XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 45 di Mercoledì 29 ottobre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 2 

Audizione del direttore della TGR, Vincenzo Morgante:
Fico Roberto , Presidente ... 2 
Morgante Vincenzo , direttore della TGR ... 2 
Airola Alberto  ... 7 
Margiotta Salvatore  ... 8 
Nesci Dalila (M5S)  ... 8 
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 9 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 10 
Lainati Giorgio (FI-PdL)  ... 11 
Morgante Vincenzo , direttore della TGR ... 11 
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 13 
Morgante Vincenzo , direttore della TGR ... 13 
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 14 
Morgante Vincenzo , direttore della TGR ... 14 
Fico Roberto , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del direttore della TGR, Vincenzo Morgante.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore della TGR, Vincenzo Morgante, che anche a nome dei colleghi ringrazio di aver accolto l'invito della Commissione. È altresì presente il dottor Claudio Lanza, responsabile del palinsesto della TGR.
  Il dottor Morgante riferirà sullo schema di regolamento predisposto dall'Agcom in materia di tutela del pluralismo e di comunicazione politica e parità di accesso ai mezzi di informazione nei periodi non elettorali.
  La Commissione è inoltre interessata a conoscere le valutazioni del direttore sul progetto di riposizionamento dell'offerta informativa della RAI nel nuovo mercato digitale elaborato dal direttore generale Luigi Gubitosi e illustrata alla Commissione nella seduta dello scorso 23 settembre.
  Do quindi la parola al dottor Morgante con riserva per me e per gli altri colleghi di rivolgergli al termine del suo intervento domande e richieste di chiarimento.

  VINCENZO MORGANTE, direttore della TGR. Signor presidente, onorevoli commissari, permettetemi di esprimere a voi la gratitudine per l'occasione di confronto che oggi mi viene offerta. Considero fondamentale che il Parlamento, massimo organo di rappresentanza democratica e popolare, si faccia carico di contribuire a una riflessione per assicurare nel nostro Paese un'informazione libera, imparziale e pluralista. Sono stato convocato per parlare di pluralismo, elemento caratterizzante la natura di servizio pubblico della RAI, e ontologicamente valore di riferimento per quanti si devono seriamente occupare di informazione. Con il vostro consenso vorrei innanzitutto illustrarvi brevemente la storia e l'attività della testata che con voto unanime del consiglio di amministrazione sono stato chiamato a guidare dal primo novembre dello scorso anno.
  L'avvio dei TG regionali della RAI nel 1979 ha segnato il completamento, sotto il profilo dell'informazione, del disegno di regionalizzazione del Paese nato nove anni prima, nel 1970, con l'istituzione delle Regioni. Il servizio pubblico radiotelevisivo ha contribuito in misura rilevante al difficile iter di saldature e conoscenza tra le numerose realtà territoriali italiane. L'impegno prioritario delle redazioni regionali è stato quello di portare il microfono e la telecamera tra la gente, far conoscere meglio le regioni al loro interno e metterle in comunicazione tra loro, in un confronto costruttivo e capace di coniugare le diversità culturali e di tradizione. La nostra azienda si faceva sempre più vicina ai Pag. 3cittadini. Dal 1979, infatti, i telespettatori potevano contare non più solo sui TG nazionali, ma con RAI Regione anche su un'informazione che parlava delle loro città, dei loro paesi, dei loro territori, insomma un'informazione di prossimità. Questo indubbiamente ha fatto sentire la RAI più attenta alle popolazioni locali, più puntuale nel raccontare la vita delle comunità con le loro criticità, con i loro punti di forza, con le loro diversità. Se negli anni ’50 la televisione ha contribuito a unificare il linguaggio e accorciare le distanze sociali e culturali nel Paese, l'informazione regionale ha completato questo percorso del servizio pubblico. Oggi, a distanza di più di trent'anni, l'informazione regionale ha alzato lo sguardo verso orizzonti informativi più vasti, con rubriche, settimanali e approfondimenti che si aggiungono alle tre edizioni quotidiane dei telegiornali e alle tre edizioni dei giornali radio. Proprio da lunedì 27 ottobre, le edizioni del GR sono diventate tre, con una nuova edizione alle ore 18.30. Gli ultimi sondaggi demoscopici sugli italiani e l'informazione assegnano ai TG regionali la palma della credibilità, con oltre il 60 per cento degli intervistati che esprime fiducia nei notiziari regionali. Questo perché i TG regionali sono più vicini ai cittadini, in quanto parlano della vita dei loro territori e delle questioni legate alle loro città e ai loro paesi.
  In un sistema mediatico che tende alla globalizzazione la scelta di servire il territorio nelle sue diversità e nella sua ricchezza rappresenta un investimento, una mission che ha l'obiettivo di sviluppare sempre più una dinamica dell'informazione radiotelevisiva che integri i valori, le abitudini e i costumi di vita quotidiana del Paese in una moderna ottica globale. L'offerta editoriale della TGR caratterizza la sua missione storica, che da trentacinque anni – il prossimo 15 dicembre festeggerà l'anniversario – è quella di raccontare l'intero territorio del Paese, con le sue caratteristiche specifiche e le sue diversità. Insieme ai consueti e storici appuntamenti quotidiani con i TG Regione (ore 14.00, 19.30 e 24.00) e con il GR Regione (ore 7.20 e 12.10) la TGR dal 2009 ha ampliato considerevolmente la propria offerta con l'avvio di Buongiorno Regione e dal 2010 di Buongiorno Italia.
  Come dicevo poc'anzi, anche l'offerta radiofonica si è ampliata lunedì scorso con un terzo appuntamento radiofonico alle 18.30 su Radio 1, un appuntamento atteso da diversi anni, con il racconto del territorio, i piccoli e grandi fatti di cronaca, le aree metropolitane, gli aggiornamenti di servizio su traffico e meteo. Si amplia dunque l'offerta con un nuovo spazio per essere sempre più vicini al territorio e ai cittadini con una vera e utile informazione di prossimità. Complessivamente, nel 2013 la testata giornalistica regionale ha realizzato 8.500 ore di informazione televisiva, di cui circa 500 dedicate alle minoranze linguistiche e circa 300 ore di rubriche a diffusione nazionale, 6.200 ore di informazione radiofonica regionale, di cui ben 2.000 dedicate alle minoranze linguistiche. La TGR dedica infatti importanti risorse alla realizzazione di trasmissioni in lingua francese, tedesca, ladina e slovena in alcune delle regioni a statuto speciale. Produce inoltre una serie di programmi straordinari, quelli che noi chiamiamo fuori spazio, rivolti a eventi di rilevanza regionale o nazionale che meritano in ambito locale momenti di approfondimento. Nel complesso, l'attività della testata giornalistica regionale richiede un'organizzazione del lavoro secondo un modello omogeneo, che deve però tener conto delle peculiarità e della grandezza territoriale che ogni singola regione presenta. In sintesi, i principali appuntamenti: i giornali radio delle ore 7.18 della durata di 12 minuti da lunedì a sabato, delle 12.10 della durata di 15 minuti, sempre da lunedì a sabato, delle 18.30 della durata di 5 minuti dal lunedì al venerdì (il sabato a quell'ora abbiamo il problema delle partite, settore molto atteso e importante), alle 12.15 per 10 minuti la domenica. Per i notiziari regionali su Rai 3 TV alle 7.30 con durata 30 minuti Buongiorno Regione dal lunedì al venerdì, alle 14.00 con durata di 20 minuti da lunedì a sabato, 10 minuti la domenica, alle 19.30 con la durata di 20 Pag. 4minuti da lunedì a domenica e alle 00.10 con la durata di 4 minuti da lunedì a venerdì all'interno del TG 3 Linea notte e sabato e domenica alle 23.30 circa.
