 per il «no» e 9,3 per cento di formazione neutra. Sempre nei primi due mesi della campagna referendaria il TG2 ha realizzato il 47,5 per cento per il «sì», il 44 per cento per il «no» e l'8,5 per cento di tempo informativo neutro; il TG3 ha dedicato al «no» il 44,7 per cento rispetto ai 43,4 del «sì» e con un tempo informativo neutro dell'11,9 per cento. In sintesi, mettendo insieme tutti e tre i telegiornali, i nostri telegiornali nazionali hanno dimostrato un'equilibrata rappresentazione delle posizioni. Se li mettiamo tutti insieme abbiano un tempo totale che riguarda il «sì» del 45,6 per cento e il «no» del 44,7 per cento su un totale complessivo di 1.136 minuti (dato al 24 novembre).
  Siamo convinti che questa situazione di parità, che è molto significativa, sarà confermata anche dalla penultima rilevazione che arriverà domani, mentre l'ultima si avrà la settimana successiva. Un altro elemento importante è che se andate a vedere tutti i dati dei telegiornali questo non ha avuto alti e bassi, nel senso che è vero anche all'interno delle singole settimane, cioè non abbiamo avuto dati squilibrati che poi sono stati riequilibrati, il metodo di lavoro che vi abbiamo illustrato ha garantito una costanza di rapporto tra il «sì» e il «no» anche all'interno delle singole settimane, per non esporre l'azienda a contestazioni o critiche.
  Una piccola digressione: tenete conto che questo metodo, che abbiamo applicato anche nelle ultime due tornate di voto, ci ha consentito di evitare i richiami dell'Agcom, salvo nei casi che adesso vi accenno. Se andiamo dentro queste più di 100 ore, quali sono i programmi che hanno dedicato più tempo al referendum? Ve li cito perché i minutaggi sono specifici: Porta a Porta al momento ha 480 minuti complessivi con una perfetta parità tra le opposte posizioni, Agorà ha 156 minuti, TG3 Linea Notte 141 minuti, Politics 125 minuti, in alcuni casi adottando formule che ci hanno consentito un più chiaro equilibrio, perché nel caso del programma di Lucia Annunziata, In mezz'ora, abbiamo raddoppiato il tempo per consentirci di avere un confronto più lungo o due persone appartenenti a schieramenti diversi, per evitare l'eventuale problema di recuperare la settimana successiva, così come il nuovo programma di Rai 3, Carta bianca, ha già dedicato 45 minuti ai temi referendari, in questo momento in modo più che equilibrato. Possiamo dire quindi che dentro le regole che ci avete dato e che per noi sono molto importanti, perché rappresentano il rapporto per cui nell'ambito specifico del referendum è nostro compito essere equilibrati, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha rilevato essenzialmente la correttezza dell'operato dei nostri telegiornali e reti televisive, ad eccezione di alcuni richiami in passato a tutti i broadcaster dal punto di vista complessivo del sistema dell'informazione, e specificamente a un tema legato a Che tempo che fa, dove ci è stato chiesto che gli ospiti della puntata successiva a quella che ha ospitato il Presidente del Consiglio, garantissero il riequilibrio nella settimana successiva. Rai News nella settimana dal 14 al 20 novembre aveva uno squilibrio rispetto alle posizioni del «sì», tanto che il tempo totale dedicato al canale delle news sul referendum e alle opposte posizioni è sempre stato in equilibrio nelle diverse settimane a partire dal 28 settembre, con l'eccezione della settimana che vi dicevo: in questo caso, d'accordo con il direttore, c'è stata un'immediata azione per il riequilibrio, che contiamo di vedere nei dati che usciranno domani.
  Sono andato nel dettaglio perché per me è veramente importante rappresentare cosa c'è dietro, cioè la quotidianità. Abbiamo mandato più di cento comunicazioni nelle ultime tre settimane alle persone, con la specifica rispetto ai riequilibri in anticipo, perché, avendo i dati dell'Osservatorio di Pavia, diamo comunicazione a tutte le Pag. 9testate del «secondaggio» che può essere disequilibrato per una parte o per l'altra, e questo ha consentito di usare queste informazioni al fine di riequilibrare. La stessa cosa è stata fatta all'interno dei programmi, anche qui incorporando nella dinamica editoriale le considerazioni che arrivavano da voi, non soltanto come rilevazioni settimanali e bisettimanali, e le ultime tre settimanali, ma anche incorporando dal punto di vista editoriale – cosa cui siamo pervenuti sulla base degli errori fatti nelle precedenti tornate elettorali – il fatto che, siccome nell'ultima settimana tutto deve essere equilibrato nel contesto dello stesso programma, la settimana precedente non può essere squilibrata, perché a quel punto non sarebbe possibile equilibrarla nell'ultima. Questo può valere per i programmi settimanali, che sono l'elemento cui abbiamo dedicato maggiore attenzione perché la delicatezza è che non si può arrivare squilibrati all'ultima settimana: il programma settimanale deve avere la rappresentatività delle due parti nell'ultima puntata, ma questo porta a dover ragionare sulle settimane precedenti. Allo stesso modo, come sapete, i programmi settimanali si riequilibrano all'interno della settimana.
  Chiudo dicendo che quello che siamo qui a presentare e di cui siamo molto contenti e orgogliosi è che rispetto al compito che ci è stato dato da questa Commissione abbiamo non solo applicato le regole, ma ci siamo organizzati per farne un lavoro quotidiano. Come diceva la presidente, altra cosa è discutere sul normare ulteriormente i problemi, noi siamo qui per applicare regole, però credo che sia giusto darci atto che rispetto alla dinamica referendaria oggi siamo in una situazione che ha sommato la necessità di rappresentare le diverse posizioni con la volontà di pesare secondo per secondo tutte le situazioni nei vari programmi e nelle varie testate giornalistiche. È per questo che pensiamo che questo lavoro, che continueremo fino a che la campagna sarà aperta, sia la rappresentazione di una Rai che ha la forte volontà di rimanere equilibrata.

  PINO PISICCHIO. Grazie al presidente, al direttore e a tutti i vertici oggi presenti. Sto nei tempi e anzi restituisco al presidente un paio dei cinque minuti che ci ha dato.
  Mi pare evidente che ogni volta che ci accingiamo a parlare della par condicio, del distillare i passaggi e le presenze politiche all'interno della TV di Stato ci troviamo di fronte a una considerazione che riguarda la vetustà del sistema di rilevamento, la vetustà della legge stessa, perché è un meccanismo particolarmente costrittivo e particolarmente straniante, perché è difficile immaginare di estrarre, com'è stato sufficientemente sottolineato dagli interventi che abbiamo ascoltato, gli elementi propri dell'esercizio della funzione di Governo. Ricordo che anche in altra stagione, quando al Governo era opposizione diversa da quella attuale, il tema del Governo più maggioranza versus opposizione o comunque il computo dei tempi diventava cosa complicata, quindi resta un tema che la politica deve affrontare e risolvere in maniera moderna, sono passati diversi anni da quando si rese necessario un provvedimento di equilibrio tra le forze, forse oggi dovremmo pensare a una modalità diversa, ma naturalmente non è questo il momento di parlarne.
  Al netto di questa considerazione che comunque resta, mi pare di aver registrato nella misura possibile una posizione di equilibrio da parte dell'informazione Rai, tenendo conto del fatto peraltro che l'organismo deputato a comminare le sanzioni non è il Parlamento, è l'Agcom, che ha fatto alcune rilevazioni, queste rilevazioni sono state recepite, una delle ultime da me intercettate riguardava Rai News 24 e una ricalibratura da realizzare in quel contesto, quindi tutto sommato non mi pare di poter fare grandi considerazioni, se non una presa d'atto dello stato dell'arte a quattro giorni dalla chiusura di tutto, dell’appropinquante fine mundi di cui abbiamo parlato più di una volta, dei rogiti notarili millenaristi. Credo che si debba prendere atto, considerare che allo stato dell'arte l'informazione nella misura possibile appare rispettosa delle regole, però nel suo Pag. 10complesso va riconsiderata all'interno del dialogo, del colloquio di mid-term che dovremmo realizzare, perché abbiamo avuto ampi squadernamenti nelle ultime ore, settimanali prestigiosi ci hanno fatto conoscere un mondo che può essere immaginifico, ma, siccome il verbo siete voi e non L'Espresso, aspettiamo di comprendere e di discutere dell'informazione nel momento opportuno.
  Sul caso di specie credo che più di quello che ho appena proferito non posso immaginare di proferire.

