XVII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 19 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE RICADUTE SUL SISTEMA AGROALIMENTARE ITALIANO DELL'ACCORDO DI PARTENARIATO TRANSATLANTICO SU COMMERCIO E INVESTIMENTI (TTIP)

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina.
Sani Luca , Presidente ... 2 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 2 
Sani Luca , Presidente ... 5 
Gallinella Filippo (M5S)  ... 5 
Sani Luca , Presidente ... 6 
Benedetti Silvia (M5S)  ... 6 
Sani Luca , Presidente ... 6 
Cenni Susanna (PD)  ... 6 
Sani Luca , Presidente ... 7 
Dal Moro Gian Pietro (PD)  ... 7 
Sani Luca , Presidente ... 8 
Russo Paolo (FI-PdL)  ... 8 
Fiorio Massimo , Presidente ... 9 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 9 
Fiorio Massimo , Presidente ... 9 
Zanin Giorgio (PD)  ... 9 
Fiorio Massimo , Presidente ... 10 
Taricco Mino (PD)  ... 10 
Fiorio Massimo , Presidente ... 11 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 12 
Sani Luca , Presidente ... 15 

ALLEGATO: Dati su import/export Italia-USA ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCA SANI

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle ricadute sul sistema agroalimentare italiano dell'Accordo di partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP), del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina.
  Saluto il Ministro Martina ricordando che la sua audizione dà avvio all'indagine conoscitiva consentendoci una prima analisi delle questioni che emergono con riferimento a tale Accordo, legate soprattutto alle differenze esistenti tra le due sponde dell'Atlantico nelle regolamentazioni in materia di sicurezza alimentare, di standard produttivi, di informazione e tutela dei consumatori, di tutela dei prodotti di qualità e tipici nonché legate, in generale, ai delicati profili relativi al funzionamento dei mercati e alle ricadute sul nostro sistema agricolo, caratterizzato da imprese di piccole dimensioni.
  Ricordo che con l'indagine conoscitiva la Commissione si è proposta di acquisire un quadro informativo qualificato sull'ampio ventaglio di questioni che animano l’iter negoziale al fine di una valutazione puntuale delle ricadute socio-economiche sul sistema agroalimentare, dei rischi e delle opportunità che si prospettano e delle misure che dovranno essere introdotte per essere preparati a livello ordinamentale.
  Cedo, quindi, la parola al Ministro Martina. Al suo intervento, naturalmente, faranno seguito eventuali domande da parte dei colleghi.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Buon giorno a tutti, signor presidente, onorevoli deputati.
  Il Transatlantic trade and investment partnership (TTIP) tra Unione europea e Stati Uniti d'America, oggetto dell'audizione, ha tra i suoi obiettivi quello di rimuovere le barriere commerciali e facilitare la libera circolazione di beni e servizi, riducendo le barriere doganali, i dazi e le differenze esistenti nei regolamenti tecnici, nelle norme e nelle reciproche procedure di omologazione.
  Proprio l'importanza dei temi oggetto di questo negoziato, i possibili effetti concreti sui cittadini, sui consumatori e sulle imprese, hanno spinto l'Italia nel ruolo di Presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea a chiedere e ottenere una maggiore trasparenza sul mandato che gli Stati membri all'unanimità hanno dato alla Commissione. Il mandato, infatti, oggi è pubblico e, inoltre, la Commissione europea si è impegnata a pubblicare Pag. 3una sintesi dell'esito di ogni round negoziale.
  Questa premessa è necessaria al fine di chiarire altri due punti fondamentali per quanto riguarda gli effetti del Trattato sul comparto agroalimentare nello specifico: la difesa delle indicazioni geografiche come primo punto e il livello di tutela in materia sanitaria fitosanitaria come secondo punto.
  Su questo vale la pena chiarire che il mandato prevede espressamente il diritto delle parti di valutare e gestire il rischio conformemente al livello di tutela che considerano appropriato, in particolare quando le pertinenti prove scientifiche sono insufficienti. In sostanza, è sancito il diritto di precauzione affinché nel mercato europeo non entrino prodotti a rischio, come la carne con gli ormoni o il pollo trattato con la clorina. Su questo punto il mandato è tassativo e così la posizione presa dalla Commissione negli incontri con i negoziatori statunitensi.
  L'Accordo non comporterà, quindi, alcuna riduzione della sicurezza alimentare di cui godono oggi i cittadini europei per facilitare le imprese o favorire l'arricchimento delle multinazionali, in quanto tutte le garanzie saranno mantenute e, semmai, rafforzate. Il ruolo svolto dai singoli Governi europei a tutela dei propri cittadini in campi come la salute, la sicurezza e l'ambiente, non sarà, infatti, in alcun modo sminuito. Tutte le autorità di regolamentazione parteciperanno direttamente ai negoziati, che saranno resi quanto più possibile trasparenti. A questo proposito, la Commissione si è assunta l'impegno di informare regolarmente le parti interessate, consultandole opportunamente anche in merito a qualsiasi eventuale modifica della regolamentazione.
  Sulla tutela delle indicazioni geografiche, sulle quali tornerò anche in seguito, è importante premettere che il mandato prevede la tutela delle stesse come uno dei pochi obiettivi primari dal negoziato. Si tratta di un cardine strategico del nostro sistema qualitativo e per questo dobbiamo non solo proteggerlo, ma valorizzarlo nel contesto del futuro Accordo.
  Le esportazioni agroalimentari al di fuori dell'Unione europea sono sempre più strategiche, come sapete, per il reddito dei produttori agricoli europei. Quelle in direzione degli Stati Uniti rappresentano il 13 per cento del totale, vale a dire 15 miliardi di euro, mentre le importazioni dagli USA ne valgono 9. Parliamo, quindi, di un saldo attivo di 6 miliardi l'anno.
  Con tale Accordo, l'Europa avrebbe la possibilità di potenziare le vendite negli Stati Uniti dei prodotti alimentari di alta qualità. Al momento, infatti, alcuni prodotti alimentari europei, come la bresaola o vari formaggi, sono vietati sul mercato statunitense. Altri sono penalizzati da dazi elevati, come quelli sulle bevande, al 22-23 per cento, o sui prodotti lattiero-caseari, che arrivano addirittura fino al 139 per cento. Se il presidente acconsente posso lasciarvi anche alcuni dati relativi all’import-export tra l'Italia e gli Stati Uniti per il periodo 2010-2013.
  Sulla base di molte analisi, gli Stati Uniti rappresentano il mercato con più elevati margini di crescita per l’export agroalimentare italiano. Per sfruttare appieno quest'opportunità, tuttavia, è necessario tra l'altro superare alcune criticità che attualmente impediscono ai prodotti italiani di essere competitivi, o addirittura presenti, sul mercato statunitense.
  Si tratta di dazi, barriere non tariffarie e altre criticità pratiche e giuridico-burocratiche che potrebbero trovare soluzione proprio con il futuro Accordo. In particolare, potrebbero essere superate le barriere tariffarie caratterizzate da dazi che tendono a rendere il prodotto italiano poco competitivo in termini di prezzi al consumo, che coinvolgono i principali nostri prodotti.