  Abbiamo poi il Settimanale sempre in onda su RAI 3, prodotto autonomamente da ogni redazione regionale, che va in onda il sabato alle 12.25 per 30 minuti dedicati ai fatti, alle inchieste e alle storie delle varie realtà locali legate all'attualità, alle tradizioni e alla storia di ogni singola regione.
  Le tre edizioni dei TG conservano ascolti che nel panorama dell'offerta generalista rappresentano un'eccezione. A fronte dei cambiamenti in atto nella modalità di fruizione delle notizie, in particolar modo da parte dei giovani, i TG regionali continuano a mostrare un forte appeal ottenendo nel 2013 il TG delle ore 14.00 un ascolto medio di 2.000.910 spettatori e uno share del 16,49 per cento, il TGR delle 19.30 un ascolto medio di 2.771.000 telespettatori ed uno share del 13,90 per cento, il TGR notte ascolto medio 745.000 telespettatori e uno share del 6 per cento. Dopo il TG 1, i TG regionali sono tra i più seguiti. Solo per citare qualche piccolo record, appena sabato scorso il TG delle ore 14.00 ha registrato 3.331.000 telespettatori e uno share del 18,69 per cento. Sono numeri importanti, molto simile ai record di ascolto di alcune prime serate di RAI 3. La fascia mattutina è stata fin qui un vero successo: Buongiorno Regione, partito nel gennaio del 2009, e Buongiorno Italia nel maggio 2010 hanno rappresentato una piccola rivoluzione in termini sia quantitativi sia qualitativi. Una ricerca di mercato del maggio scorso li definisce «prodotti originali, vivaci, dinamici e moderni del linguaggio».
  È stato compiuto un rinnovamento dell'immagine della TGR e ci accingiamo ad avviare un nuovo processo di restyling con nuovi studi e nuove tecnologie, cercando di migrare in tutto in un'offerta multimediale già ampiamente apprezzata e sperimentando nuovi linguaggi. Dalle ore 7.00 alle ore 8.00 la TGR ha portato gli ascolti della terza rete al 14 per cento di media, mentre prima registrava circa un 6 per cento, e grazie ai nuovi appuntamenti è stato introdotto un nuovo blocco pubblicitario. Dal giugno scorso abbiamo avviato campagne di sensibilizzazione e di informazione su temi di rilevante interesse sociale, temi di caratura nazionale declinati al regionale. Abbiamo iniziato con la sicurezza sul lavoro, a settembre abbiamo parlato diffusamente della sicurezza scolastica in termini ampi (la vivibilità all'interno delle scuole), a novembre ci sarà una settimana della nostra programmazione dedicata al tema dell'immigrazione soprattutto sul versante della integrazione.
  Dal punto di vista organizzativo la TGR è sicuramente una ricchezza per l'azienda, e questo grazie anche all'ottimo lavoro svolto dai direttori che mi hanno preceduto. Cito con il vostro consenso in particolare coloro con cui ho direttamente lavorato: Barbara Scaramucci, Nino Rizzo Nervo, Angela Buttiglione, Alberto Maccari e il mio immediato predecessore Alessandro Casarin.
  La nostra testata, grazie alla sua capillarità, garantisce una presenza costante sul territorio, utile non solo per i TG regionali. Esso è infatti il grande supporto che consente alle altre testate RAI di ricevere circa 30.000 contributi l'anno tra servizi, immagini, approfondimenti e consente alla RAI di essere tempestivamente nei luoghi dove avvengono i fatti più importanti per il Paese: dai terremoti che hanno sconvolto L'Aquila e l'Emilia alla Concordia, alla tragedia di Lampedusa, sino alla recente alluvione di Genova la RAI ha potuto svolgere la sua mission di servizio pubblico proprio grazie alla TGR. Una recente analisi aziendale, che ha messo a confronto l'organizzazione territoriale della RAI con le principali emittenti pubbliche europee, non solo ha mostrato lo stato di salute della TGR, evidenziando una buona gestione con una riduzione del fabbisogno economico di circa il 20 per cento, ma ha fatto luce sui numeri decisamente più importanti che caratterizzano gli altri broadcaster pubblici. Siamo pronti ad accogliere con senso di responsabilità le sfide di una nuova Pag. 5organizzazione aziendale, che vedrà le redazioni regionali come fulcro di tutta la produzione RAI sul territorio. Grazie al processo di digitalizzazione fortemente voluto dagli attuali vertici aziendali, la TGR sarà pronta anche sotto il profilo tecnologico. Dopo Milano, Roma e Campobasso sono in via di digitalizzazione le redazioni di Trieste, Palermo, Trento e Bolzano. Contiamo entro i primi mesi del 2016 di completare il rinnovamento di tutte le redazioni, una vera rivoluzione tecnologica che migliorerà la filiera produttiva con efficientamenti e conseguente, ulteriore abbattimento dei costi, un sistema produttivo integrato che migliorerà e velocizzerà il dialogo con le testate nazionali, attraverso una condivisione maggiore e un rapido interscambio dei contenuti. Quello dell'agenzia sul territorio resta il compito fondamentale della TGR, naturalmente insieme a quello dei notiziari regionali. Questo duplice compito insito nella missione stessa della TGR è importante e delicato al tempo stesso, anche sotto il profilo di una sana gestione economica. Si tratta infatti di organizzare le risorse professionali e tecniche per fornire un prodotto di qualità ai TG e giornali radio che ne fanno richiesta, senza penalizzare appunto le varie edizioni locali di tv e radio. La testata giornalistica regionale dovrà assicurare sempre più, anche nella nuova organizzazione aziendale, una maggiore capillarità dell'offerta a livello territoriale, e introdurre un consapevole e deliberato flusso di comunicazione, in grado sia di interagire con le altre testate, sia di rispondere a esigenze puntuali, segmentate e orientate a obiettivi di pubblico specifici, fortemente coerenti con una rinnovata missione di servizio pubblico. Per fare fronte a questi impegni, negli ultimi anni le competenze del caporedattore regionale sono diventate più complesse: controllo del budget, individuazione dei service e quant'altro.
