XVII Legislatura

Commissioni Riunite (VIII, XII e XIII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 16 aprile 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, sulla stesura della «Carta di Milano», con particolare riferimento ai temi della produzione agricola, della sostenibilità ambientale e della sicurezza alimentare (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Sani Luca , Presidente ... 3 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 4 
Sani Luca , Presidente ... 7 
Veca Salvatore , Responsabile del coordinamento dei quarantadue tavoli tematici per la stesura della «Carta di Milano» ... 7 
Sani Luca , Presidente ... 9 
De Rosa Massimo Felice (M5S)  ... 9 
Sani Luca , Presidente ... 10 
Cenni Susanna (PD)  ... 10 
Bordo Franco (SEL)  ... 11 
Sani Luca , Presidente ... 12 
Mannino Claudia (M5S)  ... 12 
Sani Luca , Presidente ... 12 
Prina Francesco (PD)  ... 12 
Busto Mirko (M5S)  ... 13 
Zaccagnini Adriano (SEL)  ... 14 
Amato Maria (PD)  ... 15 
Benedetti Silvia (M5S)  ... 15 
Sani Luca , Presidente ... 15 
Benedetti Silvia (M5S)  ... 15 
Tentori Veronica (PD)  ... 16 
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 16 
Realacci Ermete (PD) , Presidente dell'VIII Commissione ... 17 
Binetti Paola (AP)  ... 18 
Realacci Ermete (PD) , Presidente dell'VIII Commissione ... 18 
Sani Luca , Presidente ... 19 
Veca Salvatore , Responsabile del coordinamento dei quarantadue tavoli tematici per la stesura della «Carta di Milano» ... 19 
Martina Maurizio , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 19 
Sani Luca , Presidente ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIII COMMISSIONE LUCA SANI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, sulla stesura della «Carta di Milano», con particolare riferimento ai temi della produzione agricola, della sostenibilità ambientale e della sicurezza alimentare.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, sulla stesura della «Carta di Milano», con particolare riferimento ai temi della produzione agricola, della sostenibilità ambientale e della sicurezza alimentare.
  Saluto il Ministro Martina, che ringrazio per aver accolto il nostro invito. Saluto il presidente Realacci e il presidente Vargiu.
  Ricordo che in questo scenario è già stato detto che l'Esposizione universale costituirà per il nostro Paese l'occasione per costruire una grande mobilitazione positiva, utile a riconoscere le tante risorse grazie alle quali si potrà effettuare un rilancio nel tempo della grande metamorfosi globale, con particolare riferimento ai temi della produzione agricola, della sostenibilità ambientale e della sicurezza alimentare.
  Contribuire ad aprire la strada per una vera politica di sicurezza mondiale del cibo carica l'Italia di una doverosa ambizione dall'alto di una autorevolezza che viene universalmente riconosciuta al suo carattere agroalimentare, tradizionalmente attento alla sostenibilità e alla sicurezza del cibo. Sono tutti argomenti che vorremmo contribuire a trasferire nella Carta di Milano, in relazione a questioni che sono da tempo all'attenzione ed elaborazione del Parlamento.
  Ricordo che in Commissione Agricoltura abbiamo svolto un'indagine conoscitiva rispetto ai temi oggetto dell'Expo di Milano. In questo momento sono calendarizzate in Assemblea alcune mozioni che dovremmo approvare la prossima settimana, che fanno riferimento appunto alla Carta di Milano, nello spirito di dare come Parlamento italiano un contributo a questa elaborazione. Ricordo che essa è partita il 7 febbraio a Milano, durante l'iniziativa «Expo delle idee», che ha visto il lavoro articolato in quarantadue tavoli e che prevede la sua conclusione a termine dell'Expo con la consegna della Carta a Ban Ki-moon.
  Rispetto a questo pensiamo che il Parlamento possa anche valorizzare quella attività legislativa che sui temi di interesse dell'Expo e della Carta di Milano stiamo portando avanti o che abbiamo definito, a cominciare anche da temi che sono all'ordine del giorno di questa legislatura.Pag. 4
  Ricordo alcuni temi che sono di interesse della Commissione che ho l'onore di presiedere. Abbiamo approvato qualche mese fa una proposta di legge per la tutela e la valorizzazione della biodiversità; ne abbiamo approvata una sull'agricoltura sociale e una sulla tutela degli agrumeti e altre in corso come quella sulla tracciabilità e sull'etichettatura, che rende il consumatore più consapevole di ciò che acquista e consuma, e valorizza e tutela le produzioni agroalimentari e su altri temi che non sto ad elencare. Ricordo poi che stiamo lavorando, in sede congiunta con la Commissione ambiente, a un testo sulla limitazione del consumo del suolo agricolo. Ricordo infine che il nostro è fra i Paesi che hanno i controlli più rigorosi nel settore agroalimentare.
  Pertanto, sia attraverso gli atti di indirizzo, come le mozioni e le risoluzioni in Commissione, sia attraverso la produzione legislativa, vogliamo portare il nostro contributo di un Paese che, da questo punto di vista, su questi temi rappresenta una delle eccellenze nel panorama mondiale.
  Durante il corso dell'Expo, un'iniziativa interessante – lo dico anche ai due colleghi presidenti – potrebbe essere quella di aprire un confronto con i Paesi ospiti alla manifestazione, se saranno presenti anche i Parlamenti di quelle realtà, anche sull'attività legislativa che attiene ai temi che stiamo trattando. In quella sede, potremmo cercare di capire quali contributi possiamo dare e nello stesso tempo ricevere sulla sicurezza alimentare, sulla sostenibilità della produzione del cibo e sull'accesso al cibo nell'ambito del patto globale che la Carta di Milano può rappresentare.
  Do la parola al Ministro Martina.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Grazie di cuore per questa occasione. Colgo innanzitutto il momento per ringraziare le Commissioni che hanno voluto pensare a questa audizione, per ringraziarvi del lavoro fatto fino a qui e anche per la disponibilità all'approfondimento che avete manifestato e che abbiamo cercato di intrecciare il più possibile con il lavoro che stiamo facendo sulla Carta di Milano.
  Colgo questa occasione per me molto importante per ringraziare del lavoro fatto fin qui anche il professor Veca con la sua struttura, con il laboratorio Expo, perché l'approccio, il percorso, il modello che abbiamo seguito è molto figlio del lavoro che abbiamo fatto insieme, che ci consente oggi di potervi raccontare in pochi minuti le linee essenziali della preparazione della Carta di Milano, i suoi obiettivi di fondo e le tappe che immaginiamo possa avere incrociando il semestre espositivo, ormai alle porte, e certamente anche l'agenda istituzionale, certamente anche l'agenda parlamentare.
  Dirò poche battute per ricordare la cornice dentro la quale ci siamo mossi.
  In primo luogo, uno degli obiettivi che abbiamo da subito voluto indagare è sempre stato riferito al nesso, al rapporto, che potevamo e possiamo sviluppare tra una piattaforma molto particolare come un'esposizione universale, il suo fortissimo contenuto rispetto ad altre esposizioni universali anche recenti – penso a Shanghai, per dirne una – laddove qui siamo in presenza di un titolo che fa la differenza («Nutrire il pianeta. Energia per la vita») e la sfida alimentare globale, un grande tema geopolitico che incrocia già le agende internazionali più di ogni altro tema indagato dalle esposizioni universali recenti.
  Una piattaforma espositiva come l'Expo, che per sua natura muove dalla presenza degli Stati aderenti, non si può configurare solo come un grande evento istituzionale. Non a caso la compresenza di Governi, imprese, realtà molto diverse ne fa un unicum anche dal punto di vista della caratura e della particolarità dell'evento internazionale.
  Il primo obiettivo è stato quello di pensare come poter valorizzare in chiave politico-istituzionale questa grande occasione. Ovviamente, subito abbiamo guardato alla prospettiva dell'agenda internazionale e in particolare alla discussione che si farà in sede ONU, che le Nazioni saranno chiamate a completare in sede Pag. 5ONU proprio alla fine di quest'anno, quando a New York si sarà chiamati a discutere, elaborare, definire i prossimi Obiettivi del Millennio. È apparso subito a noi evidente il punto di connessione tra un'attività sul versante dell'eredità politica, istituzionale, civile di questo grande appuntamento e quella occasione.
  Da qui ci siamo mossi, interloquendo con le più importanti organizzazioni internazionali, a partire dalla FAO, e sviluppando questa idea di una carta che, come abbiamo avuto modo di dire anche in Assemblea la settimana scorsa, non è da vivere e da pensare come un protocollo intergovernativo. Per capirci, i paragoni con il Protocollo di Kyoto non rendono pienamente giustizia dell'attività che stiamo cercando di fare.
