XVII Legislatura

XII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 12 giugno 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vargiu Pierpaolo , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro per le pari opportunità, sport e politiche giovanili, senatoreJosefa Idem, sulle linee programmatiche del Governo in materia di politiche giovanili, nonché in materia di politiche di contrasto alla violenza sulle donne:
Vargiu Pierpaolo , Presidente ... 3 
Idem Josefa , Ministro per le pari opportunità, sport e politiche giovanili ... 3 
Vargiu Pierpaolo , Presidente ... 10 
Murer Delia (PD)  ... 10 
Vargiu Pierpaolo , Presidente ... 11 
Binetti Paola (SCPI)  ... 11 
Patriarca Edoardo (PD)  ... 11 
Idem Josefa , Ministro per le pari opportunità, sport e politiche giovanili ... 12 
Sbrollini Daniela (PD)  ... 12 
Fossati Filippo (PD)  ... 13 
Iori Vanna (PD)  ... 14 
Scuvera Chiara (PD)  ... 15 
Beni Paolo (PD)  ... 15 
Capone Salvatore (PD)  ... 16 
Vargiu Pierpaolo , Presidente ... 17 
Idem Josefa , Ministro per le pari opportunità, sport e politiche giovanili ... 17 
Vargiu Pierpaolo , Presidente ... 19

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero: Misto-MAIE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIERPAOLO VARGIU

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

Audizione del Ministro per le pari opportunità, sport e politiche giovanili, sen. Josefa Idem, sulle linee programmatiche del Governo in materia di politiche giovanili, nonché in materia di politiche di contrasto alla violenza sulle donne.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro per le pari opportunità, sport e politiche giovanili, sen. Josefa Idem, sulle linee programmatiche del Governo in materia di politiche giovanili, nonché in materia di politiche di contrasto alla violenza sulle donne, argomento quest'ultimo più volte oggetto di discussione presso questa Commissione.
  Do la parola al ministro per la sua introduzione.

