XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 23 di Mercoledì 15 gennaio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 2 

Audizione di rappresentanti di AIDAC – Associazione italiana dialoghisti adattatori cinetelevisivi:
Fico Roberto , Presidente ... 2 
Paolinelli Mario , vicepresidente AIDAC ... 2 
Di Fortunato Eleonora , portavoce AIDAC ... 2 
Paolinelli Mario , vicepresidente AIDAC ... 3 
Di Fortunato Eleonora , portavoce AIDAC ... 3 
Fico Roberto , Presidente ... 4 
Margiotta Salvatore  ... 4 
Anzaldi Michele (PD)  ... 4 
Scavone Antonio Fabio Maria  ... 4 
Airola Alberto  ... 5 
Di Fortunato Eleonora , portavoce AIDAC ... 5 
Paolinelli Mario , vicepresidente AIDAC ... 6 
Anzaldi Michele (PD)  ... 6 
Di Fortunato Eleonora , portavoce AIDAC ... 6 
Fico Roberto , Presidente ... 7 
Di Fortunato Eleonora , portavoce AIDAC ... 7 
Paolinelli Mario , vicepresidente AIDAC ... 7 
Airola Alberto  ... 8 
Molea Bruno (SCpI)  ... 8 
Fico Roberto , Presidente ... 8 
Fornaro Federico  ... 8 
Airola Alberto  ... 8 
Fornaro Federico  ... 8 
Molea Bruno (SCpI)  ... 8 
Fico Roberto , Presidente ... 8 
Di Fortunato Eleonora , portavoce AIDAC ... 8 
Fico Roberto , Presidente ... 9 

Audizione di rappresentanti del Movimento difesa del cittadino:
Lainati Giorgio , Presidente ... 9 
Longo Antonio , presidente del Movimento difesa del cittadino ... 9 
Luongo Francesco , vicepresidente del Movimento difesa del cittadino ... 10 
Rossi Maurizio  ... 11 
Airola Alberto  ... 12 
Centinaio Gian Marco  ... 12 
Anzaldi Michele (PD)  ... 13 
Longo Antonio , presidente del Movimento difesa del cittadino ... 13 
Luongo Francesco , vicepresidente del Movimento difesa del cittadino ... 13 
Fico Roberto , Presidente ... 15 

Audizione di rappresentanti del Codacons:
Fico Roberto , Presidente ... 15 
Ramadori Marco , presidente del Codacons ... 15 
Fico Roberto , Presidente ... 16 
Ramadori Marco , presidente del Codacons ... 16 
Fico Roberto , Presidente ... 17 
Ramadori Marco , presidente del Codacons ... 17 
Rossi Maurizio  ... 17 
Fico Roberto , Presidente ... 18 

Sull'ordine dei lavori:
Scavone Antonio Fabio Maria  ... 18 19 
Fico Roberto , Presidente ... 19 
Scavone Antonio Fabio Maria  ... 19 
Fico Roberto , Presidente ... 20 
Scavone Antonio Fabio Maria  ... 20 
Anzaldi Michele (PD)  ... 20 
Fico Roberto , Presidente ... 20

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Comunico altresì che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Audizione di rappresentanti di AIDAC – Associazione italiana dialoghisti adattatori cinetelevisivi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti di AIDAC – Associazione italiana dialoghisti adattatori cinetelevisivi, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione. Questa audizione si inquadra nell'ambito dell'attività istruttoria che la Commissione ha avviato in relazione al nuovo Contratto nazionale di servizio 2013-2015.
  Do la parola al vicepresidente dell'AIDAC, dottor Mario Paolinelli.

  MARIO PAOLINELLI, vicepresidente AIDAC. Grazie, Presidente, sono io che ringrazio questa Commissione per averci invitato. Questa è per noi un'occasione preziosa per mettere in risalto la silenziosa importanza del nostro lavoro nell'ambito della programmazione televisiva. Cederei la parola, se lei è d'accordo, alla nostra portavoce, Eleonora Di Fortunato.

  ELEONORA DI FORTUNATO, portavoce AIDAC. Chiarisco subito che noi siamo gli autori dei dialoghi italiani di tutti i filmati girati in lingua straniera, quindi non siamo doppiatori. Il nostro è un lavoro delicato, perché il cinema è un grande mezzo di comunicazione, forse il più importante del nostro millennio. Con l'immedesimazione dello spettatore nei personaggi e nelle storie narrate da immagini, tante abitudini sono entrate nella nostra cultura, nel nostro modo di pensare, nel nostro modo di comportarci e anche nel nostro modo di consumare.
  L'emulazione da parte dello spettatore dei personaggi che vede sullo schermo ha reso normale soprattutto lo stile di vita americano: sappiamo benissimo come è fatta New York, diversamente dal newyorchese, che magari ignora persino dove si trovi l'Italia. Questa familiarità nasce dal fatto che tutti i nostri sensi sono coinvolti in quello che vediamo. Il cinema e la fiction televisiva sono molto più coinvolgenti di un libro, perché è l'opera che detta i tempi a noi: non smetto di leggere e vado a fare un'altra cosa, né mi posso distrarre, specie se lo vedo in una sala cinematografica. In questo contesto pensate a quanto sia importante il doppiaggio: la lingua – differenza insormontabile che ci mostra la distanza dall'altro – grazie al doppiaggio ci rende l'altro familiare. L'attore americano, francese o tedesco diventa uno che parla come noi, con il quale interagiamo e di cui quindi ci fidiamo. Questa fiducia fa sì che il cinema e il doppiaggio siano stati una potente arma di Pag. 3penetrazione di tante altre culture nella nostra, e potrebbe essere altrettanto il contrario.
  È quindi fondamentale l'attenzione per la qualità di questo processo. Pensate quanto si possa censurare con la riscrittura dei dialoghi di un film, cosa in effetti accaduta. A tal proposito ci sono tanti aneddoti, anche su interi film, dei quali è stata cambiata perfino la trama. Anche il famosissimo film Casablanca fu censurato pesantemente all'arrivo in Italia, perché in quel clima politico certe cose non si potevano dire, e un personaggio negativo da italiano nell'originale, è diventato francese. Queste cose si sono apprese dopo, quando hanno cominciato a circolare le versioni originali dei film, ma allora il pubblico ignorava che il francese Ferrac fosse l'italiano Ferrari. Questo testimonia il potere del doppiaggio.
  Riteniamo quindi che il servizio pubblico abbia una grande responsabilità nel controllo della qualità di questo segmento della lavorazione di post-produzione. Anche se di meno che in passato, la RAI manda comunque in onda una grande quantità di film, di telefilm e in genere di prodotti audiovisivi doppiati, specialmente per la fascia di età dei bambini, più sensibili e permeabili.
  La nostra associazione è nata nel 1976 e si è sempre occupata delle politiche e del mercato del doppiaggio. Partecipando a tutti i rinnovi del contratto (la nostra categoria ha un contratto collettivo nazionale di lavoro) abbiamo notato un decadimento verticale della qualità, che nasce da una mancata attenzione da parte dei committenti. La RAI è il committente principale perché è il servizio pubblico. Mentre a una televisione commerciale, a un distributore indipendente o anche a una major americana si può chiedere con gentilezza, ma non pretendere un'attenzione alla qualità, riteniamo invece che dal servizio pubblico la si possa pretendere.

  MARIO PAOLINELLI, vicepresidente AIDAC. Un piccolo esempio del decadimento qualitativo: parecchi anni fa l'Università la Sapienza fece un'analisi sulla quantità di parole nei cartoni animati doppiati destinati ai bambini e, sulla base di un lessico comune che viaggia intorno alle 2000 parole, nei cartoni animati doppiati venivano usate 250 parole. Questo impoverimento è una grossa responsabilità che a mio avviso il servizio pubblico si deve assumere, contrastando il degrado qualitativo intimamente legato alle criticità economiche del nostro settore. Mentre fino agli anni novanta c'era un'attenzione specifica per i prodotti e per i professionisti, dagli anni novanta in poi, per questioni di competizione con altri canali, è emersa una concorrenza anche economica per cui il doppiaggio doveva costare molto meno.
  Da qui è iniziato il disastro e stiamo cominciando a pagarne fortemente le conseguenze, che pagheremo anche sul fronte dei sottotitoli che stanno facendo per fortuna la loro apparizione anche da noi: la normativa infatti è per lo più ignorata e quindi per risparmiare il lavoro è affidato ad avventizi, persone non formate per questo obbiettivo. Il disastro del doppiaggio sta creando grossi problemi alla categoria, perché «moneta cattiva scaccia quella buona» e quindi le grandi professionalità vengono marginalizzate e lavorano praticamente solo coloro che si offrono al prezzo più basso.

