XVII Legislatura

VI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Mercoledì 11 maggio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bernardo Maurizio , Presidente ... 3 

Audizione del Direttore dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, sulle tematiche relative all'operatività dell'Agenzia (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Bernardo Maurizio , Presidente ... 3 ,
Orlandi Rossella , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 3 ,
Fragomeli Gian Mario (PD)  ... 12 ,
Orlandi Rossella , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 12 ,
Petrini Paolo , Presidente ... 13 ,
Pisano Girolamo (M5S)  ... 13 ,
Pelillo Michele (PD)  ... 14 ,
Fragomeli Gian Mario (PD)  ... 15 ,
Pesco Daniele (M5S)  ... 16 ,
Petrini Paolo , Presidente ... 17 ,
Orlandi Rossella , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 18 ,
Fragomeli Gian Mario (PD)  ... 19 ,
Orlandi Rossella , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 19 ,
Pesco Daniele (M5S)  ... 23 ,
Orlandi Rossella , Direttore dell'Agenzia delle entrate ... 23 ,
Petrini Paolo , Presidente ... 24 

ALLEGATO: Documentazione depositata dalla dottoressa Orlandi ... 25

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MAURIZIO BERNARDO

  La seduta comincia alle 11.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Direttore dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, sulle tematiche relative all'operatività dell'Agenzia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Direttore dell'Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, sulle tematiche relative all'operatività dell'Agenzia.
  Ringrazio la dottoressa Orlandi, nonché la dottoressa Giordano e il dottor Mazzei, che la accompagnano.
  L'attualità ci induce ad affrontare diversi argomenti, che probabilmente avremo necessità di approfondire ulteriormente nel prossimo futuro. In tale ottica, avere il Direttore generale dell'Agenzia delle entrate in audizione presso la Commissione Finanze è certamente fondamentale per il contributo che può fornire alla Commissione nell'ambito delle diverse iniziative che la Commissione stessa ha già intrapreso o che si accinge ad avviare.
  Lascio subito la parola, ringraziandola nuovamente per l'opportunità di oggi, alla dottoressa Orlandi.

