XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Lunedì 15 luglio 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Comunicazioni sul calendario dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione dell'on. Marco Pannella:
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Fornaro Federico  ... 3 
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Pannella Marco  ... 4 
Fico Roberto , Presidente ... 9 
Lainati Giorgio (PdL)  ... 9 
Marazziti Mario (SCPI)  ... 11 
Margiotta Salvatore  ... 12 
Pannella Marco  ... 12 
Margiotta Salvatore  ... 12 
Pannella Marco  ... 12 
Fico Roberto , Presidente ... 14 
Pannella Marco  ... 14 
Fico Roberto , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 16,10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.
  Sarà inoltre attivata la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati e, qualora sia terminata la seduta dell'Assemblea, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
  Comunico altresì che dell'audizione odierna sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
  (Così rimane stabilito).

Comunicazioni sul calendario dei lavori.

  PRESIDENTE. Ricordo che domani, alle ore 14, avrà luogo la riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi. Seguirà dalle ore 15 la visita presso le sedi RAI di via Teulada e di Saxa Rubra, che dovrebbe concludersi intorno alle ore 21.30 e alla quale potranno partecipare i componenti dell'Ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, salvo che, in caso di impossibilità, non siano sostituiti da altro commissario del medesimo gruppo. Infine, giovedì 16 luglio, dalle 14.30 alle 17.30, avrà luogo l'audizione del presidente e dei componenti del consiglio di amministrazione della RAI.

Audizione dell'on. Marco Pannella.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'onorevole Marco Pannella che riferirà sul tema del pluralismo nell'informazione radiotelevisiva, con particolare riguardo alla nuova campagna referendaria promossa dal partito dei Radicali italiani lo scorso 7 giugno.
  Come convenuto in Ufficio di presidenza l'audizione avrà luogo fino alle ore 18.
  Dopo la relazione dell'onorevole Pannella, si passerà alle domande dei commissari, inizialmente limitate a un componente per gruppo, alle quali seguiranno le risposte dell'onorevole Pannella. Terminato questo primo ciclo, si passerà alle domande degli altri commissari. Inoltre, al fine di garantire un ordinato svolgimento dei nostri lavori e consentire, a chiunque sia interessato, di rivolgere domande all'onorevole, inviterei i colleghi a svolgere i propri interventi per circa cinque minuti, pregandoli di porgere la domanda nel modo più asciutto possibile.

  FEDERICO FORNARO. Intervengo sull'ordine dei lavori. Segnalo che alle ore 17 è convocata l'Aula del Senato, pertanto, senza voler mancare di rispetto all'onorevole Pannella, dovremo lasciare l'audizione.

  PRESIDENTE. Grazie, ne eravamo a conoscenza. Cedo quindi la parola all'onorevole Pannella.

