XVII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Martedì 28 novembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE BUONE PRATICHE DELLA DIFFUSIONE CULTURALE

Audizione di: Elena Minarelli, manager of Education, Grants and Special Programs della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia; Aldo Accardo, presidente della Fondazione di ricerca «Giuseppe Siotto» Onlus di Cagliari; Paolo Lorenzo Romanello, direttore generale della Fondazione Ente Ville Vesuviane; Alessandro Usai, funzionario archeologo responsabile «Alto Oristanese» della Soprintendenza Abap per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna; Guido Guerzoni, docente di storia economica nell'Università Bocconi.
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 
Minarelli Elena , manager of Education, Grants and Special Programs della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ... 3 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 4 
Perrotta Michela , school Programs Coordinator della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ... 4 
Minarelli Elena  ... 4 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 5 
Accardo Aldo , presidente della Fondazione di ricerca «Giuseppe Siotto» Onlus di Cagliari ... 5 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 6 
Romanello Paolo Lorenzo , direttore generale della Fondazione Ente Ville Vesuviane ... 6 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 8 
Usai Alessandro , funzionario archeologo responsabile «Alto Oristanese» della Soprintendenza Abap per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna ... 8 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 10 
Guerzoni Guido , docente di storia economica nell'Università Bocconi ... 10 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 12 
Gallo Luigi (M5S)  ... 12 
Malisani Gianna (PD)  ... 13 
Rocchi Maria Grazia (PD)  ... 13 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 13 
Minarelli Elena , manager of Education, Grants and Special Programs della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia ... 13 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 13 
Usai Alessandro , funzionario archeologo responsabile «Alto Oristanese» della Soprintendenza Abap per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna ... 13 
Romanello Paolo Lorenzo , direttore generale della Fondazione Ente Ville Vesuviane ... 14 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori - Energie PER l'Italia: Misto-CI-EPI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI) - Indipendenti: Misto-PSI-PLI-I.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
FLAVIA PICCOLI NARDELLI

  La seduta comincia alle 11.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna è garantita anche dalla trasmissione in diretta sul canale web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di: Elena Minarelli, manager of Education, Grants and Special Programs della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia; Aldo Accardo, presidente della Fondazione di ricerca «Giuseppe Siotto» Onlus di Cagliari; Paolo Lorenzo Romanello, direttore generale della Fondazione Ente Ville Vesuviane; Alessandro Usai, funzionario archeologo responsabile «Alto Oristanese» della Soprintendenza Abap per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna; Guido Guerzoni, docente di storia economica nell'Università Bocconi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle buone pratiche della diffusione culturale, l'audizione della dottoressa Elena Minarelli, manager of Education, Grants and Special Programs della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia; del professor Aldo Accardo, presidente della Fondazione di ricerca «Giuseppe Siotto» Onlus di Cagliari; dell'architetto Paolo Lorenzo Romanello, direttore generale della Fondazione Ente Ville Vesuviane; del dottor Alessandro Usai, funzionario archeologo responsabile «Alto Oristanese» della Soprintendenza Abap per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna; del professor Guido Guerzoni, dell'Università Bocconi, che ci parlerà dei tanti progetti che sta seguendo, in particolare dell'EffettoFestival. Avverto altresì che la raccolta delle memorie pervenute è a vostra disposizione.
  Nel rivolgere un saluto di benvenuto a tutti i presenti, debbo chiedere di contenere gli interventi entro i dieci minuti al massimo, per consentire poi uno scambio anche con i parlamentari presenti. Comunico che le bozze dei resoconti delle precedenti audizioni sono già disponibili, le prime tre, quelle del 26 settembre e del 3 e 10 ottobre già in versione definitiva sul nostro sito, le restanti in versione provvisoria.
  Do subito la parola alla dottoressa Minarelli per il suo intervento.

  ELENA MINARELLI, manager of Education, Grants and Special Programs della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Buongiorno a tutti. Sono Elena Minarelli, la responsabile del Dipartimento educazione della Collezione Peggy Guggenheim, un museo di arte moderna e contemporanea che ha sede a Venezia e fa parte della Fondazione Solomon R. Guggenheim, una Fondazione americana con altre due sedi museali, una a New York e una a Bilbao.
  Siamo stati invitati come Dipartimento educazione, in quanto il nostro ufficio adempie alla missione del museo di educare diverse tipologie di pubblico. Tra i vari progetti che portiamo avanti, oltre quelli per le scuole, motivo per cui siamo qui oggi, sviluppiamo progetti per le famiglie, per i bambini, laboratori, visite guidate e iniziative di accessibilità per diverse tipologie di pubblico. Oggi siamo qui per parlarvi di due progetti diversi per la scuola. Il primo Pag. 4è una convenzione di alternanza scuola lavoro che ha avuto luogo l'anno scorso, per la quale passo, se possibile, la parola alla collega che si occupa delle scuole, Michela Perrotta.

  PRESIDENTE. Prego.

  MICHELA PERROTTA, school Programs Coordinator della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Buongiorno a tutti. Come diceva Elena Minarelli, lavoriamo al Dipartimento educazione della Collezione Peggy Guggenheim e portiamo avanti diversi progetti per le scuole di ogni ordine e grado. Dall'anno scorso abbiamo preso parte a un'iniziativa dell'Ufficio scolastico regionale del Veneto e della Fondazione di Venezia, Tutta un'altra AS/L, che mette insieme diverse istituzioni del territorio veneto per l'attivazione di progetti di alternanza scuola lavoro: tra queste istituzioni c'è anche il nostro museo. L'anno scorso, durante tutto l'anno scolastico, abbiamo ospitato nel museo 20 studenti provenienti da quattro licei del Veneto che sono stati integrati nello staff del Museo e assegnati a diversi dipartimenti per svolgere attività con i nostri colleghi e con noi del Dipartimento educazione. Alcuni di loro hanno lavorato con l'ufficio Registrar, figura sconosciuta ai più che lavora nel museo e che si occupa dei prestiti delle opere d'arte, della movimentazione delle opere e dell'allestimento delle mostre; altri hanno lavorato nell'ufficio Corporate, aggiornando database e l'indirizzario del museo. Sono stati inseriti, quindi, in piccoli progetti di grande importanza per il museo stesso.
  L'alternanza scuola lavoro per noi è stata un'esperienza positiva: abbiamo raccolto i feedback positivi dei ragazzi dal punto di vista formativo, perché essendo stati impegnati nel museo per un totale di 2 settimane per 8 ore al giorno full time, hanno potuto assaporare la vita lavorativa; inoltre, abbiamo avuto feedback positivi anche da parte dei nostri colleghi che si sono avvalsi di queste energie nuove e fresche. Non sono mancate le difficoltà, soprattutto da un punto di vista burocratico, tenuto conto che ogni scuola ha una modalità diversa per stipulare convenzioni e l'attivazione di un progetto di alternanza scuola lavoro richiede un impegno sia da parte dell'istituzione ospitante, sia dei professori; è necessario quindi aggiustare il tiro su questo per rendere l'alternanza scuola lavoro un'opportunità di facile gestione da parte di entrambe le realtà, l'ospite e l'ospitante.
  Vi mostro un breve video che riassume l'esperienza di alternanza scuola lavoro alla collezione, realizzato dai ragazzi che venivano da un altro istituto, non da un liceo, che si sono recati da noi per intervistare i loro compagni e fare un sunto dell'esperienza di alternanza scuola lavoro nella Collezione Guggenheim. Ne andiamo molto fieri perché è un buon prodotto.