  JOSEFA IDEM, Ministro per le pari opportunità, sport e politiche giovanili. Gentile Presidente e gentili membri della Commissione, vi ringrazio per l'invito. Sono qui, oggi, per esporvi le linee programmatiche del Governo in materia di politiche giovanili, nonché in materia di politiche di contrasto alla violenza sulle donne.
  Prima di tutto voglio sottolineare che considero le linee programmatiche che sto per illustrarvi alla stregua di una bozza di lavoro, nel senso che sarò molto felice dei vostri contributi e delle vostre osservazioni, perché ritengo importante e fondamentale la collaborazione con la Camera e con il Senato. Tutto ciò, quindi, che non troverete in questa esposizione non è stato colpevolmente omesso, ma necessita semplicemente di un ulteriore approfondimento, grazie anche ai suggerimenti che potrete darmi.
  Scrive Italo Calvino ne Il visconte dimezzato: «a volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane». Questa affermazione, a mio avviso, rappresenta una sintesi molto efficace della condizione giovanile, che è di fatto un divenire, un percorso dalla dipendenza all'autonomia. Questo percorso non è solo fisico, ma è soprattutto culturale, nella più ampia accezione di questo termine, e la società deve avere tra i suoi principali compiti quello di sostenere e indirizzare i giovani nel loro cammino verso l'autonomia e l'età adulta, se vuole essere una società giusta e garantirsi un futuro di sviluppo.
  Lo ha ben compreso l'Unione europea, che nella Strategia di Lisbona ha previsto di rafforzare il sostegno ai giovani europei, prevedendo un'iniziativa «faro», la cosiddetta Youth on the Move, finalizzata proprio ad aiutare i giovani ad acquisire le conoscenze, l'abilità e le esperienze di cui hanno bisogno per avere accesso al mondo del lavoro e per trovare la loro collocazione nella società.
  Il nostro Paese non può certo dirsi soddisfatto dell'attenzione che fino ad oggi ha dedicato ai giovani, nonostante gli sforzi e le risorse impiegati negli ultimi anni, su cui mi soffermerò a breve. Non è Pag. 4questa la sede per citare dati e statistiche, purtroppo aggiornati quotidianamente in negativo, sull'inserimento e sull'occupazione giovanile, sugli indicatori di disagio sociale e sul numero di giovani e meno giovani che rimangono più a lungo nella famiglia di origine, condizione che si è estesa ormai fino ai 35 anni. Sappiamo che il nostro Paese non si colloca certo fra i primi in Europa per le risorse destinate al sostegno al reddito, alle misure di contrasto alla povertà o alle prestazioni a favore di persone a rischio di esclusione sociale. Ciò ha effetti molto negativi sulle giovani generazioni che, come ha segnalato alcuni anni fa l'attuale Ministro dell'economia e delle finanze Saccomanni, allora nella veste di Direttore generale della Banca d'Italia, hanno subìto più di altre gli effetti della crisi per l'assenza di un sistema universale di protezione sociale e che, a causa del funzionamento del nostro sistema di welfare, hanno meno requisiti per accedere agli strumenti disponibili. Si tratta di una dichiarazione rilasciata in passato, ma che mi auguro sia di buon auspicio per il futuro, visto che è colui che ci dovrà assegnare le risorse.
  Ai giovani e a tutti noi, quindi, rischia di mancare il futuro, o meglio una seria e solida prospettiva di sviluppo.
  Questo Governo, fin dal suo insediamento, ha indicato nei giovani una risorsa per la crescita, in particolare per il Mezzogiorno. «Rinunciare ad investire su di essi» ha affermato il Presidente Letta «sarebbe un suicidio economico» e significherebbe votarsi ad una «decrescita infelice».
  La mia azione, quindi, come Ministra per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili, sarà finalizzata ad accrescere il peso e il valore delle politiche a favore dei giovani nell'azione del Governo. Il punto di partenza non è incoraggiante per quanto riguarda sia gli indicatori demografici e socioeconomici, sia la governance e l'integrazione delle politiche messe in campo a livello nazionale, regionale e locale, sia, infine, per le risorse a disposizione del mio ministero.
  Dopo un periodo di progressiva e costante riduzione delle risorse, il Fondo per le politiche giovanili può contare, per l'anno 2013, su uno stanziamento di circa 6 milioni di euro, che sono stati ulteriormente ridotti nel corso del medesimo anno di altri 800.000 euro circa, per effetto del decreto legge n. 95 del 2012 – cosiddetto spending review – e di altre disposizioni.
  Va inoltre considerato che tale stanziamento viene sostanzialmente confermato anche per gli esercizi finanziari 2014 e 2015. Come peraltro noto, le risorse in esame non sono di esclusiva competenza statale, ma vanno ripartite anche tra le Regioni, le Province autonome e gli Enti locali. Le risorse disponibili per lo Stato si riducono quindi a una frazione dello stanziamento originario pari a circa il 35 per cento del totale. Per darvi solo un'idea, alcuni anni fa gli stanziamenti per le politiche giovanili erano di 120 milioni annui, mentre adesso siamo arrivati a 6 milioni di euro, senza considerare gli ulteriori tagli.
  Parallelamente alla disponibilità di nuove risorse, occorre rafforzare le strategie, dando prospettiva, solidità e concretezza alle politiche a favore delle giovani generazioni.
  Per avere forza, infatti, le politiche giovanili non devono essere «frammentate», come dicono i sociologi, ma devono avere un forte coordinamento strategico e un indirizzo unitario. Il Ministero per le politiche giovanili deve essere, quindi, in grado di porsi come soggetto di dialogo fra gli attori e come soggetto terzo in grado di premiare, anche con risorse aggiuntive, la messa in rete di best practices.
  Inoltre, il Ministero deve agire come facilitatore del dialogo fra pubblico e privato e porsi alla guida di un cambiamento culturale e sociale, che veda il giovane come soggetto attivo e come investimento per il futuro, da considerare in modo specifico nelle policy degli altri ministeri.
  È evidente, infatti, che le politiche giovanili, oltre ad essere trasversali e complesse, attraversano le competenze di numerosi ministeri ed offrono una molteplicità di spunti tesi a riprogrammare e Pag. 5ristrutturare la società del futuro. Incrociamo il tema dei giovani in tutti i settori, quando parliamo di istruzione, di sport, di lavoro, di salute, ma anche di famiglia, come per esempio quando si parla di figli di giovani coppie o di giovani genitori.
  Li troviamo quando parliamo di politiche antidroga e di dipendenze patologiche, di educazione al rispetto, di tutela dell'ambiente, di studio e diffusione delle nuove tecnologie, di tutela e valorizzazione dei beni culturali, ma anche di capacità di inserirsi nel mondo artistico come protagonisti. Per non parlare della necessità di agire proprio con i giovani, per proporre una nuova concezione del «diverso», che ponga le basi della cultura e del rispetto reciproco, della conoscenza, dell'integrazione e della solidarietà.
  Appare dunque prioritario che il Governo si doti di uno strumento di programmazione trasversale, ovvero di un Piano strategico nazionale delle politiche giovanili che potrebbe essere utilmente inserito nel Documento di economia e finanza. Il Piano deve diventare uno strumento finalizzato a definire e realizzare interventi organici in materia di politiche giovanili, articolato per specifiche priorità tematiche centrali, individuando, all'interno di ciascuna di esse, specifiche linee di azione e progetti di rilevante interesse nazionale. Il Piano deve avere come prospettiva anche la valorizzazione della Presidenza italiana dell'Unione europea, prevista per la seconda metà del 2014.
  A mio avviso, nel Piano occorre focalizzare l'attenzione sui seguenti temi: agevolare l'accesso dei giovani al mondo il lavoro e la valorizzazione della competenza e della formazione dei giovani. Esiste un fenomeno importante di dispersione scolastica che è all'attenzione della Ministra dell'istruzione, la professoressa Maria Chiara Carrozza, che ha segnalato la necessità di potenziare il settore dell'istruzione, dell'università e della ricerca e della formazione professionale.
  Per quanto concerne la lotta al disagio giovanile, faccio presente che il disagio ha tante facce e tanti effetti, comporta per esempio una minore attenzione alla salute e al benessere individuale, oltre che l'aumento di comportamenti a rischio come il consumo di sostanze, i comportamenti sessuali a rischio, le condotte devianti e la marginalizzazione, come dimostrano i cosiddetti «NEET», ovvero «not in education, employment or training» che stanno crescendo in maniera esponenziale negli ultimi anni.
  Il disagio giovanile è un velo nero della condizione giovanile che può avere effetti devastanti sulla coesione sociale, ma anche sulle prospettive di sviluppo e di crescita, perché fa mancare ai giovani e a tutta la società la spinta al futuro e la speranza. Su questo tema occorre mettere in atto tutte le azioni possibili, chiamando in causa in primo luogo le amministrazioni locali e le associazioni del terzo settore, ovvero i soggetti più vicini ai giovani sui territori. Occorre promuovere comportamenti virtuosi in tema di benessere e salute, tramite l'implementazione dell'attività sportiva e ricreativa, offrire luoghi e occasioni per sviluppare la creatività, nonché stimolare l'associazionismo e il volontariato, tutti temi su cui mi soffermerò nel prosieguo del mio intervento.
  Altro tema su cui concentrerò l'attenzione è la promozione dell'autonomia giovanile, che si realizza assicurando il diritto alla casa e alla formazione di una propria famiglia. Per questo disponiamo di alcuni strumenti come per esempio il Fondo per la casa, il Fondo per i giovani precari, il Fondo per lo studio, le risorse per la promozione dell'imprenditoria giovanile, che sono iniziative da sostenere e da sviluppare a livello centrale, regionale e locale.
  Nell'ambito dei fondi al momento attivi presso il mio ministero, ricordo: il Fondo per il credito ai giovani con una dotazione di 20 milioni di euro, il Fondo per l'accesso al credito per l'acquisto della prima casa da parte di giovani coppie o di nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, che è stato finanziato con legge una tantum per 50 milioni di euro, e il Fondo genitori precari, finanziato con legge una tantum per 51 milioni di euro.Pag. 6
  Un particolare impegno deve essere riservato a incentivare la partecipazione dei giovani alla vita politica e istituzionale e ad implementare la lotta a ogni forma di discriminazione, all'odio e alla violenza, tema su cui mi riservo di tornare successivamente nel mio intervento, nella parte relativa alla violenza contro le donne.
  La politica ha un enorme debito nei confronti dei giovani, non solo per aver a lungo disatteso la loro speranza di futuro, ma anche per aver dato una così bassa prova di sé nel disincentivare l'interesse e la partecipazione a tutti i livelli. Questo disinteresse nelle forme più intense e addirittura di aperta ostilità è in contraddizione con l'interesse che tanti giovani invece dimostrano verso l'aggregazione e verso il volontariato sociale.
  Una politica efficace non può ignorare le mille sfaccettature che compongono l'universo giovanile, né è possibile ignorare quanto sia fondamentale porre le basi proprio in età adolescenziale per interventi di cambiamento culturale e sociale.
  È importante, quindi, il coinvolgimento delle amministrazioni competenti attraverso, per esempio, accordi bilaterali, protocolli di intesa, tavoli interistituzionali, con il fine di affrontare congiuntamente le problematiche giovanili in tutti i loro aspetti.
  Altri attori importantissimi sono le Regioni, che hanno la competenza in materia di politiche sociali e quindi anche in materia di politiche giovanili. Occorre condividere quanto è stato realizzato a livello territoriale. Molte regioni hanno approvato un Piano giovani regionale con cui sono stati programmati interventi, azioni e priorità, il cui contenuto e i risultati sono spesso non conosciuti a sufficienza dall'Amministrazione centrale.
  Per questo motivo, reputo importante utilizzare al meglio i luoghi di confronto e di concertazione in cui il centro e le regioni possano dialogare, scambiare contenuti e buone prassi, condividere metodologie e interventi attraverso cui agire.
  È altresì necessario coinvolgere nei processi di programmazione e di mappatura, i Comuni e le Province che tra l'altro, fin dall'inizio sono stati i primi enti a occuparsi di problematiche e tematiche giovanili. Per questo motivo si ritiene utile, al fine di programmare interventi efficaci nei settori individuati in maniera condivisa, l'istituzione di un Osservatorio nazionale sui giovani, che veda la partecipazione come stakeholders principali di regioni, province autonome, ANCI, UPI, Agenzia nazionale per i giovani e Forum nazionale giovani.
  In particolare, va rilanciata la collaborazione con l'ANCI, così come ho ribadito nell'incontro che ho tenuto con i vertici dell'associazione lo scorso 4 giugno, per riprendere quell'azione di programmazione comune che negli ultimi anni si è andata affievolendo. Si è trattato di un incontro fruttuoso nel quale abbiamo individuato una metodologia da adottare in futuro in merito alla collaborazione e alla concertazione.
  Va, infine, meglio focalizzato e finalizzato nel contesto della programmazione il ruolo dell'Agenzia nazionale per i giovani, organismo pubblico vigilato dal Dipartimento della gioventù e dalla Commissione europea, e del Forum nazionale giovani, che rappresenta l'unica piattaforma nazionale di organizzazioni giovanili italiane.
  In sintesi, intendo quindi impegnare il Dipartimento della gioventù e del servizio civile e nazionale sulle seguenti tematiche, prima fra tutte la promozione di stili di vita salutari per la salute e il benessere dei giovani. Questa tematica, oltre alla finalità di svolgere attività di prevenzione di tutte quelle malattie derivanti da uno stile di vita sedentario o da una alimentazione non corretta, ha un raggio d'azione molto vasta. La salute dei giovani, infatti, riguarda ambiti molto complessi che agiscono sulla sfera fisica, ma anche su quella psicologica.
  Per fare alcuni esempi, l'obesità può provocare malattie importanti quali il diabete o patologie cardiovascolari, ma contemporaneamente può rappresentare una manifestazione di un comportamento compulsivo, legato a un disagio psicologico o un primo sintomo della bulimia. Non Pag. 7solo, quindi, prevenzione medica ma anche intercettazione del disagio già nelle prime fasi.
  Nella stessa direzione intendo lavorare per la promozione dell'attività motoria e sportiva, considerando cioè non soltanto il ruolo fondamentale che lo sport assume nella fortificazione del fisico e nella prevenzione di importanti malattie, ma anche la sua funzione educativa e inclusiva, che consente di inserire i giovani in ambienti relazionali accoglienti e trasmette loro la cultura dell'impegno finalizzato al raggiungimento di un risultato. Questo per insegnare loro non la cultura del sacrificio ma semplicemente la cultura dell'impegno. Si suol dire infatti che lo sport insegna a fare sacrifici, mentre io dico che lo sport insegna ad assumersi degli impegni.
  È necessario, inoltre, individuare e costruire percorsi che consentano ai giovani di poter coltivare le loro doti artistiche e creative, trasformandoli in strumenti per il loro futuro. Per fare questo occorrerà studiare insieme ai professionisti la possibilità di creare circuiti che consentano di trasformare l'arte da settore elitario a patrimonio popolare. Scrivere, cantare, suonare e ballare deve diventare una possibilità per molti e non un'opportunità per pochi.