Pag. 4

  MARCO PANNELLA. Ringrazio molto il Presidente e la Commissione di offrirmi e di offrirci questa occasione forse di maggiore conoscenza, ma avrei voluto dire di maggiore inserimento di alcune impostazioni politiche nell'analisi della situazione nella quale si opera.
  Vorrei fare una premessa. Abbiamo svolto – questo è pertinente con il tema che ci siamo dati – ormai da circa 15-20 anni, ma ora in modo più sensibile, evidente e importante, una ricerca conoscitiva non solo sui problemi della comunicazione ma su quanto la conoscenza degli eventi possa circolare, fondersi e ritornare nel Paese – eventi letali o molto fortunati. Da questo punto di vista, abbiamo una situazione che è divenuta ormai antropologica.
  Nelle doglianze tecniche che abbiamo rivolto all'Autorità garante, anche quando c’è stata una gestione intermedia, abbiamo avuto questo risultato: ben 52 volte in cui abbiamo sollecitato l'intervento delle autorità garanti si sono riconosciute le fondatezze delle doglianze, che non erano mai marginali ma sempre piuttosto documentate su episodi.
  Credo che sia urgente lasciare al Parlamento e ai parlamentari una Commissione di indagine non su un evento, ma di conoscenza di questi cinquant'anni, partendo da 52, o anche più, delibere relative a quello che è oggetto stesso della vostra Commissione, altrimenti si continua ad andare avanti senza avere conoscenza della storia in corso. Vorrei dirvi che un predecessore del presidente Fico, dopo un mese che era qui, rilasciò una dichiarazione: «quello che sto scoprendo – e si sottolineava il verbo “scoprire” – da qui è che è in corso un genocidio, culturale e non solo, dei Radicali». Questo Presidente, che fu per moltissimi appartenente a una forza fascista, il MSI, era Storace, che sconvolto fece questa dichiarazione. Si tratta, quindi, di diversi lustri fa. Su questo c’è una strana conferma. Può un ente come l'Autorità garante, in realtà producendo a volte ordinanze e decisioni che ci rendevano scontenti lo stesso, sostanzialmente accogliere sempre la fondatezza del fatto del quale ci si doleva ? È un po’ impressionante. Se abbiamo avuto momenti nei quali il Presidente di questa Commissione poteva essere definito «fascista» o «comunista», in realtà sappiamo che un minimo di attendibilità si forma per forza; è anche interesse egoistico, in fondo, quello di meritarla. Di conseguenza, abbiamo risposto – scusate questa introduzione, ma termino subito – di dedicare alla questione una parte del danaro del finanziamento pubblico, tema sul quale dall'inizio ci siamo impegnati, e credo ci si possa dare atto di tutti gli appuntamenti istituzionali su questo tema, dal primo referendum addirittura nel 1978 e via dicendo. Noi decidemmo inizialmente per la non riscossione, ma al riguardo vi è un problema: se non si riscuoteva – era già di fatto preannunciato, poi è divenuto esplicito – sarebbe accaduto che, essendoci una somma determinata destinata ai rimborsi o ai finanziamenti dei partiti, la quota sarebbe stata distribuita. Allora, nel 1978 ci inventammo che una parte del danaro – eravamo agli inizi degli anni di piombo – dovesse essere data ai familiari delle vittime del terrorismo; inoltre, stabilimmo di restituire le somme in conoscenza e informazione al Paese, senza canone, per rispondere a quella canonica, istituzionale, per le continue vicende che accadevano. Ricordo che l'opposizione ufficiale denunciava sempre la mancanza di democrazia nell'informazione. Fra i soci si litiga per la spartizione del bottino, è un fatto naturale.
  A questo punto vorrei citare alcuni dati. Il primo, che ho già riferito e che vi prego di tener presente, è che vi sono state 51 pronunce delle autorità garanti, con particolare riguardo agli ultimi tre anni, che abbracciano due autorità garanti (anzi, addirittura due e mezzo) e comprendono anche la minaccia attuale del TAR Lazio che ha dato i trenta giorni all'Autorità garante – attenzione, non alla RAI – pena il commissariamento ad acta della stessa. Di giorni ne sono passati 40-45. Sottolineo che nell'attuale regime – uso tecnicamente il termine «regime» perché è corretto, ossia come assetto istituzionale, Pag. 5sebbene sappiate che tipo di regime abbiamo da sessant'anni – si verificano delle costanti, e vi ho citato innanzitutto le 51 critiche accolte.
  Siamo entrati in Parlamento quando, all'improvviso, mentre denunciavamo in modo forte le lesioni ai danni dell'opinione pubblica e dell'elettorato italiano, e non il nostro poco spazio per intervenire sui temi principali della vita del Paese (e quindi si fece lo sciopero della sete), mi trovai senza saperne nulla di fronte a un manifesto impressionante (che sarà importante), il cui primo firmatario era Pietro Nenni, che poco dopo sarebbe mancato. Se si scorre l'elenco dei firmatari, si vedrà che forse era rappresentato l'85 per cento del mondo intellettuale che aveva qualche rapporto (parlo di pittori, di poeti) con l'attualità esistenziale ed essenziale del Paese. Sicuramente molti di voi (la maggior parte) non erano nemmeno elettori, ma qualcuno ricorderà – e comunque è nelle cronache televisive internazionali – che per la prima volta usammo il bavaglio in diretta. In Italia accadeva per la prima volta, poi l'episodio è stato imitato.
  Erano passati solo 10-11 anni da quando la legge di attuazione dei referendum era stata perfezionata, quindi era agibile. Avevano già sciolto due legislature perché in tal modo si faceva saltare il referendum. È accaduto sei volte, teniamolo presente, perché siamo in momento referendario. Sei volte abbiamo risolto il problema. Noi abbiamo fatto qualcosa, ma a quanti di loro sicuramente non sono oggi immersi nella realtà sociale e politica italiana, vorrei ricordare che è accaduto un episodio di questo genere: c'era la maggioranza di centrosinistra e, per non fare i referendum radicali, si dovevano sciogliere le Camere; il Presidente chiedeva un minimo di occasione – non voglio dire pretesto – per poterlo fare, ma non si trovava. Allora noi convincemmo in particolare socialisti, repubblicani, laici, ma non solo, ad avere questa posizione. Si annunciò quindi che cambiava il Presidente per nominarne uno che fosse disposto a dimettersi, a non avere la fiducia, quindi consentire l'allontanamento del referendum agli anni successivi. Perché questo fosse possibile il Presidente della Repubblica dovette nominare incaricato Amintore Fanfani; noi, i socialisti, una parte del nostro schieramento di quel momento, votammo la fiducia a Fanfani, che non l'ebbe per il voto della Democrazia Cristiana. È bene conoscere questa realtà, perché credo che non ci sia stato un dibattito nel quale questo sia stato ricordato.
