XVII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Mercoledì 22 ottobre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI AGROALIMENTARI NAZIONALI CON RIFERIMENTO ALL'ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI MILANO 2015

Esame del documento conclusivo.
Sani Luca , Presidente ... 3 
Zaccagnini Adriano (SEL)  ... 3 
Sani Luca , Presidente ... 3 

ALLEGATO: Proposta di documento conclusivo ... 4

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED): Misto-LED.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCA SANI

  La seduta comincia alle 14.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Esame del documento conclusivo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla valorizzazione delle produzioni agroalimentari nazionali con riferimento all'Esposizione Universale di Milano 2015, l'esame del documento conclusivo.
  Ricordo che, ai sensi dell'articolo 144, comma 3, del Regolamento, l'indagine si conclude con l'approvazione di un documento che dia conto dei risultati acquisiti.
  Abbiamo predisposto una proposta di documento conclusivo, già inviata a tutti i componenti della Commissione (vedi allegato).
  Chiedo ai colleghi se intendono intervenire su questo documento. Se ci sono proposte emendative direi di rivederci la prossima settimana per la definitiva approvazione.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor presidente, lei ha parlato di proposte emendative per il documento conclusivo sull'Expo; quindi è ancora possibile farle pervenire ?

  PRESIDENTE. Possiamo quindi rinviare l'approvazione del documento conclusivo alla prossima settimana e nel frattempo i componenti la Commissione possono far pervenire le proposte di modifica alla presidenza, che naturalmente saranno oggetto di confronto tra i gruppi.
  Non essendoci altri interventi, rinvio il seguito dell'esame ad altra seduta.
  Dichiaro conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 14.55.

Pag. 4

ALLEGATO

Indagine conoscitiva sulla valorizzazione delle produzioni agroalimentari nazionali con riferimento all'Esposizione universale di Milano 2015.

PROPOSTA DI DOCUMENTO CONCLUSIVO

Premessa

  La XIII Commissione Agricoltura della Camera dei deputati ha deliberato, acquisito l'assenso del Presidente della Camera, in data 29 maggio 2013, lo svolgimento di un'indagine conoscitiva sulla valorizzazione delle produzioni agroalimentari nazionali con riferimento all'esposizione universale di Milano 2015.
  L'interesse all'indagine da parte della Commissione Agricoltura ha trovato la sua motivazione nella stretta connessione delle attività della stessa Commissione con la tematica che caratterizzerà l'EXPO, intitolato «Nutrire il pianeta, energia per la vita», interamente dedicato alle questioni relative alla qualità e alla sicurezza dell'alimentazione considerate quali migliori strategie per prevenire le nuove grandi malattie sociali dell'epoca attuale, quali l'obesità e le malattie cardiovascolari e tumorali. La ricerca e l'innovazione, l'educazione alla corretta alimentazione nonché la tutela della biodiversità ed il rispetto dell'ambiente e dell'ecosistema sono gli aspetti trattati nel corso dell'evento. La Commissione Agricoltura ha quindi ritenuto necessario acquisire un quadro informativo qualificato sui temi oggetto del programma dell'indagine, nella prospettiva di una maggiore valorizzazione della produzione agroalimentare nazionale, dei suoi parametri qualitativi, delle sue caratteristiche di sostenibilità ambientale e delle sue relazioni con i territori e con le diverse culture rappresentative degli stessi.
  L'indagine ha nello specifico individuato i seguenti temi di lavoro:
   il rafforzamento della qualità e della sicurezza dell'alimentazione;
   un'alimentazione sana e di qualità per tutti gli esseri umani, volta ad eliminare la fame, la sete, la mortalità infantile e la malnutrizione;
   la prevenzione delle nuove grandi malattie sociali della nostra epoca, dall'obesità alle patologie cardiovascolari, dai tumori alle epidemie più diffuse;
   l'innovazione con la ricerca, la tecnologia e l'impresa dell'intera filiera alimentare, per migliorare le caratteristiche nutritive dei prodotti;
   educazione ad una corretta alimentazione e a nuovi stili di vita, valorizzando la conoscenza delle «tradizioni alimentari» come elementi culturali e etnici;
   conservazione della biodiversità e dell'ambiente in quanto ecosistema dell'agricoltura;
   creazione di nuove fonti alimentari nelle aree del mondo dove l'agricoltura non è sviluppata o è minacciata dalla desertificazione;
   arresto del depauperamento ittico dei fiumi e dei mari e garanzia di disponibilità di acqua potabile e per l'irrigazione.

  In data 29 maggio 2013 si è svolta, nell'ambito dell'indagine in esame, l'audizione dell'allora Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, con delega per l'Expo 2015, Maurizio Martina.
  In tale occasione, il Sottosegretario ha fatto il punto sull'organizzazione dell'evento ricordando che esso si svolgerà dal 1o maggio al 31 ottobre 2015, con l'obiettivo di arrivare a 130 Paesi espositori. Una Pag. 5stima prudenziale indica in circa 20 milioni i potenziali visitatori. Gli investimenti pubblici individuati in sede di audizione ammontano a circa 1,3 miliardi e gli investimenti privati a circa 300 milioni di euro.
  Uno studio dell'Università Bocconi – richiamato dal Ministro – ha stimato un beneficio potenziale per il settore turistico di circa 5 miliardi di euro con la creazione di circa 200.000 nuovi posti di lavoro.
  In ordine alle tematiche che saranno oggetto della manifestazione, l'Expo porrà al centro dell'attenzione planetaria il grande tema della questione alimentare e della sua sostenibilità planetaria. I numeri forniscono un quadro, dove 800 milioni di persone sono denutrite ed un miliardo e mezzo sono obese. Esiste poi un problema legato all'accaparramento delle terre.
  Risulta, quindi, necessario, ricercare un nuovo equilibrio tra produzione e consumo alimentare dentro un rapporto rinnovato con l'ambiente.
  Nella candidatura che ha sostenuto l'Italia e Milano come sede dell'EXPO sono stati indicati quattro assi strategici: food security, food safety, sostenibilità e rapporto tra cibo, pace e cultura, con l'impegno ad elaborare nel corso dell'eventi un codice etico contro gli sprechi, che contenga un impegno comune per le politiche antispeculative e per la definizione di un programma di educazione alimentare.
  L'organizzazione prevede nove cluster, per un totale di 40.000 metri quadrati, organizzati non in base alla rappresentanza nazionale ma in relazione alla specifica filiera (caffè, riso, cacao, spezie, frutta e legumi, cereali e tuberi).
  Il Padiglione Italia sarà il cuore dell'esposizione e sarà composto da tre grandi corpi, tra cui Palazzo Italia, il Cardo, un lungo viale che ospiterà una parte importante della rappresentanza italiana, e piazza Italia.
  Il tema di fondo del padiglione Italia è quello del vivaio, ossia una piattaforma di presentazione delle esperienze italiane che rappresenti l'intreccio tra tradizione ed innovazione.
  In merito alle competenze relative alla governance dell'evento, l'allora sottosegretario ha ricordato che il Dicastero agricolo è stato chiamato a ragionare sulla definizione dei contenuti dell'EXPO.
  In data 9 luglio 2013 si è tenuta l'audizione del Commissario generale di sezione per il Padiglione Italia, Diana Bracco.
  Il Commissario ha evidenziato che l'Esposizione universale del 2015 costituisce una straordinaria opportunità di rilancio per l'Italia, ponendosi come primo grande evento del dopo crisi, in chiave di sviluppo economico – di attrazione di flussi turistici e di investimenti esteri – e occupazionale: un'occasione unica per promuovere l'immagine dell'Italia nel mondo e avrà una valenza anche di lascito, di legacy che andrà fino al 2025.
  In particolare, l'indotto economico che l'evento produrrà a Milano e in Italia tra il 2012 e il 2020 è stimato di 24,7 miliardi di produzione aggiuntiva, con un incremento di valore aggiunto calcolato in circa 10 miliardi e con 200.000 persone occupate collegate direttamente o indirettamente.
  Gli investimenti esteri ammontano – secondo la stima prodotta dal Commissario – a più di un miliardo di euro: la Germania e la Svizzera hanno stabilito per i loro padiglioni budget rispettivamente di 40 milioni e 19 milioni di euro; la Russia di circa 30 milioni; dai Paesi del Golfo sussiste un'attesa per circa 150 milioni. Infine, i primi investimenti dei grandi partner privati internazionali hanno superato i 250 milioni.
  Il rilancio del turismo è uno dei driver principali dell'Expo: si prevedono 20 milioni di presenze e un maggiore indotto per il settore turistico, nelle sue diverse declinazioni, naturalistiche e culturali, economiche e di svago, pari a circa 4,8 miliardi di euro.
  Il tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita» permetterà all'Italia di valorizzare le sue numerosissime eccellenze produttive, tecnologiche e scientifiche dei settori legati alla filiera agroalimentare e il modello alimentare italiano (l’Italian lifestyle). Pag. 6Uno dei driver fondamentali dell'Expo sarà l'innovazione. Il Padiglione Italia sarà un'occasione per valorizzare la capacità innovativa delle imprese italiane e per incoraggiare lo sviluppo di prodotti sostenibili e di tecnologie ecocompatibili.
  Il cibo made in Italy costituisce uno dei nostri punti di forza in tutto il mondo e l'industria alimentare italiana primeggia sul piano della food safety, un vero e proprio requisito alla base di ogni scelta e strategia dell'industria alimentare italiana.
  Altro tema fondamentale è la lotta allo spreco: nella filiera agroalimentare italiana ad esempio la quantità di eccedenza è pari a 6 milioni di tonnellate all'anno nella sola Italia, cifra che rappresenta il 17,4 per cento del consumo. A oggi, solo una piccola parte dell'eccedenza viene destinata all'alimentazione umana mediante la donazione a food bank o enti caritativi.
  Al centro di una riflessione globale sulle risorse e sul loro impiego ragionevole vi è naturalmente l'acqua, la cui corretta gestione implica una pluralità di interventi: investimenti in infrastrutture con impianti di depurazione efficiente, azione massiccia estensiva di sensibilizzazione della popolazione, tecniche irrigue meno dispendiose sul piano del consumo, coltivazioni meno idroesigenti, modalità innovative di raccolta o di riciclo dell'acqua per usi agricoli. Il tema delle coltivazioni meno idroesigenti verrà rappresentato al meglio nella nostra Expo.
  Per quanto concerne il Padiglione Italia, la sua progettazione è risultato di un concorso internazionale di progettazione lanciato nel dicembre 2012; la giuria ha proclamato il 19 aprile 2013 come vincitore del concorso un'aggregazione di tre studi, Nemesi & Partner di Roma, Proger di Pescara e BMS Progetti di Milano. Il Palazzo Italia, destinato a rimanere, e i relativi manufatti temporanei si affacciano sul Cardo, un viale pavimentato largo 35 metri e lungo 325. I manufatti temporanei saranno rimossi al termine dell'evento e sono concepiti come strutture modulari che consentono una rapida costruzione e una flessibilità funzionale in vista del riuso nel post Expo. Lungo il Cardo si sistemeranno gli spazi dedicati alle regioni e alle eccellenze territoriali italiane.
  Il Commissario, espone quale criticità i tempi di realizzazione delle infrastrutture legate all'Expo.
  In data 11 settembre 2013, si è svolta l'audizione del vice sindaco di Milano, Ada Lucia De Cesaris, la quale ha presentato il progetto di Milano metropoli rurale, con cui la città si accinge a partecipare anche all'iniziativa dell'Expo, tendendo a un consolidamento dell'attitudine produttiva di tutto il territorio coltivato: Milano è la quinta provincia agricola della Lombardia, con circa 65.238 ettari coltivati, di cui 46.000 nel Parco agricolo Sud. Tutte le aziende agricole milanesi sono altamente specializzate con un orientamento tecnico-economico soprattutto verso il seminativo e il cerealicolo zootecnico, anche con riferimento al latte e ai pascoli.
  Il vice sindaco menziona il progetto di riqualificazione paesaggistico-ambientale, di recupero, rinnovamento, riutilizzo e recupero delle cascine abbandonate per far sì che in esse possa localizzarsi nuova attività agricola o sociale e turistica, e che la stessa possa combinarsi con le attività già esistenti. Nell'ambito del Parco agricolo Sud, ricorda la costituzione del Parco agricolo urbano del Ticinello e del Parco urbano della Vettabbia, una realtà molto interessante dal punto di vista paesaggistico-ambientale. Esiste, inoltre, il progetto di riapertura dei Fontanili, la riqualificazione della Valle del Lambro, la valorizzazione paesistica e culturale della Valle dei Monaci, che prevede un collegamento diretto con la realtà milanese.
  Tra gli altri progetti avviati anche con il finanziamento della Fondazione Cariplo, il progetto delle «Rotaie Verdi», che vede il recupero di alcune parti del territorio con attenzione all'ecosistema e alla biodiversità.
  Un altro progetto di recupero è connesso all'idea di riapertura della cerchia interna dei Navigli. Inoltre, nei progetti connessi all'Expo, risulta prevista la valorizzazione della Darsena, l'antico porto di Pag. 7Milano, con il recupero e il restauro di importanti manufatti idraulici, che hanno anche valenza monumentale.
  Insieme alla Milano ristorazione e al Distretto agricolo milanese, sarà svolta una campagna di sensibilizzazione rispetto alla necessaria conoscenza di cosa sia il cibo e di quale sia il ciclo di creazione del cibo, quindi di educazione su ciò che si mangia, nelle scuole elementari.
  In data 25 settembre 2013, si è tenuta l'audizione del Presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, il quale ha rappresentato quali siano le previsioni di afflusso all'Expo 2015: 20 milioni di visitatori in sei mesi, di cui il 30 per cento stranieri, e probabilmente 140 Paesi espositori, in taluni casi con investimenti molto rilevanti (Germania, Svizzera, Russia e Cina).
  L'area destinata sarà circa un milione di metri quadri e il progetto del sito e delle Vie d'acqua vale oltre un 1,2 miliardi di euro. La Regione Lombardia, presente nella società Expo 2015 Spa con una quota del 20 per cento, ha promosso l'accordo di programma Expo per l'acquisizione del sito espositivo, avvenuta nel 2011.
  Per quanto attiene alla filiera agroalimentare, il Presidente della Regione ha evidenziato che l'azione della regione si concentra su alcuni ambiti tematici: food safety and food security, cibi sani e sufficienti per tutti; produzione agricola sostenibile; produzioni agricole e agroalimentari per lo sviluppo dei territori rurale e periurbano.
  Risultano come prioritarie le azioni volte all'incremento della propensione all'innovazione; il sostegno all'inserimento dei giovani imprenditori agricoli per favorire il ricambio generazionale; l'approvazione di nuove regole per limitare o azzerare il consumo del suolo. Per tali temi, la regione Lombardia utilizzerà una serie di strumenti, tra cui il programma di sviluppo rurale 2014-2020 con risorse comunitarie e nazionali per azioni rilevanti sui temi dell'Expo per la redditività e la competitività sostenibile del settore agricolo e agroalimentare.
  Il Presidente ha illustrato le specifiche iniziative avviate:
   per la lotta alla contraffazione alimentare, in virtù del peso della regione nell'agroalimentare (20 per cento rispetto al totale nazionale). Si tratta di un protocollo contro la contraffazione alimentare, da proporre a livello europeo in occasione dell'Expo.
   per la lotta alla speculazione e per la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari: il progetto FoodCast, sostenuto dalla regione e con un gruppo multidisciplinare di ricercatori di atenei italiani, con l'obiettivo di costruire modelli di definizione degli scenari futuri delle produzioni delle commodity agricole allo scopo di prevenire crisi di mercato;
   per la promozione della sovranità alimentare e la riduzione degli sprechi: la promozione di un modello nuovo di cooperazione tra sistema istituzionale economico e sociale nella definizione e nel sostegno di progetti realizzati da ONG, associazioni ONLUS di solidarietà internazionale, fondazioni e associazioni senza scopo di lucro, università e centri di ricerca.
   per l'educazione alimentare, l'avvio di percorsi didattici ed educativi: Cibo, cultura e identità; Dalla terra alla tavola; Metodi sostenibili per la produzione di cibo; Dalla tavola alla terra e La scuola in campo;
   per la sostenibilità ambientale, il programma Expo 2015 a impatto zero di compensazioni ambientali rispetto al sito espositivo.