  MAURIZIO GASPARRI. Mi atterrò al tema per il quale abbiamo chiesto questa riunione utilizzando il Regolamento, vedo che l'onorevole Pisicchio ha toccato altri temi ma, siccome adesso uno compra per forza L'Espresso insieme alla Repubblica la domenica a euro 2,50, abbiamo letto l'articolo, e di questo discuteremo perché stiamo facendo simpatiche audizioni di direttori di testate parlando di varia umanità, ma né il consiglio di amministrazione, né la Commissione di vigilanza è stata informata per discutere il piano, e credo che sia roba da codice penale, ma, come recitava una barzelletta, della muffa ci occuperemo in un'altra occasione, perché il comportamento è sconcertante anche nei confronti di voi stessi. Del TG2 a Milano e di altre barzellette parleremo un'altra volta.
  Il direttore generale e la presidente hanno dato dei dati, che però confronto con i dati oggettivi, prima mi sono permesso di interrompere la presidente e mi scuso, ma ha detto una cosa che francamente non sta né in cielo, né in terra: ha detto che il Governo parla di varie cose, si può occupare della pubblica amministrazione, della difesa, della terza guerra mondiale, ovviamente governa o tenta di governare, però le opposizioni in questa fase sono concentrate sul referendum, come se non si trovassero notizie delle opposizioni sugli altri temi. Lei è una giornalista bravissima, noi parliamo anche troppo di qualsiasi argomento dello scibile umano, faccio parte del Senato e si è votata la legge di stabilità, non avrà parlato solo il Governo, ma avranno parlato i gruppi parlamentari, quindi le assicuro che ogni giorno i gruppi di opposizione, ogni giorno il mio partito si occupa di immigrazione e di economia, di Europa, di lavoro... le opposizioni non parlano solo del referendum, quindi non è che non sappiamo cosa dire su un tema altro. Lei ha detto questa cosa e lì la misura mi è sembrata colma, perché noi parliamo tutti i giorni di tante cose, anche a volte della Rai, e la Rai lo sa, non è un'azione clandestina, ma la sua affermazione mi è sembrata inopportuna.
  La questione è sempre la stessa: il tempo di parola, il tempo di notizia e il tempo di antenna. In una precedente riunione della Commissione di vigilanza ho citato l'esempio del principale telegiornale che martedì scorso, anche se non ho particolare sintonia con il Movimento 5 Stelle ed è reciproco, in un mondo con mille problemi ha dato come prima notizia la questione delle firme a Palermo, di cui la televisione deve parlare come parla dei meriti e dei demeriti di ciascuno di noi, anche il mio partito sta nelle pagine buone, ma è capitato che stesse nelle pagine brutte dell'informazione. Quello quindi che tempo è, è tempo dato all'opposizione?
  Ho visto poi alcuni servizi e non siamo proprio degli idioti! Uno fa il tempo di notizia, che viene attribuito a un partito, a volte il servizio è misto, se il senatore Tizio ha detto «votate no» e nel frattempo è andato a Palermo dove lo stanno picchiando, arrestando, inquisendo, è tempo di notizia. Prima avete citato dei dati, qui ho quelli del sito dell'Autorità, quindi sto ai dati diffusi, ho un report anche sul TG di sera, ma lo faccio da solo, quindi può essere opinabile, ma dal 14 al 20 novembre TG1 50 a 45, TG2 49 a 47, TG3 addirittura dà in vantaggio il «no». Il tempo di antenna, che è la somma di notizie e parola, è 49 a 45, 54 a 42, 51 a 47, tutti a favore del «sì» (questi sono i dati che stanno sul sito dell'Autorità, non ho dati clandestini, me lo sono fatto stampare), Rai News alla fine ha pochi ascoltatori...
  Questi sono i dati Agcom 14-20 novembre, di ieri sera ho anche i secondi, quindi il problema qual è? Nel 2011 anche l'Agcom – che dovrebbe essere un po’ più attenta, tanto che hanno avuto quasi un Pag. 11litigio tra loro – intervenne in occasione del referendum perché c'era un debordare del Presidente del Consiglio, all'epoca era esponente del mio partito e quindi ci fu addirittura una sanzione, considerando anche i tempi, perché anche allora il Governo governava, quindi può darsi che Berlusconi facesse incontri internazionali o altre cose. L'Agcom intervenne, l'Agcom non siamo noi, ma c'è un debordare dell'informazione del Governo, dove li contiamo i tre minuti di ieri sera del TG1, sabato 26 novembre, dell'intervista alla Boschi sulla pubblica amministrazione? Dovremmo intervistare anche un costituzionalista che dice perché la riforma Madia sia incostituzionale! Il discorso è sempre stato quello di vedere l'incidenza della presenza del Governo in alcune fasi, ecco perché abbiamo chiesto questa riunione oggi, nell'ultima settimana, perché il contasecondi è un trucchetto vecchio, c'è un problema del tempo di notizia complessivo, perché posso dare tre minuti al dottor Leone, aver dato la notizia ma averlo denigrato, quindi a chi attribuisco quel tempo, a lui o ai suoi nemici? Qui non siamo proprio con l'anello al naso!
  In più, il debordare della presenza del Governo è una questione nell'ultima settimana elettorale, certo il Governo governa e poco fa Renzi ha dichiarato che farà entro mercoledì il contratto della pubblica amministrazione, non hanno ancora convocato tre quarti dei sindacati e fanno il contratto!
  Se siete giornalisti come ha detto la presidente, allora dovete anche individuare le fesserie, altrimenti uno dice qualsiasi cosa e ha il megafono. Questo è il tema, il debordare del Governo e l'uso complessivo del tempo di notizia.