  Noi ci muoviamo dentro un altro solco, che è quello di un grande contributo politico-istituzionale internazionale che si rivolge direttamente ai cittadini. Quindi, un grande documento di global citizenship che chiama direttamente in causa la responsabilità dei singoli, innanzitutto, e che prova a sviluppare un'articolazione di impegni, muovendosi da questo assunto fondamentale e rivolgendosi anche a istituzioni, associazioni e imprese, che sono gli altri tre grandi soggetti dell'attività complessa e straordinaria di questa Esposizione universale.
  Scegliendo questa traiettoria abbiamo iniziato a lavorare attorno alla definizione di una prospettiva, assumendo il diritto al cibo come grande questione da porre al centro di questo rapporto diretto col cittadino visitatore e come chiave fondamentale per interloquire con la discussione istituzionale internazionale che già si è aperta da tempo e che fa riferimento ai prossimi Obiettivi del Millennio, la scrittura di quell'agenda post-2015 che sta attraversando la discussione non solo dei consessi internazionali ma anche degli stessi rapporti tra nazioni e anche all'interno della discussione europea, per come abbiamo visto maturare alcune grandi questioni.
  Da lì ci siamo mossi e abbiamo costruito un'intelaiatura, un percorso della Carta che il professor Veca credo racconterà a voi in maniera ancora più dettagliata e profonda di quanto possa fare io. Il punto fondamentale da ribadire è che con la Carta noi proviamo a identificare un campo di impegni che si rivolge proprio a queste quattro grandi categorie di interlocutori: cittadini, imprese, istituzioni e associazioni. Lo facciamo su diverse grandi partite aperte, molte intrecciate con l'agenda istituzionale italiana.
  Prima, giustamente, il presidente Sani poneva il tema di alcune partite molto importanti che la Camera ha discusso e deve discutere. Penso alla legge sulla biodiversità, penso al tema della tutela del suolo agricolo: sono tutte questioni assunte direttamente nella Carta, così come è assunto il tema dello sviluppo di un percorso sul versante dell'educazione alimentare che ci consenta di fare un salto di qualità, e parimenti anche il tema dello spreco nella sua grande accezione e quindi dei necessari strumenti che dobbiamo cercare di definire tanto sul versante della responsabilità dei cittadini quanto sul versante – in questo caso, in particolare – della responsabilità delle imprese. Vedrete che nella Carta sono declinati molti temi che fanno parte anche dell'agenda di queste Commissioni.
  A noi la Carta interessa come grande strumento di mobilitazione della cittadinanza e come grande strumento di consapevolezza: attraversare quel sito, vedere quel percorso straordinario di racconto del mondo su questi temi può e deve significare uscirne con un grado di consapevolezza su questi temi superiore a quando si è entrati, può e deve significare portarsi a casa anche un campo di impegni, responsabilità, condivisioni su tante di queste partite.
  L'obiettivo, come sapete, è quello di produrre una mobilitazione partecipata, orizzontale, la più larga possibile. Questa è stata anche la cifra del percorso fatto fino a qui. Sono stati ricordati alcuni appuntamenti importanti, ma voglio rimarcare il fatto che questo lavoro di composizione intanto ha assunto fino in Pag. 6fondo alcuni lavori, documenti, impegni, riflessioni che anche questa Camera ha prodotto.
  Voi troverete negli allegati fondamentali alla Carta una parte importante anche di atti parlamentari che noi abbiamo non solo letto, ma assunto fino in fondo come impegno nella scrittura di questa Carta. Di più, abbiamo sviluppato un percorso il più possibile partecipato.
  Voglio ricordare che la Carta è frutto non solo del lavoro di quei quarantadue tavoli, per come si è prodotto in quella giornata che, anche sul piano simbolico, credo abbia dato il segno che mettevamo in moto un percorso anche sui contenuti; il lavoro poi è andato avanti e si è sviluppato anche attraverso interlocuzioni forti, approfondite, con tante associazioni, con tante istituzioni. Voglio ricordare che, accanto a noi, ha presieduto questo lavoro di composizione della bozza un tavolo di coordinamento che ha raccolto il meglio non solo dei ministeri chiamati a interloquire direttamente su questi temi, ma anche dei protagonismi nazionali e non solo su queste partite. Tutte le agenzie che hanno lavorato con l'Expo fino a qui sono state interpellate e hanno interloquito con noi. Voglio citare in questo caso l'esperienza molto particolare che l'Italia ha affermato in questa Expo, cioè l'esperienza di Cascina Triulza, con le ormai sessantacinque realtà del terzo settore e del no profit italiano, che hanno lì non solo una sede fisica ma un progetto culturale, sociale, che li ha impegnati a discutere di alcuni di questi temi. Da lì noi abbiamo raccolto molto per la definizione della Carta.
  Poi ci siamo avvalsi, ovviamente, della collaborazione proficua di diverse agenzie internazionali. Citavo prima la FAO, ma voglio ricordare anche i passaggi importanti che abbiamo avuto in Europa, ad esempio al Parlamento europeo – il professor Veca è stato ieri a Bruxelles in un appuntamento simile a questo – e la Commissione stessa ha contribuito a lavorare su questo.
  Qui troverete – e lo vedrete – una lunga serie di impegni che muovono da un'ambizione, quella di promuovere consapevolezza a partire da questi quattro fronti che ho richiamato. Sviluppiamo il più possibile il grande tema della sfida alimentare globale nelle sue accezioni più complete e complessive. Voi vedete dei richiami non banali, ad esempio, ad alcuni punti fondamentali della questione: cibo, energia, identità, convivenza, acqua, terra, educazione. Sono grandi temi che cerchiamo di declinare in un'unica visione complessiva della questione alimentare come grande questione geopolitica.
  Presenteremo ufficialmente il testo della Carta il 28 aprile prossimo a Milano, di modo che dal 1o maggio sia immediatamente a disposizione dei visitatori che varcheranno il sito espositivo. La Carta, come dicevo prima, potrà essere sottoscritta direttamente dai cittadini sia fisicamente – ci sarà un luogo preciso nel padiglione Italia, in particolare in Palazzo Italia, che sarà interamente dedicato alla Carta di Milano – sia ovviamente via web, con un sito delicato che stiamo definendo.
  Voglio dire che a proposito di educazione alimentare presenteremo a maggio nell'Expo anche la versione della Carta di Milano per i bambini, con l'idea – secondo me molto importante – che la Carta sia un vero supporto educativo per l'infanzia, per consentire quello che tante volte ci siamo detti anche tra noi, cioè per capire precisamente la profondità e l'importanza dei temi che l'Expo richiama.
  I bambini potranno firmare, potranno rendersi cittadini protagonisti di impegni legati ai grandi temi della Carta. Questo sarà un percorso che io non giudico nient'affatto secondario rispetto all'obiettivo fondamentale.
  Questo lavoro, che verrà ovviamente irrobustito da tutto il semestre espositivo, il 16 ottobre verrà consegnato al Segretario generale dell'ONU in visita all'Expo proprio nella Giornata mondiale dell'alimentazione.
  Naturalmente i sei mesi dell'Expo sono la piazza dentro la quale far vivere, approfondire, irrobustire, sottoscrivere e allargare il campo di forze che si possono mobilitare sulla Carta.Pag. 7
  Sabato a Pompei presenteremo un primo calendario fondamentale delle giornate dell'Expo. Ci sarà un percorso interamente dedicato allo sviluppo, dentro il semestre espositivo, di tutti i grandi contenuti della Carta.
  Naturalmente, questo lavoro si deve fare insieme. Quindi, vi ringrazio per questa occasione e vi dico anche che la partecipazione e il protagonismo delle Commissioni, del Parlamento, in questo percorso, per le vie che autonomamente le Commissioni e il Parlamento decideranno di perseguire, sono un elemento assolutamente indispensabile, direi qualificante, del lavoro che possiamo fare nei sei mesi.
  Si citava prima, ad esempio, un tema che io considero molto importante, ossia provare a pensare – mi permetto anch'io di supportare questa proposta – a come si possa far avanzare nel semestre espositivo il confronto fra i Parlamenti sul grande tema del diritto al cibo, vorrei dire al di là degli esecutivi. I luoghi sovrani del potere legislativo possono provare, forse, a utilizzare la piattaforma dell'Expo per sviluppare qualche approfondimento su questi temi, ben sapendo che, ad esempio, noi abbiamo provato a dire in queste settimane che assumere nelle Costituzioni il diritto al cibo è una grande sfida, non solo simbolica. Se ci si interessa di questa questione, si comprende che c’è un grande dibattito aperto in Europa e nel mondo proprio su questo e che, ad esempio, in Europa sono rare le esperienze fino ad oggi che hanno provato fino in fondo ad assumere questa sfida.
  Continuo a pensare che non possa che essere l'Italia ad approfondire questo grande tema e sarebbe molto interessante che nell'anno dell'Expo fosse l'Italia a fare la prima mossa. Non credo che sia solo un fatto simbolico, tutt'altro. Intendo dire che si può veramente pensare, anche nei prossimi mesi, a un lavoro molto proficuo con voi.
  Vi ringrazio. Penso che questa sia solo una tappa del lavoro che possiamo fare anche nelle prossime settimane.

