XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 41 di Mercoledì 1 ottobre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione del direttore del TG2, Marcello Masi:
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Masi Marcello , direttore del TG2 ... 3 
Pisicchio Pino (Misto)  ... 5 
Rossi Maurizio  ... 5 
Fico Roberto , Presidente ... 5 
Rossi Maurizio  ... 5 
Fico Roberto , Presidente ... 6 
Rossi Maurizio  ... 6 
Fico Roberto , Presidente ... 6 
Rossi Maurizio  ... 6 
Margiotta Salvatore  ... 6 
Airola Alberto  ... 7 
Lainati Giorgio (FI-PdL)  ... 8 
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 9 
Fico Roberto , Presidente ... 9 
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 10 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 10 
Fico Roberto , Presidente ... 11 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 11 
Fico Roberto , Presidente ... 11 
Airola Alberto  ... 12 
Fico Roberto , Presidente ... 12 
Masi Marcello , direttore del ... 12 
Fico Roberto , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Comunico, altresì, che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Audizione del direttore del TG2, Marcello Masi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore del TG2, Marcello Masi, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Il dottor Masi riferirà sullo schema di regolamento in materia di tutela del pluralismo e di comunicazione politica e parità di accesso ai mezzi di informazione nei periodi non elettorali.
  La Commissione è, inoltre, interessata a conoscere le valutazioni del direttore sul progetto di riposizionamento dell'offerta informativa della RAI nel nuovo mercato digitale elaborato dal direttore generale e illustrato alla Commissione nella seduta dello scorso 23 settembre.
  Do quindi la parola al dottor Masi, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, domande e richieste di chiarimenti.

  MARCELLO MASI, direttore del TG2. Vi ringrazio, innanzitutto, onorevole Presidente e onorevoli commissari, per quest'opportunità di confronto. L'istituzione parlamentare rappresenta, in una democrazia, la massima espressione di pluralismo e, nel dibattito sulle nuove regole da fissare per garantire ai cittadini un'informazione sempre più corretta e trasparente, credo che questo di oggi sia un passaggio importante, non solo dal punto di vista formale.
  Il TG2, che dirigo dal 28 settembre 2011, dopo tre mesi di interim, è il terzo telegiornale italiano dopo il TG1 e il TG5. Oltre ai sei notiziari quotidiani, TG2 è l'unica testata giornalistica nazionale ad avere 12 rubriche. Tra queste, alcune rappresentano la storia della televisione: solo per citarne qualcuna, TG2 Dossier. Costume e società e Medicina 33. Oltre 200 sono i minuti di informazione al giorno, circa tre ore e venti, per una media di 28.000 servizi ogni anno. Tale produzione è fatta da 129 giornalisti e, tra questi, i dirigenti sono 5 vicedirettori e 10 responsabili di settore.
  In questi tre anni, per venire incontro alle esigenze dell'azienda in termini di ottimizzazione e risparmio, la mia testata non solo ha mantenuto rigorosamente gli obiettivi di budget, ridotti di anno in anno, ma grazie a una gestione credo attenta, è riuscito a rafforzare l'idea di un servizio pubblico di alta qualità.
  Dal 31 dicembre 2012, siamo la prima testata RAI generalista completamente digitalizzata. Siamo stati gli apripista di un percorso di rinnovamento tecnologico e di linguaggio indispensabile per tutta l'azienda. Rivendico questo passaggio con orgoglio avendo mantenuto, se pur tra mille difficoltà, i tempi assegnati dalla Pag. 4direzione generale. È un passaggio obbligato che oggi ci vede in prima fila nel guardare al futuro con ottimismo e serenità.
  I giornalisti del TG2, un tempo anche duramente divisi sulle linee editoriali, oggi sono uniti nella difesa e nella ricerca del buon prodotto. Ottenni, 3 anni e 3 mesi fa, l'unanimità in assemblea di redazione sulla richiesta al consiglio d'amministrazione della mia nomina a direttore: davvero, lasciatemi dire, caso unico nel panorama giornalistico, e non solo della RAI. Una settimana fa, se pur navigando in questi anni in mari certamente non facili, ho ricevuto dalla stessa assemblea dei giornalisti del TG2 un'approvazione, sempre all'unanimità, sulla bontà del mio piano editoriale di allora e del prodotto che confezioniamo ogni giorno. Lasciatemi dire che sono questi attestati di fiducia e di stima che danno la forza per continuare a lavorare con entusiasmo e determinazione. Tra i motivi di questo consenso, c’è il fatto che il TG2 è una testata libera, senza pregiudizi e preconcetti, molto attenta alle istituzioni, alle quali va il nostro massimo rispetto, ma anche agli ultimi, agli invisibili, ai giovani, ai senza lavoro, alle donne, agli esodati, ai problemi dell'immigrazione.
  Il TG2, però, è anche il notiziario nazionale che ha dedicato intere campagne durate settimane e a volte mesi alla ricerca tecnologica, all'ambiente, all'importanza della tutela dell'immenso patrimonio artistico, architettonico e culturale del nostro Paese, al terzo settore, alla lotta alle mafie, alle guerre dimenticate. Sicuramente, dimentico molti dei 900 approfondimenti che hanno caratterizzato e caratterizzano il TG2 delle 20.30, approfondimenti che rappresentano una novità editoriale nel panorama dell'offerta televisiva italiana, una scelta ponderata che mette al centro dei racconti i contenuti, ma anche una particolare meticolosità nel confezionamento del prodotto. Tra tutti, vorrei citare i cento servizi dedicati in tutte le edizioni alla delicata situazione del post-terremoto dell'Aquila: come servizio pubblico, abbiamo il dovere di vigilare su una ricostruzione certamente difficile. I cittadini abruzzesi, ma come quelli del resto d'Italia, che hanno subìto gravi ferite dovute a eventi naturali, hanno e avranno al loro fianco sempre il TG2.
  Rispetto al tema del pluralismo, il TG2 non aspetta le regole della par condicio in periodo elettorale per dare spazio a tutte le voci politiche. Siamo 365 giorni all'anno impegnati nel rigoroso rispetto del pluralismo e dell'equilibrio. La prova è l'assoluta mancanza di richiami sostanziali da parte di Agcom e del nostro Osservatorio di Pavia.
  Senza peccato, dunque ? No. Anche il TG2 ha sbagliato e può sbagliare, ma quando questo è raramente accaduto, siamo stati i primi a riconoscerlo e a rimediare con puntualità e correttezza.
  Il punto, però, a mio parere è un altro. Questa Italia, è la stessa Italia di qualche anno fa ? Oggi le informazioni viaggiano a ritmo impensabile. Miliardi di file corrono su ogni mezzo. I cittadini sono bombardati da notizie. Il punto è stabilire chi ne garantisca la correttezza e l'attendibilità Per questo, a mio parere, il ruolo del servizio pubblico è incomprimibile e insostituibile: un direttore può e deve essere rimosso se non garantisce questo. Nessun misurino da farmacista può sostituirsi alla coscienza di ciascuno di noi. Se un politico è coinvolto in un fatto di cronaca riportato dai notiziari, è assurdo che questo sia calcolato come uno spazio politico: è indispensabile una riforma che tenga conto anche della qualità dei contenuti.
  Oggi il mondo è cambiato. Già solo l'enormità della rete dovrebbe farci riflettere, ma i TG restano centrali e fondamentali per informare i cittadini. Non ammettere questo sarebbe ipocrita: va dunque pensato un diverso approccio per garantire il pluralismo e la correttezza dell'informazione. Il TG2 non si tirerà indietro ed è sempre molto attento a intercettare le nuove esigenze e tendenze, ma anche a denunciare le cose che non vanno.
  Vi ringrazio per la vostra attenzione e resto, naturalmente, a vostra disposizione per domande e chiarimenti.