  ALBERTO AIROLA. Grazie, direttore, grazie, presidente Maggioni. C'è una legge che va a regolamentare la presenza del Governo nei periodi così delicati di par condicio, la n. 515 del 1993, che è stata richiamata espressamente anche nell'articolo 7 della delibera della Commissione, che impone alle emittenti di limitare la presenza dei membri del Governo nell'esercizio delle funzioni istituzionali. L'importanza di questa norma l'ha spiegata tante volte la stessa Agcom con queste parole: «l'informazione dell'attività del Governo deve trovare giustificazione in obiettive esigenze informative legate all'attività dell'Esecutivo, le quali non costituiscano una forma di esposizione di tesi politiche e/o propaganda elettorale».
  Quando ad esempio ieri sera guardo sul TGR Piemonte Renzi che promette agli alluvionati, nella sua visita istituzionale, più fondi con dietro megaschermo pieno di «basta un sì», ho un'attività dell'Esecutivo legata a una forma di propaganda elettorale. Se fosse vero che avete fatto quello che questa Commissione vi ha indicato, avreste dovuto limitare la presenza strabordante del Governo in questa campagna, che va ben al di là di qualche punto percentuale che si è aggravato in quest'ultima settimana di valutazione quantitativa sul «sì» e sul «no», perché è lì, è nella costruzione della notizia, è nella strabordante presenza del Governo che si fa una violazione gravissima, che meriterebbe le dimissioni di questo vertice Rai, perché quello che sta succedendo in questo periodo in Italia con un referendum così importante e il servizio pubblico in maniera vergognosamente supina... se è così difficile fare la par condicio ed essere equi nell'informazione, forse dovete cambiare mestiere, perché è proprio il mestiere del giornalista, e non è colpa delle opposizioni che non focalizzano o non hanno argomenti sulle questioni dell'Esecutivo, è che in questo periodo noi abbiamo avuto un'informazione assolutamente prona al Governo.
  Andiamo nel dettaglio. Parlavo non solo della presenza del Governo, ma anche della struttura. Noi il 15 ottobre abbiamo fatto un esposto contro alcuni servizi del TG1 e del TG2 che tagliavano le repliche delle opposizioni dirette al premier in Aula, sonoro degli attacchi di Renzi nessuna replica, l'Agcom ci ha dato ragione e ha inviato un forte richiamo. Ancora, si contestava la preponderanza del premier nell'informazione, che in alcuni casi toccava percentuali del 45 per cento. Dal 15 al 30 ottobre non è cambiato nulla, addirittura in questo periodo il Governo ha avuto il 50 per cento del tempo di notizia nel TG1, il Pag. 1254 nel TG2, il 45 nel TG3, il 49 a Rai News, percentuali che diventano del 61, 62, 58 e 57 per cento al netto dell'argomento referendum, mostruose, inaudite!
  Il periodo 1-15 novembre è andato un pochino meglio, abbiamo fatto esposti più mirati come quello a Che tempo che fa, non ho mai capito cosa abbia risposto Fazio e come ha equilibrato la faccenda dell'intervista, ci siamo concentrati su altre violazioni con cui Rai non c'entrava granché come la lettera degli italiani all'estero.
  Nel periodo 14-20 novembre la situazione è di nuovo preoccupante a occhio nudo, basta accendere la tv senza avere cronometri o l'orologio in mano. Il TG1 e il TG2 hanno dedicato al «sì» il 54,6 per cento, contro il 42,7 del «no», e non è vero che lo squilibrio è stato determinato da Rai News, che è stato un capro espiatorio, perché dare in un TG sette minuti in più in una settimana significa dare un minuto al giorno al Governo, che è un'enormità. Ancora una volta i dati riguardano questo Governo: 47 per cento sul TG1 tempo di parola, 42 per cento tempo di notizia, sul TG2 36 per cento è tempo di parola, 45 per cento tempo di notizia.
  Dicevamo che il punto di vista qualitativo è la struttura dell'informazione e, siccome qui non stiamo asini o, come diceva il collega Gasparri, non abbiamo l'anello al naso, ci rendiamo conto di come si costruisce un servizio e come si articolano i servizi tra di loro. Il panino, la pratica per cui si mette un parere per «sì» e uno per il «no» chiuso da un altro per il «sì» è superato ampiamente da questa Rai, da questo servizio pubblico, quindi mi scuso, presidente, per averla interrotta prima con «bla bla bla», ma è inutile che veniate a farci «bla bla bla» su questi argomenti perché non siamo scemi, e quando vediamo che il Premier parte con un'attività istituzionale cui si collegano le opzioni per il «sì» e si fanno due secondi sul «no» del centrodestra e poi cinque secondi del Movimento 5 Stelle e poi si agganciano i servizi di cronaca giudiziaria, a me non sta bene. O dividiamo le due cose e mettiamo la cronaca giudiziaria con la cronaca giudiziaria e parliamo (è assolutamente doveroso parlarne) dei problemi giudiziari del Movimento 5 Stelle, ma allora attaccate a Renzi il caso De Luca, altrimenti non ha senso, altrimenti mi state prendendo in giro e state prendendo in giro gli italiani che vi pagano lo stipendio!
  Facciamo degli esempi pratici: venerdì 26, TG2 a pranzo, pezzo marchetta di Renzi, quindi pastone con referendum con la voce di Berlusconi per il «no» e quella di Cuperlo per il «sì», 2 a 1, TG1 a pranzo, pezzo di Renzi che fa promesse elettorali in ragione del «sì», pezzo con posizione di Governo e maggioranza, voci di Berlusconi sul centrodestra, pezzo sul Movimento 5 Stelle, in primo piano le vicende giudiziarie.
  Il TG3 è andato un pochino meno peggio degli altri, è stato un pelo più equilibrato, ha fatto un pezzo pro e uno contro. Ancora peggio fanno a cena il TG1 e il TG2, non solo un panino, ma un doppio panino: prima solito servizio su Renzi, poi spazio alle opposizioni, a Berlusconi e Grillo, quindi ancora il PD che attacca la manifestazione del Movimento 5 Stelle, e per chiudere due belle interviste di due minuti a Boschi al TG1 e a Padoan al TG2.
  Poi c'è Agorà, che è vergognoso perché avevo chiesto di dedicare grande attenzione a Greco perché aveva già toppato altre volte e sul referendum delle trivelle aveva detto che si andava a votare in nove regioni, cosa che ha umiliato anche il lavoro dei giornalisti seri che ci sono in Rai, perché queste persone vanificano qualsiasi lavoro di informazione. Agorà è di nuovo pieno di errori grossolani, quindi chiudiamolo per favore, perché, se si deve fare questo servizio pubblico, non ha veramente senso che esista. Cento comunicazioni a Ferragni forse sono troppe, è il segno che c'è troppo da riequilibrare, forse sarebbe meglio non solo che ascoltaste quello che abbiamo da dirvi, ma lo mettiate anche in pratica.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. I vertici hanno dato conto dei dati dell'Agcom e dell'Osservatorio di Pavia da cui emergono dati equilibrati, quindi non ho domande per i vertici, mi scusino, non è per mancanza di rispetto nei confronti delle comunicazioni che hanno fatto, ma a Pag. 13me sembra evidente il senso di questa convocazione, che è del tutto strumentale. Questo anche perché, a fronte della lettera che ci è stata inviata dai colleghi che l'hanno sottoscritta, per le vie brevi gli uffici e il presidente avevano chiesto di discuterlo come è prassi in Ufficio di Presidenza, proponendo il giovedì, noi avevamo proposto il venerdì che c'era Assemblea, non abbiamo mai avuto risposta a questa proposta, nell'audizione di giovedì il presidente ha suggerito questa via che, se costituisse precedente, segnalo che crea un cortocircuito rispetto al regolamento della Commissione e quindi alla possibilità stessa della Commissione di lavorare, però di questo ci occuperemo dopo con calma, visto che oggi l'oggetto è l'attuazione della delibera della Commissione sul referendum.
  Secondo me i colleghi ricordano che sei mesi fa in questa Commissione il dibattito era, in applicazione della par condicio sulle elezioni amministrative, la richiesta di forze politiche che sostengono il «no» che non bisognasse occuparsi dei soggetti politici, che sono quelli rilevati in par condicio, ma bisognasse misurare i «sì» e i «no» in un periodo che era di applicazione della par condicio sulle elezioni amministrative estese a tutto il territorio nazionale, quindi calcolato sui soggetti politici, adesso in piena campagna referendaria, dopo che come Commissione abbiamo varato il regolamento per la sola par condicio referendaria, che sta registrando un sostanziale equilibrio tra le ragioni del «sì» e quelle del «no», si vuole capovolgere di nuovo il quadro e quindi, anziché guardare all'equilibrio tra il «sì» e il «no», si vuole guardare ai tempi del Governo, del Presidente del Consiglio sui temi non referendari, come se fossimo in presenza di elezioni politiche. La delibera oggi in discussione è sul referendum e il presidio sanzionatorio nel regolamento dell'Agcom fa esclusivamente riferimento al riequilibrio delle posizioni referendarie e non ad altro. Se vogliamo richiamare la nostra delibera, quella che abbiamo approvato all'unanimità, l'articolo 8, commi 5 e 6, dice che «nel periodo disciplinato dal presente provvedimento la Rai pubblica quotidianamente sul proprio sito web i dati quantitativi del monitoraggio dei programmi, con particolare riferimento ai dati dei tempi di parola, di notizia e di antenna, fruiti dai soggetti favorevoli e dai soggetti contrari al quesito referendario». All'articolo 12 del medesimo regolamento: «qualora dai dati del monitoraggio di cui all'articolo 8, comma 5 emergessero squilibri fra i soggetti favorevoli e contrari al quesito referendario, nel rispetto dell'autonomia editoriale verrà richiesto alle testate interessate misure di riequilibrio a favore dei soggetti danneggiati», quindi lo squilibrio di cui deve curarsi il consiglio di amministrazione è relativo al «sì» e al «no», non ad altri temi referendari sui quali vale la vigilanza trimestrale dell'Agcom.
  La delibera dell'Agcom n. 448 del 2016, articolo 8, comma 8 recita: «qualora le verifiche effettuate secondo i criteri enunciati nei commi 4, 5, 6 e 7 evidenzino uno squilibrio in violazione del principio della parità di trattamento, l'Autorità adotta i provvedimenti necessari affinché l'emittente proceda al riequilibrio sostanziale, a tutela della posizione favorevole o contraria al quesito che risulti essere stata pretermessa», quindi sia per Rai sia per le altre emittenti il presidio sanzionatorio dei regolamenti vigenti per la par condicio di questo periodo elettorale si riferisce esclusivamente alle posizioni referendarie.
  Guardiamo i dati, perché, visto che se li è scaricati Gasparri, ce li siamo scaricati anche noi. I dati disponibili sono dal 28 settembre al 16 ottobre, dal 17 al 30 ottobre, dal 31 ottobre al 13 novembre, dal 14 al 20 novembre. Visto che il tema sollevato è rispetto al lavoro complessivo di Rai, guardiamo il cumulo. RaiUno: tempo di parola «sì» 47,3, «no» 46, 5, tempo di notizia «sì» 46,5, «no» 47,4, c'è qualche piccola discrepanza, ma penso che nell'ultima settimana questo 0 virgola possa essere equilibrato. RaiDue: tempo di parola totale accumulato «sì» 47,5, «no» 49,9, tempo di notizia «sì» 52,9, «no» 42,9, qui c'è una discrepanza superiore ma confido che la recuperiamo. RaiTre: tempo di parola Pag. 14 «sì» 50,5, «no» 47,4, tempo di notizia «sì» 46,3, «no» 46,6.
  Questi sono i dati dell'Agcom, allora dov'è la straordinarietà? È evidente la strumentalità – questa sì – della richiesta dell'audizione di oggi!