  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Martina. Salutandolo nuovamente, do la parola al professor Salvatore Veca, responsabile del tavolo di coordinamento incaricato della redazione della Carta di Milano.

  SALVATORE VECA, Responsabile del coordinamento dei quarantadue tavoli tematici per la stesura della «Carta di Milano». Grazie, presidente. Devo a tutte voi e a tutti voi molta gratitudine e anche delle scuse, perché sono arrivato con qualche minuto di ritardo dovuto a un giro stranissimo, e affascinante, di via dell'Impresa, che mi ha consentito di raggiungere il numero civico 24.
  È per me veramente un onore poter aggiungere solo qualche cenno a quanto il ministro Martina ha detto, ricollegandomi in particolare all'introduzione – di cui ho ascoltato buona parte, suppongo – del presidente, che aveva indicato temi quali la biodiversità, la tracciabilità, la limitazione del consumo di suolo agricolo e il problema del confronto con altri Paesi e le loro produzioni legislative. Ebbene, tutti questi temi, presidente, sono indicati nelle varie sezioni della Carta di Milano.
  Vorrei ringraziare il ministro Martina per la fiducia che ha dato non tanto a me – io sono un coach, una specie di facilitatore di un lavoro collettivo – quanto allo staff, in primo luogo del Laboratorio Expo, della Società Expo e della Fondazione Feltrinelli, e al tavolo di coordinamento. Sono molto grato a Maurizio Martina per la sua fiducia.
  Il ministro Martina ha chiarito qual è la natura della Carta di Milano. Ribadisco che la Carta di Milano non è un protocollo intergovernativo, non è un protocollo diplomatico, ma è un documento di cittadinanza globale. Sono tre le tipologie di soggetti invitati a sottoscrivere la Carta di Milano: persone, cittadine o cittadini (dove si ha nel mondo la possibilità di essere cittadini o cittadine, ma non è ovunque così); forme di azione collettiva, associazioni di ciò che noi usiamo chiamare in questa parte del mondo «società civile»; imprese, quali che siano, coinvolte nella Pag. 8produzione e distribuzione e nei processi che in ogni caso sono connessi al nutrire. Questi sono i tre insiemi di sottoscrittori a cui noi rivolgiamo l'appassionata richiesta di sottoscrivere la Carta assumendo impegni. Nel loro insieme, cittadine e cittadini, associazioni e imprese rivolgono a istituzioni che detengono autorità, a governi, ai livelli locali, nazionali, internazionali, transnazionali, e alle organizzazioni internazionali una gamma di richieste di assunzione di responsabilità, per quanto è di loro competenza. Quindi, la Carta è costruita in questo modo.
  In primo luogo, condividiamo la convinzione meditata che l'eguale diritto a cibo sano, nutriente e sicuro sia un diritto umano fondamentale. Se condividiamo questo, siamo consapevoli di ciò che questo implica; essendo consapevoli di ciò che questo implica, guardiamo al vasto mondo in cui ci accade di vivere e troviamo un piccolo, terribile insieme di scostamenti e contraddizioni – e li conosciamo – rispetto all'idea che debba essere realizzato, tutelato e difeso il diritto di ciascuno ad avere cibo nutriente, adeguato e sicuro.
  La Carta non è un trattato accademico. La Carta risulta anche da un grande numero di ricerche accademiche, ma naturalmente aspira ad avere un linguaggio comprensibile per persone.
  Denutrizione: le cifre – basta riferirsi al documento per l'Expo dell'ONU – ci dicono che sono più di 800 milioni le persone in fame cronica e denutrizione. Le cifre ci dicono che sono 1,6 milioni le persone in malnutrizione, tra sovrappeso e obesità. Le cifre ci dicono che il 30 per cento del prodotto aggregato globale di cibo è sprecato nei due sensi cui accennava il ministro Martina, o nel corso della filiera alimentare o per consumo, a seconda dei contesti del mondo in cui ciò accade. Le cifre ci parlano di tonnellate, di risorse naturali, di foreste per esempio o di suolo, con il radicale tema del land grabbing (l'accaparramento dei terreni agricoli), di cui ieri discutevo proprio a Bruxelles con De Castro e il Comitato scientifico dell'Unione europea per l'Expo.
  Queste sono le cose di fronte alle quali occorre assumere una responsabilità, che naturalmente implicherà impegni. E saranno impegni diversi se son presi da cittadini singoli o da qualcuno che detiene una sorta di risorsa sociale come un'associazione, come una forma di azione collettiva, o da qualcuno che invece è impegnato nell'ambito della produzione, nell'ambito di imprese di qualsiasi scala.
  Questa è la struttura della Carta. La lista più lunga degli impegni è quella che cittadini, cittadine, associazioni e imprese rivolgono a istituzioni di governo. Il tema delle misure normative relative al diritto al cibo come diritto fondamentale, di rango costituzionale, costituisce l’incipit della lista, ma è una lista che a nostro modo di vedere dovrà essere – o auspichiamo sia – l'oggetto di tutto ciò che la Carta farà vivere nel corso del semestre.
  Voglio precisare questo punto. La Carta di Milano è l'esito di un processo e di un lavoro che è cominciato in realtà – posso citare delle date – all'inizio del dicembre dello scorso anno alla luce dei lavori precedenti del Laboratorio Expo e di altri tipi di iniziativa di ricerca, da Feeding Knowledge a Women for Expo, al Center for Food Law and Policy, ai contributi FAO, ai contributi del Parlamento italiano, ai contributi dell'Unione europea e via dicendo. Questo è cominciato all'inizio di dicembre del 2014; ha avuto tre momenti nel tavolo di coordinamento, è arrivato a una prima embrionale versione il 7 febbraio grazie all’Expo delle idee, i quarantadue tavoli tematici richiamati dal presidente nella sua introduzione. A ciò ha seguito, il 28 marzo, il momento dell’Expo per Italia in cui abbiamo tenuto una riunione a porte chiuse intorno alla ennesima versione della Carta.
  La Carta è stata poi discussa con rappresentanti di istituzioni e oggi abbiamo una versione che assumiamo essere definitiva. Questo è un terminus ad quem di un processo, ma quello che vorrei sottolineare è che la Carta, nella nostra idea – in ogni caso, mi assumo la responsabilità di ritenere questo, avendone discusso anche Pag. 9molto con Maurizio Martina e con altri – deve essere anche un terminus a quo. Questa è la cosa importante.
  Cosa vuol dire, in pratica ? La Carta il 28 aprile verrà presentata e sarà corredata da un'ampia gamma di allegati, di annessi. Gli annessi sono esattamente gli input di ricerca in cui la Carta ha trovato le risorse per essere scritta. Dal 1o maggio a due giorni prima della visita del Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon all'Expo vi sarà il continuo arricchimento della Carta attraverso contributi, attraverso proposte, attraverso un report di ricerca, proposte non solo di teoria ma anche di buone pratiche, che ci deriveranno da chiunque vorrà farcele pervenire.
  Mi fa piacere consentire uno scoop (senza glamour). Ieri a Bruxelles mi è stato confermato da Paolo De Castro che il 27 aprile, cioè il giorno prima del 28, data in cui presenteremo la Carta in Italia, a Milano, il Parlamento europeo approverà una risoluzione sulla sicurezza alimentare cui ha lavorato prevalentemente la Commissione Agricoltura, ma con l'apporto di altre Commissioni. Mi hanno assicurato che loro proporranno che questo sia il primo annesso, per ragioni temporali, alla Carta, nella nuova storia della Carta che potrà prevedere e includere controversie, confronti di idee, divulgazione e consapevolezza di cittadinanza in giro per il mondo durante il corso del semestre. Credo che questo sia il carattere perennemente provvisorio, sistematicamente in progress della Carta, che costituirà in questo senso una eredità particolarmente innovativa e impegnativa sul piano politico, sul piano etico, sul piano economico, sul piano sociale, di questa esperienza dell'Expo 2015.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MASSIMO FELICE DE ROSA. Signor Ministro, vorrei fare un esempio: secondo me l'Expo è un tavolino traballante e ho paura che la Carta di Milano la usiate per mettere a posto gli equilibri. Ci siamo già abituati, in un anno e mezzo di slide, a sentire promesse e racconti e poi vedere fatti completamente diversi.
  Per quanto riguarda l'Expo, come abbiamo già detto molte volte, abbiamo la cementificazione più pura, la non bonifica dei suoli; abbiamo rappresentate solamente le multinazionali e tutto quello che è contrario a ciò che inseriamo come contenuti all'interno della Carta di Milano. Siamo stufi di essere presi in giro. Con la Carta di Milano possiamo anche trovarci d'accordo in molti contenuti e abbiamo delle migliorie (i miei colleghi andranno nel dettaglio), però non ci prendiamo in giro dicendo che la Carta di Milano è lo specchio dell'Expo, perché stiamo parlando di due cose completamente diverse.
  Il fatto di associarla all'Expo sminuisce il potere della Carta di Milano. Questa è veramente una bufala che il Governo sta cercando di portare avanti.
  Con la Carta di Milano l'Expo potrebbe tutelare, anche in contrapposizione al TTIP, ossia agli accordi internazionali, veramente la nostra agricoltura. Quindi, ci chiediamo come facciano a muovere in parallelo queste discussioni anche a livello internazionale. Inoltre, chiediamo dove siano le evidenze che il Governo ha preso questa direzione, se un domani vuole prendere questi impegni e non prendere solamente in giro associazioni, cittadini e imprese che aderiranno alla Carta.
  Basta guardare che direzione ha preso il Governo nelle ultime leggi. Ricordo lo «sblocca Italia», che ha spinto non per le rinnovabili ma per il petrolio, laddove anche in zone protette, in zone agricole e in zone biologiche troviamo pozzi di trivellazione. Abbiamo spinto sulle infrastrutture: adesso c’è una fermata perché è caduto il regno di Lupi, ma abbiamo spinto sempre sulle infrastrutture, quindi non tutelando l'agricoltura. Non vi ricordo quanti campi agricoli abbiamo perso solo costruendo la tangenziale esterna di Milano (A58) o l'autostrada Brescia-Bergamo-Milano (BreBeMi).
  Mi chiedo se ci incontreremo veramente per parlare di consumo di suolo, di Pag. 10quel milione di metri quadri di suolo che abbiamo cementificato per l'Expo, mentre adesso diciamo che è importante per la sovranità alimentare, per il diritto al cibo. Quel diritto al cibo che probabilmente i bambini, dopo aver firmato la Carta e mentre mangiano un panino da McDonald's e bevono in una bottiglietta di plastica, si chiederanno che cos’è. Probabilmente stiamo insegnando questo ai nostri figli.