  ELEONORA DI FORTUNATO, portavoce AIDAC. Le linee di azione che proponiamo sono essenzialmente due: una che nel contratto di servizio venga sottolineato il dovere di attenzione della RAI alla qualità dei prodotti per tutta la produzione fino al doppiaggio. La frase che abbiamo scritto nel documento che lasciamo agli atti era in passato contenuta nei contratti di servizio, ma è stata tolta due rinnovi fa: la RAI assicurava allo Stato il controllo della qualità di tutte le lavorazioni dall'edizione al doppiaggio, cosa che basterebbe a fissare almeno un imperativo morale.
  Abbiamo un contratto collettivo nazionale di lavoro del settore del doppiaggio e i dialoghisti sono gli unici autori che godono di questa protezione contrattuale, Pag. 4però la RAI non viene al tavolo del contratto: le condizioni, le norme e i minimi tariffari sono stabiliti tra fornitori in totale assenza dei committenti (nel senso che al tavolo non sono presenti né RAI, né le altre reti televisive, né le loro associazioni di categoria, né i distributori cinematografici). Questo sembra un assurdo perché si tratta delle loro politiche industriali, dei loro soldi. Abbiamo sempre richiesto a gran voce la presenza dei committenti, che sono il vero interlocutore e in ogni caso parti in causa. Ciò permetterebbe anche di uscire da una logica di sistematico subappalto, che deresponsabilizza l'azienda pubblica e in generale il committente, per quanto non annulli la responsabilità in solido sull'omissione dei versamenti contributivi.
  Poiché molte lavorazioni di doppiaggio, malgrado l'esistenza di un contratto collettivo nazionale di lavoro, sono – a nostro parere, ma in modo facilmente calcolabile – fatte in totale o parziale evasione contributiva e spesso in nero con responsabilità anche di tipo fiscale – ma assistiamo ad esempio a una permanenza di ditte non del tutto trasparenti nell'elenco fornitori della RAI – riteniamo che, se la RAI partecipasse direttamente alle trattative per il rinnovo del contratto del doppiaggio, questo potrebbe servire all'azienda a calmierare i prezzi e a controllare il mercato, e ai lavoratori ad avere una maggiore sicurezza del rispetto del contratto, avendo di fronte l'interlocutore finale del proprio lavoro.

  PRESIDENTE. Nel documento che ci lasciate ci sono quindi anche le specifiche proposte di modifica che intendete inserire nel contratto di servizio.

  SALVATORE MARGIOTTA. Grazie, Presidente, la sua precisazione contiene la metà del mio intervento. Ho seguito con grandissimo interesse quanto avete detto, essendo convinto della delicatezza del vostro ruolo. Mi ha particolarmente colpito l'esempio dei programmi per bambini e del limitato utilizzo delle parole, in quanto l'eloquio di molti bambini si forma anche vedendo quelle trasmissioni.
  Mi chiedevo però quale fosse la proposta, che è stata poi sintetizzata nell'ultimo intervento, quindi bene ha fatto il Presidente a chiedere un documento specifico per comprendere come le problematiche evidenziate possano entrare nel contratto di servizio.
  Mi chiedevo infatti in che modo lavoriate, perché non è la RAI a siglare i contratti dei doppiatori. Se quindi il rapporto è one to one tra la società che vende alla RAI e chi fa il doppiaggio, la RAI è disarmata. Potrà poi intervenire ed esercitare un'azione di controllo della qualità (e questo è il minimo che dobbiamo chiedere), però mi pare difficile che possa entrare nel rapporto imprenditoriale tra il committente e colui che riceve l'incarico.
  Se invece ci sono trasmissioni di cui la RAI è direttamente committente, mi chiedo come avvenga questa commessa, secondo quali procedure, per sposare temi molto cari al collega Airola, e cioè se siano incarichi diretti affidati al singolo autore dei doppiaggi, se ci si rivolga ad agenzie, vengano bandite gare, quali siano insomma le procedure attraverso cui i componenti della vostra associazione svolgono questo lavoro.

  MICHELE ANZALDI. La dottoressa Di Fortunato parlava di compensi in nero, cosa che mi sembra molto grave, per cui vorrei chiedere chiarimenti perché soprattutto se fatta in questa sede tale affermazione è di gravità inaudita.

  ANTONIO FABIO MARIA SCAVONE. Ringrazio della presentazione della vostra funzione perché spesso non si riflette su quanto la comunicazione attraverso il dialogo che voi costruite e altri trasmettono possa influenzare e arricchire o impoverire il messaggio culturale, ed è agghiacciante immaginare quante utilizzazioni di regime siano probabilmente state fatte negli anni (forse adesso di meno).
  Ci auguriamo che la diffusione di immagini e testi in questa globalizzazione possa essere un momento di libertà, perché, se si arrivasse alla sottotitolazione con una fedele traduzione dei testi, probabilmente Pag. 5il messaggio sarebbe quello originale.
  Mi ha colpito anche il modo con cui vi siete proposti, preoccupati del decadimento della qualità del vostro contributo e quindi delle trasmissioni, una maniera elegante per sottolineare che c’è un problema di tipo professionale e ovviamente anche economico.
  Vi chiedo quindi se l'AIDAC sia un'associazione di professionisti o di società, e, se è un'associazione professionale e voi agite come professionisti, se la normativa vi imponga di raccogliervi in un Albo da cui sia garantita la tutela della competenza professionale, ma ancor più delle tariffe, che per professionisti legati a un Albo diventano diretta emanazione normativa del profilo assegnato al professionista.

  ALBERTO AIROLA. La questione della qualità è basilare. A parte essere un elemento centrale del rinnovo del contratto di servizio, permette a lavoratori come voi, ma anche a tanti altri di espletare la propria professione con una retribuzione adeguata.
  Purtroppo questo decadimento si constata su tutti i piani non solo dell'audiovisivo, ma, come evidenziava il collega Margiotta, la questione si riverbera anche sugli appalti delle troupe che vanno a girare, sui montatori e sull'esternalizzazione, quindi interessa anche me comprendere che tipo di rapporto ci sia.
  Per quanto riguarda la RAI, mi giungono segnalazioni di pagamenti in nero anche dal mondo degli appalti delle news, perché esistono dei sistemi per aggirare i controlli probabilmente carenti della RAI, incrociando semplicemente i dati ENPALS e verificando soprattutto i nominativi di chi viene collocato. Per quanto riguarda ad esempio le troupe, lo stesso titolare dell'azienda può mettere il suo nome su quattro o cinque commesse, quindi manca un controllo.
  La RAI è responsabile dei lavoratori dipendenti così come di quelli in appalto delle commesse, quindi è inaccettabile che il lavoratore in una fiction, che sia attore o tecnico, venga sfruttato. La RAI è moralmente responsabile di questo, quindi, se volete approfondire questo discorso con il supporto della vigilanza, fatelo pure.

  ELEONORA DI FORTUNATO, portavoce AIDAC. Prima abbiamo evitato di dilungarci, ma tutte le cose che dirò sono nel documento che vi consegniamo.
  Per quanto riguarda il tipo di rapporto con la RAI, in pochissimi casi resta un rapporto diretto con il dialoghista. Siamo il primo anello della catena del doppiaggio: scriviamo il testo che serve poi per fare il preventivo, perché, secondo il contratto collettivo nazionale di lavoro, gli autori sono pagati a riga e a turno, quindi, se scrivo un copione di mille righe, la società è in grado di fare un preventivo sul costo.
  La RAI un tempo chiamava direttamente i dialoghisti proprio perché era consapevole della importanza e della delicatezza del nostro lavoro. Alla RAI venivano chiamati anche professori esperti per il controllo di particolari opere, per esempio Shakespeare della BBC, che era supervisionato da professori universitari con i quali c'era un dialogo, uno scambio. Questo rapporto si è andato perdendo ed è stato sostituito con le gare al massimo ribasso. Riteniamo però che, mentre sulle strutture tecniche si può trovare il buono a meno, sulla parte artistica questo non è sempre possibile. In ogni caso, esistono dei minimi contrattuali, perché il contratto collettivo fissa tariffe minime al di sotto delle quali in teoria non si può andare. La società che prende in appalto la lavorazione assicura il rispetto delle norme, ma è una formula talora solo formale. Emerge quindi l'esigenza di un controllo puntuale sulle lavorazioni, e il metodo più semplice è il controllo dei versamenti contributivi obbligatori per ogni lavorazione. Basterebbe questo per capire subito ad esempio se sia umanamente possibile aver scritto intere serie di centinaia di episodi da parte di un soggetto che però ha anche diretto e fatto il protagonista di quelle stesse serie.
  Nel documento spieghiamo anche come spesso le società di doppiaggio (non ho le Pag. 6prove di quello che dico ma è «matematicamente» ovvio che sia così) per comprimere i costi e presentare un preventivo che possa vincere la gara d'appalto RAI tendano a tenere in casa tutte le lavorazioni, quindi a fare i dialoghi e a dirigere, chiamando gli attori se indispensabile, altrimenti facendo anche gli attori, quindi costando meno di quanto avverrebbe chiamando professionisti esterni.
  Nel doppiaggio tutti sanno tutto, esiste una Commissione bilaterale in attuazione di una norma del contratto collettivo di lavoro che prevede la denuncia in forma anonima con conseguente istruttoria alla presenza dei committenti sui casi di supposto mancato rispetto del contratto, ma, essendo il contratto un accordo civilistico, è difficile obbligare il «denunciato» a produrre la documentazione richiesta, perché la commissione non ha nessun reale «potere istruttorio». Poiché i contratti sono tutti civilistici anche se richiamano «collettivi nazionali di lavoro», chi non lo ha firmato tende a non rispettarlo, quindi la situazione è sempre più fluida e meno controllata. Riteniamo che il servizio pubblico debba prestare un'attenzione particolare al settore.
  L'AIDAC non è una impresa di doppiaggio, ma un'associazione di professionisti in cui si entra con un esame. Non siamo un Albo, perché in Italia gli Albi sono quelli storici e non ne vengono fatti di nuovi. L'AIDAC insieme ad altre associazioni fa parte della Consulta delle professioni non regolamentate, che da anni seguono un iter presso il Ministero della giustizia per ottenere la possibilità di certificare come associazione i propri associati. Questo processo dura da molti anni, non so neanche se mai avrà fine. Se però accanto alla certificazione non vengono stabilite norme per cui il committente deve scegliere i professionisti certificati, il lavoro di certificazione si rivela inutile.

