XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 88 di Mercoledì 22 giugno 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 2 

Audizione del presidente e dei componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni:
Fico Roberto , Presidente ... 2 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 3 ,
Fico Roberto , Presidente ... 3 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 3 ,
Fico Roberto , Presidente ... 11 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 12 ,
Fico Roberto , Presidente ... 12 ,
Brunetta Renato (FI-PdL)  ... 12 ,
Airola Alberto  ... 14 ,
Gasparri Maurizio  ... 15 ,
Fratoianni Nicola (SI-SEL)  ... 17 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 18 ,
Airola Alberto  ... 19 ,
Fico Roberto , Presidente ... 19 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 19 ,
Fico Roberto , Presidente ... 19 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 19 ,
Airola Alberto  ... 20 ,
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 20 ,
Lupi Maurizio (AP)  ... 20 ,
Minzolini Augusto  ... 22 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 22 ,
Airola Alberto  ... 23 ,
Fico Roberto , Presidente ... 23 ,
Airola Alberto  ... 23 ,
Fico Roberto , Presidente ... 23 ,
Airola Alberto  ... 23 ,
Fico Roberto , Presidente ... 23 ,
Cardani Angelo Marcello , presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ... 23 ,
Fico Roberto , Presidente ... 24

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente e dei componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente e dei componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che, anche a nome dei colleghi, ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione. Mi fa piacere vederli tutti.
  I dati che ho messo a disposizione dei colleghi la scorsa settimana restano per ora i medesimi anche per questa seduta, non essendo stato possibile acquisire i dati in forma aggregata. Come avevo anticipato nella precedente riunione dell'Ufficio di presidenza, con nota dello scorso 15 giugno avevo rinnovato al presidente Cardani la richiesta di trasmettere in forma aggregata i dati sui tempi di parola, notizia e antenna di tutti i soggetti politici e istituzionali relativi all'argomento referendum costituzionale per il periodo dal 20 aprile al 6 giugno, che avevo già richiesto con la mia nota dello scorso 9 giugno, al fine di fornire alla Commissione elementi utili alla riflessione, da più parti sollecitata, in ordine all'informazione nel servizio pubblico radiotelevisivo sul prossimo referendum costituzionale.
  La medesima richiesta è stata più volte reiterata per le vie brevi nei giorni scorsi. A oggi, però, non sono stati ancora trasmessi i dati, anzi il presidente Cardani mi ha riferito che, essendogli stati trasmessi i dati richiesti pochi minuti prima di venire qui alla Camera, non ha potuto vagliarli preliminarmente e quindi trasmetterli alla Commissione. Non so se ciò sia confermato, lo vedremo. Di conseguenza, i dati non saranno consegnati nella seduta odierna, ma si è riservato di trasmetterli nel pomeriggio di oggi, come sentiremo dal presidente stesso.
  A questo punto, in assenza del dato aggregato, non si comprende come l'Autorità abbia potuto inviare a tutte le emittenti la nota del 25 maggio scorso, con la quale ha raccomandato che fosse assicurata in tutti i programmi di informazione una rappresentazione completa, corretta e imparziale delle tematiche afferenti all'agenda politica del periodo, con specifico riferimento al dibattito sulle riforme costituzionali attualmente in corso, riservandosi di monitorare il rispetto e la corretta applicazione della medesima nota; né si comprende come abbia potuto iniziare a valutare gli esposti e le segnalazioni ricevuti in merito al rispetto dei princìpi di imparzialità e correttezza dell'informazione sul tema del referendum costituzionale tuttora al suo esame. Queste sono le domande, i dubbi e le valutazioni che abbiamo svolto in questi giorni. Pag. 3
  Do la parola al professor Cardani, con riserva per me e per i colleghi di rivolgere, al termine del suo intervento, a lui e agli altri componenti dell'Autorità domande e richieste di chiarimento.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Grazie, presidente. Io ringrazio lei e i suoi colleghi per l'invito, che mi permetterà di chiarire una serie di punti metodologici che spiegano in parte – per il resto, ci vorrà un minimo di fiducia – il fatto che non abbia portato i dati.
  In realtà, a essere onesto, li ho portati con me, ma non ho avuto letteralmente il tempo nemmeno di leggerli, perché mi sono stati consegnati cinque-dieci minuti prima di salire in macchina. Apro una parentesi. Pur dando il giusto rilievo a una domanda della Commissione parlamentare competente e con tutto il rispetto che io personalmente e la mia istituzione portiamo nei confronti del Parlamento e delle sue Commissioni, vorrei ricordare che abbiamo tantissime altre cose da fare e che l'ufficio competente è travolto da continue urgenze con scadenze di legge.
  Pertanto, non posso che ringraziare pubblicamente l'ufficio competente per essere riuscito a produrre gli atti prima della riunione della Commissione e mi prendo totalmente la responsabilità della mancata consegna. Questa responsabilità è basata sulla considerazione che questi dati, come emergerà da quello che sto per leggere, sono estremamente delicati, soggetti potenzialmente a uso improprio. Di conseguenza, prima di consegnarli, chiedo la grazia di un'ora o due di ritardo per analizzarli e discuterli con i miei collaboratori. Dopodiché, manderemo i dati in forma elettronica e, a seguire, in forma cartacea. Sono contento di questo incontro, perché cade tra il periodo elettorale delle elezioni locali e il periodo della consultazione referendaria, che non è ancora partita in nessuna delle sue forme, ma ci aspettiamo tutti che inizi nell'autunno. Vorrei coprire con una trattazione istituzionale l'insieme dei nostri compiti, dei nostri obblighi e dei nostri doveri. Mi scuso perché sicuramente a molti o forse a tutti i componenti della Commissione queste cose sono già note, ma mi pare ragionevole, prima di passare all'applicazione di questi elementi di legge, ricordarle.
  L'Autorità per la garanzia nelle comunicazioni garantisce l'applicazione delle disposizioni vigenti sulla propaganda, sulla pubblicità e sull'informazione politica, nonché l'osservanza delle norme in materia di equità di trattamento e di parità di accesso nelle pubblicazioni e nella trasmissione di informazioni e di propaganda elettorale, ed emana le norme di attuazione.
  Se credono, abbiamo portato una serie di copie della relazione.

