XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Giovedì 18 luglio 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Comunicazioni sul calendario dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione del presidente e del consiglio di amministrazione della RAI:
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Rossi Maurizio  ... 3 
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 3 
Gasparri Maurizio  ... 12 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 13 
Fico Roberto , Presidente ... 14 
Airola Alberto  ... 14 
Rossi Maurizio  ... 15 
Marazziti Mario (SCPI)  ... 15 
Margiotta Salvatore  ... 17 
Gelmini Mariastella (PdL)  ... 18 
Minzolini Augusto  ... 18 
Grassi Gero (PD)  ... 19 
Fico Roberto , Presidente ... 19 
Lainati Giorgio (PdL)  ... 19 
Fico Roberto , Presidente ... 20 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 20 
Fico Roberto , Presidente ... 20 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 20 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 22 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 22 
Fico Roberto , Presidente ... 22 
Tarantola Anna Maria , Presidente della RAI ... 22 
Fico Roberto , Presidente ... 22 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 22 
Fico Roberto , Presidente ... 23 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 23 
Marazziti Mario (SCPI)  ... 23 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 23 
Fico Roberto , Presidente ... 25 
Minzolini Augusto  ... 25 
Fico Roberto , Presidente ... 25 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 25 
Fico Roberto , Presidente ... 25 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 25 
Grassi Gero (PD)  ... 26 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 26 
Fico Roberto , Presidente ... 26 
De Laurentiis Rodolfo , consigliere di amministrazione della RAI ... 26 
Fico Roberto , Presidente ... 27 
De Laurentiis Rodolfo , consigliere di amministrazione della RAI ... 27 
Fico Roberto , Presidente ... 28 
Colombo Gherardo , consigliere di amministrazione della RAI ... 28 
Fico Roberto , Presidente ... 28 
Colombo Gherardo , consigliere di amministrazione della RAI ... 28 
Tobagi Benedetta , consigliere di amministrazione della RAI ... 29 
Fico Roberto , Presidente ... 29 
Tobagi Benedetta , consigliere di amministrazione della RAI ... 29 
Fico Roberto , Presidente ... 30 
Tobagi Benedetta , consigliere di amministrazione della RAI ... 30 
Pilati Antonio , consigliere di amministrazione della RAI ... 32 
Fico Roberto , Presidente ... 33 
Pilati Antonio , consigliere di amministrazione della RAI ... 33 
Todini Luisa , consigliere di amministrazione della RAI ... 34 
Marazziti Mario (SCPI)  ... 34 
Todini Luisa , consigliere di amministrazione della RAI ... 34 
Fico Roberto , Presidente ... 35 
Todini Luisa , consigliere di amministrazione della RAI ... 35 
Fico Roberto , Presidente ... 35 
Todini Luisa , consigliere di amministrazione della RAI ... 35 
Verro Antonio , consigliere di amministrazione della RAI ... 36 
Todini Luisa , consigliere di amministrazione della RAI ... 36 
Verro Antonio , consigliere di amministrazione della RAI ... 36 
Lainati Giorgio (PdL)  ... 37 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 37 
Colombo Gherardo , consigliere di amministrazione della RAI ... 38 
Tarantola Anna Maria , presidente della RAI ... 38 
Fico Roberto , Presidente ... 38

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 14.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.
  Saranno, inoltre, attivate la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Comunico, altresì, che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
  (Così rimane stabilito).

Comunicazioni sul calendario dei lavori.

  PRESIDENTE. Ricordo che il prossimo giovedì 25 luglio, dalle 14.30 alle 17.30, avrà luogo l'audizione del Viceministro dello sviluppo economico, Antonio Catricalà.

Audizione del presidente e del consiglio di amministrazione della RAI.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del consiglio di amministrazione della RAI. Come convenuto in Ufficio di presidenza, l'audizione avrà luogo fino alle ore 17.30.
  Ricordo che l'audizione è finalizzata ad acquisire elementi conoscitivi sull'attività svolta dal consiglio di amministrazione della RAI in questo primo anno di lavoro, con particolare attenzione all'esame e all'approvazione da parte dello stesso consiglio del bilancio della RAI e dei palinsesti per la stagione 2013-2014.
  Dopo la relazione della presidente Tarantola, nella quale si darà conto dell'attività del consiglio di amministrazione e che dovrebbe avere una durata di circa venti minuti, si passerà fino alle 16.30 alle domande dei commissari, alle quali seguiranno le risposte degli auditi fino alle 17.30. Qualora gli argomenti in trattazione non dovessero esaurirsi in questa riunione, il seguito dell'audizione odierna sarà rinviato ad altra seduta.
  Al fine di garantire un ordinato svolgimento dei nostri lavori e consentire a chiunque sia interessato di rivolgere domande agli auditi, inviterei i colleghi a svolgere i propri interventi per circa cinque minuti, pregandoli di porgere le domande nel modo più asciutto possibile.
  Cedo, quindi, la parola alla presidente Tarantola con riserva per me e per gli altri colleghi di rivolgere al termine del suo intervento domande e richieste di chiarimenti a tutti i componenti il consiglio di amministrazione.
  Grazie a tutti.

  MAURIZIO ROSSI. Chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori. Mi risulterebbe che al Senato vi sia la riunione dell'Aula alle 16.30.