  MARIO PAOLINELLI, vicepresidente AIDAC. Una piccolissima aggiunta sul tema dell'Albo. L'AIDAC ha avviato un tentativo di apertura di Albo dal 1985 e poi il CNEL ci ha inserito in questo sistema delle professioni non regolamentate.
  Contemporaneamente, considerando questa lentezza con cui si sta arrivando ai primi risultati (l'anno scorso si è evidenziata la capacità organizzativa dell'associazione di determinare autonomamente la qualità dei propri associati, essendo riconosciuti da un organismo terzo), abbiamo innescato il processo di certificazione attraverso le norme UNI ISO. Al momento abbiamo delineato l'attività del dialoghista, del traduttore specializzato nei dialoghi, del sottotitolatore e di tutte le professioni affini: di coloro che scrivono i sottotitoli per i non udenti, di coloro che scrivono le colonne-guida per i non vedenti. Queste norme nell'arco di un paio di mesi dovrebbero essere operative.
  Una volta operative, immaginiamo che strutture come RAI o altri grandi editori nazionali faranno riferimento a queste norme che garantiscono la qualità dei prodotti, ma è per noi un mero auspicio. Se invece esistessero norme contrattuali che obbligassero al rispetto della normativa UNI ISO, le cose cambierebbero molto.

  MICHELE ANZALDI. A parte la questione del nero, la cosa mi pare più grave, perché la dottoressa Di Fortunato spiegava come una serie di testi sia firmata da alcune persone ma redatta da altre, in quanto è sufficiente considerare la quantità della produzione per capire come una persona non possa fare da sola tutto questo. Vorrei che il Presidente valutasse, ma mi pare una cosa molto grave.

  ELEONORA DI FORTUNATO, portavoce AIDAC. È chiaro che nessuno di noi ha le prove, e ovviamente il problema non riguarda la RAI, ma riguarda il settore del doppiaggio. Come associazione riceviamo molte denunce di colleghi che magari sono fuori dal mercato per motivi di età e scarsa capacità contrattuale, che pur di continuare a lavorare si riducono a fare il lavoro per altri che lo firmano al loro posto; ci sono le nuove leve e non c’è alcun tipo di regolazione dell'ingresso dei nuovi operatori in questo mercato.Pag. 7
  L'AIDAC partecipa a corsi di formazione fatti da alcune università anche prestigiose, che però senza un'osmosi tra mondo della formazione e mondo del lavoro si rivelano inutili e per noi deprimenti, perché non siamo nemmeno in grado di aprire uno spiraglio di futuro a un giovane che abbia studiato e sia preparato.
  Tornando alla domanda dell'onorevole Anzaldi, in una giornata ci sono 24 ore, quindi una persona che legga il nome dello stesso dialoghista su centinaia di episodi penserà che sia un mostro che lavora notte e giorno. La verità, come dicevo (e come associazione riceviamo molte denunce in tal senso) è che dietro «fenomeni» si nascondono ben più tristi lavoratori in nero.
  Per essere più chiara, vi illustro meramente come si svolge il nostro lavoro. Di norma riceviamo un filmato e anche il copione, quindi abbiamo tutti gli strumenti per tradurre il dialogo nel modo migliore secondo il contesto, il registro linguistico, valutando chi sia il personaggio, come parli, cosa stia dicendo, cosa voglia dire e cosa avrebbe detto se fosse italiano. Il nostro fine è fargli dire quello che avrebbe detto se parlasse in italiano, cosa che può venire più o meno bene secondo le giornate, i momenti, le capacità e il talento di ciascuno di noi. Tutto questo non si può fare però senza conoscere la lingua del film in modo più o meno approfondito: si dà invece il caso che alcuni personaggi operino nel mondo della traduzione audiovisiva senza conoscere neanche una lingua, cosa che sarebbe impensabile in qualunque altro settore editoriale.

  PRESIDENTE. Vorrei sapere quante ore di lavoro occorrano per un film di due ore.

  ELEONORA DI FORTUNATO, portavoce AIDAC. Dipende dal film.

  MARIO PAOLINELLI, vicepresidente AIDAC. Bisogna distinguere tra tempo necessario e tempo concesso. Faccio questo mestiere dal 1977 e quando ho cominciato ero al fianco di uno dei più grandi professionisti del nostro settore. A quei tempi il dialoghista aveva un mese, un mese e mezzo per effettuare la traduzione e l'adattamento di un film. Passavo giornate intere e anche parte delle notti in moviola, perché centimetro dopo centimetro di pellicola bisognava infilare le parole una da una sui movimenti della bocca dell'attore in scena: era un lavoro raffinatissimo che mi ha innamorato, per cui ho cominciato a fare questo mestiere. E se chiedi il rispetto del minimo contrattuale, non lavori più. Faccio un piccolo esempio sui reality. In Italia abbiamo un’audience complessiva di 25 milioni di persone che ogni giorno guardano la televisione, suddivise sui diversi programmi. Una puntata di telenovela negli anni novanta veniva vista mediamente da 2,6-3,5 milioni di persone e questo garantiva che la filiera di lavorazione di quel prodotto avesse tutte le risorse pubblicitarie necessarie per poterlo fare in un certo modo. Oggi, con l'avvento dei canali digitali siamo arrivati intorno ai 600 canali televisivi più i satelliti che devono dividersi un’audience che è rimasta la stessa. Così, un film di seconda categoria, che magari prima aveva la sua dignità perché poteva essere visto in seconda serata da 1 o 2 milioni di telespettatori, adesso viene visto su una rete digitale magari solo da 30.000 persone.
  Sulla base di questi ascolti, la capacità del doppiaggio di essere fatto con quelle cifre e con quei tempi non esiste più. La RAI spesso ospita inconsapevolmente lavorazioni fatte al di fuori dalle regole e dalle leggi perché, se lo sapesse, ovviamente non lo farebbe, ma nel mondo del privato, del satellitare, delle commesse sempre più numerose che vengono direttamente dall'estero arrivano offerte fuorilegge in partenza.
  Per arrivare all'esempio dei reality, sappiamo che i dialoghi vengono pagati tra i 2 e i 5 euro al minuto, a fronte di una tariffa contrattuale minima di 19 euro al minuto. Inoltre, questo tipo di lavorazione, ancora in spregio del contratto, Pag. 8viene trattata come mera traduzione, con una totale evasione dei contributi previdenziali.

  ALBERTO AIROLA. È stato detto parecchie volte in questa Commissione che in RAI c’è questo genere di problemi nel rapporto di RAI con gli appalti e i lavoratori. Anch'io l'ho ribadito decine di volte, quindi credo che questa Commissione debba fare pressioni in tal senso, perché abbiamo dei doveri nei confronti dei lavoratori e garantiamo le professionalità che muoiono perché si trasmettono sulla base di associazioni professionistiche che insegnano questo mestiere. Tra l'altro, nel settore del doppiaggio noi italiani siamo particolarmente apprezzati e bravi nel mondo, quindi, non avendo poteri sanzionatori, se non riusciremo nemmeno a fare pressioni per garantire trasparenza e controllo sulla RAI, tutto questo morirà, quindi anche l'eccellenza della RAI finirà.

  BRUNO MOLEA. Credo che per il ruolo istituzionale che abbiamo nella misura in cui vengono fatte affermazioni di questo tipo non si tratti di fare pressioni: qui si stanno palesemente denunciando dei reati. Il nostro ruolo non ci permette di far finta di non aver sentito e tra l'altro questa trasmissione va in diretta streaming. Nella misura in cui si afferma palesemente che succedono fatti di questo tipo, si deve essere consequenziali.

  PRESIDENTE. Ben venga la consequenzialità senza alcun problema. Me ne faccio garante a nome di tutta la Commissione, quindi, avendo ascoltato certe cose e una volta redatto il resoconto stenografico, decideremo in forma collegiale come agire in merito.

  FEDERICO FORNARO. Valutiamolo con l'ufficio legale, ma credo che a questo punto l'unica strada possibile consista nell'inviare il resoconto di questa e di altre audizioni a cui faceva riferimento il senatore Airola alle autorità competenti.

