XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 35 di Mercoledì 2 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Seguito dell'audizione del sottosegretario allo sviluppo economico, Antonello Giacomelli:
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Giacomelli Antonello (PD) , sottosegretario allo sviluppo economico ... 3 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 3 
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Rossi Maurizio  ... 3 
Fico Roberto , Presidente ... 4 
Giacomelli Antonello (PD) , sottosegretario allo sviluppo economico ... 4 
Fico Roberto , Presidente ... 5 
Giacomelli Antonello (PD) , sottosegretario allo sviluppo economico ... 5 
Airola Alberto  ... 6 
Rossi Maurizio  ... 7 
Fico Roberto , Presidente ... 7 
Airola Alberto  ... 7 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 8 
Fico Roberto , Presidente ... 8 
Giacomelli Antonello (PD) , sottosegretario allo sviluppo economico ... 8 
Minzolini Augusto  ... 10 
Anzaldi Michele (PD)  ... 10 
Fico Roberto , Presidente ... 11 
Rossi Maurizio  ... 11 
Fico Roberto , Presidente ... 11 
Giacomelli Antonello (PD) , sottosegretario allo sviluppo economico ... 11 
Fico Roberto , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.55.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Comunico, altresì, che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Seguito dell'audizione del sottosegretario allo sviluppo economico, Antonello Giacomelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione, iniziata lo scorso 18 giugno 2014, del sottosegretario allo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Ricordo che l'audizione verte sulle misure relative alla RAI contenute nell'articolo 21 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89.
  Ricordo, altresì, che nella precedente riunione i colleghi avevano rivolto le proprie domande al sottosegretario, che non aveva potuto rispondere a causa dell'inizio dei lavori delle Assemblee di Camera e Senato. Se qualche collega che non era presente in quella seduta intende formulare ulteriori e diverse domande al sottosegretario, ha facoltà di intervenire.
  Lascio la parola al sottosegretario per le risposte.

  ANTONELLO GIACOMELLI, sottosegretario allo sviluppo economico. Siccome leggo i giornali, non so se sia il caso di chiedere, se lo ritiene, se ci siano ulteriori questioni, in modo da dare una risposta unica.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Intendo intervenire sull'ordine dei lavori. Se i colleghi concordano, viste le polemiche di questi giorni rispetto alla riscossione del cannone speciale, forse questa è l'occasione per chiedere al sottosegretario Giacomelli. Ho letto alcune dichiarazioni sue e del sottosegretario Legnini, ma queste possono essere l'occasione e la sede per chiarire la vicenda.

  PRESIDENTE. Mi sembra che il tema sia di attualità e che tutti siamo stati inondati di richieste di chiarimento.

  MAURIZIO ROSSI. Ho preparato un documento e studiato a fondo il problema. Forse potremmo leggerlo dopo. Capisco che non vogliamo togliere troppo tempo alle risposte.
  Sostanzialmente, tutto quanto viene letto fa anche presupporre la possibilità che vi siano degli aspetti penali nei confronti della RAI. Leggo l'appunto che avevo scritto: «Non sono un tecnico del diritto, ma la condotta tenuta dalla RAI mi fa sorgere il dubbio che essa possa rientrare in quella descritta dall'articolo 640 del codice penale, che prevede la fattispecie incriminatrice della truffa». «Il testo Pag. 4penalistico dice chiunque con artifizio raggiri inducendo taluno in errore procuri a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno»...

  PRESIDENTE. Seguiamo, come abbiamo detto, l'ordine dei lavori, con le risposte del sottosegretario Giacomelli. Ascoltiamo le risposte alle domande poste la scorsa volta, e dopo possiamo fare qualche riferimento al canone speciale.