  PRESIDENTE. Le votazioni iniziano più tardi, non prima delle 18.00.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Il consiglio di amministrazione Pag. 4della RAI, che ho l'onore di presiedere, si è insediato, come ben sapete, circa un anno fa e da allora ha operato per risanare l'azienda e rivitalizzarne il ruolo di servizio pubblico.
  Il quadro normativo cui RAI fa e deve far riferimento è assai articolato e complesso. Lo accenno brevemente, perché riflette la natura ibrida della RAI, che è ente a prevalente partecipazione pubblica concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo e società per azioni operante in un mercato competitivo. Questa situazione incide sulla governance della RAI, che è, dobbiamo riconoscerlo, speciale.
  Ricordo anche che l'articolo 49 del decreto legislativo n. 177 del 2005 (testo unico della radiotelevisione) prevede che RAI, in quanto concessionaria e per quanto non diversamente previsto dal citato testo unico, è assoggettata alla disciplina generale delle società per azioni anche per quanto concerne l'organizzazione e l'amministrazione e che a ciò si connettono le relative responsabilità di noi amministratori. La RAI, come ente a cui lo Stato contribuisce in via ordinaria, è soggetta al controllo sulla gestione finanziaria da parte della Corte dei conti.
  Ai sensi dell'articolo 15 dello statuto – richiamo questa normativa per fornirvi un quadro del nostro operato, su cui riferirò – che richiama l'articolo 49 del testo unico, al consiglio di amministrazione competono i compiti propri dell'organo amministrativo e, cito puntualmente, «funzioni di controllo e garanzia circa il corretto adempimento delle finalità e degli obblighi del servizio pubblico radiotelevisivo», ma esso può deliberare solo su proposta del direttore generale. Il direttore generale, infatti, ai sensi dell'articolo 29 dello statuto e dell'articolo 49 del testo unico, ha ampi poteri gestionali e di proposta.
  Il consiglio di amministrazione della società nel luglio scorso ha deliberato, in coerenza con l'invito espresso in tal senso dall'assemblea degli azionisti, il conferimento al presidente di alcune attribuzioni consiliari attinenti all'approvazione, su proposta del direttore generale, degli atti e contratti aziendali che comportino una spesa superiore a 2,5 milioni circa e inferiori a 10 milioni e la nomina e la collocazione aziendale, sempre su proposta del direttore generale, dei dirigenti di I e II secondo livello delle sole direzioni non editoriali. Il conferimento delle deleghe muove dall'esigenza di garantire, nel rispetto della legge e dello statuto, una maggiore fluidità nelle procedure e nelle decisioni aziendali in funzione di un'articolata e sinergica collaborazione del vertice aziendale per il corretto adempimento delle finalità e degli obblighi propri del servizio pubblico radiotelevisivo e ridurre la probabilità di improprie interferenze. Non essendo editoriali, tali deleghe non incidono sul pluralismo.
  Nell'esercizio e nell'ambito delle proprie competenze statutarie il consiglio di amministrazione nell'anno trascorso ha tenuto 46 riunioni, nel corso delle quali ha adottato, sempre su proposta del direttore generale – mi spiace ripeterlo così tanto, ma è opportuno saperlo – 109 delibere, di cui 22 relative a nomine nelle direzioni editoriali, 12 a nomine nelle consociate e le restanti 75 attinenti a tematiche della pianificazione, della gestione e del funzionamento dell'azienda. Di queste, 87 delibere sono state assunte all'unanimità.
  Oltre che nelle sedute consiliari l'attività del consiglio si esplica anche attraverso il lavoro di due comitati consultivi, che, come previsto dalla normativa vigente e dallo statuto, svolgono una funzione consultiva e di impulso propositivo finalizzata all'ottimale esercizio della funzione deliberativa. Sono stati infatti costituiti due comitati, il comitato consultivo per le linee editoriali, composto dai consiglieri Colombo, De Laurentiis, Rositani e Todini, e il comitato per la qualità del prodotto radiotelevisivo, composto dai consiglieri Pilati, Pinto, Tobagi e Verro.
  In questo contesto e su questi presupposti le principali tematiche che sono state trattate in ambito consiliare, su cui poi riferirò in modo più dettagliato, sono state il piano industriale 2013-2015, l'articolazione dei palinsesti, la revisione e l'aggiornamento Pag. 5dei processi e delle policy aziendali, le nomine editoriali e la situazione economico-finanziaria.
  Un lungo e articolato lavoro di analisi e di riflessione valutativa nel corso di cinque riunioni consiliari ha portato all'approvazione all'unanimità, nella seduta del 9 aprile 2013, del piano industriale, i cui obiettivi sfidanti risiedono, in estrema sintesi, nell'eccellenza dell'offerta, nelle tecnologie di avanguardia e nel raggiungimento dell'equilibrio economico-finanziario. Nel piano vengono disegnate le strategie per arrivare al rilancio dell'azienda e il riequilibrio strutturale nel conto economico nei prossimi tre anni. Il piano è stata l'occasione, e ciò è a mio avviso molto importante, per fare una diagnosi approfondita dello stato di salute dell'azienda e per rilevare tutti i nodi che le impediscono oggi di esplicitare nel miglior modo possibile le proprie potenzialità. Ora RAI si conosce meglio nei suoi punti di forza e di debolezza. Per dare attuazione operativa al piano sono stati identificati dodici cantieri di lavoro riguardanti altrettanti aspetti, su cui il direttore generale, con la piena condivisione del consiglio di amministrazione, ritiene sia cruciale intervenire per dare concretezza e slancio al più volte ricordato, e altrettante volte auspicato, processo di ottimizzazione nell'uso delle risorse e di miglioramento qualitativo del prodotto e portare l'azienda in una situazione di equilibrio strutturale. Questo è il concetto: non si cerca l'equilibrio di un anno, ma quello strutturale.
  Sui cantieri già avviati e sulla cui evoluzione il consiglio è particolarmente coinvolto vorrei brevemente soffermarmi. Solo su alcuni, perché sono molti e il tempo è poco. Uno è il rilancio di RAI pubblicità. Il cantiere non riguarda soltanto il fatto di rilanciare la capacità di raccolta di pubblicità di Sipra, che ora si chiama RAI Pubblicità, ma si propone anche, su forte impulso impresso dal consiglio di amministrazione, un'azione di revisione dei processi e delle procedure e del complesso sistema dei controlli interni.
  Quanto all'ottimizzazione del palinsesto, sapete tutti che RAI ha tre canali generalisti e undici canali digitali tematici free. Questi canali a basso costo consentono alla RAI di mantenere elevata l’audience e di soddisfare le esigenze di segmenti particolari di spettatori. Cionondimeno, è opportuna una valutazione approfondita della loro valenza strategica e anche delle loro modalità operative.
  Anche sul fronte delle news c’è un cantiere apposito, che si propone di far evolvere questo nostro canale in linea con le principali testate internazionali, come un vero canale all news, un po’ come avviene nelle altre emittenti pubbliche europee e segnatamente presso la BBC.
  La radio è un'altra area che assorbe il cantiere. Oggi la radio della RAI è un po’ in sofferenza ed è caratterizzata da un calo di ascolti, dal peggioramento del rapporto costi/ricavi e da un deficit tecnologico dovuto a scarsi investimenti. Noi crediamo, però – è presente il consigliere De Laurentiis, che nell'ambito di un comitato consultivo si è occupato di questo tema – che RAI possa continuare a essere uno strumento potente anche in un mondo ormai caratterizzato dal web; vogliamo quindi rivitalizzarla.
  Anche lo sviluppo del web è fondamentale, perché oggi i siti web di RAI sono tanti, ma hanno uno scarso impatto sul mercato: l'obiettivo è di portare il portale RAI a essere uno dei primi tre del Paese.
  C’è anche un altro canale che riguarda il ripensamento del modello e dell'assetto produttivo con l'ottica dell'efficientamento, della razionalizzazione dei costi, di una migliore gestione del personale di produzione, della definizione di indicatori di produttività e di una possibile specializzazione, nonché di un aumento della saturazione dei quattro centri di produzione.
  Occorre continuare sul processo di digitalizzazione, ma non mi voglio diffondere su questo tema. Alcuni di voi hanno avuto modo di vedere sul campo come ci stiamo muovendo su questo fronte.
  Strategico e a valenza trasversale è anche il nono cantiere, revisione dei processi e dei modelli di controllo, perché è Pag. 6il modo per governare al meglio i nostri rischi. Controllare meglio è sempre una buona idea.
  Un altro cantiere con rilevanza strategica è quello delle risorse umane, su cui vorrei un attimo soffermarmi, perché noi abbiamo l'obiettivo di valorizzare, sviluppare e formare, ma anche di contenere il costo del lavoro. Essenziale sarà l'introduzione di adeguati sistemi di valutazione delle prestazioni, che, purtroppo, finora non è presente in RAI, nonché di gestione e di sviluppo delle competenze del personale attraverso una rilevazione, ossia quella che chiamo la mappatura delle competenze. Un ruolo del tutto particolare dovrà avere la formazione, che deve essere ben declinata e idonea a soddisfare le reali esigenze attraverso un'opportuna rilevazione dei bisogni ed efficacemente realizzata attuando e utilizzando i più idonei strumenti. La formazione è una questione importante: ma se si fa male, si spendono soldi e si assorbono risorse inutilmente. Per farla bene bisogna fare una mappatura dei bisogni, ossia rilevare dove sta il bisogno, a chi si rivolge, che tipo di bisogno c’è e poi strutturare gli interventi in modo da poter essere veramente in grado di soddisfare questi bisogni. RAI fa tantissima formazione, ma non c’è un effetto concreto.
  L'assetto immobiliare è un altro tema dell'undicesimo cantiere. La RAI possiede tantissimi immobili, un importante patrimonio immobiliare. Bisogna modernizzarlo e ridurre le complessità gestionali. Gli immobili non funzionali potranno anche essere oggetto di cessione.
  Infine, ma non ultimo, il dodicesimo cantiere si occupa di efficacia ed efficienza degli acquisti, altro tema molto importante, con la finalità di omogeneizzare i processi di acquisto all'interno del gruppo e di catturare tutte le sinergie e le economie di scala e di specializzazione esistenti.
  Le conclusioni del lavoro dei cantieri indicheranno le azioni concrete da attivare per arrivare a una nuova organizzazione interna, che vogliamo efficace ed efficiente, per avere una RAI capace di competere nel panorama mediatico e culturale nazionale ed europeo. Proprio nell'ultimo consiglio, giovedì della scorsa settimana, per esempio, abbiamo approvato all'unanimità uno specifico progetto nell'ambito del cantiere relativo allo sviluppo del web, che prevede la centralizzazione in RAI News delle risorse attualmente impiegate per l'offerta web. È un esempio di come i cantieri stiano lavorando con concretezza e celerità.
  Passo ora a parlare del palinsesto. Incrementare il carattere di servizio pubblico della programmazione RAI è una delle priorità di questo consiglio, da subito molto coinvolto nel processo di definizione delle linee editoriali, con l'obiettivo di rafforzare la qualità e di rinnovare i contenuti e i linguaggi della programmazione delle reti. Nella seduta del 20 giugno scorso, nel prendere atto del palinsesto per la stagione autunnale delle reti generaliste e dei canali specializzati, il consiglio ha formulato una serie di inviti al direttore generale, che, ne sono certa, aiuteranno la RAI nel suo complesso a rinnovarsi e ad adeguarsi, anzi, oserei dire, a prevenire, i mutamenti di preferenza e le esigenze dei cittadini. Ritengo opportuno richiamare alcuni di questi inviti, che sono il portato di riflessioni, proposte e valutazioni effettuate in sede consiliare. Non li cito tutti perché sono tanti e il tempo è breve. Non voglio con questo dire che quelli che non cito, ma che sono nella mia relazione, siano meno importanti, ma forse quelli su cui attiro la vostra attenzione sono quelli che la mia sensibilità mi porta a considerare davvero di particolare rilievo.
  Si tratta di orientare la programmazione alla diffusione di una nuova e diversa rappresentazione della donna, con un'offerta che ne rispetti pienamente la dignità culturale e professionale attivando, altresì, le azioni volte ad assicurare una congrua presenza femminile in video in linea con le previsioni del contratto di servizio.
  Si prevede poi uno spazio di programmazione dedicato ai princìpi della Costituzione attraverso formule editoriali innovative e idonee alla comprensione da parte Pag. 7del grande pubblico. I commissari che sono stati l'altro ieri in visita a via Teulada hanno potuto vedere in fase di registrazione un programma di Paolo Mieli, con ospite il professor Onida, che riguarda proprio i temi della Costituzione. Si intende riservare appositi spazi informativi alle problematiche inerenti alle libertà personali inviolabili, con particolare riguardo, per esempio, al tema delle carceri. E ancora, sviluppare trasmissioni dedicate alla promozione del patrimonio artistico e culturale italiano, in particolare nell'ambito dell'offerta di RAI 5. Stiamo studiando una trasmissione che dovrebbe partire in autunno proprio sui grandi musei italiani.
  Vogliamo predisporre un'apposita trasmissione dedicata ai temi sociali e alle problematiche dell'integrazione multiculturale e dell'immigrazione. D'altra parte, dobbiamo prendere atto che il nostro Paese ha ben 5 milioni di persone provenienti da altri paesi.
  Un'attenzione particolare sarà dedicata nei confronti dei giovani e si incrementeranno la trattazione delle tematiche di alfabetizzazione economica e in particolare finanziaria nelle diverse trasmissioni, soprattutto nei grandi contenitori.
  Qualcosa abbiamo già fatto. C’è un'unica prima trasmissione di economia, che si chiama 2Next – economia & futuro. Si può fare molto di più. Certamente il problema dell'alfabetizzazione finanziaria dei cittadini italiani è fondamentale in un Paese dove l'82 per cento degli italiani non sa leggere un estratto conto. Questo la dice lunga su quanto dobbiamo ancora fare e penso che RAI possa portare un suo contributo.
  Infine, si tratta di assicurare la coerenza editoriale dei programmi, specie di day-time, con la mission e il target di rete.
  Alla formulazione di questi inviti si è giunti dopo un lungo dibattito e il palinsesto è stato approvato a larga maggioranza. Personalmente, ritengo che questo sia un palinsesto migliore di quello passato, che contenga alcuni elementi di novità e di cambiamento in linea con la funzione di servizio pubblico, ma che sia certamente migliorabile. È un'azione che stiamo facendo con determinazione e con sensibilità diverse da parte di tutti i consiglieri. Credo però che la linea comune sia quella di arrivare a essere più servizio pubblico di quanto non siamo stati finora.
  L'azione di stimolo del consiglio continuerà e sarà intensa. Il consiglio di amministrazione ha richiesto al direttore generale di dar conto in ottobre delle concrete azioni avviate per recepire gli inviti del consiglio.
  Avevo preparato tutta una parte che riguardava che cosa è stato già fatto in termini di cambiamento, che magari, essendo scritta, lascio agli atti della Commissione. Mi limito ad accennare a un aspetto su cui si è focalizzata l'attenzione sia dei consiglieri, sia dei mass media, ossia l'intrattenimento.
  Vi ho già detto nella passata audizione che l'intrattenimento è un settore delicato, perché noi, come servizio pubblico, dobbiamo, da un lato, evitare la volgarità, il cattivo gusto e gli eccessi e, dall'altro, nello stesso tempo, divertire, essere innovativi, mantenere la qualità e avere un occhio attento agli ascolti. È una triade che non è facilissimo raggiungere, come chi di voi è molto più esperto di me dei temi della televisione saprà, ma ci stiamo provando. Un importante cambiamento riguarderà la fascia pomeridiana di RAI 1, che, pur mantenendo il brand di riferimento, prevede, e noi crediamo che verrà poi realizzato, un profondo rinnovamento nei contenuti, negli autori, nello stile e nei conduttori, diventando una vera e propria finestra pomeridiana sull'Italia e sul mondo: meno cronaca, meno gossip, più racconto di storie vere, di eccellenze italiane, di problemi legati al lavoro, alla salute, ai diritti civili e alle pari opportunità.
  Nel corso della presente consiliatura, nonostante le difficoltà di imprimere sostanziali innovazioni di palinsesto per effetto dei contratti da rispettare già in essere, che non sono ancora scaduti, e delle complesse operazioni autorali e organizzative da adottare su impulso del consiglio di amministrazione, sono stati Pag. 8comunque già introdotti alcuni cambiamenti nella programmazione inverno-primavera 2013 e anche in quella estiva: si è riservato maggiore spazio alle produzioni originali e alla sperimentazione, si è garantita un'adeguata copertura informativa nell'arco della giornata anche nel periodo feriale estivo e, confermando i classici informativi delle testate, si è arricchita la programmazione. Ho un elenco molto dettagliato. Se siete interessati, ve lo posso lasciare.
  Sul fronte delle reti tematiche un cenno particolare desidero fare a RAI Educational, che con i suoi due canali, RAI Storia e RAI Scuola, offre una programmazione di eccellenza. Ci stiamo impegnando sul fronte della comunicazione per ottenere il riscontro in termini di ascolto che la proposta editoriale merita. Il programma Cultural Shock è stato proiettato con grande successo durante la recente assemblea generale dell'UER, come esempio di programma innovativo del servizio pubblico. Dal gennaio 2012 RAI Educational ha vinto venti premi a livello internazionale.
  I dati che ho citato nella passata audizione, e che saranno a breve resi pubblici, confermano l'apprezzamento del pubblico verso la nostra programmazione. Lasciatemi richiamare questi dati, che vi ho già riferito. Dovete consentirmi di avere un po’ di orgoglio aziendale.
  Dalla rilevazione Qualitel emerge un indice di qualità percepita di 63. Non è tantissimo, ma è la sufficienza piena. Cercheremo di migliorare. L'indice sulla corporate reputation mostra che l'85 per cento del campione intervistato ritiene che la RAI offra contenuti di qualità, l'82 per cento considera RAI autorevole, il 91 per cento ritiene che copra gli avvenimenti più importanti e l'89 per cento pensa che sia in grado di parlare a tutti. Infine, per l'86 per cento RAI è un'azienda di prestigio, in cui il 77 per cento dei cittadini intervistati ha fiducia.
  Mi sono chiesta: abbiamo migliorato o abbiamo peggiorato ? È importante fare poi un confronto con il passato, non basta citare il dato secco. Tuttavia, mi dicono che non è possibile fare un confronto, perché i dati dell'anno precedente sono stati costruiti in modo diverso. C’è stato un cambiamento di metodi e di alcuni criteri, ma posso affermare, per quanto possa valere, che si mostra su tutti gli indicatori un miglioramento su tutti i profili.
  Il consiglio di amministrazione ha effettuato un costante e forte richiamo al direttore generale sul bisogno di soddisfare le esigenze delle nuove generazioni e ha richiesto che l'offerta informativa sia sempre improntata a equilibrio, correttezza, verificabilità e pluralismo, non solo politico, ma anche di genere, di cultura, di territorio e di voci.
  Vorrei brevemente tornare anche alla dimensione internazionale della RAI, che ha ritrovato nuovo slancio e giusto peso nelle sedi internazionali. Questo è un tema importante. Il consiglio di amministrazione della RAI è consapevole che è nostro dovere essere in sintonia con il mondo di oggi e rivolgerci a una platea sempre più ampia e composita, sapendo che non ha più senso parlare di comunità nazionali come le abbiamo intese finora.
  L'internazionalizzazione della missione del servizio pubblico non è una scelta, è una risposta obbligata alla nuova realtà dentro e fuori il nostro Paese. Siamo presenti con modalità e approcci mirati in diverse aree del mondo e dedichiamo una particolare attenzione all'Europa e al Mediterraneo, privilegiando una logica di partenariato multilaterale.
  Potrei citarvi tante associazioni dove siamo presenti: la UER, che ho citato più volte, la COPEAM, la Conferenza permanente dell'audiovisivo del Mediterraneo, il Centro Mediterraneo della comunicazione audiovisiva, l’Arab States Broadcasting Union, l'associazione delle TV pubbliche della Lega Araba. Nell'ambito di queste associazioni svolgiamo un ruolo di condivisione di know-how, di scambio di news, di formazione, di coproduzione e di valorizzazione delle eccellenze della nostra azienda. Negli incontri internazionali ho percepito l'apprezzamento per il nostro operato e mi piace annunciare – siete i primi a saperlo, ed è giusto che la Commissione Pag. 9parlamentare sia la prima – che la UER ha scelto Napoli, tra le diverse città candidate, quale sede dove tenere la 71a Assemblea generale. Sarà un momento di grande impegno organizzativo, importante per l'immagine internazionale della RAI, della città di Napoli e dell'Italia. Era da più di dieci anni che la UER non assegnava alla RAI l'organizzazione di questo importante appuntamento, che peraltro, verterà soprattutto sui temi e sul progetto di VISION 2020, il progetto per lo sviluppo futuro dei media del servizio pubblico europeo. Da quest'Assemblea potrebbero anche emergere spunti importanti per la RAI in vista del rinnovo della concessione del 2016.
  La cooperazione multilaterale ha sortito risultati importanti, consentendo anche la realizzazione di progetti innovativi che hanno avuto e hanno il sostegno dell'Unione economica, che non sto a citare, perché sono riportati nella mia introduzione.
  Passo al tema revisione e aggiornamento dei processi e della policy aziendale. Il consiglio, su proposta del direttore generale, ha assunto importanti iniziative in tema di gestione, valutazione e monitoraggio dei rischi. Questo è un tema veramente importante, perché, senza avere il presidio corretto dei rischi, non si può operare bene. Puntare all'equilibrio stabile nel tempo significa riuscire a capire bene dove sono i propri rischi, come ridurli – annullarli è impossibile – e come gestirli. Cito alcune iniziative prese in questo solco. Sono state emanate le linee guida in materia di operazioni finanziarie che definiscono la policy aziendale in tema di rischi finanziari: quanti rischi vogliamo assumere, come li vogliamo assumere e quali sono le deleghe che devono avere i nostri addetti.
  Il consiglio ha recentemente approvato nuovi modelli di realizzazione, gestione e controllo, ai sensi del decreto legislativo 231 del 2001, in materia di responsabilità amministrativa delle società. È una questione importante. Abbiamo rivisto il tema e abbiamo costituito un team 231 permanente, che non ha nessuno. È una novità che ha RAI e che è importante proprio per diffondere la cultura del controllo e dell'osservanza delle norme.
  Abbiamo fatto anche preventivamente un'importantissima mappatura dei rischi. Per attivare sinergie più ampie e contenere i costi abbiamo deciso che i consigli di amministrazione delle controllate siano, in linea generale, composti interamente da dirigenti RAI in servizio e non remunerati. Parlo dei dirigenti che siedono nei consigli di amministrazione delle controllate. Abbiamo avuto alcune sinergie, ovviamente, perché c’è una comune conoscenza dei problemi. Questi dirigenti non hanno remunerazione.
  Abbiamo richiesto che l'assetto proprietario dei produttori che operano con RAI venga reso trasparente. Non intendiamo operare con chi non lo è.
  Abbiamo poi condiviso l'orientamento della direzione generale di privilegiare le produzioni effettuate in Italia per imprimere maggiore impulso all'occupazione e all'indotto nel nostro Paese.
  Abbiamo commissionato all'Osservatorio di Pavia un monitoraggio per rilevare il rispetto delle pari opportunità tra uomini e donne e analizzare quanto l'immagine femminile veicolata dalle trasmissioni RAI corrisponda a una rappresentazione dignitosa e non stereotipata delle donne. Questo monitoraggio era previsto dal contratto di servizio 2010-2012, ma non era stato ancora attuato. I risultati della rilevazione del 2012 sono stati comunicati alle autorità competenti e sono stati portati all'attenzione anche di questa Commissione nella precedente configurazione. Non sono stati resi pubblici perché la rilevazione era stata avviata a titolo sperimentale ed era basata su un campione ritenuto poi non sufficientemente rappresentativo.
  Della seconda rilevazione, invece, che riguarda il 2013, dovremmo avere i dati disponibili dall'Osservatorio di Pavia a fine anno e molto probabilmente saranno resi pubblici, perché alcuni problemi di campionatura sono stati risolti. Le informazioni risultanti da queste rilevazioni sono un importante punto di riferimento per Pag. 10l'operato dei direttori di reti, canali e testate. Si è svolta, infatti, una riunione all'interno dell'azienda in cui si sono mostrati quali erano gli aspetti in cui c'era equilibrio e quali, invece, i settori nei quali tale equilibrio non era stato raggiunto.
  Nel documento di reciproco impegno, un documento importante, che viene sottoscritto da ogni direttore di testata al momento della nomina e che definisce la regolamentazione dei rapporti tra RAI quale editore e il direttore responsabile, con specifico riguardo al tema del pluralismo, è stata esplicitamente introdotta una clausola, che non c'era prima, di enforcement. Tale clausola consente all'azienda, nel caso di non osservanza delle regole del documento di reciproco impegno, di – cito puntualmente – «valutare l'attivazione di tutte le necessarie azioni di rigore correttive, ivi inclusa, nei casi più gravi, la rimozione dall'incarico e dalle relative conseguenze contrattuali».
  Ricordo, infine, che è stato recentemente raggiunto con USIGRAI un significativo accordo, approvato all'unanimità da questo consiglio, in virtù del quale i direttori di testata sono nominati per tre anni con possibilità di proroga alla scadenza e i caporedattori responsabili delle redazioni regionali per una durata massima di quattro anni, eventualmente prorogabile per una sola volta per ulteriori tre anni. Si tratta di un accordo innovativo. In questa sede desidero veramente dare atto dell'importante azione svolta dalla direzione generale e dalla collaborazione dimostrata dall'USIGRAI, che consente all'azienda il necessario avvicendamento della titolarità delle predette funzioni e la distinzione tra trattamento economico del grado e quello di indennità di funzione. Analogo orientamento era già stato assunto per le posizioni non giornalistiche.
  Passo a parlare delle nomine. Un ruolo particolare svolge il consiglio in tema di nomine, tema che suscita sempre attenzione, anche mediatica. La designazione dei responsabili dei ruoli apicali, soprattutto in campo editoriale, è lo strumento fondamentale attraverso cui il consiglio persegue gli obiettivi che si è fissato. Sono questi responsabili che aprono le linee editoriali e realizzano i programmi. Nell'anno trascorso il consiglio, su proposta del direttore generale, ha assunto, come ho detto prima, 22 delibere relative a nomine nelle direzioni editoriali, che hanno interessato 42 risorse, di cui solo una esterna. Su alcune delibere si è sviluppato un ampio dibattito e non sempre le posizioni sono state convergenti.
  Per quanto concerne la situazione economico-finanziaria, portare la RAI a una situazione di sicurezza sul fronte economico-finanziario era e resta una priorità. Abbiamo fatto passi importanti verso questa direzione. L'azionista, nell'assemblea del 30 maggio, ha approvato il progetto di bilancio della società predisposto dal management, presentato dal consiglio di amministrazione e auditato da una primaria società di revisione. Il consiglio ha approvato la bozza di bilancio senza voti contrari. Il bilancio RAI, che recepisce quello delle partecipate, tra cui Sipra, riflette correttamente la situazione contabile, come certificato dalla società di revisione Pricewaterhouse Coopers. Inoltre, da pareri pro veritate acquisiti dai massimi esperti nazionali in materia civilistica, fiscale, bilancistica e penale distribuiti al consiglio è emerso che non sussistono profili di criticità, né sul piano civilistico, né bilancistico-fiscale, né penalistico sul bilancio Sipra 2012 e, quindi, su quello della RAI e che i criteri di rilevazione dei ricavi di Sipra ai fini della redazione del bilancio 2012 risultano coerenti con i princìpi contabili di riferimento. Si è ritenuto comunque di fornire nei due bilanci informative sulle pratiche commerciali adottate da Sipra e sulle azioni attivate.
  È emerso anche che Sipra presentava consistenti problemi di carattere organizzativo e sul fronte dei controlli interni. Il consiglio di amministrazione ha fortemente sensibilizzato il direttore generale circa la necessità di intervenire. Azioni sono state attivate dalla nuova dirigenza di Sipra, ora RAI Pubblicità, e altre sono allo Pag. 11studio. La complessiva situazione di RAI Pubblicità è oggetto, come vi ho appena detto, di un apposito cantiere.
  Come noto, il bilancio del gruppo RAI relativo all'esercizio 2012 si è chiuso con una perdita consistente, pari a 245 milioni di euro, e ciò in ragione di una situazione gestionale pregressa fortemente condizionata da due ordini di fattori. Sul piano dei ricavi, la crisi del mercato pubblicitario ha determinato una caduta degli introiti di 220 milioni. Sul piano dei costi, trattandosi di anno pari, l'onere correlato alla copertura dei grandi eventi è pari a 143 milioni di euro. Se fate la somma, questa sarebbe stata una perdita di 363 milioni. Tuttavia, le misure di contenimento della spesa attuate dal nuovo vertice sin dall'insediamento hanno consentito una riduzione dei costi di oltre 100 milioni di euro e, quindi, un contenimento della perdita di esercizio.
  Secondo quanto riferito dal direttore generale in consiglio, il primo trimestre 2013, grazie agli interventi posti in essere, inverte positivamente la tendenza e presenta un trend in miglioramento. Il primo semestre, secondo le valutazioni del direttore generale, si prospetta in linea con il budget e in forte miglioramento rispetto al 2012.
  RAI oggi non perde 200 milioni. Li ha persi nel 2012. Questa consiliatura segue da vicino l'azione della direzione generale volta a un deciso miglioramento.
  Mi preme sottolineare, inoltre, e su questa tematica sono particolarmente soddisfatta, che RAI ha deciso di redigere a cominciare dall'anno 2014 un bilancio sociale per rendere conto a tutti delle attività e delle iniziative specifiche di corporate social responsibility assunte al fine del perseguimento degli obiettivi di sostenibilità e di responsabilità sociale dell'azienda. Sarà il primo caso di bilancio sociale di un'azienda radiotelevisiva.
  Il consiglio di amministrazione ha costituito, come dicevo prima, nel settembre 2012 due comitati consultivi. I comitati svolgono un'azione importante di stimolo e di supporto all'operatività aziendale, audiscono esperti interni ed esterni sulla materia oggetto di analisi e indicano al direttore generale possibili linee di azione. Nella mia relazione ho fatto un cenno alla loro attività. Penso di saltarlo, perché il tempo non mi consente di riprenderlo. Eventualmente uno dei coordinatori, se ci fossero domande, potrà essere disponibile a fornire ulteriori dettagli.
  Vengo alle conclusioni e resto perfettamente nei tempi.
  In occasione del nostro insediamento il consiglio ha preso l'impegno di operare esclusivamente al servizio dell'azienda, delineando un progetto sfidante e complesso per rafforzare il ruolo della RAI quale servizio pubblico, nonostante le difficoltà di scenario contingenti e prospettiche del settore.
  Questo progetto, ve lo ricordo molto brevemente, si basa su alcuni pilastri di natura economico-gestionale e culturale tutti ugualmente rilevanti: una buona governance che si fondi su una chiara distinzione di ruoli e di responsabilità; una situazione economico-finanziaria patrimoniale, come ho detto più volte, in equilibrio sostenibile nel tempo; una gestione aziendale basata sull'autonomia e sul merito, che sappia valorizzare, stimolare e premiare le professionalità e i talenti, attenta ai giovani e alle donne; una linea editoriale rispettosa del pluralismo, dell'etica, della responsabilità e della finalità pubblica; una forte condivisione di obiettivi da parte di tutta la RAI, del consiglio, della direzione, dei dirigenti, dei giornalisti e dei colleghi di qualsiasi grado e ruolo. In sostanza, si tratta di fare squadra.
  Questi sono gli obiettivi che ci siamo dati, su cui stiamo lavorando e su cui speriamo di essere valutati.
  I lavori del consiglio sono intensi. L'impegno e l'attenzione dei consiglieri sono significativi. Il clima è costruttivo, anche se caratterizzato da una dialettica talora accesa, che riflette la presenza di professionalità e sensibilità molto diverse in un organo collegiale di una società complessa come la RAI. La dialettica, se costruttiva e al servizio dell'azienda, è un valore: serve Pag. 12a cogliere tutti gli aspetti di potenziale criticità e a operare decisamente per il bene dell'azienda.
  Non sta certamente a me dire quanto della strada delineata abbiamo percorso e quanto bene abbiamo operato. Consentitemi di affermare, però, che quella di oggi è una RAI diversa, che sta cambiando e cercando di essere più autorevole e più vicina ai cittadini utenti. Contiamo di arrivare in modo adeguato e con maggiore legittimazione ai prossimi appuntamenti connessi con il rinnovo del contratto di servizio e di quello della concessione.
  È compito del legislatore e del Governo la riflessione sui possibili cambiamenti delle norme riguardanti la RAI. Il consiglio di amministrazione, come tutta la RAI, è pronto a offrire un contributo, anche alla luce della nostra personale esperienza. Dal prossimo autunno avvieremo una serie di giornate di dialogo e di riflessione proprio sul tema del ruolo del servizio pubblico e della sua identità.
  Grazie dell'attenzione.