  Per ciò che riguarda, in particolare, il sistema territoriale metropolitano milanese, il Presidente ricorda il protocollo di intesa firmato tra la regione con il comune, la provincia di Milano ed il consorzio DAM per il processo di neoruralizzazione, del 3 maggio 2012. La promozione dell'accordo quadro, denominato Milano Metropoli rurale, permette il coinvolgimento di tutti i distretti rurali accreditati Pag. 8nell'ambito territoriale con gli obiettivi di garantire la tutela e la valorizzazione del territorio rurale come patrimonio della collettività e promuovere la conservazione degli spazi dedicati all'agricoltura in un contesto in cui l'erosione di suolo agricolo registra un trend negativo di circa 15 ettari al giorno.
  Il Presidente ha segnalato i progetti delle compensazioni ambientali di Expo 2015 volti a recuperare la perdita di valore ecologico dovuta alla trasformazione urbanistica del sito dell'Expo, stimato in 159,6 ettari equivalenti.
  Per quanto riguarda il governo dell'evento Expo, il Presidente ha evidenziato che la regione non si occupa delle infrastrutture. Esiste un piano di realizzazione delle infrastrutture per l'Expo, seguìto dalla società Expo in collaborazione con la regione Lombardia, che vede settimanalmente una riunione per il follow-up dell'avanzamento e per la soluzione delle criticità.
  In data 23 gennaio 2014 si è tenuta l'audizione del responsabile dell'area ambiente territorio e consumi della Coldiretti, del presidente della Copagri Confederazione dei produttori agricoli – Copagri, del direttore nazionale della CIA, del direttore generale della Confagricoltura.
  In particolare, la Coldiretti ha evidenziato che l'Expo serve per rimettere in moto una interrelazione economica tra Paesi del Nord e del Sud al di fuori dei dazi, ripartendo dai territori. Ciascun Paese ha le proprie e specifiche identità, che può valorizzare: ciò che conta è la riconoscibilità dei processi e dei prodotti.
  L'Expo può inoltre proporre un nuovo rapporto tra città e campagna assegnando un diverso valore alle aree verdi; rilocalizzando le attività agricole nel territorio periurbano; favorendo l'inserimento di farmer market.
  La Coldiretti ricorda che, nel 1961, il 90 per cento della superficie era occupata da agricoltori, mentre nel 2010 questa superficie si è ridotta al 54 per cento. Si sono persi 100.000 chilometri quadrati, un terzo della superficie.
  Vengono, pertanto, invocate talune misure per sostenere l'Expo quale evento in grado di rilanciare l'economia agricola italiana e promuovere l'immagine del made in Italy agroalimentare sui mercati internazionali. Si tratta di:
   a) misure per l'internazionalizzazione: assicurando condizioni di concorrenza con i Paesi terzi e promuovendo controlli più severi sulle importazioni. Favorire lo sviluppo di accordi bilaterali tra UE e altri Paesi partner per il mutuo riconoscimento delle norme sulle indicazioni di origine e strutturare in ambito WTO la tutela delle indicazioni di origine contro ogni forma di usurpazione e imitazione, contrastando il cd. italian sounding;
   b) misure per l'applicazione della riforma della PAC, che premino chi vive veramente di agricoltura (agricoltore attivo) anche sotto il profilo della definizione del greening e delle colture e superfici impegnate e che consentano di accelerare la capacità di spesa. In assenza di misure di mercato nella nuova PAC sarebbero inoltre opportuni strumenti per la gestione del rischio di impresa legato alla volatilità dei prezzi e dei mercati, attraverso l'assicurazione dei rischi e l'utilizzo di fondi mutualistici;
   c) piano per la salvaguardia e la messa in sicurezza del territorio contro il rischio di frane e alluvioni anche utilizzando risorse già destinate alle grandi opere pubbliche non ancora autorizzate o rimaste incompiute, con particolare riguardo alla realizzazione di sistemi di approvvigionamento e di risanamento dei corpi idrici. Occorre, poi, impostare dei piani per accelerare le bonifiche dei siti industriali contaminati tramite progetti di valorizzazione agroenergetica diretti alla produzione di biomasse e biocombustibili e predisporre misure per il controllo della popolazione di fauna selvatica responsabile dei danni alle produzioni agricole;
   d) misure per la tutela del Made in Italy contro i fenomeni fraudolenti che generano situazioni di concorrenza sleale Pag. 9e di inganno per i consumatori. Reprimere ogni forma di intermediazione illecita di manodopera e semplificare le procedure di assunzione presso l'impresa di lavoratori immigrati. Sollecitare l'approvazione dei decreti ministeriali che riconoscano introduzione dell'obbligo di indicare l'origine geografica nell'etichettatura degli alimenti, tenuto conto della diversità delle singole filiere. Consolidare le misure a tutela della distintività della produzione agroalimentare come per gli oli di oliva vergini nei confronti delle resistenze dell'UE e avviare l'iniziativa legislativa per tutelare l'origine geografica di prodotti come il latte Uht;
   e) misure per lo sviluppo della green economy al fine di evitare ogni commistione ed inquinamento tra le filiere agroalimentari tipiche e di qualità con la coltivazione di OGM. Dare effettiva applicazione agli appalti verdi anche in deroga al Patto di stabilità, così da consentire ad amministrazioni ed enti di promuovere l'acquisto di prodotti territoriali a Km0 per la fornitura di mense, ospedali e per la ristorazione collettiva. Sostenere la promozione dell'utilizzo di materie prime biodegradabili e scarti dell'agricoltura per produrre bioplastiche. Modificare le disposizioni tributarie in materia di accisa per gli oli vegetali al fine di utilizzare tali prodotti come carburanti nelle aziende agricole. Mettere a punto meccanismi per l'effettivo riconoscimento di pozzi di carbonio gestiti dagli imprenditori agricoli;
   f) misure per le reti e filiere. Sostenere la capacità di fare rete dei Consorzi agrari anche attraverso la definizione del rapporto debitorio dello Stato verso la Federazione in relazione alla precedente attività di gestione degli ammassi. Rafforzare il processo di semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese agricole nei singoli settori, al fine di ridurre costi, agevolare la competitività e promuovere il ruolo dei Centri di assistenza agricola;
   g) misure per l'equità sociale e infra-generazionale sostenendo la nascita di imprese condotte da giovani, attraverso l'effettiva applicazione della disciplina sulle dismissioni dei terreni demaniali a vocazione agricola con priorità ai giovani, forme agevolate di accesso al credito, strumenti di accompagnamento allo start up. Sostenere iniziative di agricoltura sociale anche come forma alternativa di welfare.

  Nella stessa data del 23 gennaio 2014 si è tenuta l'audizione del responsabile di Copagri (Confederazione produttori agricoli), il quale ha evidenziato come l'agricoltura può costituire un modello di riferimento (un benchmark) per le altre espressioni dell'economia, impostando politiche che creino disvalore verso i prodotti eticamente controversi, e, di converso, preferenza per i prodotti di quelle imprese che hanno come valori il rispetto del lavoro e del lavoratore, dell'ambiente, la tutela del consumatore, del territorio, degli obblighi fiscali etc).
  Per quanto attiene alle misure da adottare, Copagri invoca anch'essa la necessità di introdurre in Italia una normativa che renda obbligatoria l'indicazione di origine in etichetta per tutti i prodotti; nonché di dare priorità d'azione alla promozione delle produzioni di qualità ed ai prodotti tipici certificati, DOP, IGP e STG, oltre biologici di cui l'Italia è leader a livello europeo.
  Specie per il mondo agricolo, la qualità riveste, infatti, particolare importanza in ambito salutistico. Copagri ricorda che oltre il 30 per cento di tutti i tumori è causato da uno sbagliato regime alimentare; per non parlare di altre patologie legate all'alimentazione (malattie cardiovascolari, obesità, patologie metaboliche).
  Le emergenze sanitarie che hanno coinvolto il sistema agricolo hanno evidenziato una grande reattività dei consumatori: l'indagine condotta da Eurobarometro («Disappointing outcome» on novel food) ha evidenziato che ben l'86 per cento degli italiani è preoccupato della sicurezza del cibo. In particolare il 57 per cento degli italiani teme le contaminazioni del cibo da parte delle confezioni, l'80 per cento il virus dell'influenza aviaria, l'82 per cento è preoccupato che nelle carni ci siano Pag. 10ormoni e l'83 per cento teme la presenza di mercurio nel pesce o diossina nella carne. Sempre secondo Eurobarometro, il 60 per cento degli italiani ritiene che oggi ci siano regole restrittive nell'Unione Europea per quanto riguarda la sicurezza del cibo, ma una percentuale dell'80 per cento pensa che bisognerebbe fare di più.
  Ben il 97 per cento degli italiani, infine, ritiene che dovrebbe essere sempre indicato il luogo di allevamento o coltivazione dei prodotti contenuti negli alimenti.
  Copagri ricorda comunque che l'Italia gode di uno straordinario patrimonio agricolo di qualità, i cui valori caratteristici sono la tipicità, la sicurezza e il gusto, valori che hanno portato l'UNESCO a dichiarare patrimonio immateriale dell'umanità la dieta mediterranea, la stessa che ha consentito agli anziani italiani di conquistare il record della longevità in Europa con una speranza di vita che è pari a 78,8 anni per gli uomini e a 84,1 anni per le donne.
  Le aspettative nei confronti delle istituzioni sono dunque legate alla promozione e al sostegno di dinamiche produttive più consone alle specifiche esigenze di quel consumatore finale. Questo quadro richiede una crescente cooperazione tra le organizzazioni di rappresentanza dei produttori, dei trasformatori e dei consumatori con i soggetti istituzionali, in primo luogo, a livello nazionale, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
  Copagri evidenzia, dunque, l'opportunità di ideare ed implementare una mirata strategia volta alla rivalutazione del sistema agroalimentare italiano nel rispetto dei fondamentali valori etici, per tre ordini di considerazioni:
   fattori di rilevanza generale, quali l'opportunità di educare i cittadini verso una corretta e informata alimentazione;
   fattori di rilevanza interna, ossia le opportunità legate ai temi dell'occupazione e alla tutela dell'ambiente, conseguibili grazie alla promozione delle produzioni interne, soprattutto con la filiera corta;
   fattori di rilevanza esterna, ossia le opportunità derivanti da una mirata strategia di promozione dell'agroalimentare italiano di qualità nei Paesi esteri, particolarmente sensibili alle tematiche salutistiche legate alle scelte alimentari. Si pensi ad esempio al mercato USA.