  ANTONELLO GIACOMELLI, sottosegretario allo sviluppo economico. Ho alcuni appunti sulle questioni poste la volta scorsa. Naturalmente, ove i commissari ritenessero che qualche punto non è trattato in modo esauriente nelle risposte, sarò grato della segnalazione e provvederemo immediatamente.
  Mi pareva che una parte della riflessione aperta dal senatore Gasparri, ma ripresa da altri commissari, riguardasse il taglio di 150 milioni di euro e i giudizi espressi su questa scelta e sui possibili riflessi. A me pare che i chiarimenti forniti qui da altri colleghi di Governo che avete audito, tra cui ricordo il collega Morando e lo stesso direttore generale Gubitosi, abbiano totalmente chiarito che il complesso dell'operazione del contributo dei 150 milioni agli obiettivi del DEF e dell'anticipazione della privatizzazione di una quota di minoranza di RAI Way avrà per RAI già in questo esercizio un saldo positivo, non negativo. Mi sento quindi di escludere e di confermare quanto dichiarato dal direttore generale Gubitosi e di escludere ogni tipo di riflesso negativo sull'attività di RAI. Ribadisco il convincimento che si trattasse di un contributo doveroso rispetto a obiettivi di interesse generale che RAI è stata chiamata a dare.
  Prendo atto che il senatore Rossi segnala da parte della RAI e, in particolare, della presidente Tarantola una mancata risposta circa il dettaglio dei costi delle sedi regionali e del loro utilizzo e, naturalmente, non ho difficoltà a farmi parte attiva per un approfondimento di questo aspetto. Mi piacerebbe anche che su questo vi fosse un'analisi complessiva non soltanto dei costi, ma anche del tipo di attività della redazione, che cambia naturalmente da sede a sede. Credo che su questo la RAI sia disponibile a un approfondimento che anche a me interessa.
  Liuzzi sollevava un tema che altri hanno ripreso, come mi pare lo stesso vicepresidente Margiotta: la questione del contratto di servizio e del suo iter. Qui credo che una riflessione tocchi più alla Commissione che a me. Sono venute contemporaneamente più richieste e la disponibilità del Governo ha creato, paradossalmente, un problema. Più parti politiche, ma anche più soggetti, hanno chiesto l'anticipazione rispetto alla scadenza naturale del 2016 della discussione complessiva circa il rinnovo della convenzione, riforma della azienda, la questione in sé del futuro di RAI e della discussione sul rinnovo della convenzione. Il Governo si è detto disponibile a farlo e ha indicato già nell'autunno il tempo in cui è disponibile a presentare gli atti all'esame di una discussione del Parlamento, a cominciare da questa Commissione. Come spiegherò subito dopo a proposito della questione del canone speciale, la nostra intenzione è di presentare una riforma radicale del canone per come oggi è conosciuto. È del tutto evidente che il contratto di servizio cambia aspetto, almeno rispetto alla prospettiva temporale che ha. Un conto è traguardare un contratto di servizio da qui al 2016, altro è da qui a qualche settimana. Vorrei parlare però con tutta franchezza. Siccome ogni intervento qui, non tanto in questa sede, ma per i riflessi che ha, rischia di essere letto in un modo o in un altro, se ora dicessi che ritengo tutto sommato inutile conclude l'iter del contratto di servizio e andare direttamente al rinnovo della convenzione, posso ipotizzare che questo sarebbe letto come l'ennesimo segnale negativo del Governo nei confronti di RAI o, addirittura, di sottovalutazione del lavoro della Commissione, che peraltro, come ho già detto e confermo, è lavoro egregio che consente al Governo attuale di siglare un atto che non ha predisposto e iniziato, ma che con il lavoro svolto dalla Commissione diventa Pag. 5per noi condivisibile. Siccome non voglio incorrere in nessuno di questi rischi, non voglio usare la formula del Governo che si rimette all'Aula, facciamo insieme una valutazione e faccia prima di tutto la Commissione una valutazione dell'opportunità di come le cose possono stare in una scansione temporale e in un sistema di utilità che abbia un significato per le istituzioni, per l'azienda, per la comprensione da parte dei cittadini.
  A questa mi rimetto con tutta tranquillità, ripetendo che non ho alcuna difficoltà a condividere il testo dopo il lavoro svolto dalla Commissione – voglio essere ancora preciso – ma non avendo nemmeno difficoltà a inserire quel lavoro come primo atto eventualmente di una discussione più generale. Al Presidente e alla Commissione, quindi, rimetto questa valutazione sollecitata da Liuzzi e da altri colleghi.
  Il collega Airola mi pareva esprimere una tesi articolata, che anche altri hanno espresso, contraria alla vendita di RAI Way. Anche su questo ribadisco un'opinione che credo di aver qui già espresso. Si tratta, anzitutto, di togliere RAI anche su questo aspetto da una posizione di immobilismo, che mi pare possiamo dire, a consuntivo di molti anni di questa politica, non si sia dimostrato positivo per l'azienda. Altri hanno fatto scelte strategiche diverse e mi pare abbiano ottenuto significativi vantaggi di relazione di mercato. Noi pensiamo che RAI Way sia un valore, che debba esserne confermato il controllo pubblico, ma che questo non significhi destinare il suo patrimonio a una sorta di statica immobile contemplazione per l'eternità. Un intervento del mercato e degli investitori del mercato per una quota minoritaria, quindi, oltre a essere un afflusso di risorse, stabilisce interventi finanziari positivi. Come ho già detto, questo per noi è il primo passaggio di una strategia più generale sulle infrastrutture di telecomunicazioni del nostro Paese, che conferma la nostra visione di un controllo pubblico, ma che le apre a un utilizzo maggiormente dinamico rispetto agli interessi generali del Paese. Capisco, quindi, la ratio del ragionamento svolto, ma non posso, evidentemente, condividere quel punto di vista.
  Il collega Minzolini, come altri, ricorda la centralità del Parlamento nel processo di riforma: non posso che convenire. Il Governo non intende minimamente espropriare il Parlamento delle sue prerogative, tutt'altro. Naturalmente, intende fare la propria parte. Non siamo spettatori, e quindi presenteremo una nostra visione, una nostra proposta. È del tutto evidente, però, in particolare su un tema come il servizio pubblico, che c’è una centralità del Parlamento che addirittura immaginiamo non esaustiva rispetto a una centralità del Paese e della comunità nazionale titolata a discutere e ad avere un ruolo da protagonista rispetto a questo percorso.
  Marazziti mi pareva sottolineare la necessità della riforma del canone. Sono d'accordo.
  Il presidente ricordava, se ho correttamente annotato, che ancora non c’è da parte di RAI l'adeguamento agli obblighi di trasparenza su compensi e spese per come stabilito dalla normativa.