  ALBERTO AIROLA. Quando abbiamo audito il consiglio di amministrazione che in questa sede ha dichiarato che gli scandali sono la punta dell’iceberg avremmo dovuto alzarci tutti in piedi, però a questo punto facciamo un'unica azione seria, ma facciamola. Gubitosi, la presidenza e la dirigenza hanno una responsabilità morale in questo senso.

  FEDERICO FORNARO. Mi dissocio da questa dichiarazione di cui Airola si assume tutta la responsabilità, in quanto gli auditi hanno chiarito più volte nel corso della loro audizione che la RAI non è a conoscenza di questi fatti. Loro hanno evidenziato una serie di fattispecie, e hanno gli elementi su cui Guardia di Finanza e Magistratura faranno quanto ritengono. Credo che a questo punto la strada maestra sia quella di inviare questi resoconti alle autorità competenti, poi qualcuno riterrà se aprire un fascicolo o non aprirlo.

  BRUNO MOLEA. Concordo con l'onorevole Fornaro, perché la nostra competenza finisce nel momento in cui lo segnaliamo.

  PRESIDENTE. Sulla segnalazione siamo tutti d'accordo, però prima riascoltiamo bene quello che abbiamo detto oggi, facciamo il nostro percorso, valutiamo tutti gli elementi e poi magari come Presidenza potrò iniziare un percorso che poi vi sottoporrò per fare insieme un esposto.
  Spesso nel corso delle audizioni abbiamo appreso di gare al ribasso e di aspetti che non quadravano, e come Parlamento dobbiamo sempre andare fino in fondo e cercare di conoscere tutto quello che è possibile anche rispetto alla RAI.

  ELEONORA DI FORTUNATO, portavoce AIDAC. Per portare un elemento di ottimismo voglio ricordare che nel nostro settore c’è un contratto collettivo nazionale di lavoro. Se quindi c’è la necessità di ritrattare le tariffe perché a causa della moltiplicazione dei canali certe cifre non sono più realistiche, benissimo, ma la RAI ne venga a parlare al tavolo del rinnovo del contratto. Se cifre anche inferiori a Pag. 9quelle attuali diventano le nuove cifre, parlarne con il committente è la strada giusta. Seguire diversi percorsi, meno trasparenti, è una scelta a nostro avviso grave.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare gli auditi, dichiaro conclusa l'audizione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO LAINATI

Audizione di rappresentanti del Movimento difesa del cittadino.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei rappresentanti del Movimento difesa del cittadino, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione. Questa audizione si inquadra nell'ambito dell'attività istruttoria che la Commissione ha avviato in relazione al nuovo Contratto nazionale di servizio 2013-2015.
  Do la parola al dottor Antonio Longo, presidente nazionale del Movimento difesa del cittadino, che riferirà le valutazioni sul nuovo Contratto di servizio, con riserva per me e gli altri colleghi di rivolgergli, al termine degli interventi, domande e richieste di chiarimento.

  ANTONIO LONGO, presidente del Movimento difesa del cittadino. Grazie, Presidente. Il Movimento difesa del cittadino è nato nel 1987 per iniziativa di un gruppo di giornalisti quali Giovanni Valentini, l'editore Carlo Caracciolo, il gruppo del settimanale «L'Espresso» che raccolse un invito di Giorgio Ruffolo, che lanciò l'idea di un Comitato in difesa del cittadino. La redazione dell’Espresso colse questa proposta e ne fece motivo di battaglia, per cui affondiamo le radici proprio nell'informazione.
  Negli anni si è qualificato come associazione di consumatori, siamo riconosciuti dal Ministero dello sviluppo economico e inseriti nell'elenco del Consiglio nazionale consumatori e utenti. Abbiamo cortesemente chiesto di poter intervenire, perché abbiamo presentato, su sollecitazione del Viceministro Catricalà, il nostro parere sul contratto di servizio per il triennio 2013-2015.
  Nel nostro Statuto c’è la trasparenza, l'obbiettività e il pluralismo dell'informazione come uno degli obiettivi principali sui quali l'associazione è impegnata, e ci rifacciamo anche ai principi europei, l'articolo 86 del Trattato dell'Unione e il Protocollo di Amsterdam, in cui si parla del sistema di radiodiffusione pubblica negli Stati membri come collegato alle esigenze democratiche, sociali e culturali, nonché all'esigenza di preservare il pluralismo dei mezzi di comunicazione. Rappresento inoltre i consumatori italiani a Bruxelles nel Comitato economico e sociale europeo.
  Abbiamo ritenuto importante intervenire in questo rinnovo del contratto di servizio perché crediamo che la RAI nel triennio 2010-2012 non abbia adempiuto ai doveri scaturenti dalla qualifica di erogatore del servizio pubblico. Riteniamo che il patto comunicativo tra utente e televisione pubblica che doveva essere consacrato dal contratto di servizio in realtà sia stato tradito dalla RAI nel triennio 2010-2012, per cui speriamo che con il nuovo contratto di servizio questo patto di correttezza, di trasparenza, di obbiettività, di pluralismo della RAI verso i cittadini venga mantenuto. In particolare, sottolineiamo l'insufficiente impegno della RAI nel valorizzare le esperienze, i fatti, le denunce provenienti dalla società civile, riservando sempre più limitati spazi a enti e organizzazioni no profit, come è testimoniato anche dalla scarsissima presenza di rappresentanti dei consumatori nella programmazione quotidiana nazionale e soprattutto regionale.
  Cito degli esempi che tutti gli onorevoli commissari avranno presenti: è stato cancellato lo spazio di Mi manda RAI 3 – prima denominata Mi manda Lubrano – un punto di riferimento importante, e la programmazione viene fatta solo a metà della mattinata quando l’audience è molto ridotta. È stato abolito anche Pag. 10Istruzioni per l'uso, programma che ci svegliava con Emanuela Falcetti, sostituito da pillole di uno, due o tre minuti alle 18.00 circa su Radio 1. Mi limito a questa denuncia di esiguità di spazi sempre più limitati destinati alla società civile, a chi si batte per i diritti, a chi tutela gli interessi dei consumatori. È davvero frustrante considerare come le principali truffe e malversazioni negli ultimi anni siano state denunciate più da programmi non RAI (non ne faccio i nomi per rispetto alla RAI e per una questione di eleganza) piuttosto che dal servizio radiotelevisivo.
  Troviamo in abbondanza le truffe, che riguardano iniziative di vendite piramidali o situazioni di disservizio, di spreco del denaro pubblico, su reti concorrenti della RAI, e molto più ridotte se non inesistenti nelle reti RAI, per quanto riguarda sia i TG sia le trasmissioni della rete.
  Lascio ora la parola all'avvocato Francesco Luongo, vicepresidente nazionale e responsabile dei servizi a rete. Abbiamo infatti predisposto una serie di proposte emendative del contratto di servizio che valorizzino la presenza delle associazioni della società civile.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  FRANCESCO LUONGO, vicepresidente del Movimento difesa del cittadino. Grazie, presidente e onorevoli commissari, come è caratteristica delle associazioni dei consumatori libere e indipendenti cercheremo di essere molto pragmatici e concreti per quanto riguarda il contratto di servizio.
  La Commissione di vigilanza RAI oggi assume una centralità nuova, diversa, spettando a questa rappresentanza degli interessi dei cittadini il compito di ridisegnare un rapporto tra servizio pubblico radiotelevisivo e cittadini italiani. Il cittadino italiano non è più quello di dieci anni fa, ma è cambiato, soffre una crisi economica senza precedenti, e la RAI è il servizio pubblico che deve garantirgli in questa fase storica un'adeguata e corretta informazione.
  Abbiamo presentato specifiche proposte per quanto riguarda il contratto, proposte che sintetizzo rapidamente. Per quanto riguarda l'articolo 1, abbiamo chiesto che al comma 2, rigo 9, venga inserito il discorso relativo al no profit e a una maggiore attenzione della RAI che vogliamo più improntata al modello del nord Europa, cioè più attenta agli stakeholder sociali, le associazioni dei consumatori utenti.
  Sul discorso economico chiediamo una maggiore attenzione non più soltanto all'informazione finanziaria (affari e finanza, borsa), ma anche alle informazioni che devono essere date ai cittadini per quanto riguarda il loro essere consumatori.
  La RAI sembra essere uno dei pochi concessionari di pubblico servizio a voler essere immune dalle modalità di verifica pubblica della trasparenza degli atti amministrativi. Sapete meglio di me che oggi la pubblica amministrazione è soggetta a regole di trasparenza rigide, nuovissime, il decreto legislativo 33 del 2013, e l'Associazione nazionale anticorruzione ha attivato con la RAI un tavolo tecnico per porre in essere una serie di iniziative legate alla trasparenza. Chiediamo che la Commissione di vigilanza domandi alla RAI cosa stia facendo per mettersi a norma. Cogliamo l'occasione di questo incontro anche per denunciarvi formalmente quanto è accaduto oggi: il Tribunale di Bologna ha chiuso un sito, un osservatorio, RAIwatch, che verificava i costi e i servizi indipendentemente dai promotori e dal fatto che fossero inquadrabili in una determinata area politica.
  Ci sembra che la RAI con un'azione civile del genere tenda a comprimere il diritto dei cittadini di fare osservazioni e valutazioni e di esprimere una critica sul servizio che viene erogato da una società concessionaria, che vive del canone dei cittadini e vivendo di questo deve rispondere ai cittadini di come queste risorse vengono utilizzate.Pag. 11
  Abbiamo accolto con grande favore la nuova norma presente nel decreto sulla pubblica amministrazione, che impone finalmente (e c’è stato bisogno di una norma specifica) alla RAI la prossima pubblicazione dei compensi percepiti dal personale, cosa che avviene già nel Comune più piccolo d'Italia, dove oggi un avvocato o un ingegnere che assuma un incarico deve essere inserito sul sito con il proprio curriculum vitae e il compenso del lavoro che ha svolto. Poiché questo vale per il più piccolo Comune italiano, non capiamo perché queste regole di trasparenza e di correttezza amministrativa non debbano valere per la società concessionaria del pubblico servizio radiotelevisivo.
  Abbiamo già trasmesso a questa Commissione gli aspetti tecnici per quanto riguarda gli emendamenti e sarebbe troppo lungo in questa sede entrare nel dettaglio. Vi chiediamo però di fare attenzione anche all'aspetto legato alla verifica della qualità del servizio. Non capiamo infatti perché la verifica della qualità del servizio della concessionaria debba essere basata e inserita in una dicotomia RAI/Ministero delle comunicazioni ovvero Ministero dello sviluppo economico: riteniamo che la qualità del servizio radiotelevisivo debba essere valutata da un soggetto terzo, che non venga incaricato dalla RAI. Abbiamo visto i dati del consorzio di imprese che è stato incaricato e pagato dalla RAI, MG Pragma Istituto Piepoli, che fortunatamente sono online. Chiediamo che venga affidato a un soggetto terzo e che vi sia il controllo delle associazioni di consumatori, non diciamo una cosa nuova o rivoluzionaria: nei servizi pubblici locali (trasporti, mense, asili nido) quando i Comuni affidano un appalto devono pretendere dal soggetto una carta dei servizi e devono insediare un comitato di consultazione, di cui fanno parte anche le associazioni di consumatori.
  Sul discorso della qualità dei servizi vado a concludere richiamando quanto detto dal presidente. Voi potrete, onorevoli commissari, verificare come alla fine l'indicatore di qualità della programmazione sia più alto per programmi di servizio (Report, Occhio alla spesa, programma che parla di tematiche dei consumatori) e sia molto basso per quanto riguarda le soap opera e le telenovela, le serie tv e purtroppo lo sport, a dimostrazione di come i telespettatori siano più orientati a privilegiare la RAI come momento di comunicazione istituzionale e meno come momento legato alla programmazione finalizzata al relax (permettetemi questo termine).
  Sottolineo la necessità di far implementare alla concessionaria una maggiore vicinanza ai cittadini e ai problemi che vivono, sottolineando come TG 1 Economia e Ultima parola, oltre che purtroppo i programmi legati alla comunicazione politica, su cui forse bisognerebbe mettere mano per renderli più appetibili all'utenza, abbiano uno scarso gradimento di pubblico.
  Su questi temi invitiamo la Commissione a tener duro per quanto riguarda il contratto di servizio, stimolando la concessionaria a garantire la massima trasparenza, la massima collaborazione, ma soprattutto ad avviare e guidare un percorso che porti alla RAI quella trasparenza che è prevista dalla normativa, tenendo conto del fatto che siamo contrari alla privatizzazione della concessionaria.