  In questo contesto, l'Expo può essere la vetrina della nostra agricoltura e del nostro alimentare, nella quale l'Italia deve presentarsi al mondo come il Paese che esalta e gestisce le diversità. Sull'Expo, osserva infine Copagri, rimane aperta la questione di come le confederazioni, gli agricoltori, possano partecipare, posto che alla data di gennaio 2014, ad eccezione di alcune riunioni interlocutorie ormai risalenti, non risultava attivata da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali una procedura di consultazione e di scambio di informazioni.
  Nella stessa data del 23 gennaio 2014 si è tenuta l'audizione del Direttore nazionale della CIA, il quale ha rilevato l'importanza di valorizzare nell'ambito dell'Expo le diverse agricolture che caratterizzano il Paese.
  Il rappresentante della UeCoop ha ricordato, il progetto – all'interno dell'Esposizione – delle Vie d'acqua e dell'Anello verde-azzurro, realizzato in collaborazione fra la regione, le province di Varese e Cremona, il consorzio di bonifica Villoresi e la Società cooperativa Navigli Lombardi: approfittando dell'occasione dell'Expo, sono state rimesse in funzione e in sicurezza le dighe del Panperduto, opere realizzate nel XIX secolo, garantendo quindi la possibilità di approvvigionamento idrico non solo all'Expo (quindi garantendo l'approvvigionamento idrico per la realizzazione delle Vie d'acqua), ma, altresì, rendendo possibile nuovamente un'irrigazione coordinata e razionale di tutta la zona che riguarda il sud della provincia di Milano. Si è realizzata una collaborazione con l'ENEL Green Power al fine di valorizzare in senso naturalistico tutta l'area, con una rete ciclabile di ben 178 chilometri, senza creare nuove opere invasive.
  La Via d'acqua potrà costituire la più grande via di canale navigabile su rete artificiale, che congiungerà Locarno a Milano Pag. 11e in prospettiva fino a Venezia, un esempio esportabile non solo per la cooperazione interistituzionale con i privati.
  Per questa opera erano stati stanziati 300 milioni di euro, ma se ne spenderanno alla fine solo 140: una parte dei fondi utilizzati proviene anche dal Piano irriguo nazionale stanziato per gli anni scorsi e opportunamente sostanzialmente riprodotto per quanto riguarda l'applicazione della nuova politica della PAC come piano nazionale.
  Il Direttore generale della Confagricoltura condivide gli obiettivi che l'Expo si prefigge che non sono solo quelli di contribuire alla ripresa economica del Paese. Si tratta, infatti, di trovare un nuovo equilibrio tra consumo e produzione alimentare: food security, food safety, sostenibilità e rapporto con la cultura e con la pace.
  Se l'Expo è un fatto che occupa l'attenzione del Paese e delle forze economiche tutte, il tema dell'agroalimentare deve diventare un fatto centrale.
  L'agroalimentare, costituisce il 17 per cento del PIL e del turismo l'11 per cento, i temi dell'Expo toccano un quarto della nostra produzione in prodotto interno lordo. Inoltre, se l'Expo vuole essere un punto avanzato nel dibattito sulla nutrizione, sull'alimentazione e sull'agricoltura, la modernizzazione agricola del Paese deve accelerare per poter dialogare con questo evento, altrimenti il rischio è quello di continuare a parlare con due linguaggi diversi.
  Bisogna inoltre valutare lo spessore della missione che si vuole impostare e il rapporto tra l'evento globale in esame e la capacità di internazionalizzare il sistema agroalimentare italiano.
  Il sistema agroalimentare italiano non è rappresentato, di fatto. In secondo luogo, è il momento di fare un ragionamento meno occasionale sul Mezzogiorno e su tutti i territori che hanno potenzialità e che non riescono ad esprimerle; altrimenti, il Mezzogiorno soprattutto resterà spettatore di questo evento.
  Inoltre dobbiamo ridurre questa frammentazione di sigle: la rappresentazione da dare del settore agroalimentare, soprattutto nel padiglione Italia, dovrebbe avvenire con una regia complessiva, per esprimere un messaggio Paese sul settore agroalimentare.
  Confagricoltura auspica che nel disegno di legge collegato sull'agricoltura si operi sul tema della ricerca, con misure, anche poche, che ci fanno arrivare all'appuntamento con un'innovazione forte di sistema.
  Il Presidente dell'Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Unioncamere) ha ricordato l'incidenza sul totale dei riconoscimenti europei, dei prodotti DOP e IGP italiani, i quali costituiscono il 20 percento del totale complessivo che ammonta a 1.200 prodotti.
  Ha inoltre ricordato l'andamento dell’export: il fatturato delle esportazioni di prodotti agroalimentari ha superato i 31 miliardi di euro nel 2012 ed è di circa 33 miliardi nel 2013.
  Alla fine del 2013, stando al Registro delle imprese italiane, sono 842 mila le imprese operanti nella filiera dell'agroalimentare; di queste, circa 773 mila sono imprese agricole, e poco più di 68 mila sono imprese dell'industria alimentare. Le une e le altre, stanno aumentando la produzione anche nell'anno in corso.
  Nel solo primo semestre 2013, rileva Unioncamere, sono quasi 12 mila le nuove imprese che hanno iniziato, nell'ambito dell'agricoltura, un lavoro, un'occupazione. Queste imprese rappresentano quasi il 10 per cento delle imprese italiane nate in un difficile anno 2013.
  Vi è quindi – rileva Unioncamere – un ritorno alla dimensione agricola, alla dimensione rurale, che va oltre addirittura le necessità occupazionali dei giovani, fondandosi anche sulla consapevolezza della potenzialità che questo settore può avere, ma anche sulla volontà di recuperare valori e tradizioni che hanno contribuito a formare il modello agroalimentare italiano.
  Dopo la Coca-Cola, il primo brand conosciuto dai consumatori nel mondo è il made in Italy. Da una analisi circa le motivazioni che i cittadini del mondo hanno nel venire in Italia, la primaria non è l'arte, la cultura, Pag. 12la storia, ma la tavola italiana e i prodotti agroalimentari italiani che hanno un fascino a volte addirittura maggiore di realtà come Pompei o Venezia.
  Tali dati – rileva Unioncamere – rendono ben chiara l'importanza di interventi in questa direzione, mostrando l'importanza di politiche che puntino sulla qualità, la riconoscibilità e l'origine, in un'ottica di filiera.
  Unioncamere ricorda le azioni da essa compiute in tal senso, sostenendo l'attività di consorzi territoriali, con la promozione della registrazione di marchi collettivi geografici prima ancora che lo strumento si affermasse diffusamente e divenisse norma. Nel 2012, le Camere di commercio hanno realizzato 670 iniziative di promozione e quasi 330 interventi di valorizzazione delle produzioni locali, con un coinvolgimento di oltre 20 mila imprese e operatori di mercato.
  Per vincere la sfida sui mercati esteri, il sistema camerale ha sviluppato la propria rete di 105 sportelli per l'internazionalizzazione; inoltre, è stata avviata una iniziativa strategica, insieme a Google (per la prima volta impegnato in un progetto simile) e al Ministero delle politiche agricole e forestali, con realizzazione della piattaforma telematica «Eccellenze in digitale».
  Il sistema camerale è inoltre capofila di un progetto europeo «MedDiet – Dieta mediterranea e valorizzazione dei prodotti tradizionali»: il primo progetto, che vede l'Italia capofila, per la diffusione della dieta mediterranea, dopo il suo riconoscimento come patrimonio immateriale dell'umanità da parte dell'UNESCO.
  Il lascito più importante dell'iniziativa sarà la sottoscrizione di un accordo euromediterraneo per la promozione e la tutela della dieta mediterranea, attraverso il quale anche i Paesi che si affacciano sulla riva sud del Mediterraneo, quelli che sono in via di sviluppo, condividano e adottino gli strumenti di tutela, riconosciuti a livello europeo, dei prodotti agroalimentari.
  Nel 2009 si è dato vita al progetto «Ospitalità italiana, Ristoranti italiani nel mondo» finalizzato a valorizzare i ristoranti italiani (quelli veri) all'estero, che garantiscono il rispetto degli standard tipici dell'ospitalità e della gastronomia italiana di qualità. Delle migliaia di operatori che hanno avanzato la richiesta, circa il 50 per cento non hanno ottenuto la certificazione.
  Unioncamere ricorda i numeri della contraffazione: oltre 60 miliardi di euro per prodotti contraffatti, che ogni anno vengono commercializzati nel mondo come prodotti pseudoitaliani.
  Sulla base delle considerazioni sopra sviluppate, Unioncamere esprime l'auspicio che l'Expo possa diventare uno strumento di grande attrazione per favorire investimenti globali nel nostro Paese e quindi per rimettere in moto il mercato interno che oggi più che mai sta soffrendo: valorizzare l'Expo possibilmente fuori dell'Expo, collegando le eccellenze dei territori e i percorsi dei visitatori, realizzando circuiti territoriali contenenti i percorsi di incoming verso le aziende. Vi sono, infatti, filiere connesse alla produzione alimentare. Ma le operazioni da compiere debbono realizzarsi prima del maggio del 2015.
  Le Camere di commercio possono mettere a disposizione in tal senso il proprio patrimonio di conoscenze sui territori. In proposito Unioncamere ricorda il progetto «Italian quality experience» proposto al Governo, che lo ha valorizzato inserendolo tra i 60-progetti paese dell'Agenda Italia per l'Expo.
  Unioncamere, innanzitutto, propone che, utilizzando come veicolo lo schema del disegno di legge per la semplificazione e la competitività del settore agricolo e della pesca, si intervenga con politiche forti di incentivazione per favorire uno sviluppo strutturato di specifici canali commerciali esteri con i loro 60-80 milioni di cittadini, valorizzando le produzioni di eccellenza.
  Unioncamere rileva, inoltre, la necessità di favorire, nella media prospettiva, la possibilità di sopperire a quell'assenza, purtroppo cronica, della rete distributiva italiana nel mondo, avvicinando anche le piccole produzioni al mercato globale.Pag. 13
  Procedere velocemente in questa direzione è la strada opportuna, intelligente e indispensabile da intraprendere.
  Unioncamere chiede, infine, che sia definito un disegno organico di contrasto alla contraffazione dei prodotti agroalimentari.
  Il 5 marzo 2014 si è tenuta l'audizione dei rappresentanti delle organizzazioni Associazione italiana per l'agricoltura biologica (AIAB), Associazione medici per l'ambiente (ISDE Italia), Associazione per lo studio del picco del petrolio (ASPO Italia), Centro internazionale Crocevia, Coordinamento europeo Via Campesina, Federazione italiana movimenti agricoli (FIMA), Fondazione Banco alimentare onlus, Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio.
  Il rappresentante dell'Associazione italiana medici per l'ambiente ha evidenziato taluni dati statistici: l'Italia è il primo Paese europeo per aumento costante ogni anno dei tumori nei bambini. Ogni anno, in Italia si ammalano oltre 350.000 e i morti di tumore sono stati oltre 170.000. Sussistendo un legame evidente tra inquinamento e salute, il referente ha rilevato la necessità di una forma di agricoltura responsabile, a tutela della salute delle persone, ma anche delle specie vegetali e animali; Appare necessaria un'agricoltura di qualità, biologica, che rifiuti la chimica, dica in maniera chiara e forte no agli organismi geneticamente modificati (OGM).
  La presenza di pesticidi favorisce una serie di patologie tumorali e autoimmuni nei lavoratori dell'agricoltura: in Francia si è riconosciuto che il morbo di Parkinson è una malattia professionale negli addetti all'agricoltura. Esistono, inoltre, le forme leucemiche
  Il rappresentante AIMA ha rilevato inoltre la necessità di dare delle direttive per il risparmio dell'acqua anche in agricoltura.
  I medici per l'ambiente esprimono forte contrarietà a un'agricoltura intensiva e dedicata, per esempio, a fornire biomasse, che sono chiaramente fonti di energia altamente inquinanti.
  Il Direttore generale della Fondazione Banco alimentare onlus è intervenuto sul tema delle eccedenze alimentari e delle fonti di nutrimento per l'uomo, ha richiamato lo studio «Dar da mangiare agli affamati. Le eccedenze alimentari come opportunità», elaborato nel 2012 dalla Fondazione per la sussidiarietà, in collaborazione con il Politecnico di Milano e la fondazione Banco alimentare.
  Il rapporto fornisce una visione di insieme del fenomeno delle eccedenze alimentari (intese come prodotti alimentari che, per varie ragioni, non sono acquistati o consumati ed esclusi gli scarti della lavorazione) e dello spreco nelle diverse fasi della filiera agroalimentare italiana, offrendo alcuni suggerimenti per rendere più virtuoso l'utilizzo delle eccedenze e ridurre il più possibile lo spreco (cioè l'eccedenza alimentare non recuperata per il consumo umano, in un'ottica sociale o in un'ottica ambientale).
  Nella filiera agroalimentare italiana, la quantità di eccedenze, misurate per l'anno 2011, è pari a 6 milioni di tonnellate all'anno. Tale quantità rappresenta il 16,9 per cento dei consumi.
  Le cause di generazione delle eccedenze sono differenti a seconda del soggetto della filiera considerato: per le aziende di trasformazione, la principale causa (66,9 per cento) è data dal raggiungimento della data di scadenza interna degli alimenti. La rilevanza dello spreco varia molto tra le diverse fasi della filiera e tra le diverse categorie merceologiche a causa del grado di fungibilità.
  A oggi, gran parte delle eccedenze alimentari diviene spreco a livello sociale e, diventando rifiuto, incide anche nei costi ambientali.
  Solo una piccola parte, stimata in 400.000 tonnellate, è destinata all'alimentazione umana mediante la donazione, ad esempio, alla rete Banco alimentare e ad altri enti caritativi, per cui la quantità di spreco è di 5,6 milioni di tonnellate all'anno sui 6 milioni di tonnellate di eccedenze. Tale quantità rappresenta il 93 per cento delle eccedenze, il 15,6 per cento dei consumi.Pag. 14
  Tra i suggerimenti per combattere il fenomeno, vi è quello della comunicazione e dell'educazione, al fine di aumentare la conoscenza delle caratteristiche, dei benefìci delle pratiche virtuose e di adeguare il processo logistico produttivo.
  Nell'agricoltura, ristorazione, mondo della distribuzione, la fungibilità è minore e sono richiesti investimenti a livello di sistema, come la trasformazione dei prodotti ortofrutticoli.
  Un altro punto è la semplificazione delle agevolazioni: il Governo dovrebbe favorire tentativi di innovazione, attraverso opportune regolazioni per le aziende che adottano comportamenti virtuosi.
  Vengono pertanto formulate dalla Fondazione delle proposte finalizzate alla riduzione degli sprechi:
   dovrebbe essere elevato a 10.000 euro il limite oltre il quale vi è l'obbligo di inviare la comunicazione di cessione dei beni alimentari all'Agenzia delle entrate (con una modifica al decreto del Presidente della Repubblica n. 441/1997, articolo 2, comma 2). Questo, infatti, blocca molte aziende, che sono portate più a distruggere che a donare;
   sarebbe opportuno definire, nella disciplina fiscale delle erogazioni liberali, cosa si intenda per modico valore nelle cessioni di beni facilmente deperibili al fine di ben delimitare le cessioni esonerate dall'obbligo di comunicazione preventiva all'Agenzia delle entrate (articolo 13, comma 4, D.Lgs. n.460/1997). Occorrerebbe una circolare dell'Agenzia delle entrate;
   per incentivare la distribuzione gratuita dei prodotti alimentari agli indigenti e al fine di ridurre i rifiuti dovrebbe essere concessa agli operatori del settore una significativa riduzione della tassa sui rifiuti correlata alla quantità dei prodotti ceduti gratuitamente.