  MAURIZIO GASPARRI. Mi rivolgo alla presidente, ma anche agli altri consiglieri. In termini generali, la presidente rilevava, in effetti, nella premessa, come l'attività del consiglio dovrebbe limitarsi ad aspetti editoriali. È una questione che fu discussa anche alla nascita di questo consiglio, con il Governo dell'epoca, da cui poi sono venute alcune delibere che hanno configurato all'origine della vostra attività alcune limitazioni.
  Tuttavia, dalla sua relazione è apparso evidente l'intreccio insopprimibile e inevitabile di questioni. Se lei dovesse limitarsi a questioni editoriali, che pure ha giustamente, e ne sono lieto, affrontato – quali il discorso di Rai Pubblicità, le risorse umane e i rischi finanziari – in teoria, secondo un'interpretazione non mia e francamente non della legge, ma che è stata fornita in una fase complessa della vita politica, a mio avviso forzando e, allo stesso tempo, limitando i contenuti della legge, di fatto lei avrebbe trattato temi che, per alcuni interpreti erranti della vicenda riguardante la RAI, voi non avreste dovuto affrontare e che, invece, incidono anche sugli aspetti editoriali.
  Decidere di stanziare risorse in un settore anziché in un altro, decidere una politica del personale e delle risorse umane in un settore anziché in un altro incide sui contenuti, ovviamente. Se si lascia all'asciutto una determinata attività in termini di risorse e di personale, essa non può funzionare, perché i contenuti editoriali partono dalla premessa dell'esistenza delle risorse umane e finanziarie. Mi pare che la sua relazione, e di ciò sono lieto, dimostri che chi ha interpretato in un determinato modo le cose ha sbagliato gravemente e che anche alcune delibere che sono all'origine dalla vostra attività andrebbero rivisitate, perché di fatto lei ha dimostrato come non siano esistenti.
  Ripeto, ne prendo atto con soddisfazione, perché non ho condiviso quel tipo di impostazione e i fatti mi danno ampiamente ragione. Abbiamo affrontato qui temi che, in teoria, secondo alcuni, non avrebbero dovuto rientrare nella competenza del consiglio.
  Questa mi sembra una considerazione importante, che riguarda anche la discussione che lei alla fine ha riferito il consiglio intende affrontare sul ruolo del servizio pubblico. Abbiamo scadenze importanti, convenzioni in scadenza nei prossimi anni. C’è un tema permanente sulla funzione della RAI come servizio pubblico, soprattutto alla luce del digitale terrestre, della moltiplicazione dell'offerta e dei tanti canali, tema che, da un lato, rende difficile riempire di contenuti un'offerta adeguata con quattordici canali e, dall'altro, dimostra che il servizio pubblico potrà resistere anche in una ridefinizione di ambiti non necessariamente con i numeri attuali.
  Vengo a questioni più specifiche e rivolgo le domande al consiglio, perché ci sono alcune questioni che sono già emerse sia dalla discussione della vigilanza, sia dalla lettura dei giornali.
  Come prima questione, c’è stata un'applicazione molto severa e precisa delle regole riguardanti il pensionamento di dirigenti della RAI. Si è detto anche in casi Pag. 13importanti che bisognava rigidamente rispettare la tempistica. C’è stato un caso, in particolare, che ha riguardato il TG1, in cui si era discusso, in una data fase, se il direttore che era stato incaricato potesse protrarre la sua attività. Si disse però che avrebbe dovuto andare in pensione e così è avvenuto. Ho letto però sui giornali giorni fa che Freccero, che è andato in pensione, avrebbe un incarico a RAI Expo. Poiché molti altri dirigenti sono andati in pensione – potrei fare molti nomi – e giustamente dal giorno dopo hanno cessato ogni tipo di incarico e di impiego, chiedo: ci sono figli e figliastri ? Queste norme come vengono interpretate ? Alcuni sono, orwellianamente, più uguali degli altri e quindi hanno incarichi dopo la pensione, incarichi che penso siano anche retribuiti ?
  Ho letto tutto ciò su Il Giornale di sabato 13 luglio. La notizia mi era sfuggita e ringrazio il presidente della Commissione, che, inoltrandoci la rassegna stampa, ci consente anche di cogliere notizie che possono sfuggire nel corso della giornata. È vero o non è vero ciò che ha scritto Il Giornale, ossia che Freccero avrebbe un incarico per RAI Expo ? Allora perché gli altri sono andati in pensione senza incarichi ? In questo caso ci sarebbe un incarico, immagino retribuito. Oppure è gratuito ? Come funziona la questione ? Questo sarebbe discriminatorio nei confronti di altri, anche alla luce degli accordi che sono stati giustamente stipulati, e di cui il direttore ci ha parlato, che hanno portato ad anticipare in alcuni casi pensionamenti per una politica aziendale saggia.
  Concludo rapidamente. Sono stati sollevati alcuni temi sul pluralismo e in merito rientro nella parte editoriale. Il consiglio si è occupato di vicende quali le palesi violazioni di Lucia Annunziata e di Fazio, dove le regole del pluralismo sono state travolte, ignorate, disprezzate ? Mi riferisco ai dati numerici che il collega Brunetta e altri hanno divulgato. Ne avete parlato nel consiglio, visto che i giornali hanno occupato ampiamente i loro spazi con queste questioni ? Ritengo che queste siano vicende decisive riguardanti il pluralismo e vorrei sapere se il consiglio se ne è occupato.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Ringrazio la presidente Tarantola per la relazione che ha svolto a nome di tutto il consiglio di amministrazione e colgo l'occasione per ringraziarla anche per la visita sul campo che abbiamo potuto svolgere due giorni fa. Credo che quella di oggi sia un'occasione per tutti noi molto utile, anche perché, come è stato ricordato, siamo a poco meno di un anno dall'insediamento del consiglio di amministrazione, ragion per cui questa è l'opportunità per fare un primo consuntivo dell'attività svolta. Il vostro è un consiglio di amministrazione che ha ricevuto un mandato molto delicato, come è stato ricordato nella relazione della presidente, innanzitutto rispetto al risanamento dei conti dell'azienda e agli investimenti che deve compiere per stare nella contemporaneità digitale. Di questi temi, peraltro, abbiamo avuto occasioni di approfondimento con l'audizione del direttore generale.
  Indubbiamente la novità di questo consiglio di amministrazione rispetto ai precedenti, come nella relazione della presidente, è legata alla distribuzione e all'esercizio delle deleghe che consentono al presidente e al direttore un ampio margine rispetto all'organizzazione aziendale e che mantengono intatta la piena sovranità del cda nel suo complesso sulle scelte editoriali, ragion per cui il cda continua a essere collegialmente responsabile della tutela del pluralismo.
  Credo che la prima domanda intorno a cui tutti dobbiamo interrogarci sia se questa innovazione, in quest'anno, abbia consentito di fare un passo in più nel liberare l'azienda dall'influenza della politica nella gestione quotidiana, che era uno dei temi e uno degli obiettivi.
  Lo rilevo anche in riferimento alle considerazioni che ho appena ascoltato dal commissario Gasparri. Veda, Presidente Fico, noi, come Partito Democratico, eravamo convinti, e continuiamo a essere convinti, che sia necessario fare una riforma Pag. 14della governance dell'azienda RAI. Pensiamo che ci sia bisogno di una profonda riforma della legge Gasparri. In materia abbiamo presentato progetti di legge nella precedente legislatura e lo faremo anche in questa. Questo è terreno, ovviamente, di confronto nel Parlamento nel suo complesso e non nella Commissione di vigilanza RAI, ma io credo che, in attesa di quella riforma e con il tipo di discussione che si svolgerà in quell'occasione, rispetto alla scelta di un anno fa e alla domanda che io stesso ho testé riproposto, non si debba e non si possa tornare indietro, proprio in ragione degli elementi che sono stati oggi portati nella relazione della presidente Tarantola.
  Colgo l'occasione – e concludo per stare nei cinque minuti – per rivolgere anche un'altra domanda. Credo sia utile, in un'occasione come questa, conoscere anche i motivi di alcuni voti importanti che sono stati esercitati da due consiglieri di amministrazione, i quali hanno espresso rispetto al bilancio un voto di astensione e rispetto ai palinsesti un voto contrario. Credo sia utile in questo consesso e in questa occasione conoscere i motivi del voto che hanno esercitato. Questo ci aiuterebbe nella discussione da svolgere tutti insieme.

  PRESIDENTE. Prima di passare la parola al collega Airola avrei anch'io alcune domande. Prenderò esattamente un minuto. Rivolgo le domande a tutto il consiglio di amministrazione.
  L'articolo 22, comma 5, dello statuto della società prevede che il consiglio di amministrazione si doti per i propri lavori di un apposito regolamento, che stabilisce, tra l'altro, le modalità e i termini attraverso i quali ciascun amministratore può chiedere informazioni relative alla gestione della società. È stato poi adottato il nuovo regolamento del consiglio, visto che alla fine della scorsa legislatura una prima bozza era stata respinta ?
  Volevo poi domandare ai componenti del cda se a loro avviso le deleghe conferite nel luglio 2012 su invito dell'assemblea degli azionisti di attribuzione in capo al presidente abbiano effettivamente comportato una migliore funzionalità del consiglio stesso nell'assolvimento dei suoi compiti di legge.
  Da ultimo, volevo chiedere ai componenti del consiglio di amministrazione se negli ultimi tempi sono emersi fatti significativi segnalati dall'organismo di controllo interno costituito dal consiglio stesso ai sensi dell'articolo 31 dello statuto.

  ALBERTO AIROLA. Ho apprezzato molto la premessa che ha già fatto la presidente sulla limitazione delle delocalizzazioni delle produzioni RAI. Volevo attenzionarvi su un problema che riguarda in generale tutte le produzioni e, in particolare, le produzioni di fiction e film. Abbiamo ricevuto dalla RAI un iniziale elenco di fornitori e sappiamo che bene o male alcune società prendono gran parte di queste commesse. Purtroppo, tali soggetti si sono ridotti un po’ a essere appaltatori, più che produttori, perché ricevono l'intero finanziamento per il prodotto che devono servire alla RAI e a volte mettono in pratica quella che riteniamo essere una pessima pratica per i lavoratori e per il sistema RAI, che è quella delle delocalizzazioni.
  Trattandosi di cifre ingenti, che riguardano sicuramente anche le decisioni del consiglio di amministrazione, rilevo che alcune produzioni di fiction vengono delocalizzate in Europa dell'est o addirittura in Paesi extraeuropei. Ciò, da un lato, danneggia i lavoratori, perché purtroppo i lavoratori italiani non possono partecipare. Se un imprenditore va con soldi propri a fare delocalizzazione all'estero, è libero di farlo. Se lo fa con soldi pubblici, forse è bene controllarlo.
  Dall'altro lato, nel controllo della trasparenza e dell'impiego di questi fondi in Paesi extraeuropei, ma anche europei, ci possono essere rischi di mancanza di trasparenza. Un caso che mi viene fatto notare dalla cronaca recente è quello dell'Albatross Entertainment, che ha prodotto in Argentina Terra ribelle 1 e in Paraguay Terra ribelle 2, il cui produttore, Alessandro Jacchia, con il suo socio, Giorgio Rosa, Pag. 15è stato arrestato ieri per produzione di fatture false per 21 milioni, per truffa e, presumo, anche per evasione.
  Avendo l'Albatross Entertainment prodotto numerosi film e fiction per RAI, mi domando se non sia il caso di rivedere i criteri con cui si selezionano questi produttori e soprattutto di limitare la delocalizzazione, non soltanto esprimendo intenzioni, che sicuramente la vostra dirigenza rispetterà, ma anche lasciando documenti. Non so se voi avete formalizzato questa scelta, in maniera che il processo possa essere applicato anche da eventuali vostri successori.

  MAURIZIO ROSSI. Buongiorno, presidente. Innanzitutto io so che state facendo un lavoro veramente immane e che siete controcorrente. Questo rispetto al passato sicuramente vi conferisce un enorme merito.
  Io sono, come è stato descritto l'altra volta da Gubitosi, il concorrente. Sono cioè l'editore di Primocanale, che, per la prima volta nella sua storia in Italia, ha depositato in Agcom una procura senza vincolo di conservazione preventiva e, quindi, ha affrontato in modo concreto il conflitto di interessi.
  Nel mio partito, obiettivamente, abbiamo un capogruppo che è una persona con cui ci possiamo confrontare benissimo e che è un dirigente RAI. Mi pare dunque che nel nostro partito ci sia una rappresentazione assolutamente completa delle diverse posizioni per vedere la questione da differenti ottiche.
  Secondo me, è importante passare subito a domande concrete. Spero che voi, mentre ragionerete sul futuro della RAI, vi renderete conto che la RAI condiziona pesantemente tutto il mondo dell'informazione e anche la sua pluralità e che condizionerà obiettivamente tanto più il mondo dell'informazione a seconda di come si andrà ad affrontare la scadenza del 2016.
  A seconda di quello che ci sarà scritto nel contratto nuovo, che potrà riguardare la RAI o altri soggetti, che potrà essere spacchettato o potrà essere un contratto unico, ne sarà condizionato tutto il futuro dell'informazione. Per questo motivo sono molto d'accordo con quanto si diceva prima, ossia che sarebbe opportuno andare a rivedere una legge sull'informazione. È cambiato tutto da quando si fece la Gasparri. È stata una legge che ci ha portato avanti in tutti questi anni, ciò è indubbio. Tuttavia, a seconda di come adesso, per esempio, verrà rifatto il sito web della RAI – mi dicono che ci siano a oggi, e chiedo se questo corrisponde al vero, più di 600 siti RAI – e se avrà uno scopo commerciale o meno, ciò condizionerà il resto del mondo dei siti web che si affacceranno e che sono già sul mercato, spostando magari notevolmente alcune posizioni. Tutto ciò viene fatto con soldi pubblici e, quindi, potrebbe andare a ledere molti altri operatori che stanno già operando sui siti web.
  Parlando di bilancio, ben venga che si pensi di portarlo in pareggio, ma lo si fa con introiti che si pensano oggi. Il concetto fondamentale è pensare se domani, quando ci sarà una concessione nuova, voi ritenete che sia giusto che i cittadini debbano pagare in base al costo della RAI o, invece, in base a quello che deve essere il valore del servizio che verrà offerto. Supponiamo per esempio, prendendo la radio, per parlare di un altro settore, che un servizio come quello radiofonico dovesse essere offerto da un altro soggetto a un costo enormemente inferiore. Per quale ragione il cittadino dovrebbe pagarlo magari cinque volte tanto alla RAI, solo perché è la RAI ? Entriamo in un concetto di concorrenza che, in un contratto di servizio pubblico, come peraltro avviene in Europa, può essere assolutamente aperto anche ad altri soggetti.
  Ci sarebbero molte altre domande, ma voglio rispettare anch'io i tempi e, quindi, mi fermo qui e ringrazio.