  MAURIZIO ROSSI. Mi fa molto piacere sentire quello che avete detto e sarei lieto di conoscere il vostro parere sul famoso «bollino blu». Preannuncio un dato che uscirà lunedì nella conferenza stampa per un convegno che si svolgerà a Genova, la prima consultazione pubblica fatta su un sito che ho promosso, CambiamolaRAI.it, consultazione che sia il Ministero sia la RAI hanno detto che bisognava fare sul modello BBC: più del 50 per cento dei telespettatori non sa quali sono i programmi per cui paga il canone.
  Ciò conferma la bontà della trattativa tra RAI e Ministero firmata da ambedue, che vuole essere rimessa in discussione all'interno di questa Commissione ma che Pag. 12è già stata accettata dal consiglio di amministrazione RAI, quindi credo che non ce ne sia motivo.
  Il contratto di servizio conta poco o nulla, perché dovrebbe essere partito un anno fa e siamo ancora qui a parlarne, ma quello che conta è il 6 maggio 2016, la scadenza della convenzione tra lo Stato e la RAI, e il sistema e le modalità con cui verrà riaffidato o affidato a diversi soggetti, perché sono convinto che non debba essere affidato automaticamente alla RAI.
  Se vogliamo pensare al bene dei cittadini, si devono realizzare bandi per cui il cittadino potrà avere il miglior servizio al costo inferiore, e magari potremo anche dimezzare il canone, cosa che non possiamo sapere finché non affrontiamo in modo nuovo, diverso per i prossimi dieci o vent'anni, il servizio pubblico nazionale e regionale.
  Oggi sappiamo che il canone va alla RAI e che i cittadini non sanno per cosa lo pagano. Ci si lamenta del mancato pagamento del canone ma, se ci fosse più chiarezza, probabilmente ci sarebbe anche più decisione nel pagarlo, in quanto come tassa va certamente pagato.
  Oggi Befera ha dichiarato che probabilmente dovrebbe essere l'Agenzia delle entrate a far pagare il canone, perché è una tassa e quindi deve essere pagata, ma deve essere pagata sapendo quale servizio si riceva in cambio: personalmente sono favorevole al bollino, ma vorrei conoscere la posizione della vostra associazione.

  ALBERTO AIROLA. Stiamo svolgendo un gran lavoro di richiesta di trasparenza sulla RAI, ma purtroppo essa non adempie al compito come si dovrebbe e spesso viene addotta la motivazione che opera in un regime di libera concorrenza, anche se noi ribattiamo che riceve soldi pubblici. Su questo stiamo cercando di fare il massimo, ma la dirigenza deve sforzarsi di venirci incontro e fare quanto è doveroso.
  Anche sulla questione dei programmi ritengo che in RAI si potrebbe fare di più. Ho visto Consumi e consumi di RAI news, programma adeguato, fatto bene, però a cadenza settimanale. Chiedete appetibilità dell'informazione e questo mi sembra un modo gentile di mettere in discussione l'informazione in TV. Noi innanzitutto verifichiamo una politicizzazione estrema del mondo dell'informazione radiotelevisiva, e ritengo che un'associazione di consumatori dovrebbe valutare l'utente anche come consumatore di informazione, e quindi tutelare i diritti del cittadino nella sua veste di consumatore di informazione.
  Anche in questo cerchiamo di fare pressioni per avere non tanto un pluralismo, quanto un'informazione equilibrata, a prescindere dagli occupanti politici di eventuali posti.

  GIAN MARCO CENTINAIO. Da mesi stiamo chiedendo chiarezza e trasparenza al direttore Gubitosi e le risposte non sono quelle che vorremmo avere, quelle che vorrebbero avere gli italiani, perché le poche volte che il direttore Gubitosi è stato audito in Commissione vigilanza, le risposte non hanno portato chiarezza e trasparenza.
  Sono d'accordo con voi nel ritenere che per quanto riguarda i diritti dei consumatori, i raggiri e le truffe venga fatto più servizio pubblico dalle televisioni private che dalla televisione di Stato, e a questo punto ci chiediamo quindi a cosa serva la definizione «servizio pubblico». Il collega Rossi mi ha però risposto con la sua affermazione secondo cui il contratto di servizio serve a poco o a nulla, per cui mi chiedo perché siamo qui. Come ho detto in più di un'occasione, siamo qui a perdere tempo, a parlare di un contratto di servizio che non viene rispettato dagli italiani che non pagano il canone (e fanno bene), né dalla dirigenza RAI che lo firma e il giorno dopo torna in Commissione vigilanza dicendo che non va bene (bollino blu docet, ma ho già detto che dovrebbe essere messo non un bollino blu, ma un video blu contemporaneamente al bollino). In alcune occasioni ho attaccato il Presidente ma forse in Pag. 13modo errato, perché a questo punto chiedo a tutta la Commissione cosa stiamo facendo, perché perdiamo tempo quando forse sarebbe meglio tornare alle nostre Commissioni, se il contratto di servizio non serve assolutamente a nulla.

  MICHELE ANZALDI. Alla luce della prossima audizione di un concorrente della RAI come Sky, vorrei chiedere alle associazioni se abbiano delle segnalazioni da farci su Sky.

