XVII Legislatura

Commissioni Riunite (VIII e X)

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Mercoledì 1 marzo 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Epifani Guglielmo , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, e del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, sulla revisione della Strategia energetica nazionale (SEN) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Epifani Guglielmo , Presidente ... 3 ,
Calenda Carlo , Ministro dello sviluppo economico ... 3 ,
Epifani Guglielmo , Presidente ... 10 ,
Becattini Lorenzo (PD)  ... 10 ,
Vallascas Andrea (M5S)  ... 11 ,
Bianchi Stella (PD)  ... 12 ,
Pellegrino Serena (SI-SEL)  ... 12 ,
Bombassei Alberto (CI)  ... 13 ,
Abrignani Ignazio (SC-ALA CLP-MAIE)  ... 14 ,
Crippa Davide (M5S)  ... 15 ,
Epifani Guglielmo , Presidente ... 16 ,
Realacci Ermete (PD) , presidente VIII Commissione Ambiente ... 16 ,
Epifani Guglielmo , Presidente ... 17 ,
Galletti Gian Luca , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 17 ,
Calenda Carlo , Ministro dello sviluppo economico ... 20 ,
Epifani Guglielmo , Presidente ... 21 

Allegato 1: Documento depositato dal Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda: Strategia energetica Nazionale ... 23 

Allegato 2: Relazione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Gian Luca Galletti ... 53

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa: AP-NCD-CpE;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Scelta civica-ALA per la costituente libera e popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Civici e Innovatori: (CI);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-UDC: Misto-UDC.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GUGLIELMO EPIFANI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, e del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, sulla revisione della Strategia energetica nazionale (SEN)

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, e del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, sulla revisione della Strategia energetica nazionale (SEN).
  Prima di dare la parola ai Ministri, vorrei illustrare ai colleghi come si svolgeranno i nostri lavori. I due Ministeri hanno lavorato di concerto per istruire l'audizione di oggi,.
  Il primo a prendere la parola sarà il Ministro Carlo Calenda, che illustrerà, anche attraverso una serie di slide, il quadro di riferimento nel quale il Governo sta lavorando (vedi allegato 1).
  Il Ministro Galletti ha preparato una relazione che riguarda specificamente le tematiche ambientali, che sarà invece distribuita a tutti i colleghi deputati (vedi allegato 2), in modo che nel tempo che avevamo previsto (mezz'ora, quaranta minuti) possiamo avere, appunto, il quadro completo del punto di partenza del percorso di elaborazione del documento sulla Strategia energetica nazionale. Dico punto di partenza perché è evidente che siamo solo all'avvio del processo che porterà alla deliberazione della nuova Strategia energetica nazionale.
  In questo momento è, secondo me, fondamentale garantire un rapporto proficuo con il Parlamento. Oggi iniziamo, ma avremo successivamente altri appuntamenti. Credo che, a un certo punto, sarà altrettanto importante – questa è l'intenzione, poi naturalmente vedremo – avere dei momenti di confronto pubblico nel Paese perché si tratta di coinvolgere il maggior numero possibile di soggetti sociali e istituzionali nella costruzione di un documento importante per il presente e il futuro del Paese.
  Terminati gli interventi dei Ministri, apriremo il dibattito. Potrà intervenire un rappresentante per gruppo per Commissione, con interventi possibilmente sintetici, dopodiché si svolgeranno le repliche dei Ministri, in modo che nell'ora e mezza che abbiamo a disposizione potremmo concludere questa parte dei nostri lavori.
  Do subito la parola al Ministro Calenda.