  Per quanto riguarda il monitoraggio del pluralismo politico nelle televisioni a livello nazionale, esso è svolto istituzionalmente da due soggetti, dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – Agcom – e dalla stessa RAI. Entrambe si avvalgono di fornitori esterni tramite gare europee ad evidenza pubblica. Da ormai vent'anni la RAI ha come istituto di ricerca di riferimento l'Osservatorio di Pavia, mentre l'Agcom ha visto alternarsi diversi istituti. La metodologia di rilevazione delle variabili tenute sotto osservazione è sostanzialmente identica, tra le due rilevazioni il confronto tra i dati mostra scarti nella norma, che li rendono statisticamente del tutto omogenei. Per quanto riguarda la TGR, il monitoraggio viene effettuato con continuità solamente dalla RAI, che infatti ha esteso il monitoraggio nazionale, sempre tramite l'Osservatorio di Pavia, all'informazione locale. Come a livello nazionale, il servizio radiotelevisivo pubblico fornisce alla Commissione parlamentare di vigilanza e dunque alla pubblica opinione dati sul pluralismo omogenei a livello dell'informazione nazionale e locale. Se i criteri e le variabili di rilevazione del pluralismo sono uguali per l'informazione nazionale e per quella regionale, l'organizzazione e soprattutto l'interpretazione dei dati ottenuti sono assai diverse. Il motivo è facilmente intuibile: l'informazione nazionale fa riferimento sostanzialmente alla rappresentanza parlamentare, considerata come sintesi della situazione politica. La composizione dei gruppi parlamentari, infatti, fotografa l'articolazione dell'offerta politica e il consenso che ne deriva. Il Governo, il Presidente del Consiglio, i ministri e sottosegretari, i soggetti istituzionali, Presidente della Repubblica, Presidenti delle Camere e commissari europei di nazionalità italiana completano il quadro complessivo del sistema politico. Nonostante la confusione del nostro panorama partitico, è abbastanza agevole determinare una dialettica maggioranza di governo/opposizione.
  A livello regionale la situazione è assai più complessa. La struttura di governo e rappresentanza locale si divide in ambito comunale, provinciale e regionale, ognuno con una propria amministrazione e un proprio parlamentino, nel caso delle regioni e di alcuni comuni importanti non propriamente piccolo.Pag. 6
  Oltre a questa distinzione, le regioni presentano caratteristiche molto peculiari, le figure politiche che ne emergono hanno quindi pesi molto diversi: regioni a forte predominanza del capoluogo (si pensi a Roma nel Lazio o a Napoli in Campania) si alternano con regioni multipolari come le Marche, la Puglia, il Veneto. A regioni con un sistema di partiti perfettamente omogeneo a quello nazionale fanno da contraltare regioni autonome con partiti locali storicamente predominanti (Valle d’ Aosta e Trentino-Alto Adige) e soprattutto regioni quasi monocolori nei tre diversi livelli di governo (Emilia Romagna, Toscana e Lazio) e regioni che vedono amministrazioni politicamente diverse tra regioni, capoluogo di provincia e importanti comuni (emblematico è il caso della Lombardia). Questa differenziazione di ambiti, di colore politico e autonomie amministrative è la ricchezza (per qualcuno anche il limite) del localismo italiano. Lo stivale nei suoi 1.500 chilometri di lunghezza mette insieme situazioni disparate, logiche di maggioranza frutto del particolarismo locale, spesso assai lontane da quelle nazionali o semplicemente regionali. La lista civica pervade infine l'ambito dei comuni anche di un certo peso, rendendo difficile ricondurre gli aggregati alla semplice contrapposizione maggioranza/opposizione presente nel Parlamento nazionale.
  La valutazione del pluralismo politico alla luce delle peculiarità della TGR rispetto alla comunicazione delle testate nazionali ha lo scopo di evidenziarne le ulteriori difficoltà, senza per questo affermarne ovviamente l'impossibilità. Intanto in campagna elettorale le norme sulla legge n. 28 del 2000, cosiddetta par condicio, sono relativamente semplici. In sintesi, si tratta di tenere sotto osservazione gli spazi dei vari competitori per ambiti omogenei (candidati sindaci e relative liste di appoggio, candidati presidenti di regione e relative liste di appoggio), in modo tale che ognuno di loro abbia tempi equilibrati. Nelle ultime tornate elettorali i dati attestano squilibri significativi solo in rari casi su un numero considerevole di confronti locali. L'Agcom non ha infatti mai comminato sanzioni a RAI per questo genere di informazione. La TGR, agevolata da un continuo e periodico flusso di dati, ha sempre tarato la propria comunicazione correggendo nel corso della campagna elettorale eventuali distorsioni congiunturali.
  Discorso molto più complesso e di controversa soluzione, aggravata dall'assenza di regole chiare ex ante, riguarda la valutazione del pluralismo nei periodi fuori dalla campagna elettorale. La missione locale della testata si esplica principalmente sull'informazione legata all'attività delle amministrazioni e la dialettica partitica sempre a livello locale, articolata tra Regione, Provincia e Comune, le decisioni che riguardano i presidenti di regione, i sindaci, i presidenti di provincia, i commissari nei loro rispettivi ambiti. I piani regolatori, il traffico, l'ambiente, le imposte, le scuole, le delibere, le discussioni, le polemiche dei parlamentini costituiscono la maggior parte dello spazio politico presente nei TG regionali, un servizio pubblico e una linea editoriale utile perché consente appunto ai cittadini di scendere dai dibattiti spesso generici del piano nazionale a quello del particolare locale e di prossimità, che li tocca più da vicino. Tale struttura dell'informazione obbliga all'organizzazione di report sul pluralismo a tenere distinti gli ambiti, distinguendo la parte del governo locale da quella del dibattito prettamente politico, in analogia peraltro ai criteri utilizzati in ambito nazionale, che isolano i tempi del governo nazionale. A tal fine i report sono attualmente organizzati secondo delle tabelle che qui evito di illustrarvi perché le conoscete benissimo.
  Vorrei dedicare qualche breve riflessione proprio al tema del pluralismo fuori dal periodo elettorale. Rispetto a un'ipotesi di regolamentazione normativa del pluralismo in tv al di fuori del periodo elettorale esprimo con estrema franchezza la mia contrarietà. Ritengo che occorra distinguere nettamente la comunicazione politica che appartiene ai soggetti politici (i partiti, i movimenti, le associazioni, i gruppi) dall'informazione anche in ambito Pag. 7politico che riguarda il giornalismo. Con la comunicazione politica generata da soggetto politico si cerca in qualche modo di convincere l'elettore della bontà del proprio modo di governare il Paese, comunicandogli una valutazione di parte, che come tale divergerà quasi sempre da quella del politico di differente schieramento, magari di opposizione. Ciò in quanto lo scopo della comunicazione politica non è fornire notizie al telespettatore, ma orientare la scelta dell'elettore.
  Con l'informazione generata dal giornalista si porta a conoscenza della comunità un fatto, fornendo chiavi di interpretazione e lettura. Fuori dal periodo elettorale un'informazione dettagliata da logiche ragionieristiche risulterebbe a mio avviso dannosa, la par condicio applicata all'informazione quotidiana finirebbe per confondere il pubblico allontanandolo in qualche modo dalla verità. A guidare devono essere i fatti, le notizie, non i secondi o i minuti; a vigilare nelle varie testate devono essere i direttori con la loro responsabilità, la loro capacità professionale, il loro rigore etico, la loro indipendenza: sono questi i valori su cui si può costruire un'informazione politica equilibrata e rispettosa delle diverse radici culturali di cui è formato il nostro Paese, sono questi i valori cui la testata giornalistica regionale della RAI continuerà a ispirarsi.