  Infine, si invoca la prima convocazione del tavolo di lavoro istituito per elaborare proposte in materia di lotta agli sprechi e aiuto agli indigenti con decreto 17 dicembre 2012 del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali
  Il rappresentante del Forum italiano dei movimenti per la terra e membro della segreteria nazionale di Slow Food Italia ha evidenziato che – secondo uno studio condotto dal Food climate research network – l'intera filiera alimentare dell'Europa a 25 contribuisce al 31 per cento delle emissioni totali di gas serra.
  Il cibo è tra le prime cause di inquinamento ambientale.
  I cambiamenti climatici certificati dall’Intergovernmental panel on climate change sono causati prima di tutto dal nostro modo di nutrire il pianeta. Al contempo, proprio l'agricoltura è il primo settore dell'attività umana a subire già da oggi le conseguenze disastrose dei cambiamenti climatici già in corso.
  Attualmente, da un lato 840 milioni di persone soffrono la fame e dall'altro, si stima che 1,6 miliardi di persone è obeso o sovrappeso.
  L'audito ricorda i dati dell'ISPRA sul consumo di suolo in Italia, cresciuto a una media di circa 8 metri quadrati al secondo. Ogni ora spariscono 2,8 ettari, ogni giorno a mezzanotte se non sono andati per sempre quasi 70 ettari e questo capita per 365 giorni all'anno da oltre 50 anni, per la precisione dal 1956.
  La media europea di terreni cementificati è del 2,3 per cento, mentre 14 regioni su 20 in Italia superano abbondantemente la soglia del 5 per cento, alcune quella del 10.
  L'audito rileva che risulta estremamente contraddittorio che per realizzare un evento, quale l'Expo, dedicato a un tema tanto sensibile e strategico sono stati sacrificati 1,1 milioni di metri quadri di suoli agricoli fertili e molti altri milioni di metri quadri sono stati consumati o saranno perduti per realizzare le opere connesse alla realizzazione del sito.
  Tutto questo avviene senza che vi sia stato il benché minimo dibattito sull'opportunità o meno di sacrificare queste enormi porzioni di un territorio in un Pag. 15Paese e in una regione già pesantemente martoriati sotto questo punto di vista.
  Scegliendolo come tema per l'esposizione universale, si è intuito che il cibo è strategico nel futuro del pianeta. Arrestare il consumo di suolo deve pertanto essere la prima e fondamentale scelta strategica che l'Italia adotta in vista dell'Expo, pensando soprattutto al dopo Expo.
  In vista del 2015, è ritenuto opportuno riportare al centro gli asset strategici del settore: suolo fertile, semi, saperi tradizionali, biodiversità, acqua.
  Il Presidente dell'Associazione italiana per l'agricoltura biologica (AIAB) e rappresentante per delega anche «Via Campesina», ha osservato che la sfida dell'agricoltura italiana in chiave Expo sia quella di discutere seriamente del modello di sviluppo, a partire da quello agricolo, posto che il modello attuale non è più sostenibile. La biodiversità viene valutata un bene comune. Vi è inoltre un'emergenza relativa agli organismi geneticamente modificati e bisogna poi porre grande attenzione al discorso delle sementi. I piani di sviluppo rurale sono in grado di dare l'indirizzo politico all'agricoltura, sempre che non si dipanino in 23 misure e si inizi a parlare di misure in vista di obiettivi dati.
  Quanto all'agricoltura biologica, sebbene l'Italia sia la prima in Europa per numero di operatori e superficie, negli ultimi 10 anni essa non è cresciuta.
  Un tema che dovrà essere portato nell'Expo è quello di lavorare su una ricerca mirata al territorio e alla capacità di stare sul territorio delle aziende agricole. Il decreto dell'ex Ministro dell'istruzione Carrozza ha fatto compiere un passo avanti importante. Tutti i bandi europei lavorano sul settennio e sarebbe opportuno tale orizzonte anche per la ricerca, altrimenti non vi sarà una ricerca di base, a sostegno dell'agricoltura, a modello di sviluppo, che raccolga quello che si è detto: il problema dell'acqua, delle sementi e della biodiversità.
  Il Membro del comitato scientifico dell'Associazione per lo studio del picco del petrolio (ASPO Italia) ha osservato che l'energia fossile, soprattutto fossile, sostanzialmente petrolio, è legata al cibo, e quindi all'agricoltura e alla sua industrializzazione.
  L'ASPO cita l'EROEI, un criterio di valutazione degli investimenti in termini energetici, praticamente l'equivalente calcolato con unità di misura termiche del più comunemente conosciuto ROI, return on investment, per cui, quando si fa un investimento, si fa una valutazione finanziaria e si calcola l'indice di ritorno.
  Cita inoltre un documento dell'ISTAT pubblicato nel 2013 in cui si dichiara che la quantità delle persone attive che lavorano i terreni è passata dal 48 per cento negli anni Sessanta a circa il 4 per cento, praticamente una riduzione di 10 volte. Tra gli spunti di riflessione l'audito ha evidenziato quello dell'accesso a terreni statali, regionali, provinciali e comunali, ora non coltivati, per sviluppare con la provincia e con altri enti locali un ritorno all'agricoltura e una ottimizzazione locale. Vi è poi la necessità di un recupero dei terreni a bassa resa e anche non meccanizzabili, nonché il problema della regime delle acque.
  Vi sono, poi, gli incentivi per il ritorno all'agricoltura, il supporto informatico, la formazione agevolata per gli agricoltori di ritorno, cioè tutte le persone disoccupate con possibilità di impiego, ma che non sono competenti ed esperte.
  L'ISPO sta inoltre valutando con l'Istituto di agraria di Bologna la possibilità di un supporto tecnico con le tecnologie moderne smart e classiche, quindi PC, telefoni e così via, per favorire l'orticoltura cittadina e accumulare la conoscenza e il know how, le informazioni free, libere, che non sono brevettate e non sono distribuite o diffuse in maniera efficace.
  Vi è poi l'ultimo punto legato al conflitto tra coltivazioni energetiche, (oli, biomasse e biogas), e la logica di valutazione della validità degli impianti proposti.
  In data 12 marzo 2014, si è tenuta l'audizione del responsabile del settore agricoltura della Legambiente.
  Questi ha evidenziato le criticità di un modello di agricoltura, di stampo tecnologico Pag. 16e di derivazione americana, secondo il quale il problema fondamentale sarebbe quello di garantire cibo a buon mercato a quelli che saranno 9 o più miliardi di abitanti della terra nel 2050, operando un salto di qualità delle rese colturali e produttive e utilizzando le nuove tecnologie ed in particolare, gli organismi geneticamente modificati; tale modello è sostenuto anche a livello europeo, in particolare dalle imprese agrochimico farmaceutiche il cui intento sarebbe quello di ottenere una situazione di fatto aperta agli OGM nel paese che ospiterà l'evento Expo.
  Legambiente osserva che la tematica degli OGM è molto legata a quella dell'Expo e che il modello OGM è del tutto contrario e controproducente per gli interessi del settore agroalimentare italiano, che si basa sulla tipicità e sulla qualità.
  Legambiente è interessata a promuovere diverse iniziative di sostegno in questa direzione puntando su due messaggi fondamentali, sapendo che dall'Expo 2015 devono arrivare messaggi chiari ai cittadini:
   il primo è che la qualità del cibo nasce innanzitutto dal tipo di agricoltura e dal suo rapporto con le risorse naturali (tematica del consumo del suolo).
   Il secondo è che gli stili di vita dei cittadini – in primis la dieta mediterranea – hanno un ruolo decisivo nell'orientare il futuro dell'agricoltura e dell'uso del suolo.