  ANTONIO LONGO, presidente del Movimento difesa del cittadino. Accenno ad alcune risposte e poi l'avvocato Luongo potrà completarle.
  Sul bollino blu condividiamo l'esigenza di un'esplicita informazione ai cittadini per permettere loro di capire se quanto stanno vedendo sia pagato con il canone oppure no, perché questo può permettere loro un'esatta valutazione di come la RAI impieghi i soldi versati. Sul piano tecnico ci permettiamo di suggerire che, piuttosto che un bollino il cui significato potrebbe essere ignorato, si potrebbe prevedere una scritta che scorra sotto le immagini e indichi che tale programma è finanziato con il canone televisivo.
  Anche di recente ci sono state roventi polemiche sui compensi di conduttori, giornalisti e dirigenti, sulle quali non abbiamo cose particolari da dire, se non che ci vorrebbe anche in RAI una sorta di moralizzazione per compensi sempre più incomprensibili per la maggioranza della popolazione, che sta attraversando momenti di grande disagio economico e sociale.
  Considero importante fornire l'indicazione esplicita sui programmi pagati o non pagati dal canone. Peraltro mi veniva in mente l'esempio di Radio Radicale, che quando inizia le trasmissioni pagate come incaricata del servizio pubblico lo premette sempre con un'esplicita dicitura che lo evidenzia. Questo in televisione forse non può esserci ma, per essere meno invasivi, una scritta che specifichi che il programma è pagato dal canone radiotelevisivo sarebbe un contributo alla trasparenza.
  Sul contratto di servizio, non mi pronuncio su un obbligo di legge, ma mi viene in mente gutta cavam lapidem: c’è la speranza che attraverso una vostra azione politica di controllo e nostra di segnalazione e di denuncia, prima o poi si possa ottenere qualcosa, come sta realizzandosi anche nei pubblici servizi. Qualche anno fa, il Parlamento ha approvato un comma in cui è previsto che su tutti i servizi pubblici ci sia l'occhio dei cittadini attraverso il contributo delle associazioni dei consumatori, che obbligatoriamente devono essere immesse negli organismi di valutazione qualitativa dei servizi stessi.
  Chiediamo che questa novità possa essere introdotta in RAI e che si possano ripristinare non solo l'Auditel, per valutare la quantità di pubblico che segue un programma, ma anche il Qualitel per la valutazione del gradimento, che esisteva quando ero giovane e poi è stato eliminato (non si capisce perché) e da allora la qualità della RAI è andata degradando.
  Su Sky in particolare ci sono condotte commerciali sulle quali siamo molto perplessi e che abbiamo più volte denunciato in merito alle difficoltà per il cittadino di chiudere il rapporto con Sky, però su questo l'avvocato Francesco Luongo potrà essere più preciso.
  Noi monitoriamo ovviamente anche Mediaset, così come tutta la programmazione televisiva e radiofonica che riusciamo a seguire, però ci sentiamo particolarmente impegnati a controllare, esaminare e contribuire a una migliore trasmissione radiotelevisiva della RAI perché svolge questa funzione di servizio pubblico, che non necessariamente (ma questo esula dall'oggetto dell'audizione odierna) deve essere svolta da tre reti. Noi siamo perché resti servizio pubblico, ma lasciamo alla vostra valutazione se debba articolarsi in una, due o tre reti.

  FRANCESCO LUONGO, vicepresidente del Movimento difesa del cittadino. La ringrazio, Presidente, e ringrazio i commissari Pag. 14che ci permettono di entrare nel merito e di avere un confronto molto costruttivo su questa tematica.
  Abbiamo già detto che siamo favorevoli al bollino blu; per quanto riguarda la privatizzazione RAI futura, l'appuntamento è al 2016 con l'esigenza di capire (su questo la Commissione di vigilanza può avviare un confronto con le parti sociali e con la politica) quale modello di servizio pubblico vogliamo adottare.
  Quest'ultimo contratto di servizio nasce male perché è un contratto di servizio di passaggio, però noi cittadini abbiamo solo quello per capire i nostri diritti relativamente all'informazione e i nostri doveri, e qui faccio un'autocritica come associazione dei consumatori, perché oggi abbiamo il potere di pretendere anche giudiziariamente, oltre che facendo azione politica e di lobbying, un maggior rispetto del contratto di servizio.
  Il cittadino italiano ha visto sino ad oggi la RAI come una parrocchia troppo chiusa e credo che molti di voi deputati abbiano questa sensazione, tanto che leggendo i resoconti stenografici e le notizie sulla stampa abbiamo constatato come abbiate dovuto fare una lotta furibonda per avere accesso ad alcuni atti. Voglio ricordare che l'obbligo specifico di pubblicare i compensi nasce da un emendamento della Lega Nord, che, come sottolineato anche dal presidente sulla stampa, ha rappresentato un momento di maggiore trasparenza.
  La dirigenza RAI forse deve abituarsi a un rapporto diverso con il cittadino, così come ci si sta abituando gradualmente la dirigenza non soltanto degli enti pubblici, ma anche delle società partecipate, e vi invito a un approfondimento congiunto con l'Autorità nazionale anticorruzione, questa nuova Authority che prima era la CIVIT, che impone piani triennali sulla trasparenza e sull'anticorruzione. Si tratta di un soggetto di cui sentiremo parlare spesso, che con la RAI ha già attivato un tavolo tecnico per capire come debba essere applicato questo benedetto decreto legislativo 33 del 2013.
  Il programma Consumi e consumi è sicuramente un esempio e andrebbe generalizzato sulle reti. Sky è uno dei tre soggetti che si contende il 90,5 per cento del mercato nazionale, è un soggetto privato con cui le associazioni dei consumatori lottano da anni e si sono dovute confrontare fino allo scorso anno innanzi al Consiglio di Stato per capire se l'AGCOM, che emana le linee guida per quanto riguarda la programmazione RAI, la tutela dei consumatori, la conciliazione, la qualità del servizio, fosse competente. Sky ha lottato contro questa impostazione, che voleva la qualità del servizio pay TV così come definita dall'AGCOM applicabile anche ad essa, e solo l'anno scorso siamo riusciti a ottenere una sentenza definitiva del Consiglio di Stato.
  Sugli operatori privati va fatto un discorso per garantire una qualità dell'informazione adeguata, quindi un minimo di regole certe che valgano per tutti, mentre per quanto riguarda l'aspetto legato più propriamente ai consumatori e ai loro problemi trovate i dati nella relazione al Parlamento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dove sono indicati i reclami pervenuti dagli utenti e le loro tipologie quali ad esempio attivazione di servizi non richiesti o addebiti su prestazioni non rese.
  Sulle pay TV così come sul mondo della web TV, che è chiaramente il futuro perché sappiamo che in America i telespettatori si spostano sempre di più sulle piattaforme web, il discorso è più ampio e sarà opportuno che la Commissione valuti attentamente ciò che la RAI potrà fare in questo settore. Quello che la RAI sta facendo in termini di sperimentazione ci piace, però lo sta facendo in quanto servizio pubblico. Gli altri operatori principali, Mediaset e Sky, lo stanno facendo ma si sono orientati forse troppo alla pay TV.
  Qualche anno fa la televisione digitale fu sbandierata come multicanale interattiva e gratuita, ma dopo la rivoluzione del digitale siamo ancora a parlare di cose che non stanno né in cielo né in Pag. 15terra (e ricordo quando si sosteneva di poter misurare la pressione attraverso la TV). C’è ancora molto da fare, ma il contratto di servizio è l'unica carta che i cittadini hanno per capire quali siano i loro diritti sul concessionario.

  PRESIDENTE. Stiamo svolgendo un percorso auditivo molto vasto e credo che molte delle proposte saranno inserite nel contratto di servizio. Quando il nuovo contratto di servizio sarà definitivamente approvato, starà a tutta la Commissione di vigilanza lavorare affinché venga applicato rigo per rigo, e monitorarlo. Con un buon lavoro si fa quindi un buon controllo e si cercano i modi per applicarlo fino in fondo.
  Nel ringraziare gli auditi, dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti del Codacons.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti del Codacons. Questa audizione si inquadra nell'ambito dell'attività istruttoria che la Commissione ha avviato in relazione al nuovo Contratto nazionale di servizio 2013-2015.
  Cedo, quindi, la parola al dottor Marco Ramadori, Presidente del Codacons, che riferirà le valutazioni dell'associazione sul nuovo Contratto di servizio, con riserva per me e gli altri colleghi di rivolgergli, al termine degli interventi, domande e richieste di chiarimento.