  ROSSELLA ORLANDI, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Ringrazio il presidente e i signori deputati per avermi invitato e per l'opportunità di illustrare – spero abbastanza compiutamente – l'operatività, o almeno lo stato di attuazione, della legge delega di riforma del sistema fiscale anche se, come anticipato dal presidente, occorrerebbe più tempo. I decreti delegati hanno richiesto molti cambiamenti e una serie di misure, per l'applicazione delle quali siamo molto impegnati e di cui vorrei darvi conto.
  Abbiamo predisposto e vi consegniamo, per un maggiore approfondimento, una relazione scritta completa – perlomeno, tentiamo di essere completi, perché occorrerebbe veramente molto tempo – sui punti principali. Cercherò quindi di illustrare alcune parti della relazione, la quale è ben più ampia. L'eventuale discussione che ne seguirà o le richieste di chiarimento e di informazioni saranno l'occasione per dare risposte il più possibile esaustive.
  Siamo molto impegnati nell'attuazione della riforma fiscale e dei suoi decreti attuativi. In particolare, vorrei iniziare illustrando l'attuazione di uno dei punti fondamentali contenuti nel decreto legislativo n. 175 del 2014, relativo alla semplificazione, il quale comprende le previsioni relative all'attuazione della dichiarazione precompilata. Gli altri temi su cui siamo molto impegnati, i quali sono confluiti in un altro decreto attuativo, riguardano l'internazionalizzazione delle imprese, le misure sulla certezza del diritto e sulla fatturazione elettronica. Si tratta di tre punti cardine di un cambiamento strutturale della stessa Agenzia delle entrate e dell'attività fiscale.
  Naturalmente, altrettanto importanti sono gli altri decreti legislativi, in materia di disciplina degli interpelli, di contenzioso Pag. 4tributario, di revisione del sistema sanzionatorio e di razionalizzazione della riscossione, rispetto alla quale ci si appresta ad adottare provvedimenti contenenti varie novità.
  Partirei dal tema della dichiarazione precompilata, perché credo che essa costituisca, in questa fase, l'elemento di maggiore interesse. La dichiarazione precompilata è uno dei progetti strategici su cui l'Agenzia delle entrate sta maggiormente investendo, soprattutto perché ha segnato l'inizio di un nuovo rapporto con i contribuenti, sempre più improntato a trasparenza e collaborazione. In questo caso, l'Agenzia si attribuisce un ruolo diretto: nel momento in cui il contribuente aderisce alla dichiarazione che gli viene proposta, è l'Agenzia che se ne assume la responsabilità, considerato che non ci saranno più controlli né conseguenze per il contribuente.
  Fin dalla fase di avvio è stata assicurata ai cittadini un'ampia diffusione delle novità e delle opportunità offerte dal nuovo sistema per la compilazione del modello 730, nonché di tutte le informazioni utili a garantire il buon esito dell'iniziativa.
  L'impegno dell'Agenzia è stato rivolto, oltre che a individuare i criteri di utilizzo dei dati elementari trasmessi da soggetti terzi (sostituti d'imposta, assicurazioni, e così via), anche a semplificare la procedura informatica per la visualizzazione e la gestione del 730 precompilato, per mettere i cittadini in condizioni di utilizzare in completa autonomia uno strumento di fruibilità abbastanza semplice, pur nella complessità del quadro normativo di riferimento. Il problema è spesso dovuto all'applicazione di norme molto complesse e dettagliate, seppur nell'ambito di soluzioni semplici.
  Per la campagna relativa alle dichiarazioni da effettuarsi nel 2016, lo sforzo dell'Agenzia è stato finalizzato a perfezionare i criteri di compilazione e a rendere il più possibile agevole ai cittadini la presentazione della dichiarazione dei redditi. In particolare, l'Agenzia ha lavorato per incrementare le informazioni da inserire nella dichiarazione precompilata 2016. Una novità importante consiste in un significativo ampliamento della platea dei contribuenti.
  Dal 15 aprile 2016 l'Agenzia ha messo a disposizione di tutti i contribuenti i dati presenti nel sistema informativo dell'Anagrafe tributaria che li riguardano, per consentire la presentazione della dichiarazione dei redditi – sia attraverso il modello 730 sia attraverso il modello Unico persone fisiche – in modo semplificato e guidato attraverso l'applicazione web disponibile sul nostro sito internet. In alternativa, come lo scorso anno, i lavoratori dipendenti e i pensionati possono accedere delegando a tale scopo i CAF e i professionisti.
  Per agevolare l'adempimento, un applicativo guida il contribuente fin dal primo accesso al sistema, orientandolo verso il modello che maggiormente corrisponde al suo profilo. L'applicazione web dedicata alla dichiarazione precompilata, sulle base delle informazioni già in possesso dell'Agenzia, per esempio la presenza o meno di una partita IVA, nonché delle risposte che fornisce il contribuente durante l'uso dell'applicazione stessa, indirizza il contribuente verso il modello 730 precompilato o verso il modello Unico Web.
  La dichiarazione precompilata interessa un numero potenziale di circa 30 milioni di contribuenti. Ai 20 milioni di pensionati, lavoratori dipendenti e assimilati, nei confronti dei quali è stato già predisposto il modello 730, si aggiungono circa 10 milioni di contribuenti che possono compilare il modello Unico attraverso il nostro sito. Dal 15 aprile è possibile visualizzare e scaricare la dichiarazione precompilata con i dati già inseriti dall'Agenzia delle entrate, mentre dal 2 maggio possono accettare, modificare o trasmettere il modello 730. Il modello Unico persone fisiche può essere, invece, inviato a partire dal 9 maggio.
  Da un punto di vista numerico, continua a crescere il novero dei contribuenti italiani che chiedono le credenziali per accedere al sito. Al momento ci sono circa 5 milioni di cittadini abilitati ad accedere a Fisconline, che si aggiungono ai 250.000 utenti di Entratel. L'accesso può avvenire Pag. 5sia tramite le credenziali dell'INPS, che interessa altri 7 milioni di cittadini, sia attraverso il sistema Spid. Potenzialmente, quindi, le vie d'accesso sono molte.
  Nel periodo che va dal 15 aprile al 9 maggio, data in cui abbiamo fatto l'ultima rilevazione, 1.400.000 persone hanno acceduto alla dichiarazione web per la verifica. La maggior parte, il 57 per cento, lo ha fatto attraverso le credenziali dell'Agenzia, il 35 per cento utilizzando invece il PIN rilasciato dall'INPS.
  Le dichiarazioni già inviate al 9 maggio attraverso il nostro sito sono già 170.000. Ciò costituisce un dato incoraggiante, perché vuol dire che si è instaurata un'abitudine. Direi che si sta formando una maggiore conoscenza e una maggiore confidenza con un sistema che presenta comunque anche un problema di approccio. Molte persone, infatti, pur avendo un buon rapporto con i sistemi telematici, presentano una resistenza anche psicologica alla compilazione telematica della dichiarazione, perché preoccupati di non possedere conoscenze adeguate, o altro.
  Conoscete già i benefìci connessi all'introduzione di questa innovazione. Vi illustrerò, invece, le novità rispetto alla dichiarazione dell'anno scorso, che è stato l'anno della fase sperimentale vera e propria, la quale è stata avviata in pochissimi mesi. Si è trattato di una sfida che abbiamo vinto, perché siamo riusciti a mettere in piedi un sistema completamente nuovo nel periodo dalla data di approvazione del decreto legislativo ad aprile. Credo che abbiamo avuto anche un coraggio non indifferente, poiché questa operazione presentava grandi margini di errore.
  In particolare, quest'anno, nella dichiarazione precompilata sono riportate le spese sanitarie, le spese universitarie, quelle funebri, i contributi per la previdenza complementare, nonché le spese per interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica. Si tratta degli oneri che negli anni passati hanno fatto registrare il maggior numero di frequenze.
  Queste nuove informazioni si aggiungono a quelle provenienti dalle certificazioni dei sostituti d'imposta per i redditi di lavoro dipendente e assimilati, pensioni e compensi per attività occasionale di lavoro autonomo, e ai dati trasmessi da soggetti terzi sin dallo scorso anno, quali interessi passivi sui mutui, premi assicurativi e contributi previdenziali. In tutto sono circa 700 milioni i dati pervenuti dagli enti esterni, i quali sono confluiti nella dichiarazione 2016.
  Infine, sono stati utilizzati anche i dati già presenti nel sistema Anagrafe tributaria, quali i versamenti effettuati col modello F24, i dati relativi alle compravendite immobiliari, ai contratti di locazione registrati e i dati derivanti dalla dichiarazione dei redditi dell'anno precedente.
  Con riferimento alle modalità tecniche per consentire al contribuente e agli altri soggetti autorizzati di accedere alla dichiarazione 730, con il provvedimento dell'11 aprile 2016, sulla base del parere favorevole del Garante per la protezione dei dati personali, è stata sostanzialmente confermata la disciplina delle modalità di accesso. Per la prima volta viene disciplinata anche la parte di oneri che il contribuente ha sostenuto a favore dei propri familiari a carico, elemento che non era presente nella dichiarazione precedente.
  Tutte le informazioni sono state pubblicizzate attraverso i mass media nonché mediante il canale YouTube, con cui abbiamo ideato dei tutorial, anche in collaborazione con – cosa a cui teniamo tantissimo – l'Ente nazionale sordi. Per la prima volta, infatti, siamo riusciti a tradurre le informazioni necessarie anche nel linguaggio dei segni.
  Inoltre, è partito già da alcuni giorni il camper mobile dell'Agenzia delle entrate, presso il quale i cittadini possono ritirare direttamente il PIN o avere una serie di informazioni non soltanto sulla dichiarazione precompilata, ma anche sul canone RAI. Abbiamo cercato di ricorrere sia a forme tradizionali di informazione (istituzionali, sul sito, nei convegni, sulla stampa), sia a metodi nuovi, quali YouTube e Twitter.
  Abbiamo, in questo modo, creato una rete di monitoraggio delle risposte del contribuente, per verificare gli eventuali problemi. Credo sia questo l'aspetto più interessante. Pag. 6 Attraverso alcune segnalazioni, ad esempio, abbiamo individuato immediatamente che c'era stato un errore nella trasmissione dei dati da parte di alcuni soggetti. La maggior parte di questi dati, come dicevo, non è contenuta nell'Anagrafe tributaria, ma arriva da enti terzi. Questa segnalazione ci ha permesso di rielaborare e correggere in pochissime ore, informando di ciò il contribuente, e di fornirgli la dichiarazione corretta.
  Abbiamo cercato, quindi, di mettere in atto un sistema di passaggi di informazione, in modo da intervenire in tempo reale anche in base alle segnalazioni che ci arrivano dagli utenti.
  Cercherò di riassumere ora una parte un po’ complessa della relazione che vi consegno, ossia quella relativa a uno dei temi fondamentali, con riferimento agli oneri indicati dai cittadini, cioè le spese mediche. È il punto fondamentale perché circa il 70 per cento degli italiani inserisce nella dichiarazione dei redditi, sia essa il modello 730 o il modello Unico, spese mediche. Che cosa c'è a questo riguardo nella dichiarazione?
  Ci sono i ticket, le spese per l'acquisto dei dispositivi medici, le spese per prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale, le visite mediche, le prestazioni diagnostiche strumentali, le prestazioni chirurgiche, i ricoveri ospedalieri al netto delle spese di comfort, e le certificazioni mediche. A tal fine, il decreto legislativo aveva previsto che l'Agenzia, per l'elaborazione dei dati, potesse utilizzare i dati disponibili sul sistema tessera sanitaria, che peraltro gestiamo noi. Molti non conoscono le attività aggiuntive che svolgiamo, oltre a quelle classiche fiscali.
  Inoltre, l'articolo 3, comma 3, del predetto decreto legislativo n. 175 ha disposto che, ai fini dell'elaborazione della dichiarazione dei redditi, le aziende sanitarie locali, le aziende ospedaliere, gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, i policlinici universitari, le farmacie pubbliche e private, i presìdi di specialistica ambulatoriale, le strutture per l'erogazione di prestazioni di assistenza protesica e di assistenza integrativa e gli altri presìdi e strutture accreditati per l'erogazione di servizi sanitari, nonché gli iscritti all'Albo dei medici chirurghi e degli odontoiatri, trasmettano al sistema tessera sanitaria i dati relativi alle prestazioni erogate nel 2015 entro il 31 gennaio dell'anno successivo a quello di sostenimento della spesa.
  Con un provvedimento del Direttore dell'Agenzia del 31 luglio 2015 sono state individuate le modalità tecniche di utilizzo di tali dati ai fini dell'elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata. In particolare, è stato previsto che, a partire dal 2016, il Sistema tessera sanitaria, dal 1° marzo di ciascun anno, metta a disposizione dell'Agenzia i dati relativi alle spese sanitarie sostenute dai contribuenti nel periodo d'imposta precedente, nonché i dati relativi ai rimborsi effettuati nell'anno precedente per prestazioni non erogate o parzialmente erogate.
  Considerata la delicatezza delle informazioni trattate, è stata di fondamentale importanza la collaborazione con l'Autorità garante per la protezione dei dati personali, al fine di strutturare un sistema di regole che garantisca la tutela dei dati sensibili dei cittadini.
  Al riguardo è stata prevista la possibilità, per ciascun contribuente, di opporsi al trattamento dei dati, e quindi alla comunicazione dei predetti dati da parte dei vari enti sanitari all'Agenzia delle entrate. Per l'anno in corso, che è il primo di applicazione, è in particolare stato previsto che i cittadini dispongano di un periodo di circa un mese per opporsi al trattamento dei dati. Nel sistema a regime tutto ciò sarà sistematizzato e il termine sarà fissato entro il mese di febbraio. In questo caso, posto che si tratta del primo anno di applicazione, è stata data la possibilità di opporsi al trattamento dei dati tramite il nostro sito internet, ma anche attraverso la presentazione di una dichiarazione firmata presso i nostri uffici.
  Ciò ha comportato la necessità di prevedere un mese di tempo di sospensione tra il momento della trasmissione dei dati e il momento in cui gli stessi potevano essere elaborati per la presentazione delle dichiarazioni. Si è trattato di tempi ristrettissimi, Pag. 7che hanno in parte rallentato la procedura; tuttavia si tratta di una misura a tutela dei cittadini. Abbiamo avuto soltanto circa mille opposizioni per circa 850.000 euro di valore, i quali, quindi, non sono stati trattati né indicati nella dichiarazione precompilata. Al riguardo voglio precisare, però, che i cittadini potranno comunque indicare quelle spese: semplicemente, non lo faranno attraverso il sistema della dichiarazione precompilata.
  Sono stati inoltre acquisiti i dati relativi ai rimborsi delle spese sanitarie erogati da enti e casse con finalità assistenziali, trasmessi all'Agenzia entro il 28 febbraio di ogni anno. Da una parte, abbiamo quindi il dato delle spese sostenute da imputare al cittadino, dall'altra c'è il dato relativo ai rimborsi delle spese sanitarie.
  La normativa fiscale di riferimento è abbastanza complessa. La sintetizzo, ma i cittadini troveranno le informazioni in merito anche in un foglio riepilogativo delle informazioni che accompagna la dichiarazione precompilata: in caso di spesa sostenuta nell'anno precedente i contribuenti dovranno verificare se, nel momento in cui hanno presentato la dichiarazione l'anno precedente, l'hanno fatta al netto del rimborso; si tratta di un dato che noi non siamo in grado di verificare. Sono scelte soggettive che devono essere confermate dal contribuente.
  Nell'ipotesi in cui i contribuenti non abbiano indicato nella dichiarazione l'importo delle spese al netto, riproponiamo, a tassazione separata, la quota di rimborso quest'anno. Non c'è, quindi, solo un problema di spese, ma anche uno di trattamento dei rimborsi, il quale è abbastanza complicato.
  Qualche ritardo è stato causato da alcuni problemi tecnici che si sono verificati con le farmacie. Si è trattato di un problema tecnico verificatosi con gli ordini e le associazioni delle farmacie, per cui sono arrivati pochi dati relativi ai farmaci da banco, o comunque «da ricetta su carta bianca».
  La scelta che abbiamo operato, per non confondere i cittadini, è stata di non trattare queste informazioni parziali che ci sono arrivate, per evitare di indurre i contribuenti in errore. Nelle istruzioni c'è scritto chiaramente che non sono indicati gli importi relativi agli scontrini delle spese farmaceutiche – usiamo un'espressione a-tecnica – da ricetta bianca. Questo, invece, avverrà a partire dalla prossima dichiarazione dei redditi: risolti tutti i problemi tecnici e con maggiore chiarezza degli operatori del sistema di trasmissione, dalla dichiarazione 2017 relativa ai redditi 2016, tutte le spese sanitarie saranno comprese nella dichiarazione precompilata.
  Vi ricordo alcuni dati. In sintesi, abbiamo circa 14,5 miliardi di euro di spese sanitarie inserite, 13 miliardi sono quelle trattate. Stiamo parlando, quindi, di importi molto rilevanti.
  Altra novità di quest'anno rispetto all'anno scorso è la possibilità di presentare la dichiarazione congiunta. L'anno scorso, per presentare una dichiarazione congiunta, per una serie di problemi tecnici derivanti dal nuovo sistema, occorreva farne prima due separate, con il sistema della precompilata o rivolgendosi ai CAF o ai professionisti: da quest'anno è possibile effettuare la dichiarazione congiunta precompilata.
  Altra notazione secondo me importante è che è possibile, come accennavo, presentare la dichiarazione modello Unico Web per chi non ha il sostituto d'imposta. Naturalmente, in questo caso, a differenza che con il modello 730, non c'è copertura della responsabilità da parte dell'amministrazione, la quale svolge solo un'attività di assistenza e di aiuto per la compilazione. Abbiamo inoltre deciso di mettere a disposizione dei cittadini, attraverso l'utilizzo di un PIN, tutte le spese sanitarie sostenute. Si tratta di un modo per controllare velocemente ed eventualmente inserire quei dati nella propria dichiarazione dei redditi, o comunque di mantenerne memoria.