  CARLO CALENDA, Ministro dello sviluppo economico. Grazie. Procederò rapidamente con una presentazione che poi lascerò agli atti delle Commissioni. Poi, come ha detto il presidente Epifani, avremo un secondo giro di audizioni.
  Aggiorniamo la Strategia energetica nazionale rispetto a quella che era stata fatta dal Ministro Passera, in uno scenario che è cambiato in maniera molto significativa. Pag. 4Cambiano gli obiettivi di riduzione delle emissioni e quelli relativi ai cambiamenti climatici, ma cambia anche la tecnologia, ovvero il paradigma delle possibili opzioni per raggiungere questi obiettivi.
  C'è un settore fondamentale, quello del gas, che risente di una struttura di relazioni molto importanti sia contrattuali sia di sicurezza energetica, quindi abbiamo deciso di rifare questa strategia e riproporla, aggiornandola, a partire dagli obiettivi della strategia precedente, che aveva quattro assi: competitività, ambiente, sicurezza e crescita.
  Nelle slide a pag. 2 e 3 (vedi allegato 1, pag. 25 e 26) potete vedere le condizioni per il raggiungimento o meno di questi obiettivi. Non si è chiuso il gap del costo dell'energia. Poi lo vedremo nel dettaglio per quanto riguarda sia il gas (PSV e TTF sono i due segnalatori di prezzo, uno italiano e uno nord europeo) sia l'energia elettrica. Dunque, per una pluralità di ragioni, risentiamo ancora di uno svantaggio competitivo significativo. Per quanto riguarda l'ambiente, abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo dati dal punto di vista sia della penetrazione delle energie rinnovabili sia dei consumi di milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, su cui, come poi vedremo, abbiamo avuto un risultato superiore alle aspettative. Questo vale anche per la riduzione delle emissioni di gas serra, con una grande attenzione che sarà poi evidenziata, ma dove gioca un ruolo fondamentale anche la crisi economica, quindi non tanto e non solo l'efficacia e l'efficienza delle politiche, ma anche il fatto che abbiamo avuto una caduta molto significativa della produzione industriale.
  Tuttavia, questi obiettivi sono stati raggiunti. Abbiamo un tema ancora non completamente risolto, quello della sicurezza di approvvigionamento, che in uno scenario internazionale diventa sempre più complesso. Questo è, quindi, un tema cruciale. Infine, nella vecchia SEN avevamo il tema della crescita, che è stato trattato come un capitolo a parte. Nella nuova SEN, invece, decliniamo la crescita sui tre assi. Riteniamo, infatti, che la crescita sia, di fatto, un effetto di come gestiamo i primi tre.
  Per quello che riguarda la competitività, l'obiettivo sarà quello di azzerare il differenziale del prezzo del gas, rispetto al quale incominceremo a disegnare il percorso su cui stiamo lavorando. Intendiamo, inoltre, gestire l'evoluzione del mix generativo. Anche su questo vi faremo vedere un benchmark, facendovi capire quanto l'Italia sia impegnata, avendo raggiunto buoni risultati, e qual è lo scenario competitivo complesso rispetto alle fonti della generazione. Quindi, puntiamo a ridurre il gap sui prezzi verso i competitor sia della parte elettrica sia di quella gas.
  Sull'ambiente, abbiamo i nuovi obiettivi al 2030 e più in generale al 2050. Qui il tema vero non è se raggiungerli, perché si tratta di un impegno internazionale, ma come raggiungerli, vale a dire come allocare il più efficientemente possibile il capitale, visto che saranno obiettivi molto costosi da raggiungere, in modo da ottenere il massimo risultato con l'investimento più sostenibile per il Paese.
  Il terzo elemento da approfondire è il tema della sicurezza, che si può distinguere in due filoni. Uno è quello del gas, di cui vi ho detto prima. L'altro riguarda il fatto che, ad integrazione delle rinnovabili, c'è la necessità di fare una serie di adeguamenti in termini sia di capacità produttiva del mercato, sia di bilanciamenti, per esempio, della rete.
  Riguardo al piano di lavoro, vedete segnata la prima audizione di kick-off del lavoro. La slide a pag. 4 (vedi allegato 1, pag. 27) rappresenta tutta l'attività che è stata fatta. L'obiettivo è di arrivare ad avere un secondo giro di audizioni con voi tra la fine di marzo e la prima settimana di aprile, prima di partire con la consultazione pubblica, in maniera da avere un documento chiuso e consultato dal punto di vista del Parlamento, ma aperto a tutti gli stakeholders che, peraltro, abbiamo già cominciato a vedere. La slide a pag. 5 (vedi allegato 1, pag. 28) riporta gli stakeholder finora incontrati, ma la lista aumenta di giorno in giorno. Oggi stiamo facendo la raccolta dei desiderata dei vari attori. Insieme al lavoro di raccolta dell'informazione e dei trend che poi vi farò vedere, questi comporranno Pag. 5una decisione che sarà rivista con gli attori in fase di consultazione pubblica.
  Aggiungo che non ci stiamo occupando solamente della SEN perché tutto questo avviene in un quadro di provvedimenti europei che sono sostanzialmente articolati in tre grandi filoni. Il primo riguarda l'efficienza energetica, che porterà sostanzialmente all'adozione di una direttiva che definirà le linee guida su un tema che incomincia a essere persino prevalente nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione rispetto alle altre componenti.
  Abbiamo, poi, il piano clima-energia, che dovrà essere affrontato nell'ambito dei piani nazionali degli Stati membri per adeguarli ad una prospettiva europea. Su questo, nell'ambito della SEN, adotteremo un formato europeo del piano clima-energia per essere il primo Paese a portarlo, appunto, in un formato per così dire europeo. Stiamo lavorando sia con Šefčovič sia con Cañete per farne un progetto pilota anche rispetto a quello che faranno gli altri Stati membri.
  Infine, rispetto alle emissioni di gas, abbiamo la ESR (Effort Sharing Regulation), su cui il ministro Galletti potrà dire di più perché, tra l'altro, ieri è stato a Bruxelles proprio su questo tema, sul quale siamo in fase molto avanzata. Ieri, infatti, c'è stato una riunione del Consiglio molto significativa.
  Quali sono gli obiettivi generali dell'Unione europea? Come vedete nella slide a pag. 7 (vedi allegato 1, pag. 30), sono molto sfidanti. Noi li abbiamo mappati al 2050, per capire che quando parliamo di obiettivi al 2030 questi fanno parte di una curva che diventa sempre più ripida, che porta proprio a questo breakdown per quanto riguarda le emissioni CO2 per settore. Il tema molto rilevante è quello della produzione energetica, che dovrà essere totalmente priva di emissioni entro il 2050. Questo è un obiettivo estremamente sfidante, mentre, ovviamente, l'industria è impattata moltissimo, ma relativamente meno degli altri. Invece, i trasporti sono quelli più complicati e anche più costosi perché impattano sia sugli stili di consumo sia sulla disponibilità di reddito.
  Se mappiamo sui tre assi gli obiettivi sfidanti, cerchiamo di capire dove sta l'Italia.
  Partiamo dall'efficienza energetica. Come vedete nella slide a pag. 15 (vedi allegato 1, pag. 38), stiamo meglio della media europea al punto di partenza. L'obiettivo è quello del 30 per cento di riduzione. Noi partiamo da un punto migliore della media. Tuttavia, dobbiamo fare attenzione perché la negoziazione che faremo e che non riguarderà solo questo capitolo sarà proprio in merito al punto di caduta, nel senso che dobbiamo seguire la curva. È certo, però, che dobbiamo pretendere che la curva sia molto aggressiva, quindi che gli obiettivi siano molto sfidanti perché siamo posizionati bene, ma allo stesso tempo non dobbiamo avere un burden sharing che sia tutto spuntato verso di noi perché è estremamente costoso. La stessa cosa vale per quanto riguarda le rinnovabili, che sono il 17,5 – se ben ricordo – come dato specifico. Anche qui siamo messi meglio della media europea per una politica di incentivazione che conoscete e che è stata estremamente spinta. L'ultimo punto riguarda l'emissione di gas. Ho fatto mettere in evidenza il dato. Rispetto al target, che è all'anno base 1990, avevamo un obiettivo al 2020 di riduzione del 10 per cento. Ebbene, lo abbiamo raggiunto prima, quindi siamo sopra il target, ma non siamo – questo non è un caso – in linea con la media europea. Il target, dunque, è stato raggiunto, ma potremmo fare meglio se prendessimo come benchmark la media europea.
  In questo settore c'è un tema molto rilevante che ho già citato, quello della crisi che ci ha colpito. Qual è il contesto in cui operiamo? Poi parleremo dei numeri di dettaglio. Abbiamo una diminuzione radicale dei consumi, a parità di crescita del PIL, nel periodo 15-30. Ovviamente i consumi sono una variabile collegata direttamente alla crescita del PIL. Come vedete, noi avremo una crescita media intorno al 3,7 per cento, ma con un dimezzamento della crescita dei consumi. Questo è frutto delle politiche di efficienza e del miglioramento di tutta la tecnologia collegata alla produzione industriale e non solo. Inoltre Pag. 6– questo è un tema fondamentale – come arriviamo a questi obiettivi? Si investirà più sull'efficienza energetica o più sull'incentivazione delle rinnovabili? Questo è molto importante perché ha una ricaduta di policy fondamentale per noi. Di conseguenza, è uno degli snodi cruciali della SEN. Vedremo poi alcuni dati puntuali. Il terzo elemento è quello del gas, che mantiene un ruolo importante. Nonostante – questo vale anche nei Paesi OCSE – una crescita piuttosto flat del PIL, l'utilizzo del gas continua a crescere, però, allo stesso tempo, è una materia cosiddetta «di transizione», nel senso che prima o poi useremo tutte fonti rinnovabili. Tuttavia, per il momento è la cosa meno inquinante che possiamo usare in diverse categorie, tra cui anche la generazione termoelettrica. Il tema qui è come gestiamo gli approvvigionamenti perché lo scenario è destinato a cambiare in modo radicale.
  Come dicevo prima, qui abbiamo i consumi energetici. Sotto c'è il tasso composto annuo di crescita del PIL. Qui potete vedere che il tasso composto annuo di crescita dei consumi energetici, dal 2000 al 2014, si dimezza. Cosa cresce allora?
  Il carbone rimane flat, quindi non cresce, perché aumenta solo dello 0,2, contro il 3,8 del quattordicennio precedente. Il petrolio ha più che un dimezzamento. Il gas diminuisce, ma continua a crescere. Il nucleare cresce, in particolare per effetto della scelta del nucleare di alcuni Paesi asiatici. Infine, idro e rinnovabili mantengono un profilo meno accelerato, ma comunque continuano a crescere. Il dato fondamentale è che si disaccoppia, cioè a PIL che cresce allo stesso modo si dimezza l'intensità di consumo. Dove si investirà? Qual è la previsione? Ci sono due temi. Le rinnovabili scendono in termini di investimento perché diventano tecnologicamente più convenienti, cioè la parte di investimento in incentivazione diminuisce radicalmente, quindi paradossalmente, mentre le rinnovabili nel tempo diventano importanti, ma sempre meno costose, l'efficienza energetica ha un costo marginale in aumento. In sostanza, più si va avanti, più costa efficientare per ogni unità di efficienza perché si hanno processi marginalmente meno impattanti rispetto al costo. Nella slide a pag. 15 (vedi allegato, pag. 38) vedete, infatti, che la quota di efficienza energetica, in termini di evoluzione degli investimenti rispetto all'anno base 2015, nel mondo, va quasi a triplicare. Questo ci dà l'idea di cosa si sta muovendo. Sui consumi di gas, l'Asia diventa molto forte, insieme all'Africa e al Medioriente. Questo può determinare un problema in termini di approvvigionamento. In area OCSE, Italia inclusa, come vi dicevo, c'è una crescita di gas, nonostante ci sia marginalmente una crescita economica molto inferiore. Vediamo la posizione dell'Italia. Prima l'abbiamo vista in modo analitico, cioè partendo dal 2015 in relazione ai target europei, qui, invece, la vediamo nello storico, cioè rispetto a quello che è successo negli anni precedenti.
  Credo sia abbastanza chiaro. Il dato più importante è sempre quello sulle emissioni di gas, là dove siamo passati dall'essere negativi nel raggiungimento degli obiettivi all'essere molto positivi proprio negli anni della crisi perché si è avuta, appunto, una riduzione di emissioni derivante da quello.
  Come si può operare? Incominciamo dal gas. Noi abbiamo un differenziale che continua a essere intorno al 13 per cento (dipende da quale anno base si prende) tra il TTF e il PSV, su cui possiamo lavorare e su cui lavoreremo attraverso il cosiddetto «corridoio di liquidità».
  Non vado nel dettaglio su questo perché di questo tema abbiamo già parlato in occasione della presentazione delle linee programmatiche del Ministero. Poi vi farò vedere anche un backup di un paio di passaggi. A ogni modo, l'obiettivo è quello di rendere il passaggio del gas da TTF a PSV molto più liquido. Oggi c'è un collo di bottiglia in Svizzera derivante dal fatto che la normativa svizzera non è compliant con quella europea, quindi di fatto sono trattenuti dalla Svizzera i diritti di passaggio non utilizzati. Con la manovra di liberare questi diritti di passaggio, abbiamo un impatto positivo sia per l'utente consumatore finale domestico sia per quello industriale, Pag. 7che vale circa la metà del gap che ci divide dal TTF.
  Sull'energia elettrica la situazione attuale è complicata come si evince anche dalla slide a pag. 17 (vedi allegato 1, pag. 40), quindi bisogna ragionarci con attenzione. Come stiamo messi rispetto agli altri Paesi? Ho preso come benchmark Germania, Francia e la media europea. Prendiamo la famiglia tipo residente. In questo caso occorre considerare i costi di energia e di trasporto e poi tutti gli oneri generali di sistema. L'Italia ha un costo lievemente superiore a quello della Germania in termini di energia e trasporto, ma sulla famiglia tipo ha meno oneri e tasse. Questo accade perché, come sapete, in Italia abbiamo avuto la brillante idea – lo dico sarcasticamente – di riversare tutti gli oneri delle rinnovabili sulle imprese, mentre la Germania ha fatto una scelta di natura differente.
  Vi ho fatto, inoltre, un breakdown per tipologia di industria, quindi potete osservare qual è l'andamento per i clienti industriali. È interessante vedere che sulla micro impresa, peraltro in parte inclusa nella maggior tutela, abbiamo un costo dell'energia superiore anche se non di molto rispetto a quello tedesco. Con la Francia si deve fare un ragionamento a parte perché sul mix ha ovviamente un nucleare molto forte, quindi è un film diverso, e soprattutto un peso degli oneri che è paragonabile a quello della Germania, ma che, sommato a un costo dell'energia e trasporto superiore, fa sì che sia di parecchio superiore. Poi la curva va a diminuire. In particolare, come vedete sempre nella slide n. 17, ciò riguarda non i grandissimi energivori, ma quelli che sono potenzialmente energivori. Qui noi incominciamo a diventare abbastanza competitivi perché avevamo una tariffa molto degressiva, cioè che scendeva molto all'aumentare dei consumi. Questo, però, non è più consentito in base alla normativa europea, dunque non è più applicabile. Abbiamo finito la consultazione per un nuovo schema di tariffa che si chiama «Trinomia», cui andrà sommata la questione degli energivori, che è fondamentale per quello che vedrete dopo. Questo è quindi, in sintesi, il confronto con la Germania in relazione alle aziende energivore. Non sono le più grandi in assoluto, ma solo i grandi consumatori. La situazione è che, di fatto, la Germania azzera loro tutti gli oneri, per cui alla fine hanno un costo che sta tra 40 e 45 come si evince dalla slide a pag. 18 (vedi allegato 1, pag. 41). In Italia il costo per questa categoria sta tra gli 85 e i 90. Anche se consideriamo l'interrompibilità, i benefici di spacciamento e quant'altro, la riduzione arriva tra i 65 e i 75, quindi il gap è forte e decisivo perché per alcuni settori industriali questo pezzo è molto rilevante dal punto di vista della produttività finale e di competitività del prezzo. Questa è una delle ragioni che ha messo in crisi, per esempio, l'acciaio, l'alluminio e così via.
  Ora, noi risponderemo – non l'ho inserito in questa presentazione, ma rimando alle linee guida programmatiche che vi ho già illustrato – con il nuovo schema di energivori che dobbiamo fare necessariamente entro quest'anno e che andrà in vigore dal 1° gennaio del prossimo anno. Lo schema sarà basato su due elementi. Innanzitutto, la tariffa di base non sarà più così degressiva, quindi premieremo meno i consumatori perché si baserà sul criterio del valore aggiunto e avrà un aggancio sugli energivori che abbasserà questa quota che è diversa tra noi e la Germania e che, di fatto, comporta per circa 3 mila grandi imprese uno svantaggio competitivo molto significativo. Il mix generativo italiano è molto aggressivo perché, come vedete, non solo la quota di rinnovabili è molto superiore sia alla Francia sia la Germania – noi non consideriamo rinnovabile il nucleare, ovviamente – ma la Germania ha ancora una bella dose di carbone, molto superiore alla quota italiana, con un vantaggio di costo molto significativo. In particolare, si tratta di carbone e lignite.
  Quindi, che cosa bisogna fare? Grazie alle strategie di approvvigionamento del gas, che stiamo rivedendo e che vedrete ovviamente nel documento sulla SEN definitivo, dobbiamo azzerare il gap che abbiamo sia con il corridoio di liquidità, per il 50 per cento, sia, per l'altro 50 per cento, Pag. 8modificando i comportamenti di approvvigionamento sul gas secondo alcuni parametri e trend.
  Dall'altro lato, se non funzionasse il meccanismo ETS, penso che dovremmo avere strategie di carbon pricing più aggressive anche a livello nazionale. Visto che stiamo giocando questa partita, se abbiamo il gas che funziona, dobbiamo giocarla fino in fondo e in modo proattivo. Dobbiamo lavorare, quindi, sugli oneri di sistema – in parte lo abbiamo già fatto – per garantire la competitività a questi 3 mila energivori italiani che danno lavoro solo diretto a circa 600 mila imprese, altrimenti vanno fuori mercato. Qual è la situazione dei contratti gas? Vi pregherei di guardare con attenzione alla slide a pag. 21 (vedi allegato 1, pag. 44). La linea rossa è la proiezione della domanda di gas per il nostro Paese. Qui abbiamo alcune componenti a rischio. La prima è l'Algeria, che per noi rappresenta una fetta importantissima del mercato. L'Algeria ha due elementi pericolosi. Il primo è un incremento della domanda interna molto significativo a parità di produzione. In secondo luogo, c'è un forte incremento dei volumi, che stiamo già vedendo, in export verso mercati del GNL più remunerativi, in particolare della Spagna, che, come sapete, ha investito molto in GNL. Inoltre, abbiamo la quota dell'Olanda e della Norvegia, che stanno riducendo i volumi di export per il progressivo esaurimento delle risorse, a cui si sostituisce una quota proveniente dall'Azerbaijan tramite il TAP. Nonostante questo, rimarrà un gap che va colmato. Bisogna, dunque, prendere delle decisioni impostate in questo modo. Cosa vogliamo fare? Vogliamo sviluppare altre pipeline che portino a contratti fissi con provider? Cosa succederà dopo che il Nord Stream sarà inaugurato? È importante avere una linea dalla Russia che arrivi direttamente in Italia? Qual è la situazione con l'Ucraina, quindi quanto viaggerà attraverso l'Ucraina? Come vedete, il gas russo rimane molto importante. Oppure vogliamo avere una strategia che premia la rigassificazione perché probabilmente il mercato di rigassificazione, per un certo numero di anni, diventerà più liquido e con un prezzo più basso? Questo è il lavoro che stiamo facendo al fine di determinare una strategia di investimento in infrastrutture.
  L'altra questione riguarda il nostro parco centrali termoelettriche. A questo riguardo abbiamo avuto un decommissioning molto forte. Questo è un mercato spot, quindi giornaliero, che segue i segnali di prezzo di brevissimo periodo. Il tema è che l'enorme apporto delle rinnovabili ha determinato un problema di bilanciamento molto significativo, come vedremo poi nello specifico.
  Questa situazione determina la seguente situazione. Nelle ore di picco – tipicamente, mi hanno spiegato, luglio alle 18 – questo è il contributo che abbiamo in adeguatezza, ovvero quello che possiamo utilizzare rispetto al fabbisogno. Ora, siamo assolutamente a tappo, cioè abbiamo un sistema in cui la sicurezza è determinata dall’import, con un rischio che abbiamo verificato quest'anno quando c'è stato il blocco delle centrali francesi, che hanno avuto problemi, per cui ci siamo trovati a gestire una situazione molto complessa. Questa è la ragione per cui riteniamo sia arrivato il momento di affrontare il ragionamento sul mercato della capacità, vale a dire avere un parco che non solo sia di qualità, quindi flessibile e utilizzabile, ma che ci garantisca dal rischio di dover dipende dall’import in caso in cui arriviamo a un sistema di fabbisogno di picco.
  Sull'efficienza energetica, alcuni primi elementi sono questi. Ci sono vari strumenti (certificati bianchi, conto termico, detrazioni fiscali e standard e normative), che hanno, tuttavia, costi molto differenti. Infatti, mentre i certificati bianchi costano 2 mila euro per ogni TEP risparmiato, le detrazioni arrivano a costare 15 mila euro. Allora, dobbiamo tener presente questo quando andremo a ristrutturare il mix di interventi che vogliamo fare. Abbiamo, infatti, cominciato a fare un'analisi di efficienza. Come funziona l'allocazione del nostro capitale, che è comune? Innanzitutto, abbiamo già cominciato a lavorare sui certificati bianchi, rispetto ai quali siamo molto più stretti rispetto alla baseline tecnologica, ovvero agli effettivi miglioramenti che vengono Pag. 9 fatti. Di conseguenza, con i certificati bianchi non ci si può più arricchire mettendo in atto meccanismi speculativi. Infine, vogliamo aprire ad altri settori che diventeranno sempre più importanti. Abbiamo, poi, le detrazioni fiscali che dovranno essere aggiornate. Il resto lo conoscete. Qual è la situazione delle rinnovabili in termini di spesa? La curva rossa della slide a pag. 25 (vedi allegato 1, pag. 48) è la componente A3 della bolletta, che raggiunge oggi circa 12,6 miliardi, a fronte di una produzione altissima, ovviamente complessiva, non giornaliera, per cui non può essere comparata con quella che avete visto relativa alle ore di picco. Sappiamo, però, che questo sistema è destinato a cambiare. Già nel «decreto rinnovabili» abbiamo cominciato a orientarci in questo senso poiché ci è prescritto dall'Europa di arrivare a un meccanismo tecnologicamente neutro, che cioè premi chi è più efficiente in maniera trasparente, mantenendo però una quota di incentivazione per tecnologie molto innovative o di frontiera, che sono forse un po’ meno vantaggiose dal punto di vista economico, ma che dobbiamo sperimentare. Allo stesso modo, c'è il tema dell'economia circolare su cui probabilmente oggi vale la pena usare un incentivo più spinto.
  Qual è l'effetto dell'aumento delle rinnovabili, che continuerà? I servizi di bilanciamento vanno sotto stress. Inoltre, come vi ho detto, c'è la necessaria evoluzione dei meccanismi da spot a medio periodo, quindi il capacity market. Soprattutto, però, bisogna stare attenti alle eventuali speculazioni. Su questo aspetto occorre tenere conto di quanto accaduto. Sapete, infatti, che ad aprile, maggio e giugno dello scorso anno ci sono stati sbilanciamenti che hanno comportato un costo addizionale intorno ai 700-800 milioni di euro a causa di comportamenti anomali e potenzialmente sanzionabili. A questo proposito, ho riscritto all'Autorità per l'energia e all'Autorità per la concorrenza una settimana fa per chiedere a che punto fossero le attività istruttorie. Entro il 30 maggio dovrebbe essere conclusa tutta la fase istruttoria, che è stata forse un pochino lunghetta, per usare un eufemismo, ma confidiamo che si arrivi alla fine entro il 30 maggio, appunto. Penso che il mandato sia molto chiaro. Se ci sono stati comportamenti speculativi, spregiudicati e sanzionabili, tutto il denaro ricavato deve rientrare nella bolletta, abbassando i costi per i consumatori.
  Quali sono, dunque, i temi chiave su cui stiamo ragionando? Il primo è quello dell'efficienza energetica verso le energie rinnovabili. Questo non vuol dire che una debba escludere l'altra, ma dobbiamo stabilire come allochiamo il capitale. In termini di efficienza energetica, sappiamo che stiamo usando strumenti che hanno livelli di impatto completamente differenti. Allora, quali sceglieremo in conseguenza dell'esperienza fatta, anche vedendo quello che fanno gli altri? Sul sistema gas, ho detto come sviluppiamo l'infrastruttura, insistendo sugli strumenti di liquidità di mercato, in particolare sul corridoio di liquidità e sulla sicurezza dell'approvvigionamento. Infine, c'è un tema che riguarda la Sardegna e la sua metanizzazione.
  Per quanto riguarda il sistema elettrico, abbiamo sia il tema del rafforzamento delle infrastrutture per introdurre più flessibilità, sia quello del completamento dell'armonizzazione delle regole di mercato a livello UE. Ancora, abbiamo un processo di completamento della liberalizzazione del mercato elettrico e del gas. Da ultimo, dobbiamo tenere conto di tutta la gestione del settore di raffinazione e logistica petrolifera. Qui bisogna capire come evolverà il settore nel prossimo anno perché abbiamo fatto la scelta di considerare l'industria petrolifera nazionale non più come un elemento di crescita e sviluppo, ma sostanzialmente come stazionaria.
  Questi sono gli snodi decisionali che definiremo. Tutto questo dovrà poi produrre un business plan, che ha tra i suoi obiettivi quelli ambientali e di competitività e prevedrà, anno per anno, un'allocazione del capitale, degli incentivi e degli investimenti, stabilendo qual è l'impegno che l'Italia deve prendere. In gioco ci sono una quantità molto significativa di miliardi di euro per anno. Quindi, è giusto che il piano venga fatto su base almeno quinquennale perché, come avete visto, lo scenario cambia Pag. 10 davvero rapidamente e profondamente. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Abbiamo ascoltato l'illustrazione del quadro generale da parte del Ministro Calenda. Poi provvederemo a fare stampare e distribuire il testo scritto del suo discorso. Abbiamo già fatto distribuire la relazione che ha preparato, in un quadro sempre unitario, il Ministro Galletti, il quale, a questo punto, ritiene di non fare adesso un intervento per lasciare spazio alle domande, in modo che potrà rispondere sui diversi temi posti. Se vogliamo rispettare i tempi che ci siamo detti, credo che questo sia un atto apprezzabile. D'altra parte, prima di dare la parola ai commissari, ricordo che, come ha confermato anche il Ministro Calenda, siamo all'inizio del percorso, quindi ci rivedremo altre volte. Allora, oggi, se posso dare un suggerimento, dovremmo limitarci a qualche valutazione di insieme perché avremo momenti di approfondimento sia sul quadro energetico sia sul quadro ambientale, su cui potremmo entrare in maniera più dettagliata. Oggi avviamo il percorso ed è in questo spirito che i commissari dovrebbero fare le loro domande.
  Do, quindi, la parola ai colleghi che desiderino intervenire porre quesiti e formulare osservazioni.