  PRESIDENTE. I dati devono essere raccolti da Presidenza del Consiglio, Ministero della funzione pubblica e sviluppo economico, se non sbaglio.

  ANTONELLO GIACOMELLI, sottosegretario allo sviluppo economico. Credo che su questo il Governo non abbia difficoltà, nel caso, a intervenire con una sollecitazione a RAI per ottemperare agli obblighi di legge. Immagino che questa Commissione abbia qualche occasione di relazione con RAI, per cui credo che abbia tutti gli strumenti per far valere la normativa e per controllare che vi sia un'ottemperanza da parte di RAI. È inutile nascondersi che questo tema ha tutta la complessità che conosciamo trattandosi di un'azienda che svolge un servizio pubblico, ma che agisce in un regime dove altri soggetti agiscono, trattandosi di una questione che interviene anche su normative di carattere generale. Questo, però, non Pag. 6esime nessuno, nemmeno RAI, dal rispettare gli obblighi che da questo punto di vista la legge prevede. Faccio mia, quindi, questa raccomandazione e intendo trasmetterla a RAI con tutta la forza che il Governo può esercitare.
  Sulla questione di cui si è discussa in questi giorni, l'iniziativa che RAI ha assunto sul canone speciale, ho visto il testo che è stato inviato: RAI ci fa sapere che non è un'iniziativa diversa da quella assunta negli anni passati, che il testo di per sé ribadisce una normativa.
  Naturalmente, parlo esprimendo una valutazione. Il tema, come è chiaro, non è di diretta competenza nostra, ma del Ministero dell'economia e condivido quanto il sottosegretario Legnini ha già detto su questo. Semmai, l'anomalia sta nel numero dei soggetti a cui è stata inviata, nella loro identificazione e, più in generale, se vogliamo dire come stanno le cose, in una sostanziale ambiguità del complesso di norme che determinano la questione del canone.
  Ho visto, per esempio, che c’è una discrasia tra la lettera e il sito di RAI. Nella lettera si fa riferimento, in generale, ad attività diverse o a un uso diverso da quello familiare, un concetto forse un po’ troppo largo. Nel sito di RAI, invece, più correttamente si fa riferimento a un utilizzo entro un'attività commerciale a scopo di lucro diretto e indiretto, ad esempio alberghi, bar, ristoranti, concetto diverso, un po’ più ristretto da un uso fuori dall'ambito familiare.
  L'iniziativa di per sé nasce, come in altri anni, con l'obbligo di ricordare la normativa. Come personale opinione, ritengo che, se iniziative di questo tipo avessero la capacità di essere più mirate rispetto ai soggetti, più precise rispetto agli obblighi, produrrebbero anche maggiori effetti. Ciò premesso, su un'iniziativa specifica di RAI, su cui ha fornito anche chiarimenti pubblici in modo trasparente ed esaustivo, credo che sia il complesso della normativa ciò su cui dobbiamo intervenire. Questa, per me, è un'ulteriore conferma della necessità di una riforma radicale. Secondo la norma, il canone riguarda il possesso di apparecchi atti o adattabili. Mi pare di citare testualmente. È nota interpretativa del MISE del 2012, quindi una fase alle nostre spalle, che precisa l'ambito di applicazione e precisa cosa si intenda. Dice, per esempio, che per i pc è necessaria la presenza del cosiddetto sintonizzatore, cioè di un elemento che trasforma effettivamente quello in uno strumento capace di ricevere il segnale e di trasformarsi, quindi, in uno strumento soggetto a canone. Penso che la dizione di per sé «atti o adattabili» vada, alla luce dei tempi di oggi e dell'evoluzione della tecnologia, rivista, riformulata con più precisione. Genera equivoci e consente un'interpretazione non univoca. Ha necessità, per essere interpretata, di una nota di un ministero, una nota interpretativa che, come dico con tutto il rispetto, di per sé è una scelta d'applicazione, non un'interpretazione letterale della norma.
  Da questo punto di vista, abbiamo ereditato una situazione in cui ogni iniziativa sul canone oscilla, nella percezione del cittadino, tra il vessatorio verso i contribuenti onesti e l'impotente verso gli evasori. Non possiamo continuare con una tassa palesemente caratterizzata da un'evasione così alta e da una percezione di odiosità così elevata. Confermiamo quindi l'intenzione di fare di questo l'ultimo anno in cui il canone è stato pagato con queste modalità, di presentare una riforma radicale collegata a una nostra idea complessiva di riforma in autunno e, naturalmente, di accettare, come chiesto da molti commissari su questo, ampiamente il confronto nelle sedi parlamentari titolate a farlo.