  Considerate che esiste, spesso, anche un problema di conservazione della documentazione relativa alle spese mediche riportate negli scontrini, nel senso che c'è un problema di cancellazione dell'inchiostro. L'inserimento di questi dati in un sistema web creato da noi è un servizio aggiuntivo. Pag. 8Abbiamo fatto quindi alcune scelte che vanno oltre rispetto a quanto previsto dalla normativa, in quanto le abbiamo giudicate apporti fondamentali.
  Per il 2017 ci saranno altre implementazioni. È un progetto che dura due o tre anni. D'altra parte, si tratta di un cambiamento epocale, che costituisce uno dei più importanti progetti a livello internazionale. Non sono molti i Paesi che offrono questo tipo di servizio. Soprattutto, non ce ne sono molti che lo fanno assumendosene direttamente, responsabilità per tutti i dati trattati dall'amministrazione pubblica.
  Ritengo si tratti di una profonda innovazione, la quale ha richiesto, naturalmente, un grande impegno sia da parte nostra, sia da parte di SOGEI, con uno sforzo e un notevole impegno di risorse umane e finanziarie. Crediamo, però, che l'anno prossimo potremo portare a compimento questo progetto, il quale richiede inevitabilmente qualche anno per il suo perfezionamento.
  La dichiarazione precompilata è stata importante nell'ambito della riforma del fisco, anche perché comporta un cambiamento culturale di atteggiamento e una modalità completamente nuova di interazione con il contribuente. Tale aspetto si ritrova anche in altre fattispecie e questioni che stiamo affrontando.
  In particolare, stiamo cercando di modificare l'approccio del fisco, seguendo anche tutte le linee guida dell'OCSE. Abbiamo partecipato e partecipiamo attivamente a tutti gli organismi internazionali, in confronto con i più importanti Stati e con le migliori best practice. Abbiamo cercato di inserirci in un sistema che si è dimostrato efficace, e che può essere sintetizzato nell'espressione inglese cooperative compliance, cioè in un rapporto collaborativo con il contribuente, tale da favorire una spinta preventiva all'adempimento spontaneo: tanto più essa è forte, tanto più è efficace il rapporto di assistenza e di trasparenza tra le amministrazioni fiscali e i contribuenti.
  Una norma in particolare, contenuta nella legge di stabilità per il 2015, permette, con le previsioni sul ravvedimento, un approccio diverso, che la stampa ha sintetizzato con lo slogan «Cambia verso», forse poco tecnico, ma che rende chiara l'idea. Lo sforzo che abbiamo compiuto nel 2015, e che stiamo rafforzando e rendendo più efficace nel 2016, è di rendere disponibile una serie di alert ai contribuenti, in modo che essi conoscano fin dall'inizio il tipo di informazione o il tipo di comportamento che ci si attende da parte loro, in un rapporto che cerca di indurre all'adeguamento spontaneo.
  Devo dire che le prime sperimentazioni – qui si tratta di un approccio completamente nuovo, anche un po’ «rivoluzionario» rispetto al classico modo di affrontare la questione che abbiamo seguito in questo Paese – hanno dato risultati tutto sommato sorprendenti.
  Cito i due esempi più chiari relativamente a questo aspetto. L'anno scorso, grazie alla dichiarazione precompilata, abbiamo preparato 20 milioni e mezzo di dichiarazioni 730, quindi ci attendevamo 20 milioni e 600.000 dichiarazioni. Alla fine della campagna dichiarativa, avremmo potuto aspettare e dopo due o tre anni, come è tradizione nei sistemi di accertamento, fare i controlli. In questo caso parliamo di accertamento, di sanzioni piene e di perdita di riconoscimento fiscale degli oneri.
  Appena scaduto il termine per la presentazione delle dichiarazioni, invece, abbiamo fatto una prima elaborazione, atteso il termine del 30 settembre fissato per la presentazione del modello Unico – poiché si verifica sempre una migrazione di circa 700.000 contribuenti da un modello all'altro, posto che alcuni ricordano solo dopo quel termine di dover presentare il modello 730 – incrociato nel giro di poche settimane i dati e mandato circa 220.000 lettere ai soggetti interessati. Non era possibile farlo attraverso il sistema di PEC, perché si trattava di persone fisiche.
  Abbiamo scritto ai contribuenti che ci risultava avrebbero dovuto presentare la dichiarazione ma che non l'avevano fatto, comunicando loro che avrebbero dovuto presentare la dichiarazione entro il termine ultimo del 30 dicembre: altrimenti si Pag. 9sarebbe trattato di un'omessa dichiarazione, con tutte le conseguenze del caso. Più del 50 per cento dei cittadini ha presentato la dichiarazione nei termini, entro dicembre.
  Questo modo di procedere comporta dei vantaggi; non parlo di lotta all'evasione, ma di educazione e di ragionamento. C'è un doppio vantaggio. Anzitutto, il cittadino si è reso conto della situazione. In molti casi si tratta infatti di errori, di dimenticanze o di difficoltà causate dalla normativa, come nel caso di integrazione di redditi con altre forme previdenziali, e così via.
  C'è stato un recupero di circa 50 milioni di euro, perché alcuni dovevano effettivamente versare, ma una parte di cittadini avrebbe perso il diritto a crediti d'imposta e detrazioni. C'erano, infatti, anche soggetti che avevano crediti d'imposta che non avevano fatto valere. Avendo i contribuenti provveduto entro il 30 dicembre, abbiamo ottenuto entrambe le cose: chi doveva pagare ha pagato, ma chi doveva avere un credito ha potuto richiederlo, cosa non sarebbe successo se fossimo passati direttamente alla fase di accertamento.
  Abbiamo fatto la stessa cosa per le dichiarazioni IVA. Abbiamo elaborato tutti i dati in nostro possesso per sapere chi doveva presentare la dichiarazione IVA, uno dei temi di complessità maggiore del nostro sistema. Abbiamo mandato 65.000 avvisi, anche questi con varie modalità, dal cassetto fiscale all’alert all'intermediario, alla comunicazione diretta e, in conseguenza di ciò, circa 47.000 soggetti hanno presentato la dichiarazione. A fronte, quindi, di una sollecitazione, una parte significativa dei cittadini ha fatto il proprio dovere.
  Questo dimostra che un atteggiamento interattivo, concreto e trasparente, può comportare un cambiamento nei comportamenti. Per fare questo, siamo impegnati in una profonda trasformazione del sistema digitale. C'è la necessità di creare un sistema che interloquisca anche telematicamente con il cittadino. Abbiamo tutti i sistemi di assistenza, i CAM (Centro assistenza multicanale), ma c'è bisogno di un trattamento diretto attraverso il sistema di CRM (Customer relationship management) con tutte le forme che abbiamo di interlocuzione con il cittadino.
  Chi riceve l'informazione e deve rimediare a un'omissione può rivolgersi al nostro ufficio, a un CAM, mandarci un’e-mail, o scrivere via PEC. Abbiamo bisogno di riunire tutte queste informazioni in un unico sistema, per migliorare la gestione e per pianificare il lavoro nei confronti di tutti coloro che non rispondono in tempi ragionevoli alla richiesta di adeguamento. Stiamo, quindi, implementando e trasformando abbastanza radicalmente, con un investimento significativo anche dal punto di vista delle risorse materiali e, soprattutto, delle risorse umane nostre e del nostro partner tecnologico, tutto il sistema informativo dell'Agenzia delle entrate.
  Lo sforzo e l'impegno in tal senso sono notevoli. Stiamo parlando della più grande banca dati oggi esistente. Tutto è volto al trattamento dei dati per avere sistemi più semplici capaci di un'interlocuzione significativa con i cittadini.
  L'altro tema legato alla cooperative compliance nasce dalle norme recate dai decreti legislativi in materia di certezza del diritto e di internazionalizzazione delle imprese. In tali ambiti, per quanto riguarda gli accordi preventivi o ruling di standard internazionali, l'Italia, fin dal 2004, aveva adottato un sistema di ruling, il quale però riguardava esclusivamente i prezzi di trasferimento. La diversa configurazione dell'economia mondiale e la grande attenzione di ogni Stato nei confronti della produzione del reddito nel proprio Paese – legata ai tentativi di delocalizzazione del reddito stesso – ha comportato la necessità di controlli molto forti da parte di tutti i Paesi.
  Tutti, in ambito internazionale, hanno posto in essere strumenti preventivi di controllo. Il ruling di standard internazionale italiano non è mai stato criticato né dall'OCSE né dalla Commissione europea: esso è considerato forse il più chiaro e trasparente tra quelli adottati.
  Il decreto legislativo n. 147 del 2015 (cosiddetto «crescita e internazionalizzazione») aggiunge, però, fattispecie nuove, la cui previsione si è resa necessaria a causa Pag. 10delle esperienze compiute, tra cui la determinazione preventiva dell'esistenza o meno di una stabile organizzazione, la possibilità di definire attraverso un accordo di ruling l’exit tax in caso di trasferimento da o per l'Italia, il trattamento dei dividendi, delle royalty, e così via. L'approccio è quindi molto più complesso, perché molto più ampie sono le materie e più numerosi i soggetti che preferiscono – nell'ottica dello sviluppo dell'economia – aderire a un approccio collaborativo, rispetto a uno di tipo repressivo.
  Abbiamo compiuto uno sforzo in tal senso: abbiamo creato un ufficio con due sedi piuttosto importanti, spostato e formato in maniera molto concreta un numero significativo di colleghi, che sono passati da un'attività di controllo repressivo a una di controllo preventivo, e quindi di confronto, che richiede conoscenze specifiche in materia statistico-economica, ancora prima che giuridica.
  Anche questo strumento sta ottenendo un grande successo: stiamo infatti ricevendo un sempre maggior numero di richieste da parte di tutte le aziende che hanno rapporti di tipo internazionale, siano esse imprese italiane che lavorano con società controllate o società consociate estere, siano esse imprese estere. Questo è fondamentale, perché evita anche uno «scontro» tra Stati, che è la conseguenza dei controlli, tutte le volte in cui essi avvengono in un momento successivo.
  In tale contesto va ricordato che l'Italia ha attuato anche prima di altri Paesi la possibilità di avere un ruling di natura multilaterale. Ora la normativa lo consente, ma l'avevamo realizzato già prima, in via interpretativa. Mi riferisco alla possibilità di mettere, figurativamente, intorno a un tavolo Stati diversi con lo stesso contribuente, per definire, attraverso un contraddittorio anche tra gli Stati, la parte di reddito imponibile di spettanza di ciascun Paese. È un tema che merita grande attenzione.
  Da quest'anno c'è inoltre un'altra novità fondamentale: l'applicazione del «Patent box». L'Italia, già nell'ambito della legge di stabilità per il 2015, ha introdotto, quasi per ultima in Europa, il sistema della tassazione agevolata e separata dei redditi derivanti dall'impiego di brevetti, marchi, innovazioni e know how. Il Paese ha, cioè, investito nella tecnologia e nell'innovazione.
  C'è stata una grandissima risposta da parte delle aziende italiane, anche perché si tratta di un'agevolazione molto importante, che basa fondamentalmente la sua applicazione sul concetto BEPS Action 5, elaborato in sede OCSE, del Nexus approach. L'Italia è un Paese sempre molto rispettoso delle regole internazionali e credo ciò costituisca un vanto: anche in questo caso, pur volendo porre in essere uno strumento di tipo attrattivo rispetto alle proprie imprese che possono venire a investire in Italia, si è scelto un approccio che connette strettamente l'agevolazione all'operatività e all'investimento in questi particolari ambiti in Italia.
  Si tratta di un altro sforzo enorme che l'amministrazione sta compiendo, essendo necessario svolgere con le imprese dei confronti tramite ruling. Non si tratta, infatti, di un'agevolazione teorica; tutte le volte che essa viene utilizzata da un'impresa – ce ne sono di tutti i tipi, da start up piccolissime a multinazionali enormi – c'è bisogno di un controllo preventivo, svolto in contraddittorio con l'amministrazione.
  Anche questo strumento comporta elementi nuovi, connessi alla fase di prima applicazione di una disposizione normativa che rappresenta una novità per l'Italia. Ci si richiede uno sforzo di professionalità veramente alto. Abbiamo avuto, originariamente, circa 4.500 richieste, che è un numero molto più elevato di quello stimato durante l'esame parlamentare. Anche questo richiede un grossissimo impegno operativo dell'Agenzia.
  Abbiamo organizzato corsi di formazione molto specifici, ma anche molto aperti, per circa 250 colleghi, scegliendo coloro che svolgevano funzioni più «vicine» a questo tipo di attività. Abbiamo organizzato seminari con la presenza degli stakeholder principali del settore: si è trattato quindi di seminari aperti, nei quali si Pag. 11sono svolte iniziative formative molto importanti.
  Per il patent box abbiamo anche adottato una serie di provvedimenti interni, che illustro nella relazione scritta che vi ho consegnato. L'ultimo di essi risale a pochi giorni fa e attribuisce la competenza alla trattazione di questa materia molto complessa e importante – da qui dipenderà la capacità dell'Italia di essere attrattiva, cioè di riuscire a ottenere, in tempi brevi, investimenti significativi nel campo dell'innovazione – alla struttura della direzione centrale, che già cura il ruling di standard internazionale. A tale struttura sono state assegnate tutte le pratiche di richiesta del patent box pervenute da soggetti con volume d'affari superiore ai 300 milioni di euro. Si tratta di situazioni molto complesse.
  Le altre pratiche sono state distribuite tra le direzioni regionali, in cui operano nuclei specialistici formati a tale attività proprio in questi mesi, per poter svolgere un lavoro completamente innovativo. In concreto, si stabilisce prima, attraverso un'analisi puntuale, la possibilità e il limite di concessione dell'agevolazione, o la si nega. È fissato un termine di 120 giorni per rispondere sull'ammissibilità delle istanze, cioè sull'esistenza o meno di tutti i requisiti che la normativa prevede, dopodiché inizia il contraddittorio tra le parti. Come capirete, quindi, è un'attività estremamente importante.
  A ciò si aggiunge – ne parlo brevemente, posto che troverete maggiori dati in merito nella mia relazione scritta – il nuovo istituto della cooperative compliance, mutuato dalle migliori best practice OCSE. Sono quattro i Paesi che l'hanno attuato, tra cui l'Italia. È un programma molto complesso per quanto riguarda l'Agenzia, atteso che richiede grandissima professionalità e attenzione. Esso è inoltre complesso anche per le aziende che vi aderiranno, perché richiede una profonda trasformazione del loro sistema di controllo interno e la disponibilità a una trasparenza completa, pena l'esclusione dal programma.
  Il vantaggio fondamentale per queste aziende è di avere un'interlocuzione con l'amministrazione, con la previsione di termini molto brevi di risposta anche relativamente alle fattispecie più complesse, in modo da poter proseguire nella propria attività imprenditoriale con certezza; a riprova di ciò, la disciplina di questo istituto è contenuta nel decreto legislativo che reca disposizioni in materia di certezza del diritto. È una delle richieste più importanti: avere una risposta celere e certa.
  L'altro elemento che, a mio parere, è uno dei più importanti, e rispetto al quale non è stato ancora pubblicato il decreto attuativo – è in materia di interpello sui nuovi investimenti. Esso rappresenta una forma nuova di interpello rispetto a quello che attuiamo all'Agenzia delle entrate fin dal 2001: si dà la possibilità al soggetto, italiano o estero, che voglia investire in Italia, di formulare con un'unica istanza una serie di interpelli che riguardano tutto il suo piano di investimenti.
  Anche questo strumento è espressione di un approccio preventivo. Traduco in modo banale: con riferimento alle informazioni richieste, per la prima volta c'è la possibilità, per i colleghi dell'Agenzia delle entrate, nell'ipotesi in cui si debba verificare della documentazione, di accedere direttamente nell'azienda, in modo da velocizzare la procedura dell'interpello. Considerata l'ampiezza della materia, i tempi sono anche abbastanza ristretti rispetto ai termini ordinari e l'approccio è complessivo.
  La novità fondamentale è che c'è un impegno dell'Amministrazione a non cambiare la propria interpretazione, a meno che non cambino le regole di fatto o di diritto; a non avere, quindi, ripensamenti. Ci assumiamo una responsabilità, diciamo qual è la fattispecie applicabile e questo meccanismo può essere attuato in qualsiasi materia in ambito fiscale. Molti Paesi lo fanno, qualcuno in modo ancora più ampio, come, ad esempio, la Francia: per un Paese che voglia crescere è fondamentale avere sistemi e presìdi che permettano un'interlocuzione molto diretta e veloce per gestire queste novità.
  Andando sempre a braccio sulle attività più rilevanti di quest'anno, non posso non Pag. 12parlare della voluntary disclosure, che impegnerà l'Agenzia in circa 500.000 atti di controllo effettivo delle istanze pervenute. Siamo fortemente impegnati in quest'attività, soprattutto in alcune regioni del nord del Paese, in cui c'è la maggiore concentrazione di attività. La procedura sta proseguendo in termini razionali, abbastanza ragionevoli e noi la stiamo monitorando. Siamo convinti – come previsto dalla legge – di riuscire a concludere l'operazione entro il termine, fissato dal legislatore, del 31 dicembre 2016.
  Potrei, ma non so se ho il tempo per farlo nel corso di questo intervento, darvi ancora brevemente alcune informazioni in materia di modifica degli interpelli, di contenzioso e, naturalmente, di catasto. Se preferite rivolgermi delle domande, torneremo poi su questi temi.