  PRESIDENTE. Direi di procedere a un intervento per gruppo fra Commissioni diverse.

  SUSANNA CENNI. Grazie, Ministro, per questa ennesima opportunità di discutere. Parto dalla breve considerazione che questa legislatura è iniziata venendo a conoscenza del lavoro che alcuni saggi avevano fatto sulle ipotetiche riforme costituzionali, che prevedeva la cancellazione della Commissione agricoltura, quindi presumibilmente anche di un ministero, e oggi siamo qui a parlare di possibile diritto al cibo da inserire in Costituzione.
  Prendo sul serio quello che lei ha detto inaugurando il suo ragionamento di oggi e cioè che la differenza fra questa Esposizione universale e altre che l'hanno preceduta sta nel titolo. Sono d'accordo e mi auguro che la Carta di Milano si concentri moltissimo sui risultati e sulle conseguenze che potrebbe produrre questo titolo. Quindi, mi auguro – anche considerando gli atti che stiamo producendo come Parlamento, dalle mozioni alle risoluzioni all'indagine conoscitiva che si è svolta – che tutto questo rappresenti un contributo da tradurre in azioni molto concrete.
  Anch'io penso che l'idea di far sì che la Carta di Milano agisca su vari livelli possa essere una strada innovativa, ma anche che ci aiuta a concretizzare i contenuti formidabili attorno al tema del cibo, ovviamente ad alcune condizioni. Una di queste è che davvero il tema del cibo assuma una centralità, ma non per l'agricoltura e per le politiche agricole, rispetto alle quali credo che sia già un dato di fatto. Forse la trasformazione più grande che l'Expo e la Carta di Milano potrebbero rappresentare è far diventare questo tema centrale per tutte le politiche. Qui vedo un ruolo grande anche del Governo nell'assumere questo tipo di impegno.
  Ovviamente, noi stiamo parlando di un possibile cambio di paradigma, quindi anche di idea, di concezione e di visione dello sviluppo e del futuro del nostro Paese e del mondo, sicuramente attraverso il comportamento dei cittadini. Parlo di cittadini consapevoli, quindi va bene l'idea della mobilitazione partecipata, va bene un coinvolgimento anche attivo dei cittadini, con conseguenze positive sui temi dello spreco, delle filiere, della buona alimentazione.
  Va benissimo il coinvolgimento delle imprese e qui pongo un tema anche all'attenzione del Ministro e di tutte e tre le Commissioni che stanno occupandosi oggi della questione. Mi chiedo, ad esempio, se nel futuro Green Act, di cui si parla molto, sia opportuno inserire anche un sostegno adeguato alle filiere virtuose dal punto di vista ambientale. Ovviamente, mi riferisco alle imprese agricole, in questo caso. Non sono cose impossibili. Io stessa conosco imprese vitivinicole (e il presidente Realacci le conosce bene come me) che hanno raggiunto l'autosufficienza energetica in cantina e in tutti i processi di vinificazione e di produzione.
  Possiamo far diventare queste esperienze delle esperienze che guardano al futuro, che si diffondono, che si moltiplicano e che quindi non diventano il caso, ma la buona pratica per il futuro ?
  Abbiamo moltissimo lavorato sulla tracciabilità, sull'origine dei prodotti. Possiamo fare il salto di qualità anche dal punto di vista dell'etichettatura, cominciando a inserire nell'etichettatura il consumo energetico, l'impronta ambientale delle produzioni del cibo che diffondiamo ?
  Sulla terza gamba, quella delle istituzioni in cui siamo tutti quanti impegnati più direttamente, credo che, in questi ultimi anni, in materia di OGM siano stati fatti passi in avanti molto importanti e che ci sia stato un ruolo attivo e positivo dello Pag. 11stesso ministro Martina e del Governo anche nei confronti dell'Unione europea, rispetto ai primi passi avanti non definitivi che sono stati compiuti.
  Ci sono ancora da definire alcune partite che riguardano il sistema sementiero, da considerare con grande attenzione. Credo che dobbiamo lavorare di più sull'incidenza del tema cibo sugli atti delle altre competenze. Quando dico «altre competenze» mi riferisco alle politiche ambientali, alle politiche economiche tout court, alla cultura, ai trasporti, all'urbanistica.
  Abbiamo citato il tema del consumo di suolo che dovremmo rivolgere a noi stessi perché il provvedimento è in Parlamento, quindi dipende da noi tutti la possibilità di andare avanti celermente. Penso anche a quanto stanno cambiando le città, nella relazione fra campagna e città, ai fenomeni degli orti urbani, quindi alla modifica della relazione dei cittadini con la produzione di cibo. Penso, altresì, al tema della conoscenza, su cui mi soffermo un attimo. Credo che a questo riguardo noi giocheremo un tema strategico. Parlo di conoscenza intesa sicuramente come educazione alimentare, ma anche in un rapporto rinnovato e di scambio più forte con la ricerca. Conosco questa esperienza della rete SDSN nata per volontà delle Nazioni Unite, che ha dato vita anche a questa esperienza della rete, degli atenei, della ricerca che lavora sui progetti per la sostenibilità del Mediterraneo.
  Credo che attraverso processi di questo tipo, di forte interconnessione e di ricaduta dei risultati della ricerca sulle scelte aziendali, delle istituzioni e così via, noi potremo davvero avere un cambio formidabile, sia nello sviluppo sia nei processi di sostenibilità sia nei processi di pace che riguardano in questo momento situazioni di grande difficoltà nel Mediterraneo.
  Mi auguro che nei passaggi che avremo in Commissione Agricoltura, con la risoluzione che ha depositato il Partito Democratico, ma anche nel lavoro che verrà fatto dal Ministro e dalla Commissione possiamo portare un contributo utile a questa strada.