  MARIO MARAZZITI. Ringrazio il presidente e i consiglieri di amministrazione per il panorama incoraggiante del lavoro che si sta facendo. Continua il quadro che emergeva col direttore generale nella precedente audizione. Alcuni dei temi tornano Pag. 16anche rispetto a quanto nella precedente audizione era emerso.
  Io avevo sollevato il problema, per esempio, dell'antico mancato rinnovo del contratto con Sky e il direttore generale mi aveva risposto che effettivamente la RAI rinunciò a 57 milioni – a me ne risultavano 52 – che riguardavano la gestione precedente. È emerso che, attraverso un dispositivo tecnico, Sky permette la visione in chiaro di programmi criptati anche RAI. Il direttore generale ha verificato non essere illegale il dispositivo tecnico, mentre potrebbe essere illegale il fatto che ci sia un mancato introito per la RAI. Chiedo se non si stia studiando un'azione legale per recuperare il danno rispetto a Sky.
  La seconda osservazione è che questo grande sforzo di rinnovamento RAI non può certo non coinvolgere il discorso delle risorse umane. È stato detto come ci sia un grande rinnovamento, in parte attraverso la fuoriuscita di dirigenti. Questo discorso si lega alla formazione. Occorre, come lei ha detto, capire quale sia il fabbisogno di formazione. Mi chiedo, però, se una parte dei dirigenti che escono non possa essere considerata non per avere prebende o contratti aggiuntivi, ma per portare una quantità di know-how autorale od organizzativo utilizzabile per alcune sovrapposizioni tra giovani e anziani che vanno via, o per coprire i nuovi fabbisogni di formazione. Si tratterebbe di non perdere storia della RAI e know-how RAI mentre si alleggerisce il peso dei costi fissi e si ringiovanisce la RAI secondo i nuovi bisogni. Dentro questo discorso delle risorse umane c’è anche un problema che ogni tanto si pone. Recentemente mi sembra ci sia un problema di 13 posizioni apicali in campo giornalistico, tra vicedirettori e direttori, e di 9 vicedirettori o direttori a disposizione senza incarico. È una situazione che credo vada avanti da un po’ di tempo.
  Questo sicuramente si traduce in un costo e in alcuni problemi interni alla RAI. Mi chiedo se non sia il caso di mettere mano a questo tema prontamente. Può darsi che alcune delle posizioni da vicedirettore o direttore non debbano essere riempite di nuovo, perché magari corrispondono a duplicazioni di incarichi del passato, ma di certo ci sono 13 posizioni giornalistiche e 9 apicali ancora a disposizione e quindi a carico della RAI, non sistemate.
  Rispetto al discorso della radio – lei l'ha accennato e noi l'avevamo sollevato nella scorsa audizione – c’è una disparità del 200 per cento tra costi e ricavi, con circa 80 milioni non coperti su 120 milioni di spesa. La radio è un mezzo straordinario, veramente. La convergenza tra radio e web non può aspettare. Come è stato osservato dal collega Rossi, una forte presenza nel web di RAI potrebbe condizionare il mercato, ma io credo che la RAI abbia la responsabilità di non sprecare la possibilità che ha sul web. Il peso che la RAI ha come servizio pubblico televisivo non è proporzionale all'inconsistenza che ha sul web. Credo che, se questo nel futuro porterà uno scompenso tra gli operatori, sarà un tema che affronteremo, ma di certo è una responsabilità per RAI ottimizzarlo, soprattutto in un tempo di crisi economica e di crisi di fatturato.
  Concludo con due ultime osservazioni. Ho cominciato ad aprire insieme a voi il problema del canone RAI. Ci è stato riferito il 27 per cento di non pagamento del canone RAI. Il canone RAI è ancora richiesto, secondo la legge, per il possesso del televisore, ma la Gazzetta Ufficiale e le linee guida del contratto di servizio del 29 novembre 2012, all'articolo 9, stabiliscono che la qualità del servizio pubblico rappresenta il controvalore al pagamento del canone e con ciò definiscono una diversa natura nel canone rispetto al possesso del televisore. Si pone il problema di come la RAI si attrezzi per il prossimo futuro, per la prossima richiesta del canone. Mi domando se non dobbiamo mettere mano insieme, forse anche in maniera concordata, alla questione. Dobbiamo porci anche dal punto di vista del Parlamento il problema della riforma del canone RAI, orientando il pagamento per il servizio pubblico e non solo per il possesso del Pag. 17televisore. Questo potrebbe andare a ricalcolare il modo in cui i fondi pubblici vengono alla RAI.
  L'ultima osservazione si connette al problema dei consiglieri che non hanno approvato il bilancio. C’è una richiesta in questo senso. Si rilevano la crisi degli introiti pubblicitari e il vostro giusto calcolo sulle tendenze, che cerca di fare il confronto, per esempio, tra il primo trimestre del 2013 e il primo trimestre del 2012. Vorrei sapere se corrisponde al vero il fatto che ci fu un'anticipazione di incassi RAI nella fine del bilancio del 2011 allo scopo di raggiungere, prima della vostra gestione, un minimo di vantaggio di bilancio in quell'occasione. Questo potrebbe aver condizionato i bassi risultati del primo trimestre 2012 e, quindi, il confronto 2012-2013 potrebbe essere oggi meno favorevole del reale perché c'erano incassi non registrati, se registrati in maniera anticipata. Non so se questo possa corrispondere al vero e chiedo se abbiate tenuto conto di queste cose o come sia la situazione, considerato che ovviamente non possiedo dati certi.

  SALVATORE MARGIOTTA. Intervengo molto brevemente innanzitutto per scusarmi con la presidente e con i componenti del consiglio di amministrazione. Io e altri colleghi senatori del gruppo PD presenti, il collega Ranucci e il collega Scalia, siamo arrivati un po’ più tardi perché impegnati in un'importante riunione del gruppo del Partito Democratico. Solo per questo non siamo stati ligi all'orario. Maiora premebant.
  Pongo tre domande nette. È inutile aggiungere il mio giudizio positivo sul lavoro che si sta facendo. La presidente sa che gliel'ho espresso personalmente nel corso della missione che abbiamo fatto di recente e dunque su questo non mi soffermo e vado a questioni molto concrete.
  Dalla consigliera Tobagi, che so essersi occupata anche di radio in un periodo della sua vita, vorrei sapere se ritiene, come è stato già detto e come io stesso ho chiesto al direttore, che proprio nel mondo della radio della RAI ci sia da intervenire in maniera robusta per cercare di rafforzare un settore che è sempre stato di preminenza all'interno del mondo dell'informazione, della trasmissione e della comunicazione in genere e che invece rischia di perdere leadership. Per me non è tanto e non solo un problema di costi, come alcuni colleghi hanno posto in precedenza, quanto un problema di qualità di tenuta di una leadership.
  Al consigliere Pilati, che so essere sensibile a questi temi, pongo una questione. Ho letto in una recente intervista, sul Corriere della sera o su Repubblica, in un articolo nel quale si parlava della crisi del teatro, che il presidente del Teatro di Roma Franco Scaglia, peraltro uomo RAI, ipotizzava la possibilità di dar vita a un canale tematico dedicato al teatro RAI che potesse, da un lato, svolgere un servizio pubblico importante, quale quello di formare culturalmente, di produrre cultura e di rendere fruibile la cultura teatrale, e, dall'altro, aiutare il settore del teatro, intervenendo in alcune produzioni, esattamente come RAI Cinema fa per il cinema, in maniera, a mio parere, assolutamente positiva. È ipotizzabile dal punto di vista non solo sociale e culturale, ma anche economico un'operazione di questo tipo ?
  Al consigliere De Laurentiis invece in quanto nato in una regione piccola come la mia, rivolgo una domanda che ha che fare con i TG regionali. Mi ha fatto molto piacere sentire proprio la presidente Tarantola dire che ella ritiene quello dell'informazione regionale uno dei punti importanti in cui si qualifica il servizio pubblico della RAI. È possibile pensare a un miglioramento complessivo, a un rafforzamento dell'informazione regionale e, se sì, come ?
  Concludo con una notazione di colore e minimale, ma che sento di dover fare, perché mi ha dato questa sensazione, avendola vista. Risponda pure la presidente, o un qualsiasi consigliere di amministrazione. È vero che pecunia non olet, soprattutto nei periodi in cui soldi non ce ne sono, ma è proprio necessario e indispensabile che la RAI trasmetta gli spot di Pag. 18Sky che invitano a pagare il canone Sky ? È stridente. Quando li vedo, sento un pugno nello stomaco. Non lo sentite anche voi ?

  MARIASTELLA GELMINI. Mi associo ai ringraziamenti alla presidente Tarantola per la sua relazione, che trovo apprezzabile anche nello spunto di definire un bilancio sociale per garantire il massimo della trasparenza delle scelte degli investimenti per la programmazione. Vorrei però soffermarmi sul tema della fiction.
  Da sempre RAI è il principale finanziatore e committente dell'industria della fiction, anche se negli ultimi anni, complici la crisi economica e le difficoltà che tutti gli enti, RAI compresa, affrontano, gli investimenti sono in calo. Credo che si possa registrare un calo intorno ai 100 milioni di euro, da 300 a 200 milioni, se non erro.
  Ciò evidentemente crea problemi non da poco all'industria della fiction, che peraltro nel nostro Paese non usufruisce né del tax credit, né di altre tipologie di aiuto. Molte società di produzione versano in condizioni davvero difficili e alcune stanno per chiudere.
  La domanda riguarda il fatto se in futuro si possa ipotizzare quantomeno di evitare un'ulteriore riduzione degli investimenti, se non di averne addirittura un aumento, nonché la necessità di garantire anche in quest'ambito un maggiore pluralismo, evitando che siano sempre poche società di produzione a beneficiare delle opportunità che RAI immette sul campo.

  AUGUSTO MINZOLINI. Grazie moltissimo, presidente, soprattutto per il garbo con cui ci ha riportato il quadro generale della società. Con lo stesso garbo vorrei sottoporre alcuni contributi ai diversi cantieri che avete messo in piedi sull'attività dell'azienda.
  Il primo contributo verte sul settore che si occupa della pubblicità. Io non riesco ancora a capire esattamente come sta andando, glielo dico francamente, perché nell'audizione del direttore generale ci hanno parlato di 700 milioni. Secondo notizie stampa e altre notizie che vengono dai corridoi, si dice, invece, che la possibilità per quest'anno possa scendere a 650 milioni. Qualcuno ancora più pessimista parla addirittura di 600 milioni per la raccolta pubblicitaria. È chiaro che una situazione del genere interverrebbe pesantemente sul bilancio di fine anno. Vorrei sapere se è vero o no. Quello che so è che si stanno creando alcuni meccanismi un po’ particolari per far cassa ed evitare che ci sia una dimensione di questo tipo, per esempio una politica degli sconti forse un po’ esagerata. Si è sempre fatta, l'hanno fatta anche altre reti, però siamo passati dal 66 per cento a operazioni che quasi fanno gridare al dumping, perché si parla di sconti del 90 per cento, per cui viene pagato uno spot contro nove gratuiti, o addirittura del 95 per cento, per cui si paga uno spot contro 19 gratuiti.
  Capisco che ci sia una difficoltà e vorrei rispondere al collega Margiotta. È molto probabile che ci siano gli spot cui lui accennava perché il nuovo capo della pubblicità RAI viene da Sky e quindi immagino che sia un meccanismo conseguente.
  Un'altra vicenda che mi ha colpito è quella di Carosello, un'iniziativa interessante, che è partita anche bene, sebbene mi dicano che adesso l’audience stia un po’ crollando. Soprattutto mi ha colpito una cosa che ha detto Piscopo, cioè che la concessionaria pubblica ha contribuito ai costi della realizzazione degli spot regalando a ciascun inserzionista 70.000 euro di spazi pubblicitari RAI al netto degli sconti. Per citare testualmente le parole di Piscopo, «riconosciamo ai nostri clienti una sorta di concorso spese fino a 70.000 euro in spazi». Che cosa significa ? Se questa notizia fosse vera, si creerebbe una situazione singolare, al limite della legalità. Come può, infatti, una concessionaria pubblica contribuire con spazi pubblici al pagamento di una creatività realizzata da agenzie pubblicitarie private ? Questa bizzarra fattispecie, che vede la RAI contribuire con un proprio bene, che poi è pubblico, al pagamento di un soggetto privato, agenzia creativa, per conto di un Pag. 19altro soggetto privato, cliente inserzionista, richiederebbe forse una gara. A me sembra un meccanismo piuttosto complicato, molto fantasioso, ma un po’ contorto dal punto di vista delle logiche.
  Un'altra questione riguarda le assunzioni esterne. Non mi riferisco chiaramente alle nomine editoriali, ma alle cosiddette nomine di sistema. Ho presentato alcune interrogazioni, ma non ho ancora avuto una risposta chiara. Dato che lei nella nuova normativa in ogni caso deve concedere l'autorizzazione ad assunzioni di questo tipo, volevo chiederle se per caso siano state seguite le logiche che vengono richieste a un'azienda pubblica per la scelta di questi ruoli e se siano state rispettate le procedure sia per verificare se all'interno dell'azienda potessero esserci personalità che potevano prendere quei ruoli importantissimi e soprattutto se sia stata fatta una selezione tenendo conto proprio delle leggi necessarie.
  Tra parentesi, un'altra vicenda che mi colpisce, ma questa è più una mia curiosità, è come mai tanta gente è venuta da Wind. C’è stata quasi una sorta di immigrazione. Lo rilevo anche per un altro motivo molto semplice, ossia perché ci sono due associazioni di consumatori che hanno presentato esposti alla Corte dei conti proprio sul problema.
  In ultimo volevo porre una domanda ai consiglieri Tobagi e Colombo. Anch'io sono stato molto colpito dalla vostra decisione di astenervi sul bilancio RAI, soprattutto perché, almeno sulla stampa, ma non so se è vero, sono state fornite motivazioni particolari, al punto che si poteva immaginare che ci fosse qualcosa di poco chiaro. So che se ne è parlato già l'altra volta, ma credo che anche altri consiglieri che hanno posto il problema non abbiano avuto risposte chiare. Vorrei sapere se in questa sede poteste fornirci le motivazioni.

  GERO GRASSI. Starò sotto i cinque minuti. Non riproduco la domanda sull'astensione al bilancio, perché è comune. In questo momento, più che parlare da parlamentare, assumo le vesti di un cittadino contribuente.
  Come è possibile che nel 2013 zone d'Italia non abbiano ancora il segnale RAI ? Credo che questo debba essere il primo problema da affrontare. Ci sono zone d'Italia nelle quali la RAI ha una grandissima funzione sociale, soprattutto verso alcuni strati della società. Quando il segnale non arriva, quel cittadino, che peraltro ha pagato il canone, si sente tradito due volte. Alcuni comuni sono andati anche in tribunale, ma stanno ancora aspettando. Credo che in questa pletora di danaro non sia difficile o impossibile provvedere.
  Sono d'accordissimo con la richiesta del collega Margiotta: l'informazione regionale va almeno raddoppiata. Lo spazio concesso all'informazione regionale e tolto a quella nazionale avvicina di più il cittadino alla televisione.
  Passo all'ultima domanda. Ho studiato la documentazione che ci avete mandato in merito ad appalti e forniture. Con un'approssimazione per difetto l'80 per cento di quella somma di denaro parte dal nord e si ferma a Roma. Sarà una carenza strutturale di tutto ciò che c’è sotto Roma, probabilmente. La mia non è una rivendicazione localistica. Faccio notare, però, che l'accesso non è identico in tutta Italia. Se l'80 per cento delle forniture dei servizi e degli appalti riguarda il centro-nord, credo che, ragionando da italiani, ci dobbiamo domandare il perché. Mi sembra strano che nelle vostre argomentazioni questo bisogno non sia stato mai evidenziato da nessuno: o è sfuggito a me, oppure non è uscito dalle stanze della RAI. Chiedo che cosa si possa fare per allargare questa forbice, che, secondo me, non può essere abbandonata alla casualità.

  PRESIDENTE. Mi scusi, lei si riferisce all'albo fornitori che ci ha inviato la RAI, dove ha visto – lo dico per integrare – che l'80 per cento delle sedi della società sono nel centro-nord. Si riferisce alle città e alle sedi, perché gli importi non erano indicati: ancora non li abbiamo, ma ne abbiamo fatto richiesta.

  GIORGIO LAINATI. Rinnovo i sensi della gratitudine per l'ospitalità che la Pag. 20presidente Tarantola e il direttore generale hanno offerto all'Ufficio di presidenza nella visita agli studi di via Teulada e di Saxa Rubra. Abbiamo potuto constatare, gentili consiglieri, quanto sia importante. Parlare qui astrattamente del totale rinnovo delle tecnologie di RAI 2 e del TG 2 e vedere poi che cosa significa ciò in concreto è stato fondamentale per il presente e per il futuro.
  Dal momento che vi sono state già poste tutte le domande possibili e immaginabili, vorrei richiamarmi solo a un'importante audizione che abbiamo avuto lunedì in questa sede con l'onorevole Pannella, invero non particolarmente frequentata dai colleghi della Commissione. Al di là del funambolico personaggio e della narrazione degli ultimi quarant'anni della società italiana, è emersa una richiesta pressante del Partito radicale, ma anche di buona parte del Parlamento, perché si possano trovare nel servizio pubblico gli spazi per propagandare e spiegare ai telespettatori i contenuti dei referendum che il Partito radicale ha presentato e che molte forze politiche, a cominciare dalla mia, intendono sostenere in queste settimane di raccolta delle firme.
  Vorrei capire se avete avuto modo nell'ambito del consiglio di amministrazione di dibattere di questi argomenti e mi auguro una conferma alla volontà che il servizio pubblico trovi questi spazi, che mi paiono assolutamente doverosi.

  PRESIDENTE. Possiamo procedere con le risposte. Volevo ricordare che anch'io, come Presidente, mi associo a una domanda che è stata posta rispetto all'astensione sull'approvazione del bilancio da parte di due consiglieri. L'interesse è molto forte proprio rispetto al fatto dell'astensione. Perché non un voto positivo o un voto negativo ?