  GIAN MARIO FRAGOMELI (senza microfono) Ci dica qualcosa sul tema del catasto.

  ROSSELLA ORLANDI, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Stiamo operando soprattutto ai fini della «pulizia» delle banche dati e della creazione di servizi di informazione e di interazione telematici tra di esse, i quali siano propedeutici a una conoscenza completa del territorio e a un effettivo accatastamento di tutti beni.
  In particolare, il Catasto dei terreni e dei fabbricati è espressione di una rappresentazione catastale aggiornata e costituisce il presupposto per un'efficace politica fiscale e per lo svolgimento delle attività volte al contrasto di ogni forma di evasione o elusione in campo immobiliare. La pubblicità immobiliare, invece, garantisce criteri di certezza e trasparenza nella circolazione dei beni immobili e dei diritti reali a essi connessi.
  A esso si aggiunge un'altra delle attività fondamentali, l'Osservatorio del mercato immobiliare (OMI), che concorre alla trasparenza delle compravendite attraverso la gestione di una banca dati delle quotazioni dei valori e delle locazioni, nonché alla fornitura di informazioni statistiche. Si tratta di una mole ingente di dati, consultabile da chiunque e a disposizione degli utenti, anche attraverso una serie di pubblicazioni e studi, nonché di specifici servizi capaci di attrarre investitori, sia italiani sia esteri.
  L'Agenzia, nell'ambito dell'Anagrafe immobiliare integrata, è impegnata nel progetto costituito dal nuovo archivio catastale unificato, denominato Sistema integrato territorio, che consentirà di migliorare la localizzazione su base geografica di ciascun immobile censito in catasto, integrando le informazioni identificative tecniche, censuarie e reddituali, ai fini fiscali, nonché il valore calcolato sulla base dei dati OMI, nell'ottica di una corretta e moderna gestione del territorio e della fiscalità immobiliare. L'obiettivo è creare un sistema aperto integrato per la condivisione e lo scambio di informazioni con gli enti che gestiscono il territorio e la fiscalità immobiliare.
  Un altro progetto fondamentale è costituito dall'Anagrafe dei titolari: essa permetterà di definire la corretta identificazione degli intestatari degli immobili, migliorando notevolmente la qualità dei dati attraverso una piena integrazione dei sistemi informativi. L'obiettivo è quello di identificare correttamente i soggetti titolari dei diritti reali sugli immobili ai fini fiscali, basandosi sull'integrazione delle banche dati catastali e di pubblicità immobiliare, storicamente create e gestite per motivi diversi.
  L'integrazione è, a volte – dopo una fase di abbinamento – anche manuale, consistendo nella rielaborazione, da parte dei nostri uffici, dei singoli atti di trasferimento di pubblicità immobiliare, al fine di verificare i dati. Il Catasto, come sapete, risale al 1939, i dati di pubblicità immobiliari risalgono ancora più indietro nel tempo. Dove ci sono stati aggiornamenti più o meno recenti, gli aggiornamenti sono stati fatti in maniera immediata, per via telematica.
  Oltre alla validazione che abbiamo compiuto di circa il 90-95 per cento di abbinamento tra immobili e proprietari, occorre anche una ripulitura di tutti i dati più antichi, ad esempio per quanto riguarda i Pag. 13soggetti identificati esclusivamente in maniera anagrafica, senza indicazione del codice fiscale. Si tratta di proprietari registrati nei registri di pubblicità immobiliare ancor prima che nascesse il Catasto o di trasferimenti non curati correttamente. Uno degli impegni degli ultimi due anni – che continuerà ancora per quest'anno e per il prossimo – è proprio l'abbinamento manuale, da attuarsi attraverso il confronto dei dati con quelli delle due banche dati relative a tutti gli immobili.
  Abbiamo in Italia poco più di 60 milioni di beni immobili e circa 118 milioni di proprietari. Ciò significa che, all'incirca, su ogni immobile ci sono, mediamente, due soggetti che hanno diritti reali. Mancano di una completa certificazione circa 5 milioni di immobili. Tutti gli altri sono già stati totalmente verificati. È un lavoro che negli ultimi due o tre anni ha richiesto l'impegno di una mole significativa delle nostre risorse.
  L'Agenzia delle entrate continua a impegnarsi nell'offerta di servizi sempre più efficienti ai cittadini e nel supportare i professionisti, preziosi collaboratori nel processo di aggiornamento delle banche dati catastali.
  Dallo scorso novembre è stato reso disponibile, attraverso le visure, il dato relativo alla superficie catastale, in metri quadrati, delle unità immobiliari censite nelle categorie dei gruppi A, B e C (si tratta di circa 57 milioni di immobili), mettendo a disposizione dei proprietari un dato che fino a questo momento era visibile solo ai tecnici degli uffici.
  Grazie al lavoro svolto negli ultimi anni, inoltre, tutti gli atti di aggiornamento catastale vengono oggi presentati via web: è questa una semplificazione la quale rende completamente automatizzato l'aggiornamento delle banche dati e consente ai professionisti di trasmettere le istanze di aggiornamento catastale dal proprio ufficio – senza recarsi presso gli sportelli in ogni giorno della settimana e in qualunque momento della giornata. D'altro canto, la ricezione dei dati in formato digitale permette all'Agenzia di migliorare notevolmente la qualità dei dati catastali e snellisce i tempi necessari per l'aggiornamento delle banche dati, consentendo un risparmio di risorse e una maggiore trasparenza.
  L'Agenzia ha erogato servizi anche alle pubbliche amministrazioni, fornendo ad esempio consulenze per la stima di oltre 5.000 immobili e permettendo ai comuni di effettuare anche la consultazione telematica delle planimetrie delle unità immobiliari urbane ai fini della gestione della fiscalità immobiliare e della vigilanza in materia di attività edilizia urbanistica. Gli enti locali possono, cioè, accedere direttamente al nostro sistema di convenzioni, ma anche di monitoraggi, scaricando direttamente tutti i dati catastali che servono a loro per la vigilanza edilizia e per lo sviluppo dell'edilizia locale.
  In tale contesto di valorizzazione della vocazione istituzionale di servizio dell'Agenzia si è inserita anche la prima edizione di TeleCatasto, che il 20 aprile scorso ha risposto, attraverso dei sistemi via web e in videoconferenza, a una serie di quesiti. Abbiamo utilizzato una modalità classica di interlocuzione con gli operatori del sistema – tipica dell'attività dell'Agenzia in ambito fiscale – anche per il settore catastale, ritenendo che un'informazione sempre più diretta e diffusa possa essere di aiuto nella gestione della fiscalità.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAOLO PETRINI

