XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Mercoledì 30 ottobre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Calendario dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente del consiglio di amministrazione e del Direttore generale della RAI sul Contratto di servizio 2013-2015:
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Centinaio Gian Marco  ... 3 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 5 
Garofani Francesco Saverio (PD)  ... 6 
Grassi Gero (PD)  ... 7 
Rossi Maurizio  ... 7 
Ciampolillo Lello  ... 8 
Lainati Giorgio (PdL)  ... 9 
Brunetta Renato (PdL)  ... 10 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 11 
Fico Roberto , Presidente ... 12 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 12 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 13 
Fico Roberto , Presidente ... 16 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 16 
Airola Alberto  ... 17 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 17 
Airola Alberto  ... 17 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 17 
Rossi Maurizio  ... 17 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 17 
Centinaio Gian Marco  ... 17 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 18 
Ciampolillo Lello  ... 18 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 18 
Brunetta Renato (PdL)  ... 18 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 18 
Fico Roberto , Presidente ... 18 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 19 
Fico Roberto , Presidente ... 19 
Gubitosi Luigi , direttore generale della RAI ... 19 
Fico Roberto , Presidente ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, qualora sia terminata la seduta dell'Assemblea, sul canale satellitare della Camera dei deputati. Comunico, altresì, che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

Calendario dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che il prossimo mercoledì 6 novembre, alle ore 14, avrà luogo il seguito dell'audizione del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, prof. Angelo Marcello Cardani.

Seguito dell'audizione del Presidente del consiglio di amministrazione e del Direttore generale della RAI sul Contratto di servizio 2013-2015.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione della presidente del consiglio di amministrazione e del direttore generale della RAI, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  Ricordo che, nella seduta dello scorso 23 ottobre, la presidente e il direttore generale avevano svolto le proprie relazioni sul Contratto di servizio per il triennio 2013-2015, al termine delle quali erano intervenuti diversi colleghi per porre domande e richiedere chiarimenti.
  Nella scorsa riunione, ancorché si fossero iscritti, i colleghi Minzolini, Centinaio, Peluffo, Garofani, Lainati, Cuomo e Rossi non erano potuti intervenire per il concomitante avvio dei lavori delle Assemblee di Camera e Senato.
  Cedo quindi la parola al collega Minzolini, facendo presente che la dottoressa Tarantola e il dottor Gubitosi risponderanno alla fine di questi interventi a tutte le domande formulate dai commissari.

  GIAN MARCO CENTINAIO. Innanzitutto, vi ringrazio per la relazione svolta la settimana scorsa, molto dettagliata e che ha toccato anche alcuni argomenti che ritengo interessanti. Mi sono segnato alcuni punti che vorrei trattare.
  Vorrei un commento iniziale sulla dichiarazione della presidente Tarantola a proposito del grande senso di responsabilità nell'approvare il contratto di servizio, come ha dichiarato all'inizio. Mi passi questo commento un po’ ironico: siamo contenti, visto che questo contratto arriva con 16 mesi di ritardo. Doveva infatti essere presentato entro il 30 giugno dell'anno scorso e arriviamo a fine 2013 a trattare di un contratto che copre il periodo 2013-2015, per cui siamo in regime di prorogatio con quello vecchio e non si capisce cosa fare.
  Ritengo fondamentale l'argomento che riguarda il potenziamento delle sedi decentrate. Se n’è parlato in più di un incontro, come ho visto che avete fatto anche nella vostra relazione. In futuro, mi Pag. 4piacerebbe entrare un po’ più nel dettaglio e capire come si possano sfruttare questi sedi decentrate, che in un'ottica aziendale dovrebbero funzionare al 110 per cento, non a percentuali più basse del 100 per cento. Siamo altresì favorevoli alla cosiddetta adozione del bollino nelle trasmissioni. Riteniamo infatti che i cittadini debbano sapere quali programmi siano finanziati con quella tassa impropriamente chiamata canone, cosa si stia guardando esattamente e se è finanziato dalle proprie tasche. A nostro avviso, è importante soprattutto per una televisione che fa servizio pubblico. Ci lascia quindi un po’ perplessi il documento che ci ha inviato qualche giorno fa. L'associazione referente che aveva inviato quella comunicazione in questo momento non ha potere né legislativo né impositivo. Si tratta solamente di un parere, di una proposta pervenuta da un'associazione, mentre ci era stato venduto quasi fosse una prescrizione.
  Inoltre, sempre in relazione al contratto di servizio, avanzerei alcune proposte di modifica, sicuramente in merito alle forme di controllo previste per le attività RAI attuate nelle Commissioni e che vedono la RAI sempre al 50 per cento: si tratta, a nostro parere, di un non controllo.
  Un'altra richiesta di modifica, o perlomeno di trattazione, è quella sulla policy aziendale in materia di genere. Ne ha parlato la presidentessa: a nostro parere, è necessaria per salvaguardare figure femminili e maschili, soprattutto per chi compare in video. La richiesta è di trovare parametri meritocratici, per permettere a chi compie le scelte, di farlo secondo parametri oggettivi.
  Ormai i colleghi penseranno che sono abbastanza ripetitivo, ma a questo punto, visto che chi è arrivato prima di voi non mi ha risposto, spero che almeno voi possiate farlo. Alla luce di quanto scaturito soprattutto in queste settimane, del dibattito intercorso anche in Commissione, vorrei sapere per l'ennesima volta quanto è rispettato il contratto di servizio scaduto e in prorogatio, cioè 2010-2013: ci interessa soprattutto conoscere le ragioni per la parte non rispettata e se sono state attivate tutte le procedure perché lo sia.
  Riteniamo che la trasparenza sia la prerogativa di un'azienda che si è accollata l'onere e l'onore di garantire il servizio pubblico, per cui il termine deve, a nostro parere, comparire nel contratto di servizio. A tal proposito, vorrei ricordare che la legge 14 aprile 1975, n. 103, ultimo comma, autorizza la Commissione a chiedere alla RAI la comunicazione dei documenti ritenuti utili per l'adempimento dei suoi compiti. La legge non pone nessun limite alla richiesta di tali documenti. Nel 2012, per esempio, il presidente Zavoli, con una lettera agli atti, aveva ricordato alla RAI tale obbligo. Vorrei inoltre far presente che, in base all'articolo 4, ultimo comma, della stessa legge tuttora in vigore, la Commissione può chiedere alla RAI indagini ritenute importanti per l'adempimento dei propri compiti. Pertanto, faccio richiesta formale dell'audizione del responsabile dell'ufficio legale RAI perché motivi l'inadempienza degli impegni assunti con la Commissione di far pervenire la contrattualistica a suo tempo richiesta nel periodo in vigore di questo contratto di servizio. Chiedo inoltre al Presidente della Commissione la possibilità di un'audizione con il rappresentante della Corte dei conti nel consiglio di amministrazione della RAI.
  In merito al caso Fazio, ad esempio, vorrei chiedere sia al presidente sia al direttore le motivazioni per cui la RAI non ha proceduto a un audit interno, come per tanti altri casi. Questa è la trasparenza che si sta chiedendo anche alla luce del contratto di servizio.
  Visto che stiamo trattando il prossimo contratto di servizio, e quindi deve esserci estrema fiducia tra chi rappresenta i cittadini e l'azienda, vorrei fare una richiesta di «bilancio» e ricevere una relazione dettagliata dal rappresentante della Corte dei conti in consiglio di amministrazione sulla diffida che la RAI ha inoltrato al ministero per il pagamento di oltre un miliardo di euro risultante dalle eccedenze tra le ore di programmazione di servizio pubblico realizzate dall'azienda RAI e Pag. 5quanto effettivamente incassato con il cosiddetto canone negli anni di riferimento.
  Penso che, prima di votare un contratto di servizio, che ribadisco deve basarsi, a mio parere, su un patto di fiducia tra i cittadini e la RAI, siano necessarie tutte le informazioni di trasparenza possibili per essere sicuri che ciò che votiamo sarà rispettato. Diversamente, non mi sentirò di votare un contratto di servizio di questo tipo.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Intervengo partendo dagli appunti della scorsa settimana, anche se è forte la tentazione di allacciarmi all'attualità, come le dichiarazioni del Ministro Saccomanni in merito a un piano di privatizzazione che riguarderebbe anche la RAI.
  È giusto ricordare che non è in un piano di privatizzazione che si risolverà la questione. Esiste una legge che regolamenta, una concessione e, soprattutto, parliamo di servizio pubblico. Questo è l'alveo all'interno del quale affrontare questa discussione, ricordando anche che un qualsiasi dibattito in questi termini deve prima affrontare e sciogliere il tema del conflitto di interessi in maniera compiuta. Solo dopo, eventualmente, si può discutere se e come privatizzare e di certo non per fare cassa. In ogni caso, credo che questa sia una discussione che riguarda questa Commissione, ma in larga parte ne esula perché riguarda tutto il Parlamento.
  Ritorno alle considerazioni sul contratto di servizio condotte la settimana scorsa dal collega Margiotta, adesso riprese, da un punto di vista diametralmente opposto, dal senatore Centinaio. È stato sollevato la scorsa settimana un punto su cui, secondo me, è utile ritornare, ossia guardare a tutta l'offerta RAI perché tutta deve essere considerata servizio pubblico.
  Il servizio pubblico non è risultante dalla distinzione dei generi. Oltretutto, a una disamina più attenta, come viene fatto anche nel contratto di servizio, nel momento in cui tra i generi predeterminati non compare l'intrattenimento, si opera una scelta che va in contraddizione, per esempio, con i precetti della tanto spesso citata anche in questa Commissione, BBC, le cui parole d'ordine sono quelle che il servizio pubblico abbia il compito di informare, educare e divertire. L'intrattenimento è allora anch'esso elemento essenziale.
  Bisogna pensare al ruolo di servizio pubblico non tanto risultante dalla distinzione dei generi, ma per la qualità. A questo proposito, mi aggancio anche alle considerazioni di questi giorni e di queste settimane di autorevoli costituzionalisti, come il professore Pace. Presidente, credo che su questo tema sia necessario un approfondimento da parte nostra sul cosiddetto tema del bollino, come è stato richiamato anche dal senatore Centinaio.
  Peraltro, abbiamo ricevuto una lettera del direttore generale dell'EBU, European Broadcasting Union, l'organismo che tiene insieme tutte le aziende di servizio pubblico, e per questo da prendere in considerazione. La risposta del Viceministro Catricalà mi ha lasciato stupito. Non solo credo che dobbiamo prenderla in considerazione, ma chiedo, Presidente, che si faccia un'audizione del direttore generale dell'EBU, che tra l'altro offre questa disponibilità nella sua lettera: credo che questo debba essere uno degli elementi del percorso auditivo che ci consentirà di preparare la nostra discussione sul parere da esprimere sul contratto di servizio.
  Aggiungo una considerazione richiamata anche dal senatore Centinaio poc'anzi: anch'io sono stato colpito dalle parole del presidente Tarantola, la scorsa volta, in relazione al fatto che il consiglio di amministrazione ha approvato il contratto di servizio per responsabilità, sottolineando proprio quest'ultimo termine. Ascoltandola, ho avuto l'impressione che quella responsabilità fosse in qualche modo forse anche un po’ obtorto collo.
  Voglio ribadire, nella discussione che stiamo iniziando con il percorso auditivo, che sul contratto di servizio esiste un ruolo di questa Commissione, un lavoro che va svolto e che afferisce alla centralità del Parlamento, il quale deve esprimere il proprio prescritto parere senza dovervi Pag. 6arrivare in alcun modo con una qualunque forma di pressione che preveda un obtorto collo. Dobbiamo svolgere fino in fondo una discussione approfondita, come ho evidenziato, che consenta di esprimere il punto di vista di questa Commissione e del Parlamento sul contratto di servizio.
  Infine, Presidente, credo che non possiamo pensare né vivere il contratto di servizio né possa essere la nostra discussione come un'anticipazione della prossima concessione. Questo contratto di servizio non può essere lo strumento con cui si introducono elementi che afferiscono alla discussione successiva, ma è il completamento della precedente concessione: quindi non può esservi nessuna anticipazione forzata. È stato peraltro il Viceministro Catricalà a parlare qui di un percorso di coinvolgimento, di partecipazione e di ascolto rispetto ai termini del rinnovo della concessione. Il direttore generale ha parlato di coinvolgimento in un progetto RAI 2016. Credo che la strada debba essere proprio quella di un percorso ampio di condivisione, discussione, partecipazione e approfondimento, al termine del quale dovrà essere approvata la legge dal Parlamento sul rinnovo della concessione. Credo sia utile e necessario da subito una discussione in Parlamento. Per questo presenteremo una mozione in Parlamento che affronti da subito il tema del rinnovo della concessione: la Commissione di vigilanza, dunque, ha il precipuo compito della discussione sul contratto di servizio, il Parlamento la competenza di affrontare una discussione di più ampio respiro.