  ALBERTO AIROLA. Grazie, direttore, di essere qua. Premesso che abbiamo numerose volte espresso le nostre posizioni che erano favorevoli al «salvataggio» o comunque a preservare il lavoro prezioso delle sedi regionali della RAI adesso come in passato, alla luce di questa un po’ misteriosa riforma dell'informazione, avrei alcune domande da farle per avere dei chiarimenti. Sappiamo che adesso verranno create due newsroom, che, come ci ha detto il direttore Gubitosi, sono propedeutiche a una sola, quindi il TGR verrà accorpato a Rainews e al TG3.
  Vorrei intanto sapere se ci siano le proiezioni di chi dirigerà queste Newsroom, di come verranno strutturate. In quest'ambito indubbiamente potrebbero esserci anche delle cose positive, perché il TGR potrebbe diventare il fornitore di contenuti anche per un all-news. Certo è che, finché abbiamo delle redazioni locali che sono ancora fuori dal progetto di innovazione tecnologica, ci troveremo con un giornalista che va davanti a una fabbrica a fare un pezzo su uno sciopero, ha pronto il pezzo da dare all'all-news, il quale come Tgcom e altri deve essere immediatamente sul pezzo, ma il giornalista prende la sua cassettina, va in studio, fa il montaggio e l'all-news comunque è tagliato fuori ! Ci troviamo in questo programma di digitalizzazione di tutte le testate giornalistiche, che avverrà entro il 2015-2016, e, se questa riforma è così rapida, immagino che le sedi regionali della TGR saranno l'ultima ruota di scorta, l'ultimo componente ad arrivare all'integrazione, con dei dubbi anche sul senso di questo ritardo, non tanto su questo progetto quanto sulle scelte politiche che si stanno facendo su RAI. Mi riferisco alla richiesta di 150 milioni di euro nel decreto comunemente conosciuto come «80 euro», dove c'erano anche dei riferimenti alla situazione dei TGR, che poi sono stati tolti, quindi noi restiamo all'erta su questo. Lei ha citato giustamente le rubriche, e in questo mondo di informazione mancano le rubriche, gli approfondimenti. Sono molto contento che la TGR si occupi di questo e ne abbia, ma il problema è che il TGR Leonardo, di cui, essendo di Torino, ho visitato la redazione, è allo stremo. Se quindi diamo 80 milioni di euro a Rainews per fare un all-news che poi fa lo 0,3 per cento mentre il Paese, che ha bisogno di crescere culturalmente, dispone di una sede preziosa come il TGR Leonardo, uno degli spazi del servizio pubblico a ciò finalizzati, che può lavorare ormai solo su video e fonti di archivio, non ci siamo ! Su questo quindi cercherò sempre di combattere, e vi invito a una ridistribuzione più equa e funzionale di queste risorse. Sicuramente ci sono stati segnalati diversi problemi anche nella gestione degli appalti, ma so che questo non dipende da voi.Pag. 8
  Lei prima parlava del pluralismo, e sono d'accordo con lei che il pluralismo era fino ad oggi utilissimo per garantire l'equilibrio dell'informazione, però alla luce sia di questo progetto, sia del fatto che la governance resta la stessa, ma cambiano le gestioni redazionali, vorrei capire che preoccupazioni abbia in questo senso sul pluralismo reale e anche sulle nomine. Mi è capitato in questa sede di fare obiezioni, lei parlava giustamente della deontologia e credo che anche i minutaggi non aiutino, però, se abbiamo sempre una governance politica e non manteniamo il pluralismo, servirà qualche altra cosa per garantire la correttezza dell'informazione, perché le nomine sono anche frutto di pressioni o di scelte politiche.

  SALVATORE MARGIOTTA. Complimenti al direttore Morgante per l'ottimo lavoro, grazie di essere venuto qui e di aver dedicato parte del suo intervento a fornirci alcuni dati molto interessanti su come i TG regionali stiamo lavorando in questo momento. Lo dico perché ho sempre ritenuto (credo anche in questo influenzato dall'essere cittadino di una piccola regione) che i TG regionali siano parte fondamentale del servizio pubblico, che non si possa pensare a un servizio pubblico che non parta dalla presenza di redazioni fisicamente sul territorio di tutto il Paese. Da questo punto di vista sono particolarmente orgoglioso di aver lavorato con alcuni colleghi a un emendamento al decreto legge n. 66, che ha imposto la presenza di una redazione in ogni regione. Sono totalmente d'accordo sulle sue considerazioni a proposito della par condicio, su cui pare esserci una convergenza forte tra tutti i direttori che abbiamo audito qui in Commissione, per quanto alcuni rappresentanti di partiti legittimamente pongano spesso la questione dei tempi ad essi dedicati, ma ci rendiamo tutti conto che l'informazione non si può fare con il bilancino esattamente per gli esempi che lei ha voluto citare.
  Una domanda secca: la riforma delle newsroom, su cui stiamo discutendo in Commissione e che con l'aumentare del numero delle audizioni suscita un numero sempre maggiore di perplessità, non rischia di depotenziare anziché potenziare il ruolo dei TG regionali ? Ritengo infatti che nella futura RAI i TG regionali debbano contare sempre di più e non vorrei invece che questa riforma li condannasse a un ruolo residuale. Vorrei conoscere la sua opinione in merito.

  DALILA NESCI. Ringrazio il direttore per la presenza e la relazione. Le mie domande riguarderanno soprattutto le sedi regionali del sud, che dalle informazioni che mi arrivano sembrano essere quelle più bistrattate anche dal punto di vista della digitalizzazione (lei non ha nemmeno nominato quella di Cosenza, che immagino sarà una delle ultime), ma lei poi risponderà alla domanda del collega Airola.
  Il ricorso alle ditte esterne per noi è sempre stato un problema, la riorganizzazione degli organici anche all'interno delle sedi regionali si è spesso mascherata dietro la carenza di organico, ma riteniamo che ci sia sempre stato un abuso di questo. Secondo i dati che ha citato prima c’è una sorta di omogeneità nel ricorso a ditte esterne, però questo vale anche per la situazione attuale, nonostante i tagli pesanti che stanno interessando la Rai ad opera di questo Governo ? Sente quindi di poterlo ribadire ? Sappiamo che gli appalti esterni possono talora essere evitati o comunque calmierati. In alcuni casi come in Puglia si starebbe ad esempio appaltando il montaggio per un evento che si svolgerà nella struttura della Fiera del Levante a Bari. È evidente pertanto che sarebbe possibile garantire un servizio con le forze interne della Rai pugliese, soprattutto in considerazione del fatto che la direzione aveva assicurato che avrebbe fatto ricorso ad appalti esterni solo in casi estremi di evidente necessità.
  Un'altra questione importante è quella della territorialità, che ha già introdotto il senatore Airola, cioè sul fatto che dove ci Pag. 9sono dei corrispondenti l'azienda non prevede anche la presenza dei tecnici, quindi si finisce sistematicamente per dare sempre l'appalto per il montaggio a ditte esterne. Teniamo che la RAI si rivolga sempre alle maestranze dei tecnici e dei dipendenti, vorremmo che anche lei vigilasse su questo, in particolare sulle sedi regionali del Mezzogiorno.