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  PINO PISICCHIO. Ringrazio e saluto il direttore e faccio una considerazione molto positiva per le cose che ha detto e per la sua presenza qui quest'oggi. Credo che si debba, quando le circostanze lo consentono, anche esprimere da parte del Parlamento, che qui rappresentiamo nella Commissione di vigilanza, qualche considerazione positiva insieme alle considerazioni critiche che in genere sono provocate dagli inadempimenti o, comunque, dai cattivi adempimenti.
  A me pare che il TG2 abbia rappresentato in questi ultimi anni un buon esempio di equilibrio tra le ragioni della qualità e quelle del pluralismo, senza ricadere nella trappola della lottizzazione, di cui abbiamo più d'una volta offerto qualche rappresentazione teorica nel corso dei nostri dibattiti all'interno di questa Commissione. Si tratta quindi di una forma anche di incoraggiamento su come, almeno dal mio punto di vista, può essere fatto un giornalismo di qualità all'interno di un servizio pubblico, che deve mantenere comunque aperte tutte le finestre e tutte le porte alle voci articolate presenti nel Paese.
  Ciò premesso, voglio porre una sola domanda al direttore Masi, così come l'abbiamo posta al suo collega Orfeo e che nell’incipit del nostro Presidente veniva ricordata: cosa succede con questo piano che la direzione generale e anche il consiglio d'amministrazione hanno messo in campo e avviato ? Il pluralismo è oggetto della nostra attenzione e, personalmente, sono del parere – apro una piccola finestra – della necessità di produrre noi le regole nuove di una par condicio assai burocratica, costruita in una stagione ormai diversa da quella che stiamo vivendo. Richiudo le parentesi. È evidente che il servizio pubblico non può che tener conto e uniformarsi a un'impostazione, che però deve essere data da noi.
  Con riferimento al piano, invece, che si muove all'interno di una logica riduttiva, semplificativa, che addirittura, a volerla leggere fino in fondo, apparirebbe una sorta di reductio ad unum dell'intero impianto dell'informazione, avremo a suo parere, direttore Masi, un incremento o una riduzione delle possibilità di espressione pluralistica ? Questo è un punto sul quale credo che questa nostra Commissione abbia la necessità di esprimersi, di soppesare, di valutare. Il suo parere ci è molto utile sia da un punto di vista professionale – le riconosciamo le qualità di giornalista di razza – sia da quello dell'esperienza interna alla RAI.

  MAURIZIO ROSSI. Presidente, mi perdoni, ma preliminarmente vorrei chiedere se abbiamo notizie sulla situazione di Rai Way. Doveva interessarsi di parlare appunto con la Rai per capire se intendano fornirci quelle notizie e quelle risposte sui contratti d'affitto, vecchio e nuovo.

  PRESIDENTE. Stiamo aspettando la risposta.

  MAURIZIO ROSSI. La rivolgo una preghiera, di interesse di tutti i colleghi: se non arrivano immediatamente, arriveranno tardi, cioè quando ormai Consob ha già fatto tutto: è veramente importante che riceviamo i dati richiesti.
  Segnalo poi ai colleghi che a un'altra mia interrogazione ho ricevuto una risposta totalmente evasiva. Di nuovo, invito il Presidente a chiedere alla RAI di fornire risposte precise. Tutti avrete notato in questo periodo una forte campagna pubblicitaria su Ballarò. Non critico quest'iniziativa, ma mi ha offerto l'occasione per una riflessione, che credo sia interessante per tutti noi, innanzitutto su quanto sia costata. Sulla base del fatto che si fa una campagna su Ballarò anziché su altri programmi e in generale, ho chiesto di sapere quanto spenda la Rai per campagne pubblicitarie nell'arco dell'anno, quanto dia a ogni media all'anno e i prezzi per ogni uscita pubblicitaria. La risposta vaghissima, e senza nessuna indicazione di prezzo, è stata che Ballarò è un programma prioritario e che hanno pensato a una campagna, vista anche la situazione di concorrenza: nessuna risposta, quindi. Continuo a sostenere che questa presa in giro debba finire, e quindi la invito, caro Pag. 6Presidente, a prendere anche su questo una posizione e a vedere cosa possano rispondere.

  PRESIDENTE. Proprio sulla questione delle risposte puntuali, esaustive e chiare ai quesiti ho spedito a mia firma una lettera ufficiale sia al direttore generale Gubitosi sia al presidente del consiglio d'amministrazione Tarantola. Lo abbiamo deciso in Ufficio di Presidenza e in Commissione. Mi sto adoperando affinché quest'approssimazione si chiuda definitivamente.

  MAURIZIO ROSSI. Se una volta fosse possibile vederci tra noi, potremmo fare un elenco di tutte le risposte evasive che ci sono state fornite, riprendere tutte le interrogazioni e vedere cosa chiedere. Mi perdoni, direttore, ma capirà. Chiedo solamente, visto che è stato mandato il documento su Agcom, quando potremo parlarne. È un punto molto importante e interessante quello sul valore delle concessioni e di quanto siano pagate. Non entro nei termini, perché siamo qua per un altro motivo, ma vorrei sapere quando il Presidente pensa che avremo occasione di discuterne.

  PRESIDENTE. Se ci fermiamo magari due minuti a fine seduta, potremmo anche organizzare un'ipotesi di calendario per esaminare le nuove situazioni che si stanno verificando.