  Nel negoziato, infatti, si tende a superare le barriere non tariffarie che impediscono l'accesso al mercato americano dei prodotti per motivazioni sanitarie, come avviene nei casi della bresaola, la cui esportazione dall'Italia è vietata dal 2001 a causa dei provvedimenti statunitensi vigenti nei confronti della BSE (Bovine spongiform encephalopathy) o dei prodotti Pag. 4ortofrutticoli, per cui risulta necessaria un'armonizzazione delle norme fitosanitarie.
  Ultimo, ma non certo per importanza, è il tema della tutela dei diritti di proprietà intellettuale, che riguarda specialmente il riconoscimento delle DOP e delle IGP negli Stati Uniti. L'Italia è uno dei leader mondiali dalle denominazioni d'origine e delle indicazioni geografiche protette, come sappiamo. Il numero complessivo supera, considerando l'agroalimentare e i prodotti vitivinicoli, oltre 800 nomi registrati a livello europeo. Assai più importante è il loro valore economico, pari a circa 11,8 miliardi di euro, a cui si deve aggiungere il notevole contributo alle esportazioni.
  Proprio su questo fronte, il Governo è impegnato nel favorire l’export agroalimentare italiano con un primo piano d'azione inserito nel decreto-legge cosiddetto «Sblocca Italia», come sapete, che vede la collaborazione del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, anche sulla promozione delle nostre denominazioni d'origine nei Paesi terzi.
  Tutelare e promuovere le indicazioni geografiche significa per noi proteggere quel tessuto di piccole e medie imprese che dà vita all'economia e rappresenta una delle principali fonti di occupazione per i nostri territori rurali. Su questo tema, per l'Unione europea non sarà possibile accettare un arretramento sulla regolamentazione delle indicazioni geografiche. Al contrario, si propone proprio un avanzamento nei rapporti con gli USA anche su questo fronte. L'Accordo dovrà impedire, innanzitutto, che siano usate etichettature non chiare: il parmigiano-reggiano DOP, ad esempio, non potrà subire la concorrenza sleale di prodotti che ne richiamino falsamente il nome e dovrà avere una concreta tutela.
  Poiché, come è noto, l'agroalimentare è oggetto di crescenti fenomeni di contraffazione all'estero e di quel fenomeno di evocazione scorretta noto come Italian sounding, che vanifica investimenti e sfrutta indebitamente la reputazione italiana per lucrare su grandi profitti, il Ministero è già impegnato insieme ad altri ministeri con le istituzioni europee su questo fronte per contrastare il danno economico e d'immagine per l'Italia e per i legittimi produttori nazionali.
  Da questo punto di vista, il Trattato può rappresentare uno snodo fondamentale nella misura in cui si riuscirà a far riconoscere alle indicazioni geografiche anche negli Stati Uniti quella protezione attualmente riservata unicamente alle denominazioni completamente riconosciute.
  A questo riguardo, è importante ricordare che nel corso degli ultimi anni si è costituito nell'Unione europea un fronte unito di Paesi, come Francia, Italia, Portogallo, Spagna e Grecia, che si sta adoperando per sostenere la Commissione europea e sollecitarla affinché tenga nella dovuta considerazione le indicazioni geografiche e la loro protezione internazionale di fronte all'incremento dei casi di contraffazione.
  In sede negoziale, è prevalsa la linea dell'Italia, in particolare del Ministero delle politiche agricole di concerto con gli altri Paesi europei sopracitati, di vincolare il più possibile il compito della Commissione europea nei negoziati del TTIP relativamente alla registrazione e alla conseguente protezione delle indicazioni geografiche europee e italiane negli USA.
  Anche nel corso del settimo round negoziale tra Stati Uniti e Unione europea, svoltosi a Washington dal 29 settembre al 3 ottobre, è stata ribadita dall'Unione europea ufficialmente l'importanza del settore agricolo nel negoziato e confermato l'impegno per l'adeguata trattazione soprattutto delle indicazioni geografiche come priorità.
  Molte delle preoccupazioni che riguardano le implicazioni dall'Accordo, sulla questione degli organismi geneticamente modificati (OGM) in particolare, interessano l'obiezione che gli USA imporranno in sede negoziale l'abolizione dell'attuale normativa europea in questo settore. Queste preoccupazioni possono dirsi infondate. Questo non potrà accadere in quanto l'atto legislativo fondamentale dell'Unione Pag. 5europea in materia di OGM non rientrerà nei negoziati e, quindi, non ne sarà in alcun modo modificata la ragione.
  Non vi sarà, pertanto, nessun cambiamento né sulle valutazioni in ordine alla sicurezza condotte, come sapete, dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), prima dell'approvazione di un OGM, né sulle procedura che agricoltori e aziende produttrici di sementi e commercianti dovranno seguire nella commercializzazione di tali prodotti. Al contrario, come sapete, a livello europeo si attende la positiva conclusione del negoziato, che prevede maggiore autonomia decisionale per gli Stati in materia di coltivazione degli OGM, che vedrà in particolare a dicembre una tappa decisiva del Consiglio ambiente.
  Nell'ambito dell'accordo con gli Stati Uniti, gli interessi difensivi nazionali sono indirizzati alla tutela delle produzioni che rappresentano particolari problematiche commerciali. In particolare, si evidenzia la necessità di fissare contingenti tariffari per il pomodoro concentrato, il riso, la carne di manzo, la carne di maiale, di pollame, le uova e i suoi derivati e lo zucchero. I nostri interessi offensivi sono, invece, indirizzati in primo luogo a eliminare le tariffe e tutti gli ostacoli tecnici che impediscono la libera circolazione delle merci, in particolare per l'olio di oliva, il vino, la pasta e la registrazione delle indicazioni geografiche.
  In conclusione, ritengo che il TTIP possa costituire un'opportunità per il settore agroalimentare europeo italiano mantenendo fermi i vincoli di mandato che ho elencato e che abbiamo affidato alla Commissione europea, come peraltro richiesto anche dalle mozioni approvate lunedì dalla Camera dei deputati su quest'argomento.
  In ragione di ciò, sottolineo che il Governo italiano agirà in coerenza con la risoluzione approvata dalla XIII Commissione della Camera dei deputati lo scorso 22 ottobre, che impegna l'Esecutivo, tra l'altro, a essere protagonista durante il Semestre di Presidenza nell'ambito delle attività negoziali dell'Accordo. L'obiettivo è quello di coglierne le opportunità per il sistema agroalimentare nazionale e di valorizzare i modelli produttivi agricoli locali, garantendo gli standard agricoli e alimentari europei, proteggendo i consumatori, garantendo parità di condizioni per gli agricoltori, eliminando molte delle barriere esistenti e tutelando il sistema delle denominazioni di origine di indicazione geografica protette.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro Martina.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.
  Inizia l'onorevole Gallinella.