  (Segue proiezione video)

  ELENA MINARELLI. L'altro progetto, a cui vi accennavo, è su scala nazionale, destinato alla scuola primaria italiana: Kids Creative Lab, giunto alla sua sesta edizione. Negli anni è stato ospitato all'interno del Padiglione italiano presso Expo, principalmente presso il museo; due anni fa all'interno di Ca’ Foscari. Funziona con una modalità partecipativa, perché le classi delle scuole primarie italiane vengono invitate ad aderire a un laboratorio che noi proponiamo attraverso un manuale didattico o attraverso il sito del progetto. La particolarità è che coinvolgiamo artisti contemporanei: l'anno scorso abbiamo lavorato sul tema della sostenibilità – era l'anno del turismo sostenibile e Venezia era al centro di diverse polemiche sulla sostenibilità e legate al turismo – e abbiamo collaborato con due artisti, Lucy e Jorge Orta, sul tema della fragilità dell'ecosistema marino legata al tema della sostenibilità.
  Il meccanismo è molto semplice: gli artisti che collaborano con il nostro Dipartimento progettano insieme a noi un laboratorio, che viene proposto alle scuole che aderiscono, realizzano un elaborato che poi viene inserito all'interno di un'installazione collettiva, ospitata nel museo. In questo senso parliamo di partecipazione, perché il contributo di tutti realizza l'opera dell'artista. Pag. 5
  Quest'anno abbiamo pensato di fare un passo aggiuntivo e di parlare di social practice, ovvero far sì che i bambini non siano solo contributori, quindi coloro che realizzano un elaborato, un manufatto, ma siano protagonisti attivi del lavoro di un artista contemporaneo. Quest'anno per Kids Creative Lab, che nella sua sesta edizione si intitola We the Kids, abbiamo scelto un'artista donna italiana, Marinella Senatore, che ha un curriculum internazionale molto consistente (l'ultima mostra al Brooklyn Museum a New York, ma ha avuto diverse esperienze anche al Maxxi a Roma). L'idea è quella di coinvolgerli in una performance, dove parlare di social practice vuol dire che ciò che viene realizzato non è un elaborato, ma quello che attivano in termini di dinamiche tra i partecipanti a questa performance. Vi abbiamo portato un contributo video di due minuti e poi abbiamo finito.

  (Segue proiezione video con Marinella Senatore)

  «La peculiarità della mia pratica è quella di lavorare con intere comunità. I miei progetti sono considerati i cosiddetti social engagement o community based project, perché investono la comunità del ruolo di protagonista. Dal 2006 a oggi ho lavorato con oltre 80.000 persone in più di 23 Paesi. Partecipano molto volentieri a questi progetti anche persone sorde o persone con disabilità, non esiste una selezione nei progetti che facciamo. Mi considero un attivatore, una persona che facilita processi di cui poi le comunità decidono di fare quello vogliono. Credo che in questo un artista abbia un ruolo interessante: aprire delle possibilità, dei linguaggi che non tutti conoscono bene, far capire che l’amateur non è essere professionisti di qualcosa, ma avere delle aspirazioni, dei desideri. Una persona che ti sta dicendo “secondo me lo puoi fare” attiva anche l'autostima in ragazzi molto giovani, che quindi pensano: allora forse davvero posso fare queste cose e, se lo credi per una volta, perché magari sei stato coinvolto in un progetto creativo, poi forse lo continuerai a pensare anche in altre sfide della tua vita, come ho notato tantissimo. Questo è un progetto molto interessante in un territorio relativamente nuovo per me, e corrisponde ad una sfida, che darà anche a me la possibilità di capire e approfondire ancora di più i sistemi didattici, provare a trasformarli e ad inventare situazioni e strutture nuove. Ora, nel 2017 più che mai, stare insieme e come stare insieme».

  PRESIDENTE. Ringrazio entrambe per questa presentazione. Lascio la parola ad Aldo Accardo, presidente della Fondazione di ricerca Giuseppe Siotto.