  FRANCESCO SAVERIO GAROFANI. Anch'io voglio ringraziare il presidente e il direttore per le relazioni svolte e per le informazioni che hanno voluto fornirci sul contratto di servizio. Aggiungerò pochissime riflessioni circoscritte, rifacendomi, per altri versi, alle considerazioni avanzate dal senatore Margiotta e dall'onorevole Peluffo.
  La prima riguarda quella che a mio avviso è una lacuna tra le molte cose interessanti e positive che disegnano un profilo importante del servizio pubblico e sottolineano la dimensione sociale e l'attenzione alla dignità della persona, alla specificità femminile, al ruolo della donna. Ho parlato anche con il Viceministro Catricalà del fatto che bisognerebbe inserire il tema dell'integrazione nella missione del servizio pubblico, che non può bypassare questa missione in un momento come questo, col fenomeno dell'immigrazione di rilevanza enorme in tutti i Paesi europei, ma nel nostro ancor di più, come si evince anche dalle drammatiche cronache di queste settimane. Credo che la televisione, la radio, la RAI come servizio pubblico possa fare molto, soprattutto per i minori, e che andrebbe esplicitata e sottolineata questa funzione.
  Ricorre invece in molti degli articoli che definiscono questo contratto quella europea come una dimensione importante da valorizzare ed esaltare. Molto spesso, è citata nella dimensione istituzionale come attenzione al lavoro dell'istituzione e agli statuti: credo che bisognerebbe dar seguito a quest'indicazione, vivendo questa missione in maniera molto più allargata, con grande attenzione anche al fenomeno culturale.
  Siamo tutti impegnati anche politicamente alla costruzione di una nuova identità europea come una missione centrale del nostro impegno, ma questo chiama in causa direttamente il modo in cui partecipa la RAI, che è, come amiamo ripetere, la più importante, la più grande azienda culturale del Paese, per questo sforzo e questa costruzione.
  Al di là dell'impegno, oggi abbastanza visibile sul fronte dell'informazione, forse sarebbe giusto immaginare la possibilità di integrare l'informazione parlamentare inserendo anche il grande capitolo del Parlamento europeo come uno dei fattori centrali di questo impegno della RAI. Credo però che, oltre all'informazione e al lavoro sulle istituzioni, andrebbe approfondito ed esaltato quello sugli aspetti culturali della costruzione di un'identità europea.
  Una domanda più tecnica riguarda lo sviluppo di una considerazione riguardo i generi predeterminati. Mi interesserebbe Pag. 7capire le ragioni della distinzione tra le due reti, delle percentuali, il 70 per cento per Rai 1 e Rai 2 e l'80 per Rai 3. Ho chiesto di quest'aspetto anche al Viceministro Catricalà, che mi ha fornito una risposta un po’ insufficiente, parlando soltanto di una continuità ereditata dal passato. Credo che si tratti di un aspetto che sarebbe utile chiarire.

  GERO GRASSI. La mia domanda è contingente. Come sapete, il Partito Democratico sta svolgendo il proprio congresso. Credo che, ovviamente, la domanda riguardi tutti i partiti, soprattutto quelli che svolgono i congressi. È necessario, all'interno del congresso di un partito, che l'accesso alla RAI e la trasmissione da parte della stessa di eventi che riguardano un congresso di partito rispetti la parità tra i candidati. Credo che la disciplina elettorale debba riprodursi anche in occasione di congressi di partito.
  Pongo il problema perché in questo momento è il PD che sta svolgendo il proprio congresso, ma mi rendo conto che questa è una tematica che, quando fosse disciplinata in un'occasione, varrebbe per tutte le occasioni e per tutti i partiti presenti.