  MAURIZIO ROSSI. Scusandomi con il direttore del TG2, mi complimento per il lavoro svolto, ma entrerò in un dato estremamente tecnico: mi farebbe piacere sapere com’è strutturata la redazione del TG2, quanti dipendenti totali ci sono, quanti impiegati, quanti dirigenti e, più che altro, dei 350 dirigenti giornalisti, quanti sono assegnati al TG2.
  Inoltre, mi permetto di osservare che ognuno di voi svolge un lavoro a mio avviso professionalmente ineccepibile. Ci sono dei grandi professionisti in RAI e i direttori non si discutono, almeno personalmente. Forse solo su uno avrei qualcosa da dire, ma quando verrà, semmai glielo dirò. Tuttavia, il punto è un problema di rapporto tra costi e risultati. Questo è quello che si userebbe in qualsiasi azienda privata.
  La mia unica domanda è la seguente: ritiene che tutto il lavoro che svolgete come TG2 sia valorizzato al meglio sul nuovo sito internet della RAI, che ha accorpato i siti, o, se dipendesse da lei gestire anche quella parte, farebbe un utilizzo diverso, migliore, più ricco del materiale che producete ? La cosa più critica è disporre di una produzione enorme, come ha appena raccontato, e poi trovarla magari postata male, non valorizzata e non memorizzata in modo consultabile. Su questo le chiedo una valutazione, perché è una delle vere ricchezze della RAI.
  Ciò premesso, non ritiene che il problema della riforma o, comunque, della rivisitazione delle newsroom non possa essere visto su un programma triennale, tanto più a un anno e mezzo dalla scadenza della convenzione tra Stato e RAI ? Qui si deve fare un progetto a dieci anni: secondo me, il lavoro di oggi dovrebbe, tra l'altro, concernere la proposta per il rinnovo della convenzione, non invece limitato. Oltretutto, oggi vedevo prima il TG2 e poi il TG1: ho abbassato per un attimo il volume e poi ho girato e, molto sinceramente, mi sembrava lo stesso canale. Allora, non condivido nella maniera più assoluta che si trasmettano due prodotti uguali, che hanno però una somma di costi.

  SALVATORE MARGIOTTA. Sarò stringatissimo perché è stato detto tutto. Peraltro, sono d'accordo con molte delle considerazioni del collega Pisicchio.
  Anzitutto, a proposito della questione posta dal collega Rossi, anch'io vorrei, in quanto membro dell'Ufficio di Presidenza e, comunque, commissario, avere copia della lettera inviata a proposito delle interrogazioni. Non l'ho avuta, quindi non so bene cosa abbiamo scritto alla RAI.
  Sulle questioni sollevate dal direttore, che peraltro ringrazio, dico al collega Pag. 7Rossi che alcune delle risposte erano nella sua introduzione, perché ci ha fornito dati interessanti e puntuali sull'organigramma, come ritengo assolutamente utile, e che anch'io apprezzo per le stesse ragioni esposte da Pisicchio.
  La mia è la solita domanda. Devo dire che non sono riuscito a ricevere una risposta del tutto convincente né nella lunga audizione notturna del direttore generale e neanche in quella del suo collega direttore del TG1 Orfeo. Naturalmente, sono opinioni, quindi la sua non deve necessariamente essere collegata a quella degli altri due che ho citato. Condivido in parte la riorganizzazione in newsroom e, anzi, credo addirittura che si possa andare verso un'unica newsroom anziché due. Del fatto che siano due mi convince la risposta che mi è stata data, e cioè che per adesso è una fase più di tipo tecnico che concettuale. L'accorpamento del TG2, invece, in una delle due news room e non nell'altra o, dico meglio, la divisione delle diverse testate è stata fatta, evidentemente, secondo alcuni criteri: vorrei sapere, anzitutto, se conosce questi criteri e se li condivide.

  ALBERTO AIROLA. Anch'io mi riconosco in alcune domande, peraltro assolutamente puntuali, rivolte dai colleghi. Anch'io, unitamente al nostro gruppo ha serie perplessità su questa riforma e non perché la RAI non vada riformata, ma perché il direttore generale Gubitosi, come abbiamo avuto occasione di dire anche a lui, fa un lavoro che andrebbe finalizzato a una visione complessiva anche di governance che, invece, in questo modo chiaramente non può andare. Forse ci nasconde qualcosa, nel senso che lui sa qualcosa che non sappiamo, è a un punto di arrivo e quindi sta ottimizzando, compreso quello che diceva il mio collega adesso rispetto alle due newsroom. Ha detto che è una fase intermedia e adesso andremo a un'unica newsroom.
  In relazione al principio della lottizzazione che fino adesso ha diviso le testate, riconosco che la sua è quella che, peraltro, nei confronti del nostro gruppo politico, che a mio avviso è un po’ la cartina di tornasole dell'equilibrio nell'informazione, ha garantito la miglior presenza. Mi informo sempre con i dati – tengo sempre a far notare che questo lungo è Renzi – e ho verificato che lei ha, in effetti, un'imparzialità che altri suoi colleghi non hanno avuto nei nostri confronti. Di questo le do atto.
  Dicevo, però, che appunto la configurazione della Rai, che come altri colleghi in Rai avete aspramente criticato, ci lascia perplessi, perché non conosciamo il punto di arrivo. Servirebbe una visione finale e poi procedere piano piano con tutti i provvedimenti necessari per arrivarci, ma è chiaro che bisogna rivedere la legge Gasparri, come anche questa lottizzazione. Adesso, circa la divisione di cui stavamo parlando, se vado a leggere sul piano che ci ha procurato il direttore generale sulla Rai, Canale Uno, Canale Due e Canale Tre, la riqualificazione delle mission dei TG è quanto di più generico e vago si possa immaginare. Anche questo ci fa paura.
  Per il Canale Uno – perdonatemi, ma le rubo un attimo perché mi sembra importante – si parla di offerta generalista, presumo quella del TG1, e istituzionale per eccellenza, di luogo dell'affidabilità, della tradizione, dell'istituzione e della perfezione formale – come se gli altri facessero le cose formalmente meno adeguate – di offerta su Canale Uno come di vero punto della giornata del sistema Rai, di luogo delle grandi firme, dei migliori narratori, di luogo in cui il mainstream, la società italiana si specchia, è narrata e trae spunti. Mi scusi il termine, ma questa è «fuffa».
  In relazione al TG2, invece, si parla di offerta armonica, di valori dell'innovazione, dei giovani, dello sport, di essere in grado di sperimentare nuovi linguaggi e modalità di racconto, di utilizzo delle dirette, che peraltro sono lo specifico televisivo, nel senso che la TV si distingue da cinema e altri media perché ha la diretta, adesso poi c’è lo streaming, è un'altra epoca tecnologica. È veramente come se doveste essere l’Italia Uno della Rai e ci fosse una riqualificazione in questo senso, Pag. 8che a noi non sta bene, perché allora metteremo nel TG3, più attento al sociale, ai diritti dei consumatori e che dà spazio alla cultura, i temi culturali e sociali. Come funzionerà ? Alzerete il telefono per dire che quel giorno dovete fare un servizio sulla cronaca, uno sull'animale sperduto nelle montagne, l'altro di politica e la newsroom ve li forniscono ? A questo punto, teniamoci ognuno la propria redazione, se proprio vogliamo. Vorrei conoscere la sua impressione su questo e anche la sua proiezione, se può, rispetto al punto di arrivo che si prefigura.
  Vorrei aggiungere ancora una considerazione sulla par condicio. È chiaramente un nostro compito quello di pensare a una nuova delibera, ma mi rendo conto che non è facile. Anzitutto, questa Commissione si è sempre spesa per parlare del modello BBC, ma purtroppo serve anche un substrato culturale e professionale altrettanto imparziale dalla politica. Purtroppo, in Italia non è stato facile. Ci sono sicuramente tanti giornalisti imparziali, non è questo un banco d'accusa all'intera categoria, ma indubbiamente c’è bisogno di un'atmosfera culturale diversa. Non sarà facile perché anche il presidente Cardani dell'Agcom ci ha detto che voleva pensare a una valutazione non solo quantitativa, ma qualitativa. Ora, questo è un bel problema: o ci affidiamo alla professionalità dei giornalisti, alla loro indipendenza, alle loro qualità deontologiche o fissiamo dei paletti che saranno sempre, come lei sa, perché è del mestiere, violati in qualche modo. È difficile valutare la qualità, ma più che la qualità, direi indipendenza e l'equilibrio del modo in cui si fa informazione. Si può aggirare quest'ostacolo in tanti modi diversi.
  Infine, mi permetta di dirle che, se fossi nei suoi panni, mirerei in questo momento a differenziarmi il più possibile dagli altri TG, sfruttando anche le peculiarità che avevate messo in campo, come l'approfondimento delle notizie: è importantissimo. Manca, oggi più che mai, innanzitutto perché la cultura del fruitore medio è più abituata ai flussi di informazione continui come Rai News e simili, che però sono superficiali, vaghi e, peraltro, strumento molto facilmente piegabile a propaganda, mentre l'approfondimento e la riflessione sono proprio ciò che manca. Oltretutto, potrebbe essere un modo di salvare dalla ristrutturazione – mi permetta questa mia sincerità, lei può non annuire né fare niente, me ne assumo io la responsabilità – determinati standard e sistemi rispetto ad altri che probabilmente saranno digeriti.