  ALDO ACCARDO, presidente della Fondazione di ricerca «Giuseppe Siotto» Onlus di Cagliari. Vi ringrazio per l'attenzione e ringrazio soprattutto la presidente per questa considerazione. La nostra Fondazione ha vent'anni di vita ed è una delle due Fondazioni di ricerca che operano in Sardegna. Promuoviamo momenti di ricerca, partecipando ai bandi di ricerca internazionali (ne abbiamo vinto qualcuno).
  Dal punto di vista della costruzione di strutture di ricerca, abbiamo un rapporto molto intenso con l'Università; abbiamo favorito la nascita di un Centro interdipartimentale per lo studio dei documenti storico-filologico-letterari e abbiamo costituito un Centro di studi dell'Europa moderna e contemporanea in convenzione con le due Università sarde e con la Società italiana degli storici contemporaneisti.
  Due sedi: una a Cagliari, la sede storica del palazzo di Cagliari, l'altra, che amo citare perché l'abbiamo fatta costruire, è ad Alghero, in un edificio che ospita su tre livelli un piccolo museo dedicato a un personaggio della nostra storia italiana più provinciale, Giuseppe Manno; il quarto piano è un centro di ricerca. Questa sede è stata inaugurata con una visita del Presidente della Repubblica nel 2012, nel quadro delle iniziative per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
  Attività di ricerca, attività di pubblicazione di una ventina di volumi e, per la prima volta, di una serie di fonti che attengono soprattutto al 1700 e al 1800. Abbiamo pubblicato (questa è la cosa di cui mi vanto di più, dispiaciuto che sia poco nota, soprattutto qui a Roma), in collaborazione con Treccani e con l'Unione Sarda, Pag. 6in 18 volumi, l'anastatica dei Quaderni del carcere di Gramsci: una rivoluzione dal punto di vista degli studi di questo pensatore; nonché pubblicazioni, anche di natura celebrativa, sui quali non mi soffermo.
  Ci sono quindi la ricerca, le pubblicazioni e l'attività di formazione a vari livelli, con accordi quali un protocollo d'intesa con la Presidenza del Consiglio dei ministri, una convenzione con il MIUR e una con il MiBACT, Settore educazione ricerca, e un lavoro rivolto in parte ai docenti. È un'attività che svolgiamo non solo in Sardegna, ma anche in altre regioni d'Italia, soprattutto del nord. A questo si aggiunge un'attività legata all'alternanza scuola lavoro, che si sta sviluppando adesso, incentrata su iniziative culturali con i giovani. Tutte queste attività hanno messo la nostra sede principale e la sede periferica di Alghero al centro di intense presenza e partecipazione di giovani.
  Nella sala concerti della nostra sede si svolgono diverse attività di musica, di spettacoli e di mostre di pittura. Il presidente della Fondazione che vi parla si lamenta del fatto che nel corso di questi vent'anni si vedano facce nuove, facce di ragazzi che in modo sempre rumoroso vanno in giro e che gli disordinano la sede. Tuttavia credo che questo non sia un fatto grave: sarebbe grave se non ci fossero i giovani nella nostra sede; invece, queste attività hanno permesso la loro intensa partecipazione.
  In merito all'alternanza scuola lavoro, ci occupiamo soprattutto di formazione sui temi degli archivi, nostro settore specifico. Abbiamo un fondo librario di circa 50.000 volumi, costituito da fondi pervenuti da diverse parti, e di tutto questo materiale abbiamo pubblicato il catalogo, abbiamo diversi volumi come il fondo Manno, il fondo Accardo ed altri.
  Si tratta di un lavoro che, a mio avviso, si presenta in controtendenza, perché, come ho detto anche a Trieste, ci troviamo in un momento in cui l'iniziativa sul terreno culturale è fondamentalmente un'iniziativa con il carattere dell'evento, lo spettacolo, il turismo, la giornata in cui i musei sono aperti a tutti, fatti molto importanti per la crescita culturale; questo funziona solo se dietro c'è un robusto lavoro di ricerca e di studio e se c'è un impegno serio di costruzione di strutture. Questo è molto importante: costruire le strutture, come è stato quando nel Medioevo si è costruita la nostra Europa. Ora abbiamo bisogno di un impegno forte in questa direzione.
  Da questo punto di vista, la buona pratica che segnalo e che è al centro di questo mio rapidissimo intervento è non solo l'aver messo assieme il privato e il pubblico con scuola e università (ad esempio, i centri interdipartimentali) ma, d'accordo con l'altra Fondazione di ricerca che è la Fondazione di Sardegna, la vecchia Fondazione Banco di Sardegna, l'aver costituito una associazione di associazioni, mettendo assieme Fondazioni e istituti vari di tutta la Sardegna attorno a un programma fondamentale di formazione che vede un accordo con la Dante Alighieri, un accordo con il Ministero dei beni culturali e che è rivolto soprattutto al Mediterraneo. La Fondazione di Sardegna su questo tema ha profuso un notevole impegno di risorse per sei anni.
  Sottolineo questo aspetto: abbiamo bisogno di lavorare per le strutture, di mettere assieme le risorse, perché un punto su cui credo valga la pena battersi è quello della nostra autonomia: perché questo significa libertà, significa non condizionamento e su questa strada ci fa piacere confrontarci con gli altri e presentare alla VII Commissione un lavoro che penso possa essere apprezzabile. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente, naturalmente saluto anche il direttore e il tesoriere della Fondazione che lo accompagnano. Lascio ora la parola al Direttore generale della Fondazione Ente Ville Vesuviane, professor Paolo Lorenzo Romanello.