  ALBERTO AIROLA. In realtà, le avevo chiesto, al di là dell'introduzione, in cui spiegavo che eravamo contrari alla vendita per varie ragioni, se non aveste il timore o come vi sareste comportati, visto che c'erano numerose avvisaglie che fosse incostituzionale lo sviamento di 150 milioni, nel momento in cui ci fosse stata una sentenza.
  Inoltre, chiedevo se non riteneste anche opportuno, nel momento in cui potremmo Pag. 7andare verso una riforma della RAI, anche privatizzando vendendo o ristrutturando, avere una legge sul conflitto di interessi per tutelare il sistema di informazione dalla concentrazione.

  MAURIZIO ROSSI. A parte il fatto che parliamo sempre di scadenza e non di rinnovo – a oggi, è scadenza, non c’è niente da fare, non è cambiato nulla dalla volta scorsa – è evidente, in relazione al problema di cui parlavamo del canone, che purtroppo la RAI non ha fatto un'informativa. Basta guardare veramente il bollettino ed è scritto «comunicazione informativa», ma sfido chiunque a leggerla come tale. È corredata da un perentorio – questo è quello che c’è scritto – «Nel caso non aveste ancora provveduto, vi invitiamo a effettuare il pagamento per evitare così di incorrere nelle sanzioni previste dalla legge».
  Nel momento in cui è scritta una frase del genere, le imprese che ricevono la lettera della RAI possono far pervenire comunicazione alla direzione canone, possono inoltrare la cartolina preaffrancata di cui si è detto contattando il call center. Questa è, praticamente, un'inversione dell'onere della prova. Si ingenera, allora, quella che può essere una truffa perché si ingenera nei soggetti – quello che nel documento leggete con tanto di spiegazione, che chiaramente è stato oggetto accurato di un'analisi che andrà valutata – il dubbio che debbano pagare, si stanno chiedendo soldi e si inverte la prova. Possono esserci aspetti penali, che rischiano praticamente tutta la RAI e i soggetti interessati.
  Credo che quella che si è creata sia una situazione gravissima. Solo nella regione Liguria si parla di 70.000 partite IVA che hanno ricevuto il bollettino. Parliamo di agenti pubblicitari, ragazzi che guadagnano 10-15.000 euro, cui sono chiesti 407 euro, che qualcuno, spaventato e non avendo la possibilità di andare da un avvocato, forse ha pagato. Parliamo di giornalisti andati in pensione che hanno aperto una partita IVA, presidenti della camera di commercio, presidenti dell'ordine dei medici, CNA Confartigianato, tutti hanno aderito alla protesta di cui sto parlando. Parliamo quindi di un caso davvero straordinariamente importante, che ritengo presenti due aspetti.
  La RAI deve immediatamente fare una comunicazione e non come sta facendo, dove non chiede neanche scusa. La RAI deve ritirare immediatamente quello che ha fatto. In questo modo, forse, si salva dalle azioni anche penali. Dovrà valutarlo l'ufficio legale della RAI. Deve chiedere scusa a tutti i cittadini e chiedo anche che si potrebbe valutare la costituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta ad hoc su questo caso.