  A tal fine sarà importante trovare i mezzi per avvicinare i ragazzi alle professioni legate all'arte, allo spettacolo e alla musica, trasformando il loro entusiasmo artistico in dote lavorativa e professionale.
  Occorre porre al centro di ogni azione il recupero della legalità e del rispetto verso le istituzioni. Ciò implica una visione complessa del concetto di legalità che, insieme al sistema giudiziario e alle Forze dell'ordine, parta dal recupero della persona nella sua interezza e del contesto sociale in cui si opera. È importante, infatti, non soltanto promuovere valori e modelli di riferimento positivi, ma stimolare i giovani all'impegno civico, alla cittadinanza attiva, alla solidarietà, alla riscoperta dei rapporti umani finalizzati al raggiungimento di un fine comune o, meglio ancora, di pubblica utilità.
  Inoltre, occorre lavorare per sensibilizzare i giovani contro ogni forma di odio, intolleranza, violenza e razzismo, in modo da renderli responsabili e spingerli a intervenire in ogni luogo, fisico e virtuale, in cui una persona debole o indifesa venga offesa o percossa.
  La campagna internazionale contro l'odio on-line, che abbiamo appena intrapreso, rappresenta il primo di una serie di interventi, mentre un'attenzione particolare verrà posta sul fenomeno della violenza di genere, con l'intento di portare avanti progetti integrati che garantiscano maggiore incisività nel contrasto alla violenza di genere, anche con il concreto coinvolgimento delle associazioni, della società civile e della scuola, come ad esempio, il progetto Rainbow, che ha portato alla premiazione da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri di filmati contro l'omofobia e la transfobia realizzati da istituti scolastici della capitale. Questa è la formazione che deve essere fatta in giovane età, al fine di contrastare quegli stereotipi che possono, successivamente, portare alla violenza.
  Occorre, inoltre, come già accennato, favorire l'autonomia e l'indipendenza dei giovani dalle famiglie di origine attraverso l'accesso agevolato al credito per gli studi, la casa e l'avvio di attività imprenditoriali.
  E veniamo, infine, al capitolo delle risorse dedicate alle politiche giovanili. Delle risorse attualmente disponibili, sicuramente scarse, ho già detto all'inizio del mio intervento, e per prima cosa mi riprometto di chiederne un incremento pari a 50 milioni di euro annui per il triennio 2014-2016, per poter dare sostanza alla programmazione delle politiche attive.
  Ma per reperire maggiori risorse dobbiamo guardare prevalentemente all'Europa, sia stimolando una maggiore attenzione alle politiche giovanili da parte della Commissione, posto che il finanziamento di tali politiche ancora oggi è un peso limitatissimo, sia prestando particolare attenzione alle opportunità e alle risorse attualmente a disposizione e a quelle che saranno rese disponibili nel prossimo ciclo di programmazione.Pag. 8
  Per queste ultime è attualmente in corso un'attività di concertazione svolta all'interno di ogni Stato membro, che ha il fine di coniugare le priorità della Commissione con le esigenze dello Stato nazionale. Questa negoziazione nel nostro Paese sta avvenendo attraverso quattro tavoli coordinati dal Dipartimento delle politiche di sviluppo, a cui il Dipartimento della gioventù sta partecipando attivamente per proporre interventi mirati su alcune delle tematiche centrali delle politiche giovanili. Il tavolo occupazione, il tavolo istruzione, il tavolo ambiente e il tavolo inclusione sociale offrono notevoli spunti e possibilità per pianificare azioni di governance e di intervento, che inseriscano le tematiche giovanili in tutti e quattro i settori individuati.
  È in questa fase che si definiscono le linee di finanziamento e le priorità che ogni Paese seguirà per i sette anni successivi, ed è per questo motivo che il nostro impegno a inserire idee e contributi è forte e vigile. Auspichiamo a tal proposito che le amministrazioni capofila nel negoziato con la Commissione europea, in primo luogo il Dipartimento delle politiche di sviluppo, recepiscano le nostre istanze e rafforzino la presenza trasversale degli interventi a favore dei giovani.
  Con la stessa determinazione, il Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale partecipa con progetti propri a programmi nazionali gestiti da autorità quali il Ministero dell'interno, con il programma operativo nazionale sicurezza, il Ministero dello sviluppo economico, con il programma operativo nazionale «Governance e assistenza tecnica», il Ministero della coesione territoriale, con il piano azione e coesione, al fine di realizzare interventi finalizzati a valorizzare le politiche a favore dei giovani.
  Nell'ambito del programma operativo nazionale «Governance e assistenza tecnica», il programma operativo di assistenza tecnica gioventù da poco avviato ha come obiettivo quello di proseguire l'azione di formazione e di aggiornamento delle Regioni Obiettivo Convergenza (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) in materia di politiche giovanili, soprattutto ora che, attraverso l'approvazione del piano azione e coesione, sono in corso di riassegnazione due ampi progetti finalizzati a creare occupazione attraverso la valorizzazione di beni pubblici e a promuovere interventi di coesione e di inclusione sociale nelle Regioni Obiettivo Convergenza. In questo caso i giovani e il mondo del no profit sono chiamati a pianificare il loro futuro e a porre in essere progetti da cui può dipendere il cambiamento proprio e del loro territorio.
  Analogamente, seguendo quanto indicato dalla Commissione europea e dal Consiglio dell'Unione europea in materia di animazione socio-educativa e di apprendimento esperienziale per l'arricchimento professionale e curricolare dei ragazzi, abbiamo intenzione di proseguire l'impegno nella definizione della parte relativa alle politiche giovanili di «Erasmus for all», il nuovo programma europeo per l'educazione, la formazione, i giovani e lo sport per gli anni 2014-2020 in corso di approvazione.
  Questo nuovo programma europeo, partendo dalla vecchia definizione dell'Erasmus, concepito come strumento per stimolare i giovani universitari ad intraprendere esperienze e studi all'estero, ha ora ricompreso nelle sue finalità quella di estendere tale possibilità a ragazzi che siano al di fuori del circuito scolastico tradizionale, quindi anche quelli che sono in fase di apprendistato o formazione professionale o negli istituti tecnici.
  Il lavoro che abbiamo di fronte e che ci ripromettiamo di svolgere è sicuramente molto complesso, perché l'impegno è non solo realizzarlo, ma anche integrare politiche complesse. Dovremo necessariamente far riferimento a concetti quali la sussidiarietà, la governance verticale o orizzontale, la cooperazione pubblico-privato, ma abbiamo dalla nostra parte la determinazione e la necessità di ridare la speranza di futuro ai nostri figli.
  In base alle competenze della Commissione Affari sociali, ho preparato anche uno specifico paesaggio nel mio intervento sulla violenza contro le donne, tema che Pag. 9ho già avuto modo di affrontare lo scorso giugno innanzi alle Commissioni riunite I e XI della Camera.
  Poiché ritengo necessario un approccio integrato al tema della violenza di genere, ho voluto convocare su di esso un audit nazionale, svoltosi a Roma il 22 maggio scorso, nel corso del quale ho incontrato gli operatori e le associazioni impegnati a livello nazionale e locale nella prevenzione e nel contrasto del fenomeno della violenza contro le donne. Si è trattato di un proficuo confronto che ha evidenziato l'importanza di porre in essere, ancor più che nel passato, azioni positive volte a sensibilizzare l'intera collettività sul fenomeno, a formare adeguatamente gli operatori sanitari e le Forze dell'ordine istituzionalmente competenti, a potenziare i centri antiviolenza esistenti sul territorio e a reperire maggiori risorse finanziarie da destinare alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere.
  Sono convinta che, solo attraverso la più ampia collaborazione con il mondo delle associazioni e delle istituzioni ai diversi livelli, si potranno affrontare e risolvere le questioni ancora aperte per la piena affermazione dei diritti di tutte le persone. Intendo altresì costituire un Osservatorio nazionale sulla violenza di genere e sullo stalking. Tale impegno è stato inserito nel testo della mozione unificata votata all'unanimità dei presenti alla Camera il 4 giugno scorso.
  Alcune misure di intervento saranno oggetto di approfondimento nel corso della predisposizione del nuovo Piano nazionale contro la violenza di genere e lo stalking, per la cui elaborazione saranno fondamentali i suggerimenti e i contributi del mondo dell'associazionismo femminile, delle ONG, della società civile impegnata su tale tematica.
  Parallelamente, nelle more dell'approvazione definitiva al Senato della proposta di legge d'iniziativa parlamentare di ratifica della Convenzione di Istanbul, che si dovrebbe tra l'altro svolgere in questi giorni, in ordine alla quale ricordo che il Governo ha dato fin dall'inizio il pieno appoggio e sostegno, ho ritenuto opportuno dare indicazioni a miei uffici per la stesura di un disegno di legge sulla violenza contro le donne, che possa fin d'ora recepire alcune preziose indicazioni contenute nella menzionata Convenzione, in grado di intervenire sui molti piani del fenomeno, incluso il fonte repressivo e penale.
  Le leggi da sole però non bastano. Ho pertanto portato all'attenzione del Consiglio dei ministri il mio intento di avviare al più presto i lavori del preannunciato tavolo di lavoro interistituzionale – ovvero task force – al fine di esaminare il problema della violenza contro le donne sotto tutti profili, come la formazione degli operatori sanitari e delle Forze dell'ordine, la prevenzione, la repressione e – non ultimo – il reperimento delle necessarie risorse finanziarie, poiché sono convinta che solo attraverso un intervento sinergico di tutti gli attori istituzionali, come del resto ci dimostrano esperienze analoghe avviate in ambito europeo che hanno dato e continuano a dare risultati incoraggianti, si possa tentare di sconfiggere un tale fenomeno di inciviltà.
  Al riguardo, dopo aver coinvolto i ministri interessati – interno, giustizia, salute, istruzione e lavoro ed economia – sono contenta di annunciare in questa sede che dalla prossima settimana, o meglio da martedì prossimo alle ore 9.00, partiranno i lavori della task force da cui mi aspetto proposte concrete ed efficaci.
  Altrettanto rilevante e decisiva è la dimensione educativa e culturale del nostro impegno nel senso di educare la società ai valori delle pari opportunità, al rispetto e alla valorizzazione delle differenze e all'uguaglianza di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di condizioni personali e sociali, nel pieno rispetto del principio di uguaglianza formale e sostanziale, come stabilito dall'articolo 3 della Costituzione.
  In quest'ottica è mia intenzione sensibilizzare i giovani e le giovani, potenziando alcune azioni già sperimentate dal Dipartimento per le pari opportunità negli anni precedenti. Mi riferisco ad esempio al protocollo con il Ministero dell'istruzione, Pag. 10università e ricerca, che ha istituito la Settimana contro la violenza e la discriminazione nelle scuole di ogni ordine e grado, volta a promuovere la crescita culturale dei ragazzi e delle ragazze e a favorire un insegnamento fondato sulla conoscenza dei diritti fondamentali, sull'educazione alla legalità e sul rispetto tra i generi.
  In quest'ottica anche il mondo dello sport può essere utile, tanto che proprio ieri ho firmato con il CONI un protocollo d'intesa che ha istituito la Settimana per lo sport contro la violenza di genere, dedicata all'eliminazione di ogni forma di violenza di genere, che avrà luogo con cadenza annuale nella prima settimana di ottobre in coincidenza proprio con la Giornata nazionale dello sport.
  Si tratta di iniziative concrete che si pongono in linea con quanto emerso in sede di discussione alla Camera sul progetto di legge di ratifica della Convenzione di Istanbul, al termine del quale è stato approvato un ordine del giorno che ha impegnato il Governo a fissare tra gli obiettivi dell'insegnamento la cultura del rispetto ed il superamento degli stereotipi sessisti.
  Infine, un'ultima considerazione: la violenza contro le donne è condotta dagli uomini, è una violenza maschile e senza un maggiore coinvolgimento di tutti gli uomini non violenti non ci potrà essere una piena e completa soluzione del problema. È mia intenzione lavorare anche in questa direzione.
  Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro a nome dei componenti della Commissione e mio personale.
  Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DELIA MURER. Grazie, presidente, grazie, Ministro. Vorrei soffermarmi innanzitutto sul tema della violenza contro le donne, che mi è molto caro e su cui la Commissione ha svolto anche un lavoro approfondito, approvando una specifica risoluzione nella scorsa legislatura e sostenendo la Convenzione di Istanbul durante l'esame, in sede consultiva, del relativo progetto di legge.
  Vorrei ricordare un ordine del giorno presentato al progetto di legge di ratifica della Convenzione di Istanbul durante l'esame alla Camera, che è stato accettato dal Governo, e che si riferiva all'esigenza di adeguare le dotazioni del Fondo per le politiche contro la violenza alle donne e di sviluppare una presenza equilibrata su tutto il territorio nazionale dei centri antiviolenza e delle case rifugio.
  Questo è un tema molto importante. A tale proposito, vorrei subito sottolineare una cosa. In passato abbiamo assistito a una precarietà del predetto Fondo, che non ha un riferimento legislativo preciso, e a una precarietà negli interventi nei confronti dei centri antiviolenza, che in alcuni casi sono privati, in altri casi sono sostenuti dai comuni, come quello della mia città, Venezia.
  Penso che sia molto importante arrivare a dare dei punti fermi su questo punto. Ho, quindi, depositato una proposta di legge che credo possa costituire una base utile per un confronto, al fine di dare un preciso ancoraggio legislativo al Fondo contro la violenza alle donne e a riconoscergli annualmente specifiche risorse finanziarie. Considero molto importante un intervento che veda anche la costruzione di centri nei territori in cui non esistono, in quanto si rileva un problema non solo di sostegno dei centri esistenti, ma anche di riequilibrio su tutto il territorio nazionale.
  La stessa cosa vale per le case rifugio. Abbiamo visto spesso casi di donne che avevano denunciato, le quali sono state poi ammazzate perché non hanno trovato adeguati sostegno e presa in carico nel momento successivo alla denuncia.
  La mia richiesta è, quindi, di avviare un confronto e di costruire insieme il percorso dello sviluppo dei centri antiviolenza, delle case rifugio e ancora di intervenire, anche in raccordo con il Ministero Pag. 11della salute, in materia di organizzazione sanitaria dei pronti soccorso, per far fronte a tali emergenze.
  Lei ha parlato di una task force che si verrà a istituire, intervento molto valido e importante. Vorrei capire se la task force sarà coordinata dal Ministero delle pari opportunità, perché non vorrei che fosse messa in capo al Ministero dell'interno.
  Vorrei ancora sottolineare un'altra cosa. Mi pare molto importante l'idea dell'Osservatorio e a tale proposito ricordo che ho depositato una proposta di legge, che ha ad oggetto un Comitato, non un Osservatorio, con analoghe funzioni. Vorrei capire se su tale argomento esista già un provvedimento, un testo del Governo, e se all'interno di questo Osservatorio si pensi anche di coinvolgere la rete dei soggetti che già operano sul territorio. Grazie.