  Vi cito un esempio. Villy De Luca non c’è più, c’è una piazza intitolata al suo nome; eravamo amici, non solo colleghi. La prima volta che fui invitato a un dibattito televisivo di tipo «tribuna politica» la richiesta era strettamente legata ai dati che riferivamo sugli ascolti. Perfino L'Espresso e altri hanno raccontato l'episodio: ero stato in sciopero della fame e mentre parlavo si sente dalla regia – qualcuno aveva voluto che lo sentissimo – Villy De Luca che testualmente dice di cancellare tutto. Badate, abbiamo sempre conservato le nostre cose, i nostri archivi, ci abbiamo sempre molto creduto. Eppure nemmeno noi abbiamo la documentazione di quella trasmissione. Alla RAI è scomparsa. Evidentemente qualcuno voleva far sentire quella voce. I cameraman erano giovani, alcuni venivano da Teleroma 56, e ascoltavano tutto questo in modo straordinario. Dove è possibile che si verifichi una cosa di questo genere ? Quel documento è stato completamente cancellato. Avevo solo pronunciato la parola «aborto», non se n'era ancora discusso. Immediatamente Villy urlò: «Ma è matto ? Cancellate subito tutto ! !». Sta di fatto che un critico televisivo stimatissimo del Giorno – come forse sapete, ma non voglio ricordarlo ora – dopo tre giorni mi scrisse (allora si usava la macchina da scrivere): «Caro Pannella, tengo a dirle che ho trovato in televisione un fatto straordinario, storico, positivo o negativo che sia [...] e ci tengo, a questo punto, come mio atto di non accettazione, a comunicarle [...]». E mi mandò la copia del suo articolo, riferendomi il fatto che Italo Pietra e gli altri amici e colleghi superiori avevano rifiutato di pubblicarlo. Non abbiamo Pag. 6nemmeno quello, perché io non ho archivi. Credo – e termino su questo, per passare a due o tre elementi più precisi – che questo basti per rendere l'atmosfera che, a mio avviso, è data dalla storia sconosciuta: abbiamo il leader prestigioso della Democrazia Cristiana, hanno la maggioranza relativa e con gli alleati la maggioranza assoluta, sono a un certo punto indotti (per la terza volta) a interrompere la legislatura per impedire, come effetto, la tenuta dei referendum, referendum costituzionali. Non conosco storici, anche attendibili, che abbiano scritto su questo. Credo che perfino io, con i miei 84 anni, probabilmente almeno una o due generazioni di più di voi che mi state ascoltando, ho già vissuto dentro questa realtà storica. Sono nato nel 1930, perciò quando è caduta la partitocrazia fascista avevo quindici anni; poi, quando, con la nostra Costituzione e con altre cose, abbiamo avuto la partitocrazia in termini propri, la democrazia dei partiti, abbiamo avuto l'eredità alla partitocrazia antifascista, con un dato di continuità formale su molte cose. Ho avuto dieci anni per vivere la fase intermedia.
  Qualcuno mi conosce e sa che sono sincerissimo. Ritengo che voi, nelle vostre formazioni politiche, nelle vostre storie, se pensate a storie banali, raccontate dalla vostra famiglia, dobbiate riconoscere che si tratta di una storia negata. L'assenza di democrazia è assenza di dibattito, perché non è il logos che sceglie, ma il dia-logos, da sempre, lo abbiamo come punto di riferimento platonico e aristotelico. Noi abbiamo vissuto una realtà nella quale avevamo come radicali un chiodo fisso: la battaglia sul divorzio fu tale che unì profondamente il nostro Paese, perché si sono affrontati coloro che vivevano come urgenza lo stesso problema, pur dando risposte diverse.
  I «pastoni» – parlo anche da tecnico, da giornalista – erano scomparsi. All'inizio era così gustoso il «pastone» con la cronaca parlamentare perché c'erano interruzioni, ed era giornalistico, ma poi scomparve. Adesso sono state eliminate anche formalmente le tribune politiche, grazie al suo predecessore, che a mio avviso poteva impedirlo. È incredibile. Peraltro, le avevano già ridotte a fatti marginali, dopo che per venti anni erano state popolarissime, registrando notevoli ascolti. È bastato spostarne un po’ la collocazione oraria.
  Noi abbiamo seguito questo andamento, non più considerando i tempi assegnati all'uno o all'altro partito, ma gli ascolti consentiti, cioè forniti, agli italiani. Abbiamo un incarico – devo dire per la fiducia che il Centro d'ascolto ha guadagnato – per fare questo anche a livello radiofonico, ma l'equivalente dell'Auditel non esiste o è molto approssimativo. Credo che nei primi anni il Centro d'ascolto abbia analizzato questo elemento sorprendente, che io vorrei usare qui per fare propaganda.
  Se da voi venisse una riflessione, una ricerca, un'inchiesta – non nel senso «poliziesco» del termine, ma come indagine conoscitiva – sarebbe fondamentale. Abbiamo sviluppato una ricerca (che naturalmente abbiamo mandato alle autorità di vigilanza e ad altri organismi) per analizzare gli «ascolti consentiti di esponenti istituzionali e politici da domenica 1 gennaio 2012 a domenica 24 febbraio 2013». Abbiamo analizzato 1.700 parlamentari o politici. In quell'anno il primo è il Presidente del Consiglio, Mario Monti; poi Pier Luigi Bersani, Silvio Berlusconi, Beppe Grillo. Tecnicamente, come abbiamo sempre detto, è vero che Beppe non va in televisione, quindi la televisione va da Beppe, in tutte le trasmissioni di alto ascolto, perché giornalisticamente è vero che può rendere. Se ci fosse un rapporto onesto, si potrebbe ammettere che si scelgono le persone in base all'apporto pubblicitario e di ascolti. Ciò dimostra che la gente sa apprezzare, come nel teatro greco, un buon momento drammatico, perché il comico è drammatico. Se abbiamo questo Beppe – credo di poterlo definire «amico» – in una forma fisica splendida, sappiamo che le forme fisiche splendide, non solo alla sua età, sono un fatto psicofisico e morale. Abbiamo primo Monti Mario, con oltre 3 milioni di ascolto Pag. 7(abbiamo le fasce, i telegiornali e le altre ore di ascolto), Bersani, Silvio Berlusconi, Beppe Grillo, Maurizio Gasparri, Antonio Di Pietro, Matteo Renzi, Angelino Alfano, Elsa Fornero, Ferdinando Casini, Nichi Vendola, Fabrizio Cicchitto, Gianfranco Fini, Presidente della Camera, Gaetano Quagliariello, Roberto Maroni, Lupi, Schifani, Formigoni. A questo punto per fare informazione dobbiamo trovare la prima radicale, la settantesima Rita Bernardini su un totale di 41 miliardi di ascolti consentiti (secondo l'Auditel gli ascolti dei telegiornali). Rita Bernardini è la settantesima e rispetto a questi 41 miliardi ha lo 0,0037 per cento. Poi arriviamo a Emma Bonino, popolare da quindici anni, che è la centonovantaduesima in termini di ascolti consentiti.
  Abbiamo vissuto lottando per campagne, abbiamo sempre avuto una o due cose al centro, le cose referendarie. Avendo continuato a sfornare con i miei compagni radicali sbagliatissime o buone battaglie esistenzialmente pregnanti, sulle quali posso avanzare la proposta peggiore, ma sono urgenze, in quanto, come dico da sempre, abbiamo condiviso con la Chiesa e il mondo cattolico le urgenze, stesse urgenze, stesse priorità. Non è un caso quindi che l’Avvenire tra tutti i giornali si occupi di più delle cose che interessano anche noi, dando risposte opposte o no (sempre meno, per come le cose si evolvono).
  Tra le battaglie, il carcere. Vi comunico che ieri un altro poliziotto si è suicidato. Entriamo nelle domande che faremmo alla gente, fra di noi: avete mai sentito – ma non c’è mai stato, sono presuntuoso e mi sento di escluderlo – un solo caso in cui sia stato invitato in una trasmissione una madre, un padre, un figlio, una figlia, dei poliziotti ? Eppure noi per primi (non i sindacati) abbiamo raccomandato di stare attenti, perché sono carcerati i detenuti, i direttori delle carceri che fanno una rivincita storica contro Eichmann dichiarando di voler essere servitori dello Stato e di esserne fieri.
  Noi ci poniamo qualche problema perché dobbiamo governare una struttura che in re ipsa produce contro la legge morte, tortura. Oggi sono di nuovo in sciopero della fame per un obiettivo semplice: perché in qualunque modo il nostro Paese esca dalla non discussa da nessuno (questo è importante, e ne ha parlato il Presidente della Repubblica) flagranza tecnicamente criminale del nostro Stato almeno – prendiamo la data che la CEDU ci ha dato – dal 1980, quindi da 35 anni, sui problemi dello Stato di diritto e dei diritti umani, non umanitari, con la «d» e la «u» maiuscola, tali da potere dire che è l'articolo 3 del patto europeo costitutivo di quello dell'ONU. Stiamo quindi facendo una cosa che solo i regimi comunisti sono riusciti a fare, non quelli fascista e nazista, che non sono riusciti ad andare oltre i venti anni. Ieri c’è stato un altro suicidio, e sarò ormai in una situazione paranoide, autoreferenziale, ma continuo a pensare che non siamo riusciti a cambiare niente: continuano da sempre, non c’è un cappero di sindacato perché tanto sono poliziotti e non possono scioperare, ma come è possibile ? Questo Papa ha usato spesso il termine «comune», e chi mi conosce e mi subisce quando parlo sa che io sto contrapponendo da un paio d'anni il termine «comune» a quello «normale», dicendo che termini come comunismo e comunione hanno questa radice semantica scelta per millenni come quella di maggiore nobiltà, mentre adesso sono sostituiti da termini come «normale», normante e normato, che farebbero pensare che si sia affermato il valore della legge e dei comandamenti, mentre invece manco per nulla.