  PAOLO LORENZO ROMANELLO, direttore generale della Fondazione Ente Ville Vesuviane. Grazie. Nel 1738 Carlo di Borbone, da poco re di Napoli, stabilisce di costruire una residenza marittima sul mare di Portici, la Villa Reale di Portici, oggi Reggia. Questa scelta influenzerà ancora una volta (l'area vesuviana è stata influenzata Pag. 7 almeno dal 79 d.C.) l'assetto territoriale, non con la costruzione delle ville vesuviane, perché la Reggia di Portici non era pensata, come sarà poi Versailles, per ospitare la corte. Ancorché 12 chilometri dividessero Napoli da Portici, la corte borbonica si trasferì in massa: quindi, i migliori architetti, i decoratori più illustri, giardinieri straordinari cooperarono e lavorarono per realizzare, lungo il Miglio d'oro, un tripudio di architetture settecentesche. Naturalmente la presenza borbonica influenzerà anche altro, ossia l'archeologia vesuviana, la geologia, ma oggi parliamo di ville vesuviane.
  Dopo il crollo della monarchia borbonica, le ville vesuviane che non producevano reddito, diversamente dalle ville venete, furono progressivamente abbandonate; nel secondo dopoguerra, la conurbazione selvaggia e la speculazione fecero il resto. Seguendo alcuni studi di Roberto Pane, negli anni ’60 e ’70 si studiò il problema, anche sulla base dell'esperienza delle ville venete e, nel 1971, il Parlamento con una legge istituì l'ente per le ville vesuviane, con il compito di occuparsi della diffusione della conoscenza, della salvaguardia, della conservazione del patrimonio di ben 122 ville. Nel 2004 l'ente per le ville vesuviane è stato trasformato in una Fondazione, che è attiva dal 2009. È stata una grande sfida: lasciato l'ombrello protettivo del pubblico, pur essendo ancora proprietà del Ministero per i beni e le attività culturali, nel 2009, la Fondazione ha conseguito il risultato positivo, senza che all'Ente per le ville vesuviane fosse stato conferito alcun patrimonio, di acquisire circa 32 milioni di patrimonio proprio, due ville e svolgere una consolidata azione di coesione sociale, con quasi un milione di bacino di utenza del sistema delle ville e dei beni culturali.
  Negli anni abbiamo fatto grandi cose: non soltanto abbiamo diffuso la conoscenza e indotto l'acquisto e il restauro di 122 ville che erano in stato assai precario (oggi più della metà è in buone condizioni); noi stessi abbiamo costituito un patrimonio e svolgiamo ormai in maniera stabile una serie di iniziative di valorizzazione e di coesione nell'arco dei dodici mesi.
  È tutto oro quello che riluce? Siamo contenti di quello che abbiamo fatto, però, a nostro avviso, nel momento in cui la società ritiene che si debba investire più in risorse e in cultura, nel momento in cui una grande attenzione è rivolta alla zona vesuviana, il sistema delle ville potrebbe dialogare meglio con il sistema dell'archeologia. Nel materiale che è stato fornito c'è una piccola pubblicazione sulla parte terminale del bosco della Villa Favorita, altra residenza borbonica, che oggi è concesso in uso dal Demanio alla Fondazione: vorremmo la riunificazione di questo complesso monumentale, perché credo che l'archeologia vesuviana abbia bisogno di volumi. Siamo in relazione sia con i direttori dei parchi archeologici di Ercolano e di Pompei, sia con il responsabile del progetto della Grande Pompei, e credo che questa realtà necessiti di una grande attenzione.
  Doléances: riusciamo a vivere, oserei dire sopravvivere, grazie ai nostri sforzi, perché il bilancio della Fondazione è sostenuto per i due terzi dai propri proventi patrimoniali; noi non riceviamo contributi ordinari da parte dello Stato, credo che siamo l'unica Fondazione, l'unica proprietà del Ministero per i beni culturali che non ne riceva. Ogni tanto si dice che bisogna dismetterle perché evidentemente costano. Svolgiamo statutariamente un compito di conservazione del patrimonio, siamo tenuti ad aprirlo al pubblico e cerchiamo virtuosamente di utilizzarlo al meglio. Il personale della Fondazione è composto da 7 persone, perché la scelta è sempre stata quella di esternalizzare tutti i lavori, per cui tutte le manutenzioni non sono svolte in house, ma all'esterno. Della sua attività ci sono straordinarie testimonianze, come la Scuola di formazione di alti studi post graduate.
  Il mio desiderio è soprattutto di fare in modo che certe buone pratiche siano conosciute. So che siamo alla fine di una legislatura, però vorrei sollevare la vostra attenzione: abbiamo avuto modo di dialogare più volte con il Ministro Franceschini per capire se ci siano margini per ottenere risorse. Anche se si tratta di una Fondazione non indebitata, con un suo patrimonio, anche se è assolutamente contrario Pag. 8alla mia visione, ritengo che occorrerebbe maggior sostegno per andare avanti nell'interesse soprattutto della collettività locale ed esterna. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore, devo dire che alcuni di noi hanno visto Portici di recente e la Reggia è straordinaria e che, per questa Commissione, è interessante vedere questo sistema di ville soprattutto perché molti di noi conoscono invece quello delle ville venete, due sistemi che reggono positivamente. La ringrazio, direttore, è stato molto interessante ascoltarla, e ringrazio anche il responsabile dell'ufficio eventi della Fondazione che l'accompagna.
  Passiamo adesso alla Soprintendenza archeologica Belle Arti e paesaggio per la Città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e sud Sardegna. Il professor Usai è accompagnato dal professor Raimondo Zucca e da Carla Del Vais dell'Università degli Studi di Cagliari.