  MAURIZIO ROSSI. Vi ringrazio per la cortesia e il rispetto che sempre dimostrate verso la Commissione. Comprendo anche la difficoltà di portare avanti l'indifendibile, come la situazione della RAI, e desidero oggi formulare comunque alcune osservazioni.
  A proposito del bollino blu, avete concordato il testo del contratto di servizio con il ministero: perché volerlo ridiscutere oggi sulla base di una lettera inviata dall'EBU ? Vi ho scritto anche una lettera in merito, che mi auguro sia stata letta. È riferita proprio alla lettera che vi è arrivata. Io l'ho letta con attenzione e, purtroppo, ritengo che il suo vero significato sia un forte richiamo anche alla RAI. Come l'Europa si procura dei dati economici dell'Italia, l'associazione europea delle tv di Stato sembra preoccupata del modo di interpretare il servizio pubblico in Italia, che mette a rischio, per come utilizza il canone per i programmi che produce, l'intero sistema europeo pubblico televisivo.
  Devo anche dire con correttezza che anche la tanto decantata BBC rischia sul rinnovo del contratto, a dimostrazione che il concetto di servizio pubblico televisivo sta scricchiolando in tutt'Europa. Proprio in un articolo del 26 ottobre sul Telegraph, è scritto che la BBC potrebbe perdere il diritto esclusivo del canone se non modificherà l'attuale cultura di segreti, spazzatura e notizie sbilanciate. Il Governo inglese considererà se la BBC potrà continuare a ricevere l'intero ammontare del canone quando la convenzione scadrà.
  Tornando al bollino blu previsto nel contratto di servizio e alla nostra attenzione, anticipo un dato della consultazione pubblica che ho promosso proprio sul sito cambiamolarai.it. Alla domanda se i cittadini comprendano quali programmi siano pagati con il canone e quali no, il 93 per cento risponde di non comprendere: non ritiene necessario, signor presidente, proseguire per la strada già segnata con il bollino e concedere chiarezza agli utenti, proprio in questo periodo antecedente alla scadenza della convenzione ? Lo facciamo negli ultimi tre anni prima di arrivare al 2016.
  Quanto al tema pubblicità e del canone, nelle sue dichiarazioni, ci ha illustrato il sistema europeo misto tra canone e pubblicità, ma non è stato chiaro su quanto ammonti negli altri Paesi il ricavo da canone e quello da pubblicità o, almeno, era scritto talmente piccolo che, sinceramente, non si leggeva. Io ero seduto in fondo.
  Non mi pare comunque che alcun Paese abbia una TV pubblica che raccoglie così tanta pubblicità come la RAI in Italia. Si dice addirittura che, in confronto di certi Paesi, possa essere di 6-7 volte superiore. Sarebbe molto interessante quindi conoscere effettivamente il rapporto in ogni Paese e disporre di questo dato.
  In ogni caso, sappia che, sempre dalla consultazione che stiamo portando avanti sul sito cambiamolarai.it, risulta che l'81,5 Pag. 8per cento di coloro che hanno compilato il questionario ritiene che la RAI non dovrebbe avere sia il canone sia la pubblicità. Ritengo che nel contratto di servizio dovremmo inserire un limite anche agli sconti possibili alla RAI sul mercato della pubblicità. Non è possibile pensare che l'aiuto di Stato, non considerato tale proprio perché deve svolgere il servizio pubblico, crei invece una concorrenza sleale su tutto il mercato nazionale. Di questo, eventualmente, parleremo quando affronteremo altri punti da inserire nel contratto di servizio attuale.
  Mi permetta anche di osservare che sarebbe opportuno che si rispondesse a tutte le interrogazioni. Lo chiedo anche al Presidente Fico. Ho formulato alcune interrogazioni alle quali non ho ricevuto risposte e non voglio pormi il problema di cosa fare nel caso in cui non si risponda a un'interrogazione. Valutate voi, ma non sono possibili corrette valutazioni anche sul futuro della RAI se non si è a conoscenza di alcuni dati fondamentali.
  Presidente, lei abbia il coraggio di passare a una RAI diversa. Piccoli cambiamenti non cambiano nulla. Sta cambiando il mondo, i problemi in Italia sono enormi: pensiamo a un vero cambiamento radicale, che salvi anche l'azienda. Si accetti di parlare di privatizzazione, parziale o totale. Non vi si guardi come a una situazione grave. Credo che siano opportune tutte le valutazioni del caso. Non si pensi che la RAI possa assorbire tutti i ricavi pubblici e quelli pubblicitari in forte parte del mercato nazionale. Si consenta al resto del mondo dell'informazione del Paese e alle decine di migliaia di dipendenti di tutti i media, carta stampata, web, radio, tv, di avere un futuro. Il contratto del 2016 sarà importante per questo. Credo che la libertà di informazione viva solamente grazie alla pluralità della stessa. Il diritto del lavoro deve essere rispettato per tutti e non solamente per chi lavora in RAI, che deve essere comunque rispettato, chiaramente, per le posizioni che si andranno ad assumere col contratto 2016.

  LELLO CIAMPOLILLO. Illustrissima presidente Tarantola, in sede di audizione presso la Commissione VIII, in data 25 ottobre ultimo scorso, il Viceministro Catricalà, su mia espressa interrogazione relativa alle perplessità scaturenti dal rappresentato stanziamento di 10 milioni per il 2014 e 10 milioni per il 2015 previsto all'articolo 9, comma 22, del disegno di legge di stabilità per la proroga dalla convenzione tra il Ministero per lo sviluppo economico e il Centro di produzione spa, Società editrice di Radio Radicale, ha riferito che Radio RAI attraverso GR Parlamento non è in grado di offrire un adeguato servizio di trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari, non riuscendo a coprire l'intero territorio nazionale con gli attuali 70 impianti di cui dispone. Per tale ragione dunque lo Stato sarebbe chiamato annualmente a spendere, per il prossimo biennio, in modo a mio parere a dir poco non condivisibile, l'ingente somma di 10 milioni di euro per sovvenzionare Radio Radicale al fine di ottenere il medesimo servizio che dovrebbe, invece, rendere Radio RAI, grazie anche al canale pubblico corrisposto annualmente dai cittadini.
  Orbene, la situazione è quanto meno grottesca, se si pensa all'importante struttura pubblica anche di redazione giornalistica riferibile a Radio RAI e alle enormi spese sostenute dallo Stato nel corso degli anni anche per acquistare uno svariato numero di frequenze da parte di privati con modalità e costi probabilmente meritevoli di opportuna verifica.
  Tanto premesso, le chiedo se è vero che Radio RAI tramite GR Parlamento non è in grado di offrire un adeguato servizio di trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari. In caso affermativo, quali sono le ragioni per cui Radio RAI non è a oggi in grado di offrire tale servizio tramite GR Parlamento, tanto da costringere lo Stato a un costo ulteriore di 10 milioni di euro annui in favore di Radio Radicale ? Quali iniziative la presidenza ha assunto per rendere immediatamente adeguato tale servizio e giustificare dunque l'esistenza stessa e i costi di GR Parlamento non solo Pag. 9di redazione e personale, ma anche di acquisizione di frequenze di impianti ? Quali sono, nello specifico, gli impianti in possesso di Radio RAI per GR Parlamento e le ragioni, sul piano tecnico, che determinerebbero l'asserita incapacità del sistema pubblico di coprire l'intero territorio nazionale al fine di trasmettere le sedute parlamentari ?
  In ogni caso, la invito cortesemente a predisporre ad horas tutte le verifiche necessarie e ad adottare ogni più opportuno provvedimento al fine di porre rimedio a tale situazione a mio parere del tutto inaccettabile e non decorosa per il nostro sistema radiotelevisivo, oltre che gravissima sul piano dell'inutile dispendio di risorse pubbliche dei cittadini.