  PRESIDENTE. Rispetto alla normativa vigente, ciò che è importante, nel rispetto alla domanda che avevo formulato la scorsa volta, è il regolamento attuativo della legge. I dati devono essere raccolti dal Ministero dell'economia, dal Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione e dalla Presidenza del Consiglio. Il Ministero dell'economia deve fare un regolamento attuativo e poi si deciderà il modello di pubblicazione dei dati, che può avvenire, come spero avvenga, sia sul sito della RAI, sia in una sezione dedicata del Ministero dell'economia o per la semplificazione e la pubblica amministrazione o dello sviluppo economico.

  ALBERTO AIROLA. Sul contratto di servizio, apprezzo la sua preoccupazione. In realtà, questa Commissione ha svolto veramente un lavoro approfondito. Anzitutto, potrebbe servire, se rendiamo operativo il contratto, come base da cui partire quando affronteremo la riforma della RAI. Inoltre, c'erano alcuni punti importanti. Mi è venuto in mente che l'altro giorno si parlava della pubblicità del gioco d'azzardo. Se lo rendiamo operativo, per diversi mesi i nostri cittadini non saranno martellati dalla pubblicità sul gioco d'azzardo. Altri aspetti riguardano la tutela dei minori e dei disabili. Altre parti riguardano l'aspetto della RAI in sé, non ultime, come diceva anche il Presidente, le Pag. 8garanzie di trasparenza che abbiamo accentuato. Affrontare una riforma della RAI senza avere in mano dati precisi è impossibile.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ringrazio il sottosegretario per la risposta alle domande che avevamo posto l'altra volta, su cui non intervengo nuovamente perché ci sono valutazioni diverse tra me e i commissari su singole questioni e non credo sia il caso di riproporle.
  Lo ringrazio per la puntualizzazione rispetto al canone speciale. Credo che, dal punto di vista comunicativo, sia stato fatto un po’ un pasticcio. Credo che il vissuto di quella lettera sia stato un elemento di preoccupazione, di confusione, e quindi credo che abbia fatto bene il sottosegretario a richiamare gli elementi sui destinatari che non sono stati sufficientemente identificati, il numero eccessivo e l'elemento di ambiguità.
  Credo sia giusto riprendere una questione sollevata dal sottosegretario e adesso ripresa dal commissario Airola non per farne oggetto di discussione in questa, che è la seconda parte di un'audizione. Presidente, dobbiamo trovare il modo di metterla in evidenza nella discussione e nei lavori della Commissione ed è la parte delle considerazioni del sottosegretario intorno al contratto di servizio. Giustamente, collega i due elementi che sono stati sollevati anche nel corso di quest'audizione, ossia la richiesta, l'auspicio, la volontà di anticipare la concessione, per noi il rinnovo, per il senatore Rossi scadenza, che bisognerà affrontare, a suo giudizio, con bando di gara, a nostro, con una legge di rinnovo.
  Al di là di questo, è evidente l'esito, se si chiede l'anticipo, della domanda intorno a un contratto di servizio che entrerebbe in vigore giusto il tempo, forse, della consultazione di cui si è parlato. Credo che intorno a questo ci sia l'esigenza di una riflessione in questa Commissione per esprimere un punto di vista che tenga conto dei due elementi, ossia se insistere perché sia firmato da subito il contratto di servizio o se invece pensare che il lavoro svolto dalla Commissione sul contratto di servizio debba costituire elemento propedeutico e fondamentale per l'identificazione della legge e dei contenuti del rinnovo della concessione.
  Credo che oggi ci sia stato consegnato un elemento di riflessione rispetto al quale la Commissione è chiamata a esprimere un punto di vista. Le chiedo di affrontare questo nodo in Ufficio di Presidenza o in Commissione plenaria.

  PRESIDENTE. Ritornando a questo aspetto, occorre comprendere i tempi. Se parliamo del 2015 per questo rinnovo o scadenza, magari arriviamo al 2016 e ci troviamo, come stabilito nel contratto di servizio attuale, a dire che il contratto rimane in vigore fino al 2016, ovvero fino al rinnovo o alla scadenza della concessione. Bisognerebbe avere tempi più certi e, in base a questi, rendere o meno operativo il contratto di servizio.