  LORENZO BECATTINI. Ringrazio i ministri per questo avvio del processo di revisione della Strategia energetica nazionale, che ha una particolarità, come è stato detto dal Ministro Calenda, cioè ha la necessità di una revisione quinquennale. Ricordiamo, infatti, che quella precedente è del 2012, ma quella ancora precedente era del 1988. Oggi, per una serie di concause, che riguardano il tema della crisi economica, dell'efficienza, delle nuove tecnologie e anche a causa di tutto quello che sta capitando nel settore del gas a livello geopolitico, è necessario lavorare con margini e con tempi più stretti. Mi limito ad alcune brevi osservazioni. La prima riguarda un tema di old economy, cioè come ragionare sull'impiego del gas naturale come combustibile di transizione. Mi pare sia stato posto un tema che riguarda una scelta che dovrà essere fatta per mettere in sicurezza il sistema e affrontare quei problemi che capitano dal punto di vista internazionale, com'è avvenuto, per esempio, con l'Algeria. Ricordo, infatti, che anni fa l'Algeria ha avuto un anno in cui ci ha dato meno gas perché c'era freddo, cosa stranissima e particolare. Inoltre, sappiamo cosa è successo su altre direttrici che sono arrivate nel nostro Paese. Allora, c'è un tema di fondo, ovvero se sia opportuno il potenziamento delle pipeline o se invece, sia meglio aggiungere qualcosa in termini di rigassificazione rispetto a quello che abbiamo oggi, cioè il vecchio impianto di Panigaglia, quello di Rovigo e quello piccolo che è stato fatto sulla costa della Toscana. Occorre, quindi, una scelta per stabilire se andiamo in una direzione o in un'altra.
  Come corollario di questo tema del gas, osservo il fatto che avremmo l'impegno, che oramai è più che decennale, di superare la frammentazione delle società che operano nella distribuzione, attualmente circa 230, per arrivare, attraverso le gare con i 177 ambiti, ad avere 30-40 società, come succede in altre parti d'Europa. Su questo ci sono tante responsabilità, ma bisogna che si arrivi alla celebrazione delle gare.
  Un altro cardine importante che è stato rammentato è quello dell'Emission Trading System. Le Commissioni VIII e X hanno approvato il 2 febbraio 2016 il documento XVIII, n. 31, sulla Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2003/87/CE per sostenere una riduzione delle emissioni più efficace sotto il profilo dei costi e promuovere investimenti a favore di basse emissioni di carbonio (COM(2015) 337 final). Il tema di fondo è se sia bastevole quello che abbiamo fatto o se non dobbiamo ragionare sul prezzo dell'anidride carbonica. Infatti, se il prezzo rimane troppo basso, è evidente che non ci sono condizioni da parte delle imprese per cambiare passo. Noi abbiamo tutto l'interesse affinché vengano fatti gli investimenti, ma se possiamo comprare i titoli a un costo basso è evidente che nessuno farà gli investimenti. Si Pag. 11pone, inoltre, la questione di come declinare la carbon tax. A questo proposito, ricorderei un fatto che fu salutato positivamente a suo tempo. Mi riferisco alla cosiddetta IRES sull'energia, cioè la Robin tax del 2008 che, come tutti sapete, è stata demolita dalla Corte costituzionale, fortunatamente non con effetti retroattivi.
  L'ambizioso Winter Package europeo, che è molto innovativo, non soltanto deve farci riflettere sul fatto che cambia la cultura del cittadino, che diventa un cittadino produttore (un prosumer, come è stato detto), ma soprattutto ci deve fare interrogare sul fatto se avremo risorse e fondi sufficienti per poter affrontare questo tema, che è di grande interesse; bisogna capire, se oltre a quello che già investiamo noi sull'edilizia privata, abbiamo la possibilità di fare di più e di meglio.
  È stato accennato inoltre al tema della capacità, che è stata oggetto di controversie tra l'Autorità e il Consiglio di Stato perché vi sono stati pronunciamenti anche di demolizione di alcuni provvedimenti che erano stati messi in atto. Inoltre, quando si affronta un problema così generale come quello di un piano strategico sorgono due domande. A una si è cercato di dare una risposta, ma bisogna farlo in maniera concreta perché c'era anche nella SEN del 2012. Infatti, ci aspettiamo che alla fine, progressivamente, vi sia davvero una riduzione dei costi per le famiglie e per le imprese. Come descritto nel quarto capitolo della SEN precedente, ci aspettiamo che gli investimenti possano generare anche nuove professioni e nuovo lavoro.
  Da un piano che è all'inizio e che è ben impostato – per questo faccio i complimenti per l'esposizione, perché è una base di partenza molto buona – ci aspettiamo che si possano dire parole decisive nel senso di una progressiva riduzione dei costi e anche di un auspicabile aumento dell'occupazione attraverso gli investimenti.