  PRESIDENTE. Le distribuiamo e ne mettiamo una agli atti.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. La tutela del pluralismo costituisce, dunque, il fine ultimo dell'attività dell'Autorità nel sistema radiotelevisivo, sotto il duplice profilo del pluralismo interno e del pluralismo esterno. Strumentale all'esercizio delle funzioni di vigilanza in materia di pluralismo e segnatamente di pluralismo interno è l'attività di monitoraggio della programmazione nazionale, che l'Autorità effettua sempre, in ottemperanza alle previsioni recate dalla legge istitutiva. Nell'ambito delle competenze generali attribuitele dalla legge istitutiva, l'Autorità assicura anche il rispetto dei princìpi in materia di pluralismo dell'informazione, esemplificati negli articoli 3 e 7 del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici quali princìpi fondamentali del sistema radiotelevisivo. Le disposizioni del testo unico hanno chiarito che la libertà e il pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, l'obiettività, la completezza, la correttezza e l'imparzialità dell'informazione costituiscono princìpi fondamentali (articolo 3), il rispetto dei quali è sempre dovuto dall'emittenza televisiva pubblica e privata in qualsiasi periodo e a prescindere dall'imminenza di tornate elettorali. Ciò in quanto l'attività di informazione radiotelevisiva costituisce un servizio di interesse generale, che deve tutelare la libertà di Pag. 4espressione, inclusa la libertà di opinione, sotto il duplice aspetto della libertà di informare e della libertà di essere informati, e garantire la più ampia apertura alle diverse idee e tendenze politiche e sociali. È bene rilevare sin d'ora come le disposizioni citate non siano assistite da un presidio sanzionatorio certo, limitandosi la norma a rimettere all'Autorità il compito di rendere effettiva l'osservanza dei princìpi di cui al presente capo nei programmi di informazione e di propaganda. In tale contesto si inserisce la legge n. 28 del 2000, che disciplina la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie per la comunicazione politica. La legge, che governa la par condicio politica nei programmi di informazione nei periodi elettorali, presta una particolare e pressoché esclusiva attenzione al mezzo televisivo, del quale la Corte costituzionale ha a più riprese segnalato la forte pervasività e l'idoneità a influenzare la formazione dell'opinione pubblica. Ho già avuto occasione di rappresentare a codesta illustre Commissione i problemi di applicazione della legge n. 28 del 2000. L'appuntamento elettorale accentua, infatti, le problematicità, segnatamente in ragione del mutato quadro politico di riferimento, ben lontano dal bipolarismo immaginato dal legislatore nel 2000, e del processo di innovazione e di trasformazione indotto dalla tecnologia digitale. Uno dei problemi principali risiede nella dicotomia esistente tra programmi di comunicazione politica e programmi di informazione. La parità di accesso, intesa come parità aritmetica dei tempi, tipica della comunicazione politica, viene invocata dai diversi soggetti politici anche in relazione all'attività informativa. È noto che il pubblico manifesta allo stato scarso interesse per le tribune politiche, privilegiando quali fonti di informazione e di formazione del consenso i telegiornali e le trasmissioni di approfondimento informativo. I dati più recenti sul consumo di informazione, pur confermando l'importanza della televisione, danno conto del progressivo imporsi di numerose fonti alternative. Nella nota n. 4 abbiamo riportato dei dati relativi a un'indagine svolta a valle delle elezioni del giugno del 2015, che mostrano come fonti alternative, tipicamente internet, siano ancora minoritarie, ma crescenti e con una rilevanza che prima o poi il legislatore dovrà prendere in considerazione. Tuttavia, i programmi di informazione non sono esenti da regole, in quanto essi devono comunque conformarsi ai princìpi generali di tutela del pluralismo, assicurando il rispetto della parità di trattamento. Il criterio della parità di trattamento va, tuttavia, contemperato con l'autonomia editoriale e la rilevanza ai fini politico-istituzionali degli eventi. All'Autorità spetta altresì il compito di verificare che il servizio pubblico radiotelevisivo venga effettivamente prestato ai sensi del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici e del Contratto nazionale di servizio. L'Autorità, a fronte dei poteri conferiteli dalla normativa, rende effettiva l'osservanza dei princìpi sovraesposti nei programmi di informazione e di propaganda fuori dal periodo elettorale e, insieme alla Commissione di vigilanza, stabilisce le regole per l'applicazione della disciplina prevista dalla legge n. 28 del 2000 nei periodi elettorali. In quest'ottica, la regolamentazione di riferimento nei periodi non elettorali o preelettorali è rappresentata dalle delibere n. 200/CSP del 22 giugno 2000, n. 22/CSP del primo febbraio 2006 e n. 243/CSP del 2010. In particolare, con la delibera n. 22/CSP del 2006, che si riferisce al periodo preelettorale, l'Autorità, in attuazione del dettato dell'articolo 7, comma 3, del testo unico, ha fissato norme per l'emittenza privata in materia di parità di accesso ai mezzi di informazione nei periodi non elettorali, per assicurare il rispetto dei princìpi sanciti dall'articolo 3 del medesimo testo unico. In particolare, nella delibera è stabilito che «nei programmi di informazione e di approfondimento l'equilibrio delle presenze deve essere assicurato durante il ciclo della trasmissione, dando, ove possibile, preventiva notizia degli interventi programmati». Nel novembre 2010 l'Autorità ha invece fissato per la prima volta i criteri per la verifica del rispetto del pluralismo politico-istituzionale nei telegiornali diffusi dalle reti televisive nazionali. Pag. 5 In particolare, l'articolo 1 prevede che l'attività di vigilanza investa tutte le edizioni andate in onda nell'intero arco di ciascuna giornata di programmazione. I dati di monitoraggio dei notiziari sono resi pubblici attraverso la pubblicazione delle relative tabelle sul sito dell'Autorità, unitamente a una nota sulla metodologia di rilevazione utilizzata. I dati sono pubblicati con cadenza mensile, di regola entro il giorno 12 del mese successivo a quello di rilevazione. Nel corso dei periodi non interessati da campagne elettorali o referendarie, la verifica del rispetto del pluralismo politico-istituzionale da parte di ciascun telegiornale sottoposto a monitoraggio viene effettuata d'ufficio nell'arco di un trimestre. Per quanto riguarda i parametri sui quali si fonda la rilevazione, costituiti dal tempo di notizia, dal tempo di parola e dal tempo di antenna, nella valutazione del rispetto del pluralismo politico-istituzionale riveste peso prevalente il tempo di parola attribuito a ciascun soggetto politico-istituzionale (articolo 2). La disposizione per i periodi non elettorali precisa che la valutazione viene effettuata nel rispetto del principio della parità di trattamento e che, dunque, la rappresentazione delle diverse posizioni politiche nei telegiornali non è regolata dal criterio della ripartizione matematica paritaria degli spazi attribuiti. Seppur il peso attribuito a ciascuna forza rappresenti un parametro dal quale partire, è indubbio che la valutazione deve tener conto dell'attualità della cronaca e dal ruolo svolto da ciascuna forza in relazione al tema d'attualità che la testata o l'ente decide di trattare. L'aggiornamento mensile dei dati relativi al monitoraggio di trasmissioni televisive nazionali di informazione, telegiornali e approfondimento alternativo, pubblicato sul sito dell'Autorità, consente di accertare in tempo utile eventuali lesioni della parità di accesso ai mezzi di informazione e di avviare procedimenti istruttori, se del caso anche d'ufficio. Ai fini della valutazione di ciascun trimestre, viene in esame l'andamento dell'intero periodo, mettendo a confronto i tempi di parola fruiti dalle diverse forze oggetto di rilevazione in tutte le edizioni dei notiziari diffusi dalle testate monitorate in ciascun mese e considerando poi l'omologo dato aggregato dei tre mesi. Vengono altresì esaminati i tempi di parola fruiti dalle diverse forze politiche nelle edizioni principali dei notiziari diffusi dalle testate delle società Rai, Mediaset e La7 s.r.l. in ciascuno dei tre mesi considerati e nel trimestre complessivamente considerato. Le forze politiche monitorate sono quelle elencate nelle tabelle di monitoraggio, che recano la lista dei soggetti politici elaborata all'esito del rinnovo del Parlamento e a seguito delle elezioni politiche. In particolare, ai fini dell'esame dei dati del trimestre, si tiene conto, da una parte, dei tempi di parola fruiti da ciascun soggetto politico in relazione alla propria consistenza parlamentare e, dall'altra, della confrontabilità del dato così rilevato con quello relativo a forze politiche omologhe. La valutazione è stata, pertanto, ancorata nel tempo a un criterio prevalentemente quantitativo riferito ai notiziari e ai programmi di approfondimento diffusi nell'intero arco della giornata di programmazione, ferme restando evidentemente l'autonomia editoriale di ciascuna testata e l'esigenza di tenere conto dell'attualità della cronaca, senza pesare il tempo di parola fruito in relazione agli ascolti. Il collegio si è più volte interrogato sull'opportunità di integrare, in particolare nel periodo elettorale, il metodo di valutazione del rispetto del pluralismo, affinché coniughi il dato quantitativo del tempo di parola con gli ascolti conseguiti dal programma o telegiornale. Tuttavia, ha sempre prevalso l'orientamento secondo cui il criterio definito deve avere una valenza oggettiva ed essere determinabile ex ante. Gli ascolti costituiscono un criterio variabile e determinabile con certezza solo ex post. In ragione di tale considerazione, l'orientamento prevalente del collegio è stato quello di non fare proprio lo strumento degli ascolti ai fini dell'esercizio della funzione di vigilanza prevista dalla legge. Giova segnalare al riguardo come anche codesta illustre Commissione, pur avendo discusso del tema, sia pervenuta ad analoghe conclusioni in occasione del dibattito svoltosi sullo schema Pag. 6di regolamento elettorale per le elezioni europee del 2014. Dallo stenografico della seduta del primo aprile 2014, nell'ambito della discussione sull'emendamento che suggeriva di introdurre nella disposizione dedicata all'informazione il riferimento all'esigenza di garantire l'equilibrio nei notiziari anche con riguardo alle edizioni dei telegiornali collocate nelle fasce di maggiore ascolto, emerge quanto segue: «Fa presente che questi dati cambiano in modo significativo da testata a testata e nelle diverse fasce in cui sono articolati i palinsesti e crea inoltre una grossa disparità di trattamento con i canali all news, nei quali non è possibile distinguere edizioni principali». Per completezza, si fa tuttavia presente che questa Autorità, durante la campagna elettorale per le elezioni politiche del 2013, ha ritenuto di adottare provvedimenti di ordine e di riequilibrio anche con riferimento alle edizioni principali dei telegiornali. Ciò in ragione dell'esigenza di assicurare esclusivamente durante i periodi elettorali una più rigorosa e stringente applicazione dei princìpi alla base della legge sulla par condicio. Ai fini di un'esaustiva ricostruzione del periodo normativo e giurisprudenziale di riferimento, finalizzata a rendere chiaro il percorso argomentativo lungo il quale si muove l'Autorità allorquando valuta il rispetto del pluralismo nei programmi di informazione diffusi nei periodi non elettorali, mi sembra doveroso dare conto del più recente orientamento espresso dal supremo organo di giustizia amministrativa. Il Consiglio di Stato ha preliminarmente ribadito che il criterio di ripartizione matematicamente paritaria degli spazi attribuiti ai soggetti politici si riferisce ai soli programmi di comunicazione politica e non può essere esteso anche ai programmi di informazione che vanno in onda nei periodi non elettorali. Per quel che concerne il tema dell'equilibrio delle presenze dei soggetti politici, il giudice ha stigmatizzato il ricorso al mero criterio quantitativo, assumendo che una valutazione fondata anche su criteri qualitativi meglio consentirebbe di valorizzare la libertà di informazione, che sulla base del solo dato numerico rischia, invece, di subire effetti distorsivi. Quanto all'esemplificazione di possibili criteri qualitativi, il collegio ha rilevato come la loro concreta declinazione si dovrebbe fondare sull'analisi del tipo di programma, delle modalità di confezionamento dell'informazione, della condotta del giornalista, dell'apertura della trasmissione alla discussione di diversi punti di vista e alla rappresentazione di plurali opinioni politiche. L'indirizzo ora descritto è apparso non del tutto coerente con quello enunciato da altre sentenze del TAR Lazio, con le quali il giudice amministrativo aveva sostanzialmente riconosciuto ai soggetti politici esponenti una sorta di diritto di accesso a due specifici programmi della Rai, fondando la decisione su una valutazione di tipo quantitativo, prescindendo, quindi, da una qualsivoglia considerazione di tipo qualitativo e considerando i programmi medesimi, nella fattispecie Annozero e Porta a porta, come suscettibili di autonoma considerazione. Cionondimeno, l'Autorità ha preso atto del nuovo indirizzo espresso dal supremo organo di giustizia amministrativa e, esaminati la portata e gli effetti ai fini dell'espletamento delle funzioni di vigilanza e controllo a essa demandate dalla legge, ha ritenuto di formulare indicazioni chiare per l'esercizio dell'attività di monitoraggio e per la conseguente attività di valutazione del rispetto del pluralismo nei programmi di informazione. In particolare, il collegio ha inteso chiarire il perimetro di tale intervento giurisprudenziale, evidenziando preliminarmente come gli effetti dello stesso, rivolgendosi al periodo non elettorale, fanno sostanzialmente salva la cosiddetta par condicio elettorale, le cui modalità attuative non vengono messe in discussione. Al contempo, è stato evidenziato che, sebbene le sentenze in esame si riferiscano specificamente ai programmi di approfondimento informativo, i cosiddetti programmi extra-TG, e, dunque, solo a una parte dell'area informazione, che, com'è noto, si compone anche dei notiziari, il rilievo svolto dal giudice sul criterio quantitativo non può non investire i notiziari, la cui funzione è quella di informare quasi in tempo reale i cittadini sui principali fatti di Pag. 7attualità e di cronaca. Pertanto, sebbene i notiziari non siano oggetto del decisum, si è ritenuto opportuno estendere a essi le considerazioni svolte in ordine alla valutazione qualitativa, nel presupposto che una verifica fondata non esclusivamente sul dato quantitativo dovrebbe consentire di meglio apprezzare il grado di pluralismo anche rispetto ai notiziari. In questo caso, l'analisi di tipo qualitativo è funzionale a offrire una lettura del dato quantitativo più aderente all'attualità della cronaca. A tal fine, la verifica viene effettuata alla luce dell'agenda politica del periodo oggetto di analisi e del dettaglio degli argomenti trattati nei notiziari, tenuto conto delle effettive iniziative di rilevanza politico-istituzionale assunte dal soggetto politico considerato. Tale orientamento è stato esplicitato dall'Autorità nei più recenti provvedimenti adottati a seguito di esposti presentati in periodi non elettorali. Occorre tuttavia considerare che, se è vero che il ricorso al solo criterio quantitativo non assicura un'effettiva ed efficace tutela del pluralismo, esigenza che può essere soddisfatta solo tenendo conto di ulteriori parametri di valutazione di rango qualitativo, è altrettanto vero che il dato quantitativo (tempo di parola) costituisce l'unico dato certo e verificabile e rappresenta un necessario punto di partenza per l'Autorità per ogni valutazione sul rispetto del pluralismo, la quale, anche se effettuata su segnalazione, deve essere tempestiva nei termini appena descritti. Per completezza di trattazione, valga qui rammentare che fin dall'inizio dell'attività di monitoraggio nell'anno 2000 si è ritenuto di supportare i calcoli dei tempi con ulteriori indicatori, in grado di favorire una lettura più completa dei dati e la contestualizzazione dei conteggi, come, ad esempio, i temi affrontati dai soggetti o la fascia oraria della messa in onda di un programma. Si consideri a tale riguardo che la rilevazione dei temi-argomenti viene effettuata attraverso il computo di due tempi: il tempo di argomento in relazione a un soggetto e il tempo di argomento. Il primo consiste nella rilevazione dei tempi dedicati da ciascun soggetto del pluralismo politico-istituzionale o sociale alla trattazione di uno specifico tema o argomento. Il secondo indica il tempo complessivamente dedicato alla trattazione di un argomento nell'ambito di tutti i programmi. In questo caso, si computano tutti i tempi di tutti i diversi soggetti, giornalisti compresi, che hanno trattato un certo argomento. Il monitoraggio dell'area del pluralismo politico-istituzionale e del pluralismo sociale è attualmente effettuato secondo il modello messo a punto dall'Autorità nel 2000 e successivamente messo in opera. Tale modello, in assenza di precise indicazioni a livello di legislazione primaria, prevede un impianto metodologico connotato dall'adozione di criteri di rilevazione prevalentemente quantitativi, che mirano a verificare lo spazio che i soggetti politici e quelli rappresentativi delle diverse articolazioni della società hanno nella programmazione e il tempo dedicato alla trattazione dei diversi temi oggetto di dibattito pubblico. Vengono, infatti, computati i tempi televisivi, espressi in ore, minuti e secondi, dedicati a ciascun soggetto politico, istituzionale e sociale. È bene sottolineare come il modello sviluppato nel 2000 sia stato elaborato muovendo da esempi stranieri, quali quello dell'autorità dell'audiovisivo francese, il Conseil supérieur de l'audiovisuel, che avevano già maturato significative esperienze nel settore, sebbene l'Autorità abbia comunque mirato alla definizione di un modello italiano di monitoraggio e di analisi della programmazione, più coerente con le peculiarità del contesto nazionale. Attualmente il servizio di monitoraggio è affidato alla società Geca Italia s.r.l., in forza di un contratto triennale sottoscritto in data 28 aprile 2014, a seguito dell'aggiudicazione post procedura di gara. I dati rilevati confluiscono in un database, che permette di effettuare in tempo reale analisi su argomenti specifici, incrociando le varie categorie di dati messi a disposizione. Le rilevazioni sono effettuate sulla programmazione dell'intera giornata televisiva (monitoraggio condotto 24 ore su 24), con riferimento alle seguenti tipologie di programma: notiziari, talk show, programmi informativi di approfondimento e di infotainmentPag. 