  FILIPPO GALLINELLA. Ringrazio il Ministro.
  Un spot che passavano alla RAI e che da un po’ non vedo, chiede «Meglio soli o ben accompagnati ?», per cui dà già per assodato che questo tipo di Accordo possa essere favorevole. Abbiamo dei dubbi. Abbiamo presentato anche la mozione in Assemblea perché temiamo che questo Trattato contenga più trappole che benefìci. Le porrò delle domande proprio nello specifico di alcuni passaggi. L'aumento del PIL che dovrebbe portare all'Europa è di frazioni di unità nei tredici anni del conteggio, quindi tutto questo grande successo solleva, a nostro avviso, dei dubbi.
  La prima questione più importante, però, a cui il Governo nella mozione citata non ha risposto, per cui mi ripropongo di richiederlo, è quella dell'arbitrato internazionale. Proprio per libertà dei Paesi sulla propria giurisdizione, pensiamo che la prima fregatura prevista sia l'arbitrato, denominato Investor-state dispute settlement (ISDS): è un meccanismo che consente di far causa agli Stati.
  Immaginiamo che come Italia decidessimo, come speriamo faccia il Governo a breve con un decreto o altra misura, di imporre l'obbligo di indicare lo stabilimento in etichetta e questo sia valutato da una multinazionale come un danno commerciale, potrebbe esserci la possibilità, per esempio, di andare in causa per una decisione presa da quest'Assemblea.Pag. 6
  Contro questa possibilità, quindi, continueremo a batterci. Era al primo punto della nostra mozione e il viceministro Calenda non l'ha accettata, ma per noi è importante, perché in quel modo si riescono a nascondere tutte le fregature. Se una multinazionale, infatti, per le nostre scelte può farci causa, noi qui non possiamo decidere qualsiasi cosa. Quindi, questo è un aspetto importante.
  Inoltre, è vero che questa è un'area deregolamentata. Si prevede di eliminare tutti i dazi, ma il problema è che nessuno ci dice se questo aumenterà o meno l'esportazione dei Paesi dell'Unione europea. La BCE, infatti, è inflessibile, la FED svaluta, quindi favorirebbe la loro esportazione. Ho posto più volte la questione, ma nessuno l'ha mai considerata. Per questa ragione abbiamo timore. Non è detto che senza dazi si esporti di più, perché comunque l'euro è una moneta forte e, quindi, impedisce l'esportazione. Oltretutto, negli Stati Uniti la FED può svalutare e questo, purtroppo, non è stato considerato da nessuno e non se ne parla. Bisogna tenere presenti i meccanismi di compensazione. È vero, infatti, che bisogna puntare assolutamente su tutta la difesa delle denominazioni d'origine, ma non si può neanche rischiare che non le comprino perché costano troppo.
  In ultimo, non so se il Ministro la pensi come noi, ma, tra tutti questi timori, un'altra delusione nell'ambito della discussione della mozione è derivata dal fatto che avevamo chiesto, a eventuale conclusione del Trattato – la politica, da quando se ne parla, è un po’ cambiata, Obama non ha più la maggioranza dopo le elezioni di medio termine, già si parla dell'Accordo transpacifico, quindi non so cosa succederà del TTIP – un parere, che il Governo può chiedere alla Corte di giustizia europea, sulla correttezza dello stesso Trattato.
  Il Governo ha chiesto di riformularla in termini di valutazione, ma ci sembrava proprio ridicolo, quindi non l'abbiamo accettato. Torno a ribadire a lei, invece, che per noi è importante che si usino tutte le armi messe a disposizione dalla nostra legge per avere le massime garanzie.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Gallinella e do la parola all'onorevole Benedetti.

  SILVIA BENEDETTI. Il discorso su cui vorrei porre l'accento è quello della trasparenza. Le parti di questo TTIP non sono mai state rese pubbliche fino a un certo punto. Tra le altre cose, i primi contenuti sono fuoriusciti grazie ad alcuni leak. Credo che già questa sia grave come modalità per portare avanti questo Accordo. Se è assolutamente vantaggioso ed è nell'assoluto interesse di tutti, ritengo giusto sia trasparente ai massimi livelli.
  Oltretutto, va aggiunto che non c’è molta precisione nei riassunti, nei report che vengono fatti. Nel report riguardante il settimo round di negoziazione del 3 ottobre si rivedono le definizioni dei livelli dei pesticidi, ma non si specifica in base a cosa, se per caso, appunto, siano messi in discussione i livelli europei, quelli americani, e su quali prodotti. Si utilizza un'espressione generale, che è collaboration on setting maximum residue limits (MRL), ma non si sa di cosa si stia parlando.
  Siccome sappiamo benissimo che le reali difficoltà non dipendono tanto dai dazi quanto dalle regolamentazioni – i cosiddetti trade irritants, purtroppo li chiamano così ma dovrebbero avere un nome più nobile, secondo me, visto che si tratta di avere un minimo di sicurezza alimentare – ci preoccupa che questi report non siano trasparenti. Eventualmente, quindi, vorrei capire cosa intende fare il Governo per renderli più precisi nel merito, senza lasciare termini generici, che fanno supporre tutto e nulla.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Benedetti e do la parola all'onorevole Cenni.