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Mi sembra che mi siano state rivolte molte domande e spero di essere in grado di fornire risposte esaurienti. Se non saranno tali, chiedo se posso fare riserva eventualmente di fornire maggiori dettagli con una risposta scritta successivamente.

  PRESIDENTE. Possiamo sia fornire maggiori dettagli con una risposta scritta, sia rinviare tutto quello che oggi non riusciamo a dirci a un'altra audizione.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. La prima è una serie di domande da parte dell'onorevole Gasparri che ruota intorno alle deleghe che mi sono state assegnate.
  Sul punto vorrei essere molto chiara, onorevole Gasparri. Non ho cercato queste deleghe, come non ho cercato questa presidenza. Mi sono state offerte e sono state per me una sorpresa incredibile. Non le avrei mai attese. Mi è stato chiesto di fare la presidente della RAI con deleghe, con un pacchetto unitario. Su questo pacchetto unitario ho svolto la mia valutazione di scelta. Le deleghe sono state poi decise nella loro composizione dal consiglio di amministrazione, che ha a lungo dibattuto e poi a maggioranza ha deciso che determinate aree dell'azienda fossero non editoriali e che potessero quindi rientrare nell'ambito delle deleghe che mi stavano per essere assegnate. Bisogna fare una distinzione tra i poteri strategici di indirizzo del consiglio di amministrazione e i poteri operativi. A me sono stati assegnati poteri operativi.
  Giustamente lei ha rilevato che nella mia relazione ho parlato di settori e di aree che sotto l'aspetto operativo mi sono stati delegati, ma non mi è stato assolutamente delegato, e prova ne è il fatto che il consiglio ha assunto le delibere al riguardo, il potere strategico. La gestione del personale nella sua linea strategica viene definita dal consiglio, mai e poi mai è delegata a me, così come la parte più operativa di che cosa fare nella gestione corrente del personale non è delegata a me, ma è una tipica funzione prevista dallo Statuto del direttore generale.
  A me è stato affidato solo un pezzo ben particolare. Non ho poteri strategici in alcuna materia, perché tali poteri competono al consiglio, e non ho poteri gestionali, perché competono al direttore generale, che è il capo dell'azienda. Io ho alcuni poteri di delibera ben circoscritti, Pag. 21da attuare sotto lo stretto controllo di ciò che mi è stato delegato. Sono poteri di delibera in materia di spese, come dicevo prima, da 2,5 a 10 milioni, e di nomina di dirigenti di I e II livello nelle aree che il consiglio a maggioranza ha ritenuto essere non editoriali.

  PRESIDENTE. La Presidenza vorrebbe acquisire le deleghe per porle agli atti.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Non c’è problema. Certamente. Compresa la delibera dell'azionista, perché il consiglio ha deliberato su proposta, su invito dell'azionista. Peraltro, le ho con me.

  PRESIDENTE. Era solo un appunto per completare e passarle anche a tutti i commissari.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Su Freccero, francamente, il consiglio non è stato reso edotto e, quindi, non abbiamo elementi con cui rispondere. Sono lanci di agenzia. Credo, da quello che ho sentito, che in una delle prossime riunioni ci verrà parlato del progetto Expo, ma non so assolutamente della figura. Questi non sono compiti tipici gestionali del consiglio, ma del direttore generale. Sul criterio siamo stati resi edotti di questa linea della direzione e noi abbiamo ne preso atto. Questo sì.
  Sul fronte invece delle vicende Annunziata e Fazio, con molta tranquillità le rispondo che il consiglio, e credo di avere detto qualcosa nella mia relazione, ha un ruolo molto importante sul fronte del pluralismo. Il pluralismo è una questione importante. Se crediamo nel servizio pubblico, dobbiamo credere anche nell'indipendenza del servizio pubblico, nel suo pluralismo e nella sua azione, che deve essere un'azione di diffusione dell'informazione corretta nel miglior modo possibile.
  Anche in questo caso abbiamo un ruolo di indirizzo, che abbiamo sempre svolto. Come dicevo nella mia relazione, questa consiliatura è particolarmente attenta al tema del pluralismo rispetto a molti altri e quindi forniamo alcune indicazioni. Nel palinsesto il pluralismo è uno dei punti degli inviti che non ho riletto, perché c'era già stato un richiamo al fatto che siamo sensibili al pluralismo e ho pensato di poterlo saltare. C’è comunque un punto specifico al riguardo. Come indirizzo, pertanto, ce ne occupiamo. Potreste chiederci, però: come, vi limitate a indirizzare, ma poi non controllate ? No, controlliamo anche, perché, per esempio, riceviamo sempre, non ricordo – scusatemi se ho questa carenza di memoria – se mensilmente o trimestralmente, ma penso più trimestralmente, i dati dell'Osservatorio. I consiglieri vengono in consiglio a riferire che questi dati non portano equilibrio su questo e quest'altro tema e noi, in virtù di questa verifica, interveniamo e chiediamo al direttore generale di effettuare le conseguenti osservazioni.
  Sui casi specifici succede che il consiglio a volte interviene e a volte no. Se mi posso permettere, personalmente – non parlo a nome del consiglio, ma come Anna Maria Tarantola – ritengo che l'azione che deve fare il consiglio sia un'azione che verifichi il pluralismo in un arco temporale sufficientemente lungo e con riferimento alla programmazione nel suo complesso, dedicando attenzione, oltre che alla quantità, anche alla qualità che viene assegnata ai diversi partiti, oltre che, come ho detto io, alla pluralità di generi e di voci. Penso sia necessario e opportuno da parte nostra fornire indirizzi chiari e controllare che tali indirizzi vengano poi attuati.
  L'onorevole Peluffo ha posto una domanda specificamente a tutto il consiglio e anche a me, chiedendo se questa innovazione abbia consentito di fare un passo in più nel ridurre la lottizzazione. L'ho detto nel mio intervento. Credo che queste deleghe abbiano avuto alcuni effetti positivi. Innanzitutto hanno reso più snella, più flessibile e più immediata la gestione. L'azienda RAI è anche una società per azioni e deve essere in grado, in un mondo in forte movimento, di assumere una decisione di acquisto piuttosto che di altro Pag. 22tipo in modo piuttosto rapido e veloce. Sta a me ovviamente attuare tutte le iniziative necessarie per garantire il pieno rispetto delle deleghe che mi sono state affidate. Tra l'altro, tutte le mie deleghe vengono consegnate al collegio sindacale, che le verifica e a esse vi è l'accesso anche da parte del magistrato della Corte dei conti.
  Detto questo, le deleghe hanno anche consentito di ridurre le influenze improprie sulla RAI e di avere una gestione un po’ più aziendale e non meta-aziendale. Sull'efficacia e sulla funzionalità di queste deleghe mi sento, dunque, di affermare che l'andamento è positivo. Questa è la mia valutazione. Essendo direttamente chiamata in causa, ha una valenza forse limitata, ma penso che gli altri consiglieri possano dire qualcosa al riguardo.
  Presidente Fico, lei ha rivolto una domanda a tutto il consiglio sul regolamento e sulle deleghe, chiedendo se hanno funzionato. Come le dico, penso che funzionino.

  PRESIDENTE. Sulle deleghe lei sostiene che avere le deleghe ha ridotto un'influenza politica, meta-aziendale.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Io preferisco usare la parola «meta-aziendale». Non voglio entrare nei termini politici per mia connotazione.
  Il nuovo regolamento non è stato adottato. Stiamo ancora con il vecchio regolamento.
  Negli ultimi tempi sono emersi fatti significativi segnalati dall'organismo di vigilanza ? No, ci sono stati alcuni fatti significativi, ma non su segnalazione dell'organismo di vigilanza.
  Quanto ad Agrodolce, è stata una vicenda piuttosto complessa. Me ne stavo dimenticando e mi scuso. Su questo chiedo di poter eventualmente riferire in seguito, perché la vicenda è estremamente complessa e ha impegnato il consiglio di amministrazione per una serie veramente numerosa di riunioni. Non sono in grado di fornire in pochissimo tempo un riferimento. Potrei preparare la risposta scritta.

  PRESIDENTE. Perché non si riesce ad approvare il regolamento ?

  ANNA MARIA TARANTOLA, Presidente della RAI. Non è stato approvato dal consiglio all'unanimità. Bisogna chiedere il motivo ai consiglieri che l'hanno rigettato. Io l'ho presentato e, quindi, personalmente non posso rispondere sulle cause del rigetto. Come ho detto nella precedente Commissione, mi sono attenuta alle decisioni del consiglio.

  PRESIDENTE. Magari anche su questo recepiamo il verbale della seduta in cui il Regolamento è stato presentato ed è stato rigettato dal consiglio di amministrazione. Lo chiediamo ufficialmente.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Il senatore Airola aveva posto una domanda sulla produzione di fiction e film. Le confermo che questo consiglio è determinato nell'evitare le delocalizzazioni. Può darsi, anzi senz'altro qualche delocalizzazione è stata fatta in passato. D'ora in poi, però, salvo casi eccezionali, per i quali la storia richiede di andare in un altro paese, si eviteranno. È ovvio che, se il racconto prevede che si debba andare, è possibile che si vada, ma la linea è quella di effettuare le riprese nel nostro Paese.
  Sul fatto che ci siano rilevanti commesse, quello è un elenco. Non dice che stanno lavorando, anzi noi abbiamo, come avrà visto, un elenco fornitori e un albo fornitori. L'elenco fornitori riguarda coloro i quali forniscono beni non radiotelevisivi. L'albo, invece, riguarda i beni radiotelevisivi.
  All'elenco si accede sul web e chiunque si può iscrivere. Sarà poi l'azienda, sulla base delle sue regole interne, che deciderà chi utilizzare. Quando si tratta poi di forniture di elevato importo, si provvede a effettuare o l'interpello a cinque, o la gara pubblica, a seconda dell'ammontare. Non voglio adesso entrare nel dettaglio. L'albo, invece, riguarda i fornitori di beni e di prodotti radiotelevisivi, per i quali ai sensi di legge non si applica la normativa sugli appalti.Pag. 23
  Al primo si accede liberamente, ma non è detto che poi la RAI utilizzi tutti coloro che si sono iscritti. Dipende dalla valutazione o dalla gara pubblica, come dicevo prima, perché si fanno gare pubbliche per importi superiori a una determinata soglia prevista dal codice degli appalti.
  L'albo fornitori, che riguarda, invece, coloro i quali forniscono beni e servizi di tipo radiotelevisivo, è un albo al quale si viene iscritti dopo una valutazione di merito fatta dalla RAI, se ci sono tutte le caratteristiche, anche di solidità e di correttezza, che consentono l'iscrizione. Dopodiché, si applicano una serie di procedure, che, se lei vuole, le posso inviare in via scritta. Adesso a memoria non ricordo tutto nel dettaglio, ma ci sono procedure che vengono seguite per utilizzare tali fornitori.
  Questo in parte risponde anche all'onorevole Grassi, il quale rilevava che c’è uno sbilanciamento. Quello è solo un elenco. Non è detto che tutti gli iscritti vengano utilizzati. Se ha riscontrato lo sbilanciamento nell'elenco dei fornitori, è perché sono molto bravi quelli del nord a iscriversi, considerato che l'iscrizione viene fatta direttamente da loro. Se, invece, è nell'albo, essendoci una valutazione di solidità economico-finanziaria e patrimoniale e di correttezza, per verificare che non ci siano denunce e che i fornitori siano corretti, per esempio, per quanto riguarda il pagamento di tutti i contributi INPS e INAIL, si tratta di una scrematura che viene fatta, ma il punto di partenza è sempre la proposizione da parte del singolo fornitore.

  PRESIDENTE. Presidente, proprio rispetto a questo chiediamo nuovamente anche e soprattutto chi in questo momento, oltre all'albo fornitori, sta lavorando con la RAI.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Chiedo che qualcuno prenda nota di ciò che dobbiamo mandare alla Commissione.
  Il senatore Rossi ha chiesto che cosa faremo del nostro sito. Credo che questa sia una domanda cruciale. È vero che ne abbiamo tanti, non so se 600, 500 o 300, ma comunque moltissimi. Questo è anche l'obiettivo. È veramente un costo avere tanti siti. Tanti siti si gestiscono male. L'idea è quella di cercare di unificarli in un unico sito, che sia efficiente. Questa è concorrenza, in senso positivo e non in senso negativo.
  Su Sky il direttore ha già risposto.
  Quanto al dispositivo tecnico e se si sta intervenendo, rinvio al direttore generale, perché, francamente, riguarda lui.

  MARIO MARAZZITI. Volevo solo sapere se questa materia, rinviando al direttore generale, cresce e fa massa critica all'interno, perché può essere che da un'azione legale possano venire vantaggi per la RAI.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Su questo, se lei ritiene, faremo scrivere una risposta dal direttore generale, che segue più direttamente queste questioni.
  Quanto alla formazione delle risorse umane e se i dirigenti che escono possano essere usati come formatori, anche questo è un compito tipico della direzione generale e, quindi, chiederemo al direttore. Quello che le posso dire è che sul tema della presenza in RAI di posizioni apicali che non hanno un ruolo ben preciso ci sono state domande puntuali da parte di alcuni consiglieri al direttore generale. Credo che il direttore a breve sarà in grado di fornire all'intero consiglio una risposta sul tema.
  Quanto alla radio, vi abbiamo riferito che c’è un cantiere apposito. Sicuramente vogliamo rilanciare la radio e siamo consapevoli che la mancata integrazione tra radio e web non sia positiva per l'azienda. Questa è una delle azioni che il cantiere dovrà individuare, che cosa fare concretamente per risolvere questo problema.
  Sul canone RAI mi piacerebbe avere la possibilità di parlare a lungo, ma queste risposte devono essere molto sintetiche. Il canone RAI intanto è uno dei più bassi d'Europa. Credo che ce ne sia solo uno più Pag. 24basso, di un Paese dell'est. Lei giustamente ha messo in luce proprio l'aspetto cruciale. È difficile ottenere il pagamento, non c’è enforcement e non è chiaramente delimitato il perché lo si debba pagare. È un tema molto ampio. D'altra parte, permettetemi di dire che, se si riconosce che esiste in un determinato paese, ma anche in tutta Europa, la necessità, l'esigenza e l'opportunità di avere un servizio pubblico, questo servizio pubblico deve essere finanziato. Non c’è dubbio che sia così.
  Perché gli altri Paesi hanno canoni maggiori ? La stessa BBC gode di un canone superiore al nostro e anche di finanziamenti diretti. Il motivo è che si deve dare la possibilità al servizio pubblico di fare qualcosa che gli altri non sono disposti a fare. Perché faccia questo qualcosa, che è garantire il pluralismo e l'indipendenza dell'informazione, fornire informazioni che nessun altro potrebbe fornire e prevedere programmi di cultura che nessun altro vorrebbe prevedere, bisogna che abbia una forma di sostegno.
  Vorrei ritornare su un tema che avevo citato già l'altra volta. Non è vero che il canone finanzia la parte commerciale di RAI. È il contrario. È la pubblicità che, insieme con il canone, finanzia la parte di servizio pubblico. È importante saperlo.
  Tutto ciò che rientra nell'elenco dei programmi considerati di servizio pubblico non è stato stabilito dalla RAI, ma dall'Agcom. La RAI si attiene a tale elenco e tiene una contabilità separata sulla base del prospetto dei conti che ha fatto l'Agcom. Quella contabilità, che si chiama contabilità separata di servizio pubblico, viene auditata da una società di revisione. Ne emerge che abbiamo un credito nei confronti dello Stato di quasi 2 miliardi, anzi di oltre 2 miliardi. Ciò significa che nel tempo, dal 2005 a oggi, se non vado errato, si sono accumulati tutta una serie di crediti di RAI verso lo Stato che hanno portato a un credito complessivo di 2 miliardi. RAI, però, non li porta in bilancio, perché non ritiene che questa sia una posta che potrà mai essere escussa e incassata, ma è una somma su cui, per esempio, il collegio sindacale ci ha mosso un rilievo, sostenendo che dovremmo fare un'azione per poterla avere.
  Quello del canone è un tema gigantesco, sul quale veramente si potrebbe parlare a lungo. Questa consiliatura – posso parlare a nome di tutti, vero, consiglieri ? – ha dato incarico al direttore generale di intervenire. Adesso vediamo che cosa riusciremo a fare. Certamente sia io sia lui abbiamo preso contatti con alcuni Ministeri per osservare che il problema sussiste. Non è nostra la soluzione, o perlomeno non è esclusivamente nostra.
  È anche vero che migliori programmi forniamo, più siamo bravi – per questo insisto molto anche sulla qualità del servizio che dobbiamo offrire – più magari si ottiene una reazione positiva al pagamento del canone. Anche se non dipende tutto da noi, soprattutto con riferimento all'evoluzione normativa e alle nuove leggi, possiamo fare la nostra parte nel migliorare i programmi che offriamo.
  Vengo alla crisi degli introiti della pubblicità. Quello che vi posso dire, perché ci è stato anticipato – è stato comunicato dal direttore in sede consiliare e quindi lo posso ripetere – è che RAI l'anno scorso ha perso in pubblicità più di quanto non perdeva il mercato. Nel primo trimestre abbiamo perso come il mercato e, pare, da prime anticipazioni, che nel secondo semestre stiamo andando lievemente meglio. Le azioni attivate sembrano cominciare a sortire un loro effetto.
  Dottoressa Gelmini, passo alla fiction. È vero, in passato c’è stato un grosso calo. Stiamo recuperando, poco, perché non abbiamo disponibilità alte, ma le posso riferire che, per esempio, già nei primi mesi di quest'anno abbiamo investito 2,5 milioni in più rispetto al passato. È nella linea di questa consiliatura cercare di accrescere l'investimento in fiction. Se ne ha una dimostrazione, se lei va a vedere il palinsesto, laddove RAI 1 ha ben quattro serate di fiction previste.
  Tra l'altro, la qualità delle nostre fiction, e girando il mondo lo si vede, è buona. La qualità delle nostre fiction è buona, mentre non è alla pari negli altri Pag. 25Paesi, salvo alcuni casi. Stiamo dunque facendo prodotti buoni e cominciamo a venderli anche all'estero. Ovviamente devono avere un taglio diverso da quella che è stata la tradizionale fiction italiana finora per potere avere un mercato anche all'estero, ma ci stiamo lavorando. Un'altra indicazione che questa consiliatura ha fornito è stata quella di curare i format e la durata, per esempio. Le nostre fiction durano troppo e non vengono vendute. Stiamo lavorando su quel fronte.
  Dove sta andando la pubblicità ? Forse possiamo ritenere sufficiente la risposta che vi ho fornito. Non ho dati, essendo tipici della direzione generale. Non abbiamo dati aggiornati.