  NICOLA FRATOIANNI. Vorrei dare un consiglio amichevole al collega Peluffo: l'eccesso di passione per la burocrazia secondo me non fa bene, ma lo dico davvero con affetto, perché a me pare che la condizione nella quale ci troviamo dovrebbe richiamarci a una discussione che provi a stare su un altro registro, che non si limiti alla conta, al confronto o alla diversa interpretazione dei singoli dati quantitativi. Qualcuno obietterà che questo è quello che possiamo fare, e questo è il motivo per cui dico in premessa che quello che mi interessa non è articolare un atto d'accusa rispetto alla buona o alla cattiva fede, non perché non possa avere un'idea che magari posso esprimere in un'altra occasione, ma non è questo il punto.
  Mi interessa invece stare ad alcune delle considerazioni che qui ho sentito in particolare dai vertici e ad alcuni dei punti che a me paiono di evidente contraddizione, che credo avrebbero dovuto comunque produrre da parte vostra una diversa reazione: con quali strumenti legislativi non sono in grado forse di dirlo, penso però che la funzione della direzione generale, della presidenza, dei vertici di un'azienda così importante come quella che si occupa della comunicazione pubblica possa e debba, in qualche caso straordinario come quello che stiamo attraversando: straordinario perché è straordinaria la fase politica del Paese, la discussione che stiamo attraversando, per l'oggetto di questa discussione e per il modo con cui questa discussione è stata costruita ed alimentata innanzitutto dal governo del Paese e credo legittimamente anche da chi vi si oppone.
  La presidente diceva «che pretendete? Non possiamo mica pensare che per mesi si sospenda l'attività del Governo per il referendum!», ma io temo che questo sia largamente accaduto, presidente. Il senatore Airola faceva l'esempio degli alluvionati in Piemonte, ma quando il Presidente del Consiglio in Sicilia annuncia dopo la quarta o quinta visita nel Mezzogiorno, secondo tutte le rilevazioni, territorio complicato per i sostenitori della riforma, che metterà in campo una decontribuzione totale per il 2017 per i nuovi assunti e lo fa durante una manifestazione del «sì», e quando quella notizia annunciata in una manifestazione del «sì» diventa successivamente l'oggetto di una conferenza stampa istituzionale, quell'attività che cos'è? È seriamente possibile sostenere che non esista una relazione evidente tra questi due passaggi?
  Ci sono poi anche questioni stilistiche, qualcuno obietterò che c'è un problema di agenda, ma io devo organizzare i viaggi, guido da solo la mia macchina oppure vado in treno, mentre il Presidente del Consiglio avrà altri mezzi, andrà nelle Marche nei prossimi giorni per fare a un'ora di distanza un incontro con i sindaci per la ricostruzione, cosa assolutamente centrale, il terremoto è certamente un evento, tema sul quale peraltro mi pare che in Parlamento tutte le forze di opposizione abbiano mostrato massima responsabilità e compattezza, e un'ora dopo in un teatro nello stesso posto una grande manifestazione per il «sì».
  Francamente trovo complicato pensare che il modo con cui è stata costruita sistematicamente da parte del Governo questa campagna elettorale non sia un modo che, senza una capacità molto forte da parte dell'azienda di organizzare la successione della comunicazione in modo più netto e più chiaro, renda troppo evidente la connessione e quella che considero una strumentalità, che qualcuno potrebbe non considerare tale, ma che rischia di essere così percepita dai cittadini.
  L'idea, che quotidianamente viene alimentata da centri interni ed esterni al dibattito politico del Paese, di una continua correlazione tra il «sì» e le magnifiche sorti e progressive, tra il «no» e la catastrofe, che siano l'aumento o la diminuzione delle tasse, la stabilità o la volatilità dei mercati, è la cifra di questa campagna. Su questo credo che l'azienda avrebbe dovuto porsi il problema, porlo anche in una Pag. 15discussione, e non solo diventare oggetto di una polemica più o meno sensata.
  Da mesi abbiamo uno spot, qualcuno quando ho sollevato problemi istituzionali mi ha risposto che lo ha fatto il Governo, ma è uno spot che (faccio una valutazione da inesperto della comunicazione a persone esperte e vediamo cosa ne pensate) si conclude con un giovane seduto di fronte a un panorama che guarda il futuro, quindi a me pare che sia una cosa diversa dagli spot di comunicazione istituzionale e di informazione a cui sono abituato.
  Siamo in questa condizione per quanto riguarda il modo con cui sono costruite le notizie, e che la costruzione dell'insieme della notizia del TG spesso rischi di determinare questo elemento di connessione mi pare evidente. Posso capire le difficoltà, i limiti e le norme, ma credo che di fronte a un passaggio così decisivo avremmo potuto sperare in qualcosa di diverso dalla semplice e rigida applicazione delle norme previste.

  JONNY CROSIO. Ricondurre l'audizione di oggi esclusivamente a un momento strumentale credo, collega Peluffo, sia forse eccessivo; che ci siano dei dati sui quali è opportuno fare delle valutazioni, e mi riferisco anche ai dati che abbiamo ricevuto questa mattina dall'Osservatorio di Pavia, che ho guardato come guardo regolarmente quelli che riceviamo in questo periodo, mi inducono a una riflessione che credo sia opportuno fare. Vediamo che nelle trasmissioni ricondotte alla responsabilità delle testate giornalistiche il Governo viaggia attorno al 40 per cento (mi riferisco al periodo dal 12 al 18 di novembre), così come le rubriche nazionali sempre a cura delle testate giornalistiche. Questa percentuale aumenta sensibilmente per quanto riguarda i TG e addirittura sul TG1 arriviamo al 46 per cento, dato che abbiamo ricevuto oggi, per il Governo.

  GIANCARLO LEONE, coordinatore editoriale dei palinsesti televisivi. Solo per verificare, che dati sono?

  JONNY CROSIO. Osservatorio di Pavia 12-18 novembre 2016, sul TG1 il Governo viaggia al 46,7 per cento, il TG al 40,2, ma non è questo il punto che comunque fa riflettere. Sì, il riequilibrio, però forse qui non è una questione solo di peso, ma anche di massa come in fisica perché, come diceva il collega Airola, è difficile l'esercizio da farmacista per trovare il giusto metodo che conduca a un riequilibrio. Chi è attento a quanto succede dalle 19.00 alle 21.30 sui canali della Rai vede che c'è una forte pressione da parte del Governo e dei membri del Governo. Come dice la presidente Maggioni, se parliamo di stabilità, probabilmente è una funzione di Governo, è chiaro che, come dice il collega Airola, se dietro c'è un bel «sì» che lampeggia, questa diventa una questione di massa e di volume. È un esercizio non facile (su questo voglio essere serio fino in fondo), però credo, collega Peluffo, che abbiamo degli elementi a disposizione sui quali fare una ponderata riflessione. Abbiamo messo a lavorare i nostri collaboratori proprio per estrapolare questi dati e fare un'analisi (anche per una mia deformazione professionale sulle statistiche) per trovare esattamente questo equilibrio e ponderare i valori sui quali dobbiamo ragionare. A me pare del tutto evidente che ci sia un'eccessiva presenza del Governo, però sono i dati matematici che devono essere presi in considerazione. Se dovessero chiedermi se preferisco avere a disposizione quattro ore da mezzanotte alle 4.00 di mattina o quindici minuti da Fazio, sceglierei quindici minuti da Fazio, perché la massa ha un altro valore rispetto al volume e al peso, per cui credo che l'arcano sia lì.
  Mi piacerebbe conoscere l'algoritmo che usate per riportare l'equilibrio e le variabili che mettete, perché le variabili sono molto variabili, quindi probabilmente non c'è solo un risultato di questa equazione, anzi probabilmente il risultato si può anche orientare mettendo variabili in positivo o negativo in base a come si analizzano i dati.