  GIORGIO LAINATI. Ringrazio anche io la presidente e il direttore generale per l'illustrazione svolta nella scorsa seduta. Non ho alcuna difficoltà a rilevare, avendo assistito ad analoghe performance, dal presidente Zaccaria agli ultimi presidenti e direttori generali, che è molto apprezzabile quanto avete illustrato alla Commissione di vigilanza. Su certi aspetti, non ho difficoltà neanche a sottolineare una certa discontinuità e un notevole impegno dei vertici dell'azienda per la gestione di una realtà così affascinante, ma veramente molto difficile da governare, come il servizio pubblico.
  L'intervento del collega Grassi mi ha fornito l'opportunità di richiamare la vostra attenzione e quella dei colleghi presenti su un argomento – mi fa piacere che il senatore Bonaiuti sia presente, perché con lui ci siamo impegnati nella parte finale della scorsa legislatura in questa sede sulle vicende che l'onorevole Grassi ha citato – perché è oggettivamente verissimo che il Partito Democratico si avvia a questo confronto tra molteplici candidati ed è giusto il richiamo al servizio pubblico.
  Voglio ricordare a me stesso e a tutti noi che, nel novembre dello scorso anno, in occasione di un analogo confronto che vide contrapposto il sindaco di Firenze e l'onorevole Bersani sul fronte delle televisioni commerciali e del servizio pubblico, ci fu un notevole impegno a illustrare le scelte di ciascuno dei candidati.
  Ricordo che Sky organizzò un confronto all'americana e, su iniziativa del direttore generale e del presidente, anche la RAI scelse un'analoga formula divulgativa: fu obiettivamente un gran bel programma in prima serata, molto bello anche dal punto di vista della fotografia e delle luci. Era molto simile a un programma all'americana, con i due competitor e uno scranno moderno con la scritta RAI che si confrontavano. Tutto questo va benissimo.
  La posizione della mia parte politica, che può essere letta in senso negativo, è che in un'assenza prolungata dell'apparizione in video illo tempore del Presidente Berlusconi, il quale all'indomani della nascita del Governo Monti scelse di non partecipare a programmi di approfondimento, vi fu l'avvio della campagna elettorale, come loro ricorderanno benissimo, e un giudizio da parte del centrosinistra molto negativo nei confronti di quest'impegno del Presidente Berlusconi. Sia il senatore Bonaiuti sia il sottoscritto avemmo modo di replicare, facendo notare che, nella fattispecie, quando nell'arco di quei 30 giorni ci fu la campagna per le primarie del Partito Democratico, nulla avevamo contestato e nulla osservato sull'impegno del servizio pubblico e delle altre televisioni per dare divulgazione a un importantissimo evento di carattere politico che riguardava una delle più importanti e autorevoli forze politiche del Paese. La tutela del pluralismo e di tutto quanto ruota intorno a esso è uno dei punti fondamentali del lavoro che il sottoscritto svolge in questa Commissione da molti anni nelle forme più disparate.
  Vorrei citare all'uopo una frase del presidente dell'Agcom Cardani, che ebbe a dire, a proposito della questione del bollino e delle identificazioni dei programmi – il Presidente Fico lo ricorderà perché è accaduto in questo luogo – che, se da un lato un obiettivo rilevante era quello di assicurare la massima trasparenza nell'allocazione di un finanziamento pubblico quale oggettivamente è il canone, dall'altro Pag. 10obiettivo non meno importante era di garantire valori quali la libertà di espressione, il diritto di replica e il pluralismo attraverso il contenuto dei programmi del servizio pubblico.
  Presidente, direttore, a mio avviso, questo è il punto forse centrale. Il mio auspicio è che non si debba sempre, Presidente Fico, dover ricorrere a iniziative per ottenere quello che Cardani ricordava essere un elemento cardine del servizio pubblico, gli spazi dovuti a tutte le forze politiche, in particolare a quella che ho l'onore di rappresentare in questo momento, così come alle altre.
  Il collega Peluffo ha giustamente ricordato l'importante dichiarazione del Ministro dell'economia, ma vorrei ricordare, a questo punto, che nella legge n. 112 – mi fa piacere che ci sia colui che le ha dato il nome, presidente Gasparri, stiamo per «festeggiare» il decimo anniversario di vita di questa norma – è presente un aspetto che avrebbe rappresentato un inizio di parziale privatizzazione. La legge infatti prevedeva il passaggio parziale alla forma di public company e voglio in qualche modo rivendicare, avendo in quella legislatura, insieme agli altri colleghi presenti, partecipato alla realizzazione, alla discussione e alle votazioni su quella legge che fu durissimamente contrastata dal centrosinistra, che vi fu comunque la grande intuizione di proporre quello che ho appena ricordato. L'argomento della privatizzazione o semiprivatizzazione del servizio pubblico resta dunque un elemento molto importante.
  Quando, nella scorsa seduta, il presidente del gruppo di SEL, Migliore, contestò in qualche modo l'evoluzione verso questa rappresentazione visiva del bollino, contestò proprio il fatto che il servizio pubblico non può essere diviso tra la parte commerciale e quella del servizio pubblico. Sostanzialmente, l'onorevole Migliore non faceva altro che mettere un po’ a fuoco il problema dei problemi, del quale dibattiamo da tantissimo tempo, ma ripeto che, siccome un ruolo fondamentale nel presente è svolto dalla legge n. 112, dobbiamo anche essere corretti e dare una lettura generale di questa legge. Certamente, l'evoluzione verso una possibile privatizzazione è un elemento di grande rilevanza politica, sociale e culturale di questo Paese. Se non erro, anche il presidente del gruppo parlamentare al quale appartengo, l'onorevole Brunetta, ha più volte evidenziato quest'eventualità, della quale sicuramente ci sarà modo di discutere. Mi sembra di capire che il capogruppo del PD abbia anche annunciato una mozione alla Camera su questi argomenti. Certamente, avremo modo, Presidente Fico, di approfondire una prospettiva di questo tipo.
  Rimane il fatto che una prospettiva del genere vada anche collegata in qualche misura all'appuntamento del 2016. Al contrario, però, di opinioni diverse, ho reputato l'affresco che avete delineato nella scorsa audizione assolutamente da sottolineare. È stato infatti abbastanza completo e condivisibile per molti aspetti. Per altri, ovviamente, dovremo approfondire e potremo farlo nell'arco delle settimane a venire. Sono tra quelli che hanno sempre contestato una mancanza di controllo su tante spese legate a eventi particolari che non riguardano solo la questione dei cachet, ma devo dare atto di alcune azioni a questo vertice aziendale. Trovo ancora folle quanto accadde, se non sbaglio nel 2007, quando l'azienda pagò a John Travolta per la sua partecipazione al Festival di Sanremo, una cifra sui 6-700.000 euro solo perché era vestito da pilota d'aereo dicendo una marea di banalità. Cose del genere, nella misura in cui è possibile, vi sarei molto grato se fossero evitate, ma su tantissimi aspetti della quotidianità e della vita dei vari settori dell'azienda si stanno accendendo dei riflettori, Presidente Fico, mentre prima erano totalmente al buio. Il solo fatto che si accendano le luci e si effettuino i controlli è, a mio avviso, di grande rilevanza: è estremamente importante che questo stia accadendo.