  PRESIDENTE. Dato l'elevato numero di iscritti a parlare, raccomanderei ai deputati che intendono intervenire di essere sintetici in modo da lasciare spazio alla replica del Ministro Idem.

  PAOLA BINETTI. Sarò brevissima. Vorrei chiedere due cose perché penso che il tema della violenza femminile sia stato affrontato in modo approfondito, con molta profondità, anche se adesso aspettiamo le proposte concrete sul campo.
  Rispetto alle competenze del Ministro mi interessava sapere una cosa. Una è relativa allo sport, per cui vorrei sapere in che modo si possa riuscire a sostenere l'infinito tessuto delle attività sportive, che non sono quelle competitive di competenza di club sportivi anche di un certo peso, ma quelle del quotidiano, perché, come si dice a Roma, abbiamo sottratto i bambini alla strada, ai cortili, ma non abbiamo offerto loro con sufficiente semplicità l'accesso ad attività sportive diversificate che possono costituire un'alternativa alla Internet addiction o all'isolamento e costituire una risposta a quanto lei, ministro, evidenziava a proposito dell'obesità. Al di là dell'intervento sui modelli alimentari, infatti, è fondamentale l'intervento sulla capacità di movimento.
  Il Centro sportivo italiano fa molte cose di questo genere, ma vorrei sapere in che modo si possa rilanciare il tema, anche perché è notizia di questi giorni il fatto che la scuola finisce ma non finisce l'attività lavorativa dei genitori, e la frequenza di club sportivi spesso ha un costo molto elevato, che non tutte le famiglie possono permettersi. Mi chiedo, quindi, in che modo si possano valorizzare strutture che permettano ai bambini di fare sport anche in condizioni facili, sotto il profilo economico, e ovviamente ben organizzate.
  La seconda domanda riguarda un altro aspetto dei giovani che lei ha toccato perché immagino che sia un tema di convergenza con le politiche per il lavoro: il famoso tema dei giovani «né-né», vale a dire di coloro che hanno terminato di studiare, ma non sono ancora inseriti nel mondo del lavoro, e che corrispondono al 30 per cento dei giovani stessi. Cosa si può fare davvero per i giovani che si trovano in tale condizione di attesa rispetto all'inserimento nel mondo del lavoro, di cui tutti ci parlano quotidianamente – il Ministro Saccomanni, il Ministro Zanonato o il Presidente del Consiglio – in quanto hanno ben presente che bisogna facilitare l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, anche se comunque c’è questa attesa vuota di contenuto.
  Pur essendo pochissime le risorse a sua disposizione – perché suppongo che una volta suddivise siano veramente poche – vorrei sapere in che misura si possano lanciare programmi per questi giovani in modo da far sì che essi possano occupare il loro tempo in maniera intelligente in modo da evitare che gli stessi siano inevitabilmente condannati a una perdita delle capacità acquisite, a fenomeni di depressione o di disturbi di altro tipo. Grazie.