  Un altro tema fondamentale che deve essere svolto in questa sessione dell'Expo è il rapporto tra agricoltura e cambiamenti climatici: bisogna rafforzare i modelli che fanno meno uso di sostanze chimiche inquinanti e che puntano al sequestro di carbonio, al risparmio idrico, al risparmio delle lavorazioni meccaniche.
  Legambiente intende proporre anche al Mipaaf sperimentazioni – già effettuate a livello internazionale con proficui risultati – sulla possibilità di sposare le tecniche di agricoltura conservative e le tecniche di agricoltura di precisione in regime biologico, ossia garantendo che la lotta agli infestanti non si faccia aumentando la chimica di sintesi.
  Particolare attenzione è prestata da Legambiente alla questione campana, con la cd. «Terra dei fuochi», considerata un vero e proprio vulnus nazionale: l'immagine dei prodotti campani è un problema per tutto il sistema agroalimentare nazionale.
  Legambiente ricorda che sono 25 i prodotti IGP e DOP campani registrati. Le eccellenze riconosciute a livello mondiale del settore agroalimentare in Campania, basti pensare alla mozzarella di bufala, ma anche al pomodoro San Marzano, oggi vengono fortemente minacciate sui mercati nazionali e internazionali dal risalto mediatico che il fenomeno delle ecomafie ha portato con sé. Il decreto ministeriale dell'11 marzo 2014 quantifica, almeno in parte, la superficie di terreni inquinati nella regione Campania indicando come inquinati circa 63 ettari, su cui non ci potrà essere coltivazione.
  Legambiente sta avviando, anche in sinergia con i Ministeri dell'agricoltura e dell'ambiente, una serie di iniziative tese a promuovere l'avvio delle bonifiche su questi territori e anche l'utilizzo di questi terreni per attività no-food.
  Legambiente, insieme ad altre associazioni, sta cercando di concentrare gli sforzi per sostenere quelle produzioni e quei produttori, facendo anche nomi e cognomi, che operano su terreni che garantiscono la salubrità ambientale e la salute dei consumatori.
  L'altro tema collegato all'Expo riguarda il rapporto storico tra agricoltura e ambiente: il tema del suolo può essere letto in almeno due aspetti principali.
  In primo luogo, l'aspetto legato all'utilizzo del suolo nella misura in cui questo verrà utilizzato e dedicato proprio all'evento Expo, evento il quale prevede un consumo di suolo di circa 1.500 ettari. Dunque è opportuno che fin da oggi si tenga conto dell'impatto inevitabile che tale evento avrà sull'ambiente.
  Di fronte a un evento che si pone l'obiettivo di parlare di produzione e di mettere a confronto modelli diversi di produzione, uno dei temi da tenere fin da ora in considerazione è l'utilizzo di quel Pag. 17suolo, la possibilità di riconversione e il peso che inevitabilmente una struttura di questo tipo andrà a determinare.
  Intorno alla struttura dell'Expo si stanno poi sviluppando delle opere definite come connesse all'Expo, previste nel DPCM del 22 ottobre 2008, che hanno ricevuto una corsia assolutamente preferenziale. Gli auditi si riferiscono in particolare alla terna di autostrade BreBeMi, TEM e Pedemontana.
  Tali opere sono considerate «il più grande danno in termini di consumo di suolo». Esse occupano una superficie di 1.600 ettari d cui ben 1100 di superfici a coltivazione agricola, con severa compromissione del paesaggio agrario.
  Ciò in un contesto già depauperato: in quarant'anni in Italia sono stati abbandonati 5 milioni di ettari di superficie agricola, di cui 1,5, pari alla superficie della Calabria, sono stati cementificati o impermeabilizzati.
  La gestione del suolo deve diventare, all'interno della PAC e dei Piani di sviluppo rurale, che sono oggi in alcune regioni già in azione, un elemento di riferimento funzionale all'applicazione e alla diffusione di tecniche e metodi di coltivazione che riducano l'utilizzo di fertilizzanti chimici, soprattutto di quelli azotati, che concorrono per il 38 per cento alle emissioni di gas climalteranti.
  Non ultimo un tema che l'Expo deve affrontare è quello della modernità dell'agricoltura e della necessità di portare avanti e sostenere i temi dell'agricoltura sociale e multifunzionale. Occorre una visione che avvicini tutti i giovani al settore. Molto si sta già facendo in materia di gestione delle terre abbandonate e dei terreni demaniali che possono essere affidati ad associazioni e a cittadini. Legambiente crede che tale tema debba diventare un punto fondamentale della comunicazione nell'Expo.
  A questo riguardo, ricorda che l'agricoltura sociale non vanta ancora, purtroppo, una legge, una normativa nazionale, nonostante le cooperative di agricoltura sociale che praticano servizi sociali per l'ambiente siano ampiamente diffuse sull'intero territorio.
  Legambiente, infine, esprime interesse per l'iniziativa Pisapia su una «Kyoto agricola». Bisogna, inoltre, recuperare un'idea dell'utilizzo delle biomasse agricole. È questa la sfida della bioeconomia, che richiede innovazione, ma che potrebbe dare molto più reddito alle aziende agricole.
  Sempre dal punto di vista educativo, è considerata rilevante la lotta agli sprechi: in Europa, si tratta di 180 chili per abitante, attraverso politiche di intervento, ma anche delle politiche di educazione, per ridurre gli sprechi in tutta la filiera, ma anche nei consumi.
  Legambiente inoltre invoca la necessità di ridurre i pesticidi senza ricorrere agli OGM. È possibile fare agricoltura conservativa senza aumentare l'uso dei disseccanti e dei diserbanti con tecniche che bisogna conoscere e sperimentare e che comunque, fortunatamente, da diversi anni alcuni hanno già iniziato a sperimentare anche in Italia.
  In data 25 marzo 2014 sono stati uditi: Marcela Villareal, direttrice dell'Ufficio partenariato e rappresentante senior dell'Organizzazione delle Nazioni unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) nel gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sull'Expo; Gary Howe, responsabile del Dipartimento strategia e conoscenza e rappresentante senior del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD) nel gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sull'Expo; Jaime Vallaure, componente senior dell'Ufficio relazioni con i donatori e rappresentante senior del Programma alimentare mondiale (PAM) nel gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sull'Expo.
  Marcella Villareal (FAO) ha ricordato che le tre Agenzie delle Nazioni Unite – FAO, IFAD e PAM, rappresentano il Polo agroalimentare dell'ONU presente in Italia, a Roma, il cui tema di intervento è l'agricoltura e la lotta contro la fame.
  Le tre Agenzie lavorano insieme con mandati diversi ma complementari: mentre la FAO è specializzata soprattutto Pag. 18nell'assistenza tecnica, l'IFAD è un fondo che assicura le risorse necessarie per risolvere questi problemi mentre il Programma alimentare mondiale garantisce gli aiuti alimentari necessari durante le crisi, dove è necessario un intervento immediato. Esse rappresentano, quindi, tre punti di vista diversi, che, insieme, sono in grado di dare una risposta concreta ai problemi della fame e della povertà, soprattutto nelle aree rurali. Il rapporto dell'ONU con l'Italia e con il Governo italiano si realizza tramite la rappresentanza permanente del Governo italiano presso le tre Agenzie.
  Per quanto concerne l'Expo, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, ha chiesto al Polo agroalimentare romano di coordinare, sotto la direzione generale del Direttore generale della FAO, gli interventi di tutte le altre agenzie delle Nazioni Unite (UNICEF, UNESCO, OMS, ma anche tutte le altre agenzie minori).
  Sovrintende il Polo agroalimentare romano, un Commissario generale nominato da Ban Ki Moon, il funzionario della FAO Eduardo Rojas-Briales, Commissario generale per tutta la partecipazione ONU all'Expo.
  Le Nazioni Unite avranno una presenza trasversale in tutto l'Expo, a differenza che nelle passate manifestazioni (in cui l'ONU godeva di un padiglione suo proprio). L'ONU sarà pertanto presente nel padiglione zero, quello introduttivo ai contenuti dell'Expo e in altri padiglioni specifici, soprattutto quello della biodiversità. Inoltre, alcuni Paesi hanno già espresso la volontà di esporre nei loro padiglioni il lavoro che le Nazioni Unite stanno facendo all'interno di ogni Paese.
  L'intento delle Nazioni Unite è sensibilizzare sul problema della fame definito un problema allarmante, una crisi silenziosa, una catastrofe mondiale, che non riceve l'attenzione necessaria. È comunque possibile sconfiggerla, ed è questo il messaggio che l'ONU vuole portare all'Expo 2015; oggi 842 milioni di persone soffrono cronicamente la fame e non riescono a portare a casa il cibo per i bambini, sebbene esista una produzione sufficiente per il fabbisogno alimentare di tutti gli abitanti del pianeta.
  L'audita evidenzia che da qui al 2050 dovremo aumentare la produzione agricola non meno del 60 per cento. Questo deve essere fatto in modo sostenibile.
  Negli anni novanta il 23 per cento della popolazione del pianeta soffriva la fame, mentre oggi questa proporzione si è ridotta al 15 per cento. Siamo quindi lontani dal risolvere il problema, però ci sono stati importanti successi.
  L'obiettivo n. 1 degli obiettivi di sviluppo del millennio è dimezzare il numero delle persone che soffrono la fame. Questo obiettivo è stato già raggiunto in 38 Paesi prima del 2015, scadenza degli obiettivi di sviluppo del millennio, ed è un grande successo. I calcoli ONU mostrano che da qui al 2015, anno della scadenza, il numero di Paesi che avranno già raggiunto questo obiettivo sarà salito a 62.
  Il messaggio che l'ONU intende portare all'Expo, giacché gli argomenti della nutrizione, della sostenibilità e della biodiversità saranno sempre presenti, è che la fame si può sconfiggere avendo già le conoscenze necessarie per sconfiggerla.
  Tale messaggio sarà diffuso tramite l'iniziativa del Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, con la Sfida fame zero. L'intenzione è quella di generare conoscenze e sensibilizzare i visitatori.
  L'interveniente ha ricordato, inoltre, che questo è anche l'anno internazionale dell'agricoltura familiare, cui è dedicato un capitolo all'interno della politica comune europea, la PAC. L'ONU intende quindi sviluppare una discussione a livello mondiale sulle politiche in grado di supportare l'agricoltura familiare, perché al suo interno si preserva meglio la biodiversità.
  Numerose conoscenze vengono trasmesse dai genitori ai figli in un contesto di agricoltura familiare, che nutre circa il 70 per cento del pianeta. Le politiche che sostengono l'agricoltura familiare verranno portate all'Expo per mostrare a tutti le buone pratiche in termini di politiche con l'accento sui modelli sostenibili.Pag. 19
  L'ONU intende utilizzare l'Expo anche per evidenziare la tematica dell'acqua, laddove oggi l'agricoltura consuma il 70 per cento delle risorse idriche per uso umano.
  Il mondo ha bisogno di risposte chiare e concrete su come utilizzare al meglio l'acqua: esistono esperienze interessanti per ridurre al minimo l'uso dell'acqua e preservarla anche in futuro e ciò sarà illustrato in sede di Expo.
  Gary Howe, Responsabile del Dipartimento strategia e conoscenza e rappresentante senior del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD) ha rilevato come l'Expo rappresenti un'opportunità straordinaria, perché l'esposizione richiamerà l'attenzione del mondo intero su un tema fondamentale per lo sviluppo globale, quello della sicurezza alimentare sostenibile per il pianeta, questione al centro dell'impegno.
  Dobbiamo migliorare l'accesso agli alimenti, che devono essere prodotti attraverso un modello di crescita economica che sia inclusivo ed equo e comporti la creazione di attività produttive che consentano alle persone indigenti di acquistare gli alimenti, ma anche di incrementare la produttività gestendo meglio l'impatto del mutamento climatico.
  Stiamo appena iniziando a reagire al mutamento climatico, mentre la sfida dell'incremento della produttività e dei redditi in molte aree del mondo è già stata raccolta e molti Paesi sono passati in poco più di una generazione dalla povertà alla fame zero attraverso uno sviluppo inclusivo ed equo.
  Sappiamo che ci sarà un aumento demografico nel mondo, ma non dobbiamo essere preoccupati perché ogni bocca da sfamare sarà accompagnata da un paio di braccia in grado di lavorare e, se queste saranno produttive in modo sostenibile, la nostra visione diventerà realtà.
  Il messaggio dell'ONU si fonda su cinque pilastri:
   cento per cento di accesso per tutti a un'alimentazione adeguata per tutto l'anno;
   zero bambini in ritardo di crescita al di sotto dei 2 anni di vita;
   sistemi alimentari tutti sostenibili;
   aumento del cento per cento della produttività del piccolo agricoltore;
   spreco zero degli alimenti.