  FRANCO BORDO. Ringrazio il Ministro e il professor Veca. Ho apprezzato complessivamente la relazione del Ministro, anche nel taglio che è appunto quello che sottende sostanzialmente al lavoro che è stato fatto e che è in itinere per la realizzazione di questa Carta, di questo che è o che può diventare un importante strumento a disposizione dei Governi, dell'umanità, dei popoli. Stiamo parlando di un'idea valoriale di sviluppo che, dall'accesso al cibo all'agricoltura, parla di diritti in senso lato.
  Parlando della Carta di Milano, oltre che apprezzare ciò che è stato fatto e ciò che stiamo facendo, credo che sia importante ricordare ciò che andremo a sottolineare nell'ambito del dibattito in Assemblea la settimana prossima, quando discuteremo e approveremo delle mozioni di indirizzo al Governo rispetto alla stesura finale della Carta stessa. In questa sede, però, se davvero vogliamo che questa sia una sfida e che il Paese ospitante la assuma con l'importanza che deve avere, credo che questa debba essere anche l'occasione per dirci cosa, oltre i contenuti di quella Carta, vogliamo dimostrare o cercare di portare all'attenzione anche degli altri Paesi, quindi all'attenzione del mondo rispetto a ciò che l'Italia in concreto può incominciare a tradurre, a partire da quei princìpi, in atti, anche legislativi.
  Riguardo alla questione dello spreco di suolo, dobbiamo dire che le ipotesi di legge che abbiamo all'attenzione stanno avendo un percorso travagliato e ancora troppo lento. Penso che questa debba essere una scommessa che deve essere portata dentro il semestre dell'Expo, vedendone almeno una tappa fondamentale, cioè l'approvazione da parte della Camera.
  Anche della questione dello spreco di cibo abbiamo parlato, abbiamo approvato delle mozioni, però dobbiamo dirci che, a fronte di queste mozioni che impegnavano il Governo in modo chiaro, abbiamo visto iniziative insufficienti su cui possiamo anche insistere maggiormente.
  Sulla questione della biodiversità, il testo di legge approvato da questa Camera riusciamo penso che potremmo riuscire a Pag. 12portarlo anche all'approvazione del secondo ramo del Parlamento, il Senato, sempre nell'ambito del semestre. Parliamo di cose che viviamo nella Carta di Milano, ad esempio, e non solo. Ne cito una che mi sta particolarmente a cuore, la valorizzazione della figura dell'agricoltore custode, a partire dalla questione delle sementi.
  Non ultimo, vedo anche un legame – è un tema sul quale sono particolarmente sensibile – con un altro provvedimento che abbiamo approvato a luglio dell'anno scorso in questa Camera e che non ha visto ancora il suo secondo passaggio al Senato della Repubblica: il provvedimento per la valorizzazione dell'agricoltura sociale.
  Se noi approviamo un bel documento, se l'Expo licenzierà una bellissima Carta, ma l'Italia, che è Paese ospitante, non si presenta con alcune azioni concluse o in fase di conclusione penso che non darà un bell'esempio.

  PRESIDENTE. Non ho iscritti colleghi di altri gruppi rispetto a quelli che sono fin qui intervenuti, quindi riprenderei dal Movimento 5 Stelle con l'onorevole Mannino. Chiedo, in questa seconda fase, una maggior sintesi.

  CLAUDIA MANNINO. Approfittando della presenza del Governo, intervengo per sollecitare che si punti l'attenzione su una questione che è condivisa sia all'interno della Carta sia nell'ambito di quello che ci siamo detti finora: la centralità del cibo e, sapendo benissimo che il cibo cresce sul suolo, la centralità del suolo. Chiederei allora al Governo e a tutto lo staff che lavora in questo momento alla Carta di Milano di dare la massima attenzione alla salvaguardia del suolo, poiché nei quarantadue tavoli che stanno lavorando su questo tema manca, secondo noi, un riferimento specifico alla salvaguardia del suolo.
  Si tratta di un argomento che noi stiamo sollecitando con vari strumenti. Abbiamo suggerito ai nostri parlamentari europei di riavviare le procedure per adottare la direttiva sul suolo. Abbiamo la direttiva sulla qualità dell'aria e sulla qualità dell'acqua e ci sembra assurdo che nel 2015, anno internazionale del suolo, non si riesca ad adottare una direttiva che ha già avuto un suo iter all'interno del Consiglio e ha ricevuto solo sei voti negativi.
  Allo stesso modo, chiederei al Governo qui presente di farsi promotore – noi abbiamo presentato una risoluzione su questo – della cooperazione rafforzata, che è uno strumento per il quale all'interno del Consiglio europeo non è necessaria l'unanimità bensì è sufficiente un terzo dei voti, che già abbiamo perché nel maggio scorso la direttiva ha ricevuto solo sei voti contrari.
  Approfitto di questo incontro per valorizzare maggiormente e dare massima attenzione alla salvaguardia del suolo, che è l'elemento principale di tutto quello che ci siamo detti e che tra questi buoni propositi sembra mancare.

  PRESIDENTE. Faccio presente che il Ministro ci deve lasciare alle 15.30. Chiedo quindi ai colleghi di porre domande puntuali.

  FRANCESCO PRINA. Ringrazio dell'opportunità di questo confronto e ringrazio il professor Veca e il Ministro Martina per aver scelto questo stile di approccio alla Carta di Milano. Penso davvero che sia un evento culturale che possa consentire all'Expo di protrarsi dopo i sei mesi di vetrina in un processo aperto. La Carta di Milano è una carta aperta, i cui veri protagonisti, come dicevano il professore e il Ministro, sono il cittadino, le imprese e le associazioni.
  Finalmente abbiamo un processo dal basso verso l'alto e non viceversa. Finalmente le istituzioni iniziano con il passo giusto. Prima di entrare in queste aule istituzionali, infatti, tutti noi abbiamo partecipato, come cittadini attivi e propositivi, sia nelle associazioni della società civile sia nelle attività economiche, cosa che ha portato evidentemente a questa riflessione. Il mio è un plauso a uno sforzo forse unico, il primo del suo genere. Certamente Pag. 13non è un protocollo come lo sono gli altri. Questo è il primo punto.
  Ho concluso un mio intervento in Assemblea dicendo che questa Carta dà una possibilità concreta di mettere in pratica uno slogan della mia giovinezza e cioè «pensare globalmente e agire localmente». Questo può diventare un impegno concreto per noi e per le nuove generazioni.
  Detto questo, l'onorevole De Rosa è andato via, ma anche in Assemblea una rappresentante del Movimento 5 Stelle ha detto che il sito dell'Expo rappresenta un milione di metri quadri di territorio sottratto all'agricoltura. Questo non è vero. È un'area dismessa e recuperata. Cominciamo a dire le cose come stanno. Le contraddizioni e i limiti dell'Expo 2015 li conosciamo tutti. Sappiamo che è stato perso tempo, ma evidentemente non da questo Governo e non da questa maggioranza. Ero in consiglio regionale insieme al ministro Martina. Sappiamo che cosa è successo. Ci siamo rimboccati le maniche e stiamo recuperando il tempo perduto.
  A me piace vedere il bicchiere mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto. Dico questo perché bisogna avere anche un po’ di orgoglio per quello che stiamo facendo. Se la Carta di Milano è uno sforzo in questo senso, dobbiamo impegnarci tutti a livello istituzionale, dalle Commissioni al Ministero, agli enti impegnati, per coinvolgere, mettere insieme e fare in modo che questi sei mesi portino davvero frutto.
  Chiudo proponendovi una riflessione che non ho ancora sentito. Ripetere quello che dicevano i miei colleghi Cenni e Bordo non serve. Voglio portare un contributo di questo tipo e chiedo al ministro Martina di ascoltare. So che non è compito da svolgere in questi sei mesi, ma quando i sei mesi finiranno quel sito avrà un dopo. Nella Carta è scritto che le risorse del cibo sono sprecate in modo diverso dal mondo occidentale sviluppato e dal Terzo mondo. Noi sprechiamo il cibo soprattutto nella fase finale del consumo, ad esempio nella ristorazione. I Paesi in via di sviluppo, invece, lo sprecano nella coltivazione, nella conservazione e nella commercializzazione.
  Non è possibile pensare che in quel luogo si possa sviluppare un centro di ricerca e di sviluppo di nuove conoscenze per aiutare i Paesi del Terzo mondo nelle tecniche di coltivazione, conservazione e distribuzione ? Il 50 per cento di quel milione di metri quadrati dovrà essere verde, ma l'altro 50 per cento dovrà essere costruito. Perché non possiamo costruire un istituto che, come la Fondazione Triulza nel sociale, operi nell'agricoltura e nella produzione di cibo ?
  Possiamo prevedere che sorga lì per tutto il mondo al fine di continuare concretamente questa ricerca e questo aiuto ai Paesi del Terzo mondo.