  GIORGIO LAINATI. Interverrò molto brevemente, perché non ho che da complimentarmi con il direttore del TG2 per il lavoro che ha svolto e per il risultato che ha illustrato all'inizio della nostra seduta. Devo dire che quelle 12 rubriche delle quali ha parlato sono semplicemente il fiore all'occhiello del TG2 e, in generale, della seconda Rete. Credo che la storia del giornalismo televisivo italiano ricorderà TG2 Dossier o analoghe rubriche come pietre miliari della storia dell'informazione televisiva per la qualità contenuta nelle rubriche stesse. In questi ultimi anni, ho veramente notato un'attenzione particolare, di cui non posso che rallegrarmi, per le emergenze che il Paese sta affrontando.
  Devo dirle con molta franchezza che apprezzo molto che anche nel TG2 serale siano state aperte queste finestre sulla società italiana, come anche lei ha avuto modo di dire all'inizio, sulle pagine buie della società, sulle cose più tristi, sull'emarginazione sociale: non è tutto un Festival di Venezia. C’è una situazione di emergenza sociale, economica, che si riflette poi nella quotidianità, nelle periferie delle grandi città, dove l'emarginazione degli anziani è enorme. Ecco che il TG2 fa approfondimenti sulle condizioni degli anziani, delle persone sole. Queste sono solo cose positive, delle quali non posso che rallegrarmi. Soprattutto, il mio auspicio è che si possa continuare su questa strada sempre con quell'attenzione dovuta non alle luci della ribalta, ma soprattutto – di questo veramente la ringrazio – alle cose più in ombra in questo momento, in questi anni difficili, ma che meritano di essere Pag. 9portate all'attenzione dei telespettatori proprio perché sono parte integrante della società italiana, con tutti i suoi limiti e i suoi pregi.

  FABIO RAMPELLI. Mi dispiace di non essere arrivato per tempo, ma c'era, come almeno i colleghi deputati sanno, un'informativa del Ministro Guidi alla Camera e ho ritenuto giusto ascoltarla perché riguardava comunque questioni importanti. Peraltro, l'informativa è stata chiesta proprio dal nostro gruppo, e quindi era indispensabile che mi attardassi un po’.
  Ho sentito comunque una quota parte dell'intervento e mi fido dei colleghi della Commissione, soprattutto quando apprezzano una serie di passaggi che mi riservo di rileggere dallo stenografico, ma che comunque sono lo specchio della professionalità, della capacità, della maturità, della sensibilità del direttore, che conoscono da un punto di vista professionale e che ho sempre apprezzato per il lavoro che ha svolto. Devo dire che anche la testata, il TG2, si è sempre distinta per originalità, per la capacità di mantenere in vita nel corso dei tempi e con il mutare delle stagioni politiche una propria identità e una propria vocazione.
  Apprezzare, però, il lavoro professionale suo e dei giornalisti della sua redazione non può impedirmi, direttore, – non se la prenda a male – di entrare nel merito di questioni che riguardano l'applicazione della par condicio nel periodo elettorale e la presenza delle forze politiche in quota parte nelle edizioni dei telegiornali che dirige.
  Non intendo sperticarmi in considerazioni fumose e comunque soggettive. Le faccio presente soltanto che ad agosto del 2014 Fratelli d'Italia e Alleanza Nazionale ha avuto un 1 per cento di tempo parola e uno 0,39 di tempo notizia; a luglio, un 1,16 di tempo parola e uno 0,58 di tempo notizia; a giugno, 0,76 e 0,42. Solo a maggio, con l'applicazione della par condicio, siamo saliti al 2,39 e all'1,87.
  Non mi dilungherò, come avevo preannunciato, perché comunque manderò nota di questa raccolta dati, frutto anche di un'elaborazione incrociata di ciò che proviene da Agcom, verso la quale abbiamo predisposto un ulteriore esposto, ma che riguarda la RAI e non tanto la sua testata, e l'Osservatorio Pavia.
  Si potrebbe obiettare che non tutto è notiziabile e che magari il lavoro parlamentare è una cosa, le iniziative che rendono un'attività appunto notiziabile sono altra cosa.
  Vorrei smentire, come ho fatto anche precedentemente nell'incontro decisamente più frizzante con il direttore del TG1 Orfeo: abbiamo chiesto l'abolizione delle regioni e l'applicazione della proposta dell'Istituto geografico italiano per l'istituzione di 36 nuove province, ritenendo le regioni le principali responsabili della deflagrazione della spesa pubblica; abbiamo promosso l'uscita dall'euro e su questo ci siamo spesi anche in campagna elettorale; abbiamo denunciato per primi l'azionamento del Fondo europeo per i rimpatri e contestato l'abolizione del reato di immigrazione clandestina, richiedendone la reistituzione sostanziale. Siamo usciti dal Partito popolare europeo, che mi pare un'altra notizia abbastanza importante; siamo promotori di un referendum sul fiscal compact. Non mi dilungherò per spiegare gli aspetti pratici di questo referendum. Abbiamo svolto le elezioni primarie sul simbolo, mettendo in campo circa 3.000 gazebo in tutta Italia per oltre una settimana. Abbiamo svolto il congresso di Fiuggi; fatto i cosiddetti lavori del cantiere dell'Officina per l'Italia, cui hanno partecipato oltre 70 intellettuali, collazionando un ampio volume apprezzato da diversi editorialisti e analisti politici. Abbiamo chiesto il tetto alle tasse in Costituzione. Siamo stati protagonisti delle note vicende inerenti alla ricapitalizzazione della Banca d'Italia e la sua «rinazionalizzazione». Abbiamo chiesto la separazione delle banche commerciali dalle banche d'affari, abbiamo contestato la sanatoria sull'evasione fiscale...