  Questo Papa oggi è uno che dice «il bene comune», e non l'ha copiato da Pier Luigi, e dico che il bene comune è quello della religiosità, non di una confessione o di un'altra. Vi ho fornito questi dati, e vi faremo un non generoso, ma egoistico – con slancio ed entusiasmo – omaggio di questo lavoro. Ci sono alcuni accademici che hanno notato queste cose, ma noi sentiamo la dissipazione di un lavoro; con Radio Radicale, per nostro criterio, abbiamo archivi per cui abbiamo registrato e trasmettiamo a tutti i congressi del PCI, Pag. 8quelli che il PCI faceva ma non metteva da parte, mentre noi li diamo in audiovisivo. Insomma, l'archivio del sapere per chiunque, e su questo abbiamo dovuto avere gare per fornire la RAI, il Governo, le varie cose possibili, e spesso le cose sono andate altrimenti. Una volta feci l'errore di dire a un direttore generale che, siccome avevamo sempre tentato ufficialmente di avere un accordo profondo fra RAI e Radio Radicale, nei primi 10-15 anni ci dicevamo sempre le cose peggiori (a noi le dicevamo, gli altri un po’ le facevano).
  Questa è una storia preziosa, e per salvare i nostri archivi digitalizzando, per avere i soldi che abbiamo speso per digitalizzare i congressi e le manifestazioni di CGIL, PCI e altro, non abbiamo potuto fare altre cose, ma l'abbiamo fatto e andiamo avanti.
  Questa è una serie di studi del Centro di ascolto, in cui potrete vedere le stranezze. Torno a dire che da giornalisti le notizie devono essere notizie, ovvero in qualche misura un uomo che morde un cane e non un cane che morde un uomo. Tutto questo è antropologicamente finito. Le cose giornalistiche, ad esempio: otto giorni fa annuncio ufficialmente il primo sciopero della fame con l'obiettivo di uscire dalla criminalità, ma quando viene annunciato che Papa Francesco va a Lampedusa e con Emma Bonino consideriamo che era un problema che ci riguardava perché la Bossi-Fini è oggetto del nostro referendum, nel parlare mi è venuto di dire: «a ’st'amore de Papa che c’è je mannerei la tessera d'onore del Partito Radicale !».
  È una stranezza, ma i riflessi sono tali che questo connotato magari poteva essere usato in modo antipatico in un telegiornale di notte di quelli marginali, perciò è un fatto quasi antropologico, non è doloso, ma eventualmente è colposo. Perché quindi con tutte queste ingiunzioni, anche se tutti sono d'accordo non si è riuscito a fare un vero dibattito richiesto ufficialmente dall'Autorità garante, dal TAR del Lazio, da tutti su questo tema giustizia, non solo carcere ?
  Oggi si parla del referendum sulla giustizia, ma noi siamo politici seri, nel senso che, mentre tutti stanno dicendo che il problema maggiore è quello che paghiamo a livello economico e anche sociale (le imprese piccole e medie, in quanto il 90 per cento delle imprese italiane sono messe così), non abbiamo la conoscenza del fatto che da parlamentari (distinguo le cose politiche da quelle parlamentari) per sette anni abbiamo parlato della suprema cupola della necessità partitocratica, però il fatto dei bancarottieri fraudolenti va applicato a tutti i governi nel momento in cui, primi in Europa in assoluto, noi mettemmo al centro della nostra presenza parlamentare il debito pubblico.
  Nessuno ne parlava e noi cominciammo a evidenziare che ogni italiano, ivi compreso l'infante, era gravato da un debito di 50 milioni e poi dopo due anni eravamo a 80, anche se era difficile indicare cifre. A questo punto diciamo bancarottieri fraudolenti, perché l'equivalente del rimborso da parte del singolo cittadino a 50-80 milioni in qualche modo si riproporrà.
  Non abbiamo mai fatto un solo dibattito sul debito pubblico, così come adesso avviene con quello della giustizia malgrado ordini espliciti dell'Autorità vigilante che testualmente «ordina alla RAI di assicurare fra settembre e dicembre del 2012 la trattazione delle iniziative intraprese dai Radicali e dal loro leader, Marco Pannella, sul sovraffollamento delle carceri in programma e della giustizia per congrua durata e orario di programmazione» come per la prima volta siamo riusciti a far inserire «perché questi risultano maggiormente idonei a concorrere adeguatamente alla formazione di un'opinione pubblica consapevole sui temi di attualità di rilevante interesse politico e sociale entro il termine di quattro mesi».
  La finalità è quindi formarsi un'opinione, e noi abbiamo sempre chiesto i dibattiti perché è il modo per unire un Paese, in quanto, anche se il dibattito è drammatico, lo appassiona e si formano giudizi, ma niente.
  Adesso l'Autorità è riuscita a ricostruire – noi dimostreremo che è sbagliato Pag. 9– che l'avrebbero in parte rispettato, mentre è successa una cosa divertente: non è stato rispettato e, quando a gennaio abbiamo chiesto di constatare che nei quattro mesi non era stato fatto, ci è stato risposto che ormai eravamo praticamente in fase preelettorale e di conseguenza ancora oggi quel dibattito in ore di grande ascolto non c’è stato.
  Adesso si può discutere dei referendum per non fare quel dibattito, perché sui referendum puoi discutere in tanti modi, su tante cose, sminuzzarlo, mentre quello può sicuramente farci uscire da quella flagranza in un mese di tempo con la CEDU, con la giurisdizione europea costituzionalizzata come interna, senza aspettare l'anno che ci hanno dato come ultimatum.
  Non stanno circolando le cifre del costo di questa situazione, ma probabilmente da Bruxelles fra due giorni arriverà un'altra batosta, ma anche qui l'informazione non dà queste notizie.
  Voi sapete che ho ritenuto mio dovere criticare anche il Presidente della Repubblica, perché per formazione e per cultura, non per dolo, ha inferto al Parlamento italiano un danno che nemmeno i più screanzati e folli antidemocratici e antiparlamentari hanno impresso, perché il Parlamento è l'interlocutore costituzionale delle parole del Presidente della Repubblica nell'esercizio delle sue funzioni. A questo punto ci sono stati i comunicati quotidiani degli uffici stampa, ma non c’è stato mai un richiamo formale che consentisse al Parlamento di dibattere sull'essere in condizioni tecnicamente criminali da 10-15 anni su questo.
  A me pareva di ricordare che per fare le tribune politiche fosse necessaria una sollecitazione della Commissione, ma in realtà questa è un'interpretazione: quello è l'obbligo di legge della RAI e non viene detto in modo esplicito. Sta di fatto che comunque nella situazione italiana non si hanno più le tribune politiche, neanche quelle riservate a 100.000 ascoltatori di Radio Radicale.
  Come vedete, ho forse dato l'impressione di dissipare il mio tempo per logorrea e quindi – ancora più grave – di concorrere a dissipare il vostro tempo in cambio di quest'atto di cui vi sono grato, perché non è un privilegio, ma è l'esercizio di un diritto che è anche l'esercizio dell'obbligo di un Parlamento che è vittima del mancato funzionamento istituzionale corretto.
  Lasceremo agli atti della Commissione molta documentazione del Centro d'ascolto, offrendo anche la collaborazione esterna e gratuita di nostri compagni per agevolare la lettura con un aiuto tecnico che, se richiesto, sarà fornito.
  Concludo, altrimenti sarò responsabile di non avere colto a sufficienza l'occasione che il Presidente ha dato non solo a noi, e ascolto le domande.