  ANDREA VALLASCAS. Nel 2015 il fabbisogno energetico lordo del Paese è cresciuto del 3,2 per cento rispetto al 2014 e contemporaneamente abbiamo assistito a un decremento della produzione da rinnovabili e a un aumento dell'incidenza dei consumi di petrolio e di gas. Considerando l'attuale crescita delle installazioni da fonti rinnovabili, il GSE, in un recente documento, valuta una potenza aggiuntiva di 3,7 gigawatt da fonti energetiche rinnovabili dal 2015 al 2020, con una crescita quindi di soli 300 megawatt al 2020. Quindi, al netto delle correzioni sui costi energetici, con quali strumenti pensate di facilitare il raggiungimento degli obiettivi del 2030?
  Da un anno a questa parte il MISE, inoltre, ha costituito il gruppo di lavoro per la relazione sulla situazione energetica nel 2015, dove, però, non vi è alcun riferimento a collaborazioni con altri ministeri interessati. Il Ministro Galletti, in audizione al Senato, ha dichiarato che «si sta avviando un'intensa collaborazione tra le amministrazioni competenti, a partire dal Ministero dell'ambiente e dal Ministero dello sviluppo economico». Contemporaneamente, abbiamo letto di audizioni al MISE per ascoltare le proposte dei vari stakeholders. Ecco, quale direzione del ministero ha il compito di coordinare e recepire le modifiche al testo che sarà poi posto in consultazione? C'è una azienda esterna coinvolta?
  Inoltre, vorrei sapere se la SEN sarà costruita insieme alle regioni italiane.
  Ho ancora una domanda. Ho visto il grafico sull'abbattimento delle emissioni. Mi interessa soprattutto il settore residenziale, dove c'è sicuramente una difficoltà nell'agire perché abbiamo edifici multipiano con più proprietari. Vorrei, quindi, sapere se e quali strumenti avete individuato per abbattere i consumi energetici nel settore edilizio.
  L'ultima domanda è sulla metanizzazione della regione Sardegna. Fatto salvo l'utilizzo del GNL che, comunque, ritengo fondamentale soprattutto per i trasporti, mi domando se ha veramente senso realizzare un metanodotto nella nostra regione con soldi pubblici. Infatti, questo sicuramente avrà tempi di realizzazione molto lunghi. Peraltro, vista la crescita dei consumi nei Paesi asiatici e africani, potrebbe essere anche controproducente perché, una volta finita la realizzazione del metanodotto, forse il costo del gas sarà talmente Pag. 12alto che non si abbatterebbero i costi di realizzazione. Allora, non sarebbe più utile investire nelle fonti energetiche rinnovabili?

  STELLA BIANCHI. Ringrazio il Ministro per l'esposizione. Vorrei farle due o tre domande.
  La prima è, in realtà, una considerazione. Lei ha menzionato l'obiettivo di realizzare una strategia clima-energia della quale la SEN è propedeutica. Questa è una notizia che accogliamo con grande soddisfazione. Naturalmente, immaginiamo che anche la SEN sia realizzata con l'obiettivo di fare una strategia climatica al 2050, che assuma gli obiettivi fissati all'Accordo di Parigi l'articolo 2, quindi ben al di sotto di 2 gradi e di 1,5 gradi. Tuttavia, ministro, come sa bene, questo significa che il Pacchetto clima-energia al 2030 è un obiettivo ambizioso, che è perfettamente nella traiettoria che, però, non realizza gli obiettivi dell'articolo 2. Allora, immagino che anche la SEN così preparata, in vista della strategia climatica, si dia per obiettivo il raggiungimento dei target ambiziosi e in linea con quanto sottoscritto dall'Italia nell'obiettivo di contenimento dei 2 gradi. Peraltro, questo è quello che ci ricordava con la road map al 2050 nella slide a pag. 7 (vedi allegato 1, pag. 30) in cui si riferiva a quanto già adottato dalla Commissione europea, che prevede dei tagli delle emissioni nell'ordine dell'80-95 per cento al 2050 rispetto ai livelli del 1990, fino ad arrivare all'energia a emissioni zero.
  Vorrei, dunque, porle due domande. La prima è come sosterremo le rinnovabili. Infatti, il sistema degli incentivi è stato troppo generoso. Tutti abbiamo capito quanto ha fatto danno la non manutenzione durante un certo periodo. Se guardiamo, però, il paragone con la Germania che lei ha ricordato, loro hanno il più del doppio di fotovoltaico installato e più del triplo di eolico installato.
  Ora, per l'eolico c'è tutto un altro discorso perché hanno quello del Mare del Nord, ma più del doppio di fotovoltaico installato ci dice che noi, come Italia, possiamo fare ancora molto per incoraggiare le rinnovabili, come certamente immaginiamo di fare. Non ho capito, inoltre, se sono previsti investimenti sulla rete e sugli accumulatori per introdurli meglio.
  Un'altra cosa che ci ha fatto molto piacere sentire è la sua idea che, se l'ETS non dovesse funzionare, dovremmo avere, come Paese, delle strategie di carbon pricing più efficaci. Ecco, su questo sarebbe molto importante conoscere meglio l'orientamento. Certamente, sarebbe molto opportuno che il Paese si interrogasse sull'opportunità di misure di questo tipo.
  Vorrei chiederle ancora una cosa sul carbone. Lei ha citato la Germania, che ha ancora una fortissima produzione in percentuale, anche se non così rilevante come quella della Polonia. Il carbone, però, rimane anche in Italia. Che cosa immaginiamo di fare? Immagino che proponiamo di sostenere l'uscita dall'uso di questo combustibile fossile così dannoso.
  Un'altra domanda che vorrei farle riguarda una cosa che lei ha detto nell'esposizione, ovvero che l'aumento della penetrazione delle rinnovabili comporta un aumento del ricorso agli sbilanciamenti. Noi abbiamo avuto occasione di ascoltare una presentazione in sede di Unione europea in Italia, là dove dicevano che la proposta dell'Unione europea è quella di inserire le rinnovabili nel mercato del bilanciamento.
  Allora, come mettiamo insieme le due cose? Lì ci spiegavano che le rinnovabili addirittura possono essere parte nel mercato del bilanciamento; lei, invece, ci dice che l'uso delle rinnovabili aumenta la necessità di coprire. Insomma, è come se in sede europea le rinnovabili fossero considerate come fonte molto solida, come prevedibile. Infine, sugli energivori, anche sollecitata dagli interessi dei colleghi, mi ha sorpreso vedere che nelle slide la differenza non è tanto nel costo di produzione, ma e più negli oneri che si attribuiscono. Sono valutazioni giustamente da fare per mettere le nostre imprese in grado di competere al meglio con le altre, ma non c'è un problema di costo di produzione.