  RENATO BRUNETTA. Mi scuso per questo secondo brevissimo intervento. D'altra parte ieri 29 ottobre 2013, è stato convertito al Senato in terza lettura il Pag. 11decreto-legge 31 agosto 2013, n. 101, il quale, oggi legge, all'articolo 2, comma 11, prevede che, per la società concessionaria del servizio pubblico generale radiotelevisivo, vi sia l'obbligo della pubblicità relativamente ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo, previsione già contenuta nella precedente normativa e incorporata nel contratto di servizio tuttora vigente in regime di prorogatio, ma con qualche genericità. Il comma del decreto-legge approvato ieri, l'11 dell'articolo 2, chiarisce quindi che per la RAI è introdotta una disposizione specifica, cioè che la comunicazione deve essere relativa ai singoli rapporti di lavoro dipendente o autonomo, in contrasto con quanto previsto dall'attuale bozza del contratto di servizio e anche con quanto ci ha illustrato il Viceministro Catricalà.
  Pertanto, chiedo al Presidente Fico di vigilare perché sulla bozza del contratto di servizio sia inserito, ovviamente, l'obbligo previsto dalla legge approvata ieri e che non ci siano ulteriori deroghe al rispetto della legge, come è avvenuto nell'attuale contratto di servizio, che ha disatteso una legge già vigente con mille cavilli e mille interpretazioni. In ogni caso, vigileremo tutti insieme perché la legge approvata ieri al Senato sia immediatamente applicata nel contratto di servizio di cui si sta parlando, che quindi sia avvalorato l'attuale contratto di servizio del regime di prorogatio e che si dia immediata attuazione alla trasparenza, come da me da tempo richiesto. Mi scuso ancora per quest'integrazione.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Alcune domande sono state rivolte specificamente a me, ma ci alterneremo col direttore generale perché molte riguardano gli aspetti più tipicamente gestionali.
  Partirei dal tema che mi sembra sia stato toccato da molti senatori e deputati dell'identificabilità dei programmi finanziati con il contributo del canone. Nella mia relazione della scorsa audizione, non ho detto qualcosa in contrario. Mi sono limitata a raccontare un po’ quanto avviene negli altri Paesi, mediante un confronto, e a spiegare che, su questo tema, all'interno del consiglio di amministrazione vi è stato sicuramente un ampio dibattito per vari motivi. Questa specifica riconoscibilità ha infatti un impatto di tipo amministrativo, qualche difficoltà di applicazione. Soprattutto, tutti programmi della RAI, in quanto concessionaria, sono di servizio pubblico. Mi permetto di citare un esempio forse un po’ banale, ma la legge prevede – non noi – che la RAI abbia un finanziamento misto, in parte per canone e in parte con la pubblicità. È come se avessimo una tanica riempita da due rubinetti, canone e pubblicità: in questa tanica l'acqua è una sola, poi ha a sua volta 3, 4 o 5 rubinetti, che alimentano – banalizzo – ad esempio la cottura della pasta o l'igiene personale, tutte cose necessarie per la gestione della famiglia, e quindi per svolgere l'attività di servizio pubblico.
  Al limite, dovremmo usare la seguente definizione: programma finanziato con il contributo del canone a tutti. Per tutti infatti produciamo, come ritengo che dobbiamo assolutamente fare – su questo, sono pienamente convinta, ma tutta l'azienda lo è – programmi di servizio pubblico. L'onorevole Peluffo richiamava la questione dell'intrattenimento: dobbiamo mirare a un'alta qualità, avendo in mente che la nostra programmazione si rivolge all'intera cittadinanza italiana e non solo a una parte. Credo che proprio il fatto di arrivare a tutti e di garantire un certo tipo di qualità sia veramente una cifra del servizio pubblico, su cui bisogna continuamente lavorare con molta attenzione.
  Ciò premesso, però, il Consiglio ha discusso, approfondito ed esaminato i temi che ho richiamato: siccome però ci è stato detto che questa era una forte esigenza dei cittadini e che era importante per fornire loro maggiori informazioni e siccome, onorevole Rossi, abbiamo senso di responsabilità, non vogliamo metterci a fare le lotte e non abbiamo nulla da nascondere: abbiamo accettato. Nel momento in cui accettiamo, applicheremo quest'orientamento. Pag. 12Mi consenta, però, di precisare attraverso quale iter siamo arrivati a questa decisione.
  Lei ha anche fornito le percentuali di un sondaggio condotto attraverso una sua società e si discute tantissimo del fatto che i cittadini non sanno come sia utilizzato il canone: ricordo che pubblichiamo sul nostro sito non solo il bilancio annuale dell'azienda, dove si dà conto di come abbiamo speso i fondi, ma anche il bilancio della cosiddetta contabilità separata. Quest'ultima è calcolata sulla base delle indicazioni dell'Agcom, la quale ci dice quali sono i programmi cosiddetti dell'allegato A e quelli dell'allegato B, come dobbiamo ottenerla. Ci atteniamo strettamente a queste modalità, come il fatto stesso che dobbiamo avere sulla contabilità separata la validazione di una società di revisione, come puntualmente avviene. Questa contabilità separata, che dà conto dell'uso specifico del canone con riferimento alla programmazione definita ed elencata nell'allegato A, è pubblicata sul sito della RAI. È anche ripresa nella relazione al Parlamento dell'Agcom e comprende l'elenco di tutti i singoli programmi che sono parte dell'allegato A e che sono finanziati dal canone. Non è vero quindi che non forniamo informazioni. Basta consultarle. Esistono e danno conto di tutto questo. È da questa contabilità separata che emerge che il canone non è sufficiente a coprire i programmi singolarmente elencati secondo le decisioni dell'Agcom. La differenza tra quanto spende RAI, quindi l'utilizzo del canone, che non basta, e di parte della pubblicità per produrre quei determinati programmi di cui all'allegato A, nel tempo ha costituito un credito di RAI nei confronti del ministero, che si è ritenuto di non iscrivere mai in bilancio. Questa è la situazione che ho trovato e così abbiamo continuato a regolarci. Oltretutto, è scarsissima la probabilità che possa essere incassata. Si dà conto però ai cittadini del fatto che l'uso del canone va tutto per programmi cosiddetti predeterminati, per la produzione dei quali si utilizza anche una parte della pubblicità.
  Altro tema è quello della trasparenza. Non ho consultato il direttore generale, l'onorevole Brunetta ci ha fornito quest'informazione aggiuntiva in questo preciso momento, ma credo di poter affermare che tutto ciò che è per legge stabilito sarà, per definizione, osservato.
  Per quanto riguarda lo stato attuale, riteniamo di non essere inadempienti. Cito altri, non me stessa, non RAI, ma il comma 8 dell'articolo 27 del contratto di servizio, che stabilisce che la fattibilità e la modalità di applicazione delle disposizioni previste dal comma 7, per il quale dobbiamo pubblicare i dati, sono stabilite nell'ambito della Commissione paritetica di cui all'articolo 29, entro 90 giorni dall'entrata in vigore del Contratto.