  PRESIDENTE. Grazie. Tutta la documentazione sarà protocollata e ne verrà data notizia sulle vostre caselle di posta elettronica così come tutto quanto pervenuto fino ad oggi.

  GIORGIO LAINATI. Signor Presidente, l'onorevole Pannella rappresenta molti anni della mia vita professionale da giornalista e a lui come leader del Partito Radicale transnazionale devo delle opportunità professionali che ancora ricordo con una straordinaria carica umana. L'onorevole Pannella ha avuto nella società italiana ed europea un ruolo assolutamente unico e speciale. Non posso dimenticare la sua visione quasi profetica dell'evoluzione politica dell'Europa, che lo ha portato a far nascere il Partito Radicale Transnazionale.
  Lei ricorderà, onorevole Pannella, quando nel gennaio del 1991 ci portò a Trieste per un Consiglio federale e poi ebbe l'intuizione di trasferire tutto quel gruppo di avventurosi giornalisti italiani nella Slovenia ancora non indipendente (peraltro in uno dei posti più belli d'Europa) e di aprire le porte alla richiesta di indipendenza della Slovenia che sarebbe arrivata di lì a pochi mesi insieme a quella ancora più profetica della Croazia, e lei ricorderà quando la seguimmo a Zagabria sotto i bombardamenti dell'aeronautica Pag. 10serba. Io fui costretto a rimanere a Zagabria perché credo che il cameraman non avesse l'assicurazione per andare in prima linea, ma l'onorevole Pannella invece ci andò quando ci fu l'assedio di Vukovar.
  Dico questo perché conosco molto bene l'onorevole Pannella e il suo impegno, però non posso non citare anche il capolavoro politico che lei ha realizzato in Europa: il 20 aprile 1989, sette mesi prima della caduta del Muro di Berlino, caro Presidente Fico, l'onorevole Pannella è riuscito a fare il congresso di un partito di un grande Paese occidentale in un Paese comunista. Come hanno scritto tanti colleghi più autorevoli, questo rimane il capolavoro politico dell'onorevole Pannella, a cui ero presente. Se non è visione profetica organizzare un congresso nella capitale di un paese comunista e chiamare il figlio di una vittima della rivoluzione del ’56 che fa la cortina di ferro spaccata, non saprei cosa ci sia di più profetico. Personalmente ho grande stima e considerazione dell'onorevole Pannella e delle sue battaglie.
  Non posso non rivolgere, Presidente Fico, un saluto all'onorevole Beltrandi con il quale ho lavorato in questa Commissione, essendo egli in maggioranza dal 2006 al 2008 e io all'opposizione e viceversa nella legislatura scorsa, laddove ciò non ci ha impedito di lavorare sugli stessi terreni che l'onorevole Pannella ha citato. Mi fa molto piacere che sia presente anche l'onorevole Beltrandi che, come tutti i Radicali, si è sempre battuto come un leone per riaffermare le loro ragioni, non ultima l'occupazione di questa sede della Commissione dove credo non abbia dormito molto comodamente per alcune notti, ma ha sicuramente dimostrato la coerenza del suo impegno.
  Condivido quanto ricordato dall'onorevole Pannella in merito allo straordinario ruolo di Radio Radicale e del Centro d'ascolto, in particolare una frase che vorrei sottolineare al Presidente Fico e ai colleghi, evidenziando come questo archivio del sapere della storia nazionale, non solo dell'impegno del Partito Radicale, sia un patrimonio della Repubblica, come abbiamo il dovere di ricordare e non smetteremo mai di fare perché sarebbe superficiale non rendersi conto di quanto sia importante.
  L'onorevole Beltrandi si è battuto come un leone e i problemi sono sempre quelli, nel senso che i dati che ha portato l'onorevole Pannella sulla presenza non solo degli esponenti radicali ma in generale delle tematiche richiamate con questa importante audizione sono tragicamente reali. Dobbiamo quindi cercare di recuperare quello che non è stato fatto per una serie infinita di motivazioni.
  È arrivata la campagna elettorale altrimenti si sarebbero fatte quelle cose, però c’è sempre qualcosa che impedisce che si realizzino quegli spazi televisivi per i quali vi siete sempre battuti con coerenza.
  Voglio ricordare anche, quando trenta anni fa venni al congresso del Partito Radicale a Bologna in cui per l'ultima volta vidi il povero Enzo Tortora (ero un precario agli esordi) che per quanto riguarda la questione della carcerazione preventiva e il vostro straordinario impegno di ieri e di oggi, fu eletto deputato europeo, l'onorevole Pannella si impegnò con la televisione per la quale lavoravo, Canale 5, a realizzare in prima serata la prima intervista a Enzo Tortora. Fu una cosa spettacolare: la prima intervista alle 20.30 a Enzo Tortora liberato come fosse un film di cassetta, come lei ricorderà perfettamente.
  Devo dire che ci sono decine di episodi del genere. Più che confermare come vice presidente di questa Commissione il mio impegno, che ho testimoniato anche all'amico Beltrandi talvolta differenziandomi dalla mia stessa forza politica di appartenenza, e dirle che il presidente del partito al quale appartengo si è impegnato e ci impegneremo tutti, credo che il Presidente della Commissione di vigilanza, onorevole Fico, abbia una particolare responsabilità politica e io voglio dirvi che lo seguirò e affiancherò, se lui lo riterrà opportuno, nel richiamare continuamente il servizio pubblico affinché non giochi Pag. 11all'eterno rinvio degli impegni che sono stati certificati, come evidenziato dall'onorevole Pannella.
  Su questo noi saremo sempre d'accordo e sia il Presidente Fico sia l'onorevole Pannella avranno in me un alleato. Grazie.