  ALESSANDRO USAI, funzionario archeologo responsabile «Alto Oristanese» della Soprintendenza Abap per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna. Buongiorno a tutti. Desideriamo ringraziare la Commissione cultura della Camera dei deputati per questo invito che lusinga tutti noi, anche a nome delle rispettive istituzioni che sono appena state ricordate, quindi, oltre alla Soprintendenza di Cagliari, l'Università di Cagliari, il Museo Civico di Cabras e l'Università di Sassari.
  So che non dovrei farlo ma leggerò, perché il tema è complesso e denso, l'abbiamo sintetizzato al massimo, ma i minuti sono pochi e quindi non c'è tempo da perdere.
  Siamo qui per parlare di un fenomeno culturale sfaccettato e controverso, con molte luci e altrettante ombre, che chiamano noi e le nostre istituzioni ad un impegno che non è solo di diffusione culturale, ma vorrebbe ambiziosamente contribuire al rinnovamento culturale della Sardegna, attraverso un ampio coinvolgimento della società e della nostra regione.
  Il contesto culturale sardo è pervaso da un impasto vivace e contraddittorio di convinzioni radicate, tensioni e pulsioni ambivalenti. Esso ruota intorno ad alcuni concetti chiave continuamente rielaborati: il tema dell'identità, il tema del rapporto tra l'isola, l'Italia e il mondo, la difesa dei valori tradizionali, l'affermazione delle capacità della nostra gente in un confronto spesso difficile. L'elaborazione di questi temi ha bisogno di una continua ricerca di origini, simboli ed emblemi, che spesso si risolve in un'invenzione di origini, simboli ed emblemi.
  La civiltà nuragica è considerata espressione della prima e forse unica stagione di unità e libertà della Sardegna. Questa convinzione esercita un enorme fascino sul pubblico, sul mondo dell'informazione e della politica regionale; il suo punto di forza è la valorizzazione di un aspetto spiccatamente insulare, ma la sua debolezza è nel rifiuto degli altri contributi culturali della storia antica, moderna e contemporanea, che sono alla base della variegata identità culturale sarda attuale.
  In questo calderone si inserisce il nostro tema: la necropoli e le sculture di tale età nuragica rinvenute a Mont'e Prama nel comune di Cabras, in provincia di Oristano. Questo è diventato il nuovo emblema dell'identità e dell'orgoglio sardo.
  Ci fermiamo appena sulle prime tappe della vicenda: la scoperta casuale dei primi frammenti nel 1974, i primi brevi scavi nel 1975 e nel 1977, la prima importante campagna di ricerca nel 1979. Furono recuperati circa 5.000 frammenti scultorei di calcare tenero, accatastati confusamente in una necropoli di tombe individuali, di un tipo che fino ad allora era sconosciuto in Sardegna. La persistente carenza di locali, attrezzature, personale e finanziamenti impedì alla Soprintendenza di restaurare le sculture, tuttavia alcuni frammenti significativi furono esposti almeno dal 1977 nella vecchia sede del Museo archeologico nazionale di Cagliari. Negli anni ’80 le immagini di alcune teste delle statue di Mont'e Prama comparivano sulle copertine dei libri in libero commercio. Nonostante ciò, per molti anni nessuno si accorse di quei pezzi di pietra fracassati. La svolta arrivò con la realizzazione del Centro del restauro della Pag. 9Soprintendenza, a Sassari. Nel 2005-2006 i frammenti scultorei furono trasferiti da Cagliari a Sassari. Il restauro è costato 1.600.000 euro, è durato quattro anni ed è culminato nella prima, grande mostra temporanea nel 2011- 2012. Le statue sono tutte maschili, di dimensioni pari o leggermente superiori al vero, e rappresentano i cosiddetti «pugilatori», gli arcieri e i guerrieri. Un posto importante per il numero, le dimensioni e il valore simbolico, spetta ai modelli di nuraghe e ai betili.
  Cosa hanno fatto e fanno le nostre istituzioni (e noi per loro) e quali sono le buone pratiche di cui dovremmo esporre i contenuti e i risultati? Poiché oggi Mont'e Prama è così importante come emblema identitario, vogliamo raccontare alla società sarda quell'antico fenomeno culturale e, insieme a quello, raccontare tutto il nostro patrimonio archeologico, dalle più antiche culture preistoriche alla parabola della civiltà nuragica, alle esperienze singolari delle civiltà fenicia, punica, romana e bizantina: anzitutto l'impegno rivolto alla ricerca.
  È importante per noi ricercatori conoscere approfonditamente Mont'e Prama, ed è importante per noi comunicatori far penetrare nella società la consapevolezza che la nostra identità deve alimentarsi dei risultati della ricerca, non solo di miti. Per questo abbiamo ripreso gli scavi in grande stile: una campagna di sette mesi nel 2014, condotta congiuntamente dalla Soprintendenza di Cagliari e dall'Università di Sassari; poi, ancora una campagna di dieci mesi fra il 2015 e il 2016 condotta dalla Soprintendenza e, infine, un'altra campagna di due mesi nel 2017, nuovamente della Soprintendenza e della Università di Sassari.
  La ricerca si lega alla tutela del patrimonio portato alla luce e di quello ancora sepolto, si può indagare solo ciò che si tutela e si tutela per indagare e, poiché una parte del sito di Mont'e Prama è di proprietà privata, la Soprintendenza ha definito provvedimenti di vincolo diretto e indiretto e ha condotto scavi mirati per delimitare l'area di interesse archeologico e dare sostanza alla proposta di acquisizione al patrimonio pubblico.
  In secondo luogo, il nostro impegno è rivolto alla comunicazione e diffusione dei risultati della ricerca in tutti i modi possibili e a tutti i livelli. Gli scavi sono seguiti immediatamente dagli studi, dalle pubblicazioni, dai convegni e dalle conferenze.
  Abbiamo infine l'impegno per le esposizioni museali. A partire dal 2010, la Soprintendenza ha avviato il progetto del sistema museale di Mont'e Prama, costituito dai due poli espositivi complementari: il Museo archeologico nazionale di Cagliari e il Museo Civico di Cabras. Nel 2012 e 2013 sono stati stanziati 2 finanziamenti CIPE, finalizzati, rispettivamente, all'ampliamento del Museo di Cabras e al recupero della vecchia sede del Museo di Cagliari.
  Nel 2014 il sistema museale ha cominciato a prendere forma con l'inaugurazione delle due esposizioni ancora non definitive. Nel Museo archeologico nazionale le sculture di Mont'e Prama sono presentate nel contesto dell'età del ferro nuragica, insieme alla folla delle piccole statuine di bronzo e alle riproduzioni dei nuraghi in pietra, bronzo e terracotta. Nel Museo civico di Cabras le sculture si inseriscono nel quadro del divenire delle comunità umane della regione oristanese. Il successo delle due esposizioni è stato enorme e non si è ancora esaurito soprattutto a Cabras, anche per effetto delle nuove scoperte. I più significativi rinvenimenti vengono esposti temporaneamente in una sala appositamente allestita al Museo di Cabras, proprio per dar conto al pubblico del progresso continuo della ricerca, in alcuni casi ancor prima del restauro, in altri a seguito di un intervento conservativo attuato nella stessa sala. Grandi cambiamenti avranno luogo a compimento dei depositi di allestimento definitivo, soprattutto con l'ampliamento del Museo di Cabras, destinato ad ospitare la maggior parte del complesso scultoreo.
  Il grande interesse del pubblico per tutto ciò che riguarda Mont'e Prama è un fatto altamente positivo, ma questo interesse deve essere guidato, riempito di contenuti e ancora stimolato e rinnovato, perché non si risolva in sterile ammirazione e vanto, non Pag. 10offuschi tutto il restante patrimonio archeologico della Sardegna e non generi sazietà e nausea. Per questo motivo è necessario che le attività di valorizzazione e promozione tengano alto il livello di qualità del racconto archeologico.
  In parallelo con i progetti espositivi, grazie ad un accordo stipulato tra l'amministrazione comunale di Cabras e l'Arcidiocesi di Oristano, proprietaria del terreno finora indagato, il sito di Mont'e Prama è stato aperto al pubblico in modo sperimentale nel mese di ottobre del 2016 e poi nei fine settimana estivi del 2017. Questo sarà un ulteriore passo nel percorso di valorizzazione del patrimonio archeologico nella sua complessità, e richiederà ulteriori sforzi da parte di tutte le istituzioni coinvolte, per garantire una fruizione ottimale al sito privo di monumentalità, ma ricco di appassionanti interrogativi.

  PRESIDENTE. Grazie, professore, noi abbiamo avuto varie interrogazioni su Mont'e Prama da parte dell'onorevole Pili e dell'onorevole Pes, quindi ci fa piacere avere il quadro complessivo dei lavori finora fatti. Desidero presentarvi i parlamentari presenti, che sono gli onorevoli Malisani, Sgambato, Blazina, Adornato, Gallo, Di Benedetto, Marzana, Carocci, Rocchi; ci sono parlamentari che arriveranno un po’ per volta (in questo momento è entrata l'onorevole Pes).
  Chiudiamo con l'ultima delle audizioni previste, quella del professor Guerzoni, docente dell'Università Bocconi, che abbiamo già trovato in molti dei progetti di cui questa Commissione si è occupata, che oggi ci parlerà del tema dei festival e di un festival specifico, quello di Pistoia, i Dialoghi sull'uomo.