  FABIO RAMPELLI. Ringrazio il direttore Morgante per il suo lavoro, oltre che per la sua relazione di cui ho ascoltato solo la parte finale, e chiedo scusa anche ai colleghi per l'assenza dovuta a una riunione concomitante. Mi riserverò di leggere dal resoconto stenografico la relazione completa.
  Faccio il mio intervento di rito, che ho fatto di fronte a tutti i direttori, con grande serenità, in maniera ostinata e mettendo in onda il solito siparietto con il collega Peluffo, che mi accuserà di fare interventi a tutela di una parte politica.
  Visto che parliamo di pluralismo dell'informazione politica, pongo la questione della par condicio in maniera provocatoria, ma neanche troppo, come una sorta di scudo, di ombrello capace di tutelare effettivamente un diritto di accesso all'informazione che non può essere concesso con libero arbitrio, ma deve avere delle condizioni di partenza. Lo dico dalla mia parte politica, ma so che altre altri partiti, altri gruppi si lamentano degli stessi problemi.
  Noi riusciamo paradossalmente ad avere come Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale una presenza sulle reti anche regionali, anzi su quelle regionali le cose vanno molto peggio e non capisco la ragione per la quale non si fanno monitoraggi altrettanto puntuali sulle reti e sui telegiornali regionali. Ci sono dati che ho fatto fatica a mettere insieme e spero di riuscire nei prossimi giorni ad avere un quadro più completo, però mi risultano diverse regioni dove nelle 100-120 ore dedicate all'informazione politica la mia parte politica ha una presenza pari a zero, e ce ne sono altre dove comunque la percentuale è del tutto insoddisfacente. Quando si entra in periodo di par condicio, la professionalità a cui tutti ci appelliamo (sarebbe molto bello poterlo fare non solo in astratto, con tutto il rispetto e l'apprezzamento per le eccellenze che abbiamo in questo campo) dovrebbe far scattare automatismi tali da consentirci il superamento della par condicio sia come legge di riferimento, sia come modello (il cosiddetto bilancino). In realtà, quando cessa la par condicio non ci avviciniamo nemmeno a quello che ci spetterebbe in par condicio e veniamo cancellati dal circuito mediatico. Abbiamo fatto anche un esposto all'Agcom, quindi ci siamo mossi anche in via ufficiale con lettere informative al direttore generale della RAI e con esposti, perché la legge ci consente di difenderci anche attraverso questo strumento, quindi abbiamo attivato tutto quello che ci compete. Anche noi da un lato auspicheremmo il superamento della logica della par condicio, dall'altro constatiamo che quando cessa la «minaccia» della par condicio il libero arbitrio imperversa e noi – non da soli, ma in buona compagnia – veniamo falcidiati nei nostri diritti. Siamo una formazione politica nata di recente, molto dopo il Movimento 5 Stelle, siamo quindi nell'immaginario una piccola forza politica, però nei Paesi occidentali cosiddetti evoluti, nelle democrazie occidentali che vengono prese spesso a parametro per i giusti equilibri e rapporti tra maggioranza e opposizione le nuove formazioni politiche vengono persino agevolate, proprio perché devono essere riconoscibili e giudicabili da parte dell'utenza. Da noi invece, probabilmente anche a causa dei meccanismi attraverso i quali si seleziona la governance di Mamma Rai, essendoci comunque una radice e una connotazione molto chiara e precisa, un consiglio di amministrazione che è espressione del Parlamento e quindi delle forze politiche, anche i direttori avranno degli orientamenti e quindi considero difficilmente contestabile il fatto che l'orientamento rischia in talune fasi di prevalere o comunque di minimizzare e mortificare quelle nuove formazioni, che invece dovrebbero avere, soprattutto in una fase di Pag. 10partenza, un diritto di riconoscibilità di informazione che troppo spesso manca. Concludo questa parte che è barbosa, stucchevole e forse per qualcuno persino non pregnante, ma questi problemi vanno comunque portati all'attenzione generale perché producono delle conseguenze.
  A mio giudizio le potenzialità delle realtà regionali sono enormi e la Rai farebbe bene a investirvi di più. Anche noi abbiamo preso sempre le difese delle strutture regionali, che sono la vera particolarità del sistema radiotelevisivo e parte essenziale del servizio pubblico, quindi riteniamo che si possano fare sforzi maggiori per mettere a regime il sistema, per armonizzarlo, efficientarlo e produrre risultati non solo sulla capacità di approfondimento culturale anche attraverso il meccanismo delle rubriche, ma anche sul circuito virtuoso che può tornare dalla porta principale in termini di maggiore capacità di intercettare investitori. Se vengono fatte politiche di un certo tipo, infatti, ci possono essere interessi di maggiore visibilità da parte degli operatori sui territori specifici, sui contesti territoriali su cui si agisce. Credo che questa possa essere una parte importante su cui la Rai dovrebbe fare i propri conti per svolgere un'azione di promozione maggiormente incisiva, perché potrebbe essere sicuramente uno degli aspetti fondamentali dello sviluppo futuro del servizio pubblico televisivo.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Vorrei riprendere alcune considerazioni del direttore, che ringrazio anch'io per la presenza e la comunicazione, di cui una prima parte secondo me corretta in riferimento al lavoro, anche perché in questa legislatura ancora non abbiamo condotto le audizioni che solitamente vengono fatte dei direttori di testata, quindi ha colto giustamente l'occasione.
  Mi concentro però sulla seconda parte, che faceva riferimento all'oggetto della convocazione, quindi mi perdoneranno i colleghi commissari se non richiamerò le considerazioni che hanno fatto con i loro interventi, soprattutto il collega Rampelli mi scuserà se non riprendo le sue considerazioni.
  Il direttore innanzitutto faceva riferimento allo strumento che viene utilizzato per i rilievi, perché effettivamente in altre audizioni è stata sollevata la questione che RAI ha un rapporto consolidato con l'Osservatorio di Pavia, Agcom si poggia su un'altra agenzia e il riferimento riguarda un discostamento minimo se si guarda con attenzione. Rimane il dubbio, il quesito che abbiamo sollevato in altre occasioni se non si possa pensare a uno strumento unico, se non sia più funzionale anche dal punto di vista della TGR, nel senso che il monitoraggio è fatto soltanto in campagna elettorale da Agcom, invece fuori dalla campagna elettorale è fatto soltanto dall'Osservatorio di Pavia.
  Seconda questione, sempre legata al monitoraggio e al conteggio dei tempi, questione vera che chi si occupa di territorio ha ben presente ma è giusto mettere all'evidenza di questa Commissione, perché a livello territoriale per quanto riguarda le elezioni amministrative regionali c’è una soggettività delle liste civiche che è più difficile ricondurre nell'alveo, quindi è una variabile in più per quanto riguarda il conteggio. Credo che anche questo elemento debba essere tenuto in considerazione.