  SUSANNA CENNI. Ringrazio il Ministro Martina per la sua audizione.
  Anch'io credo che nel lavoro che si può fare in questo Trattato ci siano grandi potenzialità. Ieri, abbiamo assistito in molti alla presentazione di alcuni dati da Pag. 7parte di Nomisma che ci confermano quanto al nostro prestigio ancora non corrispondano forse numeri adeguati del nostro export e, quindi, ci siano ancora spazi importanti di crescita a cui dobbiamo lavorare. Sicuramente, questo è uno spazio che può aiutarci a recuperare quei numeri. Credo però, anche, che ovviamente le preoccupazioni siano da esaminare con attenzione e da superare il più possibile con iniziative utili.
  Ho ascoltato la sua relazione e ho già avuto modo di ascoltare alcune sue risposte e considerazioni anche in sede di Commissione d'indagine sulle contraffazioni, affermazioni che in parte ci rassicurano. Ritengo importante che nella relazione abbia ripreso il tema OGM. Anch'io penso che ci siano strumenti per non intaccare le decisioni assunte in sede europea e che questo Governo e questo Parlamento hanno voluto fortemente.
  Mi chiedo, però, e le domando quali iniziative si pensa di poter mettere in campo per evitare che, comunque, arrivino prodotti che contengono OGM. Gli Stati Uniti, per esempio, non prevedono alcuna certificazione per la presenza o meno o per l'uso in alcuni prodotti di OGM. Credo sia abbastanza complicato da questo punto di vista. Mi rendo conto che non possiamo erigere barriere che rendono impossibile l'ingresso di prodotti di questo tipo nel nostro Paese, per cui il tema si pone.
  L'altra questione che voglio porle fa riferimento proprio a una sua affermazione nella relazione: parlando della mole di contraffazioni venute alla luce, oggetto di indagini giunte a buon fine, e del tema dell’Italian sounding, ha detto che state lavorando seriamente in questa direzione. Vorrei capire se può dirci qualcosa di più sulle iniziative che il Governo conta di attivare sotto questo profilo. Sappiamo che gli Stati Uniti sono un mercato abbastanza florido sia per i fenomeni di contraffazioni, sia per fenomeni di Italian sounding.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Cenni e do la parola all'onorevole Dal Moro.

  GIAN PIETRO DAL MORO. Ringrazio il signor Ministro.
  Anch'io, come ho già dichiarato anche ieri in occasione dell'audizione del presidente dell'ICE, assumo una posizione di favore nei confronti di questo Trattato, ma questo non mi esime dal restare molto vigile rispetto ai temi della trasparenza, invocati prima dai colleghi del Movimento 5 Stelle e dalla collega Susanna Cenni.
  È innegabile che ci troviamo di fronte a una situazione che corre il rischio di essere distorta dal punto di vista comunicativo. Sono un centinaio le associazioni in Italia che a diverso titolo stanno mostrando contrarietà a questo Trattato. Sono centinaia e si moltiplicano in tutti i Paesi dell'Unione europea, per cui è un fenomeno che si sta moltiplicando e che farà grande pressione sul Parlamento europeo. Penso, quindi, che questo fenomeno di contestazione, spesso senza entrare nel merito e senza avere in fondo tutte le informazioni precise, possa diventare un limite molto forte in sede di approvazione.
  So che è stato trattato anche dai Capi di Governo nell'incontro in Australia, che è stato oggetto di intervento anche da parte del nostro Presidente del Consiglio, per cui credo che il tema vada posto in maniera molto forte in sede di Unione europea affinché ci sia una campagna di informazione precisa. La paura e la disinformazione si combattono non nell'opacità, ma nella maggiore trasparenza. Penso che questo sia uno dei primi compiti che in questi mesi di trattative deve essere portato fino in fondo.
  Diversamente, il rischio è che si metteranno insieme situazioni diverse ma convergenti, che potrebbe rallentare l'approvazione di questo Trattato: da una parte, il pullulare di queste iniziative contrarie a questo Trattato in tutti i Paesi europei; dall'altra, l'avvicinarsi alle votazioni, al cambio di guardia negli Stati Uniti d'America potrebbe portare, dopo le presidenziali americane, a valutare questo Trattato.
  Ritardare questa occasione per noi sarebbe un danno rilevante. Come, infatti, ci ha detto ieri il presidente dell'ICE e come Pag. 8è noto anche dagli studi che sono stati elaborati dall'Unione europea, l'Italia sarebbe il primo Paese che trarrebbe maggiori vantaggi da questo Trattato con gli Stati Uniti d'America.
  Bisogna fare attenzione, quindi, perché corriamo il rischio stavolta di essere noi a farci male. I ritardi peserebbero sulle nostre opportunità. Anche per rispondere al collega Gallinella del Movimento 5 Stelle, dico che in questa fase siamo in una situazione di crescita delle esportazioni. Come sa bene, infatti, negli ultimi quaranta giorni l'euro è stato svalutato nei confronti del dollaro e questo ci ha consentito una maggiore penetrazione in termini di esportazioni. Questo trend pare, secondo gli studi del Fondo monetario internazionale, poter continuare. Questo, probabilmente, più che preoccupare noi, sta preoccupando i produttori americani, che vedono una maggiore pressione anche in termini di competitività economica da questo punto di vista.
  Mi soffermo, però, su alcune questioni che credo anche nel merito debbano essere indicate, signor Ministro. La prima questione è il benessere animale. Chiedo che da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, attore protagonista in quest'iniziativa, anche la tematica del benessere animale possa essere fatta rientrare tra quelle importanti non solo nei termini della tutela, cibo, consumo, alimentazione, oltre quello della contraffazione, come ben accennato dalla collega onorevole Susanna Cenni.
  Mi interessa, inoltre, mettere in risalto un'informazione. Ieri, anche nella Conferenza dell'Agrinsieme, cui lei ha partecipato, il presidente dell'ICE ci ha resi edotti che il Ministero dello sviluppo economico, tramite l'ICE, sta facendo un investimento a breve di 50 milioni di euro, principalmente per la promozione sul mercato americano: viste tutte le limitazioni e visti i problemi che oggi abbiamo e che giustamente ci ha elencato, dove metterà questi 50 milioni per l'agroalimentare ? L'impressione è che saranno messi su altri comparti e non sull'agroalimentare.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Dal Moro e do la parola al collega Russo.