  SERENA PELLEGRINO. Sarò particolarmente sintetica. Innanzitutto, mi scuso in anticipo perché mi devo allontanare e potrò sentire la risposta solo successivamente Pag. 13 dalla registrazione sulla web TV. Ministro Calenda, la ringrazio dell'esposizione e mi auguro che possiamo avere anche noi a disposizione la documentazione da lei illustrata nella seduta odierna. Credo che questa interlocuzione con i commissari sia indispensabile, visto come si era prodotta la precedente SEN, che era stata, di fatto, calata dall'alto. In questa circostanza, invece, vedo una buona proposizione da parte del Governo nei confronti del dialogo con le due Commissioni.
  Non ho visto nessuna parola – forse è sfuggita a me – sulla cancellazione o quantomeno sulla riduzione, visto che c'è stata per le rinnovabili, su cui concordo, degli incentivi e sussidi destinati alle fonti fossili. Ecco, mi pare che non ci sia menzione, come, invece, c'è stata in maniera prepotente per quello che riguarda le rinnovabili.
  Non sono favorevole a dare ulteriori incentivi alle rinnovabili, che hanno avuto i loro incentivi, che hanno funzionato particolarmente bene, per cui oggi possono anche camminare con le loro gambe. Penso che anche le fossili possano fare altrettanto, quindi vorrei da parte vostra una presa di posizione chiara e netta in questa direzione. Inoltre, mi auguro sinceramente che l'Italia non proceda, come, purtroppo, sta accadendo in altri Paesi del mondo, verso le geoingegnerie.
  Dopodiché, per i risparmi energetici questo Governo e questo Parlamento hanno introdotto incentivi molto importanti, soprattutto per quello che riguarda l'edilizia. Penso che il 30 per cento dei consumi che vanno sull'edilizia possano essere incentivati ulteriormente, soprattutto per i grandi involucri e anche per il comparto dell'industria. È evidente che il comparto dei trasporti è quello più difficile da misurare, soprattutto perché sappiamo bene che il problema dello stoccaggio è enorme, quindi riuscire a trasferire, attraverso la logistica, con l'utilizzo delle rinnovabili, è veramente complesso. Dobbiamo, pertanto, fare un'enorme operazione anche nel comparto dei vettori.
  Lei ha parlato di rigassificazione. Per quello che riguarda il nostro Gruppo parlamentare ci siamo opposti in ogni modo perché i rigassificatori non sono esenti da pericolosità, esattamente come le centrali nucleari. Tuttavia, esistono, quindi non possiamo non tenerli in considerazione. Credo sarebbe grave sottovalutarli in questo momento, soprattutto per quello che riguarda attacchi terroristici. Lo dico in maniera molto sintetica. Per esempio, nel golfo di Trieste – faccio questo esempio perché è più facile da comprendere – provocherebbe una serie di reazioni a catena particolarmente gravi. Dobbiamo, inoltre, tener conto che abbiamo scoperto uno dei più grossi giacimenti di gas al largo dell'Egitto, che è probabilmente la decima parte di quello che appare. Tuttavia, credo sia un errore particolarmente grave andare ancora nella direzione delle fossili, per quanto possa essere importante questo grosso giacimento. Peraltro, madre terra ha impiegato miliardi di anni per svilupparlo, per cui è un errore distruggerlo nella manciata di decenni che abbiamo a disposizione. Ho capito, dalla sua esposizione, che avete deciso uno stop ai prelievi di petrolio nel nostro Paese. Ecco, se ho capito bene, faccio un plauso a questo Governo. Se ho capito male, ovviamente ci opporremo.

  ALBERTO BOMBASSEI. La ringrazio dell'esposizione, che è stata chiarissima. Se avremo a disposizione la relazione scritta con i dati oggi illustrati, avremo poi modo di ragionarci ulteriormente. Vorrei quindi fare alcune domande. La prima richiesta riguarda i dati che sono stati citati a livello europeo. Ecco, comprendono tutti i Paesi europei, inclusi quelli dell'Est, oppure solo i Paesi tradizionalmente membri dell'Unione europea?
  La seconda domanda riguarda i dati che abbiamo citato a livello mondiale. Sono inclusi anche quelli della Cina? Come sappiamo tutti, sui dati per quantità e volumi influiscono proprio i problemi che sta causando la Cina, là dove ci sono ancora prevalentemente centrali di produzione a carbone con sistemi molto vecchi – oggi non tutte le centrali a carbone sono così inquinanti – al punto da dovere fermare, in alcune zone, la produzione industriale per lunghi periodi proprio per eccesso di inquinamento. Allora, occorrerebbe un maggiore Pag. 14 coordinamento, oltre che con l'Europa, anche a livello mondiale. Ne trarremmo tutti notevoli vantaggi, infatti, in termini di inquinamento globale, altrimenti se diventiamo virtuosi noi come Europa, ma poi il Paese vicino inquina di più, finiamo per respirare anche noi l'inquinamento degli altri. Inoltre, abbiamo sempre parlato – se non ho capito male – di costi di produzione, ma più che i costi di produzione, che possono essere anche molto diversi, sarebbe interessante discutere dei prezzi non tanto degli utilizzatori domestici, ma soprattutto di quelli a livello industriale. Se potessimo fare periodicamente una tabella di confronto sui prezzi industriali, questo consentirebbe al nostro Paese di valutare anche la nostra competitività. Infatti, visto che stiamo spingendo fortemente, appunto, sulla competitività, questo è un elemento chiave per il Paese per avere dei prezzi dell'energia industriale a costi competitivi.
  Ho un'ultima osservazione da fare. Come sapete, al 2025-2030 si è prevista un'utilizzazione maggiore del 30 per cento delle applicazioni elettriche nel settore dei trasporti su gomma, quindi su strada. Allora, credo che varrebbe la pena di valutare, se non è stato ancora fatto, il risparmio nel settore petrolifero e la maggiore necessità di produzione elettrica. Credo, infatti, che siano numeri molto importanti, che varrebbe la pena prevedere per non trovarci impreparati rispetto ad altri Paesi che lo stanno già facendo.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Grazie, Ministro, della sua esposizione e di questa presentazione della SEN, che mi sembra nasca anche con un concorso di idee, visto il numero dei soggetti coinvolti che ci ha voluto indicare. Molte delle domande sono state già fatte dai colleghi, per cui mi limiterò a farne un paio. La prima riguarda l'efficienza energetica, che ritengo il futuro su cui puntare per diversi motivi. Innanzitutto, da un punto di vista ambientale, abbassando i consumi, si abbassano anche le emissioni. Inoltre, sappiamo bene che questa è l'unica spending review che permette occupazione e posti di lavoro, per cui possiamo tranquillamente dire che l'abbassamento del costo dell'energia e del consumo non implica in alcun modo un abbassamento di PIL. Come ultimo aspetto, permette di mantenere un risparmio non modificando lo stile di vita, ma semplicemente rendendolo più efficiente. Tuttavia, ci sono diverse problematiche in relazione a come aumentare l'efficientamento. Oggi in Italia per efficientare bisogna spendere per modificare. Allora, penso che, oltre al discorso relativo ai certificati bianchi e agli altri aspetti che ha voluto indicare in maniera precisa, dovremmo ragionare anche sulla necessità di agevolare l'accesso al credito per soggetti, le EsCO, le famiglie e le aziende che vogliono efficientare il Paese. Su questo magari rischierò di essere ripetitivo perché è un mio vecchio cavallo di battaglia, ma penserei anche a inserire un incremento di un fondo di garanzia reale, che come lei sa ha un effetto moltiplicatore, essendo un fondo statale. Sempre riguardo al tema delle rinnovabili, ritengo che il Paese abbia perso una grande occasione con il referendum in questo settore. Personalmente – non pretendo di convincere nessuno – penso che ciò sia accaduto anche con il referendum sul nucleare. Comunque, a questo punto dobbiamo cercare di capire come aiutare le aziende, che hanno problematiche parcellizzate, anche a livello di autorizzazioni. Allora, c'è anche il discorso della semplificazione che, a Costituzione data, si può fare. Questo dovrebbe essere l'altro aspetto su cui intervenire. Per esempio, ci sono alcuni settori, come la geotermia, dove come sappiamo passano anche 5-6 anni da quando si parte a quando si riesce a porre la prima pietra, per tutta una serie di autorizzazioni di natura regionale, comunale o ambientale. Sto andando a un convegno sul SUAP, cioè sullo sportello unico, quindi proporrei di ragionare sotto il profilo della semplificazione anche nel settore dell'energia. Penso, infatti, che debba essere un aspetto importante da valutare.
  Le vorrei chiedere qualcosa su questo, anche per il fatto che sono rimasto colpito – chiudo con questo – del fatto che in termini di approvvigionamento abbiamo ancora delle problematiche. Come diceva il Pag. 15collega Becattini, c'è il problema del costo, che i consumatori ci chiedono di ridurre, ma si pone anche il discorso dell'approvvigionamento, su cui vedo che ci sono ancora delle criticità. Allora, l'ultima domanda è proprio questa. Parlando di gas, vorrei conoscere con maggiore precisione gli orientamenti. Nelle sue slide ha parlato del corridoio di liquidità. Ecco, vorrei capire in che modo potrebbe essere implementato, anche rispetto ad alcuni soggetti che hanno preso determinate quote di capacità nel 2006-2008 e che oggi sono in difficoltà per l'abbassamento di cui ha parlato. Quindi, anche sotto sotto il profilo del corridoio di liquidità, vorrei sapere come intende procedere.