  MIRKO BUSTO. Noi abbiamo presentato alcune proposte migliorative riguardo a questa Carta perché è innegabile che i temi che si cercano di trattare sono importanti. Cambiamento climatico, geopolitica delle risorse, fame nel mondo, distribuzione equa o iniqua delle risorse sono temi grandi, che toccano il pianeta terra e la sua popolazione.
  Mi sono focalizzato su un tema in particolare per via della mia formazione. Provengo infatti dalla ricerca nell'ambito dell'emissione di gas serra in agricoltura. Questo tema riguarda l'agricoltura e l'allevamento in particolare. La nostra proposta era quella di portare avanti politiche di indirizzo per modulare gli stili di vita alimentari.
  Mi voglio soffermare solo sul cambiamento climatico. Nel 2014 è stato pubblicato su Climatic Science un articolo che valuta l'impatto di una dieta alimentare che ha trend in crescita nel consumo di alimenti con un maggiore impatto ambientale, tra cui quelli di origine animale. Questo impatto supererebbe nel 2070 i quantitativi di emissione di gas serra che ci portano sopra i due gradi. Questo paper scientifico dice che al 2070 soltanto l'agricoltura e lo stile di vita attuale potrebbero portarci fuori dai due gradi, ivi compreso il fattore principale, cioè l'aumento globale – quello italiano e più stabilizzato in effetti – dei consumi di alimenti di origine animale. Si pensi che l'Italia è passata da Pag. 14un consumo di carne di 37 chili in un anno negli anni Sessanta a 90 chili oggi. C’è un trend in crescita che in questi ultimi anni ha rallentato. Siccome però abbiamo parlato di geopolitica delle risorse, dobbiamo fare un discorso che non è solo italiano.
  Mi pare di capire che la vostra e la nostra ambizione sia quella di promuovere stili di vita sostenibili, che abbiano anche un carattere di equità basato sull'equa distribuzione delle risorse. In quest'ottica la nostra proposta era quella di parlare della riduzione dei consumi. Si potrebbe parlare di tante cose. Si potrebbe parlare, ad esempio, di land grabbing, dell'utilizzo dei suoli per la produzione di cereali e legumi per i mangimi, come avviene ormai in molti Paesi.
  Siamo rimasti spiacevolmente colpiti dal fatto che questo tema non sia stato affrontato né preso in considerazione. Capiamo che sia fastidioso dare fastidio al cittadino, ma la politica, secondo la mia opinione quanto meno, dovrebbe intraprendere una politica di indirizzo che comporti scelte sia per la prevenzione della salute pubblica sia per la sostenibilità e l'ambiente.
  Ricordiamoci che a livello globale la FAO stessa nel 2013 ha quantificato le emissioni di gas serra dell'allevamento globale in 14,5 per cento, un valore pari a quello dei trasporti globali. Tutti i trasporti globali cubano come l'allevamento. È un tema che da più parti si chiede di prendere in considerazione. Si chiede alla FAO e si chiede in moltissimi studi internazionali, tra cui l'ultimo è stato pubblicato da un think tank inglese.
  Abbiamo posto questo tema alla vostra attenzione e mi permetto di riproporlo in questa sede.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Ringrazio il Ministro. Credo che questa sia una grandissima occasione per legare finalmente il tema del clima al tema del diritto al cibo. È chiaro a tutti quanto sia grande l'impatto dell'agricoltura sui cambiamenti climatici e quanto sia indispensabile fare un ragionamento globale su questo.
  La Carta ha l'aspirazione di farlo in una circostanza sicuramente non scevra da critiche che riguardano il contesto. Per quanto riguarda i contenuti, credo si debba lavorare in maniera approfondita per delineare alcuni punti essenziali e i tavoli di lavoro in questo ci possono aiutare, soprattutto in un approccio bottom-up.
  Vorrei sottolineare un elemento che può essere un esempio di quanto il clima sia legato al cibo. Mi riferisco alla deforestazione. La deforestazione è dovuta alla necessità di spazio per nuove coltivazioni di soia e di olio di palma e per la produzione di pellame. Andando avanti con questo modello di sviluppo sappiamo tutti che avremmo bisogno di tre pianeti. Non ci possiamo girare dall'altra parte e non affrontare questa situazione. Dobbiamo intervenire con le nostre aziende all'estero e con intese fra i governi.
  Un altro esempio che è stato già citato è quello del land grabbing, un fenomeno che non è possibile non denunciare. Credo che occorra aumentare la cooperazione internazionale, fare progetti e portare il nostro know-how in altri Paesi, in particolare africani. In Africa credo sia indispensabile agire perché quello è un obiettivo molto chiaro sia della Cina che di altri Paesi.
  Si tratta di sicurezza alimentare. Noi non possiamo tutelare la sicurezza alimentare in Europa pensando che, se non facciamo altrettanto in Africa, il sistema riesca a reggere e a funzionare. È tutto collegato. Io non ho la ricetta, ma mi rendo conto che un percorso del genere, che abbracci clima e cibo e porti a proposte organiche, è un percorso di decenni. Prima iniziamo meglio è.
  Ho altre piccole note. In particolare vorrei sottolineare che il modello ora sostenibile è quello dell'agricoltura contadina. Ci sono milioni di persone nel mondo che si sfamano e non devono essere sfamate da qualcun altro. Queste persone sono i contadini, quel tipo di agricoltori che spesso hanno un'azienda piccola, familiare o di media scala.Pag. 15
  È qualcosa che rientra nelle nostre caratteristiche. Il modello italiano, anche rispetto a quello europeo, è basato infatti su una dimensione più piccola delle fattorie e delle aziende agricole. Se fino a oggi questo è stato il modello sostenibile, che ha retto e ha permesso che le risorse limitate potessero essere redistribuite in maniera sostenibile, tornare a guardare a quel modello in chiave innovativa forse è la strada da percorrere.
  Vorrei porre una domanda al Ministro riguardo all'etichettatura. Quali sono i provvedimenti che vorrà mettere in campo per la trasparenza della filiera e l'etichettatura ? Di cose già fatte ce ne sono. Sicuramente ce ne sono altre nuove da fare. Infine, per quanto riguarda la mangimistica OGM, che è ovviamente collegata alla deforestazione e a una filiera sana dei nostri prodotti, vorrei sapere qual è lo stato del piano proteico nazionale, se c’è un avanzamento nell'operatività e quali sono le intenzioni del Governo.

  MARIA AMATO. Il riferimento ai bambini e alla sottoscrizione della Carta da parte dei bambini è un elemento forte per un Paese che, come molti altri nel nord del mondo, soffre delle patologie legate alla super-alimentazione o a un tipo di alimentazione sbagliata. È però fondamentale la correttezza del messaggio che si dà. È importante quanto e quale cibo, ma soprattutto, essendo un'occasione educativa, bisogna esaltare il principio del buono, pulito e giusto.
  La specificità italiana è data dal fatto che la sicurezza alimentare è competenza del Ministero della salute. In Europa invece è in capo all'industria alimentare. È importante che nella Carta si esalti e si sottolinei questa specificità, pur considerando che l'iper-controllo del cibo non corrisponde automaticamente alla qualità del cibo.
  In relazione alla salute, infatti, non va dimenticato che la presenza di ormoni nella carne a un livello ancora tollerabile comporta o può comportare una più elevata incidenza di ginecomastia nell'uomo e di problematiche ormonali nella donna, così come la quantità ha il suo ruolo perché l'obesità e le patologie cardiovascolari sono tra le più incidenti tra quelle collegate agli stili alimentari.
  Sottolineiamo il fatto che la sanità, in questo contesto, ci vuole stare. Non vuole avere un ruolo periferico o marginale.

  SILVIA BENEDETTI. Approfitto di questa occasione per fare alcune precisazioni. Visto che si parla di questo fantomatico milione di metri quadrati di suolo agricolo e visto che viene detto che non è agricolo, bisognerebbe decidersi. Effettivamente è stato venduto a un prezzo più alto e stranamente, a quanto pare, ancora prima di cambiare destinazione d'uso da suolo agricolo a suolo edificabile. Questo potrebbe essere un altro degli elementi strani dell'Expo.
  Anche ammettendo che sia suolo agricolo su cui non si può coltivare, la bonifica non è nemmeno stata fatta, da quello che risulta dai documenti che ci sono. Si aggiunge qualcosa che non va bene su qualcosa che già non va bene in partenza.
  Ricordiamoci oltretutto che per fare la piastra dell'Expo si è proceduto a impermeabilizzazione di suolo.

  PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, stiamo discutendo della Carta di Milano.