  PRESIDENTE. Su questo punto devo fare una precisazione: ho consultato i verbali, la Commissione paritetica si è riunita e, tra i vari punti all'ordine del giorno, c'era di trattare anche quello degli stipendi. L'hanno rimandato alla fine riunione, ma non si è mai più riunita. Fino a oggi, questa è la storia della Commissione paritetica, che doveva stabilire le modalità di attuazione del comma e articolo precedente.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Cito inoltre quanto è stato scritto con riferimento all'applicazione, appunto, dell'articolo 27, settimo comma, del contratto di servizio dall'Agcom, l'autorità cui è affidato il compito di verificare che il servizio pubblico radiotelevisivo sia effettivamente svolto in conformità alle disposizioni previste nel testo unico del Contratto di servizio. A pagina 394 della relazione Agcom per il 2013, si legge: «...la Commissione paritetica alla quale la RAI si è rivolta, come da previsione contrattuale, per individuare la fattibilità e le modalità operative necessarie a dare esecuzione all'obbligo di pubblicazione, dopo aver esaminato i pareri resi dall'Autorità garante per la protezione dei dati personali e dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato – che si sono espresse per profili di competenza sulle criticità Pag. 13sorte in relazione al quadro normativo di riferimento – è pervenuta all'attuale formulazione della norma, eliminando il riferimento alla pubblicazione, nei titoli di coda dei programmi, dei singoli compensi dei conduttori, degli ospiti e degli opinionisti». Mi limito a citare queste fonti che non sono RAI per spiegare che, per quanto ci riguarda, attraverso una puntuale osservanza di quest'indicazione, non riteniamo di essere stati inadempienti.
  Credo che sulle altre domande che sono state rivolte anche a me sia, però – semmai interverrò in un secondo momento ancora – soprattutto il direttore generale a dover fornire alcune indicazioni. Sulla privatizzazione, siamo oggetto passivo, non attivo, quindi ci atterremo alle decisioni che il Parlamento e il Governo prenderanno per la RAI.
  Per il momento, pensiamo di poter dire che stiamo facendo quello che sta a noi fare, ossia cercare di gestire correttamente l'azienda, intervenire sulle aree di miglioramento, portando avanti, appunto, un processo di ristrutturazione e di riassetto gestionale ed economico. Ciò sta avvenendo con grande determinazione, come dicevo al Presidente Fico, forse con un passo apparentemente lento, ma che ha una meta ben presente. Il passo del montanaro è vincente quando la meta è molto alta e impegnativa. Il passo del velocista, purtroppo, quando si sale, può far cadere o fermarsi e non vogliamo fermarci, ma raggiungere questa meta. Le aree su cui stiamo intervenendo vi sono state rappresentate. Il direttore generale vi ha presentato i 12 cantieri, tutti in fase direi abbastanza avanzata di realizzazione o che, comunque, stanno lavorando intensamente.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Andrò in ordine delle proposizioni delle osservazioni.
  Il senatore Margiotta e l'onorevole Migliore hanno richiamato il tema del bollino. Credo che l'onorevole Marazziti, l'onorevole Migliore e il senatore Gasparri concordassero più o meno sulle necessità di recupero del canone con differenti sfumature. Su questo tema saremo propositivi, ma compete al Governo e al Parlamento. Qualunque azione di recupero, modifica o simili rientra tra le attività governative e parlamentari, non tra quelle della RAI.
  Allo stesso modo, in relazione all'ipotesi dell'onorevole Marazziti, secondo cui è auspicabile l'abolizione della Commissione di vigilanza, non riteniamo opportuno commentare.
  Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Brunetta sulla trattativa con Crozza, che chiedeva come mai fosse saltata la trattativa dal momento che la RAI era tanto favorevole, purtroppo, non è dipeso dalla RAI. Saremmo stati molto intenzionati a continuare la discussione ma a un certo punto Crozza, per i motivi di cui abbiamo parlato, ha preferito non continuare e accettare l'offerta di La 7.
  Per quanto riguarda la qualità dei programmi e il pluralismo dell'informazione, in particolare il senatore Airola ha denunciato una discriminazione ai danni del Movimento 5 Stelle. Evidentemente, sarà nostro assoluto obiettivo evitare che vi sia discriminazione non solo nei confronti del Movimento 5 Stelle, ma nei confronti di alcuno. Una delle pietre miliari della RAI deve essere per definizione mantenere il pluralismo.
  Lei ha anche richiamato la scelta di delocalizzare per la fiction su Olivetti. In realtà, alcune scene sono state girate nell'Europa dell'est, ma ciò è accaduto prima del divieto che abbiamo imposto adesso. Dal piano 2013 è vietata la delocalizzazione all'estero se non per motivi artistici. Se fosse stata girata adesso, Olivetti sarebbe stata girata magari a Ivrea e non in altri Paesi. Condividiamo quindi la sua osservazione. Approfitto per precisare che Olivetti è stata un bell'esempio di come si possano passare dei messaggi importanti nonostante sia stata una giornata molto affollata di programmi interessanti, inclusa la partita in un momento in cui il calcio fa molta audience. Quasi il 25 per cento degli spettatori ha guardato una fiction e non era ovvio. Più di 6 milioni 300.000 persone hanno guardato Olivetti e Pag. 14questo è uno degli esempi di fiction che vedrete, con messaggi belli e importanti.
  Per quanto riguarda l'offerta internazionale, l'onorevole Marazziti auspicava un potenziamento: siamo assolutamente d'accordo. È partito un nuovo palinsesto dal 1 ottobre e ne vedremo i risultati. Ai 12 cantieri ne aggiungeremo un altro, quello dell'internazionale. La nostra proiezione internazionale infatti deve essere sicuramente rafforzata. Credo che dovremo aggiungere il nuovo punto di attenzione della presenza della percezione internazionale, a maggior ragione in un momento in cui, con alcune manifestazioni come l'Expo, diventa molto importante spingere sull'estero.
  Il senatore Centinaio chiedeva del potenziamento delle sedi decentrate. Io le chiamo regionali più che decentrate. Non mi piace una contrapposizione tra centro e periferia: oltretutto, dobbiamo lavorare a rete, come si dice ora, l'idea è di specializzare i centri di produzione su base tematica. La RAI è ancora molto organizzata in modo verticale, per reti e per canali. Il futuro, a partire dal web, è orizzontale, per tematiche. È difficile da prevedere quando questo avverrà, ma la tendenza appare abbastanza netta, per cui l'idea è di potenziarle e, per la verità, sta già avvenendo. Evidentemente, i problemi di saturazione che abbiamo illustrato come esame del piano industriale sono stati, in qualche modo, già affrontati.
  Esiste un tema importante di investimenti e di ammodernamento di queste sedi. A Torino, ad esempio, sta già avvenendo. Torino e il Piemonte infatti rappresentano un esempio virtuoso di come si gestisca il rapporto con l'audiovisivo sul territorio. Ho avuto già modo di illustrarlo e non voglio mancare di rispetto ad alcuna regione, ma mi piace pensare che la città e la regione stiano mostrando grande attenzione all'audiovisivo non solamente per quanto riguarda la RAI, ma in generale, appunto, con una film Commission che funziona molto bene, con un'attenzione del sindaco e del presidente della regione e degli assessori al settore. Ci stiamo muovendo verso una nuova sede a Torino, risolvendo il problema dell'amianto. Quella è una regione in cui si è manifestato un comportamento virtuoso.
  Adesso, stiamo cercando di fare la stessa cosa anche a Milano, dove si è avviato un dialogo, assente in passato, anche con sindaco e presidente della regione. Siamo convinti che questo ci porterà a trovare una nuova localizzazione per la RAI nella città, maggiore attenzione al territorio. Direi quindi che per quanto ci riguarda l'essenza del servizio pubblico, in Italia e in tutti i Paesi in cui c’è il servizio pubblico, è la presenza del territorio e regionale. Non ce n’è uno al mondo e, evidentemente, come sottolinea la presidente, non è compito nostro commentare sul futuro, ma posso dire senza esprimere giudizi di valore troppo espliciti che non esistono i servizi fatti un po’ a pezzi: il servizio è regionale, funziona con la notizia del territorio. Quando cito Milano, mi riferisco anche alla Lombardia, ma anche alla Puglia, alla Sardegna: esistono tante Lombardia che vanno raccontate. La differenza dell'Italia rispetto ad altri Paesi è anche data dalla varietà di ricchezze offerte dal territorio. Queste devono tutte far parte del racconto della RAI. Per quanto ci riguarda quindi c’è una grande attenzione alle sedi e non vi è alcuna intenzione di depotenziarle.
  Quanto alle risorse umane, il piano esuberi, di cui ho parlato in passato, si sta completando. Con quest'anno, le 600 uscite sono per la stragrande parte già avvenute e non c’è un'idea di ridurre il peso di nessuna sede regionale.
  Chiedeva anche informazioni sulle commissioni paritetiche e fossero al 50 per cento. Francamente, non lo so neanche io. Come nel caso del Viceministro Catricalà, anche noi abbiamo ereditato alcune questioni. Immagino siano chiamate paritetiche e si parli di Contratto di servizio e non di mandato o di altre forme giuridiche in quanto si ipotizza di mantenere una certa autonomia dalla politica e dal Governo. D'altra parte, pensiamo anche a come nasce il canone, negli anni Trenta, quando si decide in Inghilterra di creare la BBC e la si vuole rendere indipendente dalla Pag. 15politica. Per ottenere questo scopo, tutte le forze politiche concordarono una forma di finanziamento indipendente, il canone, per cui i cittadini pagano direttamente la BBC e non per il tramite della fiscalità generale.
  Da qui deriva anche una serie di autonomie e, in qualche modo, anche quella del Contratto di servizio, che è sui generis. Esso infatti è tra un ministero che controlla e il controllato, per cui il controllato mantiene un'autonomia, ma evidentemente relativa, eppure può esprimere il suo parere. Potrebbe non firmarlo se il consiglio di amministrazione ritenesse che non difende sufficientemente l'azienda. Non dovrebbe farlo. La Commissione paritetica è concepita in modo da non imporsi, altrimenti non servirebbe e arriverebbe dal ministero l'ordine di fare in un certo modo. Debbono essere Governo e Parlamento a dirci cosa fare. Credo che l'idea non sia quella di ridurre l'autonomia della RAI, ma al limite di renderla più lontana dal suo recente passato. Il concetto di paritetico da un controllo politico diretto è, a mio avviso, la ragione delle Commissioni paritetiche per arrivare a un consenso. Non credo si tratti di arrivare a un'imposizione.
  Per quanto riguarda i parametri meritocratici, per definizione una delle prime cose che abbiamo spiegato è che sostenere che ne servono di oggettivi e riscontrabili è un po’ come sostenere che, per usare un programma non più nostro, anche Miss Italia deve essere eletta con criteri oggettivi. Alla fine, c’è sempre un giudizio di valore. L'abilità del manager è anche di saper scegliere i collaboratori.
  A proposito del responsabile legale, credo che sarebbero inappropriate certe richieste ai singoli manager, in qualche modo facendo pressione anche involontariamente sulla struttura. Credo che il presidente e io siamo responsabili delle scelte. Si tratta di temi del passato, allora andrebbero auditi i direttori generali e i presidenti del passato; le decisioni finali sui temi rilevanti sono prese dal management. Ovviamente, la Commissione decide in piena autonomia, ma non troverei corretto sentire il singolo manager sulle ragioni di certe scelte.
  Per quanto riguarda l'onorevole Peluffo, non commentiamo sulla privatizzazione, nel senso che non spetta a noi. Preferiamo concentrarci sul 2016, sul rinnovo della concessione. È evidente che questo sarà un tema che, a mano a mano che ci avvicineremo, diventerà sempre più rilevante e il contratto di servizio è in qualche modo in continuità.
  Anche le diverse percentuali per le due reti, onorevole Garofani, in realtà nascono dal passato. Era così negli altri contratti di servizio. Credo che dipenda dal fatto che Rai 3 tende a proporre più programmi di informazione, quindi in qualche modo ha sancito una situazione esistente: non esiste un altro criterio per la differenziazione.
  Per quanto riguarda l'integrazione, ricordo che le nostre linee editoriali erano state intitolate l'anno scorso per il piano della fiction «Nessuno escluso», appunto in quanto l'integrazione del Paese in genere è una delle linee editoriali, far sì che si dia attenzione ai valori che uniscono. Sono d'accordo con lei che non siamo sufficientemente attenti e che dovremmo aumentare la programmazione sull'Europa. È un tema che ci stiamo ponendo. È, per inciso, tra le raccomandazioni che il consiglio d'amministrazione mi ha fatto e che devo fare, a mia volta, alle reti. Dovremo implementare, soprattutto in vista del Semestre europeo, una maggiore attenzione e presenza sull'Europa. In qualche modo, così come abbiamo le sedi regionali, dovremo anche integrarci a monte all'interno dell'Europa, nel senso di comprendere di più nella nostra programmazione ciò che vi avviene, ivi compreso quanto viene all'Europarlamento. È dunque un tema che ci stiamo ponendo e che condivido sia importante.
  L'onorevole Grassi e, in maniera diversa, l'onorevole Lainati hanno posto il problema importante di come dobbiamo regolarci per le primarie di un partito. In realtà, vorrei quasi rigirarvi la domanda. Siete una Commissione di indirizzo e dovreste fornire, appunto, degli indirizzi. Pag. 16Parte dei problemi avuti con le richieste di equilibrio dell'Agcom nascono, probabilmente, anche dal fatto che l'anno scorso il PD ha fatto votare per le primarie, e quindi ovviamente è stato ritenuto di interesse per alcuni conduttori averne i protagonisti. Come ricorderà il senatore Gasparri, avevamo parlato anche delle primarie del PdL, si parlava della stessa copertura e, anzi, a un certo punto anche di primarie regionali o macroregionali, che poi non ci sono state. Adesso, abbiamo indirettamente lo stesso problema. Il mio auspicio alla Commissione è che possiate indicarci come regolarci. Una nostra autoregolamentazione può essere messa in crisi sia all'interno del singolo partito sia degli altri partiti che non concordano con l'autoregolamentazione che ci siamo dati. Più le regole saranno chiare, più ci sarà facile rispettarle. Meno lo saranno, più difficile sarà, come nel caso delle primarie, che mi sembra stia tendendo a ripetersi. Peraltro, alcuni partiti non le organizzano o potrebbero non organizzarle, per cui credo che dobbiamo trovare un equilibrio di buonsenso su come gestire il tema. In ogni caso, questa è una richiesta, quasi un appello, affinché ci indichiate come vorreste che ci regolassimo per le primarie sia all'interno del singolo partito sia tra i vari partiti.