8 – mi scuso per questo termine – attualità, eventi religiosi, messaggi politici autogestiti e programmi di comunicazione politica. Il monitoraggio, inoltre, viene svolto su programmi riconducibili a generi televisivi non propriamente concernenti l'attualità, la cronaca o l'approfondimento informativo, ad esempio l'intrattenimento, laddove venga rilevata la presenza di un soggetto politico-istituzionale. Per ciascun programma devono essere rilevate informazioni relative ai seguenti aspetti: elementi identificativi del programma, soggetti individuali e collettivi che fruiscono direttamente dello spazio nel programma per rappresentare personalmente le proprie tesi (i cosiddetti «soggetti che parlano»), ovvero i soggetti che fruiscono indirettamente dello spazio nel programma (soggetti di cui si parla nel corso del programma). Per soggetto individuale si intende la persona fisica, ad esempio il singolo esponente di un partito politico o di un'associazione di categoria e così via, mentre per soggetto collettivo si intende, ad esempio, un partito politico inteso come l'insieme degli esponenti o un'associazione intesa come l'insieme dei componenti. I soggetti politici devono essere classificati per appartenenza politica e partitica. Devono essere altresì rilevati i tempi fruiti nel programma direttamente dai soggetti che appaiono in video per rappresentare personalmente le proprie tesi, ovvero i tempi fruiti indirettamente dai soggetti di cui si parla nel corso del programma; la classificazione degli argomenti per genere e tema trattati nel corso del programma; la descrizione degli eventi informativi che si susseguono in sequenza (singola notizia, singolo servizio, intervista, intervento in dibattito e così via) nei programmi. Costituiscono elementi identificativi dei notiziari: l'emittente; la testata-rete; la data e l'orario di messa in onda e di conclusione; l'edizione, specificando quali sono le edizioni che ciascuna testata considera principali sulla base della collocazione oraria e degli ascolti; la durata complessiva; il conduttore o i conduttori. Costituiscono elementi identificativi di un programma: l'emittente; la testata-rete; data e orario di messa in onda e di conclusione; durata complessiva della trasmissione; conduttore o conduttori; la singola fascia o le diverse fasce di programmazione in cui ricade il programma. Le fasce d'ascolto sono uno degli elementi utili per definire e ponderare il contesto dell'evento della programmazione. In tal senso, giova precisare che si sono prese in considerazione le fasce d'ascolto e non già direttamente il parametro denominato «indice di ascolto», in quanto si è tenuto conto dell'esigenza di distinguere le intenzioni dei singoli editori televisivi in merito alla destinazione dei programmi nel palinsesto (stima della fascia d'ascolto) e l’audience effettivamente ottenuta dai singoli programmi (stima dell'indice di ascolto). Per quel che concerne i soggetti, ai fini del monitoraggio si distingue tra: soggetti della comunicazione politica e dei messaggi autogestiti, soggetti del pluralismo politico-istituzionale e soggetti del pluralismo sociale. Per ogni soggetto devono essere rilevate le seguenti informazioni: nome e cognome, sesso, tempi di notizia, di parola e di antenna, categoria politico-istituzionale-sociale e appartenenza partitica per i soggetti politici. La classificazione dei soggetti del pluralismo politico-istituzionale, del pluralismo sociale e della comunicazione politica e dei messaggi autogestiti nelle categorie di appartenenza deve essere condotta sulla base di specifici elenchi predefiniti dall'Autorità. In particolare, il monitoraggio dei programmi di comunicazione politica e messaggi autogestiti interessa esclusivamente i soggetti politici, così come definiti dalla legge n. 28 del 2000 e dalle successive delibere di attuazione dell'Autorità e della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Il monitoraggio del pluralismo politico-istituzionale viene effettuato attraverso la rilevazione della presenza in video, diretta e indiretta, dei soggetti politici e istituzionali italiani. I soggetti politici e i soggetti istituzionali da rilevare attraverso il monitoraggio sono indicati da un elenco predefinito, predisposto dall'Autorità secondo i criteri indicati nel bando di gara, sottoposto a verifiche periodiche ed eventualmente aggiornato o modificato. In Pag. 9base ai criteri fissati dall'Autorità ai fini del monitoraggio dei telegiornali e dei programmi diversi da quelli di comunicazione politica e dai messaggi autogestiti, si considerano soggetti politici le formazioni politiche e i singoli esponenti politici. Sono considerati esponenti politici i singoli esponenti di formazioni politiche e i singoli esponenti del Gruppo misto di Camera e Senato non iscritti ad alcuna componente. Tali esponenti vengono raggruppati nella categoria «Gruppo misto», mentre i singoli esponenti politici non ascrivibili a formazioni politiche definite o individuabili vengono raggruppati nella categoria «altro» prevista nell'elenco delle formazioni politiche. L'elenco delle formazioni politiche è stabilito dall'Autorità e viene sottoposto a verifica periodica. Sono monitorati tutti i soggetti politici che vantano una rappresentanza al Parlamento nazionale o al Parlamento europeo, oltre a quei soggetti che, sebbene privi di rappresentanza parlamentare, partecipino comunque al dibattito politico nazionale. Possono essere rilevate forze costituitesi dopo le ultime elezioni politiche. L'elenco è, dunque, aperto e suscettibile di variazioni, in quanto segue i cambiamenti nell'arena politica. Tuttavia, ogni eventuale modifica e/o integrazione deve avvenire solo quando i cambiamenti sono pubblici e ufficiali. Per la rilevazione dei tempi relativi a esponenti politici con cariche istituzionali si adottano i seguenti criteri. Nel caso in cui l'esponente politico con cariche istituzionali interviene in qualità di rappresentante politico, il suo tempo viene attribuito al partito. Se l'esponente politico interviene nell'esercizio delle funzioni istituzionali attinenti alla carica di cui è investito, il tempo è attribuito al soggetto istituzionale. L'elenco delle istituzioni include il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Presidente del Senato, il Presidente della Camera, il Governo e l'Unione europea. Il monitoraggio del pluralismo sociale consiste nella rilevazione di tutti i soggetti sociali che hanno spazio nei programmi televisivi. La classificazione dei soggetti del pluralismo sociale viene effettuata secondo le macro-categorie e micro-categorie indicate dall'Autorità. Le macro-categorie sono 22. Ogni macro-categoria, ad esempio Vaticano e altri soggetti confessionali o associazioni di soggetti di rilievo per il pluralismo sociale, si articola in micro-categorie di soggetti tipologicamente omogenei. Per ogni micro-categoria sono rese disponibili informazioni di dettaglio relativamente a ciascun soggetto rilevato. L'attività di monitoraggio dell'Autorità poggia sulla rilevazione dello spazio fruito nei programmi dai soggetti della comunicazione politica e dei messaggi autogestiti, del pluralismo politico-istituzionale e del pluralismo sociale. Per computare lo spazio fruito dai soggetti del pluralismo, vengono rilevati i seguenti tempi: tempo di notizia, di parola e di antenna. Il tempo di notizia è dedicato dal giornalista-conduttore dei notiziari all'illustrazione di un argomento o un evento in relazione a un soggetto politico-istituzionale o sociale, intendendo per soggetto politico-istituzionale il singolo componente oppure il partito, il raggruppamento o l'istituzione, ad esempio il Governo. In particolare, il tempo di notizia comprende il tempo nel quale il conduttore del telegiornale tratta una notizia in video senza ricorrere al contributo di altri giornalisti e il tempo complessivo dei contributi o servizi che il conduttore del telegiornale introduce e che sono condotti da altri giornalisti (corrispondenti, inviati e così via), dedicato a un soggetto politico-istituzionale o sociale, che in questo caso non parla in voce, ma è soltanto resocontato dall'autore del servizio. Anche riguardo a questo tempo, viene specificato l'argomento. Il tempo di parola è il tempo in cui ciascun soggetto parla direttamente in voce, sia attraverso un'intervista o un intervento sollecitato dal giornalista o dal conduttore-autore del programma, sia attraverso il brano di un intervento o di un discorso ripreso in occasioni diverse e richiamato nel contesto del telegiornale o del programma analizzato. Per soggetto s'intende in questo caso ogni singolo esponente politico-istituzionale. La somma dei tempi di parola dei singoli soggetti va a costituire il tempo di parola complessivo di ciascun partito-raggruppamento e delle istituzioni. Pag. 10Nel caso in cui l'istituzione è rappresentata da una singola persona (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidente del Senato e Presidente della Camera), il tempo di parola dell'istituzione corrisponde a quello della singola persona. Il tempo di parola viene messo in relazione all'elenco degli argomenti trattati, in modo da avere evidenza, oltre che dei soggetti che hanno parlato, anche dell'argomento trattato. Il tempo di antenna indica il tempo complessivamente dedicato al soggetto politico-istituzionale o sociale ed è dato dalla somma del tempo di notizia e del tempo di parola del soggetto. Per ciascun notiziario si computa tempo di parola, tempo di notizia e tempo di antenna. Il tempo di parola, in quanto tempo fruito direttamente dal soggetto politico, costituisce l'elemento oggettivo più certo, cui ancorare la valutazione del rispetto del pluralismo politico. Il tempo di notizia costituisce un criterio sussidiario di valutazione. Come detto, esso misura il tempo dedicato a ciascun soggetto politico dal conduttore nelle notizie e dai giornalisti nei servizi. Pertanto, questo valore è espressione della linea editoriale della testata e in esso si realizza e si attua l'autonomia editoriale dell'emittente. Per i programmi diversi dai telegiornali e per la comunicazione politica viene computato solo il tempo di parola dei soggetti. Al fine di verificare la presenza nei programmi di donne e uomini (pari opportunità), il tempo di parola dei soggetti politico-istituzionali viene rilevato anche secondo la variabile «sesso». Il monitoraggio del pluralismo svolto dall'Autorità prevede la rilevazione dei temi-argomenti sottoposti all'attenzione dell'opinione pubblica attraverso i programmi (notiziari e altri programmi). Come già precisato, la rilevazione dei temi-argomenti viene effettuata attraverso il computo di due tempi: il tempo di argomento in relazione a un soggetto e il tempo di argomento. Infine, per quel che concerne il monitoraggio sul rispetto del contratto di servizio, per quanto non ricompreso in quanto illustrato, faccio alcune sintetiche considerazioni. In linea con i princìpi della comunicazione della Commissione europea 2000/C 320/04 in materia di applicazione delle norme sugli aiuti di Stato al servizio pubblico radiotelevisivo, l'articolo 48, comma primo, del testo unico ha affidato all'Autorità il compito di verificare che il servizio pubblico generale radiotelevisivo venga effettivamente prestato ai sensi delle previsioni del citato testo unico e del contratto di servizio. Come è noto, la Rai sta svolgendo il servizio pubblico radiotelevisivo sulla base del contratto di servizio relativo al triennio 2010-2012, entrato in vigore nel 2011, scaduto il 31 dicembre 2012 e in regime di prorogatio dal primo gennaio 2013. Il citato contratto di servizio ha posto in capo alla Rai l'onere di monitorare la programmazione emessa, attraverso la conduzione di numerose rilevazioni periodiche, aventi a oggetto aspetti specifici, quali, tra gli altri: il volume dell'offerta dei canali televisivi classificati secondo generi predefiniti, la quota di programmazione dedicata ai minori, l'offerta dedicata alle persone con disabilità, la qualità dell'offerta televisiva e la corporate reputation dell'azienda. Il contratto di servizio esistente non ha attribuito all'Autorità alcuna competenza in ordine alla definizione e gestione dei monitoraggi, cioè degli strumenti necessari all'esercizio di una vigilanza sostanziale. Pertanto, in base alle disposizioni contrattuali, la Rai per ciascun esercizio o anno solare realizza autonomamente le rilevazioni previste e ne trasmette gli esiti all'Autorità, alla Commissione parlamentare di vigilanza e al competente ministero, secondo una tempistica non omogenea. I risultati di alcune rilevazioni vengono altresì pubblicati sul sito web della Rai. Di fatto, in base al contratto di servizio, l'Autorità valuta l'adempimento dei compiti di servizio pubblico sulla base dei risultati e delle rilevazioni riportati nelle informative e nelle relazioni periodiche trasmesse dalla Rai. Come mostrano le informative della Rai, le rilevazioni previste dal contratto di servizio in alcuni casi hanno carattere quantitativo (si pensi al volume dell'offerta, che viene calcolato utilizzando unità di misura certe, cioè ore, minuti e secondi), mentre in altri casi hanno un carattere eminentemente qualitativo (ad esempio, la valutazione Pag. 11della qualità della programmazione, condotta attraverso interviste). L'Autorità ha ritenuto di integrare il sistema di verifica degli adempimenti definiti dal contratto di servizio in essere con la conduzione di autonomi e paralleli monitoraggi. Tali monitoraggi riguardano solo gli adempimenti per i quali il contratto medesimo ha previsto rilevazioni di carattere quantitativo. Nello specifico, la società Geca Italia s.r.l., che svolge il monitoraggio del pluralismo politico e sociale, effettua le rilevazioni sulla composizione dell'offerta delle reti televisive generaliste (RaiUno, RaiDue e RaiTre), con riferimento al tempo dedicato ai generi predefiniti dal contratto di servizio e agli altri generi nella fascia oraria dalle 06,00 alle 24,00, all'elenco dei titoli dei programmi dei generi predefiniti secondo l'articolo 9, nonché all'offerta per persone con disabilità, sia rispetto alla programmazione sottotitolata e audio-descritta sia rispetto all'elenco dei titoli dei programmi sottotitolati o audio-descritti. Gli esiti dei monitoraggi condotti dall'Autorità risultano sovrapponibili a quelli effettuati dalla concessionaria pubblica. Stante quanto appena rappresentato, non si può che sottolineare la necessità di rafforzare nel prossimo contratto di servizio i compiti di vigilanza in capo all'Autorità, come peraltro richiesto dall'ordinamento europeo e stabilito dalle disposizioni normative primarie nazionali, affidando all'Autorità la definizione e la gestione di un sistema di verifica che consenta di valutare la missione assegnata all'operatore pubblico e alla sua attuazione.
  Grazie per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Cardani. Vorrei prima di tutto dirle, rispetto alla frase iniziale che lei ha pronunciato, che anche qui abbiamo molto da fare. Gli uffici lavorano tantissimo, nella massima trasparenza, e cerchiamo di rispondere tempestivamente a tutti, ai commissari, al Parlamento, a voi e anche ai cittadini che ci scrivono numerosi per avere vari tipi di informazioni.
  C'è una cosa che non ho compreso in questo momento e su cui le pongo una domanda. Se voi avete scritto la nota del 25 maggio senza avere i dati aggregati, significa che avevate dei dati grezzi, sui quali avete scritto una nota «a caso». Infatti, senza i dati aggregati, non si può fare una nota di richiamo alle emittenti pubbliche e private sul rispetto del pluralismo. Voi nella nota scrivete che «ha raccomandato che fosse assicurata da tutti i programmi di informazione una rappresentazione completa, corretta e imparziale dei temi», riferendovi anche al referendum. Il 25 maggio, quindi, è stata fatta una nota senza avere alcun tipo di dato aggregato. Questa è la mia prima domanda, che avevo già anticipato nell'Ufficio di presidenza. Mi sembra un po’ assurdo e soprattutto preoccupante che ci sia una nota redatta a caso.
  Un'altra cosa che mi sembra assurda è che noi ci siamo sentiti ieri per telefono e ci siamo detti che alcuni dati non erano stati inviati dopo la mia prima lettera per la fretta ed era mancato qualche rigo. Io ho chiesto quelle righe mancanti con una seconda lettera, ma ancora non sono arrivate. Inoltre, nella sua relazione lei afferma che «i dati rilevati confluiscono in un database, che permette di effettuare in tempo reale analisi su argomenti specifici, incrociando le varie categorie di dati messi a disposizione». Se è così, si può essere più veloci. Capisco che c'è da fare, ma è dal 9 giugno che attendiamo dei dati, che è diritto della Commissione e di tutte le forze politiche avere.
  Lei ha detto che alcuni dati possono essere usati in modo improprio. Tuttavia, le strumentalizzazioni politiche dei partiti sono altra cosa rispetto al fatto istituzionale di avere i dati chiesti dal presidente della Commissione di vigilanza sulla Rai. La Commissione ha diritto assoluto ad avere questi dati. Io non comprendo neanche come sia possibile arrivare in una Commissione parlamentare con dei dati, non consegnarli alla Commissione stessa, tornare all'Autorità, guardarli e poi inviarli. Non posso capire il senso di questo e, poiché non lo capisco, se non vengono lasciati questi dati, nel rispetto dei ruoli istituzionali, per me oggi si incriminano i rapporti con l'Agcom. Pag. 12
  Non lo reputo un atteggiamento degno di rapporti istituzionali tra Parlamento e autorità indipendenti e lo trovo molto grave, soprattutto visto che nella relazione che lei ha letto afferma che «i dati relativi confluiscono in un database, che permette di effettuare in tempo reale analisi su argomenti specifici, incrociando le varie categorie di dati messi a disposizione» e alla luce delle varie reticenze a comunicare questi dati. Abbiamo letto anche la lettera, che può considerarsi una relazione di minoranza, del consigliere Nicita, che ci dice alcune cose sui metodi di rilevazione dei dati. Perfetto, però oggi il metodo di rilevazione dei dati rimane quello. Se viene messo in discussione quel metodo, e può legittimamente essere messo in discussione, i dati su cui voi lavorate non possono più essere quelli. Di conseguenza, non si può più fare niente e l'Autorità non ha più senso di esistere da questo punto di vista.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Devo prenderlo come un richiamo istituzionale per l'abolizione dell'Autorità?