  SILVIA BENEDETTI. Certo, era solo per rispondere a cose che sono state dette.
  Per quel che riguarda la Carta di Milano, si parla dei prossimi obiettivi del millennio e, come abbiamo già detto, sono obiettivi importanti. La discussione su questa Carta deve certo comprendere tutti gli interlocutori. Mettiamoci dentro anche i grandi nomi agro-industriali. L'importante è che questi nomi agro-industriali vengano messi nelle condizioni di capire che il paradigma deve cambiare.
  L'alimentazione non deve più sottostare alle leggi del commercio e del profitto. Ci deve essere una nuova direzione e l'Italia può essere il Paese che coraggiosamente e giustamente va in quella nuova direzione.
  Visto che si parla di sicurezza alimentare e di sostenibilità ambientale, un'altra Pag. 16delle cose che secondo me vale la pena introdurre nella Carta di Milano è la promozione di un'alternativa all'uso dei fitosanitari che, per come vengono impiegati adesso, hanno un impatto ambientale cumulativo e una forte resilienza. Per il momento sono indispensabili per alcuni usi, purtroppo. Tuttavia, se non prendiamo mai una direzione nuova con coraggio, questo problema ce lo ritroviamo sia in termini di impatto ambientale sia di impatto sulla salute umana. Sono diversi gli studi che riportano questa problematica. Da quel che mi risulta, sembra però che il Ministero sia abbastanza scettico nell'idea di impegnarsi in questo.
  C’è anche da dire che in questa nuova direzione e nei nuovi obiettivi del millennio rientra il consumo di suolo, così come ci rientra un'agricoltura diversa che abbandoni il modello dell'agricoltura industrializzata e valorizzi l'agricoltura contadina, quella che opera anche in un contesto sociale. Mi viene in mente che nel contesto dell'Expo manca la valorizzazione del Parco agricolo sud di Milano.
  Poteva essere un'attività interessante per valorizzare la nuova direzione che dovrebbe prendere la Carta di Milano.

  VERONICA TENTORI. Ringrazio il Ministro. Credo che la Carta di Milano nasca dall'Expo perché il tema dell'Expo è nutrire il pianeta. Come giustamente è stato sottolineato, però, la Carta di Milano sarà un'eredità importante.
  Riparto da un aspetto che credo sia importante, cioè una nuova idea di sviluppo del Paese e del pianeta, uno sviluppo in cui le risorse del territorio vengono rigenerate e non consumate. Questo si può fare attraverso una distintività data ai prodotti per la loro qualità, per la loro storia e per il legame con il territorio al quale appartengono. Credo che l'Italia abbia da insegnare molto sulla valorizzazione del proprio patrimonio agroalimentare e culturale, anche in chiave turistica.
  Oggi fare agricoltura vuol dire produrre un bene primario, che è il cibo, ma vuol dire anche tutelare il paesaggio, difendere dal rischio idrogeologico e dal rischio di incendio. Vuol dire promuovere la sicurezza alimentare. Vuol dire parlare di biodiversità, fino ad arrivare all'interazione tra agricoltura, cibo, turismo e qualità della vita, da cui scaturiscono nuove forme di socialità e di solidarietà per una maggiore coesione sociale.
  Questo è un modello sostenibile a livello economico, sociale e ambientale. In questo quadro, penso si inserisca il grande tema centrale, cioè la sfida alimentare globale, credendo a una nuova idea di sviluppo che parta dalla terra come madre della crescita.
  È questo un messaggio che credo sia importante sottolineare nel dibattito relativo alla Carta di Milano.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor presidente, grazie per questa occasione. Voglio ricordare innanzitutto a me stesso che l'occasione nasce perché è stata presentata una mozione sulla Carta di Milano. La prima mozione presentata è stata quella del Partito Democratico e le presidenze di queste Commissioni hanno voluto assumere un ruolo completamente diverso dal precedente.
  Il dibattito che oggi svolgiamo in questa sede serve per arricchire le posizioni di ognuno di noi e per tentare, facendo ognuno di noi uno sforzo in più, un passo in avanti per capire se sia possibile costruire una mozione unitaria. Non stiamo parlando di cose particolari. Non stiamo parlando di occasioni di divisione. Stiamo parlando di un tema, quello del cibo e della Carta di Milano, che credo vada anche al di là dall'avvenimento rappresentato dall'Expo 2015. Parte da lì, ma credo che il progetto che abbiamo davanti ci dovrà portare sicuramente fuori da queste secche.
  Mentre ascoltavo i colleghi che intervenivano e che hanno dato grandissimi spunti di riflessione, pensavo a quanti lustri sono passati da quando dicevamo con forza che l'agricoltura era figlia di un Dio minore o forse di nessun Dio. Oggi abbiamo invece visto che si è conquistata una centralità forte.Pag. 17
  Oggi la politica economica del nostro Paese, ma credo anche quella europea, è diventata geocentrica. Ha posto al centro dell'attenzione il bene della terra e noi vediamo nei nostri territori, nei nostri paesi e nelle nostre regioni quanti giovani si avvicinino alla terra e vogliano produrre beni. Questo significa che l'Expo ha creato stimoli in più. Ha dato la possibilità a tante persone, che prima erano lontane, di avvicinarsi a questo settore e lo ha fatto con forza.
  Ciò nasce anche dalla politica che il Governo ha messo in campo in quest'ultimo anno. Non dobbiamo nasconderlo. Il ministro Martina sa che non sono uno che ama fare complimenti ma la politica economica di questo Governo e la forza che ha messo in campo il ministro Martina sono davanti agli occhi di tutti. «Campolibero» e tutte le altre iniziative ci hanno messo nelle condizioni di poter parlare di agricoltura, mentre prima ne parlavamo quasi di nascosto. Lo sa bene il presidente Realacci, che è stato sempre sensibile a questi temi.
  Lo diciamo con forza. Siamo convinti che il cibo oggi abbia assunto la stessa importanza del petrolio. Non è mia l'osservazione ma è così. Chi ne controlla le dinamiche produttive, chi possiede la terra, chi ha accesso alle tecnologie e all'innovazione controlla un bene strategico in chiave geopolitica al pari degli idrocarburi e delle risorse minerarie.
  Come dice la FAO, sappiamo però che un terzo del cibo prodotto nel mondo non arriva al piatto dei suoi abitanti. Questo è drammatico perché si perde cibo mentre viene prodotto e si perde cibo da quando viene prodotto a quando arriva nel piatto. A questo dobbiamo porre attenzione. Siamo la generazione che più mangia. Quanti obesi ci sono tra i nostri bambini ma anche tra di noi (almeno chi vi parla !) ? C’è un motivo in più per dire che la politica di questo Governo deve essere una politica che guarda con attenzione alla persona e a questi mondi.
  Noi oggi, parlando della Carta di Milano, vogliamo chiedere un impegno al Governo per mettere in pratica politiche per ridurre lo spreco alimentare e per combattere la fame nel mondo attraverso la promozione di culture diffuse e sostenibili. Per questo la Carta di Milano non può essere legata soltanto all'Expo, anche se parte dall'Expo.
  È per questo che il «no» agli OGM deve essere detto ma in una prospettiva programmatica. Non è solo per le vicende dell'Expo. Deve essere detto per salvaguardare la biodiversità e le produzioni agricole del pianeta, per promuovere l'accesso al cibo e alla terra affermando il diritto alla sicurezza alimentare, per ispirare stili di vita più sani, per stimolare il risparmio idrico e mettere in campo pratiche di contrasto ai cambiamenti climatici, per tutelare l'ambiente attraverso il presidio del suolo.
  Sono questi gli impegni che vogliamo che siano condivisi dal Governo per la Carta di Milano. So che il lavoro fatto è grande ma, proprio perché oggi viviamo un cambiamento di epoca, vogliamo aprire a tutti i gruppi. Credo ci siano le condizioni per fare una mozione ampiamente condivisa.
  Fermiamoci. Non parliamo più di cose che ci dividono. L'agricoltura, come abbiamo sempre detto, non ha bandiere, non ha vessilli, non ha casacche. Credo che la Carta di Milano debba essere una grande occasione per promuovere l'Italia e per mettere avanti l'Italia, l'Italia tutta. Dalla Calabria alle Alpi, credo che tutti aspettino che questo grande evento porti una rivoluzione geocentrica, così come è stata avviata dal Governo.
  Sono convinto che ci siano tutte le condizioni per un lavoro comune.