  I primi due pilastri riguardano l'accesso agli alimenti: è necessario garantire un'offerta alimentare che sia sicura e nutriente, un funzionamento aperto e trasparente dei mercati alimentari, facendo sì che le persone povere abbiano un lavoro e un reddito sufficiente per acquistare cibi sicuri e nutrienti, in particolare per l'alimentazione dei bambini, soprattutto nei primi mille giorni di vita. Sarà comunque necessaria in alcuni casi anche l'assistenza alimentare.
  Tutti i sistemi alimentari devono essere sostenibili, possiamo produrre più cibo proteggendo al tempo stesso la biodiversità e l'ambiente, attraverso un migliore utilizzo delle risorse.
  Gli altri due pilastri riguardano l'adeguata disponibilità alimentare e consistono in un aumento del cento per cento della produttività e del reddito del piccolo agricoltore e uno spreco zero, quindi messaggi molto semplici.
  È importante investire nei piccoli agricoltori, uomini e donne. La maggior parte delle persone che hanno fame vive, infatti, in Paesi poveri, nei quali la produzione alimentare è dominata dai piccoli agricoltori, che soffrono a loro volta la fame. Riuscire ad incrementare la loro produttività, significa colpire direttamente la fame accrescendo a livello globale la disponibilità alimentare.
  L'obiettivo dell'ONU è garantire che l'Expo contribuisca a creare cittadini più informati e impegnati. È necessario quindi informare e coinvolgere gli europei con cinque messaggi molto semplici: un'alimentazione sufficiente, sicura e nutriente, deve essere disponibile per tutti in ogni momento; l'alimentazione dei bambini è una priorità per lo sviluppo; tutti i sistemi alimentari devono essere sostenibili, possiamo Pag. 20produrre più cibo tutelando al tempo stesso la biodiversità e l'ambiente; investire nei piccoli agricoltori, uomini e donne, significa investire nel futuro; tutti noi abbiamo la nostra responsabilità nell'eliminare perdite e sprechi.
  L'ONU ha anche un altro messaggio da condividere attraverso l'Expo: le donne sono protagoniste nella lotta contro la fame.
  La sfida della fame zero può essere raccolta attraverso un impegno inclusivo globale, e questo deve comportare anche la parità di genere, l'empowerment delle donne.
  In ultima analisi, la fame zero dipende dal comportamento delle persone e, se il nostro impegno non includerà le donne, cioè la metà della popolazione mondiale, come partecipanti su un piano di parità, non avremo successo.
  L'audito ha incentrato la sua attenzione sulle questioni del libero mercato e organizzazione dei mercati e OGM.
  Dalla crisi del 2008 l'ONU si è occupata della volatilità e dell'aumento dei prezzi, cercando di mettere a punto una strategia coerente.
  Lo squilibrio tra domanda e offerta è una delle cause fondamentali della volatilità dei prezzi, per cui è importante aumentare la produzione alimentare.
  Tale strategia ha avuto successo e oggi lo squilibrio evidenziato nel 2008 tra domanda e offerta si è sensibilmente ridotto, diminuendo il margine di speculazione. A questo si è aggiunto un grande investimento nella trasparenza e nella connettività dei mercati a livello di Paese.
  Si è inoltre investito molto in infrastrutture per collegare i produttori con i mercati. Un'altra iniziativa è stata lanciata dal G20 con il sostegno dell'ONU e ha riguardato la messa a punto di un sistema informativo globale sui mercati, che contiene dati sulla produzione e i prezzi dei principali alimenti. Questo sistema AMIS (Agricultural market information system) è incardinato presso la FAO, finanziato dall'ONU ma è regolato dal G20 e ci consente di avere un preallarme sui problemi dei prezzi.
  L'ONU non si occupa direttamente di OGM, ma cura piuttosto le esigenze dei piccoli produttori in particolare il divario rispetto al potenziale produttivo dei piccoli agricoltori sulla base delle tecnologie convenzionali è così ampio che occorre concentrarsi su queste tecnologie convenzionali, vale a dire migliorare l'uso delle acque, l'uso dei fertilizzanti e lo sviluppo delle varietà.
  L'ONU non ha una posizione politica a favore o contro gli OGM, ma è possibile aumentare considerevolmente la produzione senza dare necessariamente impulso alla base tecnologica dei piccoli agricoltori: per avere accesso agli organismi geneticamente modificati, i piccoli agricoltori dovrebbero acquistare le sementi dalle multinazionali e questo richiederebbe regimi creditizi e sistemi di mercato più complessi di quelli disponibili per i piccoli agricoltori nei Paesi meno sviluppati.
  Jaime Vallaure, componente senior dell'Ufficio relazioni con i donatori e rappresentante senior del Programma alimentare mondiale (PAM) ha focalizzato la sua attenzione sul ruolo della donna, un ruolo centrale nella nutrizione dei bambini e delle famiglie, ma anche nella produzione di cibo.
  La parità di genere e la valorizzazione delle donne sono due condizioni fondamentali per sradicare la fame e la malnutrizione.
  Le donne svolgono un ruolo essenziale sia come produttrici di cibo attraverso piccole attività agricole, allevamento e pesca, sia come amministratrici delle risorse naturali.
  A livello familiare, sono le maggiori responsabili dell'accesso al cibo e alla nutrizione, compito che in molte aree rurali comprende attività quali la raccolta dell'acqua, della legna da ardere e di altri prodotti. Le donne sono tuttavia soggette a numerosi ostacoli a causa della disparità nell'accesso ai terreni produttivi, al credito, alla formazione scolastica e professionale, ai mercati e ai processi decisionali.
  Questa discriminazione, non solo rende il loro ruolo nella produzione di cibo Pag. 21molto più difficile di quello che dovrebbe essere, ma viola anche i diritti umani fondamentali e minaccia la sicurezza alimentare collettiva.
  Se le donne avessero lo stesso accesso alle risorse produttive e le stesse opportunità degli uomini, la produttività e il reddito familiare crescerebbero sensibilmente, così come il livello nutrizionale e di salute del nucleo familiare.
  Un altro aspetto cruciale è quello della protezione delle donne specialmente nelle aree di emergenza come quelle teatro di guerra e di catastrofi naturali, dove aumenta il rischio di tensioni a livello familiare che possono sfociare in violenza domestica.
  Il PAM, la FAO, l'IFAD e tutte le altre organizzazioni e agenzie dell'ONU dedicano quindi un'attenzione particolare a questi temi e adottano una strategia di genere nel progettare e mettere in atto i propri progetti.
  L'audito ricorda che nel 2009 il PAM ha lanciato il suo programma di accesso sicuro alla legna da ardere e alle energie alternative, con i partners del PAM, la Commissione per le donne rifugiate, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, la FAO e il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente. Attraverso questo programma è fornito in alcuni Paesi alle donne combustibile e stufe per cucinare efficienti e non inquinanti. Le donne evitano, così, di dover trascorrere troppo tempo alla ricerca di legna da ardere e sono meno esposte al pericolo di subire violenza.
  Un altro programma comune è quello gestito dalle agenzie romane dell'ONU insieme a UN Women, l'associazione delle Nazioni Unite per la parità di genere e per la valorizzazione delle donne, con l'obiettivo di supportare le donne rurali e la loro valorizzazione economica, e sarà realizzato in Etiopia, Guatemala, Kyrgyzstan, Liberia, Nepal, Niger e Ruanda al fine di garantire l'accesso ai beni primari per le donne e la difesa dei loro diritti.
  Particolare attenzione è ai bambini con il programma School Feeding attraverso il quale il PAM fornisce pasti per le mense scolastiche nei Paesi in via di sviluppo.
  L'audito cita, inoltre, il progetto Purchase for Progress (Acquisti per il progresso), programma lanciato nel 2008 dal PAM con la FAO e l'IFAD. Si tratta di un'iniziativa che aiuta i piccoli agricoltori (in particolare donne) a diventare attori competitivi nel mercato con la produzione di cibo destinato alla vendita e utilizzato, attraverso il rifornimento locale, nei programmi del PAM.
  La centralità dei temi legati ai diritti delle donne è stata riconosciuta anche dal Ministero degli affari esteri italiano, che ha promosso il progetto Women for Expo. Riconoscendo che l'Expo 2015 rappresenta una straordinaria occasione per discutere e proporre direttive per affrontare a livello globale le politiche di genere, la direttrice esecutiva del PAM, Ertharin Cousin, ha accettato con piacere l'invito a prendere parte al Comitato internazionale che guida questo progetto.
  Tra le iniziative di Women for Expo, vi è la realizzazione di una «Carta delle donne sulla sicurezza alimentare», che conterrà dieci messaggi fondamentali da lanciare durante l'Expo e i visitatori potranno firmare questa carta delle donne, che sarà poi consegnata alle Nazioni Unite come contributo per l'agenda dello sviluppo del post 2015.
  I predetti progetti sul campo citati sono solo una parte delle numerose attività che il PAM, l'IFAD, la FAO e tutte le altre agenzie dell'ONU portano avanti per raggiungere l'obiettivo della sfida Fame zero.
  In data 19 aprile 2014, si è tenuta l'audizione dei rappresentanti dell'Associazione nazionale delle aziende di ristorazione collettiva (ANGEM) e dell'Osservatorio ristorazione collettiva e nutrizione (ORICON), i quali hanno rilevato che l'Expo costituisce un'occasione irripetibile per veicolare i messaggi di corretta alimentazione che vogliamo dare ai consumatori.
  Attraverso una corretta sicurezza alimentare si può riuscire a evitare l'incremento di obesità e di malattie dovute a Pag. 22una non corretta alimentazione e quindi a ridurre la spesa pubblica per la salute.
  Il tema dell'Expo è «Nutrire il pianeta. Energia per la vita», quindi occorre parlare di nutrizione e non più di alimentazione.
  Su questa spinta, nel 2012 l'ANGEM ha creato l'ORICON, costituito dalle più grandi aziende del settore, alcune appartenenti all'ANGEM, ma anche da grandi cooperative nazionali, per diffondere sempre più programmi di educazione alimentare e spostarsi sempre più su temi di alimentazione.
  Altro tema affrontato è la lotta agli sprechi. L'ANGEM ha partecipato alla Consulta degli stakeholder organizzata dal Ministero dell'ambiente per il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. Gli sprechi, rileva l'ANGEM, sono dovuti a una non corretta definizione dei menu negli ospedali, nelle scuole, nelle caserme, rispetto alle esigenze effettive di nutrizione dei nostri consumatori: i capitolati di gara vengono compilati con un «copia e incolla», e non vengono sentiti i nutrizionisti, e a quel punto abbiamo i famosi sprechi che restano nel piatto dei bambini.
  Bisogna sviluppare, attraverso l'Expo, un programma importante di educazione alimentare. L'ANGEM e l'Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) ha elaborato un protocollo per sviluppare e garantire un programma di sicurezza alimentare e qualità nutrizionale per gli studenti delle scuole italiane. Il protocollo coinvolge anche ResTipica-ANCI, quindi prodotti tipici nazionali, l'Alleanza delle cooperative sociali, per sviluppare programmi di inclusione sociale, e la Fondazione Campagna Amica di Coldiretti e anche l'Oricon.
  Per l'Expo l'ANGEM auspica, innanzitutto, un approccio sistemico: non parlare soltanto di prodotti ma di sistema agroalimentare, al quale la ristorazione collettiva ritiene di appartenere. Inoltre, in considerazione del fatto che la ristorazione collettiva è stato uno degli elementi di sviluppo più importanti per il settore biologico in Italia (molte scuole, in Italia, utilizzano per l'80-90 per cento prodotti biologici) è importante dare rilievo anche a tale tema.
  È, inoltre, opportuno evitare che l'Expo diventi una vetrina di prodotti di nicchia.
  Ancora, il made in Italy dei prodotti locali in Italia non è stato finora avvantaggiato dallo sviluppo di logistica, anche in catena del freddo, che permetta la distribuzione di questi prodotti regionali a livello industriale, considerando i consumi della ristorazione collettiva. Questo è ciò che ANGEM auspica.
  In data 15 aprile 2014, sono stati auditi i rappresentanti dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA) e del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).
  Il rappresentante del CNR ha illustrato il coinvolgimento dell'istituto nelle attività propedeutiche e negli eventi di Expo 2015.
  Il Consiglio ha due incarichi connessi all'organizzazione dell'Expo: il primo, conferito dalla regione Lombardia al CNR per meglio definire la presenza della regione all'interno dell'Expo; il secondo, derivante da una convenzione tra il CNR e il Padiglione Italia, nell'ambito della quale sono chiamati a fare attività di consulenza per il padiglione e un'attività di supporto per quanto riguarda gli eventi scientifici da organizzarvi all'interno.
  Vi è dunque un progetto interdipartimentale del CNR, che prevede la formulazione di ventiquattro eventi (un evento a settimana) all'interno del padiglione Italia. I ventiquattro eventi sono distribuiti su tre grandi tematiche (il cibo e l'uomo, il cibo e la produzione, il cibo e le tecnologie di trasformazione) all'interno delle quali vi sono sei gruppi di lavoro, che vanno dall'educazione alimentare all'ambiente, alle risorse genetiche. Tra tali eventi il rappresentante del CNR ha evidenziato in particolare quello intitolato alla «Dieta mediterranea: fatti, miti e opzioni per l'uomo del XXI secolo». Altri progetti sono:
   quello sulle migrazioni, in cui si evidenzia come la migrazione delle piante e Pag. 23degli animali segua la migrazione dell'uomo e come questa sia stata causata da guerre e carestie;
   il benessere animale e vegetale, per valutare se sia necessario che piante e animali stiano bene per essere buoni;
   la biodiversità;
   la formulazione di un decalogo di buone pratiche nel settore della sicurezza alimentare, la food safety, la sicurezza alimentare nel senso di salubrità del cibo. L'Istituto superiore di sanità ha aderito con l'ENEA alla proposta di un protocollo per la sicurezza alimentare il cui obiettivo è la ratifica da parte di almeno la metà degli Stati partecipanti all'Expo, che attualmente sono 147;
   il sostegno all'internazionalizzazione, strutturando collaborazioni con Israele, Emirati Arabi, Brasile e Canada e avendo anche molti rapporti con Francia e Germania.

  Il CNR rileva che il tema sull'uso sostenibile delle risorse energetiche e soprattutto idriche va affrontato attraverso un uso integrato di tecnologie, che comprende anche tecnologie chimiche, i polimeri, che nel suolo riescono a trattenere l'acqua e quindi a cederla più lentamente. Tutto ciò non riguarda la tecnologia OGM.
  Il rappresentante del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA) ha illustrato il percorso di avvicinamento all'Expo, con una serie di atti prodromici, tra cui attività di tipo congressuale (seminari, workshop, giornate di studio); ed eventi divulgativi quali visite in campi sperimentali o laboratori, eventi dimostrativi in cui si cerca di far comprendere come si possa trasferire l'innovazione all'agricoltore.
  Prima dell'Expo sono stati ipotizzati circa trenta eventi, che vede il CRA coinvolto prevalentemente nella regione Lombardia, l'istituto ha sei strutture dedicate alle diverse filiere (maiscoltura, l'orticoltura, produzioni foraggere e lattiero-casearie).
  Per quanto riguarda la fase cruciale dell'Expo, in collaborazione con altri enti di ricerca (CNR ed ENEA), e in parte con province, Camere di commercio, orti botanici, università, sono stati previsti i seguenti grandi progetti: il primo si occupa di mais, la Lombardy demonstration initiative, all'interno del quale sono previste prove didattiche e dimostrative di filiere, il secondo, la Milano demonstration initiative, si occuperà di energie rinnovabili, recupero di scarti, reflui di lavorazione e valorizzazione dei prodotti italiani, il terzo, la Treviglio demonstration initiative, con una strumentazione peculiare, sarà in grado di far vivere a un trattore la sua intera vita lavorativa nell'arco di qualche giorno.
  Nell'ambito dell'Expo verranno realizzati quattro convegni scientifici internazionali, alcuni con data già fissata e altri ancora da definire. Il primo sarà il convegno dell'Associazione di scienza e tecnologia dei cereali. Poi vi sarà un convegno sulla qualità e sicurezza alimentare dei cereali e dei prodotti lattiero-caseari.
  Un convegno si terrà per una joint venture scientifica Italia-Israele, mentre l'ultimo riguarderà l'organizzazione Global research alliance on agricultural greenhouse gases, che si occuperà delle emissioni gas serra dovute all'agricoltura.
  Il rappresentante del CRA ha citato, sull'uso dell'acqua, l'esperienza di Israele, che utilizza una tecnica per la riduzione del relativo consumo, con un risparmio del 50 per cento.
  Il rappresentante del CRA ha rilevato, inoltre, che c’è stata una forte perdita di biodiversità con l'evoluzione dell'agricoltura. Non è imputabile agli OGM, che forse in alcuni casi possono aggravarla, ma è l'agricoltura moderna che ha portato a una riduzione di biodiversità.
  L'ENEA, nel documento depositato nel corso dell'audizione, evidenzia che le sfide future per la produzione alimentare sono essenzialmente due:
   un aumento della produzione, data la popolazione mondiale in crescita;Pag. 24
   la gestione efficiente delle risorse limitate disponibili.