  PAOLO RUSSO. Ringrazio il Ministro, che ci ha rassicurati sul TTIP.
  Ministro, si incrociano e si intersecano alcune vicende che si percepiscono come riflessione nel Trattato, ma che da sempre sono oggetto di una riflessione più ampia sul piano politico di questa Commissione, ma anche del dibattito nella filiera agricola nazionale. Parlo delle questioni che riguardano le etichette, l'indicazione d'origine, i prodotti a marchio. Sono tutte questioni che lei ha ben trattato nella relazione che ha voluto offrire a questa Commissione, ma che in qualche misura si intersecano anche con l'altra vicenda che abbiamo ascoltato, peraltro ieri, del segno distintivo, sulla quale continuo a nutrire tutte le preoccupazioni e le perplessità del caso.
  Lei ci ha detto che si va aprendo utilmente un fronte positivo tra Francia, Italia, Portogallo, Grecia e Spagna, «armato» – se così si può dire – sul fronte dell'auspicio alla tutela delle indicazioni geografiche. È evidente che siamo, e non potrebbe essere diversamente, nella fase di un auspicio: non vorrei che questo Trattato lasciasse a margine l'unico straordinario, grande e potente valore del nostro Paese, rappresentato dalla capacità evocativa dei prodotti a marchio, e si indulgesse, viceversa, per promuovere un'agricoltura capace più di essere importata in Italia, trasformata in Italia, per essere poi esportata all'estero.
  Devo dire che questo Trattato ben si inserisce in questo filone. Se penso a questo Trattato e all'ipotesi, che immagino sia ancora non efficace per fortuna, del segno distintivo nazionale, il combinato disposto di queste due operazioni genererebbe una prospettiva di politica agricola completamente diversa da quella a cui siamo affezionati e, soprattutto, errata sul piano della prospettiva culturale, prima che colturale, nel nostro Paese.
  Ci ha rassicurati sul fronte degli OGM. Non poteva essere diversamente. Ci ha rassicurati soprattutto per il fatto che Pag. 9tiene distinte le due questioni, che significa, da una parte, la specificità italiana, la distintività delle scelte nazionali, già assunte, e dall'altra una opzione che all'Italia non serve, ma d'altronde è nel libero mercato dei prodotti che si misura ancor di più la qualità e la strategicità delle scelte che abbiamo misurato sul fronte degli OGM.
  Insomma, non è questo Trattato che ci preoccupa. Al contrario, ben venga e presto. Ciò che ci preoccupa è un combinato, un sistema articolato che prende anche un pezzo di questo Trattato e ci lascia ancora irrisolte questioni strategiche centrali che riguardano l'etichettatura, l'origine, la tutela reale dei prodotti a marchio e delle indicazioni geografiche.
  Sono questioni che, lasciate così indistinte e armate da un segno distintivo aspecifico che abbatte le qualità a vantaggio del poco prezzo del prodotto manifatturiero, molto meno della distintività agricola del nostro Paese, renderebbe un pessimo servigio alla prospettiva agricola nazionale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MASSIMO FIORIO

  PRESIDENTE. Ringrazio il collega Russo e do la parola all'onorevole L'Abbate.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Ringrazio il Ministro.
  Vorrei chiedere se il Ministro e il Governo abbiano letto lo studio dei Comitati di esperti per la politica della ricerca (CEPR), presentato proprio dalla Commissione europea. Questo studio dice chiaramente che il beneficio sul PIL di questo Trattato sarebbe dello 0,48 per cento spalmato su 13 anni: dal giorno dopo l'entrata in vigore del TTIP, il PIL europeo aumenterebbe dall'1,35 all'1,38 per cento. Questo è scritto nella tabella 16 a pagina 46 dello studio.
  Altra cosa interessante, riportata sempre in questo studio a pagina 71, è quella che parla di occupazione, o meglio di riallocazione, cosa assai diversa. Nel caso gli stipendi restassero sempre gli stessi, si prevede una riallocazione naturale, come se il dentista il giorno dopo dovesse andare a fare l'agricoltore, cosa che in realtà non avverrebbe e che porterebbe alla riduzione degli stipendi.
  Insomma, da questo studio pare di capire che si sta un po’ riproponendo il famoso principio per cui lavoreremo un giorno in meno e guadagneremo come se lavorassimo un giorno in più, quindi una certa fregatura – consentitemi il termine – che l'Italia ha già subìto con altre politiche economiche che poi si sono rivelate errate. Il grosso rischio, quindi, è che questo Trattato porti anche a una riduzione salariale.
  È stato preso in considerazione questo studio, tra l'altro presentato dalla Commissione europea ? È lo studio più ottimista che c’è. C’è ancora la volontà di portare avanti questo Trattato in questo modo, visti i notevoli rischi che ci sono in compensazione a benefìci minimi, che ripeto riguardano solo lo 0,48 per cento del PIL ?

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole L'Abbate e do la parola all'onorevole Zanin.

  GIORGIO ZANIN. Ringrazio il Ministro.
  Anch'io, come ha già detto l'onorevole Cenni, sono estremamente soddisfatto della sua citazione del tema degli OGM in quei termini. Credo che sia un elemento di grande rilevanza a tutela non soltanto dei consumatori, ma più complessivamente anche di chi ha fatto di questo tema un elemento simbolico anche rispetto a tutta la partita dell'agroalimentare.
  Svolgerò un semplice ragionamento e poi andrò ad alcuni dati che ho visto nella relazione che ci è stata consegnata e che non avevo capito così bene mentre lei parlava.
  Il primo ragionamento è questo. Siamo in un sistema chiuso nel nord del pianeta e apriamo le barriere. In sostanza, togliamo dei dazi. Da quello che si capisce Pag. 10e dalle posizioni che anche lei ha annunciato, sembra che il gioco che stiamo percorrendo con questo Accordo sia il cosiddetto win-win, cioè che tutti vincano, mentre capiamo tutti che è impossibile che questo avvenga.
  La cosa più ragionevole è che qualcuno vinca e qualcuno perda. Che il settore italiano e che qualcuno del settore agroalimentare vinca e che ci siano, invece, altri settori che perderanno forse è una domanda che legittimamente, nel sottoscrivere e immaginare questo percorso, dobbiamo porci in maniera abbastanza puntuale.
  Sarei curioso, visto che appunto al Ministero sicuramente hanno fatto delle proiezioni e già qualcuno tra i miei colleghi ha citato degli studi, di capire quali siano i sistemi che prevedono di perdere in questo Accordo. Nella fattispecie, dubito che gli USA, che dovrebbero essere il mercato di sfondamento per noi da quello che lei ha annunciato, siano in questa partita coloro che ci rimettono.
  Ho osservato i dati della tabella che ci avete consegnato: la linea tendenziale 2010-2013 è a vantaggio dell’export degli USA verso l'Italia piuttosto che il contrario. Complessivamente, mentre loro registrano un aumento del 32 per cento, noi ne registriamo solamente uno del 27 e abbiamo, nell'ultimo anno, una riduzione sostanziale del 2 per cento nella bilancia commerciale dell'agroalimentare. Mi domando se questa linea tendenziale non possa essere rafforzata proprio dall’import-export che l'elemento del TTIP sostanzierebbe.
  Aggiungo un dato che mi sembra estremamente importante da conoscere: mi chiedo se proprio nella tutela del marchio DOP e IGP che ha citato non si nasconda il cavallo di Troia. Mentre ci preoccupiamo di tutelare una fascia di produzioni, mi chiedo se la fascia più bassa, che ahimè coinvolge robustamente anche pezzi di popolazione consistente che non può permettersi nel paniere della spesa settimanale prodotti di qualità, non sia quella su cui atterreranno gli elementi di win del sistema USA agroalimentare, che vincerebbe in questo schema.
  Nella domanda complessiva su chi vince e chi perde, è chiaro che siamo in un sistema chiuso e, dal punto di vista commerciale, non possiamo immaginare che aumentino i consumi in maniera esponenziale solo sulla base della riduzione dei dazi. Può essere che temporaneamente questo avvenga, ma in un sistema chiuso prima o dopo si va a livelli omeostatici e si torna a un sistema di pareggio. Qualcuno crescerà, qualcuno perderà: la domanda è su chi perde. Soprattutto, nel nostro sistema Paese, siamo sicuri che tutto il sistema Paese agroalimentare vinca ?