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore per la sua relazione.
  Do quindi la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIROLAMO PISANO. Ringrazio moltissimo la dottoressa Orlandi per la sua ampia relazione.
  Vorrei spostare il discorso su aspetti un po’ più di routine, per così dire, che ho approfondito di recente. Vorrei infatti rivolgerle una domanda a proposito delle ritenute d'acconto e della problematica relativa all'assenza delle informazioni sulle dichiarazioni dei sostituti d'imposta, ai fini Pag. 14del rispetto della legge da parte dell'Agenzia delle entrate, nel momento in cui computa la detrazione fatta dai sostituiti ai fini della verifica automatica della coerenza tra quanto dichiarato dai soggetti sostituti e quanto dichiarato dai soggetti sostituiti.
  Come sappiamo, nei modelli 770, ma anche negli F24, risulta l'atto formale del versamento, mentre mancano le date che si riferiscono alla fattura che è stata pagata. Di conseguenza, non è possibile attuare il ragionamento che invece è obbligato a fare il sostituito, in relazione all'articolo 22 del TUIR, secondo il quale, qualora il pagamento sia riferito a una fattura relativa all'anno precedente a quello in corso ma sia avvenuto prima della dichiarazione dei redditi, è necessario per il contribuente dichiarare il relativo importo nell'anno di competenza della fattura, e non nell'anno del pagamento.
  Come emerso nel corso dello svolgimento di una mia recente interrogazione, però, l'Agenzia delle entrate ha effettuato accertamenti, nel numero di oltre 58.000, sulla base di segnalazioni automatiche e ovviamente non può che fare un computo per cassa. Posto che ciò comporta, secondo quanto da voi dichiarato, circa 20.000 fasi di accertamento formale, con la consegna fisica da parte dei sostituiti dell'intera documentazione relativa a fatture e tracciabilità dei pagamenti, bollettini, bonifici bancari, per dimostrare che il contribuente ha effettivamente subito quella ritenuta, si tratta di un onere enorme, dal punto di vista sia dei contribuenti, sia dell'Agenzia delle entrate. Occorrono presumibilmente centinaia di migliaia di ore di lavoro per analizzare un così ampio volume di carte.
  C'è poi un altro problema, e cioè che gli audit che avete di fatto imposto, per motivi di qualità, al funzionamento della vostra macchina, hanno come conseguenza il fatto che i funzionari non si assumono la responsabilità, ad esempio, di accettare dimostrazioni di pagamenti avvenuti per contanti, che pure sono consentiti, ad oggi, sotto la soglia di 3.000 euro. Atteso che non si tratta di pagamenti tracciabili, i funzionari non si assumono la responsabilità di accettare queste prove portate dai contribuenti. Di conseguenza, quasi sempre si finisce in una fase di contenzioso tributario, il che significa compensazione delle spese, con la conseguenza che le aziende preferiscono pagare due volte le ritenute di acconto pur di non dover affrontare il contenzioso e dover pagare i consulenti fiscali.
  La domanda che pongo è la seguente: che cosa pensate di fare e qual è la vostra opinione in merito a tale questione, anche con riferimento alla nota relativa a questa tematica che vi ho fatto pervenire nella giornata di ieri?