  ERMETE REALACCI, Presidente dell'VIII Commissione. Sarò brevissimo. Ho sempre pensato che l'eredità di Milano sarebbe stata un'eredità di idee e non di cemento. Abbiamo perso molto tempo dietro questo. Credo che nessuno ricorderà Milano per una realizzazione particolare. Non sarà la Tour Eiffel di Parigi o tante altre occasioni in cui questo è accaduto. Peraltro, avendo avuto prima Shanghai, quel terreno era precluso. Competere con Pag. 18Shanghai sulla quantità di opere realizzate sarebbe stato assolutamente perdente.
  Mi sembra che la Carta di Milano vada in questa direzione. È una cattedrale di idee e di valori in costruzione. Gli Expo sono Expo. Io penso che quello di Milano avrà un grande successo perché molta gente ha voglia di vedere al tempo stesso oggetti e Italia. Il tema, come ricordava il Ministro, è un tema caldo, più degli altri. Mi sembra stupido ironizzare sul fatto che sarà un grande ristorante.
  Voglio dire al ministro Martina una cosa che ho appreso all’Expo delle idee. Bert mi ha detto una cosa che mi è rimasta impressa. Quando nasce la CGIL nel 1906, nasce in contemporanea all'Expo di Milano perché erano così intelligenti – forse più di adesso – da pensare che, siccome l'Expo era il luogo in cui, bene o male, si annusava il futuro, era bene far capire che in quel futuro c'era il sindacato.
  Addirittura organizzarono le mense popolari per permettere ai proletari di andare all'Expo perché era importante che anche chi non aveva i mezzi potesse andarci.

  PAOLA BINETTI. Questa volta chi non ha i mezzi come farà ad andare all'Expo ?
  Avete organizzato qualcosa ?

  ERMETE REALACCI, Presidente dell'VIII Commissione. Non sono io il rappresentante dell'Expo. Mi sembra però molto raggiungibile, più di quanto non fosse allora Milano per chi partiva da altre parti d'Italia e non dico del mondo.
  La Carta di Milano mi sembra vada in questa direzione. Voglio fare alcune osservazioni. In primo luogo, la Carta di Milano – in questo ha ragione il collega Busto – consegna una specie di testimone alla Conferenza sul clima di Parigi (COP21). A Parigi c’è un appuntamento molto importante un mese dopo la chiusura dell'Expo. Il tema di come si organizzano l'agricoltura, i consumi e l'alimentazione, anche in funzione dei mutamenti climatici, è un tema importante come contributo a quella conferenza.
  Il secondo elemento è che la Carta di Milano è un documento internazionale. Non so se spinga nella cooperazione rafforzata, come diceva la collega Mannino, ma ci deve essere una concertazione internazionale. Inoltre, diventa importante che l'Italia metta a disposizione la sua cultura. Noi siamo un Paese molto particolare da questo punto di vista, non solo per la qualità alimentare. La qualità alimentare è un pezzo della qualità italiana e i tavoli dell'Expo lo dimostravano plasticamente per i temi che venivano affrontati.
  Questa qualità alimentare e agricola – con alcuni colleghi, da Susanna Cenni a Nicodemo Oliverio, ci si lavora da tempo – ha due aspetti. Il primo è un aspetto di forte competitività della nostra economia, che non dipende dalle quantità. Noi non competiamo con le pianure dell'Arizona ma, se andiamo a vedere nel mondo quali sono i Paesi che hanno più forza competitiva nei prodotti di punta, l'Italia c’è. L'Italia è il Paese che ha più capacità di competere nelle punte di diversità.
  È un elemento che l'Italia può mettere a servizio. È possibile, come diceva la collega, un'economia che compete perché produce qualità e non perché produce quantità. Questo è utile da tanti punti di vista.
  L'altro elemento è un'altra specificità italiana. L'alimentazione e l'agricoltura non sono viste allo stesso modo in tutti i Paesi del mondo. Noi in ogni caso siamo un Paese occidentale ricco. Non abbiamo la stessa cultura di altre parti ma nel nostro Paese, poiché c’è una cultura che cambia, come ricordava adesso Nicodemo Oliverio, c’è un nuovo orgoglio dell'agricoltura e nascono forme di consumo, anche in aree urbane, di grandissimo interesse. Alcune forme di condivisione e di sharing economy legate all'agricoltura stanno assumendo un peso materiale, ma anche simbolico, di grande importanza.
  Mi chiedo perché non proviamo, come Commissioni che lavorano spesso assieme, a organizzare, d'accordo con l'Expo e magari non all'inizio, quando l'affollamento sarà mostruoso, un incontro dentro Pag. 19l'Expo tra queste forme di economia. Pensiamo ai farmer market. Si è parlato degli orti. Potremmo parlare dei gruppi di acquisto solidale (GAS). Queste forme di economia hanno caratteristiche urbane e di rapporto diverso fra agricoltura e territorio e possono essere un contributo di esperienze. Questo è un aspetto del ragionamento della Carta. Non è la Carta nel suo complesso ma può essere un momento di ascolto di esperienze utile per rafforzare la filosofia che mi pare stia dietro la Carta di Milano.
  Parlo di una filosofia che vuole rappresentare una prospettiva di economia non ripiegata ma praticabile ed efficace, che al tempo stesso valorizzi mutazioni in atto che vanno nella giusta direzione.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai nostri ospiti per la replica.

  SALVATORE VECA, Responsabile del coordinamento dei quarantadue tavoli tematici per la stesura della «Carta di Milano». Vorrei toccare solo due punti. Innanzitutto, vorrei ringraziarvi per i contributi dati perché ho imparato molto.
  In secondo luogo, mi fa piacere confermare che la Carta è veramente uno strumento bottom-up, come è stato giustamente chiarito. È uno strumento che mi sembra debba innescare processi di deliberazione ai livelli locali e nazionali dalle nostre parti in Europa, perché l'Unione, da questo punto di vista, deve essere centrale, e in arene internazionali. Deve altresì innescare processi che abbiano a che vedere con la consapevolezza di cittadinanza.
  La questione dell'Expo per i bambini è stata posta con precisione. La Carta per i bambini dipende semplicemente dal fatto che è assolutamente da ipocriti prendere sul serio la sostenibilità e non prendere sul serio i bambini. Sostenibilità vuol dire solo bambini e nipoti. È così. È l'idea di rilanciare una prospettiva di lungo termine in un'epoca assediata e ossessionata dal breve termine. Questa è, dal punto di vista politico, la filosofia della Carta per come io la vedo.
  La Carta è anche uno strumento per criticare la Carta stessa. La Carta è uno strumento per generare critiche alla Carta e per aprire controversie. Questa è la democrazia, le controversie ben vengano.
  Il punto con cui vorrei concludere, come ha sottolineato il presidente Realacci, è che sono assolutamente d'accordo che la vera eredità sarà questa. Non pongo il problema dell'area dell'Expo. Sono questioni su cui non ho responsabilità e so che il Ministro sta lavorando su questo punto per il futuro.
  Nulla è garantito perché dobbiamo lavorarci tutti, ciascuno con la sua responsabilità, le sue convinzioni, le sue lealtà e le sue conoscenze, ma qualcosa potrà cambiare se dopo l'Expo si dirà in giro per il mondo – e questo avrà degli effetti – che l'Expo di Milano 2015 ha rimesso in moto la discussione su uno dei temi più radicali e sulla connessione tra il tema radicale e tanti aspetti della convivenza civile o tragica.
  Come ripeto, la Carta non è un trattato scientifico, anche se si basa su nozioni scientifiche. Ho molto apprezzato il riferimento al problema dei consumi alimentari, dei gas serra e alla trasformazione degli stili nei consumi alimentari. Come l'onorevole sa benissimo, noi abbiamo avuto un piccolo picco nel consumo animale, mentre sappiamo che c’è uno switch dal consumo vegetale verso il consumo animale appena si sale di reddito. Questo riguarderà parti del mondo molto più popolose delle nostre. È quindi un problema di grande complessità.
  Credo che, se si potrà ricordare l'Expo perché ha messo in moto un'agorà globale da cui potranno generarsi esiti affinché la vita su questo pianeta, per chiunque e ovunque, sia meno indecente, si potrà dire di aver raggiunto un buon risultato.
  Vi ringrazio di cuore.

  MAURIZIO MARTINA, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Devo solo ringraziarvi per il lavoro fatto fin qui e per alcune annotazioni che abbiamo fatto.Pag. 20
  La settimana prossima, o quando sarà, ci sarà la mozione e credo che quello possa essere uno spazio assolutamente utile per contribuire a sviluppare i percorsi che vi abbiamo rappresentato qui nella massima unità o almeno con l'auspicio che si riesca a dare un segnale di totale consapevolezza del Parlamento. Credo che ci siano tutte le condizioni.
  Aggiungo solo un elemento. Soltanto per il prossimo maggio, cioè un mese di programmazione dell'Expo, vi sono già 6.000 classi prenotate per percorsi didattici all'interno dell'Expo.
  Penso che questo dica più di ogni altra cosa.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.