  PRESIDENTE. Credo che la domanda di Grassi fosse riferita alla parità di accesso a tutti i candidati che partecipano alle primarie. È possibile anche un atto di indirizzo generale sulla gestione dei congressi e dei movimenti o partiti che non organizzano le primarie, lo vedremo, ma in questo caso la domanda riguardava la parità di accesso dei candidati di un partito che partecipano alle primarie interne.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Senatore Rossi, abbiamo ricevuto 84 interrogazioni, ne abbiamo evase 79. Ne abbiamo dunque cinque da evadere, ma siamo nei termini tradizionali dei 15 giorni, quindi non mi risulta che vi siano pratiche inevase. In certi casi, la risposta può non essere ritenuta soddisfacente, ma dipende da cosa si è chiesto. Credo che si riferisca, in particolare, ai contratti delle sedi regionali: ovviamente, questi sono coperti in questo caso da riservatezza e troveremmo difficile risponderle.
  Chiedeva anche, a proposito della pubblicità, di aggiungere una provision per cui dovrebbe essere limitata la nostra possibilità di fare sconti. Questo presume che anche i listini siano uguali. Lei mi insegna, essendo nel mestiere da più anni di me, che lo sconto di per sé non vuol dire nulla. Se infatti si parte da un prezzo di 100, il prezzo netto, che è quello che interessa al cliente, sarà di una certa entità; se si parte da 200, è altro. Dovremmo avere, allora, gli stessi listini, come non può essere in pubblicità. Dovremmo anche ragionare su come si vende la pubblicità: un tanto al chilo al GRP ? O conta anche l'impaginazione, il momento, il programma, l'affollamento ? Troverei quindi piuttosto bizzarro se fosse una commissione, un contratto di servizio o una qualunque autorità a decidere su come si vende la pubblicità. A quel punto, tanto vale decidere direttamente il listino, ma sarebbe anche questa un'unicità. Capisco che il tema incida direttamente, ma credo che debba essere lasciata autonomia dell'azienda, la possibilità di gestirsi. Piuttosto che di concorrenza sleale, mi limiterei a parlare di concorrenza, che è un fatto positivo per il mercato.
  Per quanto riguarda GR Parlamento e Radio Radicale, devo confessarle che conosce meglio di me le specifiche, quindi mi riservo, se possibile, di tornare con una risposta scritta. Ovviamente, non so fornire tutti i dettagli a memoria.
  Credo di aver risposto all'onorevole Lainati per quanto riguarda le primarie.
  Anche per quel che riguarda il pluralismo, osservo che sarebbe opportuno chiarire – è un aspetto importante in quanto rientra tra i compiti della Commissione – anche come dovremmo gestire in termini di copertura in momenti non di par condicio. Tutti infatti protestiamo contro il famoso panino, il fatto che bisogna Pag. 17prendere tutte le dichiarazioni, ma poi diventa quasi una naturale conseguenza del rispetto perfetto di una par condicio continua. Credo quindi che siano temi che in qualche modo andranno affrontati da parte della Commissione. Siamo sulla parte ricevente e applicheremo, per definizione, qualunque richiesta che riceveremo.
  Spero di aver risposto a tutti. Mi scuso se abbiamo dimenticato qualcosa.

  ALBERTO AIROLA. Le chiederei un completamento della risposta riguardo a certe condizioni dei lavoratori che avevo denunciato a lei e per cui si era già preso l'impegno di provvedere.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Mi ha chiesto se i dipendenti con partita IVA hanno ricevuto, come avevamo promesso, gli anticipi per trasferte e simili.

  ALBERTO AIROLA. Le avevo chiesto anche di monitorare, se possibile, la quantità di lavorazioni tramite controlli incrociati Enpals sia degli interni sia degli appalti. Purtroppo, sono sfruttati per ore. Chiaramente, mi rendo conto che avete un limite in questo controllo, ma è responsabilità etica della RAI.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Per quanto riguarda coloro che lavorano con partita IVA con la RAI, abbiamo annunciato e spero stia avvenendo, altrimenti accelereremo – non dovete ringraziare, è nostro dovere, dobbiamo farci parte diligente – che sono equiparati in termini di trattamento agli interni.
  Per quanto riguarda gli esterni, abitualmente – non sono a conoscenza di alcuna eccezione – chiudiamo i rapporti con chi non paga i contributi o effettua trattamenti discriminatori o, comunque, chi violi leggi o regolamenti. Se fossimo a conoscenza di situazioni di sfruttamento, dovremmo intervenire. Non sono a conoscenza, in questo momento, di situazioni che meritino intervento. Se qualche lavoratore ce lo segnalerà, daremo seguito alle verifiche ove necessario.

  MAURIZIO ROSSI. Anzitutto, vorrei conoscere i dati sugli introiti pubblicitari di tutte le televisioni europee.
  Sul discorso della pubblicità, desidero ricordare che la separazione contabile deriva dagli obblighi e introiti della comunicazione della Commissione sugli aiuti di Stato dal settore del servizio radiotelevisivo pubblico e allo scopo di evitare che i servizi pubblici facciano concorrenza ai privati in settori diversi dalla loro missione principale o che servizi pubblici siano troppo sovvenzionati rispetto agli obblighi della loro missione.
  Purtroppo, lei ha toccato proprio il tema drammatico dell'assoluta mancanza di chiarezza spiegando che il rubinetto è unico. Questo crea l'impossibilità di capire cosa è pagato col canone.
  Mi perdoni, presidente, chiediamo a tutte le casalinghe o a chi non ha una società di revisione di leggere la separazione del bilancio ? Non metto in dubbio che siate tecnicamente nella correttezza, ma il bilancio è del tutto illeggibile ed è impossibile che possiamo dire ai cittadini che devono leggere il bilancio per capire qualcosa dei programmi.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Non ho detto che va letto il bilancio, ma che esiste l'elenco dei singoli programmi. A lei come parlamentare ho detto che esiste un bilancio della contabilità separata pubblicato, ma c’è l'elenco che chiunque può leggere. In ogni caso, le fornisco il dato della pubblicità: la Germania è al 5 per cento circa e la Francia al 10 per cento circa.