  ANTONELLO GIACOMELLI, sottosegretario allo sviluppo economico. Riprendendo in ordine le questioni. Sul contratto di servizio ripeto che mi rimetto a una valutazione che forse va fatta tenendo conto di più aspetti.
  Innanzitutto, come ho già detto, ma ribadisco al senatore Airola, apprezzo il merito del lavoro svolto dalla Commissione. Probabilmente, senza questa fase di lavoro, avremmo chiesto di iniziare nuovamente la fase del contratto di servizio. Nel merito quindi i punti che ha sottolineato e altri che la Commissione ha introdotto per me sono tutti apprezzabili. Immagino che un contratto di servizio faccia nascere degli obblighi. Forse vanno traguardati dei tempi. Non ho posto il tema avendo in mente una soluzione e tacendola ora alla Commissione. Pongo davvero la questione perché ragioniamo insieme. Capisco l'esigenza posta dal Presidente della questione dei tempi, che è un punto vero. Nello stesso tempo, se si chiede che l'oggetto della definizione del servizio pubblico sia l'occasione per un confronto ampio nelle istituzioni e nel Paese, è in qualche modo il Parlamento Pag. 9stesso che può fornire una risposta. Non è una circolare del Governo, immediatamente inviata agli interessati, ma un processo in cui gli attori sono anche i soggetti parlamentari. Lo sono soprattutto loro. Credo che sia opportuno che proviamo a interloquire e a riflettere sulla scelta più giusta per non disperdere il valore del lavoro svolto e delle indicazioni su cui già si traguarda una fase nuova di definizione del servizio pubblico.
  Sempre in relazione alla questione posta dal collega Airola, riteniamo che non vi siano i margini per una definizione di incostituzionalità dell'intervento del Governo. Ci sono state su questo sufficienti precisazioni del collega Morando. Nel momento in cui l'atto viene proposto, è anche oggetto di una valutazione e abbiamo sentito esprimere anche pubblicamente dubbi in questo senso, ma riteniamo che non ve ne sia materia.
  Sulle altre questioni, è chiaro che gli scenari che si apriranno secondo la riflessione che faremo sono diversi sulla questione dell'assetto del sistema della comunicazione. La ridefinizione del servizio pubblico è uno degli aspetti, importante e nelle nostre intenzioni centrale, ma non possiamo non tener conto che oggi nel sistema della comunicazione l'arrivo forte e crescente di soggetti nuovi su piattaforme diverse provoca un cambiamento complessivo di sistema. Fino a pochi anni fa parlavamo di pubblicità soltanto immaginando alcuni broadcaster tradizionali o, tutt'al più, immaginando come intervenire sul rapporto difficile tra TV e carta stampata rispetto alla divisione della pubblicità. Mi pare che la discussione, se dovessimo affrontarla oggi, avrebbe elementi tutti diversi e protagonisti diversi che, per quello che ci dicono gli indicatori e gli studi di questo settore, entro pochi anni rischiano di diventare i soggetti principali. Parliamo, allora, di una serie di normative che ieri erano oggetto di un dibattito e di un confronto tra i «fautori» del servizio pubblico e i sostenitori dei competitor privati, mentre oggi lo scenario è del tutto nuovo. Certo, siamo consapevoli che il Parlamento, quando discuterà e affronterà nel merito la questione del servizio pubblico, non potrà non affrontare complessivamente il tema. Peraltro, non so bene qui quale sia il tipo di competenze e relazioni, ma credo che, trattandosi di attività istituzionale, si possa trovare il modo di mettere le cose in sintonia, dato che proprio nella Commissione trasporti, il presidente Meta ha proposto un'indagine complessiva sul sistema della comunicazione: forse potrebbe essere utile trovare un raccordo, perché la vigilanza sull'attività, al di là del servizio pubblico, non è certo staccata nella valutazione generale da altri aspetti. Forse tocca ai soggetti istituzionalmente preposti trovare il modo di affrontare complessivamente questi temi.
  Rispetto alla questione del canone speciale, non ho la percezione, senatore Rossi, che l'effetto sia stato uno spavento di massa. Semmai, ho avuto la sensazione di un'irritazione profonda dei contribuenti e di molti soggetti. Ho visto che ormai anche il capogruppo Peluffo si è attestato sulla definizione tecnica di «pasticcio» usata dal sottosegretario Legnini. Possiamo definirla con sinonimi o in altro modo: mi limito a ribadire che – mentre nel testo non trovo passaggi particolari, salvo quella imprecisione che RAI recupera nel sito, ma che nella lettera non c’è e che avrebbe dovuto esserci, a mio avviso – è nell'individuazione dei destinatari l'anomalia: è un'iniziativa della cui efficacia dubito e che non immagino debba essere né il modello per un corretto rapporto con i contribuenti né un'iniziativa da ripetere.
  Non trovo, però, la forza delle cose che lei sottolinea. In particolare, è vero che si dice «Nel caso in cui non aveste ancora provveduto», ma il testo esatto, almeno per quello che ho io e che viene da uno dei destinatari – per cui immagino sia uguale a quello degli altri – è «Nel caso in cui non aveste ancora provveduto al pagamento del canone – c’è l'incidentale – pur detenendo tali apparecchiature – quindi con i sintetizzatori – presso i vostri locali, vi invitiamo a provvedere». Si tratta Pag. 10quindi pur sempre di un invito in presenza delle circostanze determinate dalla legge a provvedere al canone.
  Ripeto che, semmai, manca quello che invece RAI ricorda di inserire nel sito, per cui non è semplicemente il fatto di essere una partita IVA a determinare il canone speciale – non è così – ma l'utilizzo a fini commerciali, a fini di lucro diretto o indiretto, in alcune tipologie di attività. Penso che sarebbe stato bene esplicitarlo o, ancora meglio, sarebbe stato più utile inviare questo sollecito direttamente alla platea di soggetti interessati dalla norma a questa circostanza.
  Ripeto che la mia sensazione è che questa, come altre iniziative, abbia determinato una sorta di irritazione, un nuovo moto di insofferenza verso una forma di tributo avvertita di per sé come odiosa, su cui rifletteremo quando ne parleremo meglio, con una disciplina di norme che davvero fa sempre oscillare ogni cosa. Nella rassegna stampa da qui a un anno, si oscilla dalla denuncia di un'impotenza e di una tolleranza verso l'evasione alla denuncia di iniziative vessatorie. La sostanza rimane la stessa. Purtroppo, rimane alta la soglia di evasione e questo è il dato non tollerabile per l'interesse generale del Paese, per rispetto ai contribuenti che invece rispettano le norme: su questo interverremo.
  Ho preso atto anche della segnalazione del Presidente Fico, che mi farò un dovere di trasmettere ai colleghi del MEF perché, rispetto alle normative sulla trasparenza, vi sia l'attivazione di quanto necessario per i regolamenti attuativi che consentano di rendere operativa tale norma.