  MICHELE PELILLO. Ringrazio la dottoressa Orlandi per la sua relazione.
  Noi abbiamo sostenuto la necessità di ascoltarla in audizione perché conosciamo il grande sforzo che sta facendo l'Amministrazione finanziaria, e l'Agenzia delle entrate in particolare, in questa fase, importante e delicata allo stesso tempo, di attuazione della riforma fiscale e dei relativi decreti legislativi.
  Lei conosce l'ampio lavoro svolto dalla Commissione Finanze su questi argomenti. Oggi è fonte di soddisfazione cominciare a verificare gli effetti positivi di tutto il lavoro legislativo davvero poderoso, che – mi fa piacere ricordarlo – è stato attuato per la prima volta negli anni Duemila, così da scrivere, nella storia del diritto tributario italiano, una pagina molto importante.
  Ci procura quindi soddisfazione non solo il fatto di constatare il grande impegno da parte dell'Agenzia, ma anche i primi risultati, che sono sotto gli occhi di tutti, tra i quali la «scommessa» del modello 730 precompilato. L'anno scorso erano in pochi a credere nella riuscita di questo strumento e questo tema era diventato anche un'occasione di lotta politica. Mi piace ricordarlo, perché abbiamo vinto la scommessa.
  Chi era fiducioso, chi ha operato per costruire questa grande novità, ovviamente oggi è soddisfatto, e lo è anche del fatto che tutte le polemiche, spesso strumentali, costruite l'anno scorso oggi siano svanite come neve al sole. Questo dato ci fa molto piacere, perché significa che avevamo ragione e che l'impegno profuso in quel lungo periodo, tra la legge delega e l'approvazione Pag. 15dei decreti delegati, vi ha messo nelle condizioni di lavorare bene.
  Ciononostante, il Partito Democratico pensa che non dobbiamo ritenerci del tutto soddisfatti. Ci sono ancora evidenti margini di miglioramento. Mi riferisco, ovviamente, all'aspetto legislativo. Riteniamo debba essere colta la possibilità che ci siamo dati, di integrare e di correggere i decreti attuativi della legge delega nei 18 mesi successivi alla loro pubblicazione; stiamo quindi verificando con molta attenzione la possibilità di intervenire utilizzando questa modalità.
  Senza scendere nel dettaglio, pensiamo che, almeno su tre decreti legislativi, ci sia spazio per intervenire. Mi riferisco a quello sulla semplificazione, che rimane una sorta di simbolo del nuovo rapporto tra fisco e contribuente, a quello sul processo tributario e a quello sul tema della riscossione. Anche su questo decreto abbiamo depositato la settimana scorsa una risoluzione, che ci auguriamo di definire al più presto, per fornire al Governo un puntuale stimolo su quest'importante argomento.
  Le faccio i miei complimenti per il vostro lavoro, la ringrazio per la relazione, che si è rivelata molto interessante, e quindi necessaria proprio per acquisire tutti gli elementi che devono tornarci utili per proseguire nel nostro lavoro. Mi auguro che possiamo incontrarci di nuovo, in tempi ragionevolmente brevi, per integrare il grande lavoro che è stato svolto negli anni scorsi.

  GIAN MARIO FRAGOMELI. Ho chiesto, dottoressa, che lei oggi intervenisse e ci spiegasse un po’ anche il tema della riforma del Catasto, una questione che ormai da anni stiamo seguendo, legata alla riforma del Catasto fabbricati.
  Purtroppo, però, dobbiamo notare che la questione dei terreni agricoli non è proprio così semplice. La questione dell'IMU agricola è stata una vicenda particolare, complessa, ancora oggi non completamente risolta. Lo dico anche a seguito di un question time della scorsa settimana, che in buona parte ha chiarito la questione, richiamando alcune sentenze della Corte di cassazione e chiarendo quali siano le fattispecie esenti dal pagamento dell'IMU agricola.
  Mi permetto, però, di sollevare un problema, nel momento in cui si sta aggiornando questo grande database dei terreni agricoli. Anche nella risposta, abbastanza esaustiva, che è stata fornita la settimana scorsa, la quale ha chiarito l'applicabilità dell'IMU ad alcuni contribuenti e in particolare coloro che non sono agricoltori ma vivono in comuni indicati nella circolare n. 9 del 1993, rimane ancora un passaggio importante: la stessa sentenza della Corte di cassazione richiamata è antecedente all'applicazione dell'IMU e dell'ICI.
  Noi dimentichiamo spesso che il passaggio dall'ICI all'IMU ha modificato in parte la fattispecie impositiva dei terreni agricoli. Nell'ICI erano prettamente identificate tutte le tipologie di terreni agricoli, nell'IMU si parla invece di tutti gli immobili. Rimaniamo, quindi, ancora in parte in attesa rispetto alla questione dei terreni incolti, sebbene sia stata richiamata la sentenza della Cassazione che ho citato e la quale si basa sulla considerazione che un determinato terreno, oggettivamente preposto alla produzione di prodotti agricoli, magari può non essere concretamente utilizzato per l'attività dell'agricoltore.
  La mia domanda è: riusciamo a definire definitivamente tutte le tipologie di terreni agricoli? Penso, in particolare, a quelli collinari e montani. Non si capisce come collocarli, e quindi il comune ente impositore non sa come trattarli ai fini IMU.
  Dobbiamo chiarire definitivamente, anche a seguito di questa sentenza importante, che l'IMU è una fattispecie diversa da quella dell'ICI. Dobbiamo creare un database chiaro e definitivo di tutte le tipologie di terreno a cui si applica l'IMU agricola. Ciò servirà a evitare che ci siano delle sperequazioni tra comuni, i quali, applicando diverse interpretazioni, si comportino in modo diverso tra di loro.
  Sui terreni pianeggianti, comunque non rientranti nella predetta circolare n. 9 del 1993, ormai c'è chiarezza: non pagano l'IMU gli agricoltori, mentre la pagano tutti gli altri soggetti. Per quanto concerne gli altri comuni non c'è ancora chiarezza. Vorremmo Pag. 16 evitare che quest'aspetto sia lasciato alla diversa interpretazione del singolo comune.
  Penso che l'occasione della riforma catastale sia un'occasione importante per riuscire a fare definitivamente chiarezza rispetto a un percorso avviato due anni fa, con il decreto ministeriale del 28 novembre 2014, che ha aperto un caos sull'IMU agricola. Quando fui relatore della riforma sul Catasto fabbricati dissi che occorreva prestare particolare attenzione al tema dei terreni agricoli, perché esso non era ben definito.
  Un'ultima questione riguarda la dichiarazione precompilata. Relativamente alle persone fisiche che compilano on line la dichiarazione precompilata, avete pensato alla possibilità che, come avviene con la PEC, essa sia riconducibile esattamente e univocamente al codice fiscale?
  È una questione a cui state lavorando? Sarebbe interessante, con lo sviluppo della dichiarazione precompilata anche per le persone fisiche, essere pronti a questa sfida, così da evitare l'invio di altre tipologie di comunicazioni ai cittadini.