  Ha dato la sua opinione in maniera molto netta rispetto al quesito se abbia senso estendere la cosiddetta par condicio anche fuori dal periodo di campagna elettorale, richiamando la necessità di distinguere nettamente comunicazione politica e informazione. Mi sembra che da questo punto di vista i direttori di testata finora auditi abbiano una posizione assolutamente univoca su questo elemento. Il direttore ha richiamato una considerazione che era anche nelle parole del direttore Berlinguer, ossia di affidare anche maggiormente l'elemento di garanzia del pluralismo nel servizio informazione politica alla responsabilità del direttore. Credo che questo sia elemento posto oggi con grande rilievo, che era già stato richiamato in altra audizione, e che credo costituisca un Pag. 11ulteriore elemento per il lavoro che siamo chiamati a svolgere come Commissione.
  Anch'io utilizzo l'occasione per rivolgere una domanda in riferimento all'altro percorso di audizioni, seppur contestuali, che riguarda il progetto informazione. La domanda è la stessa che ho rivolto anche ai suoi colleghi, cioè se lei possa aiutarci a comprendere una questione che dall'audizione del direttore Gubitosi non abbiamo compreso, ossia la costituzione di queste due newsroom, laddove nella proposta da un lato c’è TG1 e TG2, dall'altro c’è il TG3 con Rai News24 e la TGR. Vorremmo capire se la scelta in questo passaggio intermedio di mettere insieme le testate in tal modo abbia un fondamento, o nel senso che avete una piattaforma compatibile già oggi TGR, TG3 e Rainews24, e che quindi questo faciliti il lavoro comune, ovvero se dal punto di vista editoriale vi sia maggiore omogeneità tra queste tre testate rispetto a un eventuale possibilità di mettere insieme il TG3 con TG1 e TG2, al fine di comprendere perché a suo giudizio sia stata formulata questa proposta.

  GIORGIO LAINATI. Il collega Peluffo le ha rivolto una domanda che nella sua articolazione è sostanzialmente la stessa che le rivolgo io, congiuntamente a una valutazione positiva a nome di Forza Italia del suo lavoro in questo anno di direzione, perché ritengo che lei sia il direttore della più importante testata giornalistica del mondo (non d'Italia) come numero di giornalisti, in quanto credo che neanche la CNN abbia 800 giornalisti a disposizione del direttore. La domanda posta dall'onorevole Peluffo è stata quindi strategicamente posta a lei, perché altro che TG 1, TG e TG 3: neanche sommando tutti i telegiornali si arriva al numero di colleghi giornalisti che operano nell'ambito della TGR !
  Si tratta di una realtà che apprezziamo molto perché, come ha avuto modo di ricordare nel suo intervento introduttivo, ha un rilievo straordinario per l'esaltazione dei territori e, in virtù di questo ruolo di raccordo tra livello nazionale e livello locale, finalmente le è stato dato un ulteriore spazio alla TGR con Buongiorno Regione che in tutte le regioni ha avuto un successo straordinario.
  Può dispiacere l'idea che tutto questo patrimonio vada a disperdersi in qualcosa che non abbiamo sinceramente capito, perché queste cosiddette newsroom sono ancora molto in fieri, e comunque nessuno più di lei può darci un'opinione in merito, tenendo conto che solo immaginare la creazione di sinergie tra testate diverse e in alcuni casi non omogenee per diventare un unico bacino professionale causa delle perplessità. Perplessità che saranno evidenziate da un'importante documento che ci accingiamo a redigere, con l'importante ruolo di relatore del presidente del Gruppo Parlamentare Misto, il presidente Pisicchio, sulla congruità di questa scelta che la RAI si accinge a fare. Premesso quanto ho detto di rilevante e di strategico che svolge la testata che lei ha l'onore di dirigere, dal suo punto privilegiato di osservazione con molta franchezza ci dica la sua opinione, tenendo conto che nelle prossime settimane ci accingiamo, come il Presidente Fico le avrà anticipato, a preparare questo atto di indirizzo per quanto riguarda un'opzione «rivoluzionaria» del servizio pubblico radiotelevisivo per quanto riguarda il mondo dell'informazione.

  VINCENZO MORGANTE, direttore della TGR. Vi ringrazio introducendo la tornata di risposte per il contenuto e il tenore delle vostre riflessioni e delle vostre domande.
  Mi pare di cogliere in tutte un senso – permettetemelo – di simpatia nei riguardi della testata che, come diceva l'onorevole Lainati, ho l'onore di dirigere, che è di grande conforto non soltanto per chi si trova al vertice della testata, ma per le centinaia di giornalisti che quotidianamente dalle 5.15 del mattino, da Bolzano a Palermo, sino oltre le ore 24.00 presidiano e si sforzano con abnegazione e in molti casi con coraggio e, se mi consentite, con professionalità di assicurare l'informazione dal territorio e nel territorio. Che Pag. 12dal Parlamento, da questa onorevole Commissione arrivi questo segnale per il mio lavoro e per lavoro dei miei colleghi è motivo di grande conforto.
  Detto questo, senatore Airola, grazie a lei per la domanda. Non ci sentiamo ultima ruota di scorta, non ci sentiamo una testata di serie B. Al di là dei numeri che, come ricordava l'onorevole Lainati, ci rendono la prima testata per numero di giornalisti del servizio pubblico non soltanto in Italia, e anche al di là dei dati relativi all'ascolto, siamo particolarmente orgogliosi e ci consideriamo anche noi, nella diversità di presenza sul territorio, una testata nazionale, e ci teniamo molto. Devo dire che negli ultimi tempi in azienda questo ruolo ci viene sempre più riconosciuto. Ricordavo che in momenti in cui i tagli sono sempre più diffusi abbiamo di recente avuto un nuovo appuntamento radiofonico atteso da qualche decennio, ci è stato assegnato un consistente investimento per il restyling degli studi di tutte le 24 redazioni, che significa un impegno importante che dovrebbe metterci al passo rispetto a un'epoca di digitalizzazione ormai imperante.
  Riguardo al problema della interlocuzione tra le redazioni regionali e le testate nazionali anche sotto il profilo della struttura tecnologica, la digitalizzazione finalmente (e sottolineo finalmente) è partita, scontiamo ancora in alcune redazioni un apparato tecnologico vetusto, obsoleto. Nel mio frequente giro per le redazioni (cerco di essere poco un direttore romano e di stare vicino ai colleghi) la cosa principale che mi viene detta è proprio che in alcuni casi si attende che una macchina in una saletta di montaggio si distrugga totalmente, cioè non possa essere più riparata, perché da quella macchina vengano presi dei pezzi da utilizzare per la manutenzione di altre strutture. Questa situazione drammatica sconta ritardi di antica data, ma adesso grazie al nuovo vertice aziendale, che l'aveva affrontato con grande determinazione, l'avvio della digitalizzazione è cosa concreta, siamo già partiti non soltanto con l'investimento sulle strutture, ma anche con un'adeguata attività di formazione delle persone, tecnici e giornalisti che con queste macchine dovranno fare i conti.
  Per quanto riguarda la gestione degli appalti, devo dirle che non è una gestione che riguarda noi, tranne i service che utilizziamo per le riprese, i telecineoperatori. La Rai da molti anni non assume telecineoperatori e quindi siamo costretti, quando è necessario, a fare ricorso ad appalti esterni, però anche lì in un'ottica di trasparenza assoluta, con una direzione acquisti che si occupa nel dettaglio, convenzioni formali e una rotazione per evitare che qualcuno possa sentirsi privilegiato, evitare concentrazioni.