  PRESIDENTE. Questo è chiaro, ma torniamo al punto.

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  FABIO RAMPELLI. Non si preoccupi, Presidente, non consumo più del tempo che mi è dovuto. Comunque, la ringrazio.
  Delle pensioni d'oro si è molto parlato e penso possano esserci almeno co-attribuite, per non parlare della vicenda che riguarda i fucilieri della Marina, Girone e Latorre. Penso che davvero gli elementi notiziabili non siano mancati né per la natura delle iniziative che ho ricordato né per le modalità, che spesso sono state anche «ad alto tasso di interesse» perché propagandisticamente anche accattivanti.
  Ciò nonostante, questo è lo stato dell'arte. Io, che non sono mai stato un fautore e un difensore della par condicio, devo constatare che è l'unico scudo che consente alla mia forza politica di avere una percentuale di presenza nel tempo antenna complessivo su tutte le testate Rai, ahimè, compresa quella che lei dirige, ma comunque molto al di sotto di quanto ritengo debba essere. Anche i tempi di ripartizione sono infatti discutibili nei criteri ispiratori e spero che ci si riesca a mettere le mani.
  Nel caso in cui dovesse scomparire anche questa nicchia, ritengo che la totale discrezionalità da parte delle testate nell'attribuzione dei tempi, a maggior ragione se non si fa un discorso di quantità ma di quali-quantità – ovviamente, non aspiriamo ad avere un trattamento di qualità, perché non abbiamo la quantità, quindi ci basterebbe la quantità, anche parlandone male, ma che qualcuno parli delle iniziative che mettiamo sul campo – penso che debba esserci un riequilibrio a prescindere dall'applicazione della par condicio nei periodi elettorali. Il pluralismo nell'informazione prevede che le diverse sensibilità in campo, quelle manifestate attraverso sia le presenze istituzionali in Parlamento sia quelle sociali organizzate, debbano comunque trovare una rappresentazione. Ritengo che questa rappresentazione possa esserci e che sicuramente ci sarà anche approfondendo i dati che le ho fornito e fornisco anche al Presidente della Commissione, poiché ci sono degli squilibri evidenti.
  Concludo soltanto ricordando che nelle elezioni che per la prima volta ci hanno visto scendere in campo, abbiamo preso un 1,95-98 per cento in 45 giorni. Al di là della considerazione politica, è un numero che non abbiamo mai oltrepassato, quindi siamo al di sotto della nostra quota delle elezioni del 2013, ampiamente superata in tutte le tornate elettorali che abbiamo avuto dal 2013 a oggi, comprese le elezioni europee, che ci vedono attestati intorno al 3,7 per cento. Siamo sulle percentuali oscillanti tra lo 0,4 e l'1,2 che le ho citato una per una nei vari periodi di rilevazione.
  Le auguro buon lavoro. Spero che la ristrutturazione delle testate possa andare, innanzitutto, esattamente nella direzione dei desideri degli utenti, ma spero anche che il pluralismo dell'informazione possa essere garantito a tutela di tutti i partiti, di tutte le forze politiche, a cominciare ovviamente da quelle che rappresentano l'opposizione, che in democrazia dovrebbero essere maggiormente tutelate.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Anch'io, come Rampelli, mi scuso per essere arrivato in ritardo, ma, come ha sottolineato il collega, è un po’ complicato garantire la presenza in Assemblea e nelle Commissioni dove si sta votando, tanto che sono l'unico deputato del PD che partecipa a quest'audizione. Il Presidente conosce bene il problema, di cui abbiamo parlato più volte, più volte sollecitando i Presidenti di Camera e Senato, ma c’è da rilevare che più si va avanti, più si rischia che questo implichi una riduzione dei ranghi nell'attività della Commissione. Sempre in via preliminare, Presidente, mi associo a quanto osservato dal senatore Margiotta. Ho presente, infatti, la lettera che avevamo deciso in Ufficio di Presidenza e con la quale chiediamo che sia finalmente firmato il Contratto di servizio, il cui testo ci era stato inviato via e-mail. Non ho presente, invece, la lettera a cui ha fatto riferimento nel suo intervento di sollecito ai vertici aziendali, per cui anch'io chiedo di poterne conoscere il testo, che immagino sia stata mandata dal Presidente nel pieno delle sue funzioni.

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  PRESIDENTE. Ve l'ho trasmessa adesso via e-mail. Sono stato io a mandarla con un po’ di ritardo, ha ragione. Quando abbiamo fatto l'Ufficio di Presidenza, avevamo detto che sarebbe partita la lettera per i quesiti, mentre elaboravamo quella per l'applicazione del Contratto di servizio.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Entrando nel merito, ovviamente sarà mia cura recuperare le comunicazioni del direttore Masi, che anch'io ringrazio per la presenza di oggi. Nel resoconto potrò leggere nel dettaglio le sue comunicazioni.
  Prima il collega Airola ha introdotto un criterio nuovo nella valutazione del pluralismo, nel senso che diceva che la cartina di tornasole per la sua valutazione è il tempo dedicato al Movimento 5 Stelle: quanto più, cioè, un telegiornale dà spazio al Movimento 5 Stelle, tanto più questo è indice di garanzia e pluralità. È un criterio nuovo che ha un sapore antico. Registro che viene riproposto. A dire il vero, credo che la garanzia del pluralismo sia nell'equilibrio monitorato in maniera precisa dall'Osservatorio di Pavia. Vorrei, però, aggiungere a questo, per risottolineare che il pluralismo è garantito dall'equilibrio, una riflessione che in questa Commissione abbiamo provato più volte a proporre e sulla quale vorrei chiedere il parere del direttore Masi.
  Fermo restando che a legislazione vigente l'equilibrio del pluralismo è dato da questo, e in campagna elettorale, e fuori dalla campagna elettorale, attraverso i dati dell'Osservatorio, vorrei capire se si riesce a fare un passo in avanti nell'idea di pluralismo anche come capacità di rappresentare la complessità della società italiana, cioè non solo la dialettica maggioranza-opposizione, Governo-opposizione e singoli partiti. Nella sua esperienza, le rubriche, l'approfondimento costituiscono uno strumento atto a raggiungere questo tipo di risultato ?
  La seconda domanda che voglio rivolgere al direttore Masi si ricollega a quanto chiesto dal senatore Margiotta, di cui quindi integro la domanda, il quale faceva riferimento al progetto sull'informazione di cui abbiamo parlato e con il direttore Orfeo e con il direttore generale: mi chiedo se secondo lui la proposta di avere come obiettivo questo news gathering con un passaggio intermedio delle due newsroom abbia un'omogeneità, una coerenza, una logica compiuta, avendo nella newsroom 1 il TG1 col TG2 e nella newsroom 2, invece, il TG3 con Rai News 24 e il TGR.
  Aggiungo e completo, Presidente. Il direttore generale ha parlato di un passaggio storico. Dopo trent'anni dall'assetto 1975-79, finalmente si rivoluziona completamente e l'approdo è il news gathering, il modello BBC, europeo e così via: se l'obiettivo è questo, perché mantenere i brand dei telegiornali ? Questo è un punto su cui devo dire che non abbiamo finora ricevuto risposte completamente convincenti. Se si pensa di rivoluzionare completamente, allora forse bisogna anche arrivare a un prodotto che a sua volta, nella sua visibilità immediata, sia nuovo, altrimenti non si capisce fino in fondo. Forse è una manutenzione e, allora, parliamo di manutenzione, ma o l'una o l'altra. Magari il direttore oggi ci aiuterà a comprendere meglio.