  PRESIDENTE. No, non è un richiamo. Deve prenderlo sotto un altro aspetto. Io vorrei comprendere: come avete elaborato la nota del 25 maggio, se non avevate i dati; perché dei dati sono sfuggiti, pur essendoci, come ci siamo detti per le vie brevi; e come possiamo continuare questo rapporto, se oggi voi uscite da qui senza consegnare i dati che avete, ritornate e poi li mandate tra un'oretta. Mi sembra un comportamento davvero strano. Questo è quello che sto dicendo. Ognuno si prende le proprie responsabilità. Lei ha affermato che prende in prima persona la responsabilità di non lasciare oggi i dati alla Commissione parlamentare di vigilanza. In ogni caso, tra un'ora richiameremo per averli. Comunque, è un caso incredibile, che per me incrina il rapporto tra la mia presidenza e l'Autorità.

  RENATO BRUNETTA. In quasi un'ora di relazione del presidente Cardani, ho ricostruito la metodologia. Come sottolinea il nostro presidente, non ho avuto un'informazione aggiuntiva rispetto all'oggetto di questa audizione, ma soprattutto rispetto alla querelle che si è aperta da quasi due mesi in questa Commissione relativamente – mi permetto di essere sintetico – al tema della par condicio in periodi non elettorali. Questo è il tema. Se non vogliamo chiamarla «par condicio», che è un termine atecnico, riferiamoci all'obiettività, alla completezza, alla lealtà e all'imparzialità dell'informazione attraverso i media radiotelevisivi, come previsto da tutta la normativa esistente, in particolar modo dalla legge Gasparri. Il tema è questo.
  Abbiamo sul campo, non tanto singoli problemi quanto un referendum confermativo – bisogna chiamare le cose col loro nome – su una legge di revisione costituzionale approvata dalle Camere con la procedura prevista dalla Costituzione e da sottoporre, per volontà del Parlamento, ma probabilmente anche dei cittadini rispetto ai quali si stanno raccogliendo le firme, a un referendum confermativo a ottobre, secondo le indicazioni di legge e secondo gli impegni del nostro Presidente del Consiglio.
  L'interrogativo che ne deriva è come si tuteli la par condicio, o meglio l'obiettività, la completezza, la lealtà e l'imparzialità dell'informazione, nel tempo da qui al periodo specifico previsto dalla legge in cui si applicano strettamente le condizioni di par condicio. Siamo di fronte a una vacatio, a una mancanza di una normativa esplicita. Abbiamo solo una normativa di carattere generale prevista dalla legge del qui presente Gasparri. Questo è il punto centrale. C'è un problema? Sì, c'è un problema, perché da più parti si è rilevato lo strabordare da parte del Governo e delle forze di maggioranza a favore del sì del quesito referendario rispetto al no al quesito referendario. Dai dati, ancorché non esaustivi, disaggregati, scritti male, incompleti, che abbiamo avuto a disposizione e che sono stati in qualche maniera riassunti dai media, abbiamo potuto verificare, per quanto riguarda la televisione privata, lo squilibrio spaventoso nel periodo considerato. Io aggiungo Pag. 13 – ma ovviamente non posso fare questa valutazione in sede di Commissione di vigilanza Rai – il pari squilibrio esistente nei media non pubblici.
  Di conseguenza, ho chiesto, come parlamentare, attraverso un esposto all'Agcom, di avere al più presto anche i dati del monitoraggio dei media privati, visto che, sulla base delle indicazioni fornite dal professor Cardani, sono disponibili anch'essi, per poterne avere la certezza, al di là della reattività dei singoli. Io, per esempio, non guardo più il TG5 la sera, perché il comportamento di quella testata giornalistica è indecente, non solo rispetto all'azione del Governo – lo dico in una sede istituzionale, che il direttore Mimun mi critichi pure – ma anche rispetto alla non rappresentazione dell'equilibrio, all'obiettività, alla completezza, alla lealtà e all'imparzialità dell'informazione. Lo dico in una Commissione parlamentare.
  Pertanto, io, in quanto membro della Commissione di vigilanza, chiedo all'Agcom che siano rappresentati i numeri in forma aggregata, comprensibile e soprattutto politicamente fruibile.
  Mi consenta di dirle, professor Cardani, che la sua relazione oggi non è politicamente fruibile. La ringrazio molto, ma avrei potuto leggere la sua relazione anche a casa mia. Io da lei oggi avrei voluto, non solo una sintesi rispetto all'oggetto di questo incontro, ma anche una valutazione da parte dell'Agcom soprattutto – l'aiuterò in questo – su cosa manca dal punto di vista normativo e regolamentare per far sì che non ci sia in ogni passaggio elettorale o referendario una querelle come quella che stiamo vivendo.
  Questo non è un Paese serio, se ogni volta si deve lasciare ai singoli parlamentari o a dei singoli esposti all'Agcom la tutela dell'obiettività, della completezza, della lealtà e dell'imparzialità dell'informazione. Non è un Paese serio.
  Avrei preferito che lei mi dicesse: «Cara Commissione parlamentare di vigilanza, nel novembre del 2013 ti avevo portato un regolamento per regolare l'informazione nei periodi non elettorali. Cara Commissione, non ci hai ancora dato il parere previsto dalla legge. Per favore, dammelo, perché, attraverso questo regolamento, ci saranno un'ordinarietà dei comportamenti nella fornitura dell'informazione e una tempistica». Invece, lei ci ha detto: «Non ho i dati, ve li do tra un'ora». Avrei preferito che lei mi dicesse questo, professor Cardani. Visto che non me l'ha detto, lo dico io. Io dico al mio presidente Fico: impegniamoci nel più breve tempo possibile in questo parere sullo schema di regolamento Agcom, perché, attraverso questo regolamento, l'Agcom si impegni a fornire con cadenze regolari, secondo le metodologie da lei così ampiamente descritte, tutte le informazioni del caso, per evitare di portarci a queste tensioni, che francamente sarebbe bene lasciare ad altre tematiche.
  Lei il 16 luglio del 2014 aveva illustrato questo regolamento. Per quanto mi ricordi, questa Commissione non le ha ancora dato il relativo parere. Per questa ragione, le chiedo di fornirci al più presto i dati riguardanti la Rai che sono stati richiesti da questa Commissione e quelli riguardanti le televisioni private, ovviamente non sulla base della richiesta della Commissione di vigilanza, ma sulla base della richiesta e della normativa di carattere generale.
  Mi faccia dire un'ultima cosa, che mi riguarda un po’ da vicino, visto che avevo presentato io l'esposto che aveva dato origine a una presa di posizione molto precisa da parte dell'Agcom, contraddetta tanto dal Tar del Lazio quanto dal Consiglio di Stato. Il Tar del Lazio e il Consiglio di Stato facciano il loro mestiere di organo giurisdizionale, non sono organo di indirizzo. L'indirizzo politico è dato da questa Commissione e la legge è sopra tutti noi. L'ultima legge è la legge Gasparri. Credo che quelle due sentenze siano aberranti. Le sentenze, che riassumo per tutti i colleghi, affermano – e mi pare di trovare anche il suo consenso in questo – che non è l'elemento quantitativo quello che spiega, ma è la professionalità dei singoli professionisti, salvo che sotto il termine «professionalità dei professionisti» si sono prodotte delle aberrazioni spaventose e in questi tempi si è fatta «carne di porco», tanto per essere Pag. 14chiari. Mi riferisco, non tanto e non solo ai telegiornali o alle trasmissioni di approfondimento giornalistico e informativo, ma a quella «carne di porco», terra di nessuno, che è l’infotainment. L’infotainment non è una brutta parola, ma è una parola che consente a tale Fazio, disc jockey, di avere un contratto con la Rai di 5,4 milioni di euro per fare sostanzialmente quello che vuole. Ciò consente anche a tale Benigni, comico di professione, in un periodo molto delicato, di riprogrammare un suo show – non so come l'avete classificato – sulla Costituzione, premettendo nell'ultima edizione, per cui pare che abbia ricevuto 200.000 euro di ricompensa, un «pistolottino» iniziale nel quale, contravvenendo alla sua linea culturale e politica precedente, affermava: «Sì, abbiamo la Costituzione più bella del mondo, che però si può anche modificare». Non so sotto quale categoria avete classificato voi dell'Agcom il pistolotto, remunerato lautamente, da parte del professore di diritto costituzionale Benigni il giorno della festa della Repubblica.
  Presidente Fico, sono convinto che faremo nel più breve tempo possibile quanto ci compete per quanto riguarda il parere al regolamento richiesto dall'Agcom. Nel frattempo, però, siccome il tempo passa – i nostri padri dicevano tempus fugit – e continua l'invasione televisiva da parte del Governo e della maggioranza sul tema referendario, chiedo che l'Agcom si esprima nel più breve tempo possibile con i dati relativi alla Rai, che sono stati chiesti dalla Commissione, e omologamente con quelli relativi alle tv private, con lo stesso criterio, anche se non sono stati chiesti dalla Commissione. In tale maniera quantomeno l'opinione pubblica italiana sarà al corrente della violenza che l'attuale Governo e l'attuale maggioranza le stanno facendo, contravvenendo ai criteri di obiettività, completezza, lealtà e imparzialità dell'informazione.