  EDOARDO PATRIARCA. La ringrazio, Ministro, per la sua illustrazione. Poiché il tema ci sta molto a cuore, attendiamo con molta attenzione questo piano strategico che lei sta preparando, perché da questa sua ampia carrellata sulle politiche giovanili si possano anche comprendere le Pag. 12azioni specifiche che intenderà proporre. Su questo credo che questa Commissione sarà bene attenta a seguirla e a sostenerla.
  Mi consenta alcune battute molto brevi e davvero sintetiche. Auspicherei che si potesse riaprire un confronto – non so dire come, ma il Ministero può farlo – con il mondo organizzato e associato dei giovani. Mi pare, infatti, essendo parlamentare solo da pochi mesi, che il colloquio tra le associazioni giovanili e il mondo della politica e delle istituzioni non sia stato coltivato, quindi sarebbe auspicabile che l'Osservatorio che lei vuole istituire vedesse protagonisti non soltanto gli adulti che parlano dei giovani, ma anche i giovani che possono parlare di sé e portare competenze ed esperienze che possono diventare politiche.
  Le chiedo, inoltre, se nella programmazione potesse tenere in conto anche i percorsi di formazione informale che spesso i giovani acquisiscono nell'associazionismo, una formazione fatta di competenze, di esperienze, di acquisizioni di abilità, sulle quali oggi anche l'Unione europea è molto attenta per far sì che le stesse siano certificate e riconosciute in maniera rigorosa, così che alle competenze formali si possano aggiungere anche quelle relazionali legate alla capacità di lavoro di gruppo e al fare concreto. Sarebbe interessante capire se il Ministero possa aiutare questi percorsi formativi.
  Il terzo punto, che sta a cuore a molti di noi, è il tema del servizio civile che lei non ha, nella sua esposizione, affrontato. Su questo l'attenzione di molti di noi e anche di questa Commissione è tanta, e vorremmo capire se il servizio civile oggi in opera sarà sostenuto e rifinanziato adeguatamente, e se il prossimo anno, o in questa legislatura, sarà oggetto di un'attenzione particolare e verrà rilanciato, come auspico, in maniera decisa e forte, perché questa è una politica giovanile di grandissimo rilievo e più giovani riusciranno ad essere coinvolti e più riusciremo a inaugurare una stagione nuova anche in termini di cittadinanza attiva, talvolta anche di preparazione al lavoro. Grazie.

  JOSEFA IDEM, Ministro per le pari opportunità, sport e politiche giovanili. Troverà una parte relativa al Servizio civile nella memoria contenente la mia relazione, che lascio agli atti, in modo che tutti i componenti della Commissione possano prenderne visione.

  DANIELA SBROLLINI. Grazie, Ministro, per la sua relazione. La ringrazio anche perché a pochissimi giorni dal suo insediamento aveva già incontrato molte di noi proprio sul tema del femminicidio, quindi la voglio ringraziare oggi in Commissione non solo per la sua attenzione, ma anche per la sua operatività.
  Su questo tema vorrei solo aggiungere un piccolo contributo alle parole della collega Murer, raccomandando di lavorare, come lei sta facendo, in un lavoro di squadra con chi è fuori da questo Parlamento e quindi con i centri antiviolenza, il mondo dell'associazionismo e gli altri ministeri coinvolti, perché spesso nella scorsa legislatura è mancato questo lavoro di squadra e ogni ministero aveva un pezzo di politiche e non si riusciva mai a lavorare insieme e, quindi, ad arrivare a una visione organica del fenomeno in esame.
  Oggi la mia richiesta è di arrivare, come già annunciava lei, a una legge seria in materia di femminicidio, perché oggi abbiamo delle leggi importanti come quella sulla violenza sessuale del 1996, abbiamo la legge sul mobbing, sullo stalking, ma non abbiamo una legge organica sul tema del femminicidio, con riferimento, in particolare, agli aspetti penali e della prevenzione – so che la sua sensibilità è soprattutto in questo senso – e all'educazione al rispetto delle pari opportunità.
  Condivido il protocollo che lei ha firmato ieri con il CONI, volto a considerare lo sport e la scuola come momento di educazione e di prevenzione, e l'idea di formare e gli operatori sociali e sanitari a un maggiore rispetto e a una maggiore accoglienza nelle strutture che accolgono le donne che hanno subìto violenza. La ringrazio anche per come ha illustrato questo aspetto.Pag. 13
  Sul tema del disagio giovanile e, in particolare, dei problemi legati al mondo dell'infanzia e quindi dei più piccoli, le vorrei chiedere se abbia già avuto modo di incontrare il Garante nazionale per l'infanzia, perché, al di là della costituzione nei prossimi giorni della Commissione bicamerale per l'infanzia così come, già avvenuto nelle legislature precedenti, considero necessario, anche con riferimento a tali aspetti, un lavoro di squadra della Commissione affari sociali e della suddetta Commissione bicamerale, con il suo Ministero e con il Garante nazionale per l'infanzia. A tale proposito, ricordo che nella legge che abbiamo approvato nella scorsa legislatura, abbiamo chiesto che il Garante per l'infanzia possa avere una certa autonomia di azione su queste tematiche così delicate, avendo altresì l'obbligo di trasmettere al Parlamento, ogni sei mesi, una relazione sull'attività svolta.
  Oltre che audire in Commissione il Garante, spero che si possa instaurare anche con il Ministro Idem un rapporto costante con questa figura che abbiamo istituito solo di recente. La ringrazio.