  AUGUSTO MINZOLINI. Francamente sarà strano, ma un po’ me lo aspettavo, perché per un meccanismo abbastanza chiaro le tre riforme che sono state fatte non esulano l'una dall'altra. Abbiamo fatto Pag. 16la riforma della Costituzione, la riforma elettorale e la riforma della Rai.
  Sono d'accordo con Fratoianni, non mi appassiona tanto il burocratese dei dati, però c'è un problema di fondo: aver messo la Rai alle dipendenze del Governo l'ha privata di un elemento fondamentale, che era il maggior pluralismo, ma pluralismo proprio nelle indicazioni. Poiché tu, presidente, ne hai parlato, ti dico con molta franchezza che quando c'ero, c'ero io, ma c'erano dall'altra parte anche Travaglio e Santoro. Il punto è che quando devi intervenire sulla scaletta su come tagli un telegiornale, se decidi (non parlo di vicende che riguardano Forza Italia o il centrodestra) se all'interno di uno stesso servizio ci deve essere Grillo e anche la questione delle firme in Sicilia, se da una parte enfatizzo De Luca perché mi serve in quella regione in particolar modo, perché so che lì posso spostare qualcosa, e oscuro completamente Emiliano perché nelle ultime due settimane è completamente oscurato, questo è un modo di intervenire nell'informazione.
  Una volta avevi voci differenti, anche molto caratterizzate dal punto di vista della differenza. Faccio un esempio ripreso adesso da Fratoianni: se uno prende la decontribuzione dei nuovi assunti in Sicilia, si può vedere da una parte ma, se la pongo in maniera diversa come avrebbe fatto qualcun altro che non la pensa come te e l'avrebbe rappresentata esattamente come un'operazione squisitamente elettorale, all'interno del servizio pubblico avevo due voci completamente diverse nel taglio. Questo è il punto, ma dico che non mi meraviglio perché purtroppo abbiamo fatto una riforma che è fatta così, in cui, se vado a vedere all'interno della Rai, sul «sì» o sul «no» non vedo voci differenti, ne vedo una sola, indipendentemente dai tempi o da altro, la voce è una sola. È chiaro che poi uno la sconta, perché qualunque cosa viene metabolizzata, trasferita, espressa con questa logica, con questo retropensiero.
  Noi stiamo molto sull'idea dei tempi, ma – diciamoci la verità – quando vado sul tempo di notizie non posso andarlo a calcolare, e questo dimostra che forse ha ragione Pisicchio quando sostiene che lo schema con cui affrontiamo l'informazione è estremamente vecchio, che non è più il modo con cui affrontarla. Abbiamo ormai una capacità subliminale di intervenire sulle notizie che la par condicio, che risale ai tempi di Scalfaro, non affronta, quindi spesso, quando si fanno delle scelte, si deve ragionare anche in questi termini. Come al solito infatti le testate camminano sui nomi delle persone e, se si ha una struttura Rai assolutamente omogenea nel modo di vedere e di pensare, è evidente che poi se ne scontano le conseguenze, perché possiamo dire quello che vogliamo, ma è evidente che rispetto a tutta una serie di cose fatte dal Governo non si è avuto un contraltare, una voce diversa, e il fatto che tutto questo venga relegato all'interno di servizi che danno due minuti a Gasparri e poi però l'intero telegiornale è confezionato in un'altra maniera serve a ben poco.
  Credo che questa sia un'esperienza che probabilmente può anche aiutare su come si dovrebbe ragionare in termini di corretta informazione. Non bastano i tempi e anche su questi c'è molto da dire, ma c'è un problema di culture diverse che devono essere espresse all'interno del servizio pubblico. Se questo non avviene, abbiamo una sorta di servizio che era nel concetto iniziale della riforma, ovvero di omogeneizzare l'orientamento e il modo di vedere, quindi un punto di vista che esprime tutti gli altri. Credo che questo problema che abbiamo affrontato adesso anche in termini drammatici (sono d'accordo con Airola, Fratoianni, Gasparri) lo ritroveremo più avanti, ed è il limite di questa riforma, un limite che spesso porta a trovare voci alternative in altri network.
  Questo è un dramma che appartiene all'azienda di servizio pubblico perché, se per trovare un'altra voce si deve andare su La 7, questo non aiuta il servizio pubblico.

  RENATO BRUNETTA. Superiamo l'approccio dei dati quantitativi non perché sia esaustivo, ma perché banalizza la situazione. Renzi è in campagna referendaria per sua stessa ammissione da un mese e mezzo, gira forsennatamente l'Italia con la sua immagine personale alla ricerca di luoghi, Pag. 17 argomenti, temi i più diversi, salvo che è in campagna referendaria e tutti percepiscono e capiscono che la scuola, l'asilo e lo stesso terremoto sono dei pretesti per la campagna referendaria. Mi duole dirlo, perché è una cosa forte quella che sto dicendo, ma è una totale strumentalizzazione dell'uomo, del Presidente del Consiglio (si fa per dire) in questo particolare momento storico e politico del nostro Paese, quindi suddividere tempo di parola e di notizia non ha significato: è il tempo della propaganda del Presidente del Consiglio per sua stessa ammissione.
  Perché altrimenti avrebbe bisogno di girare l'Italia dalla mattina alla sera 3, 5, 7, 10 eventi al giorno? È il Presidente del Consiglio, deve governare da Palazzo Chigi, deve studiare i dossier, deve fare le riunioni, deve capire, ma non fa questo: fa semplicemente passaggi da campagna elettorale e, qualunque sia l'argomento o l'accostamento semantico del passaggio, il metasegno è semplicemente il segno referendario. Anch'io quindi do ragione a Pisicchio, questa distinzione dei tempi e delle quantità ha poco significato se andiamo a guardare il metasignificato della figura personalizzata di Renzi sul referendum, perché qualsiasi cosa faccia, vada anche alla partita di calcio con la moglie, è campagna referendaria, e la percezione che ha la gente è di nausea rispetto a tutto questo, non se ne può più di questo signore che è dappertutto con vari pretesti a rappresentare un segno politico da campagna referendaria!
  Questo si chiama regime, presidente Maggioni, direttore Dall'Orto, queste sono prove generali di regime. I regimi fanno così, hanno sempre fatto così, e questa discussione mi sembra banale e ipocrita, perché siamo all'ipocrisia di regime.
  Tutto questo si colloca in un contesto in cui le grandi catene di giornali sono tutte omologate: Rizzoli Corriere della Sera, versione prima, versione Cairo, omologata, La stampa, Secolo XIX, omologati, La Repubblica omologata, Monti Riffeser omologata, Caltagirone omologato, per non parlare (domani mi faranno un'altra paginata infamante) del gruppo Angelucci, omologato.
  Se parliamo poi delle televisioni private, omologate anche quelle, vediamo che questa immagine personalizzata di Renzi nei confronti della sua segnaletica quotidiana è totalizzante, di regime. Ha quindi poco senso parlare dei cinque o dieci secondi dell'opposizione, con i trucchetti soprattutto usati nei confronti del Movimento 5 Stelle ai quali attaccano sempre il veleno delle firme false a Palermo o a Bologna, e con quel veleno tu distruggi completamente la notizia principale. Non ho visto altrettanto veleno su Banca Etruria, sulla stupidità della riforma Madia o sul capo dell'ufficio legislativo della Madia che si chiama Mattarella, o del ricatto della Madia che dichiara che, visto che la Corte ha bocciato la riforma, non farà più il contratto, non ho visto veleni di questo tipo.
  Pertanto andate pure avanti così, certamente siete stati decodificati e siete esponenti di regime. Presidente che pure ho votato, direttore che non ho votato, siete esponenti di questo regime progressivo e ipocrita. Non abbiamo l'anello al naso, vi ha nominati Renzi, vi ha voluti Renzi, i risultati che state ottenendo sono pessimi, basta guardare come è iniziato Politics e come sta finendo miseramente, non c'è più una voce antagonista all'interno della Rai, non c'è più nulla, e questo è il segno del regime. I regimi saltano però per l'eccesso di omologazione, perché i regimi intelligenti sono quelli che lasciano anche spazi e margini di dissenso. Questo è un regime stupido, perché non lascia alcun margine...

  PRESIDENTE. Concluda, Brunetta.

  RENATO BRUNETTA. Lei sia gentile con chi parla, abbiamo il minutaggio anche qui?

  PRESIDENTE. Sì Brunetta, è finito il tempo.

  RENATO BRUNETTA. Mi chiami onorevole Brunetta, Fico! Ringrazio tutti voi, ma non abbiamo l'anello al naso: voi siete esponenti di questo regime, e credo che il 4 dicembre sarete spazzati via anche voi!