  AUGUSTO MINZOLINI. Intervengo perché i due argomenti erano interessanti e vorrei fare anch'io una raccomandazione. Peraltro, l'apertura e il dialogo col sottosegretario sono sempre proficui.
  Mi sembra che dovremo stare attenti – è un po’ il vizio di questo Governo – al meccanismo dei proclami. Il Governo ha messo tanta carne al fuoco, ma questi proclami, come sulla riforma della RAI o altro, alla fine creano in genere una situazione di nervosismo sia nel settore sia fuori. Dato che stanno convergendo una serie di cose, credo che sia fondamentale darsi dei tempi. Se continuiamo in uno schema indeterminato, settembre, ottobre, novembre, dicembre, rischiamo veramente di trovarci a settembre la vicenda dei 150 milioni di euro a carico del bilancio RAI. Sarei molto cauto. Nel Paese, proprio perché è bombardato da tanti richiami e proclami, c’è una sensibilità tale che veramente rischiamo di creare delle rotture.
  Per questo condivido anche il discorso del senatore Rossi. Il canone, proprio per le cose che diceva, è un argomento estremamente delicato, è l'elemento che ha reso impopolare la RAI, su cui le contraddizioni RAI in ogni caso ricadono: se c’è un problema su una trasmissione, è perché si paga il canone. Questi scivoloni vanno assolutamente chiariti o, altrimenti, domani, quando ci sarà la riforma del canone, sarà presa nella stessa maniera, cioè si creerà, anche nel tentativo di una riforma, una ripercussione negativa che pagheremo allora.
  Siamo in una fase di cambiamenti: se ci sono malintesi di questo tipo, dovrebbero essere chiariti. Non dico che ci si debba scusare, ma è un problema di fondo nel rapporto con l'opinione pubblica, con gli utenti. Domani, quando si cambierà, mettendolo sulla bolletta o altro, o la gente non ci crederà più o, altrimenti, sarà assolutamente sensibile.

  MICHELE ANZALDI. Come il senatore Minzolini, anch'io sono un neoeletto, per cui vorrei fare una precisazione. Purtroppo, nella vicenda del canone c’è un pasticcio vero e proprio, ma è nel testo allegato, che parla di strumentazioni idonee a ricevere la televisione e non precisa tanto altro. L'esenzione per le caserme o per le università, ad esempio, è solo per la sala riunioni e per la sala mensa, per capirci. Il televisore nella stanza del Comandante generale della Guardia di finanza dovrebbe pagare il canone speciale. Nell'allegato c’è un pasticcio. Lo stesso discorso vale per il magnifico rettore. Si parla di soli fini di istruzione, quindi è Pag. 11inutile che ci giriamo intorno, lì c’è un pasticcio. Il senatore Minzolini e io non c'eravamo, ma in quell'allegato che nessuno ha letto molte sono le questioni pasticciate. Su questo, come ha detto il sottosegretario, bisogna mettere un punto fermo e cercare di revisionare tutto quell'argomento pasticciato, come hanno detto i membri autorevoli del Governo.