  FILIPPO FOSSATI. Ringrazio il Ministro per l'esposizione e la notevole quantità di spunti interessanti per il nostro lavoro. Vorrei sintetizzare le suggestioni in quattro punti.
  Condivido molto l'impianto che il Ministro ci ha proposto, l'idea di intervenire in modo multisettoriale e multifattoriale sulle questioni giovanili proponendo lo strumento del piano, le priorità che ci sono state esposte, il grande tema dell'accesso ai diritti per i giovani a partire dal lavoro, e il tema del disagio giovanile. Mi sembra abbia individuato bene la questione della mancata inclusione dei giovani come uno dei problemi del welfare italiano, poco universale in questo senso perché quando si tratta di accompagnare e offrire possibilità alle generazioni più giovani è un sistema che comincia a mostrare la corda.
  Mi sembra invece molto interessante l'idea di un tipo di welfare che scommetta molto sulle capacità e sulle competenze dei giovani, sulla creatività giovanile anche quando può avventurarsi nei campi dell'arte, della cultura, dello spettacolo, quindi un'idea di rappresentare la bellezza delle capacità e delle competenze di una generazione e utilizzarle per renderle poi stabili in un sistema sociale che sappia accoglierle e svilupparle.
  Il terzo punto riguarda l'idea che la politica possa essere uno strumento della costruzione di queste competenze. Dopo questi anni maledetti del dispregio della politica come attività umana, abbiamo scoperto un pianeta di giovani che nel loro modo, attraverso il volontariato, l'associazionismo, i gruppi informali e i movimenti fanno invece della partecipazione politica – spesso inascoltati e non visti – un punto della loro crescita. È quindi importante che questo aspetto sia riconosciuto e valorizzato.
  Questo è un gran programma. Sono interventi che potremmo definire hard, e, quindi, non semplici o effimeri, per i quali quindi c’è bisogno di quanto lei evidenziava, Ministro, ovvero di un enorme lavoro multisettoriale che coinvolga ministeri diversi, di un lavoro di concertazione tra livelli istituzionali, di un lavoro che deve essere – lei l'ha detto e io lo sottolineo – molto più forte e più efficace, di contatto con il mondo del volontariato, dell'associazionismo, del terzo settore, e anche dell'aggregazione più informale del mondo giovanile.
  Siccome sono interventi hard, c’è bisogno di risorse. Qui francamente diventa assolutamente ridicolo che si possa costruire anche solo un impianto di programmazione del piano con 5,2 milioni, se ho capito bene. Mi sembra uno degli aspetti ovviamente da sanare.
  Credo che quando la struttura del piano ci farà capire quali saranno le priorità, che poi diventeranno progetti e proposte normative, questa Commissione sarà disponibile a discutere e a sostenere l'iniziativa del Ministero, e questo spero possa avvenire molto presto.
  A questo primo ragionamento aggiungo tre battute finali. L'Europa: a me sembra assolutamente importante che il tema Pag. 14delle politiche giovanili e degli stili di vita sia rapportato alla dimensione europea, perché questo è uno dei settori in cui l'Europa svolge una funzione efficace e ben impostata. Penso a Erasmus for all, al progetto Youth on the Move e al fatto che per la prima volta avremo un progetto sport dell'Unione europea dal 2014 al 2020.
  Negli anni scorsi ho potuto vedere come l'Italia fosse il Paese che meno si misurava con questo ambito della programmazione e della progettazione europea, e soprattutto che si misurava peggio, cioè non costruendo un lavoro di squadra nel paese tra Governo, Parlamento, altri livelli istituzionali e società civile organizzata.
  In altri Paesi abbiamo l'esperienza di forum, di costruzione di una governance che poi serve a presentarsi all'Unione europea con progetti già selezionati, con le priorità del Paese e quindi a fare un'iniziativa molto forte in questo campo. Dato che è un campo relativamente nuovo e apprezzo molto che ci sia un'attenzione forte da parte del Governo, probabilmente sarebbe importante anche mettere in atto modalità inclusive che consentano di rivolgersi tutti insieme a questa dimensione europea.
  Passo al tema introdotto molto opportunamente dall'onorevole Binetti. In questo ambito c’è la necessità di fare spazio, di tematizzare la questione dello sport per tutti, dello sport di cittadinanza, dello sport più informale, quello che si costruisce in relazione ad obiettivi di salute, di educazione. So che è un tema a cui il Ministro è molto sensibile, quindi lo dico anche volentieri.
  Tra l'altro, abbiamo già avuto occasione di conoscere il programma del Ministro della salute, che si interseca molto bene con le sue considerazioni, avendo prospettato un piano che punta sulla prevenzione, sulla diffusione di sani stili di vita, quindi forse è la volta buona, cioè la volta in cui anche in questo Paese – se il Governo e il Parlamento cominceranno a lavorarci – si potrà definire un'idea di politiche pubbliche sullo sport, che aprano questo terreno di iniziativa, che è quello dello sport orientato ad obiettivi di salute, di educazione, di inclusione sociale, di socialità.
  Il nostro Paese ha ancora il 41 per cento di sedentari assoluti, che è il dato peggiore dell'Unione europea insieme alla Grecia e al Portogallo, un dato che segna l'inciviltà del nostro Paese al pari di altri dati drammatici. Il 41 per cento di sedentarietà, come in questa Commissione molti sanno meglio di me, significa il diffondersi di patologie croniche, ma in generale una cattiva salute sociale.
  A me sembra molto buona la proposta del Ministero, elaborata insieme al CONI, della settimana di sport tematizzata contro la violenza di genere. Noto solo che, essendo la prima settimana di ottobre anche la settimana del progetto speciale del Parlamento europeo della Move week, che è orientata sullo sport come valore di dialogo sociale, probabilmente conviene costruire un link in modo da canalizzare gli sforzi per fare di quella settimana qualcosa di unitario, al fine di dare un messaggio forte al Paese in questo senso.

  VANNA IORI. Approfitto della manciata di minuti che abbiamo ancora a disposizione e poiché credo che tutti debbano poter parlare, sarò breve, per evitare di doverci aggiornare, lasciando spazio alla replica del Ministro.
  Vorrei riprendere il discorso delle pari opportunità, cui è stata dedicata la parte finale del suo intervento, per segnalare che il tema della violenza, su cui già si sono soffermate le colleghe che mi hanno preceduto, è un tema certamente importantissimo ed è la punta dell’iceberg del tema delle pari opportunità e delle differenze di genere, che diventano discriminazioni di genere.
  Mi sembrerebbe opportuno, quindi, cercare un raccordo anche con il Ministro del lavoro per riprendere il discorso delle pari opportunità anche in ambito professionale, quindi nei percorsi di carriera femminile.
  Mi permetto di segnalare solo qualche dato emerso pochi giorni fa nel Global Gender Gap Report: le donne italiane sono Pag. 15al settantaduesimo posto per disparità uomo-donna e al novantaseiesimo per partecipazione e opportunità. Ricordiamo che il 57 per cento delle aziende italiane non ha neppure una donna nel suo management e che nelle aziende quotate su 333 amministratori delegati le donne sono 11, e nelle società pubbliche, dove abbiamo 13.500 consiglieri, le donne costituiscono il 4 per cento.
  Mi sembrano cifre talmente rilevanti che è urgente riprendere anche il discorso dei percorsi di carriera femminili, che è collegato a quello dell'imprenditorialità femminile. Le donne sono molto penalizzate nell'accesso al credito, spesso le banche chiedono alle donne tassi più elevati di quelli che chiedono agli uomini, pur essendo l'insoluto più un fenomeno maschile che femminile. Le imprese di donne sono più affidabili di quelle maschili, ma nonostante questo le banche spesso chiedono addirittura la firma di un uomo come garante dell'impresa femminile.
  È quindi necessario adottare misure per facilitare l'accesso al credito delle donne e ovviamente politiche di conciliazione e best practices, quindi il discorso del welfare aziendale, delle politiche dei tempi, del telelavoro, voucher aziendali, asili-nido, insomma tutto quello che può consentire alle donne di praticare e sviluppare i percorsi di carriera.
  Un altro aspetto su cui si dovrebbe investire è quello dell'ambito educativo, che già è stato accennato, con particolare riguardo ai libri di testo che ancora sono molto discriminanti sulle figure maschili e femminili, anche nel raccontare la storia.
  Auspico poi politiche di comunicazione, ad esempio un linguaggio che non esprima gli stereotipi di genere che invece ci troviamo a ogni piè sospinto, e una vigilanza sulla comunicazione televisiva che impedisca la trasmissione di immagini lesive della dignità femminile. Ovviamente i centri antiviolenza, i consultori e tutto quanto è stato detto finora rientrano in questo programma di lavoro, che auspicherei essere un programma a 360 gradi, sulle pari opportunità, che comprenda anche gli asili-nido, i consultori e politiche di sostegno alla genitorialità.
  La Francia, il Paese che investe la più alta percentuale del proprio PIL – vale a dire il 3,7 per cento – sulle politiche familiari, è anche il Paese con la più alta occupazione femminile, a dimostrazione del fatto che dove si investe in politiche di sostegno ai servizi alla famiglia, la possibilità di accedere a lavori qualificati da parte delle donne è maggiore.