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  FRANCESCO VERDUCCI. Mi pare chiaro dall'andamento della Commissione a cosa servisse questa convocazione. Siamo molto rispettosi dei regolamenti, nei quali c'è la democrazia, sia la democrazia parlamentare, sia la democrazia tout court rappresentativa, quella che lega la nostra comunità; lei, presidente, aveva indicato alle forze di opposizione un modo per convocare questa Commissione, questo è avvenuto e noi naturalmente con grande rispetto siamo qui, ma voglio ricordare che l'oggetto di questa convocazione è l'attuazione della delibera della Commissione sulla par condicio referendaria. Questa Commissione invece si è rivelata per quello che voleva essere, cioè una appendice anche abbastanza sguaiata della campagna referendaria, di una grande campagna elettorale che qui viene utilizzata in maniera parossistica per attaccare Renzi in maniera ossessiva e non parlare dell'oggetto di questa nostra convocazione.
  In merito a quell'oggetto devo dire di essere soddisfatto delle audizioni sia della Presidente Maggioni sia del direttore Campo Dall'Orto, perché nella scarna oggettività i dati che qui ci sono stati forniti e che ci verranno forniti anche nei prossimi giorni quotidianamente, da qui fino alla sera del 2 dicembre, dicono di un grande sforzo che la Rai sta facendo per ottemperare a quel regolamento che noi unitariamente, tutti i partiti politici, qui abbiamo votato, un regolamento che obbliga la Rai, su un tema così importante come quello referendario, a un comportamento di assoluta imparzialità, di assoluta parità.
  Sono state richiamate sia dalla presidente che dal direttore generale anche le piccole discrepanze, e come componente della Commissione auspico vengano sanate. Sono stati richiamati anche gli interventi dell'Agcom, un'Autorità indipendente, l'Autorità di garanzia che è intervenuta in maniera minimale laddove all'occorrenza doveva intervenire.
  Voglio dire al collega Minzolini, che vagheggiava prima i bei tempi andati, che sinceramente non ricordo come bei tempi e a mio avviso non ricordano come bei tempi neanche gli utenti della Rai, i cittadini italiani, che il pluralismo non è la giusta opposizione dei punti di vista e delle particolarità che si contrappongono: il pluralismo è il tentativo di arrivare all'imparzialità e non è fatto dal contraddittorio tra Travaglio e Minzolini, che tra l'altro, come è noto, sono entrambi esponenti politici, così come dico al collega Brunetta, visto che in questa Commissione ci siamo lasciati a un excursus di filosofia della comunicazione, che è evidente per tutti quanti (e guai se non lo facesse il servizio pubblico) che personalità che ricoprono ruoli politici o istituzionali (qui scopriamo l'acqua calda) sono notiziabili. È evidente che Renzi è notiziabile, che il Presidente Berlusconi è notiziabile quando va allo stadio, che Grillo, capo di un partito politico, è notiziabile quando cade nella buca a Roma perché non sono state ancora riparate, quindi questo è il tema che abbiamo.
  Voglio anche dire a lei che presiede questa Commissione, presidente, che il nostro compito, preso atto di questi dati e monitorando anche sui prossimi dati, è difendere l'azienda dalle ingerenze che i partiti e i singoli membri di questa Commissione continuamente fanno nei suoi confronti, perché non è compito dei singoli commissari discettare sulle scalette dei telegiornali o, ancora peggio, con atteggiamenti alla epurator chiedere la cacciata dei direttori o dei giornalisti, degli Orfeo, dei Greco. Il nostro compito non è stalkerizzare la Rai, come alcuni colleghi fanno, ma difenderla dalle ingerenze.
  Lei, presidente, qualche giorno fa in un comizio insieme a Grillo è intervenuto su questo tema, dicendo che sarebbe ora di chiudere la Rai perché non è in grado di fare servizio pubblico, ma ha sbagliato tema perché è vero esattamente il contrario: la Rai su un terreno così delicato come quello referendario sta dimostrando di fare servizio pubblico e di ottemperare al mandato datole da questa Commissione di vigilanza.
  Anche sul tema dell'ipocrisia della par condicio, che lei ha introdotto in chiusura della scorsa audizione, è vero il contrario di quanto ha detto: sono contento che oggi tutti rivalutino quella par condicio che noi Pag. 19con forza abbiamo voluto, ma quella par condicio è ipocrita non perché la Rai stia facendo il suo mestiere anche sui programmi qualitativi di fascia A, perché nel nostro regolamento abbiamo scritto che «sì» e «no» devono essere alla pari ovunque, soprattutto nei programmi di fascia A, quelli di prima serata, ma è ipocrita perché la par condicio non vale per il web, dove ci sono proprietari che controllano senza che nessuno possa intervenire. Da questo punto di vista manca ancora molto alla nostra informazione e alla nostra democrazia dell'informazione per fare passi avanti a tutela di tutti i cittadini.

  DALILA NESCI. Sarò breve, visto che già il mio collega Airola ha fatto un intervento complessivo e articolato. Ci sono però alcune cose che voglio sottolineare e aggiungere.
  Ho trovato sinceramente, presidente e direttore, queste vostre relazioni ipocrite e anche irrispettose del nostro ruolo, perché, nonostante le diversità di appartenenza politica, sono state anche suffragate delle smentite ad alcune vostre tesi, ho trovato patetiche le difese d'ufficio del PD, ma qui non dobbiamo fare gli opinionisti. Spero che non pensiate anche voi che questa sia stata una convocazione provocatoria della Commissione di Vigilanza Rai, perché, se non è in questi momenti che la Commissione fa valere il suo ruolo, non capisco quando dovrebbe farlo sentire. Mi ha sconcertato sentire dalla presidente e anche dal direttore che c'è stato un rispetto complessivo della legge, laddove la legge si rispetta in maniera puntuale, mentre gli squilibri ci sono stati e infatti ci sono stati anche richiami, sebbene flebili e tra l'altro rari, dell'Agcom, così come il collega Peluffo parla di sostanziale equilibrio perché tutti dobbiamo sempre accontentarci di una sostanziale parità – direi io – e nemmeno più di quella.
  Ricordo anche, poiché è stato messo in rilievo dal collega Peluffo, che la questione del riferimento ai tempi del Governo è un elemento inserito nella delibera proprio dalla vostra forza politica, comprendo anche che, essendo Renzi l'unico soggetto politico notiziabile in grado di trainare il «sì», per questo motivo parla ovunque.
  L'impostazione e la struttura dei TG, e i vari esempi fatti dal mio collega Airola dicono chiaro come ci sia l'intenzione di sviare il punto dall'informazione in maniera seria e chiara. Aggiungo anche che è sempre l'ufficio stampa di un unico partito, del Partito Democratico, che detta anche la linea dei TG, perché basta che escano comunicati stampa mirati su questioni che vogliono essere portate all'ordine del giorno perché senza filtro arrivino a bomba dentro i TG, ovviamente con la compiacenza di direttori, vicedirettori e capiredattori, perché altrimenti si può fare anche informazione adeguata, come è stato ricordato c'è un mestiere che è quello del giornalista.
  La presidente si è assunta la grande responsabilità di non convocare il consiglio di amministrazione, vorrei qui una risposta più chiara in merito, perché io l'ho vista come un'assoluta mancanza di trasparenza, non basta poi venire qui e dire che va tutto bene; io ho lanciato, viste le mie varie denunce, l’hashtag del tutto a posto, perché ovunque in Italia c'è il tutto a posto, e concludo con un appello al mondo interno della Rai.
  Sappiamo che il nostro è un Paese semilibero per libertà di informazione, quindi un Paese che non è già pienamente democratico e, siccome spesso in Italia va avanti il bieco opportunismo del «tengo famiglia» in tutti gli ambiti della società, quindi non ci scandalizziamo del fatto che ci sia anche in Rai, vorrei però, come è stato già detto anche dal mio collega, che i lavoratori seri e responsabili a vario titolo si dissociassero da questa gestione insana della Rai, che ha plagiato il Paese in questi anni, ovviamente con l'aiuto anche di reti privatistiche e della mancanza di una legge seria sul conflitto di interessi di interessi, che ha impedito il pieno sviluppo di questo Paese e della sua democrazia.