  DAVIDE CRIPPA. Ringrazio i Ministri venuti in audizione, dopo parecchie settimane che ne chiedevamo l'incontro. Dalle notizie di stampa sembrava che la SEN fosse stata redatta dalla Boston Consulting Group. Poi, ci venne data risposta a un'interrogazione che non era esclusa la loro partecipazione, ma venne messo nero su bianco che erano consulenti pagati da Terna e Snam.
  Oggi inizia, e spero prosegua in maniera puntuale, un confronto con il Parlamento per provare a trasferire e scambiare determinate idee e visioni che potrebbero condizionare il nostro Paese per diversi anni. Lo dico perché l'ultima SEN fu approvata subito dopo il nostro ingresso in Parlamento. Infatti, tre settimane dopo la elezione fu approvata la Strategia energetica nazionale con criteri di urgenza, cosa che è abbastanza paradossale, visto che era uno strumento che al nostro Paese mancava da parecchi anni. Vorrei quindi sottoporle alcune questioni. Nello scenario che lei delineava rispetto ai consumi futuri, mi chiedo se si tiene abbastanza in considerazione il declino di alcune industrie pesanti, cioè quelle energivore, in virtù del fatto che la trasformazione che riguarderà il mondo del lavoro sembra individuare, per scenari dal 2025 a salire, una maggiore occupazione nei servizi terziari nel nostro Paese. Quindi, c'è un radicale mutamento nella manifattura tradizionale. Credo, inoltre, che lo scenario dell'Industria 4.0 contribuirà in questo processo di sviluppo di settori meno energy-intensive. Quando viene detto che la base della transizione – punto condivisibile – è il metano, in quello scenario proiettato al 2050 deve essere fin da oggi previsto quale potrebbe essere il suo sostituto, altrimenti andremo dritti verso una totalizzazione del metano. Obiettivamente, però, questo non ci permetterà di arrivare agli obiettivi di decarbonizzazione previsti perché il metano quando brucia emette CO2.
  Un altro aspetto che vorrei sottolineare riguarda la programmazione: è di qualche settimana fa l'adozione di misure emergenziali dovute alla mancata produzione di energia nucleare francese. Segnalo che erano interventi manutentivi programmati, per di più, conseguentemente, ce ne saranno altri probabilmente. Credo che il MiSE debba chiedersi come mai abbia emanato un richiamo alla produzione delle centrali a carbone, su richiesta di Terna, di Genova, di Bastardo di Giano e Chivasso.
  Ecco, credo che questo sia allarmante, tenendo anche conto che siamo ancora in una situazione di capacità produttiva differenziale, quindi potremmo produrre quell'energia in un'altra maniera. Noto con piacere che viene detto che, di fatto, stiamo perdendo questa overcapacity, se non riusciamo a mettere in campo dei meccanismi che possano premiare le produzioni a minor impatto. Conseguentemente, però, continuiamo a mantenere operativa una grossa fetta di mercato dell'industria del carbone. Allora, anche su questo vorrei comprendere come questi meccanismi di chiamata alle armi delle centrali a carbone di pochi mesi fa siano compatibili con una visione di sostenibilità del pacchetto.
  Un altro aspetto riguarda le trivellazioni petrolifere. Non sono così fiducioso come la collega Pellegrino, quindi il non averle viste all'interno di questa presentazione mi fa nascere il sospetto che si vada avanti. Allora, ci potete dire francamente sì o no? In Italia le trivellazioni onshore e offshore saranno proseguite nelle modalità con cui stanno andando avanti adesso? Inoltre, le chiedo se i procedimenti di autorizzazione che oggi sono ben avviati e continuano a essere avanzati da diverse compagnie petrolifere Pag. 16 subiranno uno stop oppure proseguiranno nel loro iter. Credo, infatti, che questo sia un punto molto importante.
  Un'altra considerazione che ritengo di svolgere riguarda l'infrastruttura di distribuzione. La direttiva DAFI ha aperto al proliferare di numerose richieste, alcune delle quali già avanzate, sui depositi di GNL lungo i vari asset costieri. Ecco, è possibile provare ad immaginare una programmazione più efficace di quella che sembra essere solo una corsa in cui «chi prima arriva meglio alloggia» per la gestione del GNL, in modo da non avere infrastrutture che non servono a nulla, ancor di più in virtù del fatto che alcune di queste hanno un riconoscimento dell'infrastruttura in tariffa, se collegata alla rete di trasmissione?
  Sulla parte del mercato elettrico, vorrei invece porle un'altra domanda. Non ho visto un riferimento nelle slide – mi scuso se l'ho perso – all'incremento della penetrazione del vettore elettrico. Credo sia necessario, infatti, dedicare maggiore attenzione a come aumentare la penetrazione del vettore elettrico soprattutto per diminuire le condizioni ambientali critiche tipiche dei grossi centri urbani. Conseguentemente, occorrerebbe segnalare come questa penetrazione del vettore elettrico – che può andare dalla sostituzione della caldaia con la pompa di calore, alla piastra induzione o all'autovettura o allo scooter elettrico – debba porre degli interrogativi sulla rete di distribuzione. Come intenderemo mettere mano alla rete di distribuzione, che dovrà vedere un aumento della sua capacità di trasporto verso i singoli? A questo proposito, ha senso spendere 4 miliardi per la sostituzione dei contatori da parte di Enel distribuzione, in virtù del fatto che probabilmente andrebbe migliorato l'asse di distribuzione principale anziché il misuratore a valle? Questa è una domanda che molti consumatori si stanno facendo e che, nell'ottica di una programmazione, credo sia notevolmente interessante.
  Infine, la questione dei fondi ETS: saranno totalmente destinati alla lotta ai cambiamenti climatici o una parte sarà sempre usata per coprire qualche buco di bilancio alla fine di ogni legge di stabilità?
  Un altro aspetto riguarda le biomasse e rispecchia una problematica legata alla Pianura padana. È possibile che i sistemi di incentivazione che oggi sono in atto sulle biomasse non tengano conto di fattori essenziali come il fatto che l'aumento della combustione delle stesse possa incrementare la quantità di polveri sottili nella Pianura padana? Questo accade in qualsiasi altra area geografica, ma parlo di quella perché è un catino, all'interno del quale c'è il superamento dei numeri massimi annuali a metà del mese di febbraio, quindi c'è qualcosa che non va a livello anche programmatico. Sarebbe, dunque, interessante capire come mettere in campo una modalità di approccio differenziata per le zone ad alto inquinamento. In quel caso, possono partire delle sperimentazioni interessanti di conversione totale dei meccanismi di trasporto o di produzione di energia con modalità diverse.
  Chiudo con una domanda sulla cattura e lo stoccaggio di CO2. Vi chiedo se nei meccanismi che avete messo in campo venga contemplata – spero di no – la cattura e lo stoccaggio di CO2 come obiettivo per arrivare a mantenere gli obblighi.

  PRESIDENTE. Ovviamente, non abbiamo potuto leggere la parte del documento che riguarda più strettamente le tematiche ambientali che il Ministro Galletti ci ha consegnato, quindi presumo che ulteriori questioni siano contenute anche in quel contesto.
  Do la parola al presidente Realacci.

  ERMETE REALACCI, presidente VIII Commissione Ambiente. Abbiamo un ottimo documento come base di partenza ed è bene che sia stato fatto assieme dai due Ministeri. Ovviamente, ne andrebbero coinvolti anche altri. La situazione è molto estesa e meriterebbe degli approfondimenti anche geopolitici, ma avremo occasione di farli. Vi segnalo, intanto, che Trump va da un lato e la Cina dall'altro. Il collega Bombassei parlava della Cina, la quale negli ultimi tre anni ha ridotto le emissioni di Pag. 17CO2, anche a fronte di aumenti annui del 5-6 per cento del PIL, che per loro è poco, ma per noi andrebbe benissimo (firmeremmo, come si suol dire). Quasi la metà del fotovoltaico mondiale oggi si installa in Cina, quindi c'è un mondo in forte movimento.
  Ai Ministri, in particolare al Ministro dell'ambiente, dico «in Europa mai con i polacchi!». La posizione dei polacchi sulle questioni energetiche è analoga a quella che hanno su altri temi, quindi quando sento che l'Italia si allinea con i polacchi mi preoccupo.
  Vorrei porre solo due questioni al fine di implementare l'analisi del documento, che è molto utile e molto interessante. Tuttavia, mi sembra che si concentri un po’ troppo sulla parte elettrica. Questa è una Strategia energetica nazionale e c'è un ragionamento che incrocia gli accordi di Parigi.
  Come sappiamo, sulle emissioni e sui consumi i trasporti valgono quasi un terzo e l'edilizia vale quasi un terzo. Sono, però, due settori che hanno caratteristiche molto diverse. I trasporti sono molto anelastici dal punto di vista dell'andamento dei consumi, ma probabilmente saranno sottoposti a innovazioni tecnologiche molto forti in futuro. Sicuramente è uno dei settori in cui la penetrazione dell'elettrico potrà avere un effetto molto consistente. Peraltro, molte di queste politiche incrociano Industria 4.0 perché l'elemento dell'innovazione e della competitività è molto forte. Al tempo stesso sono due settori fondamentali dal punto di vista ambientale non solo per le emissioni CO2, ma anche per la situazione dell'inquinamento nelle città, per l'allarme smog e quant'altro, che ha molto a che vedere con il riscaldamento e i trasporti. L'edilizia è un settore che consuma un terzo della nostra energia, in cui, anche per le cose che giustamente diceva il ministro, bisogna investire per l'efficienza energetica. L'edilizia è un settore in cui conviene tantissimo investire nell'efficienza energetica perché ha un'inefficienza incredibile, ma ha anche un'altissima intensità occupazionale. Allora, visto che siamo all'inizio e che, peraltro, mi sembra già vi sia un'idea di coinvolgimento ampio, che deve continuare perché una politica energetica nazionale non si fa con un documento, ma solo se imprese, società e istituzioni si muovono assieme nella stessa direzione, direi di aggiungere questi due pezzi e presidiare di più le interconnessioni. Ne cito una. Rispetto alla Germania – pochi lo sanno – recuperiamo molta più materia prima, anche se i tedeschi hanno un'economia più forte della nostra. Noi recuperiamo 47 milioni di tonnellate di materiali all'anno, fra vetro, carta, minerali e metalli, che significano 17 milioni di tonnellate di petrolio e 60 milioni di CO2 emessa in meno. Questo rappresenta un pezzo dell'economia circolare e della competitività del nostro sistema produttivo. Si diceva giustamente nel documento che è un settore da tenere d'occhio, con riferimento al terreno dell'economia circolare e all'incentivo a questo tipo di processo. Ecco, mi pare che andrebbe più integrato nel documento al nostro esame. Infine, c'è la questione di grande interesse che i ministri hanno posto, ovvero quella del carbon pricing. Ricordo che in questa sala tenemmo un'audizione con il commissario europeo per l'energia che ci disse che non c'era spazio per ridiscutere i meccanismi ETS. Mi sembra che da più parti si comincia a capire che quei meccanismi, pur utili (ovviamente, meglio se i soldi vengono spesi tutti per finalità ambientali ed energetiche), rischiano di non essere efficienti. Ecco, vorrei capire se c'è qualche ragionamento in avanti da parte del Governo in relazione alle politiche europee.