  PRESIDENTE. Anche su questo chiederemo i dati approfonditi.

  AUGUSTO MINZOLINI. A me risulta che da gennaio ad aprile del 2013 ci sia stata una perdita di 70 milioni rispetto allo scorso anno.

  PRESIDENTE. Chiediamo conferma di questo dato e anche di avere i dati approfonditi sugli introiti pubblicitari.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Quanto alle assunzioni esterne di mia competenza, lei mi ha fatto anche questa domanda, se ho scritto bene. Sono state rispettate le procedure ? Sì, almeno le posso riferire come opero io.
  La mia deliberazione viene assunta su proposta del direttore generale. Come ho detto nella mia relazione, io non posso, così come il consiglio, rifiutare una persona e proporne un'altra. Noi abbiamo il potere di dire solo che non ci va bene la proposta. Io delibero sulla proposta. Quello che devo fare, e che faccio, è accertarmi, attraverso un colloquio che ho col direttore generale, che sia stato seguito un determinato processo. Il processo che si segue è che venga fatta una valutazione di più candidature – normalmente sono tre – secondo quanto mi riferisce il direttore generale.
  Questa valutazione viene fatta di concerto con il direttore delle relazioni umane e spesso anche con il direttore Fiorespino delle risorse, i quali mi mostrano tre curricula. Mi si rende conto della ricerca che è stata fatta all'interno e, quando mi vengono proposte assunzioni dall'esterno, mi viene motivato che da tale ricerca non sono state individuate posizioni professionali che per competenza, esperienza e tutta una serie di altri elementi siano in grado di ricoprire al meglio la determinata posizione. Dopodiché, incontro la persona, interna o esterna che sia, abbiamo un breve colloquio e assumo la mia determinazione. Questa è la regola che viene seguita.

  PRESIDENTE. Se possiamo concludere velocemente il giro, diamo spazio anche agli altri consiglieri.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Devo ancora rispondere all'onorevole Grassi per quanto riguarda il discorso del segnale. Quello del segnale è un tema che mi sta particolarmente a cuore, perché, se possiamo fare una piccola battuta, io l'anno scorso, durante le mie vacanze, sono stata aggredita da diversi sindaci, non personalmente, ma con alcuni articoli sui giornali, ragion per cui non potevo più uscire e muovermi, proprio su questo fronte. Le mie vacanze si stavano svolgendo infatti in un'area dove non si vede la RAI, e soprattutto era il periodo in cui c'erano le Olimpiadi. Mi sono dunque informata: i motivi per cui possono esserci problemi sono molteplici. Mi consenta di elencarli rapidamente.
  Il primo è la situazione orografica del Paese. Il secondo, proprio in estrema sintesi, è che abbiamo interferenze fortissime da parte di altri Paesi, perché purtroppo, quando sono state fatte le assegnazioni delle frequenze, l'Italia non ha stipulato accordi con i Paesi viciniori per poter stabilire bene fino a che punto tutti possano arrivare, cosa che, per esempio, in Inghilterra è stata invece fatta. Di conseguenza, abbiamo interferenze molto forti da altri Paesi, tra cui la Corsica e la Pag. 26Croazia, che impediscono al segnale RAI di arrivare. Abbiamo anche interferenze da parte di TV locali che hanno frequenze molto più potenti e che talvolta le usano anche al di là della loro possibilità, nonché carenze di investimenti. Su questo punto stiamo intervenendo. Stiamo facendo forti investimenti per poter cercare, laddove il problema sia un problema RAI, di poter essere in grado di garantire la frequenza. Sugli altri due aspetti intervenire è molto difficile. Comunque, anche questo è un tema su cui la consiliatura si sta muovendo.

  GERO GRASSI. La ringrazio, ma il malato nel frattempo muore. Il cittadino non accetta questa risposta, perché paga la tassa e vuole il servizio. Inoltre, voi, quando mandate Equitalia, non vedete che ci sono anche zone nelle quali il servizio non viene offerto e pretendete comunque il pagamento. Credo che nel 2013 la sua risposta, che tende ad allungare i tempi per l'ultima parte, quella del potenziamento, non sia accettabile.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Lo stiamo facendo. In alcune aree il problema è già stato risolto. Non è vero che non interveniamo. Sto dicendo che lo stiamo facendo. Non ho detto che lo faremo, ma che lo stiamo facendo.

  PRESIDENTE. Do la parola al consigliere Adolfo De Laurentiis. Se le è stata rivolta qualche domanda o è stato chiamato in causa, può rispondere.

  RODOLFO DE LAURENTIIS, consigliere di amministrazione della RAI. Presidente, innanzitutto voglio ringraziare lei e tutti i membri di questa Commissione per l'invito a partecipare oggi a quest'audizione. Credo che sia un atto di attenzione nei confronti non tanto dei membri del consiglio, quanto di questa grande azienda che è la RAI, che è un patrimonio comune della nostra democrazia e che credo vada aiutata anche a svolgere il suo ruolo in maniera sempre più incisiva rispetto a un contesto che, anche dal punto di vista economico-finanziario, è certamente più difficile.
  Il presidente prima aveva sottolineato alcuni punti, tra cui l'equilibrio strutturale. Credo che il lavoro che è stato messo in atto in questi mesi abbia un obiettivo fondamentale, che è quello di traguardare i conti dell'azienda verso obiettivi di maggiore tranquillità e ben al di là della data di scadenza di questo consiglio di amministrazione.
  Il coraggio che bisogna avere oggi è quello di fare riforme strutturali all'interno dell'azienda, cercando di toccare e ottimizzare i fattori tecnici della produzione e tutte le risorse umane, con l'obiettivo di riuscire a consegnare alla scadenza del mandato di questo consiglio un'azienda più forte, più sana e anche più in sintonia con i bisogni e le esigenze dei cittadini italiani.
  Quanto agli scarsi investimenti sulle tecnologie, voglio solo sottolineare un dato, ossia che il passaggio dall'analogico al digitale è stato effettuato soltanto con soldi derivanti dalle capacità economiche dell'azienda. Questo passaggio epocale da una tecnologia all'altra non è stato accompagnato da nessuno, se non in un'impercettibile percentuale di contributo. È stato svolto sostanzialmente con le capacità dell'azienda di investire diverse centinaia di milioni di euro per adeguarsi al precetto normativo.
  L'onorevole Grassi ci ricorda uno dei temi difficili, che è quello della presenza, dell'arrivo del segnale anche in aree svantaggiate geograficamente. Io, come il senatore Margiotta, vengo da una regione un po’ sfortunata da questo punto di vista, ma credo che, da un lato, il miglioramento del digitale in termini più complessivi di tecnologia e, dall'altro, lo sforzo che stiamo mettendo in campo in termini anche di ulteriori investimenti potrebbero nell'arco di non molto tempo migliorare la situazione. Fermo restando che credo, e più volte anche nel consiglio di amministrazione ho toccato questo tema, che dobbiamo accelerare al massimo per impedire Pag. 27che aree importanti del nostro Paese possano essere private del segnale del servizio pubblico.
  Quanto alla dialettica nel consiglio di amministrazione, come ci ricorda il presidente Tarantola, credo che in un consiglio di amministrazione ci debba essere un po’ di dialettica, perché, quando c’è dialettica, ci sono una maggiore attenzione e un confronto serio, elaborati anche attraverso la conoscenza delle tematiche e dei problemi. Il fatto che ci sia dialettica non ha impedito a questo consiglio di approvare la stragrande maggioranza delle delibere all'unanimità. Ciò non è il frutto di un approccio burocratico ai temi dell'azienda, ma di una conoscenza approfondita e strutturata sui temi che riguardano la vita dell'azienda stessa.
  L'onorevole Peluffo prima poneva – io cerco di seguire, Presidente, se lei è d'accordo, il canovaccio, oppure mi dica lei cosa ritiene più opportuno...

  PRESIDENTE. Dove si sente di rispondere, lo faccia, possibilmente in modo sintetico, per dare la possibilità a tutti di rispondere. Se è stato citato in una domanda specifica, le suggerisco di partire da quella.

  RODOLFO DE LAURENTIIS, consigliere di amministrazione della RAI. L'onorevole Peluffo parlava della riforma della governance RAI. Sono molti anni che ascolto questo tema e mi permetto molto sommessamente di dire che, a mio avviso, si tratta di un problema che va inquadrato in una ridefinizione dell'assetto più complessivo del sistema radiotelevisivo, in cui i diversi poteri di controllo, di vigilanza e di indirizzo vanno specificati in termini migliorativi e, in alcuni casi, rafforzativi.
  Credo che sia forse arrivato il momento di attivare, come avviene quasi in tutta Europa, una riforma strutturale del servizio pubblico che decida se stare dalla parte del canone o della pubblicità. Da questo scaturisce tutta una serie di conseguenze anche nei contenuti del prodotto televisivo. Quando parliamo delle specificità del servizio pubblico, ci dimentichiamo sempre che quest'azienda viene coperta per poco più del 50 per cento con il costo del canone, con i proventi del canone, e per il resto dai proventi che derivano dalla pubblicità.
  Il Presidente Fico prima parlava del regolamento. Non è vero che non abbiamo un regolamento. Noi abbiamo un regolamento e quel regolamento, che è tuttora vigente, non ha impedito di svolgere la mole di lavoro che il presidente Tarantola prima ci ricordava. Nel numero delle riunioni del consiglio di amministrazione che veniva poco fa ricordato non sono ricomprese ovviamente le riunioni informali che in queste settimane si sono succedute, in particolar modo, per esempio, sul piano industriale.
  Un regolamento quindi c’è e mi sembra che non abbia impedito di fare funzionare nel miglior modo possibile il consiglio di amministrazione. È chiaro che modifiche migliorative che possano rendere ancora più snella l'operatività del consiglio sono sempre benvenute e nulla impedisce che esse possano verificarsi nel prossimo futuro. Oggi comunque c’è un regolamento e noi con quel regolamento abbiamo fatto, credo, un lavoro importante.
  L'onorevole Marazziti prima parlava di Sky. Più volte ho sollevato il tema. Non ho compreso la scelta e non l'ho condivisa, ovviamente. Avrei condiviso tale scelta a completamento dello switch-off.
  Per quanto riguarda, per esempio, le risorse umane, ho chiesto, poche settimane fa, credo in uno degli ultimi consigli, di avere proprio una mappa delle persone che sono in attesa di essere «ricollocate» in termini funzionali, ossia di essere reincardinate in ruoli operativi. Ne abbiamo già parlato nello scorso consiglio. Credo che saremo più operativi nel fornire risposta a questo tema, che, secondo me, è fondamentale, perché è evidente che dobbiamo utilizzare al meglio tutte le risorse che abbiamo.
  Venendo al tema del web e della radio, è vero, il web è un tema cruciale, un tema centrale, con oltre 600 siti su cui bisogna porre ordine. Abbiamo già cominciato con il portale della radio, che è stato definito, Pag. 28e con quello che andrà a ricomprendere il portale dell'informazione all'interno di Rai News24. Credo siano due passaggi importanti che ci portano verso una razionalizzazione e un miglior funzionamento nel sistema del web, su cui occorre investire ulteriori risorse e anche attenzione.
  Mi permetto di osservare che i dati che riguardano l'ascolto della radio, a mio avviso, vanno presi con la necessaria cautela, perché non vengono – lo ripeto, a mio avviso – da una fonte neutra. Mi auguro che quanto prima il tema della rilevazione degli ascolti sulla radio sia ripreso in sede istituzionale per consentire una certificazione chiara e trasparente dell'attenzione rivolta alla nostra offerta radio.
  La riforma del canone è un tema su cui non mi permetto di aggiungere altro. Il senatore Margiotta mi ricordava le nostre appartenenze territoriali. Credo che questo – posso parlare per quanto mi riguarda – sia uno dei temi inseriti all'interno del piano industriale, quello di un'ottimizzazione delle sedi regionali in senso lato, che, peraltro, ci viene affidata attraverso una prescrizione dal legislatore e che quindi dobbiamo tenere in grande considerazione. Credo che essa rappresenti una delle specificità e uno dei patrimoni del servizio pubblico. Nessun altro può vantare la possibilità di avere una rete capillare presente all'interno delle regioni in grado di accostare l'informazione al cittadino che viene dallo scenario internazionale e nazionale a quella che avviene sui fatti di casa nostra, nelle Istituzioni locali. Credo che le sedi regionali non debbano essere viste soltanto come un fattore di costo, come spesso in una logica aziendale possono essere interpretate, ma che debbano essere viste anche come un'opportunità. Il problema è sviluppare attività che possano migliorare la presenza del servizio pubblico all'interno delle comunità locali e ottimizzare l'utilizzo dei giornalisti, delle risorse tecniche, delle sedi che abbiamo in un'ottica di miglioramento e di ampliamento, a mio avviso, della qualità del servizio pubblico.
  Credo di aver risposto a tutte le domande. Grazie.

  PRESIDENTE. Passerei ai consiglieri Colombo o Tobagi riguardo alla domanda che più volte è stata posta dai commissari e dalla presidenza circa l'astensione sull'approvazione del bilancio.

  GHERARDO COLOMBO, consigliere di amministrazione della RAI. Grazie, Presidente. Mi sembra che siano due le domande che ci sono state rivolte. Una riguarda l'astensione sul bilancio e l'altra il voto contrario sul palinsesto.
  Per quanto riguarda il bilancio, mi sono scritto un appunto, perché la materia è un po’ complessa. La mia conclusione e i motivi che ho espresso, sintetizzati, per chiarire il perché dell'astensione, sono, in ordine, i seguenti.
  In primo luogo, alcuni elementi presenti nella contabilità e nella documentazione inducevano a non escludere che le vendite pubblicitarie fra fine 2011 e inizio 2012 costituissero operazioni uniche, con l'effetto di avere conseguenze sulla contabilizzazione. In secondo luogo, da alcuni pareri espressi dai consulenti cui la RAI si è rivolta – credo che fossero in tutto sei, tra pareri legali e non – e dalle osservazioni di società che erano state chiamate a esaminare la questione emergevano comunque criticità non trascurabili.

  PRESIDENTE. Scusi un attimo. Come nota, chiedo se possiamo acquisire anche i pareri e i nomi degli studi che li hanno espressi.

  GHERARDO COLOMBO, consigliere di amministrazione della RAI. Su questo credo sia competente il presidente.
  Non esisteva, a mio parere, una prova conclusiva dell'unicità delle vendite che avrebbero reso, a cavallo tra la fine e l'inizio degli anni 2011-2012, la contabilizzazione inesatta, ragion per cui, visto questo complesso, non mi sono sentito di esprimere un voto favorevole sul bilancio consolidato RAI, che recepisce il bilancio di Sipra, per via di tali elementi negativi. Pag. 29Nello stesso tempo, le conclusioni dei pareri dei professionisti mi hanno permesso di non esprimere un parere contrario, non avendo tali conclusioni evidenziato motivi di illiceità.
  Non so se è chiaro. Questa è la motivazione dell'astensione. Non ho espresso un voto favorevole per l'esistenza di alcune criticità che, a mio parere, non sono state completamente chiarite dai pareri. Per altro verso, però, i pareri hanno concluso in un modo in cui forse attraverso altre indagini si sarebbe potuti arrivare a una soluzione. Queste, però, non sono di competenza del singolo consigliere.
  Per quanto riguarda, invece, il voto contrario sul palinsesto, l'ho espresso perché, a mio parere, il palinsesto autunnale non è coerente con la funzione di servizio pubblico che la RAI svolge sotto una serie di profili e di aspetti. Abbiamo esaminato il palinsesto più o meno a un anno di distanza dall'insediamento di questo consiglio, avendo avuto tutto il tempo per poterci fare un'idea chiara e relativamente precisa su ciò che il servizio pubblico dovrebbe fornire agli utenti. Già in precedenza erano state rivolte alcune raccomandazioni, chiedendo che venissero tenute in considerazione proprio nell'organizzazione dei palinsesti futuri. Siamo arrivati ora a svolgere ulteriori considerazioni che non sono state però recepite nel palinsesto, ma sono state prese come indicazioni del consiglio riguardanti il futuro.
  Dato che credo che attraverso un'opposizione precisa si svolga anche una funzione notevole di stimolo nei confronti dell'apparato amministrativo che ha il compito di organizzare i palinsesti, ho votato in senso contrario per via di questa mancanza di coerenza e perché credo che sarebbe necessario provvedere a rendere coerente il palinsesto con il servizio pubblico il più rapidamente possibile.

  BENEDETTA TOBAGI, consigliere di amministrazione della RAI. Per quanto riguarda il voto di astensione sul bilancio, che è stata la domanda posta da più persone...

  PRESIDENTE. Integro la domanda rispetto a quanto è emerso chiedendo come mai sono stati richiesti sei pareri rispetto al bilancio.