  GUIDO GUERZONI, docente di storia economica nell'Università Bocconi. Grazie, presidente. Da 15 anni mi occupo della valutazione degli impatti di eventi delle istituzioni culturali. Sono impatti economici, fiscali, occupazionali; in questo caso, comunicazionali. La ragione nasce dal desiderio di importare in Italia metodologie di calcolo, che dimostrano spesso come la cultura meriti investimenti e non possa essere considerata esclusivamente beneficiaria di una spesa improduttiva. Esistono strumenti per farlo. Ho avuto la fortuna di collaborare con alcuni dei principali eventi culturali italiani, dal Festivaletteratura di Mantova a «Pordenonelegge», dal Festival della mente di Sarzana alle grandi mostre di Goldin; oggi vi porto un esempio recente, perché è la prima volta che in Italia si adotta un metodo nuovo per stimare il valore economico dell'impatto comunicazionale.
  Voi sapete che in Italia la maggior parte degli eventi non dispone di grandi budget per comunicare la propria esistenza, lo fa spesso con risorse modeste, in alcuni casi più fortunati con il senso di acquistare propri spazi, in altri casi invece, grazie all'attività di uffici stampa e pubbliche relazioni, riescono a ottenere l'attenzione di cosiddette «parti terze», che sono media online e offline, stampa radio e televisione, più tutto il mondo dei soggetti che operano in rete.
  Quello che abbiamo fatto è molto semplice: abbiamo cercato di valutare un evento, nello specifico Dialoghi sull'uomo. Si tratta del primo festival dedicato da Giulia Cogoli al tema dell'antropologia culturale in Italia, giunto all'ottava edizione. La ragione della scelta è semplice: sto monitorando due eventi in contemporanea, uno è Pistoia, capitale della cultura, la nomina è stata fatta dal MIBACT. Chiuderemo il monitoraggio nel marzo del 2018 (ho deciso di coprirlo per diciotto mesi, cioè nei tre mesi che hanno preceduto la nomina e nei tre mesi successivi); all'interno di Pistola capitale, l'evento più importante era il Pistoiese di maggio.
  Questa è un'anticipazione metodologica dei risultati che poi verranno replicati per verificare come e se la nomina di Pistoia a capitale della cultura abbia arrecato un beneficio di carattere reputazionale, che abbiamo cercato di quantificare in termini numerici.
  È evidente che la presenza di un evento, se di successo (mi riferisco in questo caso alla qualità del palinsesto), può modificare Pag. 11positivamente la percezione non solo da parte della popolazione residente, ma anche da parte di soggetti esterni. L'idea era cercare di capire come attribuire un valore economico alle ricadute, e per farlo ci siamo riferiti a numerosi esempi internazionali, perché da almeno dieci anni tutti gli eventi più importanti commissionano o realizzano internamente (è più serio affidarsi a un soggetto esterno) le analisi per capire quanto vale la comunicazione generata.
  È un tema che in Italia è già stato trattato per quanto riguarda il cosiddetto «turismo televisivo cinematografico». I lavori di molte Film Commissions servono a stabilire quanto vale all'estero avere ore e ore di minuti in prime time dedicati a uno spazio, a una sede. Penso a un caso a me noto e caro: quello dell'Apulia Film Commission: ho assistito di recente ad una loro presentazione; con un budget relativamente contenuto sono riusciti a finanziare circa 650 produzioni, di cui metà sono transitate sui mercati esteri.
  Posto che quest'anno la Puglia era la decima destinazione a livello mondiale, quanto vale in termini economici quell'incredibile minutaggio di esterni? Sapete che in Inghilterra si parla di Montalbano effect, perché il numero di presenze di turisti stranieri, in questo caso inglesi, in Sicilia è quasi quadruplicato dopo che BBC ha acquistato i diritti della serie prodotta dalla Palomar. Parliamo dunque di un fenomeno noto a tutti: il tema è come valutarlo.
  Il Sundance, che è il più famoso festival non più indipendente di cinema statunitense, si tiene nello Utah, posto noto per i deserti e per i mormoni: lo scorso anno ha registrato la presenza di circa 650 giornalisti internazionali che per settimane hanno parlato del luogo in cui si trovavano. Questo capita per tutti gli eventi italiani di una certa importanza: abbiamo giornalisti internazionali e nazionali che non si limitano a descrivere quanto accade in quei giorni, ma parlano dei territori, ne raccontano le storie e lo fanno senza farsi pagare, quindi c'è un tema di credibilità delle parti terze.
  Abbiamo quindi distinto tra gli spazi che vengono acquistati dai media e quelli che vengono ottenuti gratuitamente. In questo caso abbiamo usato un metodo nuovo, weighted media cost, un metodo che non è mai stato sperimentato in Italia. Questa era la base dei dati: il festival Dialoghi sull'uomo ha ottenuto 627 uscite tra testate offline e online, le abbiamo distinte sempre separando le fonti (agenzie, quotidiani e settimanali, mensili, periodici, radio e televisione, distinguendo tra locali e nazionali), il numero di uscite poi l’online. Per scelta, non ho valutato il valore economico della parte social, perché oggi le metriche sono troppo instabili; quindi, pur sapendo di aver abbassato il risultato finale, ho coscientemente deciso di escluderle al momento e mi sono riferito solo a fonti online certe. 627 uscite hanno un valore che abbiamo quantificato immaginando due scenari. Il ragionamento è semplice: gli spazi e l'attenzione ottenuti sui media corrispondono a un valore, se venissero acquistate. Tutti noi sappiamo che mezza pagina di Repubblica o un quartino del Corriere hanno un valore così come, se prendete i dati dei concessionari Audi prassi Auditel, sapete benissimo che trenta secondi in prime time su RAI 1 hanno un valore certificato da enti terzi.
  Ci siamo riferiti a tutti i listini ufficiali, sapendo che oggi, per la crisi dei media tradizionali, questi valori sono la base per una trattativa, e non ci siamo nascosti di fronte a questo elemento. Sappiamo cioè che, a seconda del potere contrattuale, si ottengono sui prezzi di listino ufficiali sconti significativi. Abbiamo considerato altresì che un festival di norma non ha il potere contrattuale di un grande investitore e dunque riesce a ottenere sconti commisurati alle sue dimensioni. Abbiamo a questo punto stimato il valore delle uscite su quotidiani, periodici e radiotelevisione online, escludendo tutto il mondo social, e abbiamo ottenuto che con uno scenario che presenta uno sconto dei listini del 25 sui cartacei e del 16,3 su radiotelevisivi, il valore del media coverage generato da parti terze era circa 1,2 milioni; senza sconti, 1,5 milioni. Pag. 12
  Pur avendo adottato princìpi massimamente prudenziali, senza il festival il comune di Pistoia avrebbe dovuto spendere, per ottenere la medesima copertura, una cifra oscillante tra 1,2 e 1,5 milioni: rispetto al budget di pubblicità si tratta di una cifra pari al decuplo; cioè, il festival ha a disposizione una cifra per comprare spazi su Corriere e Repubblica, in realtà in bundling, perché oggi sia Repubblica sia Corriere vendono spazi su nazionale e locali perché hanno tante testate locali e ovviamente online.
  Considerando i modesti budget a disposizione, la copertura media è ovviamente un multiplo, e questo è un termine generalizzabile a livello nazionale. Nel caso di Pistoia, 10 volte il budget di acquisto, secondo i prezzi ufficiali di listino; 25 volte il budget, considerando gli sconti ottenuti. Per darvi un termine di riferimento, il Festival è costato circa 400.000 euro, che è il livello medio dei festival italiani di media grandezza, e il valore economico del media coverage è stato più o meno quattro volte più elevato. I benefici comunicazionali che ricadono sul territorio sono ovviamente cinque volte il costo di produzione, ed è questo il punto.
  Ultima considerazione: i due budget, la pubblicità che viene comprata e quella generata gratuitamente da parti terze, sono perfettamente complementari, perché vanno a intercettare testate e media che in realtà si sovrappongono solo parzialmente; quindi, sostanzialmente, l'utilizzo congiunto dei due consente di raggiungere testate e target che la pubblicità da sola non raggiungerebbe, quindi massimizzando il livello di conoscenza. Questa è la cosa importante. Ad oggi Pistoia capitale è arrivata a 5700 uscite su testate nazionali e mancano ancora quasi 5 settimane al termine, le presenze turistiche sono cresciute del 18 per cento – non mi riferisco solo a loro considerando l'impatto, perché bisogna valutare anche la risposta della popolazione residente – ma è innegabile che la scelta e l'attribuzione di 1 milione di finanziamento pubblico (tale è la cifra che il Ministero ha dato a Pistoia) ha generato quantomeno un incremento della conoscenza della città. La cosa ovviamente si sta riflettendo, perché anche a distanza, come si è visto in altri casi, della chiusura dell'anno in cui si è sotto i riflettori, l'effetto rimane; quindi l'investimento pubblico fatto nel caso di specie ha determinato effetti positivi di lungo periodo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, professor Guerzoni, tutto questo per noi è estremamente interessante anche perché nei vari strumenti messi in opera in questi cinque anni per cercare di ridare fiato al mondo dei beni culturali, abbiamo visto di volta in volta l’app 18 anni, l’Art Bonus, le capitali della cultura avere sviluppi molto interessanti che stiamo cercando di monitorare; quindi anche questo è un contributo per noi importante.
  Lascio la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUIGI GALLO. Grazie, presidente. Rompo il ghiaccio e ringrazio tutti gli operatori che oggi sono qui e che hanno dimostrato quello che fanno nel Paese per dare forza alla divulgazione culturale, che è un obiettivo importantissimo.
  Vorrei fare una domanda al direttore generale della Fondazione ente ville vesuviane. Considerando che conosco la realtà, perché vivo nel territorio dove sono situate le 122 ville vesuviane, forse quello che non si è detto è che questa realtà promuove molti festival e molte iniziative culturali, favorendo la possibilità in un territorio caratterizzato normalmente da poche attività culturali, concertistiche e teatrali di vedere a prezzi popolari grandi artisti e partecipare a importanti eventi. Vorrei sapere quali dovrebbero essere gli strumenti per fare in modo che alla divulgazione culturale si aggiunga anche la possibilità di intervenire sul recupero delle altre ville?
  La Fondazione è in possesso delle ville ristrutturate e tutelate: ma si tratta di una ferita aperta, perché sono molte di più le ville vesuviane da recuperare e da integrare nel sistema del distretto UNESCO, di cui Pag. 13più volte abbiamo parlato anche in Commissione. Quali strategie Parlamento e Governo possono mettere in atto per un rilancio di recupero delle ville vesuviane e un loro inserimento nel circuito turistico-culturale ancora più forte?