  PRESIDENTE. Do la parola ai ministri per una breve replica.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Vorrei fare due precisazioni. La prima l'ha già fatta il presidente della Commissione Attività produttive. Siamo all'inizio di un percorso, quindi l'audizione di oggi ci serve per due ragioni, ovvero per illustrarvi il punto a cui siamo e per recepire i suggerimenti che sono venuti nella discussione che abbiamo appena svolto. Credo, quindi, che la giornata di oggi ci sia servita per il Pag. 18lavoro che dovremmo svolgere nei prossimi giorni. Avete visto il timing, quindi torneremo in Commissione intorno ai primi di aprile per un'esposizione più aggiornata della strategia prima di passare al coinvolgimento pubblico sul documento.
  La seconda precisazione è che ho rinunciato a fare l'intervento all'inizio. Gran parte delle risposte alle domande che avete fatto le troverete nella relazione. Forse questo è stato un vulnus, ma i tempi non ci permettevano di avere una modalità diversa. Quindi, mi scuso se non risponderò a tutte le domande, ma quelle a cui non rispondo so che sono contenute nella relazione.
  Ci tenevo a darvi due letture della Strategia energetica nazionale. In primo luogo, riprendendo quello che diceva Stella Bianchi, che chiedeva che relazione c'è fra la strategia e gli obiettivi a livello comunitario e globale con l'accordo di Parigi, se guardate la prima slide che ha presentato il Ministro Calenda, abbiamo gli obiettivi a cui si ispira la Strategia energetica nazionale.
  In sostanza, l'obiettivo della Strategia energetica nazionale è il raggiungimento della riduzione di CO2 di almeno il 40 per cento, di un'efficienza energetica al 27 per cento e di un uso delle energie rinnovabili al 27 per cento, il tutto entro il 2030.
  Se la leggiamo così, capiamo gran parte della Strategia nazionale energetica. Di questo sono soddisfatto perché vuole dire che quello ambientale diventa uno dei driver principali della strategia. Poi, è chiaro questa deve tenere conto, nel raggiungimento di quegli obiettivi, anche della competitività del Paese.
  Allora, la scelta che dovremmo fare in questo documento è proprio quella di conciliare questi due aspetti, cioè come la competitività del Paese possa andare di pari passo con il raggiungimento degli obiettivi ambientali impegnativi e – ricordo – vincolanti dal punto di vista giuridico che il nostro Paese ha preso prima in Europa e poi a Parigi.
  Come vedete nella pagina di presentazione, ci sono i due simboli del Ministero dell'ambiente e del Ministero dello sviluppo economico perché gli obiettivi sono coincidenti. Se avete ascoltato con attenzione il Ministro Calenda, avete sentito che stiamo tentando di trovare quel mix energetico che ci permette di arrivare al raggiungimento di quegli obiettivi con la maggior soddisfazione di tipo economico.
  Questa è la lettura vera della Strategia. Aggiungo un'altra cosa. Non vorrei che qualcuno pensasse che gli obiettivi di Parigi si esauriscano nella Strategia energetica ambientale. Questi sono una piccola parte del raggiungimento di quegli obiettivi.
  Se il collega Calenda mi fa la cortesia di riaprire la slide a pag. 29 (vedi allegato 1, pag. 52), vi rendete conto che la Strategia energetica nazionale è solo una parte degli obiettivi che dobbiamo raggiungere. Infatti, nel meno 40, 27 e 27 non c'è solo l'energia. Abbiamo molti temi da affrontare per poter arrivare a quel meno 40 per cento perché dobbiamo coinvolgere l'agricoltura, l'economia, i trasporti. Quindi, occorre fare un lavoro molto più approfondito rispetto agli obiettivi che noi, come Paese, ci siamo dati. Allora, questo ci impone un ripensamento della governance del Ministero dell'ambiente. Credo che questo sarà il tema che dovremmo affrontare nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Se guardate i tre documenti su cui stiamo lavorando adesso – il Piano nazionale clima ed energia, la Strategia nazionale dello sviluppo sostenibile, perché abbiamo Parigi, ma abbiamo anche New York con i suoi 17 obiettivi anch'essi vincolanti, e la Strategia nazionale di sviluppo a basse emissioni al 2050, anche questa prevista dall'Europa – fanno un programma di governo, nel senso che sono interessati tutti i ministeri.
  Visto che, oltretutto, sono piani nazionali obbligatori, il ripensamento che dobbiamo fare è sulla governance del processo ambientale perché è impensabile che un processo così complesso, che vede coinvolte le competenze di tanti ministeri, possa essere svolto coordinato solo dal Ministero dell'ambiente. Probabilmente, questo è un tema che deve assumere, a livello di Presidenza del Consiglio e anche di Parlamento, un posto esclusivo di coordinamento molto forte. Pag. 19
  Per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi europei, voglio solo soffermarmi sul punto in cui siamo oggi, per conoscere gli sviluppi sulla normativa italiana. Infatti, stiamo facendo la Strategia energetica nazionale con due incognite. Come sapete, in merito agli obiettivi europei, il meno 40 per cento è affidato a due strumenti diversi, ovvero al sistema ETS per quanto riguarda il settore industriale, a cui è richiesta una diminuzione del 43 per cento al 2030, e al sistema effort sharing, cioè tutto quello che non è industriale. Pertanto, ancora non conosciamo l'obiettivo italiano, ma possiamo pensare che si aggiri su una percentuale che va dal 31 al 34 per cento. Ora, è chiaro che conoscere questo dato diventa essenziale anche per tutte le strategie che abbiamo identificato.
  Per quanto riguarda il sistema ETS, che riguarda le attività industriali, c'è una discussione molto intensa a livello comunitario. Qualcosa non ha funzionato negli anni scorsi. Questo è sotto gli occhi di tutti. Infatti, il sistema ETS fino ad adesso non ha funzionato per il semplice fatto – come hanno ricordato molti interventi nel dibattito che c'è stato anche oggi – che il valore delle quote è troppo basso, quindi non c'è convenienza da parte delle imprese a riammodernare per avere meno emissioni, essendo più economico andare sul mercato a comprare delle quote che costano poco.
  Il nuovo sistema prevedrà la formazione di una riserva di mercato strategica, che permetterà di far venire meno – almeno sulla carta, poi vedremo quando entrerà in funzione – questo dislivello delle quote. Il fondo entrerà in funzione quando il prezzo delle quote, che sarà identificato attraverso alcuni parametri, sarà troppo basso. In sostanza, interverrà comprando quando il livello è troppo basso e vendendo quando, invece, il cap sarà troppo elevato. Questo avverrà per mantenere il valore delle quote concorrenziale con la riduzione delle emissioni.
  Stanotte abbiamo concluso una riunione molto dura a livello europeo, che è terminata con la votazione non di una decisione, ma di un atto di indirizzo che andrà poi discusso con il Parlamento. Secondo me, è soddisfacente anche per il nostro Paese. Come ha ricordato la Corte di giustizia in una sua relazione, il sistema dell'ETS incide molto sul sistema di concorrenza delle imprese, cioè se non è ben formulato quel sistema – che ha un obiettivo ambientale – può incidere moltissimo anche sulla competitività delle imprese. Allora, credo che la soluzione su cui ci stiamo avviando sia abbastanza tutelante anche per il sistema industriale italiano. Poi, dovremmo fare anche alcuni passaggi con il Parlamento per arrivare alla decisione finale. Che sia chiaro, però, che resta prioritario nella formazione del sistema ETS l'obiettivo che ci siamo dati a livello europeo, quindi meno 43 per cento. Poi, in merito alle regole per arrivare a quel meno 43 per cento, dobbiamo fare in modo di non essere penalizzati. Quello che mi sta a cuore è il raggiungimento del –43 per cento, ma sarei un irresponsabile se non tenessi conto, nel raggiungere l'obiettivo, di quello che dice giustamente il Ministro Calenda, che è d'accordo ad arrivare al meno 43 per cento, ma in modo che le conseguenze siano le stesse per tutti gli Stati. Infatti, se abbiamo, come alcuni Paesi pensano, un sistema che aiuta alcuni e penalizza altri, non va più bene. Quindi, dobbiamo andare alla ricerca di questo equilibrio, che oggi è alla nostra portata.
  Per quanto riguarda l’effort sharing, il discorso è uguale. Dobbiamo cercare di arrivare ad avere una percentuale di riduzione che sia quella che ci meritiamo, cioè quella che siamo in grado di svolgere, tenendo conto anche del percorso che abbiamo già fatto e che è molto più virtuoso di tanti altri Paesi. Allora, quando dico che, a livello europeo, voglio meno target per l'Italia, non è perché non voglio essere meno ambizioso dal punto di vista ambientale, ma è perché quel più che abbiamo è un meno di altri Stati. Dopodiché, la somma di tutto dà sempre meno 40 per cento. Allora, sono disponibile anche ad andare oltre il 40 per cento, ma voglio partire da un dato che sia compatibile con quello che spetta al mio Paese. Poi, se invece del 31 decido di fare il 38, ben venga. Vuol dire che l'Europa invece di fare il 40 per cento, Pag. 20fa il 41 perché sommo la mia virtuosità a quella europea.
  Questa discussione è, dunque, aperta. Credo che si stia incanalando verso una definizione abbastanza positiva per il nostro Paese, ma continueremo a impegnarci con molta tenacia su questo aspetto.