  BENEDETTA TOBAGI, consigliere di amministrazione della RAI. La prima delle premesse, Presidente, viene proprio incontro a questo punto. Quando ci siamo insediati, e la presidente ha portato un contributo in merito, c’è stata molta discussione anche sul ruolo e sulle funzioni dei consiglieri. Credo che questo riprenda un po’ i temi sollevati dall'onorevole Gasparri. Si è discusso non solo sui diritti, ma anche e soprattutto sui doveri dei consiglieri di amministrazione e sul diritto-dovere di essere informati. Da questo punto di vista, anche con alcune analisi e contributi, è stato valorizzato il ruolo proattivo del consigliere di amministrazione nell'incentivare alle sedi competenti e quindi innanzitutto al direttore generale la richiesta di ulteriori approfondimenti e informazioni.
  Quello dei ricavi di RAI Pubblicità, allora Sipra, a cavallo tra il 2011 e il 2012 è stato un percorso lungo, che è stato avviato da alcune interrogazioni – credo si possa usare questo termine – presentate nelle sedi competenti, come previsto dal regolamento esistente, dal consigliere Colombo. Sono state richieste alcune valutazioni, per le quali è stata fatta un'analisi da una società di consulenza, nonché alcuni pareri legali. Non erano sei, però. Correggetemi, se sbaglio: in realtà, erano meno.
  Credo che questa sia stata un'iniziativa importante. La presidente vi ha fatto riferimento nella sua relazione, con il relativo risultato. La presidente Tarantola ha parlato del fatto che un cantiere si occupa proprio della riorganizzazione dei processi decisionali in modo che siano più attentamente monitorabili, che non presentino lacune documentali e che siano molto chiari. Relativamente a Sipra si è prodotto materiale che finirà secondariamente in un lavoro di riorganizzazione della controllata concessionaria, il che è molto importante.Pag. 30
  Detto questo, il tema per cui anch'io, come il consigliere Colombo, ho scelto di astenermi è stato che, in base a tutta questa mole di pareri e di analisi, ho ritenuto che, nonostante questo grandissimo risultato, non ci fossero profili di illiceità. Tuttavia, avrei avuto bisogno, per esprimere con tranquillità un voto favorevole, di un ulteriore approfondimento su taluni aspetti che sono emersi da queste ricognizioni.
  Mi fa anche piacere ricordare che nel corso di quella discussione il mio auspicio è stato, il che è molto importante, considerato che quel tema riguardava una passata gestione...

  PRESIDENTE. Di quali aspetti specifici parla ?

  BENEDETTA TOBAGI, consigliere di amministrazione della RAI. Della contabilizzazione dei ricavi di Sipra e di talune politiche commerciali, per le quali si tratta di una passata gestione e non dell'attuale. Si possono avere visioni un pochino più severe e stringenti rispetto anche al modo in cui si approcciano le passate gestioni.
  L'aspetto che mi sembrava importante sottolineare è che, andando avanti, tutte le criticità che sono emerse si sono risolte, di modo che si arriva al prossimo bilancio con una reingegnerizzazione dei processi e una tracciabilità dei processi decisionali migliorativa.
  Spero di avere risposto alla sua ulteriore richiesta di precisazione.
  Parliamo ora dei palinsesti autunnali, su cui c’è stata un'ampia discussione. Posso citare alcuni temi di carattere generale che mi hanno portato a esprimere voto contrario.
  Il primo è che il consiglio di amministrazione ha alcune funzioni di indirizzo e di controllo. Ho fatto presente al direttore generale che, purtroppo, l'attività di stesura di quelle che dovrebbero essere le linee editoriali, un documento di livello molto alto, al di sopra dei singoli canali, non era ancora stata finalizzata. Questo ha creato talune oscillazioni e una chiarezza, a mio modesto parere, non sufficiente su alcune tematiche. Per esempio, nella delibera finale con le note c'erano alcuni punti che, a mio modesto parere, erano discrepanti tra di loro. Mi sembravano indicazioni contraddittorie. Per tale ragione ho rinnovato l'auspicio che si producesse questo documento per evidenziare la missione alta che svolgiamo.
  C'era poi un problema attinente a un aspetto specifico della programmazione di servizio pubblico, che è la programmazione culturale. Qualcuno prima ha detto che non bastano le intenzioni, ma ci vogliono anche le risorse per fare i programmi. A mio parere, una criticità grave è che rispetto a talune trasmissioni di programmazione culturale non erano state chiaramente definite le risorse economiche e umane. Si comprenderà che, visto che ci muoviamo a livello alto, questo aspetto è importante. Ho segnalato più volte questo problema, ma non ho avuto sufficiente tranquillità.
  Un terzo tema di livello alto generale riguardava uno squilibrio persistente e irrisolto e la disattenzione verso alcune tematiche. Erano state sollevate da alcuni direttori di reti tematiche problemi di sovrapposizioni di palinsesto. Ho ritenuto che, pur essendo ovviamente centrali le tre reti generaliste, non foss'altro dal punto di vista dei ricavi pubblicitari e degli spettatori, tuttavia, visti i compiti del consiglio, mi pareva che alcuni dei problemi avrebbero potuto essere affrontati con maggiore efficienza già da subito.
  Ovviamente in un'ottica del tutto collaborativa ci sarà un cantiere che si occuperà proprio dei canali tematici, ragion per cui sicuramente risolveremo tali problemi. Rientra tutto nella dialettica e anche nelle visioni diverse su tanti temi.
  Mi è stata posta una domanda specifica sulla radio, che è stata toccata anche da altri onorevoli. Vorrei condividere una riflessione, un tema che ho portato di recente anche all'attenzione del direttore generale. C’è un problema di slittamento nel modo in cui viene posto il tema della radio. Lo semplifico all'osso. Quando vengono fornite le cifre del «rosso» della radio, non viene specificato che al momento, Pag. 31sebbene la radio svolga funzioni spiccatamente di servizio pubblico – vorrei ricordare che Radio 1 è un canale di fatto news e che nessun canale all news si ripaga sulla pubblicità, nemmeno RAI News, mentre Radio 3 è l'unica radio culturale d'Italia, per cui ha proprio una vocazione spiccata: anche nella percezione del pubblico tali radio sono fortemente connotate come servizio pubblico – non esiste un conteggio certificato che precisi che alla radio spetta tot dal canone. È per questo che il buco è così evidente. Svolgo questa considerazione con grande umiltà: l'ho segnalata al direttore generale, il quale l'ha accolta con interesse. Non so se sarà possibile comprendere, perché è molto delicato, il tema di come viene conteggiato, ma invito tutti voi a considerare questo tema, perché a volte i problemi vengono semplificati in una maniera indebita.
  Rispetto alla radiofonia è vero che ci sono molti elementi di crisi, ma per esempio la fortissima riconoscibilità della radio della RAI come servizio pubblico è un grosso capitale da valorizzare.
  Faccio un'osservazione specifica. Dal cantiere è emerso che Radio 1 è più problematica e, visto che siamo amministratori di tutta l'azienda, credo sia opportuno ricordare anche che il direttore del Giornale Radio era stato sfiduciato alcuni mesi fa e che sono arrivati ripetutamente segnali di disagio. Non ne faccio un discorso di coloritura politica, ma sono arrivate segnalazioni che riguardavano proprio la funzionalità della testata, l'organizzazione delle redazioni. Sono temi che entrano nel cantiere, ma il fatto che ci siano state segnalazioni di disagio reiterate dall'interno di una redazione giornalistica può essere un fatto da tenere in considerazione.
  Un'altra questione emersa dal cantiere è che su Radio 1, canale a vocazione all news, ci sono state alcune contaminazioni, che si spera vadano a risoluzione, con l'intrattenimento. Si è visto che i programmi di intrattenimento su Radio 1 – ricordo il grafico degli ascolti – erano proprio in un baratro.
  Spero di avere risposto sul tema della radio.
  È stato chiesto poi del regolamento. Per quanto riguarda questo punto, il regolamento che c'era prima rispetto ad alcuni temi, che sono stati quelli più dibattuti e che hanno anche avuto maggiore risonanza mediatica, come l'acquisizione delle informazioni, in realtà, come spesso accade, aveva molto di buono. Come tutto, può essere migliorato, ma aveva molto di buono. Sul tema, per esempio, dell'acquisizione di informazioni era molto chiaro, perché prescriveva di rivolgersi al direttore generale. Personalmente, ritenevo che il regolamento fosse sufficientemente tutelante da poter posticipare una discussione su taluni temi, relativi al funzionamento concreto della vita del consiglio. Per esempio, proprio per il modo concreto in cui ci si occupava di temi di acquisizione delle informazioni e in cui si affrontava il problema della riservatezza, mi aspettavo che venissero monitorati, studiati e valutati i problemi concreti, al di là della lettera del regolamento.
  È stata posta una domanda anche sulle deleghe. In merito c’è una considerazione che ci terrei a svolgere perché si è parlato anche molto di fiction. Non ho un'esperienza precedente in RAI, ma mi sembra che, per esempio, il fatto che sia stato elevato e portato a 10 milioni il valore dei contratti che arrivano in consiglio abbia snellito molto ed emancipato la struttura della fiction dal passaggio di tutti i contratti in consiglio di amministrazione. Questo processo ha cambiato molto la modalità di lavoro. L'ha velocizzata e ha fatto sì che la struttura fiction possa comunque procedere. È stato richiesto dal consiglio, da tutti, che il controllo sulle fiction fosse reso molto più stringente. Per esempio, è stato detto, ricordo, dal consigliere Pilati che sarebbe stato opportuno controllare che il denaro investito si vedesse poi sullo schermo. Occorre dunque applicare procedure di controllo più stringenti su quello che viene prodotto. Da questo punto di vista, occorre che il piano fiction venga valutato nel suo complesso con l'allocazione di risorse, senza però che Pag. 32si debba passare ogni singolo contratto. Credo che questo sia un esempio che rende l'idea di come le deleghe, da un determinato punto di vista, abbiano emancipato e snellito la produttività.
  Al momento le questioni più importanti erano queste.

  ANTONIO PILATI, consigliere di amministrazione della RAI. Comincio rispondendo alla domanda personale del senatore Margiotta, il quale partiva dall'intervista del direttore del Teatro Argentina Franco Scaglia sui rapporti tra RAI e teatro. Credo che ci siano due aspetti da valutare, entrambi importanti. C’è un aspetto interno che riguarda il cantiere dei canali tematici e, in particolare, RAI 5. RAI 5 è il cosiddetto canale culturale: credo che questa rete abbia un problema di identità. Si fa fatica cioè a capire quale sia il punto centrale, il baricentro di questo canale, che si disperde tra diverse anime: si occupa di arte, di teatro, di viaggi e alla fine non trova, disperdendosi fra molti rivoli, una grande rispondenza nel pubblico. Bisogna definire con precisione il suo obiettivo e la sua destinazione, il suo orizzonte. Il secondo aspetto, che si collega a questo, riguarda uno dei compiti della RAI in quanto società che percepisce il canone e ha responsabilità di servizio pubblico. Una delle responsabilità della RAI, secondo me, è quella di alimentare, favorire, promuovere e far sviluppare le aree di produzione dei contenuti, siano esse il teatro, la musica o il cinema.
  Il teatro in questo momento vive una crisi molto forte, collegata sia alla difficoltà dei finanziamenti pubblici, sia ai cambiamenti di abitudine della popolazione. Sarebbe molto importante che l'attenzione della RAI allo spettacolo dal vivo, al teatro, ai concerti, fosse meno episodica di quella che è attualmente, meno contingente e meno legata a motivazioni momentanee. Dovrebbe essere, invece, un impegno profondo, continuativo e sistematico. Per questo motivo sarebbe importante ripensare RAI 5 e dividerla in due parti, conferirle due binari di sviluppo. Uno potrebbe essere un canale più dedicato a viaggi e scienza, tipo Discovery o altri di questo genere, e l'altro un canale dedicato essenzialmente allo spettacolo dal vivo. Sarebbe un modo importante per riavvicinare gli italiani al teatro e per dare ampiezza, audience e anche controparte economica a un settore in forte difficoltà.
  Questo è, secondo me, un discorso che vale anche per il tema fiction. Oggi la RAI è di fatto l'unico committente della fiction. La fiction è un settore che non avendo, come in altri Paesi europei, altri tipi di alimentazione, dipende essenzialmente dai broadcaster. Altri broadcaster sono usciti di fatto dal finanziamento della produzione di fiction, mentre questa responsabilità ricade per intero sulla RAI, la quale ne ricava dividendi di audience significativi. Negli ultimi due anni RAI 1 è vissuta in larga parte sulla forza della sua produzione di fiction.
  Ritengo che, in una situazione di crisi come quella del settore della produzione audiovisiva, il fatto che RAI sia costretta a ridurre il suo finanziamento a questo settore sia oltremodo grave e negativo. Giustamente il presidente riferiva che abbiamo cercato di invertire la rotta, ma l'abbiamo fatto, purtroppo, ancora troppo timidamente. Abbiamo diminuito 100 milioni e abbiamo aumentato 2 milioni. Le cifre sono quelle. Il problema è che la gente mangia tutti i giorni e che le aziende presentano i bilanci tutti gli anni.
  In questo senso c’è un altro problema piuttosto serio. Credo che questa consiliatura abbia innovato fortemente sulle linee editoriali e sugli indirizzi tematici della fiction e che questo sia un lavoro positivo. C’è però un altro problema, di tipo industriale: bisogna fare una valutazione importante delle aziende che sono chiamate a produrre per la RAI. Ci sono molte aziende che spesso sono realtà imprenditoriali un po’ fragili. Il compito della RAI non è soltanto quello, credo, di valutare se un soggetto sia buono o cattivo, ma anche quello di dare fiducia a chi ha una struttura imprenditoriale che può crescere ed è sana e meno a chi non è sano in questo senso.Pag. 33
  La mia impressione è che su questo fronte ci sia ancora molto da mettere a punto, al di là dei casi di cronaca che sono stati citati e che sono la punta dell’iceberg. Credo che occorra lavorare per separare il grano dal loglio e per allargare comunque la platea delle società che la RAI finanzia e che chiama a crescere.
  Abbiamo un gruppetto, che io chiamo gli happy five, che concentra la maggior parte dell'investimento RAI, una quota che supera il 50 per cento.

  PRESIDENTE. Quali sono gli happy five ?

  ANTONIO PILATI, consigliere di amministrazione della RAI. Possiamo mandarli per iscritto ? Hanno nomi e cognomi ben precisi. Vi manderemo la lista degli happy five sugli ultimi cinque anni.
  È importante, secondo me, allargare e fare una funzione di scouting delle realtà produttive e non rimanere ancorati sempre sugli stessi nomi.
  Detto questo, credo sia importante focalizzare, perché di questo si tratta, il tema del canone. Il teatro e il cinema sono finanziati essenzialmente dal canone. I broadcaster commerciali non sono obbligati a questo e, non ritenendolo essenziale per gli introiti pubblicitari e il loro profilo di audience, non fanno quasi nulla in questo campo. La RAI, invece, ha un obbligo, secondo me, di sviluppo dell'industria. Ciò significa che sull'impiego del canone bisogna essere molto rigorosi.
  Sono un po’ scettico, e mi permetto di dirlo, sul discorso della presidente, quando richiama le categorie della contabilità separata che indicano che cosa è servizio pubblico e che cosa no. Se applichiamo quella classificazione, per esempio, alla programmazione di La7, scopriamo che quasi tutta La7 fa servizio pubblico. Quasi tutte le trasmissioni di La7 rientrano nel servizio pubblico e così anche quelle di Mediaset, o quelle di alcune TV locali.
  Questo significa che il canone non è utilizzato per fare un lavoro specifico, come invece dovrebbe avvenire. Quando facciamo l'informazione regionale, nella misura in cui la facciamo, questo è un uso del canone specifico. Nessun altro broadcaster nazionale lo fa. Quando finanziamo la fiction, facciamo un lavoro specifico che nessun altro fa. Quando finanziamo l'orchestra RAI, facciamo un lavoro specifico, e lo stesso vale per le teche o per altre iniziative. Credo che il canone dovrebbe essere concentrato essenzialmente su questi punti.
  Ho trovato molto grave, quasi scandaloso, il fatto che sia stata questa consiliatura, alla fine dell'anno di grazia 2012, ad avviare la digitalizzazione della produzione dei telegiornali. Non è ammissibile che la RAI, che è sempre stata all'avanguardia tecnologica nella sua storia, sia stata l'ultima delle società televisive a fare questo lavoro.
  Lo rilevo perché c’è una tendenza che trovo molto preoccupante: negli ultimi anni il canone è andato, per una quota sempre crescente, a pagare la spesa corrente, gli stipendi. Questo non va bene. Il canone non serve soltanto per pagare gli stipendi e per fare spesa corrente. Deve essere destinato a usi chiari e precisi: l'innovazione tecnologica, la fiction, il sostegno all'industria audiovisiva e, se possibile, al teatro e allo spettacolo dal vivo.
  Se noi, invece, rischiamo di concentrarlo tutto negli stipendi, non dobbiamo meravigliarci poi che la gente faccia evasione del canone e non sia affezionata alla RAI, perché questo è un uso distorto. Ricordiamo quante cose più di RAI fanno altre televisioni pubbliche in giro per il mondo. La nostra parte, per esempio, di programmazione internazionale, RAI World, va ripensata drasticamente. Va ampliata ed espansa molto più di quanto oggi non avvenga.
  Credo che sarebbe molto utile anche per il legislatore se venissero fornite indicazioni sull'uso del canone, se venissero posti paletti che stabilissero che alla RAI una quota tot del canone vada impiegata per la fiction e una per l'innovazione tecnologica. Questo fornirebbe alcuni binari che eviterebbero di scivolare con il canone troppo sulla spesa corrente. Sull'uso del canone bisogna essere rigorosi e Pag. 34in questo senso apprezzo il richiamo di rigore di Colombo e Tobagi, quando ci dicono che nel palinsesto bisogna essere molto attenti e non scivolare su programmi di routine che trascurino la missione di servizio pubblico. I soldi del contribuente devono essere specificamente e decisivamente impiegati per attività che gli altri non fanno, altrimenti non si spiega perché chiediamo ai cittadini di pagare un'imposta quale è il canone.