  MARIO MARAZZITI. C’è sempre una prima volta e per me è la prima volta in audizione con Marco Pannella e quindi in audizione con la storia.
  Sicuramente Marco Pannella rappresenta il contrario dell'irrilevanza politica, che è uno dei problemi del nostro tempo, quindi lo ringrazio anche di questa storia che porta tra noi, che è una storia lunga, articolata, che ha attraversato e attraversa ancora la storia della Repubblica, da quando Repubblica non era, da quando ragazzo ha conosciuto quei partiti che alla fine erano sempre lo stesso, uno solo.
  Come tanti italiani ho seguito da lontano e poi più da vicino il suo percorso libertario, che in alcune fasi della nostra storia è stato anticipatore su tanti temi di battaglie civili come l'obiezione di coscienza. Questo filo della coscienza arriva fino al problema della Commissione di vigilanza RAI, che è il nodo di come il servizio pubblico radiotelevisivo possa rispondere quanto più possibile alle necessità di conoscenza del Paese.
  Questo è il problema: perché il diritto alla libertà di coscienza sia rispettato profondamente occorre un equilibrio in democrazia tra poteri, pesi e contrappesi, e una vigilanza non della Commissione di vigilanza RAI ma dei cittadini, delle comunità, dei corpi sociali anche su come operano i loro rappresentanti e l'informazione, che non ha avuto deleghe da nessuno ma avrebbe il dovere deontologico di raccontare, tante volte lo fa, tante volte non lo sa fare, tante volte lo fa male, tante volte lo fa in maniera eroica.
  Ringrazio quindi per questa occasione che nel mio piccolo ho sostenuto con il Presidente evidenziandone l'opportunità, anche perché la motivazione occasionale è l'avvicinarsi di una stagione di proposte di quesiti referendari nel nostro Paese, laddove questa audizione ci è stata sollecitata anche dalla preoccupazione che il Paese potesse non sapere abbastanza che si sta per arrivare a un momento di proposta di riflessione per valutare se alcune leggi debbano essere in alcune parti abrogate per sbloccare il sistema.
  Non prendo ovviamente posizione sui quesiti referendari, laddove alcuni sono più vicini alla mia sensibilità, altri meno, ma so che non nuoce mai al Paese pensare e sapere.
  In questo scenario siamo in diretta, quindi questo momento sarà documentato anche dal Parlamento, non solo da Radio Radicale e dai suoi archivi, però l'importanza degli archivi di Radio Radicale è parte di un'idea di servizio pubblico, cioè una cosa che serve all'Italia.
  I dati dell'Osservatorio del Partito Radicale giunti finora per voce di Marco Pannella non mi hanno stupito, ma riguardano un anno che non è questo, per cui mi auguro che i prossimi ci aiutino nel lavoro attuale, perché scoprire che l'allora Presidente Monti era al top della comunicazione mi fa sorridere pensando all'oggi. L'Osservatorio di Pavia dal 29 giugno al 5 luglio mostra che dei tre partiti che rappresentano la maggioranza di Governo e per il TG 1 il Popolo della Libertà è al 14,4, il Partito Democratico al 17,6, Scelta Civica con Monti per l'Italia in questo momento 2,3, cioè 700 per cento in meno. Qualche problema c’è quindi anche oggi. Per quanto riguarda le rubriche a cura di RAI Parlamento mi ha fatto sorridere vedere che nella tabella della distribuzione dei tempi per soggetto, dove sono elencati Popolo della Libertà, Partito Democratico, SEL, Governo, Scelta Civica con Monti per l'Italia non sia neppure indicata, perché corrisponde a zero su tutte e tre le reti, mentre PdL ha zero su RAI 1 ma il 64 per cento su RAI 2. Sono curiosità, in questo momento non sono rivendicativo, ma pongo all'attenzione questo problema in una settimana qualunque. Sono cose interessanti, perché per la prima volta mi occupo con maggior attenzione di questi dati.
  Penso che l'accenno all'ultimo suicidio in carcere a Raffadali, in provincia di Pag. 12Agrigento, il sesto accertato dall'inizio dell'anno di un membro della polizia penitenziaria che si annovera tra i 755 suicidi in carcere dal 2000, di cui 1 su 7 riguarda la polizia penitenziaria, e comunque complessivamente più di uno a settimana, indichi un malessere, un gigantesco problema che esige maggiore attenzione da parte del servizio pubblico e degli italiani verso questa che è una ferita per tutta l'Italia.
  Vorrei quindi chiedere a Marco Pannella se vi sia una sola cosa che oggi sia possibile fare nell'interesse degli italiani, una piccola, concreta cosa da fare subito.