  CARLO CALENDA, Ministro dello sviluppo economico. Ci sono due gruppi di domande. Quelle di Vallascas e Crippa, in particolare, prevedono già le conclusioni della SEN. Voi ci avete giustamente chiesto di iniziare un processo di condivisione. Se fossimo arrivati oggi con le conclusioni della SEN, le vostre più oscure preoccupazioni sulle multinazionali americane che avrebbero fatto tutto lo studio sarebbero state assolutamente confermate. Alla SEN hanno lavorato i soggetti che vedete qui. Snam e Terna hanno preso una società di consulenza americana, che si chiama Boston Consulting Group, con una gara. Credo che il contributo che hanno dato sia stato molto utile, il che non vuole dire che fanno loro la SEN. La SEN la facciamo qui, attraverso il processo che vedete, il quale prevede, nell'audizione parlamentare che faremo all'inizio di aprile, una discussione sulle cose che abbiamo deciso. Noi proporremo, quindi, al Parlamento lo schema e chiederemo, per esempio, di fare sul fotovoltaico o sulle rinnovabili una certa politica. La risposta sarà, ovviamente, variegata. Ci sarà poi il tempo di fare una consultazione pubblica per raccogliere un ancora più ampio commento. Dobbiamo stare attenti, però, perché la SEN è un documento di strategia, in cui alla fine bisogna fare delle scelte, vale a dire che c'è la massima condivisione in questo momento e per tutto il processo di consultazione, ma poi, a un certo punto, si decide perché non possiamo rimanere in una situazione di mancanza di chiarezza.
  C'è un altro punto che l'onorevole Crippa menzionava e che mi vede totalmente in disaccordo, cioè il punto di partenza che la manifattura non è un parametro su cui dobbiamo lavorare nella SEN. La manifattura non solo è fondamentale per l'Italia, ma quella pesante e quella energivora oggi danno lavoro diretto a 600 mila persone e indirettamente a circa 1,2 milioni. Allora, delle due l'una: o raccontiamo che per la scelta di energia che facciamo si devono trovare un altro lavoro, cosa che io non sono disponibile a fare, oppure facciamo un ragionamento opposto. Siccome tutto il settore dell'acciaio, per la prima volta in Europa, è difeso dal dumping cinese e per la prima volta cominciamo a fare una politica industriale, almeno dal punto di vista del commercio, l'acciaio può rifiorire. Credo, quindi, che avrà un futuro, che non è lo stesso di quello dell'acciaio in Cina. Sarà un futuro diverso. Ecco, questa è una prospettiva che mi sento già di dire che la SEN prenderà, ovvero un'idea diversa rispetto a un Paese che sarà fatto solo di servizi o – non hai detto solo di servizi, altrimenti estremizzo la tua posizione – orientato molto più ai servizi che alla manifattura.
  Personalmente, ritengo che la manifattura sarà parte integrante del mix del tessuto produttivo di questo Paese per molti anni a venire, come dimostrano, peraltro, i dati sull’export di beni manifatturieri. Sulla penetrazione del vettore elettrico, è la stessa cosa. Certo, è un tema essenziale. Dalla curva che avete visto prima, i trasporti sono il pezzo più sfidante, ma oggi la risposta non ce l'abbiamo, anzi è utile che nel corso del processo, anche nel secondo giro di audizioni parlamentari dove vi faremo vedere cosa vogliamo fare su questo, ci diate i vostri spunti perché oggi l'obiettivo è, appunto, raccogliere spunti. Tra l'altro, questo mi fa ricollegare al problema degli sbilanciamenti sulla questione rete perché dipende da quale rinnovabile. Faccio un esempio. L'auto elettrica è probabilmente un fattore di bilanciamento della rete perché consente, attraverso gli accumulatori, di aumentare la flessibilità. Anche le biomasse lo sono, ma hanno altri problemi. Tuttavia, ci sono componenti come il fotovoltaico che, quando la produzione è molto forte, disallineano la capacità sul picco. Come vedete nella slide a pag. 23 (vedi allegato pag. 46), c'è un disallineamento molto significativo tra i 114 gigawatt e quelli che possiamo utilizzare. L'eolico e il fotovoltaico sono molto scarsi. Allora, tutto dipende da che tipo di energie sono. Pag. 21Anche la Commissione europea le distingue. Oggi sono un tema problematico, domani probabilmente non lo sarà e ne terremo conto.
  Sul carbone credo di essere stato molto chiaro. Noi vogliamo andare verso un'efficacia della normativa che restringe l'uso del carbone. Penso che se non portiamo intorno ai 30 euro il carbone, cosa che lo fa diventare automaticamente diseconomico, tramite l'ETS, dobbiamo pensare a un'altra cosa, ovvero a un carbon pricing, che vuol dire, di fatto, accompagnarne l'uscita. Io sono di questa idea. Sono d'accordo su questo.
  Sono state fatte tantissime domande, quindi non posso coprire tutte le risposte.
  Comunque, noi non abbiamo fatto rifunzionare la centrale di Genova. Non abbiamo dismesso le centrali, che è un'altra cosa. Vorrei che voi aveste presente questo, altrimenti giochiamo a racchettoni. Oggi, l'Italia ha il più ampio sviluppo delle rinnovabili. Non so se l'eolico del Mare del Nord funzioni meglio o peggio, ma di sicuro il mix generativo della Germania non è più sostenibile di quello italiano, altrimenti abbiamo un meccanismo continuo di automortificazione e ci deprimiamo. Allora, su questo abbiamo fatto meglio di tutti gli altri, ammesso e non concesso che non vogliate considerare i francesi, che hanno un nucleare su cui ognuno ha la sua posizione, ma che noi non abbiamo e non avremo, per cui è inutile discutere. Allora, il tema è che vogliamo continuarlo a fare, come si diceva, ma non possiamo arrivare a un meccanismo per il quale diventiamo ancora meno competitivi.
  Onorevole Bombassei, tenga presente che i dati sull'elettricità sono quelli finali, cioè al consumatore industriale, dove si vede che il tema non è tanto sui consumi delle aziende medio o piccole. Spesso su questo si fa un sacco di propaganda senza verificare nel dettaglio. Il problema è sulle piccolissime e sulle grandissime. Allora bisogna cercare di riequilibrare questi due elementi nelle regole europee, che non è uno scherzo. Credetemi, non è facile.
  Concludo, dicendo che l'esercizio che facciamo è molto difficile perché parte – come diceva il Ministro Galletti – dall'obiettivo ambientale, che obiettivamente è un pezzo fondamentale, il driver, però, allo stesso tempo, non dobbiamo perdere competitività, anzi dobbiamo chiudere il gap competitivo e stare attenti sugli approvvigionamenti di gas, perché rischiamo di ballare.
  Quello che avete visto oggi è il floor da cui partiamo. Questi sono i dati che abbiamo preso in considerazione per ragionarci. Vi daremo la presentazione e vi chiediamo di ragionarci anche voi. In sostanza, vi chiedo di fare un ragionamento insieme perché qui nessuno ha la conoscenza infusa, specie quando cominciamo a pianificare al 2030 o fino al 2050. Ho difficoltà, per ovvie ragioni politiche, a pianificare i prossimi tre mesi, figuriamoci fino al 2030 o al 2050. Quindi, mi raccomando tutti gli input sono ben accetti, ma cerchiamo di comporre un qualcosa che abbia un senso fuori dagli approcci ideologici che ognuno legittimamente ha. Faccio un esempio banale. Io penso che l'elettrico sarà importantissimo come vettore, però abbiamo evidenze che posso inserirlo qui dentro e fare una strategia di passaggio all'auto elettrica nel brevissimo periodo oppure dobbiamo ponderare il fatto che ci sia una transizione anche sui vettori a gas? Vi chiedo, insomma, di darci spunti che abbiano numeri dietro, perché tutta la SEN avrà numeri dietro. Detto questo, il dibattito è stato interessante. Cercheremo di rispondere a tutti gli spunti che ci avete dato.
  Vi darò copia della presentazione e vi chiederei di darci le vostre posizioni, cioè di rifletterci sopra e dirci cosa vorreste prevedere. Lo dico perché è veramente un caleidoscopio di informazioni che dobbiamo ricondurre a uno. Grazie.

  PRESIDENTE. Anch'io ero arrivato esattamente alla stessa determinazione. Siccome torneremo qui ai primi di aprile, abbiamo 30-40 giorni per lavorare. Questo vuol dire che i gruppi o i singoli che abbiano osservazioni e proposte, le possono tranquillamente mandare ai presidenti, che provvederanno a inviarle ai Ministri, in modo che faranno parte della valutazione Pag. 22che ci porterà, quando ritornerete qui, a un quadro non chiuso, ma certamente più completo. Insomma, se volete fare valutazioni e proposte, questo è il tempo più utile. L'altro sarà utile per un giudizio complessivo e per continuare a implementare, ma questo è il periodo in cui si può chiedere ancora qualche cambiamento dell'impostazione.
  Autorizzo quindi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del documento depositato dal Ministro Calenda (vedi Allegato 1) nonché della Relazione depositata dal Ministro Galletti (vedi Allegato 2).
  Ringrazio i Ministri e i colleghi intervenuti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.40.

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ALLEGATO 1

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ALLEGATO 2

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