  ALBERTO AIROLA. Ringrazio tutti i membri dell'Agcom e il presidente Cardani. Devo dire che oggi questa seduta si sarebbe potuta veramente evitare, perché noi abbiamo posto una domanda semplice. Volevamo avere delle garanzie, e abbiamo presentato anche degli esposti in merito, sul pluralismo, non sulla par condicio. Non ci interessa nulla della par condicio sulle elezioni amministrative, argomento che è stato tirato fuori più volte in entrambi i campi, sia qui che da voi. Non ci interessa avere null'altro, se non un dato che rispecchi indicativamente quanto si sia parlato pro e contro rispetto all'approvazione del referendum costituzionale, che presumibilmente avrà luogo a ottobre. Questi sono dati semplicissimi, che la vostra Authority dovrebbe riuscire almeno a indicarci. È inutile che caschi dalle nuvole. Lei oggi si sarebbe dovuto presentare qua con qualche dato aggregato, minimamente indicativo – lo sottolineo – di chi avesse parlato per il sì e per il no.
  Peraltro, probabilmente avete già questi dati, visto che avete fatto delle valutazioni in merito, mentre oggi noi non ce li abbiamo. A noi non interessava avere una ripetizione delle leggi che noi stessi spesso abbiamo votato e deciso, poiché le conosciamo. Quello che serve dall'Agcom è avere semplicemente queste indicazioni. Non ci interessava parlare di tempo di notizia e di tempo di parola. Anche in questa sede sono state fatte da Nicita delle affermazioni in merito a quanto sarebbe più rappresentativo il tempo di notizia – su cui, tuttavia, non ci avete lasciato percentuali negli ultimi dati disaggregati che ci avete dato – e quanto sarebbe, invece, meno significativo il tempo di parola, perché i politici possono dire quello che vogliono. Anche questa, se vogliamo entrare nel merito, è un'affermazione che non condividiamo minimamente, perché rispecchia l'atteggiamento di un servizio pubblico spesso asservito alla politica, in cui si apre una finestra, entra un politico per 15 secondi, spesso addirittura con una telecamera senza giornalista, come fanno con noi, dice una sua frasetta, e quella è la dichiarazione del politico.
  Il servizio pubblico di cui ha bisogno questa nazione non è evidentemente questo, e immagino che voi lo sappiate, ma è un servizio pubblico in cui l'informazione deve essere garantita in primis da un pluralismo Pag. 15 e da un'equità che vengono assicurate dagli stessi giornalisti, al di là, come abbiamo già detto, di valutazioni sui tempi qualitativi e quantitativi.
  Altrimenti, se sappiamo solo garantire il pluralismo con dati quantitativi e con un bilancino in par condicio, c'è qualcosa che la vostra Autorità non è in grado di fare adeguatamente. Mi permetta di dirlo, perché, come affermate voi stessi, non è così che si conduce un'analisi sulla correttezza dell'informazione. Noi rappresentiamo svariati milioni di persone; probabilmente, dopo queste amministrative, anche di più. Peraltro, in qualità di rappresentanti eletti al Senato e alla Camera, rappresentiamo anche tutti gli italiani. Questi italiani si troveranno ad affrontare una scelta che è basilare per questa nazione, una scelta veramente molto importante, profonda, che cambia le caratteristiche del nostro Governo e del nostro assetto. Questa scelta non si può affrontare con la vostra superficialità, quella che oggi dimostrate venendo qua a dirmi che dovete vagliare dei dati che avete in mano – alla faccia della trasparenza – e che lei deciderà alla fine di questa seduta se concederceli o meno. Credo che questo sia un atteggiamento inaudito e inaccettabile. Siamo veramente stanchi di sentire queste discussioni.
  Credo che il tempo, a conti fatti, sia l'80 per cento per il sì e il 20 per cento per il no. Credo che sarebbe bastato che ci comunicaste questo dato, che più o meno è quello che verrà fuori. È il dato che abbiamo calcolato noi facendo le somme su quei dati disaggregati, cosa che voi, che siete in tanti, dividendoveli, avreste potuto fare, consegnandoci i dati in tempo. Credo che sarebbe bastato venirci a dire: «Sì, è vero, c'è stato uno squilibrio. Lo correggiamo».