  SERGIO BOCCADUTRI. Dobbiamo valutare se la Rai abbia applicato il nostro regolamento, non un altro regolamento che altri avrebbero forse preferito in questo Pag. 20momento e magari avrebbero potuto anche proporre quando lo abbiamo discusso.
  La discussione sulla par condicio sui temi non referendari (gli articoli 7 e 8 sono sui temi referendari) non è stata infatti avanzata da nessuno quando abbiamo discusso la delibera della Commissione, e a me sembra davvero assurdo che si ammanti sotto l'idea di libertà una certa idea che si debba in qualche modo censurare l'attività del Governo per le attività che fa e che sceglie, che uno può valutare politicamente, essere d'accordo o no, ma che addirittura si debba dire in che modo si fa l'attività del Presidente del Consiglio francamente lo lascerei a chi censura, non a chi pensa alla libertà!
  La prossima volta qualcuno proponga un algoritmo su come si fa la par condicio sui temi non referendari, sulla quale si sta facendo una discussione inesistente, perché la discussione verte su questo, su un riequilibrio non richiesto dal regolamento, si portano esempi che non c'entrano nulla come la sanzione a Berlusconi nel 2011, quando Berlusconi era candidato capolista a Milano e per quello fu sanzionato: ci dimentichiamo le cose, ma nel 2006 non ci fu alcuna sanzione rispetto al suo intervento perché non era candidato. Nel 2011 il Presidente del Consiglio era candidato capolista, quindi sulla base di questo presupposto giuridico venne fatta la contestazione dell'Agcom, perché era candidato, quindi non è che le cose le possiamo dire a metà, era il capolista e ottenne 20.000 preferenze.
  Penso che dobbiamo discutere su questo, il presidente ha fatto benissimo ad accogliere la richiesta di convocazione sul tema dei dati, che sono costruiti anche dall'Agcom, e anche qui mettere in dubbio l'indipendenza dell'Agcom che ha lavorato sul mandato della Commissione, che ha detto come vanno costruiti i dati sulla base della par condicio sul referendum... francamente, se vogliamo parlare di altro, liberi di farlo, siamo in una sede e politica, non in una sede che limita da questo punto di vista, però per quanto mi riguarda quello che ci hanno detto la presidente e il direttore generale e il lavoro dell'Agcom stanno esattamente dentro la delibera.
  Forse qualcuno potrebbe – dati alla mano – dirmi che non è così, ma i dati invece ce lo dimostrano, perché si costruiscono sulla base della delibera «sì/ no», non su altro. Se poi uno ci vuole mettere dentro altro, perché ritiene che quando il Presidente del Consiglio parla delle alluvioni o di qualunque argomento debba essere tempo addebitato al «sì», può farlo, ma purtroppo questo la delibera non l'ha detto, chi poteva proporlo non l'ha fatto e oggi ci troviamo a fare una discussione che non mi trova assolutamente d'accordo e che non ha neanche senso sulla base del presupposto giuridico per cui è stata richiesta la convocazione.

  PRESIDENTE. Sono d'accordo sull'esigenza di rimanere sul punto dell'ordine del giorno e sul motivo della convocazione. La delibera approvata in Commissione di vigilanza e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale è pienamente operativa; leggo una parte dell'articolo 8: «i direttori responsabili sono tenuti settimanalmente ad acquisire i dati del monitoraggio del pluralismo relativi alle testate di rete e a correggere eventuali disparità di trattamento verificatesi nella settimana precedente», quindi il primo punto è che i dati vanno letti settimana per settimana, così se abbiamo una disparità noi possiamo riequilibrare la settimana dopo, e qui è pacifico. Questo per dire che i dati vanno letti settimana per settimana in questo caso, non ogni tre mesi. «In particolare, essi curano che gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire in base alla conduzione del programma specifici orientamenti politici ai conduttori o alla testata e che nei notiziari propriamente detti si è osservata la previsione di cui all'articolo 1, comma 5 della legge 10 dicembre 1993 n. 515». Questa è la nostra delibera referendaria in cui si fa riferimento a un'altra legge. Grazie alla nostra delibera e al riferimento a questa legge l'Agcom ha richiamato la Rai proprio sui tempi del Governo, perché non stiamo parlando dell'equilibrio del «sì» e del «no» tra le forze politiche, ma della eccessiva rappresentanza del Pag. 21tempo dato ai TG Rai rispetto al Governo. Se infatti c'è una torta dell'informazione in Rai fatta 100, se il Governo ha 45-46 per cento, rimane un 50 per cento, per cui è chiaro che il tempo del Governo è troppo alto.
  Cosa dice però la previsione di cui all'articolo 1, comma 5 della legge 10 dicembre 1993 n. 515 che abbiamo introdotto nella nostra delibera? Leggo l'interpretazione dell'Agcom rispetto a questa norma: «rilevato che la ratio della previsione recata dal comma 5 dell'articolo 1 della legge n. 515 del 1993, secondo la quale la presenza dei soggetti istituzionali nei programmi di informazione diffusi durante il periodo elettorale (ma vale anche per il periodo referendario) deve essere limitata esclusivamente all'esigenza di assicurare la completezza e l'imparzialità dell'informazione, risiede (tutto questo preambolo) nell'esigenza di evitare che gli esponenti politici investiti di funzioni istituzionali possano avvalersi del loro ruolo per finalità legate all'attività politica».
  Questo è ciò che abbiamo inserito nella nostra delibera ed è questo che io penso che non venga rispettato, perché dobbiamo leggere i dati settimana per settimana e vediamo che i tempi del Governo sono molto alti, quindi o i tempi del Governo sono tutti strettamente istituzionali (e stiamo parlando dei dati dell'ultima settimana, non dei dati generali, perché la settimana precedente a quest'ultima il Governo aveva dei dati più bassi, più contenuti, andavano sempre un po’ abbassati, ma non c'era un eccessivo problema) adesso, avvicinandoci alla data del referendum, nell'ultima settimana sui tempi del Governo ci sono stati dati allucinanti, quindi quando si parla di terremoto non si parla di terremoto negli ultimi tre mesi, ma si parla del tempo del Governo nell'ultima settimana, quando magari del terremoto non ha parlato. Questo quindi è successo e su questo penso di dover parlare nel merito della delibera, nel merito dei riferimenti di legge che abbiamo inserito nella delibera con l'interpretazione che l'Agcom ne ha dato, tutto qui.
  Qui potrebbe serenamente cadere il velo di ipocrisia che a volte cala sui dati, sulla lotta tra le forze politiche, qui si cerca solamente di tutelare i cittadini italiani per avere un'informazione equilibrata e giusta rispetto al referendum, senza nessuno che sia di parte, e il gioco deve essere pulito sempre, perché sono i cittadini italiani che pagano il canone e devono ricevere l'informazione adeguata.
  Qui in Vigilanza cerchiamo di fare un lavoro enorme, abbiamo cercato di approvare la delibera in tempo proprio per evitare ogni polemica, abbiamo inserito i riferimenti di legge perché si sa che a volte il Governo è un invasore di campo rispetto alla partita referendaria e non può abusare del proprio potere istituzionale per apparire in video, parlare di qualunque cosa e poi collegarsi al referendum. Questa è una questione che c'è stata negli scorsi vent'anni, che ci sarà magari nei prossimi dieci, non lo so, però senza ipocrisia va affrontata sempre, perché la politica non deve essere mai ipocrita, come ho detto anche nella scorsa audizione.
  Detto questo, c'è un discorso di qualità. Qui nessuno vuole fare i palinsesti alla Rai e denuncerei chiunque volesse fare una cosa del genere, però è vero anche che spesso la percezione e è di uno schiacciamento eccessivo verso le ragioni governative e poco al pluralismo in generale, al di là dei dati istituzionali dell'Agcom. È chiaro che abbiamo sempre il solito problema: le sanzioni sono fatte solo rispetto alla raccolta dei dati che l'Agcom fa tramite la Geca S.r.l., l'Osservatorio di Pavia è un altro attore, ma su quei dati non c'è sanzione, quindi possiamo guardare anche i dati di Pavia, però l'importante secondo me è guardare i dati dell'Agcom.
  Abbiamo visto che nella settimana 14-20 novembre non c'è equilibrio, i dati dell'Agcom dovrebbero uscire domani e vedremo se sono riequilibrati, e soprattutto è necessario comprendere che il tempo del Governo va valutato molto bene per la delibera della Commissione e per i riferimenti di legge inseriti nella delibera, approvata all'unanimità proprio per garantire Pag. 22ai cittadini italiani un'informazione giusta e sana rispetto al Governo della nazione.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Innanzitutto la ringrazio, Presidente Fico, per il garbo consueto che lei usa in questa sede, dimostrando di avere rispetto per le istituzioni e anche per il lavoro che le altre persone fanno.
  Ancora una volta però lei ha richiamato il richiamo (scusate il gioco di parole) di Agcom e io sono costretta a ricordarle che non era a Rai, ma era a tutte le emittenti e quindi vale il ragionamento che facevo in premessa, ossia che, se è per tutte le emittenti, dobbiamo almeno presupporre che ci fosse un criterio di notiziabilità alla base di quella copertura.
  Ho chiesto di nuovo i dati al dottor Leone che me li ha passati un istante fa, e il direttore Leone mi dice che i dati dell'ultima settimana sul Governo di TG1, TG2 e TG3 sommano il 35 per cento, quindi ribadisco che, se andate a riprendere i dati di 2014 e di 2015 in questo stesso momento legati alla legge di bilancio, le presenze del Governo oscillano tra il 35 e il 45 per cento fatalmente, tutto il resto è dinamica politica.
  Su questo francamente vorrei dire due o tre cose in velocità per condividerle con voi. Innanzitutto all'onorevole Nesci volevo solo dire che, mentre sono totalmente d'accordo sul fatto che voi siate all'interno di una dinamica politica e quindi giustamente i toni siano quelli che scegliete (si figuri se mi permetto di dire qualcosa a qualcuno!), le garantisco che per una persona come me, che ha un profondissimo rispetto delle istituzioni, di questa Commissione, di queste aule, sentirsi apostrofare come ipocrita in queste aule è una cosa che rasenta l'inaccettabile, perché a queste aule annetto veramente il senso della garanzia del luogo in cui le cose vengono discusse all'interno di una dinamica democratica, nella quale il rispetto profondo delle persone che si ha di fronte è parte stessa del senso del sedere in un certo luogo. Le garantisco quindi che vedere utilizzato il sedere in un luogo istituzionale per insultare la persona che ha di fronte, perché uno ha la storia che si porta appresso e la qualifica di ipocrita è una cosa molto pesante, è un macigno, sentirselo rivolgere in un luogo istituzionale le garantisco che è una cosa che lascia la traccia sulle persone.
  Diversa è la dinamica a cui faceva riferimento l'onorevole Brunetta, e io le voglio dire che quello che si è tentato di dire qui oggi non è la difesa di una parte politica o di un'altra, ma è il tentativo di spiegare come un'azienda dentro la quale le voci plurali ci sono (e non mi costringete a fare l'elenco dei «sì» e dei «no» delle persone, dei programmi, delle trasmissioni, dei commentatori, perché questo non lo farò mai ai miei colleghi) ed esistono, la gente lavora moltissimo anche su questioni come queste, è importante dare il senso che la Rai non è di qualcuno.
  Lo dicono quei dati, lo dice questo 35 per cento identico all'altro, e lo dice, onorevole Brunetta, il fatto che io mi sono portata un po’ di agenzie con le quali non vi ammorbo (mi perdoni lo scivolone linguistico), ma questi sono i discorsi che abbiamo sempre sentito in campagna elettorale. Lei era uno dei più abili (glielo riconosco) a replicare a chi muoveva dieci anni fa esatti le stesse accuse che vengono mosse oggi, a chi le muoveva cinque anni fa e fa parte della dinamica politica...