  GIANNA MALISANI. Vorrei porre una semplice domanda rispetto alle situazioni che si vivono in Friuli Venezia Giulia e all'esperienza della Soprintendenza archeologica della Sardegna. In particolare, vorrei capire il rapporto tra le Soprintendenze, cioè tra chi esegue o segue gli scavi e i Musei archeologici che, di fatto, poi vivono costantemente delle ricerche archeologiche, anche alla luce della recente riforma del Ministero.

  MARIA GRAZIA ROCCHI. Grazie alla presidente e a tutti gli intervenuti. È stato interessante e stimolante ascoltare le vostre relazioni. Visto che si è parlato molto di alternanza scuola lavoro in questa mattinata, vorrei sapere (è presto perché l'alternanza si è amplificata sia quantitativamente che qualitativamente, nel tempo) se da parte del mondo della cultura ci si aspetti un ritorno importante anche in termini di crescita dei «consumatori di cultura». Mi piace usare questo termine perché la cultura è un bene importante, l'unico che non esaurisce la propria utilità con il consumo, anzi, cresce). Inoltre, vorrei sapere se si sia messo in moto un meccanismo attraverso il quale tutti gli organismi che creano e sviluppano iniziative culturali nel tempo possano adottare protocolli di lavoro per fare formazione e rendere l'esperienza dell'alternanza più performante.

  PRESIDENTE. Lascio la parola agli ospiti per la replica.