  PRESIDENTE. Sono d'accordo.

  MAURIZIO ROSSI. Vorrei chiedere al Presidente – può interessare tutti – se può chiedere alla RAI se queste lettere sono partite direttamente dalla RAI o se l'azienda ha incaricato con appalto esterno un soggetto specializzato nella riscossione dei crediti. Nel caso, vorremmo sapere quanto ha pagato o quale percentuale ha promesso sul recupero.

  PRESIDENTE. Decideremo quale sia la forma più opportuna per rivolgere tale quesito alla Rai.

  ANTONELLO GIACOMELLI, sottosegretario allo sviluppo economico. Se anche il Presidente Fico si associa al termine «pasticcio» che ora l'amico Anzaldi ha usato nuovamente come cifra della posizione del PD, la posizione è completa. Sono d'accordo. Non voglio aggiungere elementi. Confermo quello che ho già detto. Nella lettera mancano alcuni elementi, trovo anomala la platea a cui è stata inviata, trovo singolare questa discrasia in due atti di RAI, lettera e sito.
  È la normativa in sé che va cambiata, perché ci sono degli equivoci. Quando, infatti, si parla di apparecchi atti o adattabili – non sono un tecnico – ho capito cosa significa «atti», ma per adattabili preferisco prendere atto che il MISE dice nel 2012 quali sono gli apparecchi.
  Abbiamo bisogno di un intervento di riforma della modalità complessiva che tenga conto anche della realtà e del contesto di oggi. Non possiamo passare o far passare i cittadini i prossimi anni a stabilire quale circolare interpretativa di «atti e adattabili» sia la base per un ragionamento. Su questo quindi confermo la nostra intenzione di procedere.
  Condividendo le questioni che Anzaldi ha solo citato come esempi che vanno in questa direzione, dico soltanto che capisco il senso del ragionamento del senatore Minzolini – non posso accettare il termine «proclami» perché fa parte della dialettica politica – ma che la volontà di cambiamento sia la cifra del Governo – la metto così – è certamente un dato vero. Capisco il rischio. Nello stesso tempo, le istituzioni e il Governo fanno la loro parte, la maggioranza e l'opposizione la loro, ma devono porsi in una relazione di risposta rispetto a questa esigenza di cambiamento, che ciascuno declinerà a suo modo, ma non c’è dubbio che questa sia la cifra del tempo attuale nel nostro Paese.
  Nello specifico nel primo incontro che abbiamo avuto ho apprezzato nel lavoro svolto dalla Commissione, la possibilità di rendere siglabile da parte di questo Governo quell'atto, e quindi per me quello era il percorso. Mi pare che abbiamo detto in quella circostanza che sul canone avevamo idea di una riforma radicale e ho annunciato che nell'interlocuzione con RAI avevamo chiesto a chi attualmente ha le responsabilità, dopo una prima fase del mandato in cui il lavoro era stato concentrato sugli aspetti finanziari e gestionali, di concentrare l'attenzione su quelli editoriali, di organizzazione del prodotto. Le fasi successive hanno determinato una richiesta al Governo di anticipare la questione del 2016 da più parti, politiche, sindacali, culturali, della pubblica opinione, degli opinionisti. Ci siamo limitati, visto che era così diffusa questa esigenza, proprio per provare a evitare di vivere un lungo periodo di incertezza da qui al 2016, ad accogliere questa richiesta. Naturalmente, il lavoro che avevamo immaginato prevedeva anche una fase intensa di confronto nelle istituzioni con le forze di maggioranza, con l'opposizione, con le istituzioni culturali rappresentative del Paese. È chiaro che dobbiamo anticiparlo: proviamo insieme a definire dei tempi. L'impegno che ci siamo assunti è di fare Pag. 12dell'autunno il momento in cui il Governo presenta gli atti sulla riforma del canone e sul rinnovo della convenzione. Capisco l'esigenza posta, ma la leggo più come una disponibilità del Governo a raccogliere una sollecitazione che una volontà. È del tutto evidente che, se si annuncia la fase di discussione e di rinnovo della convenzione per l'autunno, si crea una fase in cui, finché questo non si determina, c’è incertezza, però è parte stessa del dibattito che credo si debba aprire qui nelle istituzioni e nel Paese proprio su questo tema.

  PRESIDENTE. Comunico che l'audizione, già calendarizzata per questa sera, sarà tenuta, raccogliendo anche le richieste dei senatori, mercoledì prossimo alle 14. Ringrazio il sottosegretario Giacomelli e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.45.