  PRESIDENTE. Anch'io mi unisco ad alcune domande che sono state poste. Nel piano di ristrutturazione dell'informazione, ciò che più mi preoccupa è soprattutto, almeno da quello che leggo nel piano che abbiamo ricevuto, la scarsa attenzione al prodotto. Nelle descrizioni dei vari TG, TG1, TG2 e TG3, che ho sentito fare anche ad Airola, secondo me c’è proprio una scarsa attenzione al prodotto. Non si comprende in che direzione vadano questi tre telegiornali. Secondo me, quando si fa un piano di questo tipo e il prodotto diventa marginale, c’è da preoccuparsi. Allora, parliamo del primo punto, della riorganizzazione, in relazione alla quale ci viene da chiedere, come giustamente vedo che da molti commissari è stato chiesto, la ragione di due newsroom. A quel punto, perché non una newsroom ? Perché mantenere i brand di TG1, TG2 e TG3 se dobbiamo cambiare ?Pag. 12
  Sembra che in quel piano TG1, TG2 e TG3 rimangono uguali, solamente gestiti da due direttori in due news room anziché da tre direttori, quindi c’è qualcosa anche di ridondante in un piano e nell'informazione che dovrebbe essere ristrutturata e nuova. Neanch'io sono convinto da questi punti, ma soprattutto dalla scarsa, scarsissima attenzione alla descrizione del prodotto editoriale e informativo che si dovrebbe fare, così come mi convince poco il prodotto editoriale di tutta la televisione pubblica.

  ALBERTO AIROLA. Intervengo solo per una precisazione che il collega Peluffo, con la sua osservazione, mi permette di fare, anzi lo ringrazio. Il Movimento 5 Stelle non è la cartina di tornasole a caso. Lo è, ripeto, perché il Movimento 5 Stelle non ha lottizzato la RAI. Anzi, il consiglio di amministrazione attuale è stato eletto non da questa configurazione politica, ma da quella precedente. Per me quindi il fatto che questo sia rispettato è un segno positivo.
  Sono d'accordo con te, Peluffo, che la quantità non sia assolutamente un dato indicativo, ma è l'unico strumento di cui adesso, purtroppo, disponiamo.

  PRESIDENTE. Credo che, in termini assoluti, comunque il pluralismo dell'informazione così come lo intende la normativa vigente vada rispettato da tutti i direttori dei telegiornali. Chi non lo rispetta, soprattutto nell'informazione pubblica, non può rimanere al suo posto. Questo è sicuro.