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Zanin e do la parola all'onorevole Taricco.

  MINO TARICCO. Anch'io ringrazio il Ministro per la ricca e interessante riflessione su questo tema e anche sulla fornitura importante di dati e di elementi utili a una valutazione.
  Anch'io mi iscrivo tra coloro che sono convinti che in questo percorso siano molte più le opportunità, ad alcune condizioni, che si aprono per l'economia e, in particolare, per l'agroalimentare del nostro Paese, a condizione che siano tenuti presenti alcune questioni e alcuni rischi.
  Mi permetto solo un'osservazione. Prima, è stato citato lo studio dell'Unione europea che accompagna con una serie di dati e valutazioni questo percorso. È vero che, in termini di percentuale del PIL, i numeri non sembrano così insignificanti, ma in termini assoluti quello studio dice che l'Unione europea ha una forbice di vantaggio economico tra i 70 e i 120 miliardi di euro e che gli Stati Uniti d'America hanno tra i 50 e i 95 miliardi di euro di potenziale vantaggio da quest'assetto economico.
  Ora, per carità, possiamo discutere tutti, ma un vantaggio tra 70 e 120 miliardi di euro, tenendo presente che in questo vantaggio alcuni settori avranno vantaggi proporzionalmente diversi da altri, Pag. 11e sicuramente l'agroalimentare è uno di quelli che può maggiormente avvantaggiarsi, credo sia un'opportunità non così banale se la parametriamo ai numeri assoluti dell’export verso quel Paese che abbiamo in questo momento.
  Chiusa questa premessa, vorrei fare due considerazioni. Anzitutto, nel suo intervento il Ministro ha parlato in particolare di tutta la questione legata agli antiparassitari e all'uso della chimica in agricoltura, ma credo che lo stesso tipo di armonizzazione per certi versi emerga su tematiche come quelle della sicurezza alimentare. Sono anche convinto che in questo tema complessivamente, come diceva l'onorevole Dal Moro, ci sia da tener presente tutto il tema del benessere animale. Ragionare su queste tematiche in modo più allargato può portarci sicuramente più vantaggi che svantaggi.
  In ogni caso, una significativa quota di import di prodotti provenienti da quel Paese nell'Unione europea oggi esiste e tutto ciò che facciamo, che va nell'ottica dell'aumento di trasparenza e di misure concordate, alla luce delle quali questo import avvenga, va a garantire una fetta importante di nostra popolazione che non può mangiare prodotti di alta qualità. Qui il tema è che rischiamo, su questo come su altri temi, di fare sempre la discussione soltanto su un target medio-alto, per chi può permetterselo, mentre tutto il resto mangia ciò che il mercato indistintamente mette sul tappeto.
  Oggi, moltissimi prodotti comunque arrivano sui banconi dei nostri supermercati provenienti da quell'area di mondo e godono di molte minori potenziali trasparenze di quelle di cui potrebbero godere in un accordo con maggiori misure concordate. Da questo punto di vista, credo che un elemento possa essere importante anche per tutelare la qualità dei nostri prodotti oggi sul mercato, che può esserci sicuramente utile.
  In questo senso, mi permetto due osservazioni. È già stato detto – e credo sia fondamentale – che in questo momento su questo percorso negoziale c’è un livello di strumentalità e disinformazione pauroso. Credo che sia assolutamente necessario fare tutto il possibile per rendere evidente e trasparente tutto quello che in realtà accade, altrimenti si monteranno questioni assolutamente devastanti. Vedo quello che circola sui vari social media e parlare di allarmismo è utilizzare un eufemismo. Siamo al terrorismo psicologico.
  Credo che serva un'informazione puntuale. Più si fa informazione puntuale e trasparente, più si toglie benzina a coloro che hanno fatto del «tanto peggio tanto meglio» la loro finalità e la loro modalità di azione.
  L'altra questione è che il negoziato, a prescindere da tutte le altre questioni, contenga un elemento, nei fatti, dal mio punto di vista molto fondamentale, ossia quello della massima trasparenza nei confronti dei consumatori. Sono sempre stato convinto che, una volta che sia stato chiarito al consumatore ciò che sta comprando, compri quello che vuole. Detto in maniera brutale, se qualcuno vuol mangiare gli OGM perché è convinto che gli fanno tanto bene, li mangi. L'importante è che sia chiaro e trasparente che lo sta facendo.
  Il rischio che corriamo in molte occasioni è che lo si faccia senza saperlo, nel senso che non ci sono gli elementi e le condizioni perché si possano avere tutte le informazioni necessarie. Da questo punto di vista, su tutte le tematiche che riguarderanno questa questione, credo nell'introduzione di elementi di assoluta trasparenza nei confronti dei consumatori, quali che siano, altro tema che va affrontato a latere, contenuti che dovranno essere essi stessi oggetto di trattazione a parte. Quello della trasparenza è un tema di sicurezza, che sfata molti miti di per se stesso.
  Mi permetto, quindi, di raccomandare la soluzione della questione della trasparenza e della comunicazione, perché credo siano due elementi non così marginali su quelle che saranno le ricadute finali che emergeranno.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Taricco.Pag. 12
  Do la parola al Ministro Martina per le repliche.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Anzitutto, ringrazio la Commissione per gli interventi, che ovviamente sono stati tutti utilissimi, per entrare nel merito di una partita naturalmente delicata, ma che, a mio avviso, rappresenta una sfida in positivo per i nostri lavori.
  Ovviamente, comprendo le preoccupazioni che emergono sia in sede istituzionale sia fuori. Noto, come è stato detto e come tutti, una piegatura dell'opinione pubblica per certi versi veramente troppo allarmata. In ogni caso, dobbiamo lavorare per chiarire sempre, in ogni circostanza, il tipo di ingaggio che, dal lato soprattutto dell'esperienza agricola e agroalimentare italiana ed europea, immaginiamo di poter avere in quest'Accordo. È bene utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per parlarne e per evidenziare alcuni temi.
  Alcune questioni molto tecniche meriterebbero di essere sviluppate, probabilmente, anche con approfondimenti che in un'audizione si fatica a fare, ma voglio ribadire che rivendico, anzitutto, il lavoro che la Presidenza italiana e il Governo italiano hanno fatto in questi mesi per riposizionare la discussione sul TTIP in chiave europea e riprendere almeno due fronti.
  Il primo è quello che, giustamente, avete richiamato tutti, e cioè massima trasparenza e comunicazione. Su questo, devo dire che le mosse del Governo italiano da più parti, sia dal lato dalla Presidenza del Semestre, sia dal lato dei nostri singoli dicasteri, Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e sicuramente anche Ministero dello sviluppo economico, sono state impegnative e importanti.
  In ogni circostanza, infatti, abbiamo chiesto e ottenuto delle relazioni dai vari commissari, anche quelli interessati dalla partita via laterale. Come sapete, la questione non è gestita direttamente dalla direzione agricoltura e dal commissario all'agricoltura dell'Unione europea, ma da chi giustamente si occupa di commercio. In ogni circostanza, sia con la vecchia commissione Ciolos sia con la nuova, in particolare con Phil Hogan, anche nell'ultimo Consiglio di Bruxelles, abbiamo chiesto e ottenuto relazioni e, comunque, esposizioni dirette del commissario su tutta la partita del dossier agricolo in questa grande questione.
  Continueremo così e, anche a dicembre, immaginiamo di poter avere uno step di questo tipo anche nel Comitato speciale Agricoltura (CSA) del Consiglio, quindi nei tavoli tecnici. Teniamo sempre alta l'attenzione su questo. Abbiamo, secondo me, oggettivamente maturato un passo in avanti sull'intera partita legata ai dossier agricoli.
  Ricordo che abbiamo iniziato la Presidenza con veramente troppi punti interrogativi sulla partita agricola nel TTIP. Non sapevamo precisamente fin dove si fosse imbastita la prima impostazione dalla stessa Unione europea. Ricordo benissimo una discussione in ambito di Consiglio europeo, credo quello di luglio, in cui veramente abbiamo iniziato l'accelerazione sull'informazione a partire dai dossier agricoli. Mi rendo conto che questo non è sufficiente, ma è il presupposto per sviluppare meglio alcuni titoli di dettaglio richiamati anche qua. Non ho dubbi sul fatto che dobbiamo lavorare ancora per rendere sempre più trasparente, pubblico e comunque che deve essere comunicato man mano il lavoro che si fa sul versante dei round e degli step dell'Accordo.
  Allo stesso modo, personalmente, non mi nascondo la delicatezza di alcune partite richiamate anche dai vostri interventi, ma continuo a vedere l'opportunità di stringere un'intesa commerciale con gli Stati Uniti d'America. È chiaro che c’è un dare e avere, come in tutti gli accordi. Non discutiamo nemmeno. Credo che sia evidente a tutti che, nell'ambito di un'intesa complessiva che ha natura commerciale e sviluppa un potenziale su diversi fronti, diversi settori, c’è un dare e vedere, che ovviamente va misurato nei suoi punti di equilibrio. Questo è il tema fondamentale.Pag. 13