  DANIELE PESCO. Ringrazio la Direttrice. Siamo veramente felici di questa audizione e ci piacerebbe che incontri come questo potessero avvenire più spesso, per fugare dubbi e avanzare proposte.
  Vorrei porre una questione su una delle ultime circolari emesse dall'Agenzia delle entrate relativamente agli accertamenti relativi a beni immobili. Su questo tema abbiamo appena presentato un'interrogazione a risposta immediata in Commissione a cui il Governo darà risposta nella seduta di domani. Il cambiamento di approccio è stato conseguente alle denunce televisive fatte nella trasmissione televisiva Striscia la Notizia?
  Denunce di questo tipo erano state presentate da anni, soprattutto dal sindacato Dirpubblica, già negli anni Duemila, e non state purtroppo mai prese in considerazione. Vorremmo sapere se solo attraverso la televisione si può ottenere qualche risultato. Poiché vi è stato un cambiamento di approccio, ci chiediamo che cosa succede per le persone che invece hanno subìto accertamenti impositivi: vi è la possibilità di sanare la situazione anche per il pregresso?
  Per quanto riguarda i paradisi fiscali, la voluntary disclosure e l'evasione fiscale, avete intenzione di iniziare anche a fare verifiche sulle società dello Stato? A seguito della denuncia da parte di un sindacato, abbiamo saputo che l'ENAV ha una società a Panama, probabilmente creata per partecipare a un consorzio internazionale: come mai proprio ENAV, una società al 100 per cento di proprietà del MEF, la quale sta per approdare in borsa, ha la necessità di creare una società in un paradiso fiscale quale il Delaware? Quali sono i motivi? L'Agenzia delle entrate è informata di questi fatti? Come intende affrontare la lotta ai grandi evasori anche con i controlli nei confronti di società dello Stato?
  Tramite la procedura della voluntary disclosure, avete avuto segnalazioni di patrimoni a Panama? Penso che la risposta sia no. Attraverso i famosi Panama papers riuscite ad avere notizie anche su contribuenti che hanno aderito alla voluntary ma non hanno denunciato beni o capitali a Panama? Qual è l'approccio che seguirà in questo caso l'Agenzia delle entrate?
  Ricordo che l'Accordo con Panama era la scusa pronta nel cassetto e tirata fuori solo ora. Pensiamo che a breve ci sarà la ratifica di tale Accordo: in che modo questa ratifica potrà influire su eventuali futuri progetti di nuove voluntary? Vi è forse, infatti, nell'aria anche una nuova procedura di collaborazione volontaria.
  Quanto al ruling internazionale, sappiamo che si tratta di uno strumento che ha agevolato molte aziende e, a volte, anche lo Stato. Il dato particolare però è questo: come ha affermato anche lei, nel corso di questa procedura, ci si siede intorno a un tavolo e, almeno in base vecchio ruling internazionale, viene stabilito, in sostanza, un imponibile, per così dire, flat.
  In base a ciò che sono venuto a sapere personalmente attraverso persone che hanno partecipato a questo tipo di discussione, in pratica ci si mette d'accordo su un imponibile che la multinazionale contratta Pag. 17con l'Agenzia delle entrate, la quale arriva a stabilirlo sulla base di un panel di aziende-tipo prese in considerazione, tra l'altro molto diverse per quanto riguarda classe merceologica e giro d'affari. Sapevo che si svolgeva così, probabilmente sarà diverso.
  Chiediamo quindi: con questo nuovo ruling, riferito solo ad aziende con volumi d'affari molto alti, non c'è il rischio di incorrere nella concorrenza sleale, visto che aziende che stanno al di sotto di quel volume d'affari non possono accedervi?
  Chiedo anche il suo parere sul fatto che, sempre per quanto riguarda il ruling internazionale, in una delle ultime innovazioni normative è stata eliminata la responsabilità per colpa grave per il funzionario che segue le pratiche di ruling ed è stata riconosciuta la sola responsabilità per dolo. Sinceramente, questo ci sembra un po’ pericoloso, visto che si parla di ruling internazionale, di grandi giri d'affari, di grandi imponibili, e quindi anche di eventuali imposte evase.
  Non si può non parlare dei casi di Pescara, visto che un dirigente dell'Agenzia delle entrate è stato pescato con le mani nella marmellata: in che modo l'Agenzia delle entrate intende far fronte a fenomeni di questo tipo? Mi sembra sia stato anche un dirigente tra gli ex incaricati.
  Mi è giunta inoltre notizia di direttori degli uffici territoriali che chiedono ai funzionari di figurare come responsabili di procedimento nell'invio di alcuni accertamenti: è così? È giusto che un funzionario debba figurare come responsabile del procedimento? Secondo me, non dovrebbe essere così, però forse mi sbaglio.
  Una domanda più personale è riferita a una risoluzione, poi diventata proposta di legge e presa ad esempio anche da altre partiti di questo Parlamento. Il riferimento è ai soggetti esteri che svolgono attività di intermediazione tra soggetti italiani e esteri, da cui deriva comunque una creazione di reddito. Nella mia proposta di legge si chiedeva che questo soggetto estero, attraverso piattaforme internet, potesse diventare uno pseudo-sostituto d'imposta, esercitando una ritenuta su quanto trasferito da un soggetto all'altro e versandola poi allo Stato in quanto imposta sul reddito, nel caso specifico sul reddito da fabbricati.
  L'Agenzia delle entrate ci ha risposto più volte sul fatto che un soggetto estero non può essere sostituto d'imposta: visto che stiamo instaurando rapporti internazionali sotto vari punti di vista (ruling, voluntary, e così via), non vi è la possibilità di creare un soggetto nuovo ed estero che, pur non essendo un sostituto d'imposta possa, tramite un accordo con l'Agenzia delle entrate, svolgere la stessa funzione, cioè versare allo Stato una ritenuta su un reddito prodotto da un soggetto italiano?

  PRESIDENTE. Vorrei formulare un'ultima domanda, anzi forse una richiesta di rassicurazione. Noi sappiamo quanto sia importante la condivisione delle informazioni, e cioè dei dati, in termini sia di compliance sia di contrasto all'evasione fiscale. Dico questo perché siamo consapevoli che questa condivisione non ha ancora raggiunto un livello soddisfacente. Sappiamo, infatti, che alcune informazioni dell'Agenzia delle entrate non sono in possesso di Equitalia, che quindi a volte non riesce a stare al passo con gli aggiornamenti rispetto ai ruoli che le sono posti in carico.
  Allo stesso modo, analoghe questioni riguardano la Guardia di Finanza, la quale, nell'attività di contrasto all'evasione, non è in possesso di tutte le informazioni che l'Agenzia delle entrate possiede, ad esempio sui conti correnti. La domanda è: a che punto siamo rispetto alla piena condivisione di queste informazioni?
  L'ultima domanda che le faccio è relativa a un dato che sia nel DEF sia nelle ricorrenti dichiarazioni del Ministro dell'economia ascoltiamo in relazione al recupero dell'evasione IVA. Rebus sic stantibus, cioè con il decreto approvato sulla fatturazione elettronica, che non prevede l'invio obbligatorio dei dati, come potremo fare un effettivo e sensibile passo in avanti?
  Do la parola alla nostra ospite per la replica.

Pag. 18

  ROSSELLA ORLANDI, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Onorevole Pisano, ho letto la sua richiesta di dati. Il quesito scritto è molto complesso e richiederebbe un intervento legislativo. Se si vuole trasformare il sistema tra cassa e competenza e così via, occorre una normativa completamente diversa, e questa non è la sede idonea ad affrontare tale questione.
  Le informazioni che il 770 e la CU (Certificazione unica) offrono sono informazioni di sintesi e rispondono a un'esigenza molto forte di informazione e trasmissione del dato da parte di tutti gli operatori. Immagini che, se ogni fattura fosse corredata dalla data di versamento effettivo, occorrerebbe un livello di informazione di dettaglio che forse mal si concilierebbe con un'esigenza di razionalizzazione.
  Credo che questo tipo di problema potrà essere superato nel momento in cui la fatturazione elettronica e una serie di altre innovazioni in materia di tracciabilità dei pagamenti, di cui il Parlamento sta discutendo, ci consentiranno di avere un'integrazione diretta tra banche dati e, quindi, un'informazione effettiva. In realtà, quelli a cui lei ha fatto cenno non sono accertamenti, bensì richieste di informazioni in relazione a discrepanze tra i dati forniti dal sostituto d'imposta nel modello 770 e quelli indicati dal sostituito nella dichiarazione dei redditi (i controlli ai sensi degli articoli 36-ter del DPR n. 600 del 1973).
  Tanto per indicarle dei dati numerici sulle varie tipologie di controllo da 36-ter, effettuiamo circa 300.000 controlli su 40 milioni di dichiarazioni. I numeri forse nel passato sono stati più alti. Adesso con una serie di sistemi di «pulizia» dei dati riusciamo ad avvicinarci molto di più. È chiaro che, in quel caso, occorre un confronto fra diversi elementi. Non tutte le informazioni di dettaglio sono, infatti, disponibili. È chiaro, però, che non è obbligatorio il pagamento tramite bonifico, ma almeno serve un'attestazione da parte del sostituto che dica di aver pagato. Ovviamente, c'è un rischio maggiore quando viene fatta una dichiarazione libera a prescindere dalla prova, visto che è un'eccezione, però se c'è una dichiarazione del sostituto gli uffici devono accettarla. Daremo istruzioni più precise... Non è un pagamento tracciato, quindi occorre un'informazione successiva.
  Rispondo molto velocemente al deputato Pelillo. Anche noi ci facciamo portatori di esigenze che ci arrivano dai vari attori della fiscalità circa la necessaria integrazione tra i dati, soprattutto di un decreto semplificazioni, che ritengo fondamentale. Se il Parlamento vorrà rimettere mano ai decreti legislativi attuativi della delega fiscale noi saremo, naturalmente, disponibili a un confronto tecnico e a fornire tutte le informazioni che ci saranno richieste.
  Rispondo ora all'onorevole Fragomeli: per quanto riguarda il catasto, i fabbricati e l'IMU agricola, noi non siamo competenti in materia di IMU; le circolari in merito sono emanate dal Ministero dell'economia. Quanto alla banca dati dei terreni, occorre un progetto che non rientrava nel progetto catastale originario. Noi lo stiamo aggiornando, ma non abbiamo ancora un'attenzione sufficiente al tema, forse perché occorre fare una serie di scelte su dove allocare le risorse.
  Vorrei ricordare a tutti, infatti, che si cerca di stabilire delle priorità. Le attività sono moltissime. Consegno alla Commissione i dati della nostra conferenza stampa, perché abbiate una panoramica sul tipo di attività svolte dall'Agenzia delle entrate, che nell'immaginario collettivo non sono sicuramente conosciute.
  Psicologicamente, infatti, si identifica l'attività dell'Agenzia delle entrate con un'attività di controllo fiscale. Noi ci occupiamo di una serie infinita di attività, molte delle quali di service, nei confronti non solo dei contribuenti, ma anche delle altre istituzioni. Ricordo la fatturazione verso la pubblica amministrazione, sistema che abbiamo creato noi, la tessera sanitaria, la gestione del sistema F24 con 531 miliardi di incassi gestiti direttamente e giornalmente. Ci sono, quindi, delle priorità. Vedremo di affrontare anche la questione della banca dati terreni agricoli, se riusciamo ad avere sufficienti mezzi umani e Pag. 19personali nell'ambito delle diverse priorità. Quella questione non è all'ordine del giorno. La curiamo, la seguiamo, ma non è prevista concretamente la sua revisione.
  Per quanto riguarda l'identità digitale, le norme italiane prevedono, per le persone fisiche, la possibilità di acquisire l'identità digitale, che vale come strumento di oggettiva identificazione della persona e di determinazione dell'indirizzo digitale a cui rivolgersi. Ovviamente, i cittadini attraverso il nostro sito, possono, se vogliono, anche avere una PEC e, anzi, per risolvere una serie di problematiche legate, ad esempio, alle notificazioni degli atti, una delle richieste che avevamo già fatto e rifaremo se ci sarà la possibilità di un intervento normativo in tal senso, sarà quella di prevedere la validità delle notifiche via PEC.
  Sarebbe effettivamente una semplificazione nel rapporto coi cittadini, ed eliminerebbe una serie di problemi, che si riferiscono fondamentalmente all'irreperibilità del soggetto e alle connesse problematiche in ordine ai tempi di validazione degli atti.
  Noi siamo dell'idea – l'avevamo già chiesto e lo chiederemo ancora al Parlamento – di introdurre una norma, ovviamente opzionale e non obbligatoria, per i soggetti che non hanno l'obbligo di avere una PEC, che consenta, tra le varie altre modalità, di realizzare un'interlocuzione con l'amministrazione. È possibile, infatti, come sapete, l'interazione con l'attività dell'Agenzia attraverso i nostri siti, ma le comunicazioni legali devono passare necessariamente attraverso un sistema di PEC. Si tratta di un progetto nazionale: in quest'ottica stiamo ragionando sull'identità digitale, sul codice Spid e su un'Agenzia specifica.