  LUISA TODINI, consigliere di amministrazione della RAI. La RAI è una società per azioni, una società di capitali. L'azionista unico è lo Stato, ossia tutti noi. Quando si investe in una società di capitali – questo mi è stato insegnato e questo ho fatto nella vita – ci si attende una remunerazione del capitale. Lo Stato e, quindi, tutti noi ci attendiamo una remunerazione del capitale attraverso i dividendi, auspicando che possano tornare.
  Il cittadino che viene chiamato utente, ma che fondamentalmente è un cliente e anche un azionista, remunera il proprio capitale investito attraverso il dividendo, che se arriva allo Stato, viene ridistribuito, nonché attraverso la richiesta di qualità con il meraviglioso mezzo democratico che abbiamo, che è il telecomando, che auspichiamo si fermi sui quattordici canali RAI.
  La RAI è anomala in tutto questo. La RAI non ha un amministratore delegato, ma un consiglio di amministrazione, che è eletto dalla politica, ma soprattutto dai partiti e che quindi risponde ad alcune logiche politiche e partitiche. L'effettivo organo di gestione del consiglio di amministrazione nel suo insieme è l'amministratore delegato. Chi ha la responsabilità effettiva della gestione è dunque il direttore generale, che siede in consiglio senza diritto di voto. Di fatto non esiste un amministratore delegato e il combinato disposto delle normative che regolano quest'azienda è un effettivo ibrido.
  Prima il consigliere Pilati osservava che il canone RAI – mi corregga, presidente; siamo intorno a 1,6 miliardi, con qualche recupero che c’è stato, nonostante l'importante evasione – è un numero importante. Se la RAI fosse mia, permettetemi, sarei ben felice di poter gestire un'azienda mia con un introito ogni anno così importante.
  Ricordava il consigliere Pilati che di fatto questi denari vanno per la spesa corrente. Siamo all'incirca – perdonatemi l'incirca, perché stiamo parlando di esseri umani – 13.000 dipendenti, tra tempo indeterminato, tempo determinato e partite IVA. Non dico che ne basterebbero la metà, ma probabilmente i due terzi potrebbero gestire egregiamente quest'azienda e quindi non faccio commenti.

  MARIO MARAZZITI. Lei non fa commenti, ma, se dice così, significa che lei pensa che ne vada licenziato un terzo.

  LUISA TODINI, consigliere di amministrazione della RAI. Se mi fa finire, le spiego. Che cos’è la RAI ? La RAI è una società di capitali che deve remunerare il capitale investito e quindi portare a casa dividendi e qualità attraverso il canone, o è, lo dico tranquillamente, un ammortizzatore sociale e partitico ? Su questo punto ci dobbiamo chiarire.
  Se l'Italia può permettersi una RAI che sia un ammortizzatore sociale e partitico, va benissimo. Io poi svolgo le mie considerazioni, a un anno dalla consiliatura, di persona che viene da un'attività aziendale e che si sente un po’ frustrata in un consiglio di amministrazione di questo tipo. Questa è una considerazione di Luisa Todini. Farò le mie considerazioni nel prosieguo della mia consiliatura.
  Se, invece, affermiamo che la RAI deve essere, ed è, una società per azioni, che deve portare i dividendi, come dicevo prima, ragion per cui non mi ripeto, allora dobbiamo affrontare il problema in maniera aziendale, con criteri di economicità.
  Si è parlato di un'eventuale riforma dello Statuto, della legge che porta il nome del senatore Gasparri. Io sono assolutamente d'accordo, perché quest'azienda ha bisogno di poter essere gestita con veri criteri di economicità, criteri che, dal mio punto di vista, comprendono anche, e lo dico tranquillamente, la riduzione dei poteri del singolo consigliere.Pag. 35
  I singoli consiglieri hanno poteri non di nomina, ma di veto. Il direttore generale propone e il consigliere di amministrazione può eventualmente porre un veto fino al II livello. Scusate la digressione personale, ma è come se nell'azienda di costruzioni che presiedo, il consiglio di amministrazione dicesse che il direttore di cantiere che costruisce la diga in Etiopia non va bene e ponesse un veto. Obiettivamente, se esiste un potere di delega, che, però, purtroppo, come dicevo prima, non c’è, perché l'azienda è un ibrido, tale potere dovrebbe dare la possibilità all'amministratore delegato, che però è il consiglio nel suo insieme – qui creiamo l’impasse – di avere un effettivo potere di gestione.
  Non credo che ci sia bisogno di sottolineare ancora quello che voglio dire, ossia che quest'azienda ha bisogno di una riqualificazione normativa per una gestione effettiva, se vogliamo far sì che la società per azioni possa remunerare il capitale. Ha bisogno di un vero ripensamento.
  Questa consiliatura ci sta provando nella dialettica estremamente costruttiva che avviene, che avveniva e che avverrà, come ha evidenziato prima il presidente. Credetemi, è un po’ pesante, soprattutto perché quando i consigli di amministrazione durano dalle sette alle otto ore, uno si chiede se poi tali consigli abbiano la capacità e la snellezza di poter decidere fino in fondo e di poter effettivamente dare un mandato.
  Trovo che se la politica e i partiti, ma spero la politica, vogliono occuparsi davvero della RAI, dovrebbero occuparsi soprattutto della rifondazione delle normative che la regolano. Tra l'altro, vi invito, essendo nostro dovere come consiglieri, a identificare le linee editoriali e controllare che ci sia un pluralismo, il che significa che tutte le voci debbano avere voce – perdonatemi il gioco di parole – in particolare lei, Presidente, a chiarirmi, e mi perdoni l'ignoranza, quale sia l'effettivo potere della Commissione di vigilanza.
  Oggi siamo entrati in temi anche di economics che forse sfuggono ai poteri della Commissione di vigilanza, ma ammetto la mia ignoranza. So che la Commissione di vigilanza deve entrare nei temi di rispetto del pluralismo e delle linee editoriali.
  Apro una parentesi. Quanto al pluralismo, vi invito a non andare a guardare se si concede un minuto in più o in meno nel TG1 o nel TG2 a un partito o all'altro, perché si fa molta più politica con una fiction. La fiction in qualche modo educa la nostra società. Il TG rimane, per quello che è, un minuto a un partito o a un altro. La cosa più importante forse è guardare la linea editoriale di quello che si racconta in due ore di fiction la sera e dei temi che si trattano.
  Mi scusi se pongo io a lei la domanda, Presidente, ma vorrei capire effettivamente in quali termini debba esercitarsi il potere della Commissione. Avete anche chiesto tanta documentazione, tra cui i verbali. Mi chiedo se questo sia giusto. È veramente una mia ignoranza.
  Termino dicendo che la RAI non ha solo tre canali, ma quattordici, con centinaia di programmi e altrettanti conduttori. Poiché ogni consigliere ha, in teoria, il potere di decidere quali sono i programmi e quali i conduttori e noi siamo in nove, e penso che ognuno abbia un proprio gusto e una propria attitudine, non si potrebbe mai riuscire a definire un palinsesto, se tutti dovessero essere accontentati.

  PRESIDENTE. L'articolo 4 della legge n. 103 del 1975, istitutiva della Commissione, stabilisce che essa fornisce le indicazioni dei «criteri generali per la formazione dei piani annuali e pluriennali di spesa e di investimento, facendo riferimento alle previsioni dell'atto della concessione».

  LUISA TODINI, consigliere di amministrazione della RAI. Mi perdoni. Si tratta di un atto di indirizzo e di controllo.

  PRESIDENTE. Sì, ma per controllare dobbiamo acquisire gli atti.

  LUISA TODINI, consigliere di amministrazione della RAI. Va bene. Grazie.

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  ANTONIO VERRO, consigliere di amministrazione della RAI. Presidente, grazie. Mi unisco anch'io ai colleghi che mi hanno preceduto e che hanno ringraziato per questa opportunità. Purtroppo, l'ora tarda mi costringe a essere veramente telegrafico.
  La penso in modo un po’ diverso dall'intervento precedente, perché la RAI è disciplinata da una legge speciale e l'obiettivo della RAI non è quello di essere una società a scopo di lucro. L'obiettivo della RAI è quello di garantire, e questo è il nostro compito specifico, tant’è che noi siamo nominati dal Parlamento, il pluralismo.
  Alla collega Todini vorrei dire che, usando il suo paragone, noi siamo i rappresentanti della proprietà delle dighe, che è il Parlamento. In Parlamento siedono i partiti e quindi mi sembra normale che il nostro compito sia questo, tanto è vero che, lo diceva prima il consigliere De Laurentiis, discussioni molto accese in consiglio di amministrazione si sono poi esaurite con una sintesi che è il frutto...

  LUISA TODINI, consigliere di amministrazione della RAI. Infatti, io propongo di modificare la legge.

  ANTONIO VERRO, consigliere di amministrazione della RAI. Sulla legge è legittimo avere pareri diversi, ma credo che la legge Gasparri, non perché ho accanto il senatore Gasparri, sia un'ottima legge, che peraltro già considera e contiene i presupposti per eventuali modifiche o aggiornamenti. Ben vengano, dunque, aggiornamenti nello spirito della legge Gasparri, che personalmente condivido.
  Analogamente, non credo che sia appropriato dire che i dipendenti della RAI sono troppi. Spesso si dimentica – un senatore prima lo diceva e condivido il suo appello a potenziare sempre di più l'informazione regionale – che il gruppo privato, che è il concorrente principale, non ha venti sedi regionali. Avere venti sedi regionali vuol dire avere venti strutture che seguono l'andamento delle sedi e, se non ricordo male, 6-700 giornalisti. Questo, signori, è servizio pubblico.
  Il consigliere Pilati auspica una maggiore elencazione di che cos’è o non è servizio pubblico. Io vi dico e mi chiedo: secondo voi, trasmettere le partite delle nazionali, le maglie azzurre, è servizio pubblico o no ? Credo che noi siamo l'unica televisione pubblica in Europa che trasmette gratuitamente, a mio modo di vedere giustamente, la maglia azzurra. Sono diritti che costano fior di milioni, al di là dei costi industriali, delle troupe e dei mezzi pesanti usati per le riprese. Tutto ciò costa parecchi soldi. Signori, questo è servizio pubblico.
  La battaglia che tutti noi dobbiamo fare, e da questo punto di vista lancio un appello ai membri della Commissione perché ci diano una mano nei confronti del Governo, è quella di combattere l'evasione del canone. Io, ed esprimo una mia opinione personale, sarei disposto a pagare qualunque prezzo perché si possa fare una seria battaglia per l'evasione del canone, che, come ricordava giustamente il presidente, è il più basso d'Europa.
  Il contratto di servizio giustamente, a fronte di questo impegno, ci pone vincoli enormi e, come è stato ricordato – vorrei quantificare le cifre, che ricordo un po’ a spanne, ma non credo di andare molto lontano – negli ultimi cinque o sei anni ha costretto il bilancio della RAI a trasferire quasi 250 milioni di risorse pubblicitarie a funzioni di servizio pubblico. Questa è la realtà. Tutto ciò ha poi portato a un credito presunto dell'importo che citava prima il presidente.
  Cito un altro costo, per esempio, tanto per stare in tema di cifre e di bilancio, che ricordava il consigliere De Laurentiis prima. La RAI ha speso, se non ricordo male, ma anche qui temo di sbagliare di poco, 450-500 milioni di euro per il passaggio dall'analogico al digitale. Credo che sia l'unica televisione pubblica europea a non essere stata aiutata dallo Stato in quest'operazione.
  Aggiungo altre due considerazioni, sempre telegrafiche. L'onorevole Grassi parlava del segnale. Il presidente ha risposto benissimo dicendo che stiamo facendo tutti il massimo. Vorrei ricordare, però, Pag. 37non perché ci rallenti nelle opere di amplificazione del segnale, che esiste anche la possibilità, con un decoder TV-SAT, di ricevere via satellite il segnale RAI. Certo, bisogna dotarsi di un decoder, ma mi pare che ci siano alcune condizioni per cui il decoder si possa acquistare a un prezzo molto contenuto.
  Svolgo un'ultimissima considerazione e ho davvero concluso. Auspico, come ho già detto sia in consiglio che fuori, che, in vista del rinnovo del contratto di servizio, si possa, anche con l'aiuto della Commissione parlamentare di vigilanza, avviare una riflessione comune sui compiti, sulle funzioni e sul ruolo del servizio pubblico tra la RAI, la politica e la società civile in generale. Credo che sia questa l'idea anche del viceministro Catricalà, che è in linea con quanto fanno le principali televisioni europee, a partire dalla BBC.

  GIORGIO LAINATI. Apprezzando il fatto che il consigliere che rappresenta il Ministero dell'economia preferisce mantenere una posizione di neutralità, mi vorrei collegare alle parole del già senatore Verro per ricordare a me stesso, chiedendo magari l'aiuto dell'onorevole De Laurentiis, che è stato con me molti anni, in più legislature, in questa Commissione, e chiedendo al Presidente di recuperarlo dagli archivi – a proposito di documenti, visto che lei ha un'attenzione particolare per tutti i documenti che si sono sovrapposti da legislatura a legislatura – il famoso lavoro fatto dal consigliere del Ministero dell'economia nominato dall'allora Ministro Tremonti, il professor Angelo Maria Petroni. Si tratta di un consigliere non confermato dallo scomparso Ministro Padoa Schioppa, ma che di fatto è rimasto, per i noti ricorsi, fino a un anno fa a fare il consigliere di amministrazione indicato dal Ministero dell'economia.
  In tutti quei sette anni, Presidente Fico, la relazione di Angelo Maria Petroni sostanzialmente diceva quello che ha ora sottolineato l'ex collega Verro, ossia che l'unico modo per recuperare i 400 milioni di evasione sarebbe quello di collegare il pagamento del canone alla bolletta elettrica. Credo che qualsiasi Commissione si dovesse creare appositamente sarebbe inutile, perché si scoprirebbe che l'unico modo probabilmente è quello. Nella continuità di molte legislature di molti anni questa proposta avanzata dal rappresentante in consiglio di amministrazione del Ministero dell'economia è quella più valida.
  C’è, però, un piccolo particolare. Il consiglio di amministrazione chiede l'aiuto della Commissione affinché faccia pressioni sul Governo. Noi incontreremo, come lei ha avuto la cortesia di ricordare, il viceministro Catricalà, ma si pone una problematica grossa. Si tratterebbe di far imporre dal Governo un'ulteriore raccolta di una tassa, ragion per cui sul piano dell'equità sociale forse si creerebbe qualche tensione che non è il momento di andare a sollecitare.
  Tuttavia, se lei avrà la cortesia di prenderne contezza, c’è una bella documentazione raccolta dal consigliere Angelo Maria Petroni, che va a rispondere a quanto osservato da molti membri del cda.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Chiedo, se me lo consentite, di aggiungere un'unica battuta su un tema molto importante: il bilancio della RAI. Come hanno detto i consiglieri Colombo e Tobagi, da parte loro sono stati richiesti alcuni approfondimenti ed è stato posto, in particolare, un quesito che riguardava la possibilità di attestare la regolarità della contabilizzazione della raccolta pubblicitaria riferita all'ultimo trimestre 2011 e ai primi mesi dell'anno in corso 2012 per il bilancio della Sipra.
  Ci tengo a dire che è stata attivata una richiesta di audit, oltre che, come ho detto nella mia relazione, alla PricewaterhouseCoopers, anche alla KPMG. È stata, inoltre, richiesta una valutazione di autorevoli esperti, in materia civile all'avvocato Gianni, bilancistica al professor Provasoli, penale all'avvocato Maurizio Bellacosa, e fiscale alla professoressa Livia Salvini, i quali, sulla base della documentazione fornita dalla società, hanno reso pareri pro veritate distribuiti al consiglio dai quali Pag. 38emerge chiaramente, e lo ripeto testualmente, quanto segue: «La prassi commerciale analizzata è stata correttamente riflessa nei bilanci di Sipra e di RAI negli anni specificamente 2011 e 2012 sotto il profilo della competenza, quello della corrispondenza delle pattuizioni contrattuali in essere e sotto il principio della prevalenza della sostanza sulla forma. In particolare, non sussistono legami funzionali tra le operazioni concluse in prossimità della chiusura dell'esercizio e, pertanto, le concessioni di sconti debbono ritenersi frutto di autonome e singole negoziazioni contrattuali. Non sussistono profili di criticità né sul piano civilistico, né bilancistico-fiscale, né penalistico».

  GHERARDO COLOMBO, consigliere di amministrazione della RAI. Ho diritto a una replica, molto rapidamente. A mio parere, si tratta di una questione di fatto, ossia di riuscire a stabilire se l'operazione fosse unica oppure separata. Se l'operazione era unica, allora le conseguenze erano alcune; se l'operazione era separata, erano altre. Tutto ciò che è stato detto da parte dei diversi esperti parte dal presupposto che il materiale fornito fosse esaustivamente dimostrativo dell'una o dell'altra cosa. Quello che non credo io è proprio questo.

  ANNA MARIA TARANTOLA, presidente della RAI. Il tema della correttezza del bilancio, secondo me, non sussiste. Il bilancio è corretto. Questo è fondamentale. Bisogna poi distinguere l'aspetto bilancistico e contabile dall'aspetto organizzativo e del sistema dei controlli interni. Come ho detto nella mia relazione, è vero che Sipra presentava alcuni problemi organizzativi e su questi stiamo intervenendo.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 17.40.