  CHIARA SCUVERA. Ringrazio anch'io il Ministro per questo approccio pragmatico e soprattutto per avere detto di volere partire nel suo programma dall'analisi delle buone prassi territoriali.
  Ricollegandomi all'intervento della collega Iori, anch'io vorrei conoscere il progetto e se esista un piano nazionale di politiche in merito alla conciliazione vita/lavoro per sostenere l'occupazione femminile anche per omogeneizzare il livello di queste di queste politiche su tutto il territorio nazionale, perché sappiamo che esiste la questione occupazione femminile come problema nazionale e poi c’è il tema del gap tra sud e nord.
  In particolare, vorrei sapere se si intenda attingere anche qui al patrimonio di buone prassi che si stanno realizzando in alcune regioni italiane, come l'Emilia Romagna ma anche la Lombardia, con esempi di reti per la conciliazione vita/lavoro sul modello tedesco. In altri termini, le chiedo se intende considerare il predetto tema della conciliazione sul territorio nazionale come un punto qualificante delle politiche delle pari opportunità.

  PAOLO BENI. Sarò molto veloce perché condivido molte considerazioni svolte dai colleghi. Mi limito a una considerazione e a un appello al Ministro. Condivido molto la sua analisi e anche la proposta di piano che lei ha fatto. L'appello riguarda proprio l'approccio con cui mi auguro che il Ministero si rapporti a tale piano.
  Condivido l'analisi di partenza per cui la condizione giovanile è considerata un Pag. 16nodo centrale dei problemi relativi al futuro di questo Paese. Dobbiamo dirci in maniera molto franca che partiamo messi molto male, perché negli ultimi anni il Paese, più o meno involontariamente, ha scaricato sulle nuove generazioni il costo della crisi e dei propri errori.
  Siamo un Paese che penalizza i giovani e che deve cambiare rotta su questo, che penalizza i giovani sul piano delle condizioni materiali di vita – lei ha citato il tema del lavoro, il tema dell'abitare – ma anche sul piano culturale: pensiamo, ad esempio, al disinvestimento che si è fatto nell'istruzione pubblica negli ultimi anni, e, in particolare, nell'università, laddove non possiamo nasconderci che le iscrizioni stanno diminuendo. Li penalizza anche sul piano della subalternità culturale ai modelli imposti dal mercato, pensiamo alla subalternità culturale di tanti giovani che non hanno gli strumenti per comprendere, decodificare e costruire i messaggi. Condivido quindi assolutamente il fatto che l'investimento sulle politiche giovanili sia una scelta strategica, e quindi va benissimo il Piano multisettoriale, il piano strategico che interfaccia vari ambiti.
  Penso si debba avere – e questo è l'appello che le rivolgo – il coraggio di dare un forte impulso dal punto di vista dell'approccio a questa visione strategica delle politiche giovanili. Dobbiamo smettere tutti, istituzioni, forze politiche, mondo delle associazioni, di considerare i giovani destinatari passivi delle nostre politiche per loro, con questo approccio paternalistico per cui si parla di «politiche per i giovani».
  Si parla molto del disagio giovanile e si parla poco delle potenzialità del mondo giovanile, si parla molto dei giovani come destinatari di alcune scelte e non come protagonisti dell'attuazione di quelle scelte, cioè siamo un Paese in cui i giovani non hanno voce, anche se hanno tanta voce nei messaggi veicolati dalla pubblicità, perché sono sempre i protagonisti, ma sono sempre protagonisti passivi.
  Mi aspetterei quindi dal suo Ministero di veder valorizzate innanzitutto le competenze, le esperienze, la capacità di iniziativa, di auto-organizzazione, di imprenditorialità, di creatività del mondo giovanile, scommettendo sulla libertà e l'autonomia del mondo giovanile, per dare opportunità e strumenti concreti al protagonismo delle nuove generazioni come leva, come valore aggiunto per il rilancio di questo Paese.
  Credo che questo sia possibile. Certo, è drammaticamente difficile immaginare di farlo senza soldi. Lei citava il Fondo per le politiche giovanili, e questo è un problema da affrontare, da porre come questione politica, perché queste politiche non si fanno senza risorse.
  Su questo gli esempi potrebbero essere molti. Siamo partiti non molti anni fa con la prima esperienza del Ministero della gioventù che ha prodotto risultati, e oggi potremmo fare molto di più con poche risorse. L'esempio citato del servizio civile nazionale come strumento che può fare molto con poche risorse penso sia molto calzante, in quanto ha una capacità di produrre – scusate la brutalità – valore aggiunto nel rapporto fra costi e benefici. Penso che questo sia un tema su cui dobbiamo porre grande attenzione.

  SALVATORE CAPONE. Grazie, Ministro. Il suo approccio mi sembra positivo soprattutto quando lei afferma di aver presentato oggi una bozza di lavoro, e tale deve essere anche il metodo e l'approccio che sta acquisendo questa Commissione, di ascoltare, di dare una mano e di dare il proprio contributo.
  Al di là di tutto, credo che questo sia il miglior approccio che si può avere in questo momento, anche perché quando diciamo che le cose si possono fare insieme e si parla di integrazione delle politiche prima ancora che della politica penso che sia importante, attraverso questo suo ministero così interessante, anche se dotato di poche risorse, trovare un percorso giusto proprio per lavorare e dare il giusto contributo anche dal nostro osservatorio privilegiato di Commissione Affari sociali.
  Vorrei dire tre cose. Lei fa riferimento alle poche risorse disponibili, ma mi auguro Pag. 17che la sua proposta nel prossimo triennio possa trovare anche la nostra condivisione e le segnalo già la nostra disponibilità a sostenerla nel trovare all'interno del bilancio dello Stato nuove risorse da impegnare. Rispetto alle azioni fatte fino ad oggi e alle buone prassi presenti in Italia, si potrà dare in tal modo un ulteriore contributo.
  Al centro di questo ragionamento vi è la funzione di un'azione strategica connessa al piano che lei ha disegnato, dentro quella integrazione delle politiche che obbligatoriamente sta intorno a quei quattro punti, a quei tavoli tematici che vanno dall'inclusione sociale all'ambiente, alla scuola.
  Noi possiamo dare il giusto contributo attraverso le deleghe specifiche che ha, ma soprattutto attraverso il sessennio che si sta delineando e che dovrà obbligatoriamente trovare i temi e i contenuti dentro un ambito che pone al centro i giovani e una politica giovanile e che da parte nostra ne disegna il futuro attraverso un protagonismo giovanile.
  Mi sembra molto interessante la sua considerazione per cui l'arte, la creatività, lo spettacolo e la musica sono patrimonio popolare di tutti, e che attraverso quel patrimonio può crescere l'Italia del futuro, dove si disegna la politica, le istituzioni, il ruolo e la funzione del protagonismo giovanile.
  Sul piano strategico delle politiche giovanili si può disegnare quella prospettiva che potrà trovare il protagonismo di questo Governo, del suo Ministero, ma soprattutto complessivamente di questo Paese.
  In questa sua relazione ci sono spunti per individuare le priorità rispetto alla prospettiva che vogliamo disegnare come ruolo e funzione. Condivido che prevenzione, salute, benessere, inclusione, sviluppo, promozione siano le parole d'ordine del ragionamento che ha posto al centro della sua relazione.
  Penso che in tutto questo sia necessario considerare la funzione del pubblico. Nel momento in cui mettiamo i nostri progetti dentro questa cornice, il pubblico viene coinvolto e diventa protagonista, sicuramente nell'ambito di un ragionamento in cui la società civile, l'associazionismo, l'impresa con responsabilità sociale possano veramente avere un ruolo.
  Ci permetteremo quindi di contribuire a questo percorso di lavoro aperto ai contributi di tutti, quando lei lo riterrà opportuno.

  PRESIDENTE. Era l'ultimo intervento; do, quindi, la parola al Ministro Idem per la replica.