  SALVATORE MARGIOTTA. Vorrei porre solo una domanda flash. Ringrazio Marco Pannella di essere qui. Abbiamo ascoltato una lunga relazione nel puro stile pannelliano che ha attraversato molti anni della storia politica della nostra democrazia. L'opera che state facendo anche sui referendum, indipendentemente dalla valutazione sui singoli quesiti (io ne ho firmati 8, ma non gli altri 4), è comunque positiva perché pone al centro del dibattito una serie di temi di importanza cruciale, troppo spesso minimizzati o trascurati dagli altri partiti.
  Nella sua relazione lei evidenziava come l'Autorità di vigilanza avesse dato istruzioni relative al periodo tra settembre e dicembre 2012 e come queste siano state disattese.

  MARCO PANNELLA. A giudizio del TAR del Lazio.

  SALVATORE MARGIOTTA. Questo da un lato mi convince della sostanziale inutilità delle Authority perché, se dicono cose che poi nessuno fa, non so a che servano, dall'altro lato pone un problema serio, su cui la Commissione di vigilanza deve svolgere il proprio ruolo, sull'inottemperanza di indicazioni venute da un'Autorità terza.

  MARCO PANNELLA. La situazione è semplice, tanto è vero che dal 2012, quando nell'agosto facemmo al Senato una manifestazione con il Presidente della Repubblica sui problemi della flagranza tecnicamente criminale del nostro Paese su quelle cose, abbiamo sempre cercato di affrontarla in modo semplice, sostanziale. Da quando abbiamo potuto, abbiamo attivato quella prerogativa che per noi era obbligo parlamentare di visitare le carceri, però sapevamo che, vista l'accusa fattaci inizialmente dal Consiglio d'Europa come organismo parlamentare e poi da CEDU, il Consiglio d'Europa approvò un rapporto di Gil-Robles in cui si diceva che la non ragionevole durata dei processi era la causa di violazioni dello stato di diritto, dei diritti umani, come una volta si diceva nel terzo mondo. Di questo siamo convinti e adesso con la storia del carcere si diventa belle anime per non parlare o far parlare della causa, cioè la giustizia resa inutilizzabile, inutilizzata o peggio utilizzabile ai fini opposti.
  La sintesi c’è: abbiamo questi fatti e il problema non è affidato all'uno o all'altro referendum o ai referendum nel loro complesso, ma è che finalmente il popolo possa assistere e noi possiamo dare il dibattito sulla lunghezza dei processi.
  Su questo ho accennato al divorzio breve che a noi importa perché, oltre a sanare sofferenze che sono sempre sbagliate quando sono imposte da Cesare, si deve tenere presente che si è liquidata la cosa perché la Banca d'Italia ha dichiarato che l'1 per cento del PIL se ne va a bagno con i mancati investimenti, visto che un imprenditore serio che abbia una causa deve aspettare 8-9 anni (sono in aumento, contrariamente a quello che dicono), mentre adesso mi sento di avanzare una stima del 2 per cento nella situazione attuale. Con il divorzio breve, eliminando una cosa propria esclusivamente del nostro Paese come i tre anni di separazione, quindi adeguandoci agli altri Paesi, come anche parlamentari di connotazione credente hanno concorso a riconoscere nei dibattiti dandoci ragione su questa riforma, questo dettaglio quasi di adeguamento a quello che viene avvertito come giusto (sappiamo che il divorzio sta diventando una cosa di classe, costa tanto, e quindi ancora una volta con i quattrini si supera la sofferenza Pag. 13dei figli e dei genitori) eliminerebbe immediatamente il 14 per cento dei 5 milioni di cause civili.
  Sarei grato se la Commissione ci chiedesse i dati su questo, perché è un fatto di conoscenza elementare: siamo centottantesimi nella valutazione formale e indiscussa della libertà economica e di impresa. Dobbiamo fare qualcosa di urgente perché sono tutte le delocalizzazioni anche degli italiani che o si suicidano o vedono morire l'azienda.
  Sono migliaia e, poiché anche di quella straordinaria realtà italiana degli artigiani di Mestre, che mi fanno pensare ai laboratori artistici che un tempo accompagnavano ed erano il risultato dell'azione dei grandi artisti, i dati ci sono sconosciuti, abbiamo l'urgenza di indagare e chiedere come siamo giunti a questo centottantesimo posto, fra gli ultimi al mondo. Quando individuiamo le cause, vediamo se questi siano stati incapaci e abbiano sbagliato, ma, siccome presumibilmente non è così, individuiamo le cause oggettive. Possono essere cose che ci stanno a cuore, ma, individuata la causa, bisogna rimuoverla perché abbiamo bisogno di uno shock dinanzi alla putrefazione dell'immagine italiana. Parlo del processo: alzati e cammina.
  Da cinque mesi una parte non del Governo ma dell'area di governo è riuscita ad avere questi dati, ma non li ha socializzati formalmente. Dobbiamo renderli pubblici, perché a quel punto il terrore può essere anche per noi, se il 70 per cento della causa di questo centottantesimo posto è dato dagli avvocati, mentre spesso siamo profondamente in sintonia con il mondo forense, e adesso anche l'OUA e non solo le Camere penali si è posta formalmente su queste cose.
  La mia sofferenza è questa: ditemelo in segreto, perché poi la trasparenza è trasparente come tutto quello che non c’è o che viene eliminato, ma sarebbe stato utile se avessimo potuto confrontarci nei dibattiti, mentre su questo l'equiparazione è assoluta e che sia Santoro o un altro, che sia la trasmissione della Littizzetto o un'altra, noi non possiamo sostenere una tesi o un'informazione perché lì, niente. Questo è l'unico modo per cui le famiglie sappiano le cose.
  So che l'onorevole Margiotta ne ha firmati 8, ma se due gruppi di 6 referendum devono ripetere la caricatura dello scontro fra il giudice Boccassini e Silvio, è una distruzione della giustizia. Mi dovete aiutare a diffondere la notizia che possiamo davvero passare dal centottantesimo al centesimo o novantesimo posto, ma d'urgenza, come ho qui da cinque mesi, perché Giovannini, che non era ministro ma era presidente dell'Istat, ha condiviso.
  Il ministro Cancellieri sembra annoverarsi tra i pazzi quando dichiara che l'amnistia per cause strutturali è un imperativo, e anche se abbiamo la formazione della scuola media l'imperativo ci ricorda quello morale, kantiano. L'ha detto così perché è vero: dinanzi ai dati che abbiamo è un imperativo (siamo a questo punto), se facciamo l'amnistia per quei motivi dopo un quarto di secolo in cui abbiamo denunciato il ritmo partitocratico delle amnistie (eravamo furibondi su quello).
  Adesso vi prego in pubblico di far emergere questa cosa, perché è possibile un piccolo miracolo di immagine: costringere ad accelerare i tempi normali di lavoro coloro che fanno con autorevolezza queste statistiche indiscusse, perché possiamo meritare la notizia di passare dal centottantesimo al novantesimo o ottantesimo posto.
  Sapete che come partito sul piano della moralità e della puntualità del fare abbiamo una certa esperienza, e quindi dinanzi alla Commissione di vigilanza chiediamo di vigilare per sapere in venti giorni dall'Autorità che si occupa di questo quali siano i parametri per i quali risultiamo centottantesimi. Quando avremo individuato i motivi, dovremo affrontarli e, se si dovranno colpire interessi di amici o di nemici dei Radicali, non importa, perché dobbiamo passare da lì. Certo può nascere un piccolo dramma per la maggioranza e l'opposizione ma anche per noi, ma la conoscenza in questo caso è rivoluzionaria.Pag. 14
  Se non si parla, se non lo sentono i figli o i genitori, i portieri o quelli che abitano a un altro piano, la notizia non circola e non diventa patrimonio e sensibilità comune. Chiedo quindi solo questa piccola cosa: che emerga d'urgenza e con priorità il motivo per cui noi siamo centottantesimi e gli altri sono novantesimi, perché la scommessa è addirittura di avere un successo di immagine di cui abbiamo urgente bisogno, perché si deve tornare a investire qui da noi, come tutti dicono.
  Bisogna anche capire che i suicidi e le delocalizzazioni stanno massacrando la situazione. Nella scorsa legislatura ha presentato un'iniziativa legislativa con Misiani per pagare alle imprese il dovuto, quindi siamo stati i primi e i soli a farlo. La risposta è anche questa.
  Da goliardi parlavamo di un testo sull'onorevole mendicità di noi chierici in cerca di sapere, e dopo un secolo o poco più la mia continua ad essere onorevole mendicità, per cui vi chiedo di farmi avere al più presto questo dato.
  Lei ha firmato per 8 referendum, ma è importante il segnale perché a questo punto abbiamo dimostrato che il divorzio breve è della giustizia molto più degli altri, perché incide sulla mole assassina dei 5 milioni di cause civili.
  Per quanto riguarda la Bossi-Fini, Papa Francesco è andato a Lampedusa e a mio avviso potrebbe aver reso superfluo l'altro nostro referendum, solo che bisogna legalizzare. Quello che cos'era se non l'abrogazione della Bossi-Fini ?