  È opportuno affrontare il problema di livello globale dato dalla scarsità, anche delle risorse idriche, ed il paradigma da utilizzare, afferma l'ENEA, è quello dell'innovazione e della green economy, anche in chiave energetica.
  Per tali motivi, l'ENEA parteciperà ad Expo con una serie di attività ed iniziative volte ad affrontare tali questioni.
  Il rappresentate dell'ENEA ha al riguardo evidenziato che l'Ente contribuirà all'Expo 2015 dando visibilità ad eventi su l'innovazione, la tracciabilità, la qualità e sicurezza degli alimenti, l'uso delle biomasse e degli scarti agricoli, e curando aspetti trasversali, che riguardano tali argomenti, quali l'impatto sui cambiamenti climatici, l'uso delle fonti energetiche rinnovabili, che spesso vanno in competizione nell'uso del territorio con l'uso per il cibo, l'efficienza energetica in tutta la filiera agroalimentare e i nuovi aspetti, quali il Life cycle assessment, la valutazione del ciclo di vita. ENEA ha un protocollo di intesa con la società Expo 2015 per collaborare allo sviluppo di una vertical farm, «fattorie verticali», che sarà installata nell'area future food district, allo scopo di formare e informare sul tema dell'inclusione degli aspetti dell'agricoltura in sinergia con le fonti rinnovabili. ENEA cura tale area di 2.500 metri quadrati su incarico di Expo.
  La vertical farm è un prototipo in cui mostrare come si produce in un contesto urbano con l'impiego di competenze non solo agronomiche ma anche energetiche per l'efficientamento e l'uso di risorse rinnovabili, nonché di nuovi materiali e di un sistema di illuminazione led altamente innovativo.
  ENEA ha firmato accordi con il CNR e con il CRA per l'organizzazione di quattro eventi nel contesto di Padiglione Italia: dieta mediterranea, storia del grano, cibo del futuro e paesaggi agrari; ed è in raccordo con il Joint research centre (JRC) per il Padiglione Europa per curare aspetti simili.
  In particolare il responsabile dell'Unità tecnica di sviluppo sostenibile ed innovazione del sistema agro-industriale (UTAGRI) dell'ENEA evidenzia le cinque aree tematiche di carattere trasversale che verranno sviluppate in Expo: la prima, il Padiglione zero, dove si rappresenterà la storia dell'agricoltura e dell'agroalimentare, la seconda, la biodiversità, la terza, quella della vertical farm (area future food district), la quarta, sul rapporto tra cibo e arte e la quinta, il children park, su come introdurre i più piccoli al mondo del cibo.
  In data 12 giugno 2014 si è svolta l'audizione di Federalimentare. Il presidente dell'Associazione, nel documento depositato, ha evidenziato come il tema su cui è incentrato Expo «Nutrire il pianeta, energia per la vita», coinvolga vari valori a livello collettivo e individuale: in primis quello della sostenibilità dei sistemi alimentari, della scarsità del cibo e dell'acqua potabile in alcune aree del pianeta, e dunque il tema degli squilibri nella distribuzione degli alimenti, della prevenzione e della lotta delle malattie legate ad una non corretta alimentazione, fino ai temi più specifici dell'integrazione di filiera e dell'assetto dei nuovi mercati.
  Viene citato il protocollo d'Intesa tra Expo S.p.A. e Federalimentare finalizzata alla valorizzazione delle eccellenze produttive italiane e alla diffusione delle conoscenze legate all'alimentazione e alla sicurezza alimentare. Federalimentare agisce sul tema attraverso la collaborazione di 16 associazioni di categoria.
  Inoltre, Federalimentare è coinvolta nel Tavolo Expo Giovani, convocato dal MISE e MIUR.
  Federalimentare ha dunque incentrato l'attenzione sulla problematica della corretta alimentazione e informazione al consumatore, aderendo alla Piattaforma italiana sull'alimentazione, l'attività fisica ed il tabagismo, istituita dal Ministero della Salute per attuare il programma pluriennale «Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari» volto alla prevenzione dell'insorgenza di patologie croniche.
  Per l'anno 2013-2014, Federalimentare partecipa, inoltre, ad un progetto in collaborazione Pag. 25con l'Osservatorio Permanente Giovani Editori e, nel 2014, ai lavori del Comitato MIUR EXPOSCUOLA 2015, istituito con decreto ministeriale MIUR n. 181 del 28 aprile 2008.
  Per ciò che attiene all'industria alimentare, Federalimentare evidenzia che obiettivo primario è quello di offrire alimenti con un profilo nutrizionale sempre più equilibrato e ricorda che oggi l'etichetta nutrizionale è una realtà per la maggior parte dei prodotti alimentari immessi sul mercato dall'industria italiana, talvolta in anticipo rispetto a quanto richiesto, a decorrere dal 13 dicembre 2014, dal nuovo regolamento UE sull'etichettatura dei prodotti alimentari Re. UE n. 1169/2011. Ricorda in proposito che l'etichetta nutrizionale sarà obbligatoria a decorrere dal dicembre 2016.
  L'industria inoltre incoraggia l'adozione di pratiche responsabili di pubblicità onesta corretta e veritiera e a tal fine è stata proposta la diffusione di codici di autodisciplina.
  Inoltre, è considerata come priorità assoluta dell'Industria alimentare la questione della sicurezza degli alimenti, sia dal punto di vista igienico sanitario, che in relazione alla disponibilità di materie prime in quantità e qualità, idonee a soddisfare la domanda crescente. Il settore, afferma Federalimentare, destina agli autocontrolli più del 2 per cento del fatturato e impiega quasi un quarto della sua forza lavoro. Inoltre, gli standard di sicurezza sono assicurati tramite i controlli delle autorità competenti, oltre che dalle attività di autocontrollo.
  Dal punto di vista delle disponibilità delle derrate, l'Industria alimentare si mostra fortemente interessata ad uno sviluppo equilibrato delle attività agricole, in un'ottica di interlocuzione integrata con gli attori a valle, evitando squilibri con ricadute sui comparti della trasformazione già carenti di materie prime nazionali.
  È, inoltre, opportuno promuovere lo sviluppo dell'utilizzazione dei sottoprodotti con il duplice obiettivo di valorizzare tali materiali dentro e fuori la filiera agroalimentare preservando la qualità e la sicurezza degli alimenti destinati alla trasformazione e alla mangimistica, in compresenza di colture no-food.
  Viene, altresì, perorata l'affermazione globale di modelli di produzione e consumo sostenibili. L'uso sostenibile delle materie prime è essenziale al funzionamento delle filiere agroalimentari.
  Pertanto la Federalimentare esprime l'impegno del sistema industriale alimentare a rendere più sostenibili le proprie attività, attraverso: l'innovazione degli impianti, la diffusione di best practices, l'approvvigionamento sostenibile di materie prime, la valorizzazione dei sottoprodotti agroalimentari, l'ottimizzazione e l'eco-progettazione del packaging e la partecipazione proattiva ai sistemi di recupero e riciclo degli imballaggi post-uso, la razionalizzazione logistica e l'efficienza energetica e idrica, politiche queste che concorrono alla lotta agli sprechi.
  Federalimentare evidenzia in proposito che i consumi idrici si sono ridotti in media del 30-40 per cento dagli anni 90’ ad oggi, e che vi è stata una drastica riduzione dell'utilizzo di materiali per imballaggi (con punte del 30-40 per cento del PET, del 50-60 per cento del vetro e del 30 percento dell'alluminio) negli ultimi 10 anni.
  Federalimentare ricorda che partecipa alla prevenzione degli sprechi alimentari attraverso la Consulta nazionale degli stakeholder promossa dal Ministero dell'ambiente e da Last minute market per la predisposizione del programma nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (PINPAS).
  Continuano, inoltre, a rivestire una priorità per Federalimentare l'innovazione della ricerca, a livello nazionale e comunitario, nell'ottica della crescita, della competitività e dell'affermazione dei prodotti nazionali in Italia e all'estero. La Federalimentare ha avviato con il mondo della ricerca e le istituzioni nazionali competenti, la Piattaforma tecnologica nazionale Italian Food for Life. Tale partecipazione ha portato alla costituzione dell'Associazione Cluster agrifood nazionale (CLAN), il 2 ottobre 2013. Vi sono poi Pag. 26progetti comunitari cui partecipa Federalimentare, i cui obiettivi principali riguardano l'efficienza energetica, la valorizzazione dei sottoprodotti e dei residui agroalimentari per la produzione di energie rinnovabili, la riformulazione di prodotti alimentari a basso contenuto di sodio, zucchero e grassi e la diffusione di best practices tecnologiche sul tema della refrigerazione e catena del fresco e gli studi sulla factory of the future.
  Per ciò che riguarda le attività da realizzare in Expo, Federalimentare e il suo partner operativo Fiere di Parma ha presentato un progetto Federalimentare4Expo ovvero un padiglione Corporate che sarà realizzato con l'obiettivo di valorizzare le filiere del settore agroalimentare, la storia delle eccellenze del made in Italy e quei marchi aziendali che hanno fatto del cibo italiano un elemento distintivo della storia e della cultura italiana.
  Inoltre, nell'ambito di una partecipazione istituzionale di Confindustria e degli altri settori confederati, parteciperà alle iniziative mirate a divulgare la cultura dell'alimentazione industriale italiana sostenibile, nel Padiglione Italia.
  Inoltre, federalimentare, insieme alla Confederazione europea dell'industria alimentare (FoodDrinkEurope) parteciperà all'organizzazione di un'intera settimana di eventi sul settore industriale europeo.