  MARCELLO MASI, direttore del TG2. Innanzitutto, onestamente vanno i miei ringraziamenti ai vostri interventi, che devo dire sono stati pieni di sottolineature positive, cosa che mi fa estremamente piacere. Li estenderò soprattutto alla redazione.
  Nel mio piano editoriale, che anche in questo passaggio di replica citerò, ho detto che, come scrissi nel 2011, un grande giornale non può essere fatto da una grande persona. Oggi neanche i grandi del passato sarebbero riusciti a fare un giornale importante senza collaborare quotidianamente, soprattutto a livello di idee, con chi vive in redazione. Forse tra le mie poche intuizioni c’è stata questa. Ho ricoinvolto una redazione che negli anni si era assopita in una sorta di costume che vedeva il direttore e la sua squadra decidere e i redattori e le catene di comando sottostanti eseguire. Credo che oggi, nel prodotto TG2, vi sia quella parte d'Italia – ringrazio gli onorevoli parlamentari che lo hanno sottolineato, a cominciare dall'onorevole Lainati – che non è illuminata. Ho chiamato quella che iniziai nel 2012 Campagna degli invisibili: in quell'aggettivo erano inseriti tutti, purtroppo oggi una gran parte di italiani, a cominciare dal ceto medio, che forse non hanno più quella rappresentanza che avevano negli anni passati, ma questo non significa, però, che le responsabilità vadano divise per 125, senatore Rossi, citando appunto la cifra dei giornalisti che realizzano i 28.000 servizi l'anno. Le responsabilità devono essere del direttore.
  Sempre nel mio piano editoriale di tre anni fa, scrissi che la responsabilità è un valore che va recuperato a tutti i livelli. Non possiamo continuare a prendercela con gli altri, con chi sta sopra di noi, a far finta che il nostro contributo quotidiano non sia decisivo. Quello del direttore per le scelte che fa è più importante, soprattutto quando sono sbagliate. Una scelta sbagliata del direttore si ripercuote su tutto il giornale. Questa è una responsabilità pesante in un momento come quello che stiamo vivendo che, come ripeto, ci porta di fronte a migliaia di notizie quotidiane.
  Onorevole Rampelli, ammiro la sua giusta indicazione, ma se dovessi aver parlato puntualmente di tutte le cose che giustamente ha richiamato, non avrebbe avuto il 20, ma il 30 per cento. Devo fare anche delle scelte, a volte sbagliate, ma credo che nelle grandi manifestazioni che Fratelli d'Italia ha fatto in questi mesi ci siamo stati. Poi, siccome abbiamo anche una dialettica e si può e si deve discutere, Pag. 13qualora mi dimostrasse che non abbiamo fatto le cose che mi ha detto, le recupereremo, perché è giusto così.
  Voglio dire che le cifre del bilancino, come le ho definite, del farmacista non mi piacciono. Il direttore che fa un'informazione faziosa va mandato a casa senza neanche tanti complimenti. Se domani dovessi impazzire e diventare quel tipo di direttore, dovreste mandarmi a casa. Fino a quel momento, però, il direttore deve essere garante del pluralismo. Non può esserci nessuna legge, con il cuore in mano e da giornalista che ormai da decenni che fa questo mestiere, che può garantirlo. L'equilibrio è qualcosa che si ha o non si ha. Si può mascherarlo, truccarlo, anche passarla liscia per un paio d'anni, anche per tre, ma prima o poi emerge se una persona non è chiara, trasparente.
  Dico in maniera molto franca e diretta che si fa più politica con i pezzi di cronaca, di economia, di costume che con i pastoni politici o con i servizi dedicati. Se volessi fare un giornale di sinistra o di destra, non lo farei con la politica: un pezzo di cultura può essere di sinistra faziosa, di destra faziosa o di centro fazioso !
  Su questo vi porgo una preghiera a nome dei giornalisti del TG2: nella riforma della par condicio, teniamo conto anche di questo. Io l'ho definita qualità, ma forse non c’è una parola per definirla. Quando parlano di vino, i francesi parlano di terroir, che non è il terreno, ma è tutto, con dentro l'uomo, il lavoro, le radici. Nella par condicio, secondo me, se dobbiamo fare anche su questo un passo avanti vero, bisogna tener conto di questo, ma suggerisco soprattutto di attribuire una responsabilità a chi tutti i giorni viene a quel giornale e ci mette la faccia. Se si dimostra che quella persona non è perbene, deve essere mandata immediatamente a casa.
  Naturalmente alcune delle domande non mi colgono impreparato, ma mi mettono in difficoltà. Non sono il direttore generale della RAI, naturalmente, ma ho letto con attenzione il piano scritto da Gubitosi e, secondo me, ha una priorità: rimettere al passo con i tempi la Rai. La Rai non è più al passo con i tempi, non perché la riforma del 1975 sia l'ultima e la Rai abbia 60-70 anni, ma perché in questi anni non si è mai posta il problema. La responsabilità forse va divisa tra chi sta in Rai e chi oggi siede in questi banchi come rappresentante della politica. Bisogna prenderne atto coraggiosamente. Bisogna dire, però, se la Rai è ancora centrale o non lo è. Non solo perché ci lavoro, ma come cittadino, vi dico che la Rai è insostituibile. Il servizio pubblico deve garantire qualcosa in più rispetto all'informazione di tutti i giorni che tutti noi abbiamo sul telefonino, sul tablet, sul computer, quando andiamo dal dentista. Ho scoperto che ormai ci sono associazioni con un loro telegiornale. Non abbiamo solamente Autostrade, ma anche associazioni di professionisti mandano in onda un notiziario nelle sale d'aspetto.
  Di fronte a questo, bisognerebbe alzare le mani e dire che è finita ? No. In questa fase di trasformazione, di rivoluzione dell'informazione, il Parlamento deve rafforzare il ruolo centrale di servizio pubblico dei cittadini, attraverso di voi, naturalmente, che siete i rappresentanti e siete le istituzioni, ma sono i cittadini quelli a cui dobbiamo rivolgerci.
  Quando mi rivolgo all'ultimo degli «sfigati» – lasciatemi passare il termine – è perché so che nessuno lo tutelerà perché a nessuno interessa farlo. Qualcuno deve esserci: se non è il servizio pubblico, chi lo farà ?
  Entro nel merito cercando di essere il più innocuo possibile dal punto di vista delle cose che dirò sul piano di riorganizzazione Rai. Può essere fatto in tante maniere. La scelta, poiché ho fiducia e stimo i miei dirigenti, è stata fatta con quello che avevamo, con un ragionamento finanziario, logistico e, non ultimo, di ottimizzazione del prodotto. Su un punto, però, sono d'accordo e devo dirlo qua. Manca, a mio avviso, un approfondimento sul prodotto. L'ho fatto presente. Devo dire che il direttore generale ha detto che inizierà un confronto interno proprio su quest'argomento, che è centrale.Pag. 14
  Presidente Fico, è chiaro che oggi, senza mission chiare, senza il contenuto al centro del prodotto, non possiamo immaginare nessuna riforma della Rai, ma neanche di un prodotto di surgelati. Oggi andiamo verso una specializzazione, verso mercati di nicchia, che rappresentano l'1 per cento della popolazione, attrattivi di economia, di investimenti. Non possiamo disperdere quell'enorme capitale che ha il 40 per cento dello share – a differenza della BBC che ha il 30 – non possiamo lasciarlo andare, per il motivo molto semplice che noi soli possiamo garantire tutti i cittadini, gli altri no.
  Dico, allora, e ripeto che il contenuto va rivisto, sezionato, ma soprattutto coniugato con la rivoluzione tecnologica avvenuta. Bisogna dare un merito a Gubitosi e io lo faccio pubblicamente: al suo arrivo disse che bisognava digitalizzare entro dicembre 2012. Lo guardai e impallidii, ma decise di farlo e l'abbiamo fatto: avevamo le capacità per farlo, ma eravamo tutti terrorizzati. Ci eravamo convinti di essere il pachiderma che a volte ci considerano: non siamo un pachiderma. Abbiamo scoperto di essere una gazzella. Abbiamo corso rispetto a quel traguardo e chi è venuto da me a trovarmi – vi ringrazio ancora della vostra pazienza – si è reso conto che non è proprio semplicissimo.