  MARCO RAMADORI, presidente del Codacons. Il Codacons è un'associazione particolare, ossia non legata ad alcun partito politico o sindacato. Nel Codacons ci sono attivisti dall'estrema destra all'estrema sinistra, passando per il Movimento 5 Stelle.
  Abbiamo agito in passato contro la RAI, agiamo e agiremo in futuro per tutelare due princìpi fondamentali, innanzitutto il principio alla trasparenza, legittimazione attiva che c’è stata riconosciuta anche dal Consiglio di Stato nella nota vicenda dell'accesso RAI di Meocci, in cui il Consiglio di Stato ha riconosciuto il diritto del Codacons di esercitare le proprie funzioni per la tutela collettiva dell'interesse comune, di garantire la trasparenza dell'attività amministrativa.
  Anche per questo contratto di servizio è fondamentale per noi la trasparenza nei confronti dei consumatori, dei minori, delle categorie più deboli. Ottimo quindi il bollino blu, cioè ottimo che il consumatore, il cittadino, l'utente sappia quale programma è stato finanziato con i soldi del servizio pubblico e quale con i soldi della pubblicità, perché non è vero che la pubblicità serve a pagare i programmi di servizio pubblico, ma è esattamente l'opposto: il canone serve a pagare gli sprechi dell'attività «imprenditoriale» e questo è gravissimo. È giusto quindi che il cittadino sappia quanto è costata una trasmissione che è fallita e verrà chiusa dopo due puntate, e se venga utilizzato il canone per pagare la perdita.
  Nel contratto di servizio non compare, ma la RAI ha fior di professionisti ed è assurdo questo ricorso costante e continuo alle produzioni esterne, che può essere motivato solo in casi particolari ma specificando per iscritto che per fare questa fiction o questo documentario si è costretti a rivolgersi a una produzione esterna, indicando motivi trasparenti per i cittadini. Spesso ci sarà una ragione, però deve essere indicata.
  Dobbiamo garantire trasparenza anche nei compensi, perché è giusto che i cittadini conoscano esattamente i budget, i compensi, i cachet degli ospiti, dei presentatori, di chiunque. Facciamo un discorso di principio, in quanto siamo non contro il servizio pubblico, ma per la sua trasparenza, quindi bollino blu a tutela degli utenti, ma anche bollino rosso per esempio nei telegiornali. Mio figlio ha infatti protestato perché gli impedisco di vedere i film horror vietati ai minori che sa essere finti, mentre al telegiornale ha sentito che un serial killer ha decapitato le sue vittime e giocava a pallone con una testa nel giardino.Pag. 16
  Il problema è che purtroppo anche i TG della RAI sono stati più volte sanzionati per non essersi limitati a esporre i fatti e averli colorati con tecniche da narrativa professionale per incrementare l’audience. Chiedere ai figli della vittima se siano in grado di perdonare l'omicida porta a una exploitation dei fatti di cronaca sicuramente inadatta a un pubblico di minori. Non siamo per la censura e un adulto ha diritto di vedere quello che vuole (violenza, porno), ma i minori vanno tutelati anche nel caso dei telegiornali. Visto che i telegiornali RAI oggettivamente superano spesso i limiti dello sfruttamento commerciale della notizia di cronaca a fini di audience, i minori vanno tutelati.

  PRESIDENTE. Vorremmo chiedervi se vogliate esprimere qualche osservazione specifica sul contratto di servizio, emendamenti da inserire o proposte.

  MARCO RAMADORI, presidente del Codacons. Abbiamo proposte sulla tutela delle persone con disabilità. L'articolo 11 del contratto di servizio riconosce il recepimento della Carta di servizi del Consiglio nazionale degli utenti presso l'AGCOM di cui faccio parte, però la tutela delle persone con disabilità era prevista anche nel vecchio contratto di servizio, ma non viene rispettata. Il punto fondamentale è infatti che anche il precedente contratto di servizio andava bene per molti versi, perché in esso sono indicati i principi di tutela e di rispetto delle minoranze, delle donne, dei minori, degli immigrati, delle confessioni religiose, ma il problema è che queste prescrizioni non vengono rispettate dalla RAI.
  Questo è oggi il fulcro del problema perché, se il contratto di servizio precedente fosse stato rispettato, andrebbe comunque bene. Una normativa specifica, l'articolo 48 del decreto legislativo 177 del 2005, prevede esplicitamente la verifica che il servizio pubblico venga effettivamente prestato ai sensi del contratto nazionale di servizio, tenendo conto anche dei parametri di qualità e degli indici di soddisfazione degli utenti definiti nel contratto medesimo. Sono previste anche le sanzioni: c’è il termine di infrazione, la sanzione fino al 3 per cento del fatturato, addirittura la sospensione dell'attività d'impresa. Tutti voi con i vostri partiti politici denunciate con forza le violazioni del contratto di servizio, ma quando mai è stato aperto un procedimento contro la RAI ? Il servizio pubblico è sacrosanto, ma da una parte c’è l'autorità pubblica, dall'altra un soggetto privato, la RAI, che deve rispettare il contratto di servizio, che è l'accordo tra il potere pubblico e una società privata.
  A questo punto, però, l'adempimento deve essere controllato, perché non ha senso lamentare che la RAI non adempia. Nel 2016 scade la concessione, quindi è giusto bandire una gara pubblica internazionale, per valutare chi sia in grado al meglio di offrire un servizio pubblico, rispettando le prescrizioni indicate nel contratto di servizio della RAI. Questi sono i punti fondamentali, perché altrimenti si rischia di fare un gioco virtuale dichiarando ad esempio che le minoranze religiose non siano perfettamente tutelate, mentre non è vero, perché è comunque un ottimo testo: il problema è che non viene rispettato e il mancato rispetto non porta a nessuna conseguenza concreta per la RAI.
  Noi rappresentiamo i consumatori e all'articolo 2, lettera i) per le associazioni di consumatori utenti c’è l’ obbligo per la RAI di costituire una struttura interna che curi i rapporti con le associazioni dei consumatori riconosciuti dal Ministero, al fine di garantire la parità di trattamento senza alcuna discriminazione, che per qualsiasi motivo possa limitare il libero esercizio dei diritti da parte di dette associazioni nella partecipazione ai programmi.
  Su questo ieri abbiamo ricevuto una telefonata gradita da parte della Commissione, per raccomandarci di non parlare della discriminazione del Codacons all'interno della RAI, che è oggetto di nostre denunce e di esposti, perché il Codacons è oggettivamente discriminato Pag. 17nella programmazione RAI nei confronti di altre associazioni di consumatori legate a partiti politici e sindacati. Naturalmente non ce la prendiamo con queste associazioni che, essendo invitate a partecipare, fanno bene e sono anche competenti, però è una questione di principio: va garantita la turnazione. Questa norma non dovrebbe esserci, ma dovrebbe essere naturale garantire una turnazione. Non voglio approfondire questo argomento perché non è oggetto di questo incontro, ma il Codacons da quando ha iniziato a fare denunce contro la RAI non viene più invitato nei programmi, e questo anche in modo paradossale. Nella puntata di Porta a porta sulla Costa Crociere il Codacons, che è protagonista del naufragio Costa con i suoi periti, non è stato invitato, mentre è stata invitata un'altra associazione molto brava, che però non c'entra nulla.

  PRESIDENTE. Quali associazioni sarebbero quelle che hanno legami con sindacati e partiti ?

  MARCO RAMADORI, presidente del Codacons. Associazioni che rispettiamo come per esempio Federconsumatori che è legata alla CGIL, però noi facciamo una distinzione importante tra associazioni di consumatori e sindacati che svolgono un ruolo importantissimo ma diverso.
  Noi rivendichiamo di essere diversi dalle altre: non siamo legati ad alcun partito, per cui attacchiamo la sinistra, la destra, tutti, però pensiamo di avere il diritto (non nostro ma dei cittadini) di far sentire una voce sgradevole e a volte anche errata, ma indipendente.
  Il Codacons non è un'associazione come le altre perché ha un potere pubblicistico, in quanto ha dei parametri pubblicistici indicati nel codice di consumo (rappresentanza e presenza sul territorio), quindi è inserito nell'elenco delle associazioni rappresentative a livello nazionale presso il MISE. Abbiamo quindi il diritto di agire direttamente contro le banche e le assicurazioni anche senza il mandato di un singolo cittadino, per far cessare i comportamenti lesivi dei diritti dei consumatori, e anche per questo le discriminazioni nei confronti del Codacons appaiono molto gravi.
  Adesso ad esempio è stata creata questa struttura interna, la RAI ci ha convocato, però non è cambiato nulla. Non voglio approfondire questo aspetto, ma esistono normative del contratto di servizio che non viene rispettato come dovrebbe dal concessionario, e questo è gravissimo perché dovrebbe portare a sanzioni che non sono mai state applicate, perché non ho mai avuto notizia di un'istruttoria o di una condanna a pagare il 3 per cento del fatturato neppure davanti a gravi violazioni, denunciate da tutti (partiti politici, associazioni dei consumatori). La RAI non deve godere di alcuna immunità perché svolge un servizio pubblico importante, ma proprio per questo regolato dal contratto di servizio, e oggi non possiamo fingere di ignorare che un'eventuale violazione non avrà alcuna conseguenza per la RAI, come non c’è stata in passato. Ci riserviamo di fornire a breve anche un documento scritto con queste indicazioni.