  Ritengo che per il sistema agroalimentare italiano in particolare, ma certamente per il sistema agroalimentare europeo, questa sia una grande opportunità. Basta anche solo rilevare il cambio di fase nel consumatore americano rispetto alla qualità dell'alimentazione, il cambio di passo che si è avuto e si ha nella società americana rispetto all'attenzione a tutta la questione della qualità degli alimenti, per capire che lì c’è un potenziale per chi, come noi, è nelle condizioni – con le DOP e IGP, ma anche oltre – di offrire prodotti, filiere, sistemi che sul tema della sicurezza alimentare e della qualità nutrizionale hanno da dire delle cose. Vedo l'opportunità di questo passaggio.
  Ovviamente, su alcuni aspetti lavoreremo ancora. È stato evocato il tema del benessere animale. Sono tutti elementi chiave che stiamo cercando di sviluppare in ambito Unione europea ben sapendo che ci sono, lì sì, modelli differenti, profondamente diversi. Il lavoro che l'Unione europea ha fatto sul benessere animale ha generato in assoluto il sistema più forte, più garantito che ci sia al mondo.
  È chiaro che è delicato il confronto tra quello che accade qui e quello che si è sviluppato oltre oceano, perché hanno esperienze diverse dalle nostre. Quello che stiamo cercando di fare, ovviamente, è anzitutto di armonizzare la posizione europea su questo, ma il lavoro qui è già stato fatto negli anni e ci sono alcuni aspetti ancora da migliorare, ma ci siamo.
  Naturalmente, questo è uno dei temi fondamentali su cui vogliamo tenere altissimo il livello di attenzione. Non ci nascondiamo rispetto al fatto che gli Stati Uniti sono portatori di un'esperienza molto diversa. È uno dei fronti delicati che ha a che vedere anche col grande tema delle barriere non tariffarie e, più in generale, di questo tipo di lavoro.
  Mi permetterei di aggiungere alla vostra riflessione un'attenzione particolare al lavoro che possiamo fare nell'ambito dell'Accordo sul versante del divieto di evocazione. Qui rispondo un po’ al tema su cosa ci sia oltre le DOP e le IGP sul versante della protezione.
  Viste anche le esperienze precedenti, come, in particolare, il lavoro che si è fatto con il Canada su questo punto specifico del divieto di evocazione, oggettivamente ci giochiamo tantissimo. Ora, abbiamo salutato con un giudizio positivo il lavoro che si è fatto, appunto, con il Canada, perché per la prima volta si codificano, d'intesa con un grande Paese anglosassone, i primi elementi di difesa anche sul versante del divieto di evocazione.
  Credo che la stessa tensione, lo stesso obiettivo debbano essere confermati e, anzi, sviluppati nello scenario del TTIP. Non sarà semplice, perché è chiaro che c’è un confronto ancora più acceso tra modelli differenti, ma è necessario e su questo confermo che c’è un'attenzione non solo del Ministero delle politiche agricole, ma anche del Ministero dello sviluppo economico, in particolare del viceministro Calenda, che segue per conto di tutti lo specifico della partita, molto alta.
  Se riusciremo lì ad aprire uno spazio di novità nella tutela nel divieto di evocazione di colori e segni, di colori e nomi che richiamano in qualche modo l'esperienza agroalimentare europea, italiana nello specifico, avremo fatto un lavoro estremamente importante, più di ogni altro, più di ogni altra discussione general generica. Si tratterà di capire bene come, dove, quando, su quali filiere, con quali modalità, ma è chiaro che facciamo leva su quest'esperienza dall'Accordo canadese.
  Sappiamo anche che nelle trattative con gli Stati Uniti d'America il dato acquisito del lavoro dell'Unione europea e del Canada non è dato per scontato, come ci è stato detto a più riprese. Nell'incontro con il Ministro americano dell'agricoltura, quando ho rappresentato l'importanza per noi dell'aver aperto una sperimentazione con il Canada, il collega mi ha detto che è sì importante, ma che loro sviluppano il lavoro su un altro binario, per cui mi è chiaro che lì c’è un tema non scontato. Dico anche, però, che abbiamo argomenti per lavorare su questo.
  Confermo sul versante degli OGM quello che ho detto nella relazione, cioè che la materia risiede fondamentalmente Pag. 14nell'ambito e nel lavoro che l'Europa sta facendo anche nell'aggiornamento delle sue direttive fondamentali. Il passaggio di dicembre del Consiglio ambiente sarà cruciale. Noi continuiamo anche e soprattutto sul versante della massima trasparenza possibile, per cui sia in relazione ai lavori parlamentari italiani, quando e come lo riterrete, sia in relazione all'agenda europea e al lavoro tra Consiglio, Commissione e Parlamento, teniamo il più possibile alta l'attenzione e non manchiamo, certo, di sviluppare discussioni a tutti i livelli per capire punti critici, potenziali insidie, ma anche questioni e opportunità legate allo sviluppo di questo lavoro.
  È vero che l'agenda politico-istituzionale, come è stato detto prima, è molto stretta. È vero che una partita come questa, di grande portata, ha davanti a sé alcune difficoltà, ma credo che comunque questi elementi non possano e non debbano impedirci in premessa di sviluppare il più possibile questo tentativo. Non credo che faremmo il bene del sistema italiano ed europeo. Naturalmente, continueremo a lavorare come Presidenza su questo anche nelle prossime settimane.
  Voglio anche, in battuta conclusiva, rassicurare ancora una volta sul fatto che – si è evocato il tema del segno – immaginiamo, come abbiamo cercato di dire anche in alcuni passaggi di confronto anche con voi, quello unico distintivo come il segno di campagna che ci consente per la prima volta di sperimentare un'operazione coordinata sul piano comunicativo e promozionale, testando quest'operazione in particolare sul versante americano in ragione dell'analisi che questo Governo ha fatto – il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali non da solo, ma d'intesa col Ministero dello sviluppo economico con quel piano di internazionalizzazione – e che ci porta a dire che sul mercato americano abbiamo un margine di crescita enorme.
  Il segno non è omologazione. Voglio ribadirlo con forza. Ho anche ascoltato le perplessità, i dubbi e le legittime richieste di chiarimento che sono stati avanzati in queste settimane. Il segno non è omologazione. Per noi, è uno strumento di coordinamento, che per la prima volta cerchiamo di mettere in campo anche con un'intesa stretta di coordinamento tra ministeri, per cui non è un'operazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, per il Ministero stesso, come probabilmente si è fatto in passato perché ciascuno aveva bisogno legittimamente della sua iniziativa sull'internazionalizzazione. Non ci interessa questo. Ci interessa contribuire a un lavoro di coordinamento tra ministeri. Segnaliamo il fatto che i primi a chiederci strumenti di coordinamento sul versante promozionale sono i produttori e i consorzi, che, non a caso, ci chiedono di aiutarli a costruire strumenti che facciano da ombrello, da premessa al lavoro che devono sviluppare con le loro qualità. Nessuno di noi immagina che quest'operazione debba finire sul prodotto, quindi non stiamo parlando di un ulteriore marchio che va sulla scatola, ma di un segno ombrello, di un segno di campagna, che ci serve anche per dare un segnale a tutto il sistema istituzionale che lavora sui capitoli della promozione, ministeri, regioni, camere di commercio e così via. L'elenco è lungo, ma può esserci uno strumento coordinato per tutti per provare a fare un'operazione di posizionamento.
  È la premessa, poi ciascuno si gioca le sue carte con le sue qualità e, soprattutto, nel pieno rispetto del nostro sistema DOP e IGP. Senza quella premessa, però, capite bene che non abbiamo le grandi reti distributive di altri Paesi. Tra non avere le grandi reti distributive e non cercare strumenti di coordinamento sul versante promozionale può esserci qualche soluzione buona.
  Anche qui, ultima battuta, io sono per sperimentare. Tra non far nulla e far qualcosa, preferirei far qualcosa, sperimentare, senza pretendere di avere risolto con uno strumento il grande tema di come rendiamo più efficace l'iniziativa di sviluppo promozionale delle nostre esperienze agroalimentari in questi mercati. Almeno, però, sperimentiamo.Pag. 15
  Mi sembra di poter dire che qui sperimentiamo assumendo, innanzitutto, il fatto che è finita la fase in cui ciascuno coltivava per sé degli strumenti, soprattutto più guardando agli interessi interni che non ai veri sbocchi di questi strumenti stessi. Abbiamo messo a fattor comune un'analisi e abbiamo trovato alcune strumentazioni che ci danno modo di avere un progetto coordinato.
  Sono favorevole alla sperimentazione pura, per cui la proviamo, la testiamo lì in particolare, nel 2015 usando anche la leva dell'Expo, e poi vediamo come va. Mi sembra che così si debba fare, sennò, a mio avviso, rimaniamo frenati da una preoccupazione che, in realtà, possiamo anche gestire e risolvere se, appunto, mettiamo in moto un meccanismo.
  Penso di poter dire che anche con il vostro contributo per le segnalazioni che ci sono arrivate, per i dubbi che ci sono stati, abbiamo raccolto elementi che ci hanno consentito di tarare meglio anche quest'idea, per cui su questo confermo la mia totale disponibilità anche ad aggiornare questo lavoro insieme a voi e anche, eventualmente, a rafforzarlo, a modificarlo, per come lo riterremo opportuno.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCA SANI