  Tre giorni fa, siamo andati in rete con tutti i tre telegiornali in un altro avanzamento di quella rivoluzione tecnologica che tra qualche tempo, spero il minore possibile, ci permetterà di accedere da un computer a tutte le immagini Rai. Si tratta di milioni di ore dell'archivio delle teche, qualcosa che potrebbe permettere a un singolo giornalista di farci un dossier, tanto per parlare di ottimizzazione. Allora, lì è importante la professionalità delle persone, cercare di mettere le persone giuste ai posti giusti. Dobbiamo eliminare quell'alone negativo che, purtroppo, un po’ ci siamo anche messi addosso sul fatto che i giornalisti RAI non siano capaci di fare prodotto: i giornalisti RAI fanno il prodotto e lo fanno bene.
  In relazione al dossier – ringrazio nuovamente l'onorevole Lainati per la citazione – La neve, la prima volta, che riguarda la tragedia di Lampedusa, che compie un anno tra due giorni, andremo in diretta da Lampedusa. La notizia ancora non è uscita neanche sulle agenzie: il telegiornale delle 13.00 sarà condotto da Lampedusa, proprio per ricordare anche in maniera fattiva quest'avvenimento. Porta un sottotitolo che è quello dell'ONU, che lo ha definito documento fondamentale per la comprensione del movimento dell'immigrazione nei nostri anni. È qualcosa che va al di là della televisione pubblica ! È un piccolo capolavoro di giornalismo e l'ha fatto la Rai, non gli altri, che naturalmente non cito.
  Non voglio evadere la domanda su come la vedo come direttore del TG2: la vedo come una sfida, che certamente si può perdere. Se però non si accetta questa sfida, si perde sicuramente. Dal mio punto di vista e da quello che farò e ho già cominciato a fare, metterò tutta la mia esperienza per tentare un'effettiva rivoluzione dell'informazione del servizio pubblico, cercando di avere contenuti e responsabilità chiari. Le scelte sui nomi, mi interessano meno. A me interessa che il prodotto sia migliore e che i costi siano inferiori, perché così garantisco il futuro che altrimenti non posso garantire.
  Credo che il dibattito che si aprirà adesso e che si è già aperto sul confronto di contenuti possa fornire quelle risposte che al momento avete chiesto e che certamente in questo momento non posso darvi.
  Credo che internet sia uno dei punti centrali di questa riforma: va riformato quel tipo di offerta. Ha detto lei in maniera chiarissima e perfetta che abbiamo un patrimonio superiore a tutti quelli degli altri messi insieme. Proprio per questo, però, forse oggi stiamo lavorando per arrivare a quel prodotto che sia effettivamente fruibile da tutti in maniera semplice. Questa riforma è necessaria anche per questo motivo: anche su questo devo difendere i colleghi che ci stanno lavorando. Abbiamo trovato un substrato veramente povero. Anch'io avevo un sito e l'ho lasciato quasi andare perché non Pag. 15avevo le forze per competere con i grandi giornali che l'avevano puntuale, con decine di colleghi che ci lavoravano. Io avevo due persone: come potevo competere ?
  Trovo già un primo passo importante il fatto che sia stato centralizzato. Oggi va ottimizzato: si deve avere la possibilità di cliccare, e godersi al computer una puntata di Nero Wolfe oppure un servizio televisivo che riguardi Fratelli d'Italia, il Movimento 5 Stelle, il PD o Forza Italia, senza citare tutti. Oggi sta avvenendo. Tra mille difficoltà, ma sta avvenendo. In quest'azienda nell'ultimo anno è stato fatto veramente qualcosa di importante. Non voglio citare il TG2, ma sono passato da un budget di un certo tipo a una riduzione del 40 per cento: lo sforzo è stato di mantenere la qualità, ma ci siamo riusciti. Evidentemente, nel passato non c'era quest'attenzione.
  Riesco a mandare i miei inviati fuori – li chiamo il tesoretto – proprio perché voglio che gli inviati del TG2, senatore Airola, e sono perfettamente d'accordo con lei, raccontino con i propri occhi quello che vedono e con puntualità. Non possiamo continuare a raccontare le stesse cose.
  Perché alle 13.00 va in onda, più o meno, lo stesso telegiornale del TG1 ? Perché stiamo sul tamburo. Oggi, per esempio, la notizia che la Francia dice no al tetto è arrivata alle 12.15: ho cambiato l'apertura e Orfeo, essendo giornalista, ha aperto giustamente anche lui con la Francia, dopodiché c’è una priorità di notizie. Se alle 20.30 vede un telegiornale uguale a quelli di TG1, TG5, La7 e così via, le pago una cena dove vuole: non c’è ! Noi abbiamo il 95 per cento delle notizie. Naturalmente, ci sono quelle del giorno, ma facciamo il resto in modo diverso. Lei ha giustamente osservato, se facciamo due telegiornali uguali perché il canone dovrebbe essere pagato ? Che senso avrebbe ? Voglio dare a chi vede il TG2 qualcosa in più, che poi vede molte volte dopo una settimana o dieci giorni sui grandi giornali. Dopo qualche settimana, vediamo infatti i nostri approfondimenti sui giornali. Prima era il contrario: vedevamo i giornali e facevamo il servizio. Ho detto: «signori, si cambia, perché si muore». Riusciremo a sopravvivere ? Spero di sì.
  Non era semplice la domanda se così possiamo sopravvivere. Io non voglio sopravvivere come direttore del TG2, non mi interessa. Voglio sopravvivere, però, come giornalista libero: veramente, sono un giornalista libero. Prima di entrare qui, ne ho parlato col presidente Fico: è una scommessa che ho fatto con me stesso. Ho l'età per poterlo essere. Ho 55 anni, molta esperienza: non voglio trattare male nessuno; voglio che i cittadini siano informati, non che debbano essere influenzati per formarsi un'idea. Ognuno ce l'ha, ma il TG2 deve essere un telegiornale di riferimento per avere effettivamente il quadro di quello che sta accadendo.
  È vero, onorevole Rampelli, qualche volta sbagliamo, ma lo facciamo sempre in buona fede e ci tengo proprio a dirlo in maniera molto chiara e forte.
  Quanto alla governance – come mi chiedevano l'onorevole Peluffo e il senatore Airola – è un tema politico che non riguarda il direttore del TG2. Capisco il ragionamento, ma certamente da questo punto di vista non posso dare un mio parere se non entrando in pieno nelle vostre prerogative. Come cittadino, mi rendo conto che bisogna risolverlo: finché infatti non si farà chiarezza su tutto il sistema, non sarà facilissimo trovare soluzioni corrette.
  L'onorevole Peluffo ha citato le news room, ma soprattutto mi ha colpito quel passaggio che va un po’ oltre. Sono d'accordo con lei che oggi il Parlamento rappresenta una grande quota parte, al di là del fatto che, purtroppo, non rappresenta tutti gli elettori perché l'astensionismo è quello che è. Molte associazioni che nascono nel Paese e sono importanti, però, non sono rappresentate in Parlamento. Penso al terzo settore, alle organizzazioni non governative, al volontariato. Ci rendiamo conto, in base a quanto leggiamo e vediamo, che oggi senza il volontariato questo Paese sarebbe ancora più in difficoltà di quanto non lo sia oggi ? L'altro giorno, ho letto che in Spagna il sistema Pag. 16sanitario privato ha superato quello pubblico. Questo cose devono farci riflettere. Probabilmente, andremo anche noi in quella direzione: allora, i ragazzi che vanno a soccorrere non solamente i tossicodipendenti o gli anziani, ma i malati terminali ? Quanto costerebbe allo Stato ? Chi dà loro voce se non il servizio pubblico ?
  Io gliela do non perché mi faccia piacere dargliela, ma perché è giusto così. La riflessione però, per arrivare sempre a quello che ho detto all'inizio, è che il servizio pubblico non può essere sostituito, compresso. Se commettiamo quest'errore, chiunque oggi abbia un vantaggio, domani avrà sicuramente degli svantaggi.
  Sono convinto di aver dimenticato qualcosa: è anche la prima volta che sono audito in Commissione di vigilanza, con tante domande. Naturalmente, però, resto a vostra disposizione anche per darvi risposte scritte, se volete. Se ci sono questioni particolarmente importanti a cui non ho risposto, fatemelo presente.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore Masi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.