  GIAN MARCO CENTINAIO. Vorrei formulare due considerazioni. Innanzitutto, secondo la presidentessa tutti i programmi devono essere finanziati con il canone in quanto tutti sono di servizio pubblico e devono essere di qualità. Vuol dire che non guarda Rai 1, Rai 2 e Rai 3. Non penso infatti che tutti i programmi siano Pag. 18di qualità. Dico da utente e da referente di tanti utenti che la qualità spesso lascia a desiderare, ma è un dato soggettivo e non oggettivo, quindi lei può pensare in un altro modo.
  Inoltre, a questo punto, mi ha risposto quando ha affermato che il canone non basta per coprire le spese per le trasmissioni di servizio. C'era dunque quel quid di cui parlavo, ma secondo le mie informazioni, la RAI ha inoltrato una diffida al ministero per questo miliardo di euro e oltre: esiste questa diffida ? Prima ha detto che non è neanche stato messo a bilancio: lo è stato o no ? A questo punto, è un dato ufficiale o ufficioso che avete in RAI ma che non volete «incassare» ?

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Che non sia in bilancio è un dato ufficiale. La diffida credo che risalga a prima di questa consiliatura, comunque esiste.

  LELLO CIAMPOLILLO. Direttore, mi sorprende che sia stato lei a rispondermi, ma al di là dei dati, che sicuramente comprendo potrà reperire successivamente, vorrei capire quantomeno se è vero che il servizio offerto da RAI Parlamento sia adeguato o meno. Secondo il Governo, non lo è. Tra l'altro, mi risulta che con questa diretta siamo proprio sul GR Parlamento, quindi in diretta radiofonica nazionale.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Credo che GR Parlamento renda un servizio ottimo, ma sicuramente migliorabile. Lei, però, mi ha rivolto una domanda molto specifica, cioè se è adeguato. Devo capire a quali standard si faccia riferimento per poterle rispondere.
  Mi ha rivolto anche una domanda sul livello di copertura, se saremo in grado, sostanzialmente, di svolgere il lavoro svolto da altri in questo momento. A me non risultano gare cui abbiamo partecipato e dalle quali siamo stati giudicati inadeguati in passato. Devo documentarmi sugli standard e poi potrò risponderle.
  A un giudizio soggettivo se RAI Parlamento svolga un buon servizio, mi sembra di sì; se però mi chiede se sono adeguati, prima di risponderle vorrei capire a cosa devono essere adeguati. Mi ha citato anche delle percentuali e vorrei chiedere ai colleghi di fornirmi gli elementi tecnici per risponderle. Le risponderemo, comunque, per iscritto nei prossimi giorni.

  RENATO BRUNETTA. Vista la coerenza tra l'ultimo decreto-legge e il contratto di servizio attualmente in prorogatio, vorrei sapere se la RAI non ritenga opportuno dare avvio immediato alla trasparenza per quanto riguarda i compensi dei dipendenti e dei collaboratori. Il contratto di servizio lo prevede, la legge è chiarissima su questo punto con il decreto approvato ieri e il comma che le ho citato: la RAI non ritiene opportuno pubblicare immediatamente quello che non ha pubblicato da 4 anni.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Credo che la presidente le abbia già risposto sul fatto che non eravamo inadempienti e che forse la legislazione non era chiarissima, tant’è vero che è stata chiarita ieri. Non l'abbiamo ancora letta, mentre lei ha avuto l'opportunità di leggerla. Per definizione, rispettiamo la legge. Se la legge ci imporrà qualcosa, la faremo.

  PRESIDENTE. Ritorno su una domanda che già posi in passato, forse due audizioni fa, e a cui non ho ricevuto una vera e propria risposta, sulla scuola di Perugia e le 35 assunzioni degli ex allievi di quella scuola. Continuano a mostrare imbarazzo tutte le altre scuole di formazione di giornalismo che hanno pari dignità e devono avere parità di accesso.
  Nel momento in cui in un accordo sindacale è scritto che saranno assunte 35 nuove risorse dalle scuole di formazione «per prassi aziendale», la domanda è: cos’è questa prassi aziendale ? La scuola di Pag. 19Perugia si identifica come una scuola aziendale ? Cerco solo di fare chiarezza e trasparenza massima per tutti i ragazzi che pagano un corso di studi e vogliono fare un percorso, avere la stessa identica parità di accesso di tutti.
  Soprattutto, con quali criteri sono state prese queste 35 persone ? Sappiamo del bando d'ammissione della scuola di Perugia, ma devono seguire anche altri criteri. È necessaria chiarezza su questo punto, in modo da non lasciare triste nessun cittadino di questo Paese rispetto a una situazione che sembra davvero discriminante e di cui non si capisce il senso. Mi sono arrivate davvero tantissime lettere e i ragazzi hanno firmato una petizione per chiedere chiarimenti.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Avevo risposto in parte la scorsa volta, ma ci ritorno. Noto come ogni volta che assumiamo qualcuno, il tema non è che siano un bene le assunzioni, ma le ragioni per cui non abbiamo assunto tutti gli altri.

  PRESIDENTE. Abbiamo già dichiarato che le assunzioni sono un bene.

  LUIGI GUBITOSI, direttore generale della RAI. Non volevo essere polemico nei suoi confronti. Ci mancherebbe. Il 31 ottobre completeremo la selezione interna delle cosiddette partite IVA per stabilizzare 40 persone come giornalisti interni e già un gruppo di quelli che non hanno superato la prima prova sostiene che vada rifatta. Dobbiamo anche abituarci al fatto che le assunzioni devono avvenire in un certo modo. Lei mi chiede come esattamente, ma bisognerebbe guardare al positivo e al futuro piuttosto che polemizzare sempre sul passato.
  Non mi rivolgo a lei. Altri mi hanno posto la stessa domanda se sia una scuola aziendale o meno. La mia risposta è: datemi la definizione di scuola aziendale e vi risponderò. Io non la conosco. Non c’è nell'ordine dei giornalisti una definizione del genere. Se si chiarirà, risponderemo volentieri. Se si fisseranno dei parametri, diremo se vi rientra o meno.
  Il tema della scuola di Perugia è relativamente semplice. Si tratta della scuola fondata con l'ausilio della RAI, principale finanziatore, ed evidentemente ha un rapporto tradizionale e storico con la RAI in quanto è quella che prepara di più all'audiovisivo. Il mio non è un giudizio di valore negativo verso altre persone – ci mancherebbe. Ricordavo, al contrario, al collega Minzolini come in passato fossero assunte delle persone per il TG1 della LUISS, per esempio, con le stesse motivazioni, cioè sostanzialmente dettate dall'urgenza.
  Per rispondere alla domanda compiutamente, non so cosa sia una scuola aziendale. Quella di Perugia è sicuramente la scuola con cui la RAI ha più rapporti. Quest'ultima, tra l'altro, sta cercando anche di potenziarla e passerà dall'essere una scuola solo per giornalisti, per neogiornalisti o per futuri giornalisti a scuola di formazione permanente, per cui erogherà anche corsi per la formazione post-inizio di carriera. La prassi aziendale è stata sempre quella di rivolgersi a Perugia, tant’è vero che alcuni dei nostri direttori e giornalisti, Gerardo Greco, Preziosi, Maggioni, vengono dalla scuola di Perugia, tradizionalmente la scuola cui la RAI attinge. Siamo a conoscenza dei criteri del bando di assunzione, nazionale e selettivo e che ci ha permesso di fare le cose molto velocemente: il rischio di quest'estate, come si ricordava, era di avere difficoltà di trasmissione. Con gli esodi infatti c'era un problema in alcune redazioni e l'accordo con l'Usigrai ha previsto il reintegro tramite questo canale. Ovviamente, le persone superano un corso – credo sia quasi ridondante precisarlo – e ottengono il diploma della scuola.
  Avevamo parlato di tre momenti di assunzione dei giornalisti. Il primo blocco era quello immediato tramite Perugia; il secondo quello tramite la selezione interna, che si completa, come vi anticipavo, questa settimana, per cui all'inizio della prossima settimana avremo anche i nomi Pag. 20dei vincitori, poi avremo un concorso nazionale di cui stiamo stabilendo i criteri. La cosa è molto complicata: gli ultimi due concorsi nazionali della RAI sono finiti al TAR, per cui stiamo lavorando per evitare di avere lo stesso problema e di perdere mesi senza procedere ad assunzioni. Le persone più valide saranno sicuramente nuovi colleghi in futuro.
  Per quanto riguarda il rapporto con Perugia, resta di stretta vicinanza. Un altro dei temi che dovremo discutere e al quale anche l'Ordine si è interessato, è il tipo di rapporti che vogliamo intrattenere con le scuole in futuro, cosa su cui ragioneremo volentieri per cercare di regolare ex ante queste tematiche e non solamente ex post.

  PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.45.