  MAURIZIO GASPARRI. Non aggiungo nulla di specifico rispetto a quello che ha già illustrato Brunetta. Mi rammarico del fatto che non abbiamo svolto la riunione della Commissione di vigilanza che avevo chiesto, perché il PD non ha voluto che avesse luogo, come mi è stato riferito dall'Ufficio di presidenza, di cui non faccio parte. Sarebbe stato meglio chiarire tra di noi quello che avremmo dovuto sollecitare all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
  Comunque, dal punto di vista movimentista e democratico, questa riunione comune forse è ancora meglio, perché così siamo tutti appassionatamente insieme e ci confrontiamo con franchezza. Io rispetto le regole, le istituzioni e l'autonomia dell'Autorità, che va riconosciuta. Tuttavia, non mi spaventa il fatto che siamo tutti qui. È bene che ci siano i membri dell'Autorità, anche quelli che ci hanno mandato la lezioncina.
  Ringrazio quelli che ci hanno risparmiato la lezioncina e ringrazio anche il presidente Cardani, che ha svolto una relazione, che alla Commissione può piacere o non piacere, parlandoci lungamente di metodi e di problemi, adombrando anche le questioni non chiarite totalmente e che anche noi come Commissione di vigilanza ...Credo che ci fosse un regolamento per i periodi non elettorali che avremmo dovuto discutere, ma non l'abbiamo fatto. Lo dobbiamo fare noi nella Commissione di vigilanza, perché l'Autorità in qualche modo l'aveva già fatto.
  Peraltro, c'è stato un consigliere che ci ha fatto la lezioncina nei giorni scorsi. Ci ha mandato una lettera, specificando il tempo di parola eccetera. Noi non siamo degli ignoranti totali! Che idea avete del Parlamento? Mi rivolgo a lei, che ci ha scritto la letterina. Noi sappiamo già queste cose. Io non dico che, siccome ho fatto la legge, sono professore. Per carità! Non sono professore, si figuri. Ci vuole un po’ di umiltà. Il mio rimprovero, in questo caso, è rivolto a chi ci ha fatto la lezione.
  Per il resto, vorremmo avere questi dati, presidente. Dobbiamo discutere anche noi come Commissione, perché l'Agcom farà quello che ritiene. Ha fatto una descrizione di poteri, limiti e anche vacatio legis. Secondo me, dobbiamo fare una riunione della Commissione di vigilanza, anche alla luce di queste cose, sperando di avere questi dati. Se i dati esistono, consegnateceli. Non stiamo parlando di una questione misteriosa. Sono rilevazioni effettuate con numeri da una società che si è aggiudicata un appalto. Ce l'ha spiegato, quindi non è un segreto. Se dovete esaminarli tra di voi, se Pag. 16manca un timbro o una vidimazione, fatelo, altrimenti diventa una cosa complicata.
  Dopodiché, dobbiamo verificare cosa fare – questo è il tema – in questo periodo. Altrimenti, il PD adesso ci dirà: «Non è stato indetto il referendum, quindi non si applica la par condicio». Quando scattano i 45 giorni, se non conosciamo la data? Questa è una risposta burocratica, ridicola, perché siamo in campagna elettorale referendaria, tant'è che qualcuno, avendo sbagliato campagna, facendo quella sul referendum anziché quella sulle amministrative, ha perso quest'ultima.
  Potrei citare esponenti del PD che accusano il loro segretario di questo. La campagna, quindi, c'è, perché lo certifica il Presidente del Consiglio, segretario del partito, che ha tutto il diritto di fare quello che vuole. Può non occuparsi dei comuni e occuparsi del referendum.
  Quali sono le questioni? Cerco di essere molto sintetico. Siamo già in campagna elettorale, quindi dobbiamo fare un atto di indirizzo – parlo della Commissione parlamentare di cui faccio parte, mentre l'Agcom ha le sue prerogative – per stabilire cosa succede nei periodi non elettorali. Il regolamento c'è. Lo vogliamo riprendere? Va bene? Noi abbiamo un referendum che è molto più rilevante di altri. Non voglio discriminare altri referendum, anche recenti, ma in questo si stabilirà che fine faranno il Parlamento e il Governo, quindi non è un referendum banale. Io sono per il no, ma lo prendo sul serio, perché sono comunque temi importanti. Non è un referendum qualunque.
  In secondo luogo, se si votasse il 2 ottobre, come leggo sui giornali, i 45 giorni scatterebbero il 15 agosto. A luglio e ad agosto, io, essendo un militante politico, farò pure dei comizi, se troverò qualcuno che mi ascolterà. Non lo dico perché non ascoltano me, ma perché a luglio e ad agosto saranno la televisione e i mezzi di comunicazione a fare l'opinione. Peraltro, ci saranno meno ascolti, meno programmi di infotainment e meno talk show, però i telegiornali ci saranno e il problema è stato proprio l'uso dei telegiornali. La questione è capire che cosa succederà a luglio e ad agosto. In seguito scatterà la par condicio e vedremo.
  Pertanto, ritengo che abbiamo interesse a fare un atto di indirizzo. I membri dell'Autorità mi scuseranno se parlo come se si trattasse di una riunione solo tra i membri della Commissione. L'Autorità farà quello che vuole, ma, se lo farà, sarò contento, perché sarebbe utile che lo facesse.
  Del resto, l'Autorità ha già scritto una lettera ai direttori di testata, in base all'esposto che ho firmato anch'io, richiamando i princìpi generali nella legge nota, che Brunetta ha avuto la cortesia di citare. Non a caso, durante la discussione parlamentare sottolineammo che il servizio pubblico non è solo la Rai e che tutti fanno servizio pubblico, pubblici e privati, e, quindi, si devono attenere ad alcune regole. Pertanto, le regole sui minori, le regole di cui agli articoli 3 e 7 eccetera attengono a tutta la galassia delle televisioni, pubbliche e private, proprio perché ci deve essere un equilibrio generale, anche fuori dai tempi elettorali. Si tratta di una norma di principio. Nella legge non c'è scritto che si deve agire in un determinato modo. Del resto, anche la Costituzione contiene delle norme di principio, quali quelle sul diritto al lavoro e quelle sul diritto alla salute. Dopodiché, sono le leggi e, nel nostro caso, i regolamenti che devono sviluppare. Credo che noi dobbiamo avere questi dati e, quindi, mi associo alla richiesta. I dati esistono, quindi questa ipocrisia è inutile.
  In secondo luogo, dobbiamo fare una riunione della Commissione di vigilanza. Il Partito democratico si rassegni. Comunque, ognuno farà una riunione di partito e, quindi, loro – almeno alcuni, in base a quanto si legge sui giornali – accuseranno nel partito il Presidente del Consiglio e segretario, che ha svolto la campagna per il referendum. La notizia che c'è la campagna per il referendum ci è stata resa nota dalle polemiche nel PD. L'accertamento che io faccio è incidentale. Dunque, se c'è una campagna, come si deve fare? Mi riferisco soprattutto a luglio e ad agosto, quando farò comizi o darò volantini a Fregene, a Riccione o a Francavilla al Mare, dove la Pag. 17gente tendenzialmente si sposterà, oppure nelle metropolitane, per quelli più sfortunati che, per mancanza di soldi, saranno in città, ma io sono un'eccezione.
  Tuttavia, credo che il ruolo della televisione, presidente Fico, risentirà molto del fatto che in quel periodo la comunicazione sarà per i residui spettatori, che però saranno più numerosi di quelli che raggiungerò con i miei volantini e i miei discorsi solinghi. Dobbiamo darci una regola, viste l'eccezionalità del referendum, l'eccezionalità del periodo e la necessità. Questo è il tema che pongo. I toni forti sono stati già usati dal presidente Fico e dal presidente Brunetta, quindi questa volta mi tengo su toni più moderati.
  Per quanto riguarda il PD, se Renzi ha fatto la campagna sbagliata, è affare che lascio a voi. Forse era meglio più Verducci e meno Verdini.

  NICOLA FRATOIANNI. Questo slogan non è male. Visto che molte questioni sono già state poste, sarò molto sintetico.
  Naturalmente ringrazio il presidente dell'Autorità e il collegio per essere qui oggi. Devo dire, però, che resto un po’ deluso da quello che ho ascoltato. Lo dico in modo molto pacato, ma con la stessa determinazione. Noi abbiamo sollecitato quest'audizione, come Commissione, al termine di una discussione intensa nell'Ufficio di presidenza. Credo che nel prossimo Ufficio di presidenza dovremo discutere su come andare avanti – mi rivolgo naturalmente al presidente e agli altri commissari e commissarie – a partire da un elemento di percezione, che è il seguente. Per alcuni di noi, in particolare le opposizioni, ma forse non solo, l'impressione che emerge è che in questo momento sui mezzi di comunicazione, in particolare in televisione, in Rai ma non solo, sia forte lo squilibrio, che segna una campagna referendaria che è già da molto tempo in campo e che ha un peso di prima grandezza per il Paese. Lo è per gli argomenti di cui questa campagna referendaria si occupa e lo è per le conseguenze politiche che all'esito di quel referendum vengono assegnate in prima battuta perfino da chi ha voluto quella riforma, innanzitutto dal Presidente del Consiglio.
  Non sfuggirà a nessuno che, al netto delle valutazioni che ciascuno o ciascuna di noi può fare sul merito del referendum, di cui gli italiani discutono e su cui dovranno pronunciarsi presumibilmente a ottobre, se succede, come è successo, che il Presidente del Consiglio dei ministri annuncia che in caso di sconfitta a quel referendum lui stesso se ne va, quel Governo cade e quella stagione politica si chiude in forma traumatica, le conseguenze politiche che si addensano attorno a quel passaggio vanno perfino oltre le ragioni che stanno dentro agli elementi di merito di quel referendum. Io personalmente considero queste ragioni di primissima importanza per la qualità della democrazia, ma naturalmente ciascuno può considerarle come vuole.
  Molti di noi hanno sollecitato questa audizione a partire da un punto di vista: ci pare che ci sia un grande squilibrio. Lo abbiamo perfino desunto dai dati disaggregati che ci avete fornito. Il senatore Airola dava conto di un calcolo più definito. Io mi ero esercitato, nel corso dell'ultima riunione della Commissione, in un primissimo calcolo con la calcolatrice del telefonino, mentre altri colleghi intervenivano, solo sulla prima pagina di quelle tabelle. Già da quella prima pagina era impressionante lo squilibrio che emergeva. Probabilmente il senatore Airola o altri lo hanno completato in modo più puntuale e oggi indicano un dato; vedremo se sarà o meno confermato. Intanto, però, di questo dato abbiamo bisogno. Mi scuso perché sono arrivato con qualche minuto di ritardo. Ho seguito tutta la relazione, ma forse mi sono perso il passaggio sulla consegna o meno dei dati. Credo che la consegna di questi dati non possa ritardare oltre. Chiedo – lo ripeto – con pacatezza ma con determinazione, che questi dati vengano il prima possibile consegnati alla Commissione, che questa possa valutarli e che vengano resi pubblici attraverso il lavoro della Commissione parlamentare di vigilanza. Questa è una Commissione parlamentare di vigilanza, non è un luogo qualsiasi. Se la Commissione parlamentare di vigilanza chiede dei dati, quei Pag. 18dati devono essere consegnati. Non si può venir qui a dire: «Prima li vagliamo». Se quei dati ci sono, li vogliamo avere. In seguito voi li vagliate, li verificate e date un'ulteriore interpretazione. Noi vorremmo vederli, esattamente come li vedete voi. Mi pare una richiesta legittima, che non ha nessun elemento di particolare stranezza. Chiedo che su questo ci sia una risposta.
  Non torno sulle distinzioni tra par condicio e pluralismo, perché lo hanno già fatto altri colleghi e sarebbe ridondante. Concludo con un elemento, che mi ha davvero molto colpito.
  All'inizio della relazione che lei ci ha illustrato – non ho ascoltato le prime righe, ma le ho lette – lei scrive: «In particolare, l'incontro odierno segna l'inizio dell'interlocuzione tra le due istituzioni, in vista dell'avvio, verosimilmente dopo la pausa estiva, della campagna referendaria riferita alla recente riforma costituzionale». Se voi ci dite che c'è una campagna il cui avvio verosimilmente avrà luogo dopo l'estate, io non so dove vivete. Lo dico con grande rispetto. Per legge che cosa? Di che cosa stiamo parlando? Formalmente che cosa? La campagna elettorale è in corso da mesi. La campagna elettorale è in corso tutti i giorni, su tutti i mezzi di comunicazione, su tutti i giornali, ed è in corso perché – ripeto – è diventata l'oggetto principale del conflitto politico in questo Paese.
  Lo è diventata perché innanzitutto chi ha promosso quella riforma e ha legato a essa i propri destini e, tramite questi, essendo quella una carica istituzionale e non la condizione di un privato cittadino, anche i destini delle istituzioni di questo Paese, ne ha fatto l'oggetto principale dell'iniziativa politica di questi mesi e di queste settimane. Da questo punto di vista, ritengo che non si possa risolvere il tema dell'attuazione o meno della campagna elettorale in termini puramente formalistici, perché, se i termini fossero formalistici, questa audizione non avrebbe nessun senso e i problemi della Commissione non ci sarebbero. Aspetteremmo i 45 giorni, quando c'è la par condicio, e ce ne fregheremmo. Nel frattempo, da qui alla par condicio e all'inizio della campagna formalmente definita, ognuno farebbe quel che vuole. Penso che così non funzioni, ed è il motivo per cui abbiamo chiesto dei dati e per cui credo che come Commissione dovremmo prendere almeno le dovute iniziative che ci competono. Di questo, come diceva il senatore Gasparri, discuteremo in Commissione.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Noi, in Ufficio di presidenza – lo dico anche a vantaggio del presidente Gasparri, che ne chiedeva conto – abbiamo ascoltato quanto riferito dal presidente Fico, ossia che aveva richiesto i dati all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Abbiamo svolto una discussione in ragione di quei dati, con le due lettere di accompagnamento, quella del presidente Cardani e quella del membro del collegio Nicita. C'è stata una discussione che, anche in punto di metodologia dei dati stessi, è stata contraddistinta da posizioni diverse. La polemica politica ci sta tutta. Sapete che a questo non ci sottraiamo, anzi ci prestiamo ben volentieri. Comunque, abbiamo fatto una discussione che, al netto della polemica politica, verteva su elementi del metodo utilizzato e delle lettere di accompagnamento. Da qui nasce la richiesta di avere oggi l'audizione.
  Oggi, peraltro, all'inizio dell'audizione abbiamo assistito a una querelle tra il presidente Fico e il collegio dell'Autorità. Infatti, immagino che il presidente abbia parlato a nome dell'Autorità nel suo complesso. Non so come sia organizzato il collegio, però mi sembra di capire che oggi abbiamo ascoltato parole del presidente Fico – non ho capito quanto siano istituzionali e quanto date da valutazioni politiche – rispetto alle quali evidentemente quest'ultimo si assume la responsabilità. Ho visto che a queste parole si è accodato il presidente Brunetta, che ha colto l'occasione per un nuovo asse con il presidente Fico in questa crociata, come si evince dai toni assunti dal collega Airola, che è sempre molto parco e sobrio nei toni utilizzati.
  Presidente, a me interessa tornare alla discussione che abbiamo fatto nell'Ufficio di presidenza e poter utilizzare utilmente Pag. 19l'audizione di oggi. Il rilievo, che era stato oggetto di valutazioni diverse, partiva dalle due accompagnatorie rispetto ai dati grezzi che abbiamo, come sono stati definiti da tutti. Nasceva dal fatto che in periodi di par condicio abbiamo una certezza in termini di tutela rispetto alla normativa vigente, mentre nel periodo rilevato abbiamo una situazione di doppio binario: la par condicio per quanto riguarda le amministrative e la tutela ex decreto legislativo n. 177. Tutti i riferimenti sono nella comunicazione del presidente Cardani. È per questo che i dati devono essere valutati con estrema cautela, anche perché è evidente che il tempo di parola, così come è stato indicato, non ha una significatività statistica in relazione al tempo di parola dedicato. Peraltro, i temi da affrontare nella risposta sono una scelta autonoma delle diverse forze politiche, nel momento in cui viene offerto un microfono per rispondere a una domanda. Questo dovrebbe essere evidente. Pertanto, c'è una distinzione tra il tempo di parola fruito e messo a disposizione dei soggetti politici e il tempo di parola dedicato dagli stessi soggetti politici in ragione della scelta autonoma che fanno sui temi e sulle priorità da trattare.
  Il presidente Gasparri in una fase ha parlato anche a nome del PD. Lo ringrazio, ma non ce n'è bisogno. Ciononostante, l'argomento che ha usato il presidente Gasparri era interessante.
  Secondo me, c'è una difficoltà a identificare con certezza lo schieramento dei diversi soggetti rispetto al referendum. Oggi c'è un'intervista su un quotidiano nazionale di un esponente di primo piano del Partito democratico che si esprime per il no. Perché in quei dati, quando quello o altri esponenti scelgono di esprimersi per il no, vengono conteggiati complessivamente per il sì? C'è un ulteriore elemento. Questa è una discussione che c'è stata più volte, anche nell'interlocuzione con il presidente Cardani. Nei dati che sono stati trasferiti non c'è un'indicazione delle fasce orarie e, quindi, degli ascolti.
  Presidente, in questa discussione forse bisognerebbe mettere in fila alcuni elementi. Il primo è che la rilevazione del pluralismo relativo all'informazione durante una campagna referendaria è basata sull'alternativa tra il sì e il no al quesito proposto. Di conseguenza, conoscere la posizione di chi parla è fondamentale per determinare l'esistenza o meno di equilibro tra i favorevoli e i contrari.
  Per quanto riguarda gli aspetti metodologici, i dati forniti dall'AGCOM sono ricavati da due monitoraggi, uno relativo al pluralismo politico-istituzionale e uno relativo al pluralismo sociale. In entrambi i casi la pertinenza non prevede la posizione «sì», «no» o «astenuto» del soggetto rilevato rispetto al quesito referendario. I dati misurano i tempi che i soggetti hanno dedicato al tema del referendum, senza specificare quale parte di tali tempi sia a favore o contraria al quesito.