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro anche per i dati che ci ha lasciato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico dell'audizione odierna. Avremo modo di tornare sull'argomento.
  Comunico che l'onorevole De Castro, relatore per i profili di competenza agricola del Parlamento europeo sullo stesso argomento, ha manifestato la propria disponibilità ad intervenire il prossimo 11 dicembre. Vedremo se nel frattempo avremo la possibilità di sentire il viceministro Calenda. Proseguiamo, dunque, secondo questo programma.
  Vi ringrazio.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.45.

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ALLEGATO

Dati su import/export ITALIA-USA

  Nel corso del 2013 le esportazioni nazionali di prodotti agroalimentari negli USA hanno raggiunto il valore di quasi 2,9 miliardi di euro con un aumento del 5 per cento rispetto al 2012. Le esportazioni nel corso del periodo 2010-2013 sono aumentate del 27 per cento, a dimostrazione della crescita di interesse dei consumatori statunitensi per il prodotto italiano. Le importazioni dagli USA in Italia nel corso del 2013 sono ammontate a quasi 749 milioni di euro, in aumento del 32 per cento rispetto al 2012. Il trend delle importazioni nel corso del periodo 2010-2013 è in aumento del 31 per cento.
  La bilancia commerciale risulta attiva per il commercio nazionale e ammonta a 2.110,944 milioni di euro con una leggera diminuzione (-2 per cento) rispetto al 2012. Nel periodo 2010-2013 il trend della bilancia commerciale è risultato in aumento del 26 per cento, evidenziando la costante crescita del commercio con gli USA.