  RENATO BRUNETTA. C'era pluralismo, adesso c'è omologazione!

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Sono qua come presidente di un'azienda che va difesa, e proprio perché sono qua come presidente di un'azienda che lavora e che va difesa voglio ricordare un altro paio di passaggi.
  Quando lei, senatore Minzolini, veniva definito «il grande farcitore di panini politici» o il suo lavoro veniva definito «i miserandi panini confezionati da Minzolini» è chiaro che si trattava di una dinamica politica, allora pensavo che la libertà editoriale avesse un senso e continuo a pensarlo.
  Siccome continuo a pensarlo, senatore Airola, le dico che citare per nome e cognome Pag. 23 i giornalisti della Rai che fanno il loro lavoro magari con l'accordo rispetto a quello che lei sente o magari in disaccordo rispetto a quello che lei sente, fa parte di una cultura che io non posso accettare! Lei, nell'ordine, ha chiesto a noi di dimetterci...

  ALBERTO AIROLA. Greco ci prende in giro, io denuncio la disinformazione e devo fare i nomi in questa sede.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Io denuncio le liste di proscrizione, senatore, chiunque le faccia, non appartengono alla mia cultura, non mi appartenevano da giornalista...

  ALBERTO AIROLA. Non sono liste di proscrizione, io denuncio la disinformazione, sono stanco...

  PRESIDENTE. Senatore Airola, la richiamo all'ordine! Se continuiamo così, sospendo la seduta...

  ALBERTO AIROLA. Io denuncio la disinformazione, sono stanco di essere preso in giro in questa sede parlamentare...

  PRESIDENTE. La richiamo all'ordine per la seconda volta, senatore Airola!

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Onorevole Brunetta io le liste di proscrizione non le accetto...

  PRESIDENTE. Sospendo la seduta per un minuto.

  La seduta, sospesa alle 18.14, riprende alle 18.16.

  MONICA MAGGIONI, presidente del consiglio di amministrazione della Rai. Grazie, presidente, riprendo e chiudo proprio su questo, perché volevo esattamente sottolineare come la differenza di opinioni che esprimeva l'onorevole Fratoianni avesse in sé il senso della dialettica, che ci sta tutto, ma è completamente diverso ed è ovvio che la Rai lo accetti come elemento di confronto.
  L'ultima cosa che voglio dire proprio perché secondo me l'azienda va tutelata è che a voi che rappresentate la Vigilanza chiedo di fare sì che la Rai smetta di essere considerata lo strumento della battaglia in corso, perché quello che si sta facendo in questo momento è utilizzare la Rai come strumento della battaglia in corso, come è successo qui fino a un istante fa.
  Ultima considerazione: siete sicuri (molti di voi hanno fatto i giornalisti) che ritrovarsi a discutere le scalette in una Commissione di vigilanza sia il segno di una democrazia sana? Io da giornalista ho un problema su questo.

  ANTONIO CAMPO DALL'ORTO, direttore generale della Rai. Chiudo cercando di elaborare quanto diceva la presidente e rispondere ad alcune domande.
  Credo fermamente in quanto ha appena detto la presidente: noi cerchiamo di fare bene (per questo ho cominciato ringraziando tutti coloro che lavorano in Rai) il nostro mestiere. In questo caso specifico mi dispiace che una regola che ci è stata data e che oggi emerge che abbiamo rispettato... e i numeri sono importanti, non credo che si possano liquidare i numeri e le regole. Quando non si compiono sono importanti, mentre quando uno fa le cose perbene si dice che i numeri non sono importanti, ma ci avete dato le regole numeriche. Mi spiace che il senatore Airola non sia presente, perché diceva che non si fanno con il cronometro, ma avete chiesto una norma che si applica sul «secondaggio», abbiamo dovuto applicare il cronometro e abbiamo cercato di applicarlo: le cento comunicazioni che abbiamo fatto sono proprio in tal senso. Citavate Fazio, e una volta che c'è stato un componente del «sì», la comunicazione è stata che si doveva riequilibrare la settimana successiva. Queste sono le comunicazioni, non comunicazioni di chissà quale tipo!
  Vi cito una cosa per ribadire che c'è stato un sacco di lavoro dietro: la regola dell'Osservatorio di Pavia era più restrittiva di quella dell'Agcom, della Geca, quindi Pag. 24abbiamo lavorato una settimana per fare in modo che il criterio fosse lo stesso, perché, più le regole su come considerare il tempo di parola sono chiare e più è facile rispettarle.
  Ho trovato interessante quello che diceva il Presidente Fico, ossia che dentro c'erano due regole, tanto che sull'altro pezzo è la notiziabilità che è stata considerata, però credo che qui, proprio per rispetto reciproco, oggi il confronto verta sulle regole che ci avete dato e il modo in cui le abbiamo rispettate. Credo che in questo caso siano state rispettate, e «sostanzialmente» vuol dire nel complesso, non parzialmente, vuol dire che siamo stati in equilibrio in questo periodo.
  Spostare l'ambito su un'altra cosa non ci facilita la vita, perché la prossima volta che una regola deve essere applicata deve essere formulata. In relazione a quello che diceva il senatore Airola, ossia che nel momento in cui ci sono dei segnali del «sì» mentre un membro del Governo parla, essi vengono conteggiati nel tempo di parola, quindi queste cose sono già ricomprese, è per questo che sono importanti i secondi, le regole e i numeri, per evitare di generalizzare. Capisco che alcuni temi che avete citato sono importanti, però oggi siamo venuti rispettosamente a raccontarvi il lavoro fatto su un tema molto specifico, rispetto al quale siamo contenti del lavoro fatto.

  PRESIDENTE. Vorrei chiedere solo un chiarimento al dottor Leone. Lei ha citato dati dell'Agcom in merito al 35 per cento del Governo, quindi ha dati che sono arrivati, o si tratta di dati del monitoraggio interno Rai?

  GIANCARLO LEONE, coordinatore editoriale dei palinsesti televisivi. I dati a cui si riferiva la presidente Maggioni sono pubblici e si riferiscono alla settimana 14-20 novembre (non abbiamo ancora i dati dell'ultima settimana che usciranno domani) concernenti il tempo di parola proprio del Governo, quindi sono i dati più recenti che abbiamo. Domani avremo il dato dell'ultima settimana.

  PRESIDENTE. Infatti aspettiamo il dato di domani.

  GIORGIO LAINATI. Sugli accadimenti di poco fa, in qualità di vicepresidente anziano della Commissione, mi sento in dovere di unirmi alle parole di apprezzamento che la presidente le ha rivolto all'inizio del suo ultimo intervento e vorrei, al contrario di chi è intervenuto prima, associarmi al ringraziamento della presidente della Rai ed esprimerle il mio personale apprezzamento per come lei ha presieduto oggi.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 18.25.