  MAURIZIO ROSSI. Sono molto contento perché per la prima volta sento parlare di un eventuale bando per l'assegnazione del servizio pubblico, cosa che sostengo da due anni.
  Ribadiamo che il contratto di servizio è assolutamente inesistente e non serve a nulla, e mi fa piacere che lei confermi che non è mai stato rispettato, basti pensare che è scaduto da un anno e siamo in prorogatio. Apprezzo enormemente la volontà del Presidente, ma secondo me arriveremo alla fine di questo contratto a un anno dalla scadenza della convenzione, quindi tutto il progetto deve essere mirato.
  L'esercizio sul contratto di servizio comunque serve, e non sosterrei mai che sia inutile perché è fondamentale per costruire la nuova convenzione, che non è detto sia di RAI anche per normativa europea. Da una parte, infatti, come ha detto il Viceministro Catricalà, deve passare Pag. 18attraverso una legge parlamentare e nessuno può pensare di rinnovarlo alla RAI.
  In secondo luogo, bisognerà ridefinire cosa sia il servizio pubblico nazionale, il servizio pubblico regionale e tutti coloro (giornali, radio, televisioni, siti web) che saranno in grado di fornire servizio pubblico avranno diritto di partecipare ai bandi per multipiattaforma per offrire il miglior servizio al costo inferiore al cittadino, unico obbiettivo da perseguire nella nuova convenzione per i prossimi dieci, quindici o vent'anni.
  Mi fa piacere che lei condivida anche il discorso del bollino blu. Volevo chiederle delle vostre contrapposizioni con la RAI, ma le ha già ammesse, quindi è inutile aggiungere altro.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Ramadori e dichiaro conclusa l'audizione.

Sull'ordine dei lavori.

  ANTONIO FABIO MARIA SCAVONE. Desidero informarvi che nei giorni scorsi avevo spiegato al Presidente della Commissione di vigilanza RAI come la sera prima mi fosse capitato di osservare la celebrazione dell'azienda RAI all'interno di una trasmissione televisiva nella quale mi sembrava mancassero pilastri storici della RAI.
  La cosa particolare che mi ha colpito e che ho il dovere di trasferire a voi nella nostra comune responsabilità è che ho mandato l'interrogazione al Presidente alle ore 16.03 in via informale e alle 18.00 via web: alle 18.40 scendendo dall'aereo ho ricevuto sulla mia mail la risposta della persona che era stata oggetto della mia attenzione.
  Chiederò come si sia proceduto all'interno della Commissione, perché mi sorprende che un'interrogazione presentata in Commissione abbia così immediata risposta e, piuttosto che dal Presidente della Commissione, dal diretto interessato.
  Ho risposto con lo stesso mezzo direttamente dall'aeroporto, poi si è scatenato un contrasto tra i protagonisti di questa querelle, ma ho avuto la sensazione netta di avere toccato inconsapevolmente un filo scoperto.
  Questa mia sensazione viene rafforzata dal fatto che lunedì mattina mi trovo protagonista della prima pagina di Reportime, spazio curato da autorevolissimi personaggi che collaborano con la RAI, in virtù del fatto che mi trovo in giudizio in una vicenda legata alla mia funzione di direttore generale, per la verità vicenda scoppiata a Catania rispetto a un appalto del mio successore direttore generale a due anni dalla fine del mio mandato, non indagato dalla Procura, ma tirato in ballo da una considerazione successiva all'indagine della Procura, rispetto alla quale come tutti i cittadini mi offro al giudizio che affronto con la serenità di chi è assolutamente estraneo.
  Questa immagine dell'imputato di truffa Scavone viene dettagliatamente arricchita dal mio contributo – per la verità marginale – alla Commissione di vigilanza RAI, che forse è opportuno frequentare con maggiore impegno, anche se questo è legato non alla negligenza ma al fatto che in serata ho altri impegni e altre responsabilità, con una scaletta precisa che la mia sensazione di cittadino registra come l'attivazione della macchina del fango, perché il senatore Scavone si è permesso di attaccare un personaggio che probabilmente non andava attaccato.
  Non mi stupirei se nei giorni a venire gli stessi personaggi che gestiscono via web questa informazione utilizzassero questo stile e questi attacchi alla persona grazie al ruolo che ricoprono nel sistema radiotelevisivo.
  Dico questo perché da cittadino prima ancora che da senatore ho provato per la prima volta nella mia vita lo stridere di coincidenze inquietanti (da quelle istituzionali a quelle della comunicazione) e, siccome abbiamo il dovere di vigilare nell'esercizio della nostra responsabilità sulla comunicazione RAI e non solo, era Pag. 19giusto che mettessi al corrente il Presidente e i componenti della Commissione.

   PRESIDENTE. Faccio solo una doverosa precisazione: noi abbiamo inoltrato l'interrogazione del senatore Scavone alla RAI, ma la RAI non ci ha mai risposto ufficialmente in Commissione.
  Bruno Vespa con la direzione di Porta a Porta e il suo staff ha risposto con mail privata che ha inviato per conoscenza anche sulla mia mail privata (non so come l'abbiano avuta).
  Chiaramente indirizziamo i quesiti al direttore generale della RAI che deve risponderci ufficialmente in Commissione, quindi al momento dalla direzione della RAI rispetto al suo quesito non abbiamo avuto risposta. Ho solo visionato per conoscenza sulla mia mail privata la risposta di Bruno Vespa rispetto a quanto è uscito anche sugli organi di stampa, che non ripeto perché mi sembra veramente banale.

  ANTONIO FABIO MARIA SCAVONE. Banale non è, e tra l'altro lei mi offre il destro per procedere a una serie di considerazioni. Intanto mi stupisce constatare come questa cosa sia arrivata immediatamente all'interessato e vorrei sapere quando, come, con che strumento e a che ora la Commissione di vigilanza abbia trasmesso alla RAI l'interrogazione, visto il concatenarsi di minuti rispetto all'interrogazione, e sarei felice se questo si ripetesse in futuro per tutte le altre interrogazioni rispetto alle quali non mi pare che ci siano state questa attenzione e questa tempestività. Mi stupisce però ancora di più ricevere sulla mia mail privata la risposta di una redazione e di un direttore. Lei ha citato il nome del dottor Bruno Vespa, autorevolissimo personaggio della RAI, stimato non solo da me, ma da tutti per il suo contributo dato alla RAI, ma questa volta la tempestività della risposta è pari probabilmente (lo dico da medico) allo stato emotivo che l'ha determinata.
  Della risposta che ho ricevuto sulla mia mail leggo infatti cinque delle dodici righe complessive: «Gentile Presidente e gentile senatore, Pippo Baudo non è stato invitato alla trasmissione sui sessanta anni della RAI non per una dimenticanza, ma perché durante una riunione di una trasmissione sputò addosso a Claudio Donat Cattin».
  Sono rimasto veramente sorpreso, perché scendevo dall'aereo, ho visto questa mail e incuriosito l'ho letta, immediatamente nel pullman che mi portava dall'aereo in aeroporto ho risposto:«Gentile direttore, la ringrazio per la tempestività con cui ha inteso informarmi e apprendo peraltro di un fatto increscioso di cui non ero a conoscenza, ma d'istinto mi viene da sottolineare che il fatto increscioso riguarda un contrasto personale».
  Ovviamente la mail è firmata da Bruno Vespa e anche l'intestazione è della redazione di Porta a Porta da parte di Bruno Vespa. Per l'articolo 94 della Costituzione un dipendente pubblico, come lui e come me che sono capo dipartimento di una struttura sanitaria di ricerca scientifica, ha il compito di servire lo Stato e non sé stesso, quindi chiedo se rispetto a questo tipo di risposta lei, Presidente, intenda assumere una doverosa e formale considerazione.
  Per il resto credo si tratti di una vicenda che non si chiude qui, ma che mi ha fatto comprendere che in un sistema che ha ipertrofie collaterali rispetto all'azienda, come la celebrazione dell'azienda all'interno di una trasmissione (un'azienda organizza un evento di celebrazione, non si affida alla trasmissione) esistono distorsioni che mi hanno molto colpito e che avevo il dovere di trasferirvi.

  PRESIDENTE. Giusto per ristabilire la tempistica, il 9 gennaio alle 14.52 arriva il fax del senatore Scavone con l'interrogazione. Lo stesso giovedì 9 gennaio il quesito viene spedito da questa Commissione alla RAI alle 18.37. Credo che lei in quelle ore abbia fatto un comunicato stampa contestuale.

  ANTONIO FABIO MARIA SCAVONE. Per precisare, ho fatto una comunicazione Pag. 20informale via fax all'ora che lei ha detto e alle 18.12 contestualmente il Gruppo ha inoltrato l'interrogazione in Commissione vigilanza RAI e contemporaneamente alle agenzie.

  PRESIDENTE. Quindi non abbiamo ancora ricevuto una risposta ufficiale della RAI e abbiamo solo una risposta privata.

  ANTONIO FABIO MARIA SCAVONE. Lei dovrebbe dire «non so come mai sia potuta arrivare, io non sono responsabile ma prendo atto che lei l'ha ricevuto».

  MICHELE ANZALDI. La risposta in che forma è arrivata ?

  PRESIDENTE. Via mail e in copia alla mia mail privata. La risposta non è arrivata in Commissione, non abbiamo un atto ufficiale di Gubitosi. È arrivata nel momento in cui, tramite gli organi di stampa, cioè le agenzie, o tramite l'interrogazione, la direzione di Porta a Porta è venuta a conoscenza del suo quesito e, senza aspettare che la direzione della RAI rispondesse alla Commissione, ha risposto in forma privata. Noi però aspettiamo che Gubitosi risponda ufficialmente.

  La seduta termina alle 16.10.