  Per quanto riguarda le newsroom, una o due, il nuovo assetto, rispondo a tutti perché tutti in qualche modo di questo vi siete occupati. Guardo a questa riforma con grande serenità, perché la nostra testata tra tutte è una testata di servizio, nel senso che svolgiamo la nostra attività sul territorio, ma siamo a servizio di tutta l'azienda. Questo progetto per la parte che ci riguarda quando si parla di «uffici di corrispondenza per le redazioni regionali» intercetta anche un'istanza che mi ero permesso di avanzare in occasione della mia nomina, quando presentai il piano editoriale al consiglio di amministrazione.
  Se me lo consentite, vorrei entrare nel dettaglio. Vengo da un'esperienza al sud, onorevole Nesci, perché sono stato per dieci anni il capo della redazione siciliana della RAI, quindi ho un'esperienza sul campo di cosa significa la gestione di una redazione. Cosa ho riscontrato in quegli anni e per fortuna riscontro adesso un po’ meno ? Che su uno stesso evento, su uno stesso fatto si presentavano 4 o 5 telecamere dell'azienda, e non parlo della visita del Presidente della Repubblica o del Presidente degli Stati Uniti, ma anche per fatti in cui le nostre redazioni erano in grado di coprire adeguatamente con la telecamera in dotazione alla locale redazione regionale. Il fatto che formalmente verremo concepiti come uffici di corrispondenza, se il progetto verrà approvato nelle linee in cui è stato annunciato e illustrato, non potrà che aumentare la Pag. 13responsabilità dei capi redattori regionali in un'ottica di efficienza. Sostengo da tempo che non dovrebbe muoversi nessuna telecamera della RAI non soltanto delle testate, ma neanche dei programmi in ambito regionale senza che il caporedattore regionale venga informato e svolga una funzione di coordinamento. In quanto caporedattore di Bari, infatti, devo essere in grado rispetto al TG3 e al TG1, visto che sono anche agenzia cioè svolgo un'attività di servizio, di dire al collega direttore del TG1 o al capo della cronaca che non è necessario che mandino un inviato e una telecamera, perché quell'evento lo stiamo coprendo noi, oppure di dire che oggi ci sono in concomitanza vari eventi, per cui è opportuno che inviino la telecamera, mentre i giornalisti sono in numero adeguato ovvero riconoscere che non siamo in grado di coprire e devono mandare qualcuno, ma ovviamente quelle immagini ci dovranno essere messe a disposizione perché le utilizzeremo.
  Se questo progetto come c’è stato illustrato e come anche a voi è stato presentato ha questa funzione di razionalizzare le risorse, non posso che essere favorevole, e per quanto riguarda la specificità della testata che guido significherebbe sancire anche formalmente quello che di fatto svolgiamo. Siamo a servizio dell'azienda e quindi che ci sia una capacità di dialogo con il direttore del TG1 e con il direttore di RAINews24 di fatto questo lo svolgiamo.
  Certo mi auguro che in questo assetto – onorevole Lainati colgo la sua sottolineatura – si tenga conto comunque della complessità di una macchina come quella della testata giornalistica regionale, perché i numeri sono importanti, l'attività è consistente, quindi l'assetto va bene.
  Il senatore Airola poneva il problema delle nomine, ma credo che neanche chi ha redatto il progetto sia arrivato a questo neanche sotto un profilo di assetti. Ho sentito dire che ci dovrebbe essere un direttore della newsroom 1 e uno della newsroom 2 e poi condirettori e vicedirettori, certamente anche lì uno snellimento sarà opportuno e necessario, però auspico che in quell'assetto si tenga conto di questa specificità.
  Ringrazio anche lei, senatore Margiotta, per la domanda, per le riflessioni e per aver illustrato quelle perplessità che in qualche modo sono comuni. Credo di avere in parte risposto con quanto ho già detto, e ovviamente, se alla TGR viene affidato un ruolo di ufficio di corrispondenza (qualcuno ha detto di corrispondenza locale, ma noi teniamo a dire di corrispondenza, che significa che il flusso di notizie deve arrivare dal centro verso la periferia, ma deve anche fare il percorso inverso dalla periferia al centro), se questa specificità ci verrà riconosciuta, credo che questo rischio non ci sia.
  Onorevole Nesci, sulla digitalizzazione e sugli appalti penso di averle risposto, mentre i montaggi (lei citava l'esempio della Puglia) non dipendono dal settore informazione, è un'altra direzione, però nel complesso condivido pienamente con lei che bisogna puntare innanzitutto sulla valorizzazione delle risorse interne. Su questo non c’è dubbio, c’è in questo anche un po’ di snobismo da parte nostra, perché consideriamo particolare il linguaggio di chi in questa azienda è cresciuto ed è stato formato, con un attaccamento aziendale a peculiarità che non vanno disperse. Per quanto è possibile, per la parte che mi compete le assicuro che teniamo e terrò ulteriormente conto delle sue indicazioni.
  Grazie anche a lei, onorevole Rampelli, per il contributo, per il garbo, e la prego di credermi: non c’è alcuna convenzione, alcun atto dovuto nel dirle che non ho ritenuto per niente barbosa e stucchevole la sua riflessione.

  FABIO RAMPELLI. Lo dicevo a me stesso, perché lo ripeto tutte le volte.

  VINCENZO MORGANTE, direttore della TGR. Ribadisco la mia posizione, rispetto la sua, però comprendo perfettamente quali sono le sue perplessità. Io continuo a ritenere che bisogna avere fiducia in coloro che sono chiamati a una responsabilità, della quale con trasparenza devono Pag. 14rendere conto. Regolare con il bilancino è una cosa assolutamente difficile e, se me lo consente, anche inutile. Faccio appello anche all'esperienza a cui mi riferivo prima: il problema è la presenza, però avere la presenza di Fratelli d'Italia per quindici secondi in un telegiornale senza verificare in quale edizione è andata, in quale contesto è stata raccolta, e senza entrare nel contenuto di quei quindici secondi credo che in certi casi potrebbe essere dannosa per la sua parte politica (e ovviamente questo lo estendo a qualunque parte politica). Se il problema sono i quindici secondi, questi quindici secondi li mettiamo magari in un'edizione residuale, la notte, prendiamo un collega a cui si fa dire una qualunque cosa...

  FABIO RAMPELLI. Saremo almeno conosciuti dai metronotte !

  VINCENZO MORGANTE, direttore della TGR. Per la parte che mi riguarda, ma estendendolo anche ai colleghi delle altre testate del servizio pubblico che godono tutti della mia stima e con i quali c’è un livello di collaborazione che negli ultimi anni si è particolarmente sviluppato, prendo un impegno a una vigilanza continua anche per la sua segnalazione. Complessivamente, dai dati che mi sono stati forniti, la presenza c’è, se c’è una regione o un luogo dove non si è marciato adeguatamente, le garantisco che farò le opportune verifiche e certamente interverrò nel senso dovuto.