  ALBERTO AIROLA. Allora non ci servono più le Authority.

  PRESIDENTE. Airola, per favore, andiamo avanti.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Chiedo al presidente come intendiamo procedere.

  PRESIDENTE. Airola! Peluffo, continui.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. In conseguenza, non possono essere oggetto di valutazione compiuta. Solo la specifica metodologia in uso durante la campagna referendaria, che ha come focus il referendum, permette una valutazione corretta del pluralismo.
  Per quanto riguarda il periodo preso in considerazione, è utile ricordare che coincide con la campagna elettorale per le elezioni amministrative, normate per quanto riguarda la comunicazione politica dagli appositi regolamenti, e che non è riconducibile a specifica regolamentazione, se non ai generici criteri di pluralismo e imparzialità. Questo è contenuto nella comunicazione. Per quanto riguarda il merito dei dati presentati, sono di impossibile aggregazione, in ragione di queste valutazioni, Pag. 20 non essendo noto quali posizioni rispetto ai singoli dati sono da attribuire.
  I casi di posizione ambigua, ad esempio l'argomento addotto dal presidente Gasparri in riferimento al pluralismo interno del Partito democratico, sono irrisolvibili e, quindi, devono essere forzatamente e correttamente attribuiti sotto il profilo metodologico a una sola posizione. Sono dati incompleti, perché alcuni dati non sono stati rilevati.
  Peraltro, presidente, nell'Ufficio di presidenza diversi colleghi si sono concentrati su una figura che è nella prima tabella: il Presidente emerito Giorgio Napolitano. Si ricorda, presidente, che questo è stato a lungo dibattuto? Il suo tempo di parola viene conteggiato in 19 minuti. Se si va a vedere il periodo dal 20 aprile al 6 giugno, si noterà una cosa. Io l'ho fatto artigianalmente. Forse lo può fare anche Airola. Gasparri non ha partecipato a quella discussione, per cui è esentato. Invece, i colleghi che hanno sollevato la questione in Ufficio di presidenza potrebbero fare lo stesso esercizio. Da tale esercizio risulta, per esempio, che di solito è stato citato il Presidente Napolitano in ragione di una discussione più complessiva. Peraltro, è stato citato anche in una trasmissione sulla vittoria dell'Italia ai mondiali del 2006. Non so se anche questo viene conteggiato nel fronte del sì. In ogni caso, nell'intervista di Fazio – si può recuperare facilmente – Napolitano dedica 77 secondi al referendum, di cui circa 55 a commentare la decisione di Renzi di dimettersi in caso di sconfitta del sì (posizione neutra) e circa 22 in cui si può rinvenire una sua adesione al sì.
  Allora, forse, altro che dati grezzi! Presidente, mi sembra che, al netto delle somme fatte dal senatore Airola... Se ci si mette a fare le somme, così come ha fatto il senatore Airola, se si conteggia...

  ALBERTO AIROLA. Sono costretto a farlo, collega Peluffo, perché non ho i dati.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Se, per esempio, con i dati che abbiamo, si conteggiano i soggetti politici per il no, appare che hanno avuto sedici ore, mentre i soggetti politici per il sì ne hanno avute 11,5 ore. Di conseguenza, dal punto di vista empirico, il riferimento di Airola è del tutto destituito di fondamento.
  A mio avviso, sarebbe interessante, se siamo nelle condizioni, provare a fare una discussione rispetto alla fondatezza dei dati rispetto alle scelte di carattere metodologico, perché altrimenti l'unica cosa certa in tutto questo dibattito è la strumentalizzazione che ne è stata fatta. Faccio riferimento alla nota di Forza Italia, che è stata data alle agenzie mentre era ancora in corso la riunione dell'Ufficio di presidenza, e alle dichiarazioni che abbiamo sentito oggi dal presidente Brunetta, che vogliono torcere i lavori di questa Commissione alla strumentalità politica. Per quanto ci riguarda, invece, riteniamo che oggi l'audizione sia utile, se entra nel dettaglio e nel merito dei rilievi sollevati nel corso dell'Ufficio di presidenza. Siamo sempre disponibili a fare tutte le discussioni che si vuole all'interno dell'Ufficio di presidenza, lasciando fuori le strumentalizzazioni politiche e avendo chiaro quali sono il compito e la funzione di questa Commissione.