Conclusioni

  L'appuntamento dell'Expo 2015 rappresenta una grande opportunità per i settori agricolo e agroalimentare del nostro Paese e dell'Unione europea, ed una eccellente piattaforma di discussione per il mondo intero sulle sfide alimentari globali di oggi e del futuro.
  Una straordinaria occasione di confronto per i rappresentanti della comunità internazionale sui temi riguardanti l'agricoltura, l'alimentazione, l'ambiente e sulle principali questioni che l'umanità dovrà affrontare nei prossimi decenni per cercare di raggiungere un equilibrio tra la necessità di produrre cibo e il dovere di tutelare le risorse del pianeta per le generazioni future.
  La forza dell'esposizione, dedicata al tema «Nutrire il pianeta, energia per la vita», si misurerà anche in relazione al messaggio culturale che saprà lanciare rispetto alla necessità di affrontare e risolvere i grandi paradossi su cibo e alimentazione che attraversano il mondo contemporaneo.
  Tra questi, emergono, in particolare, la devastante iniquità tra la scarsità di cibo e lo stato di sovranutrizione di parte della popolazione dei Paesi sviluppati, con i connessi problemi di obesità e sovrappeso che tale stato comporta; la carenza di acqua e la scarsità di terreno coltivabile e, nel contempo, lo sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali, fino allo spreco e alla dispersione di cibo lungo la filiera alimentare, nelle fasi di produzione, raccolta e consumo.
  Negli ultimi anni, in particolare, il tema della sicurezza alimentare, intesa come possibilità di accesso al cibo, ha acquisito un rinnovato protagonismo. Oggi è maturata la consapevolezza che la sicurezza alimentare non è più solo una questione di distribuzione delle risorse tra Paesi ricchi e poveri, ma oltrepassa questo confine, per diventare un problema di portata globale.
  Il dibattito sulla sicurezza alimentare ha assunto così rilevanza nei principali contesti internazionali quali il G20, la FAO, il G8. In particolare questi temi saranno oggetto anche della Conferenza Mondiale sulla Nutrizione che si svolgerà a Roma in novembre e della nuova Agenda di sviluppo che verrà adottata nel settembre 2015 dalle Nazioni Unite.
  Nel 2050 saremo più di nove miliardi ad abitare il pianeta e per soddisfare la domanda di cibo avremmo bisogno, secondo la FAO, di aumentare la produzione agricola del 70 per cento rispetto a quella attuale. Per di più dovremmo farlo in maniera più sostenibile che in passato. Produrre di più, inquinando di meno: un obiettivo che si presenta arduo da raggiungere.Pag. 27
  La grande sfida per l'economia contemporanea sta allora nel tentare di conciliare sostenibilità ambientale e sviluppo economico e, conseguentemente, adeguare la produzione di cibo alla crescita demografica del pianeta, con un impatto ecologico sostenibile.
  La crescita dello squilibrio tra risorse esistenti e una popolazione mondiale in costante e forte aumento si intreccia quindi con ulteriori criticità, connesse ai cambiamenti climatici, ad una gestione non oculata delle risorse idriche, al consumo di suolo agricolo sottratto alla produzione di cibo, ai problemi di approvvigionamento energetico, alla crescente occidentalizzazione delle diete che conduce a sostituire, in misura sempre maggiore, l'alimentazione a base di proteine vegetali con quella a base di proteine animali.
  Del resto, è la teoria economica a stabilire che con l'aumento delle entrate nella spesa alimentare delle famiglie, alcuni prodotti vengono sostituiti con altri considerati di maggiore pregio e qualità. Man mano che le popolazioni diventano più ricche, i prodotti come riso e farine vengono sostituiti, nelle diete, da carne, latte e derivati, ovvero prodotti a maggior contenuto proteico, e da prodotti trasformati e a maggior valore aggiunto.
  Questa sarà la tendenza che nel prossimo futuro coinvolgerà diversi miliardi di persone. Solo in Cina, la domanda individuale di carne è destinata ad aumentare di oltre 28 kg nei prossimi quarant'anni. Non solo, tutto ciò avrà un effetto moltiplicatore anche sulla domanda di alcune materie prime agricole vegetali, come soia e grano, che sono anche alla base dell'alimentazione animale.
  In tale ambito, il terreno della ricerca e dell'innovazione potrà fornirci importanti risposte.
  Certo non è il solo. Ci sono questioni legate agli stili alimentari globali, all'organizzazione del commercio internazionale, così come problematiche connesse alla competizione tra destinazioni food e non food delle superfici agricole (in particolare i biocarburanti), nonché aspetti speculativi generati dai flussi di capitale finanziario investito nei mercati delle commodity agricole.
  Dai dati riportati in alcune ricerche relative agli stili alimentari, allo spreco di cibo ed alla sostenibilità ambientale, emergono una serie di paradossi che dovrebbero condurre ad una riflessione approfondita sui modelli di produzione e sviluppo agroalimentare del pianeta: ogni anno vengono sprecati circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile, ossia un quantitativo quattro volte superiore rispetto alla necessità nutrizionale stimata di oltre 868 milioni di persone malnutrite in tutto il mondo; ogni anno, nonostante l'enorme diffusione della fame e della malnutrizione, una grande percentuale di produzione agricola è utilizzata per la produzione di mangimi e biocarburanti e si stima che al 2020 la domanda globale di biocarburanti raddoppierà, raggiungendo i 172 miliardi di litri rispetto agli 81 miliardi di litri prodotti nel 2008.
  Oggi per ogni persona malnutrita nel mondo, ve ne sono 2 obese o in sovrappeso (868 milioni di persone sono affamate, mentre un miliardo e mezzo sono in sovrappeso); e d'altro canto, a fronte di 36 milioni di persone che ogni anno muoiono per mancanza di cibo, altre 29 milioni di persone ogni anno muoiono per malattie correlate ad un eccesso di cibo (elaborazione BCFN su dati OECD/FAO 2011).
  Le speculazioni finanziarie sulle derrate alimentari determinano la volatilità nei mercati e l'aumento dei prezzi dei generi alimentari, costituendo una minaccia. Negli ultimi anni, società multinazionali e soggetti finanziari nonché Stati dotati di molta liquidità ma di scarse estensioni coltivabili, stanno procedendo all'acquisto o all'affitto di milioni di ettari di terra in varie aree del mondo, dando luogo a quella che ormai viene considerata una vera e propria «nuova corsa all'oro», il così detto fenomeno del land grabbing.
  Soprattutto nei Paesi a più antica antropizzazione, l'urbanizzazione ha conosciuto un'accelerazione senza precedenti.
  Il suolo è una risorsa limitata non rinnovabile, ed è elemento fondamentale Pag. 28per la regolazione dei cicli naturali dell'acqua e delle sostanze minerali e organiche nell'ecosistema, in quanto habitat di una vastissima gamma di esseri viventi; lo stesso suolo ha al tempo stesso una valenza economica quale base delle produzioni agricole nonché culturale in quanto elemento del paesaggio e memoria storica delle attività umane.
  In questo conteso, l'incremento delle rese produttive in Europa è arrivato al culmine con la rivoluzione verde del Novecento, grazie a migliori varietà vegetali e agli alti livelli di meccanizzazione raggiunti, insieme ad un uso intensivo di fertilizzanti che hanno avuto un costo ambientale non poco rilevante.
  A ciò si deve aggiungere il netto calo della spesa pubblica dedicata alle attività di ricerca in campo agricolo che non rappresenta certamente un buon segnale. Gli investimenti pubblici sono stagnanti nei Paesi più poveri, mentre per quelli più sviluppati crescono a tassi decisamente inferiori rispetto ai decenni passati.
  Incentivare una «ricerca sostenibile» resta quindi un obiettivo da perseguire con maggiore intensità.
  Alla luce di queste sfide globali, il tema di Expo «Nutrire il pianeta, energia per la vita» rappresenta efficacemente i problemi che l'umanità ha di fronte in questo nuovo millennio: cibo e sostenibilità, alimentazione, energia, pianeta, vita.
  Vincere le sfide globali richiede azioni urgenti da intraprendere a livello internazionale ed Expo 2015 offrirà un'occasione importantissima di confronto, grazie alla quale identificare azioni concrete di intervento.
  Il documento strategico di Expo propone un dibattito sul tema dell'alimentazione in una «prospettiva comprensiva di tutti gli aspetti e di tutte le sfumature ideali e culturali del tema, che tenga conto delle molteplici interazioni in gioco, dalla lotta alla fame, alla sostenibilità, alla salute, al cibo come strumento di pace ed espressione culturale».
  L'Esposizione universale italiana è allora un banco di prova per tutti i soggetti partecipanti che si interrogano sulle conseguenze delle proprie azioni per le generazioni presenti e future, e costituisce un'importante sfida per il nostro Paese, impegnato con il Bureau international des expositions a realizzarla.
  L'evento è un'occasione non solo per rendere visibili la creatività e la capacità innovativa dei singoli sistemi alimentari ma, soprattutto, per far emergere le questioni più urgenti legate al tema della manifestazione, in un confronto che accresca conoscenza e consapevolezza dell'esigenza di un «Patto globale per il cibo».
  In tale contesto, la Presidenza italiana della UE, come annunciato dal Ministro Martina, darà ampio spazio al tema scelto dall'Esposizione universale di Milano 2015 «Nutrire il pianeta, energia per la vita» portando l'argomento a livello di dibattito politico europeo. In questo senso la discussione sulla sicurezza alimentare è stata centrale all'interno dell'agenda dei lavori del Consiglio informale Agricoltura, che si è tenuto a Milano a fine settembre.
  Oltre alle istituzioni pubbliche e al comitato promotore, anche il mondo della ricerca e dell'imprenditoria privata (dal Consiglio nazionale delle ricerche e al museo Leonardo che propongono la «Carta costituzionale dell'agroalimentare», alla fondazione Barilla center for food & nutrition che propone il «Protocollo di Milano») sta opportunamente avanzando proposte affinché l'Expo 2015 sia effettivamente l'occasione per giungere alla definizione di un accordo internazionale tra gli Stati partecipanti per stabilire politiche comuni che identifichino soluzioni per i grandi problemi oggi legati a cibo e alimentazione, al fine di giungere alla sottoscrizione da parte di ciascuno Stato di impegni su obiettivi concreti, raccolti in un protocollo globale del cibo.
  Il Governo dovrà quindi attivarsi affinché l'Expo 2015 veda protagonista gli Stati partecipanti, le istituzioni internazionali, gli enti pubblici e privati facenti parte del «sistema Italia», in un confronto con l'opinione pubblica mondiale in merito alle tematiche di seguito elencate, nonché in merito alle politiche pubbliche e alle Pag. 29buone pratiche che ne debbono conseguire, con obiettivi e scadenze vincolanti che realizzino un vero e proprio «patto globale del cibo» secondo le seguenti linee-guida:
  sull'agricoltura a fini alimentari:
   tracciare una direzione aggregante nella quale la dimensione sociale, ambientale ed economica dell'agricoltura possano contare su una chiara visione prospettica e su un definito piano di sostegno e crescita;
   promuovere, supportare e facilitare il trasferimento della conoscenza e della ricerca scientifica per rispondere alla sfida della cosiddetta «intensivizzazione sostenibile» anche attraverso la messa a sistema degli interventi di politica agricola e politica commerciale, al fine di favorire l'autosufficienza alimentare e stabilizzare i mercati;
   elaborare e incentivare nuove pratiche agronomiche al fine di arrestare l'attuale «impronta ambientale» dell'attività agricola, che ha provocato, negli ultimi decenni, la perdita di interi ecosistemi attraverso un processo incessante di deforestazione, uno squilibrio nella destinazione delle produzioni agricole tra utilizzo alimentare ed energetico;
   definire impegni da parte della comunità internazionale che puntino a stabilire un limite di destinazione delle produzioni agricole tra cibo ed energia, nonché un chiaro e certo quadro normativo di contrasto alla speculazione finanziaria sulle materie prime alimentari;

  sull'agricoltura sostenibile:
   definire una strategia concreta per l'elaborazione di una politica internazionale che poggi su un coordinamento globale capace di mettere a sistema scelte di politica agricola e di sostenibilità ambientale, regole sul funzionamento dei mercati e meccanismi internazionali per la stabilizzazione dei prezzi;
   elaborare politiche pubbliche per l'incremento produttivo nelle aree del mondo meno produttive, al fine di avvicinare la domanda di cibo in aumento alla capacità di offerta attraverso pratiche agricole ecosostenibili;
   incentivare le politiche e i programmi di sviluppo rurale nelle aree agricole mondiali così da consentire agli Stati di valorizzare le produzioni e le materie prime locali, e ai produttori di essere più protagonisti nel controllo delle produzioni agricole e nelle dinamiche di commercializzazione, primi garanti della sicurezza e della salubrità delle produzioni;
   definire pratiche innovative che utilizzino alte tecnologie, metodi indicati dalle coltivazioni biologiche, sistemi agricoli di precisione, anche al fine di un utilizzo oculato delle risorse idriche (ad esempio il cosiddetto «more crop per drop» ovvero «più raccolto per ciascuna goccia»);
   utilizzare la finestra di opportunità di Expò 2015 per definire l'ossatura di un Protocollo internazionale di intesa sull'agricoltura sostenibile per i prossimi anni

  sulla riduzione degli sprechi nella filiera alimentare:
   modificare le distorsioni della catena alimentare dovute a fattori tecnici, economici e comportamentali;
   ridurre del 50 per cento entro il 2020 l'attuale spreco di oltre 1,3 milioni di tonnellate di cibo commestibile e perseguire l'obiettivo fissato dalla FAO e dal World food programme attraverso l'attuazione dei seguenti interventi: dare priorità a politiche volte a ridurre lo spreco di alimenti, affrontando le cause del fenomeno e definendo una gerarchia per l'uso degli alimenti anche attraverso l'educazione dei consumatori e la pianificazione dei consumi; riconoscere il contributo positivo della cooperazione e degli accordi a lungo termine sulla filiera alimentare tra agricoltori, produttori e distributori per conseguire una migliore pianificazione e Pag. 30previsione della domanda dei consumatori; fornire il supporto necessario ad avviare iniziative di sensibilizzazione dei consumatori, anche da parte dei professionisti del settore alimentare; definire azioni condivise al fine di evitare che nei Paesi in via di sviluppo i prodotti commestibili si perdano nel passaggio dal coltivatore al mercato per mancanza di modalità di conservazione e trasporto adeguato e, nei paesi industrializzati, si sprechi nella fase della commercializzazione e del consumo;

  sull'eradicazione della fame e lotta all'obesità:
   gli obiettivi di sviluppo del millennio fissati dalle Nazioni Unite, individuano le azioni tese a fornire a tutte le fasce della popolazione l'accesso permanente al cibo, a porre fine alla malnutrizione, a rendere i sistemi di produzione alimentare più efficienti e sostenibili, (ad assicurare l'accesso al mercato ai piccoli produttori alimentari);

  sulla promozione del valore del cibo e di stili alimentari bilanciati:
   definire un impegno comune della comunità internazionale e delle relative istituzioni rappresentative al fine di promuovere ed affermare un nuovo approccio al cibo che ne sottolinei il valore nella scala delle priorità dei consumi;
   favorire la diffusione di modelli nutrizionali attenti all'impatto sulla salute e sull'ambiente, attraverso informazioni accessibili al consumatore volte alla promozione di scelte più consapevoli da parte dei cittadini.