  PRESIDENTE. Grazie. Desidero assicurare che questa Commissione sicuramente vigilerà sul tema dell'informazione e dei referendum e cercherà di far sì che nel servizio pubblico diventino centrali i temi referendari, qualunque referendum i cittadini desiderino proporre in questo Paese, e nel momento in cui vogliono raccogliere le 500.000 firme necessarie bisogna dare spazio alla raccolta, ai temi della raccolta e a un vero dibattito che approfondisca la conoscenza di quei temi e induca le persone a votare consapevolmente.
  Questa Commissione ritiene che l'informazione debba essere plurale, libera, dove plurale significa dare spazio non solo ai partiti ma anche ai temi, con varie voci e visioni che permettano di considerarli sotto un altro aspetto culturale e con un altro punto di vista, che possa accrescere il bene comune del Paese, perché sono convinto che la conoscenza renda liberi e maggiormente consapevoli delle proprie scelte quotidiane.
  Questo è il compito di un servizio pubblico e quindi della RAI, che deve essere la principale agenzia culturale del Paese, laddove è finanziata dal canone dei cittadini.
  Questa Commissione tutela quindi i cittadini che vogliono conoscere e informarsi anche sui referendum, quindi assicuro la massima attenzione.

  MARCO PANNELLA. Nel ringraziare la Commissione e lei per questa occasione che ci ha dato, vorrei fare una piccola osservazione.
  La questione referendum, se raccogliamo le firme, si discuterà fra gennaio e maggio-giugno dell'anno prossimo, quindi qui l'informazione e il dibattito non sono sui contenuti, ma dobbiamo fare in modo che il servizio pubblico responsabilizzi le centinaia di migliaia di titolari dall'autenticazione (consiglieri comunali e provinciali). Se questi già lo sanno, dai figli e dai nonni nascerà la comunicazione di massa. Se poi c’è qualcuno che clamorosamente non va, è doveroso non fare propaganda al fatto che non vada, ma far sapere cosa fa per la gente, altrimenti anche i referendum serviranno a impedire l'unica cosa che importa da dieci anni: non discutere di giustizia, carceri, lunghezza dei processi, e fare un dibattito che unisca il Paese.
  Se infatti il Paese si trova dinanzi a litigi minimi, tutti perdiamo, ma se invece come sul divorzio c’è una messa in causa di posizioni contrapposte all'inizio, quando i dibattiti sono veri, profondi, c’è Pag. 15una terzietà implicita in qualsiasi esito venga fuori.
  Negli orari, nella posizione con milioni di ascolto, nelle ore giuste devono esserci dibattiti sulla giustizia, ma anche su questa anomalia che altrimenti non è più un'anomalia: siamo un Paese da trenta anni in una flagranza dalla quale ci viene chiesto di uscire. Con le nostre piccole o migliori capacità abbiamo individuato la modalità nell'amnistia strutturale, perché l'amnistia è uno strumento che consente di ridurre la struttura, per cui diventano 2 milioni. Siamo certi che a parità di lavoro, di professioni, di magistrati, di cancelleria, immediatamente la CEDU ci toglierà questo ultimatum, ma soprattutto avremo un beneficio sull'immagine, perché all'improvviso l'Italia uscirà da questo impasse.

  PRESIDENTE. Grazie. Nel ringraziare l'onorevole Marco Pannella, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 17,45.