  JOSEFA IDEM, Ministro per le pari opportunità, sport e politiche giovanili. Vi ringrazio, innanzitutto per i contributi che mi avete fornito. Spero di aver intercettato tutti gli interrogativi che mi avete posto, tutte le osservazioni e tutti i suggerimenti.
  Il coordinamento della task force è partito dal Ministero delle pari opportunità, che in questo momento sta coordinando i lavori. Al momento, non avrei preoccupazioni per quanto riguarda un passaggio al Ministero dell'interno, anche perché la task force ha l'aura di un approccio interventistico di carattere militare, ma in realtà non delinea altro che un coordinamento delle forze e delle realtà investite dal tema.
  Il carattere interministeriale del tema della violenza sulle donne caratterizza anche il tema delle politiche giovanili. Vengo a questo aspetto. Già durante la mia la relazione avrete toccato con mano come il Ministero delle politiche giovanili è attore e impulso di politiche giovanili, che però poi sono da concordare con altri interlocutori, come per esempio il Ministero del lavoro, del welfare e altri settori, quando parlo dell'istruzione e delle attività sportive che vorrei inserire all'interno di progetti da costruire.
  È un lavoro di coordinamento, e credo che questo momento di crisi debba diventare un'opportunità di cambiamento, perché si cambia modalità e metodo di lavoro, pertanto è importante tener conto del carattere sistemico che hanno tutti i temi. Si tratta certo di sistemi che non hanno soluzioni semplici e non richiedono ricette facili.Pag. 18
  Per quanto riguarda l'Osservatorio che intendiamo costruire, stiamo parlando in questo momento di come dare seguito concreto al suo annuncio, stiamo racimolando risorse nelle pieghe del nostro bilancio e tenendo conto dei dati già esistenti.
  Il Fondo antiviolenza è privo di un riferimento legislativo preciso, è vero, ed è un aspetto da cambiare, anche perché dobbiamo considerare che i nostri centri antiviolenza sono una realtà di grandissimo spessore sociale, ma la loro attività nel nostro Paese viene portata avanti da volontari, mentre in altri Paesi ha carattere istituzionale.
  Non penso che dall'oggi al domani si possa cambiare questo stato di cose, ma credo che, oltre a ringraziarli come ho fatto con tutta la mia passione per il tema, dobbiamo considerare gli operatori presenti nel territorio con lo spessore istituzionale che si meriterebbero. Ritengo, inoltre, opportuno prevedere una legge che garantisca fondi giusti ogni anno, e considero necessario che questo sia inquadrato alla stregua di un intervento istituzionale.
  Ritengo che sia poi possibile rilanciare le libere attività sportive quotidiane attraverso la diffusione di una maggiore cultura sportiva. Con questo non voglio dire che sia opportuno creare meno impianti o supportare meno le attività associazionistiche federali, ma che l'attività motoria e lo sport diventano di semplice esecuzione nel momento in cui è diffusa una ampia cultura sportiva. Spero di non aver interpretato male la domanda dell'onorevole Binetti, ma credo che innanzitutto occorra costruire in questo Paese una maggiore cultura sportiva che parta delle scuole elementari, ma non vorrei concentrarmi ora solo sui quesiti relativi allo sport.
  All'interno del programma ho inserito, infatti, la rilevanza e la valenza dello sport nell'ambito delle questioni relative alle politiche giovanili. Con questo ho voluto sviluppare insieme a voi una visione che possa diventare un faro tale da orientare la nostra attività.
  Mi è stato chiesto cosa si possa fare per inserire più facilmente i giovani nel mondo del lavoro e, senza volermi sostituire al Ministro del lavoro, direi che lo strumento più efficace sia la defiscalizzazione delle assunzioni dei giovani. Naturalmente questi sono strumenti che costano e il reperimento delle risorse in questo momento è veramente la discriminante dolorosa.
  Non vorrei sostituirmi al Ministro del lavoro, insieme al quale studiamo tutte le azioni che si possono intraprendere in concerto, e questo vale anche per il tema del servizio civile, sul quale, peraltro, sono state presentate numerose proposte di legge che ne propongono una riforma e che stiamo valutando al fine di predisporne una sintesi che tenga conto della necessità di un cambiamento.
  Le azioni specifiche del Piano strategico sono un lavoro interministeriale, intersettoriale che vogliamo costruire. Vi anticipo che si realizzerà mediante l'attività di gruppi di lavoro molto snelli, che invitano sia gli operatori che gli specialisti a elaborare soluzioni alle varie tematiche anche insieme ai giovani. Condivido infatti l'esigenza di abbandonare l'approccio paternalistico e coinvolgere i giovani nella costruzione delle soluzioni.
  Cito una bellissima frase: «il cavallo non beve l'acqua, perché al cavallo l'acqua non piace», quindi le proposte che costruiamo per i giovani devono tener conto della loro realtà e non della realtà dei giovani di dieci anni fa. All'interno della costruzione delle politiche giovanili verrà quindi tenuto debito conto delle loro esigenze, della loro realtà, delle loro modalità di comunicazione, di approccio, dei loro desideri, dei loro sogni e delle loro visioni.
  Sul servizio civile, faccio presente che nella relazione che ho depositato agli atti troverete alcune considerazioni sulle quali non mi sono soffermata nella precedente illustrazione così come precisato.
  Faccio del lavoro di squadra una filosofia che ho tratto dallo sport, perché ritengo che le ricette e le soluzioni debbano essere studiate di concerto.
  Non ho incontrato il Garante nazionale per l'infanzia, perché in realtà le politiche Pag. 19giovanili hanno ad oggetto i soggetti dai 14 fino ai 35 anni d'età. Abbiamo avuto la richiesta di incontrare il Garante regionale per l'infanzia del Lazio e lo riceveremo perché, anche se non strettamente attinente alle nostre politiche, siamo sempre aperti a qualsiasi suggerimento.
  Penso che un grande potenziale risieda nello studio e nel rimanere «sul pezzo» per quanto riguarda le opportunità europee. Purtroppo in passato abbiamo avuto l'assegnazione di risorse europee ma spesso non sono stati fatti i progetti e questi finanziamenti sono andati perduti. È quindi necessario prestare una grande attenzione ai finanziamenti che possiamo ottenere e a portare all'attenzione del territorio queste opportunità, perché spesso è semplicemente un problema di comunicazione.
  Forse non c’è un grande utilizzo dei siti dei Ministeri ma questo diventa l'unico strumento per divulgare queste possibilità. Affronteremo questi temi negli Advisory Groups che stiamo costituendo attraverso decreti ministeriali.
  Per quanto concerne la rappresentanza femminile, la mia delega comprende anche il tema della conciliazione di vita familiare e lavoro, anche se gli strumenti per una migliore conciliazione appartengono al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in particolare in ordine alle strutture, agli orari, alle scuole, all'accesso delle donne al mondo del lavoro.
  Come Ministero delle pari opportunità, disponiamo di alcuni strumenti, come i fondi che facilitano l'imprenditoria femminile. Un bando di cui non ricordo l'ammontare, in particolare, prevede un aiuto alle donne che vogliono dar vita ad un'impresa.
  Per quanto riguarda la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione, ricordo che vi sono specifiche norme legislative in merito. Il mio Ministero vigila su queste pratiche, però, come per altri temi, vi sono numerose intersezioni con le competenze e le attività del Ministero del lavoro, ma vi è anche una stretta collaborazione su questo tema, al fine di studiare insieme gli interventi migliori.
  Spero di aver risposto a tutte le domande. Questo è un momento difficilissimo, che richiede grandi sforzi e sacrifici da parte dei cittadini. Credo che tutti insieme dobbiamo utilizzare tale momento come un'opportunità per rendere più snella la burocrazia, più efficaci gli interventi e aumentare la cura nel costruire progetti e la vigilanza rispetto all'effettivo prosieguo dei progetti esistenti.
  Se cerchiamo di sviluppare insieme la visione di come vogliamo costruire le politiche giovanili e le realizziamo nel modo più efficace, possiamo uscire da questo momento di crisi avendo migliorato il quadro degli interventi e reso più efficaci gli strumenti che abbiamo a disposizione.
  Desidero chiudere con questa nota di ottimismo un intervento gravato dal peso della mancanza di risorse finanziarie, ma cerchiamo tuttavia di utilizzare insieme questo momento per realizzare politiche più efficaci. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Idem a nome di tutti i membri della Commissione. Penso che sia stata un'audizione importante, anche perché il Ministro è stato in grado sia di rispondere puntualmente alle osservazioni, sia di darci la cornice di riferimento, con l'ultima sottolineatura che ormai abbiamo imparato a conoscere, che è quella legata all'inquadramento relativo ai vincoli economico-finanziari che gravano su qualsiasi attività di questo Parlamento. Nel ringraziare il Ministro Idem, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.