  Per quanto riguarda l'aspetto monitoraggio, onorevole Peluffo, l'Osservatorio di Pavia lo effettua dal 2007 sulla nostra testata, proprio perché la Commissione ebbe a chiederlo in una risoluzione ad hoc, però devo dirle che è anche un onere di cui la Rai si fa carico per una sorta di controllo interno ad uso aziendale, e che viene messo gratuitamente a disposizione dei senatori e deputati del Parlamento. L'Agcom non effettua il monitoraggio della TGR, dell'emittenza locale, però il motivo va chiesto all'Agcom e non alla Rai. Per quanto riguarda l'assetto complessivo penso di avere già risposto alla sua domanda.
  Per quanto riguarda la piattaforma, noi svolgiamo questo lavoro, ma, come sottolineava il senatore Airola, le regioni non digitalizzate scontano questa differenza, ma è solo una questione di tempi il risolvere le situazioni dove ancora continuiamo con l'analogico e il digitale.
  Avevo dimenticato di dare un altro dettaglio all'onorevole Nesci a proposito di Cosenza. Intanto le assicuro che Cosenza non sarà l'ultima: alla fine una scelta andava fatta e il direttore è un po’ il papà di tutte le redazioni e dovevamo scontentare qualche figlio; si tratta soltanto di un problema di tempi. Il mio impegno è perché le strutture aziendali, che pure stanno lavorando con grande lena, rispettino i tempi, però in definitiva ci sta che qualcuno che sia il primo e qualcun altro l'ultimo. Siamo partiti con Milano e l'Expo, con Campobasso che era la più piccola, con Roma e quello che significa. Adesso in questa tornata c’è la redazione di Palermo, quella più a sud d'Italia: mi dispiace che qualcuno possa ipotizzare una volontà di penalizzare le regioni del sud, perché da orgoglioso uomo del sud temporaneamente in servizio nella capitale mi sento di garantirle che esse non avranno un trattamento privilegiato, ma nemmeno saranno trascurate.
  La ringrazio, onorevole Lainati, della valutazione positiva del lavoro compiuto in questi anni, e tengo a sottolineare il lavoro egregio svolto dai miei predecessori. Sulla sinergia ho già espresso le mie valutazioni, ma permettetemi prima di chiudere di raccordarmi alla riflessione iniziale nel ciclo di risposte.
  Sono orgoglioso di essere cresciuto in questa testata e quando qualcuno, vista la mia presunta giovane età mi dice che farò carriera e quindi poi ci sarà il TG1, con tutto il rispetto per il collega e per quanti lo hanno preceduto alla guida del TG1, del TG2, del TG3, ribadisco che sono davvero felice e orgoglioso di lavorare per questa testata. È la testata che mi ha fatto crescere professionalmente, che senza falsa modestia conosco bene, in questo giro che frequentemente faccio nelle redazioni colgo la presenza di eccellenti Pag. 15professionalità, di gente che vi si dedica con grande coraggio. Voglio dirvi che esco da questa audizione particolarmente confortato dalla simpatia e dall'occhio con cui benevolmente il Parlamento guarda a questa nostra testata. Dico questo perché anche nei mesi scorsi abbiamo colto invece da più parti nei riguardi dell'informazione regionale qualche atteggiamento di disistima, abbiamo raccolto critiche che non sto qui a ricordare perché sapete che ci sono stati articoli e prese di posizione, ci hanno accusato di dare troppo microfono alla politica, di occuparci delle sagre.
  Permettetemi quindi di rivendicare che della politica ci dobbiamo occupare. Lo dico da giornalista, ma penso di interpretare il pensiero dei colleghi: non immaginiamo una comunità senza una guida politica, non riusciamo a capire come una comunità grande o piccola possa reggersi, perché ci vuole qualcuno che decida gli investimenti, la viabilità delle strade, le zone blu. Riteniamo quindi un dovere dare voce anche ai politici e agli amministratori, Certamente questo va fatto con equilibrio, con professionalità, con imparzialità, è la voce degli amministratori in ambito locale che ci interessa rappresentare e illustrare. Rispetto agli attacchi e alle critiche permettetemi di darvi sinteticamente alcuni dati che mi sono stati forniti dall'Osservatorio di Pavia. Intelligentemente con l'Osservatorio di Pavia, che ringrazio per il suo operato, attraverso una conversazione con il direttore, professor Nizzoli, avendo considerato di avere a disposizione il monitoraggio di tutto il materiale, che viene effettuato soltanto sull'aspetto politico, si è pensato di verificare di cosa parliamo: è vero che ci occupiamo soltanto di politica e di sagre ? Un lavoro davvero oneroso per loro: hanno svolto un monitoraggio di un piccolo campione delle edizioni principali, quelle delle 19.30, delle venti edizioni regionali della TGR, nel periodo compreso tra il 1 e il 28 febbraio di quest'anno.
  Da questa rilevazione emerge un'attenzione significativa all'economia, prima voce nell'agenda delle venti edizioni regionali con il 19,6 per cento. All'interno della voce economia, la crisi economica e le politiche economiche e fiscali a livello locale sono le dimensioni che hanno il maggior numero di notizie. Si tratta di notizie che riguardano gli effetti della crisi sul territorio regionale, la chiusura di fabbriche e di attività commerciali e artigianali, la gestione della crisi da parte di attori pubblici e privati (incentivi dei Comuni, vertenze sindacali), ampie quote di servizi sulle questioni fiscali (i cambiamenti delle imposizioni fiscali, le scadenze, l'IMU, la TASI) per spiegare alla gente la complessità di questo meccanismo.
  La seconda voce nell'agenda complessiva della TGR è quella dello sport con il 13 per cento di visibilità, la cui trattazione è legata sia alla copertura dei risultati sportivi delle categorie nazionali e regionali, sia (e di questo siamo particolarmente orgogliosi) degli eventi che vedono protagonisti gli sportivi locali. Pensate ai cosiddetti sport minori, che nelle realtà regionali hanno una straordinaria ricchezza e varietà.
  Terza voce in agenda è quella della criminalità, quindi un impegno anche sul versante della legalità pari al 12,3 per cento, con prevalenza di crimini non violenti quali truffe, furti, contraffazioni, rispetto a quelli violenti e a quelli commessi dalla criminalità organizzata, con differenze notevoli tra regione e regione (in Calabria e in Sicilia questo numero è molto più alto).
  Seguono i temi della politica, il 10,8 per cento, concentrati sulle attività di dibattito della politica articolate tra i diversi livelli dell'amministrazione locale, e infine la cultura e lo spettacolo con l'8,4 per cento. Questo per darvi il senso della ricchezza del lavoro effettuato, che deriva dalla ricchezza degli argomenti che dobbiamo raccontare.
  Per quanto riguarda le sagre, può una sagra, che significa tradizione, storia, economia, turismo, essere trascurata dall'informazione Pag. 16regionale ? Mi pare di vederla anche nelle pagine locali dei grandi quotidiani, quindi si tratta di un problema attinente alla nostra professionalità, per come queste cose vengono raccontate. Se qualcuno mi fa vedere che un TG regionale è stato aperto con una sagra, vi garantisco che il caporedattore verrà rimosso seduta stante, ma, se così non è (e così non è), ci dobbiamo occupare anche delle sagre, anche quei cittadini pagano il canone e hanno diritto a spazi loro riservati.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore Morgante e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.