  MAURIZIO LUPI. Io credo che, al di là dei toni, questa audizione sia molto utile per far comprendere due cose.
  La prima è che noi tutti dovremmo essere attaccati al fatto che esista un'autorità garante di indipendenza, che ci aiuti esattamente a svolgere, proprio perché autorità garante e indipendente, il nostro ruolo, che altrimenti noi non potremmo svolgere. Si tratta di un soggetto terzo e oggettivo che rispetto a un compito che gli è stato affidato ci dà oggettivamente i dati, su cui ognuno di noi può prendere le proprie decisioni. Da questo punto di vista, al di là dei toni, nel merito dei quali entrerò successivamente, è evidente che ricevere questi dati in una situazione di questo genere è assolutamente importante e delicato. È delicato perché sono dati oggettivi, che non possono più essere messi in discussione, ma è importante perché, se non si hanno, vengono meno il ruolo, la forza e la funzione dell'autorità che voi rappresentate. Non si tratta di girarci attorno, ma di Pag. 21sottolineare come per noi, per tutto il Parlamento, in tutti i settori, il ruolo delle autorità indipendenti e delle autorità garanti – forse ce ne sono troppe, ma non è il caso di questa – è fondamentale per un Paese e per una democrazia. Pertanto, è indispensabile che ci sia un rispetto reciproco, ma anche che questa funzione si svolga fino in fondo, nei tempi più rapidi possibili e con l'oggettività che ovviamente vi è chiesta, perché ciò ci permetterebbe – vedi la parte conclusiva dell'intervento di Peluffo – di non discutere sul niente, sulla mia idea o sulla sua idea.
  Se l'Autorità mi dice che c'è uno squilibrio per i no o per il sì, ne prendo atto. In seguito, entreremo nel merito, stabiliremo se manca una legge o meno e come recuperare, e ognuno farà la sua parte. Voi dovrete fare la vostra. Io non conosco le ragioni per cui gli altri dati non sono stati consegnati (la delicatezza o altro), ma mi sembra assolutamente fondamentale e importante per il tema che stiamo discutendo che in tempi molto rapidi questi ci vengano comunicati, nella maniera più oggettiva e più certa possibile. Dopodiché, noi non potremo più sindacare, perché, se ci mettiamo a sindacare sul fatto che siano oggettivi o meno, mettiamo in discussione la funzione stessa dell'Autorità garante. Ognuno si assume vicendevolmente le proprie responsabilità. Pertanto, chiedo anch'io che i dati vengano forniti molto rapidamente. Se c'è un problema di ulteriore verifica, come per gli exit poll o per le proiezioni, si faccia, ma lo si faccia il più rapidamente possibile, perché altrimenti proseguiamo con discussioni che, secondo me, sono inutili.
  In secondo luogo, è utile all'Autorità, al Presidente e al suo collegio, che è qui presente, capire l'importanza che questo argomento ha, al di là dei toni, per tutti. Io, che sono assolutamente a favore del sì, voglio che i cittadini italiani nella fase regolamentata dalla legge (par condicio) e nella fase non regolamentata dalla legge, nella quale hanno un'ulteriore funzione l'Autorità garante e la Commissione di vigilanza per i ruoli divisi, si garantisca ai cittadini italiani di poter avere un'informazione plurale, anche su temi di questo genere. Sono interessato. Per intenderci, l'informazione deve essere plurale non solo tra i sì e i no, ma anche all'interno dei sì e all'interno dei no, perché la pluralità determina posizioni e percezioni diverse. Voglio essere molto chiaro. Non voglio solo che venga garantito che tra i sì e i no ci sia equilibrio e che, se c'è uno squilibrio da una parte o dall'altra, venga riequilibrato. Credo che sia utile, come ho detto anche l'altra volta. Questo è un lavoro che la Commissione deve fare. Dobbiamo intervenire e far sì che ci sia questa prospettiva. All'interno dei singoli schieramenti ci sono posizioni diverse, che danno sensibilità e arricchiscono le ragioni, per cui non mi basta vedere il dato quantitativo, che credo in parte voi darete. All'interno del sì e all'interno del no ci sono posizioni che racchiudono temi culturali, temi di proposta, sensibilità e accezioni diverse. Questo è l'aspetto che sottolineo.
  Il primo aspetto è che ci serve che facciate fino in fondo il vostro lavoro. Fatelo in maniera oggettiva, come è previsto nel vostro mandato. Fatelo urgentemente e state attenti perché, più si è lenti su questo, più si dà spazio a polemiche. Se si vuole togliere gli spazi, bisogna essere rapidi. Lo dico in maniera molto chiara.
  Concludo dicendo che ognuno, presidente, deve fare la propria parte, nel senso che non possiamo chiedere all'Autorità garante di fare una cosa che magari spetta alla Commissione di vigilanza. Non è un richiamo, ma voglio dire che, se spetta a noi esprimere un parere che non è stato ancora espresso, intervenire in una regolamentazione o parlare con la Rai, dobbiamo farlo.
  Credo che non ci sia solo il problema di dire sì o dire no. Sfido chiunque a capire di che cosa stiamo parlando. Si tratta di valutare come i programmi di informazione radiotelevisivi della televisione pubblica e della televisione privata, al di là del momento in cui è stata approvata questa riforma, hanno spiegato di cosa stiamo parlando. Dobbiamo capire se hanno dato solo una rappresentazione di un certo tipo (dobbiamo votare sì, perché altrimenti il Pag. 22Governo va a casa, oppure dobbiamo votare no per mandarlo a casa), se hanno spiegato qual è il contenuto della riforma, se hanno fatto dibattiti nel merito. Queste sollecitazioni, come atto di controllo e di indirizzo, spettano esattamente alla Commissione, e credo che sia assolutamente nostro interesse farlo.

  AUGUSTO MINZOLINI. Cercherò di essere estremamente breve. Innanzitutto, se andate a vedere quello che sta succedendo in Inghilterra sulla Brexit, vi rendete conto che sono nella nostra stessa situazione. L'ultimo duello è stato tra un conservatore, un laburista e un altro a favore della Brexit da una parte e un conservatore e un laburista a favore del Remain dall'altra.
  Che cosa significa questo? Non stiamo valutando una questione squisitamente politica, quanto una questione istituzionale. Abbiamo di fronte un tema istituzionale. Questo di per sé crea un problema su cui dovremmo riflettere e su cui dovremmo avere tutti un approccio un po’ diverso.
  Credo che a noi servano tre risposte, e penso che potreste darcele anche adesso: tempo di notizia, tempo di parola e tempo di antenna sul sì e sul no nella tv pubblica. Essendo una questione istituzionale, una cosa del genere ci serve in ogni caso, non possiamo farne a meno.
  Vi esprimo la mia solidarietà. Siete stati tirati in ballo, perché nell'ultimo Ufficio di presidenza non si è riusciti a fare una cosa che era quasi ovvia. Dato che c'era già stato un richiamo da parte dell'Autorità a intervenire in una certa maniera, cercando di garantire equilibrio e pluralità nei notiziari e in tutto il resto, noi avevamo già una sorta di input. Da parte del PD, invece, questa cosa non è stata avvertita. Avremmo tranquillamente risolto questa questione di cui stiamo discutendo adesso, se, invece di fare un gioco della melina per evitare la convocazione del direttore generale della Rai, avessimo tenuto quella riunione richiesta a gran voce da tutte le opposizioni. Quel tipo di richiamo, o comunque di suggerimento, era già nella prima indicazione data dall'Agcom. Questo avrebbe risolto la questione, partendo da un presupposto: la peculiarità di questo tema è enorme, per un motivo molto semplice, ovvero perché è il primo referendum che si svolge in autunno con schemi temporali completamente diversi e, di fatto, è complicato anche adesso pensare a una metodologia. Tuttavia, si tratta di una questione istituzionale, che avrebbe potuto essere risolta dal punto di vista politico, se ci fosse stata un'accettazione da parte del PD. Non voglio fare polemica, proprio perché è una questione istituzionale e ci sono posizioni diverse. Invece, non si è voluto fare questo.
  Il rischio qual è? Mi rivolgo anche a Lupi, perché ha posto il problema. Alla fine noi, se andiamo avanti così, faremo, da una parte, un referendum sulla riforma e, dall'altra, un referendum sull'esistenza del pluralismo e di un'obiettiva informazione in questo Paese.
  Non so se il fronte del sì abbia voglia di assumersi questa responsabilità, che è enorme, perché cambia completamente il connotato della campagna, o se, invece, fermandosi un attimo prima, visto che abbiamo posto... Forse è anche servito il fatto di porre una questione di metodologia, vista la peculiarità del tipo di appuntamento che abbiamo di fronte. Noi già sappiamo che dovremmo fare quel richiamo, per cui nell'Ufficio di presidenza, evitando di andare avanti nella melina, decidiamo di convocare il direttore generale e di dare il nostro consiglio, che nasce da un suggerimento che è già stato dato dall'Agcom.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Innanzitutto, vorrei sottolineare un aspetto. Sia il professor Brunetta che l'onorevole Peluffo hanno utilizzato il termine querelle. Sono abituato a pensare che per una querelle bisogna essere in due. Io, come Angelo Cardani, ma anche come presidente dell'Agcom, ritengo che né io né l'Agcom siamo in querelle con nessuno. Noi muoviamo delle osservazioni e dei pareri, ma non abbiamo certamente né intenzione né volontà né cediamo alla tentazione di entrare in querelle, in quanto il nostro obiettivo è quello di svolgere una funzione alla quale siamo chiamati dalla legge. Di questa considerazione, alla quale prego tutti loro di credere, sono profondamente Pag. 23convinto per quanto riguarda me, ma anche i miei colleghi. Il nostro passato lo testimonia.
  Da questa deriva una seconda considerazione generale, che – attenzione – non vuole essere minimamente polemica verso nessuno. L'onorevole Fratoianni mi chiedeva: «Dove vivete?» Questa è la domanda fondamentale. Noi viviamo in un mondo le cui pareti e i cui confini sono determinati dalla legge e abbiamo la responsabilità di applicare questa legge.
  Tutti loro vivono in un altro mondo, che non è minimamente superiore o inferiore, ma è un altro, che è quello della politica. La politica utilizza idee e spessissimo trascura i dettagli.
  Andando ai dettagli, facendo un esempio molto generico, ma che ritengo illustrativo. Noi elaboriamo due set di dati. Uno è costruito in par condicio, cioè nel periodo caldo – se vogliamo, anche nei 45 giorni prima, ma facciamo finta che sia la stessa cosa – secondo certe regole e certi tempi, che permettono una produzione continua e precisa di informazioni. Abbiamo poi altre regole che valgono nei tempi normali, cioè quelli in cui non c'è campagna elettorale. Noi non siamo in una campagna elettorale – attenzione – come definita dalla legge. Se qualche esponente politico comincia una campagna elettorale, nel senso che rilascia una serie di dichiarazioni, questo non fa cambiare i termini di legge e, quindi, le regole che applichiamo in questo periodo. In questo periodo, che normalmente non attira alcuna attenzione oppure attira attenzioni molto modeste, ci sono regole e procedure diverse. Per esempio, facciamo rilevazioni trimestrali e non pressoché settimanali, il che cambia moltissimo le cose sia per noi sia per i nostri fornitori di dati. Quello che è successo stavolta è che, all'interno di un periodo non elettorale, di tranquilla vita normale del regolatore... peraltro, presidente, la mia osservazione sul fatto che abbiamo altre cose da fare non voleva minimamente annuire che la Commissione invece è diversa. Tenga presente che l'ufficio della dottoressa Liberatore non ha risorse infinite e che, quando ci sono scadenze di legge e dobbiamo rispondere a una società entro un giorno stabilito, dobbiamo farlo: dobbiamo cercare di barcamenarci. Dico questo per chiudere, non una querelle – lo spero – ma un'osservazione molto banale.
  Se ci viene richiesta una produzione da periodo elettorale in periodo non elettorale, abbiamo difficoltà, testimoniate dal fatto che riusciamo ad avere dei dati, ma non con lo schioccare delle dita. Ci è voluto di più, tant'è vero che il primo documento che abbiamo mandato era largamente inadeguato...Senta per favore... Presidente, mi protegga...

  ALBERTO AIROLA. Presidente, «schioccare le dita» è offensivo.

  PRESIDENTE. Airola, le faccio un primo richiamo.

  ALBERTO AIROLA. È inquadrato.

  PRESIDENTE. Airola, le faccio un secondo richiamo. Prego, presidente.

  ALBERTO AIROLA. Poi vediamo cosa ha detto. Presidente, io me ne vado, lascio la Commissione e aspetto i dati. Ne parliamo quando arrivano i dati: è inutile che mi confronti in questo contesto.

  PRESIDENTE. Airola, ci deve far continuare. Prego, presidente.

  ANGELO MARCELLO CARDANI, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Quello che abbiamo cercato di fare, con una certa difficoltà, dovuta ai tempi ristretti, è stato ottenere, da una struttura composta in parte da noi e in parte dalla società che fa i rilevamenti, dei dati aggregati, formati in maniera diversa da come arrivano normalmente. Questo ha richiesto del tempo.
  Qui viene un punto, secondo me, fondamentale per i rapporti tra questa Commissione e la nostra Autorità. Ho sempre ritenuto di collaborare al 100 per cento con questa Commissione. Quando dico che ricevo i dati in quel momento e che non me la sento di consegnarli senza nemmeno Pag. 24leggerli, credo di adempiere a un mio dovere istituzionale, per la missione che ha la mia Autorità: io devo essere un garante. Ho la massima fiducia nel lavoro svolto dalla società di consulenza e dai miei funzionari. Resta fermo, però, che, dato che la responsabilità complessiva è mia e dei colleghi del collegio, chiedo di avere quel tempo che non ho avuto per leggere i dati e trasmetterli. Credo che faccia parte del mio mandato e ho intenzione di mantenere questo comportamento. Francamente, non credo che sia una situazione nella quale debba nascere uno scontro interistituzionale, per la richiesta di una persona di fare il suo dovere fino in fondo.
  Pertanto, nel giro di un'ora...Presidente, la storia, il mondo cambierà nella prossima ora?

  PRESIDENTE. Non si sa mai. Aspettiamo i dati.
  Ringrazio il presidente Cardani e i componenti dell'Autorità, e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.20.