  ELENA MINARELLI, manager of Education, Grants and Special Programs della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Rispondo sull'alternanza: le domande mi sembrano due. La nostra istituzione culturale ha sicuramente un interesse in termini di crescita di questo pubblico, se ho interpretato bene la sua domanda. Il target dei teenagers, quindi dei ragazzi della fascia che interessa l'alternanza, è un target difficile da intercettare per un'istituzione culturale come la nostra e non solo, è un pubblico difficile da coinvolgere, a cui comunicare e i ragazzi, attraverso l'alternanza, sono coinvolti in progetti peer to peer. Li si può ingaggiare e coinvolgere in progetti anche verso i loro coetanei, quindi farli diventare ambasciatori presso i coetanei.
  Come accennavamo prima, sicuramente ci sono stati dei limiti nell'alternanza per come è stata presentata; la reticenza principale che abbiamo riscontrato è stata da parte delle scuole e da parte delle altre istituzioni che fanno fatica a ospitare ragazzi in alternanza, perché la formazione dura poche ore e il rapporto vantaggi/benefici tra il numero di ore di formazione e la risposta in termini lavorativi che il ragazzo riesce a dare non è sempre vantaggiosa per l'istituzione, però è sicuramente un progetto che ha tutta una sua ragione d'essere importantissima, e noi lo diciamo sulla base della nostra esperienza di internship internazionale. Abbiamo ragazzi che vengono da tutto il mondo, in particolare dal mondo anglosassone, dagli Stati Uniti, che a 20, 21, 22, 23 anni hanno dei curricula fortissimi, molto consolidati e già molto mirati in ambito lavorativo. Quindi penso che l'alternanza possa avere questo futuro, calandolo sui licei, sulle scuole superiori e, in futuro, sull'università. Spero di aver risposto.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa Minarelli. È stato poi coinvolto il professor Usai da una domanda specifica.

  ALESSANDRO USAI, funzionario archeologo responsabile «Alto Oristanese» della Soprintendenza Abap per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna. Sì, la domanda è molto specifica ed entra nel vivo di una questione dibattuta. Aggiungo che non vi ho letto un paragrafo che però trovate nel testo che vi è stato consegnato che affrontava proprio questo punto. Pag. 14
  Visto che la domanda è così ben mirata, non posso esimermi dal manifestare preoccupazione. Ci sono stati momenti di grande difficoltà per la situazione che si è creata; dal punto di vista degli scavi le norme non sono cambiate, cioè gli scavi sono normalmente condotti dagli uffici periferici del Ministero, quindi dalla Soprintendenza, salvo in caso di concessione di scavo o, come nel caso molto peculiare di Mont'e Prama, con una convenzione, un tipo di gestione assolutamente straordinario che ci è stato consentito dalla Direzione generale del Ministero, che vede per progetti specifici insieme la Soprintendenza di Cagliari con l'Università di Sassari.
  Questo per quanto riguarda la gestione degli scavi, mentre per quanto riguarda i musei la situazione è radicalmente cambiata con l'istituzione in Sardegna non di musei o di aree archeologiche autonome, ma del Polo museale, che gestisce tutti i musei statali. In questo caso la separazione fra l'attività archeologica in tutti i suoi aspetti (lo scavo è soltanto l'aspetto più evidente) e in tutte le sue manifestazioni, che è tutela, ricerca e valorizzazione insieme, è stata scissa, e indubbiamente con il Polo museale si assiste ad una logica diversa, non sempre confliggente, ma talvolta confliggente, quindi le situazioni non sono sempre facili; basti pensare che nel Museo di Cabras ci sono reperti che sono in carico alla Soprintendenza e altri che sono in carico al Polo, quindi ci sono situazioni davvero difficili da gestire a volte.

  PAOLO LORENZO ROMANELLO, direttore generale della Fondazione Ente Ville Vesuviane. Ringrazio il presidente della parola e l'onorevole Gallo della domanda diretta. Peraltro mi consta personalmente che egli sia stato molto attivo negli ultimi anni nella zona per affrontare i problemi della conservazione e della valorizzazione del territorio e delle collettività locali.
  Ormai l'attività della Fondazione è consolidata, avete avuto alcune brevissime indicazioni, le leggo come promemoria: siamo alla ventottesima edizione nel 2017 del Festival delle Ville vesuviane, alla ventinovesima edizione di Itinerari vesuviani, alla dodicesima edizione delle celebrazioni in ricordo di Giacomo Leopardi (noi abbiamo la gestione della Villa delle Ginestre alle pendici del Vesuvio), siamo impegnati nell'enogastronomia, dieci edizioni di Vini, ville e sapore, mentre Natali in villa si inaugura nei prossimi giorni (17 edizioni); siamo impegnati anche nelle regate in mare (11 edizioni). Sono numeri cospicui, ormai siamo radicati sul territorio; l'ascolto e l'attenzione sono riconosciuti e riconoscibili. Peraltro coinvolgiamo pubblici diversi, diverse fasce di età, diversi interessi e, naturalmente, una platea importante, perché tra la popolazione esterna e interna siamo nell'ordine di milioni di abitanti. Per gli scavi di Pompei si contano milioni di visitatori, gli scavi di Ercolano qualche centinaio di migliaia, le ville vesuviane arrivano ai 100.000 visitatori annui; quindi credo che le potenzialità dell'area siano straordinarie. Le collettività locali debbono avere orgoglio di appartenenza e quindi devono avere la consapevolezza che questi luoghi e queste risorse sono in grado di assicurare un futuro.
  Anche il discorso dell'alternanza scuola lavoro è interessante, perché si tratta di mostrare un volto del lavoro che non è di sfruttamento, come purtroppo a volte viene intuito.
  Molto ancora si deve fare certamente per recuperare questo orgoglio di appartenenza, ma credo che la cosa più importante sia la cultura dell'ordinario: le realtà vesuviane devono essere un elemento di riferimento per una politica strategica di turismo e non solo, che le accrediti a livello internazionale come un luogo in cui si svolgono in ogni circostanza, ogni giorno e con ogni condizione manifestazioni in grado di rendere partecipi le collettività locali e quelle esterne, che sono e saranno richiamate da una mutata qualità della vita. È un'operazione che deve riguardare non aree del Paese, ma il Paese nella sua totalità, e credo che siano importanti queste testimonianze, che non devono essere viste come una sommatoria di interventi, ma come un'azione unica, globale, un'operazione in grado di Pag. 15rappresentare l'Italia e la straordinaria cultura italiana a livello mondiale.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore. Ringrazio e saluto anche il professor Accardo e il professor Guerzoni. Ringrazio tutti per la vostra presenza e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.50.