  GIAN MARIO FRAGOMELI. (fuori microfono) Riguardo all'aspetto del codice fiscale?

  ROSSELLA ORLANDI, Direttore dell'Agenzia delle entrate. In base al dibattito tuttora in corso, mi sembra che la scelta sia di non usare come identificativo il codice fiscale ma di utilizzare i codici identificativi Spid. Il codice fiscale è la realtà più conosciuta in questo momento. Lì ci sono piani di informatica nazionale. Noi aderiamo e diamo il nostro contributo.
  Onorevole Pesco, se ha letto la circolare che si riferisce all'intero sistema dei controlli, credo possa averla trovata molto interessante. Essa risponde alla visione che io e la mia struttura, dal momento in cui mi sono assunta delle responsabilità, stiamo offrendo su tutti i temi, non solo su quello dell'imposta di registro e di accertamento di valore relativamente alle compravendite immobiliari, che è complesso. Se vogliamo parlarne, ci richiederà del tempo.
  La norma non prevede il riferimento al prezzo, ma al valore, e la determinazione di un valore è sicuramente un'operazione complessa, che non può essere banalizzato né semplificato. Certamente è un'attività che deve essere svolta, altrimenti rischieremmo, come spesso avviene, che ci siano interi passaggi di proprietà immobiliari estremamente rilevanti e con profili di rischio fiscale non adeguatamente presidiati.
  Le faccio notare che il sistema del prezzo/valore tutela il contribuente nel momento in cui si applica il valore della rendita catastale. C'è la rendita catastale, questo lo ha deciso il legislatore. Se poi il legislatore vorrà definire – è una scelta che potete fare voi, non sarei assolutamente contraria – un diverso criterio di determinazione automatico del valore, si tratta di scelte che il legislatore può fare.
  I nostri uffici hanno ricevuto un'indicazione ben precisa, già espressa in altre circolari, ma che abbiamo ribadito. Voglio essere chiara, io sono una persona che non si tira mai indietro e dice le cose come stanno, a differenza di altri: non avrei mai querelato nessuno – lo dico davanti al Parlamento, perché credo che si tratti di una cosa che i rappresentanti del popolo devono avere chiara – se non avessero attaccato un'istituzione dicendo di bruciare la casa ai funzionari dell'Agenzia.
  Fino a prova contraria quei funzionari sono cittadini e servitori di questo Paese, ai sensi dell'articolo 54 della Costituzione. Quell'affermazione è dunque inammissibile e violenta, anche dal punto di vista psicologico, Pag. 20 in quanto condiziona psicologicamente il lavoro delle persone. Non avrei mai proceduto alla querela, ma io sono responsabile di quelle persone. Purtroppo, ho già avuto problemi nel passato e potrei averne ancora. Se si crea un'incomprensione, cosa possibile, tra il Paese e un'istituzione, ci sono rischi di violenza: sono situazioni che abbiamo già vissuto, che ho già visto con i miei occhi e che non voglio rivivere.
  Ho visto una collega a Torino, per una situazione ancora più banale, una procedura in base all'articolo 36-ter, minacciata con un coltello, anzi una scimitarra di 34 centimetri, al collo. Era l'azione di un esaltato, ovviamente, ma siccome gli esaltati esistono nel Paese, credo che un civile rapporto di trasparenza debba esserci in ogni sede. Non ho nessun problema, quindi, su quest'aspetto, ho dato indicazioni su tutti i settori dell'accertamento, compresi quelli dell'imposta di registro, indicando due cose banali, ma chiedendo una maggiore consapevolezza da parte tutti gli operatori.
  Un primo elemento è il contraddittorio preventivo. Bisognerebbe riuscire a effettuare il contraddittorio, che non è obbligatorio, ma che noi preferiamo realizzare tutte le volte che è possibile. Nel contraddittorio preventivo, infatti, si consente di avere una serie di elementi che possono non emergere dalla consultazione di banche dati. Questo è un elemento fondamentale.
  Ricordo che sono state approvate una serie di leggi in materia, poi il Parlamento può decidere di cambiarle tutte. Finché, però, sono leggi dello Stato, i miei uffici sono tenuti, come ho sempre detto, a rispettarle: esse disciplinano istituti quali l'accertamento con adesione, le conciliazioni, le mediazioni. Se volete, posso fornirvi i numeri dei soggetti che ricorrono, dei contenziosi evitati, degli incassi. È la statistica che dà conto di quello che si fa. Sono disponibile a qualsiasi confronto.
  Le ripeto che non credo che l'azione, sia pure giornalistica, legittima da parte di chiunque – i giornali sono tantissimi e ognuno dice ciò che vuole – debba influenzarci. Ne prendiamo atto, ci dà modo di conoscere le situazioni e ci fornisce indicazioni per funzionare meglio, ma la linea di controllo viene data, in modo generalizzato, con molta attenzione. Ci sono istituti, che ricordo ai miei uffici ogni giorno, come l'autotutela in caso di errore, doverosa per gli uffici, molto complessa in materia di valore, perché non si tratta di dati certi; ci sono gli strumenti dell'adesione, della conciliazione, della mediazione e del ricorso.
  Credo sappiate, ma è utile ripeterlo, che il pagamento frazionato nella riscossione da accertamento non è una procedura che i miei funzionari eseguono per divertimento. È previsto da una norma e se non la rispettassi i miei colleghi andrebbero sì davanti alla Corte dei conti. Lo Stato può decidere di eliminare la riscossione frazionata, con i connessi rischi sulla riscossione, ma questo è un problema che il Parlamento può decidere di risolvere come vuole. Noi applichiamo le leggi, non ce le inventiamo.
  Gli elementi di concretezza contenuti nelle leggi sono a disposizione di tutti i parlamentari. Potete venire, e più volte vi ho invitato, nei nostri uffici per prendere visione di tutti gli atti e dei dati, a cominciare da quelli riferiti – lo prevede un decreto-legge, ma esisteva anche prima – alla convenzione tra Agenzia delle entrate e Ministero dell'economia e delle finanze, che è chiarissima. Non si può andare a raccontare cose che non esistono ai cittadini, perché questo confonde le acque e crea problemi nel rapporto tra Stato e cittadini.
  Nessuna cosa che diciamo potrà mai essere compresa se la realtà viene travisata, specialmente da alcuni personaggi. Noi applichiamo, anche attraverso la convenzione, una legge, e la convenzione dice molto chiaramente quali sono gli obiettivi – un numero infinito – dell'Agenzia delle entrate, su cui il complesso delle attività dell'Agenzia delle entrate viene misurato. Gli obiettivi sono indicati nella convenzione e nel rapporto, e sono verificati dall'OIV e dalla Ragioneria dello Stato. Tra di essi, la riscossione è un elemento, secondo me, fondamentale. Forse il bilancio dello Pag. 21Stato, infatti, ha bisogno dello riscossione, ma è uno degli elementi. La valutazione è complessiva.
  Lo dico per chiarezza, e vi invito, siccome siete persone impegnate in questo, a leggere questi atti o a chiederci informazioni sui risultati, su come sono valutati, su chi li valuta e a chi vengono comunicati. C'è un sistema di relazioni sindacali e di valutazione degli incentivi svolto sulla collettività e non sui singoli. Vorrei essere molto chiara. Nessuno ci ha mai chiesto di verificare questi aspetti, ma non voglio entrare in questa polemica, sarebbe sbagliato. Voglio dare risposte, non intendo affatto sottrarmi a questo.
  Sicuramente, per rispondere ancora alla sua domanda, ci sono capitali rientrati da Panama nell'ambito della procedura di collaborazione volontaria nella misura – vado a memoria, ma mi sembra che abbiamo pubblicato questo dato anche sul nostro sito – di circa 150 milioni di euro. Su Panama ovviamente stiamo lavorando. Non è il caso né il luogo per dare informazioni su questo. Stiamo facendo, come amministrazione finanziaria italiana nel suo complesso, un lavoro importante, insieme alle amministrazioni di altri Paesi.
  Ovviamente, stiamo lavorando con i nostri partner OCSE e in organizzazioni specifiche internazionali che si occupano di questi aspetti. Non c'è nessun problema, quindi, presumo che riusciremo a ricostruire la maggior parte delle situazioni. Se il Parlamento ratificherà l'Accordo con Panama, che mi sembra sia in discussione in questo periodo, l'utilizzo di tale Accordo sarà molto utile.
  In merito a tutta la riflessione sviluppata sull'attività di tipo internazionale è fondamentale che gli Stati abbiano strumenti e si coordinino tra loro soprattutto per evitare – sarà utile se Panama aderirà anche per avere informazioni sul passato, ma non è obbligatorio in una convenzione – il ripetersi di certi fenomeni.
  Anche sul ruling di standard internazionale vi prego veramente di studiare la normativa. È troppo semplice, anzi direi che è riduttivo quanto sopra rappresentato. Per quanto riguarda la normativa sul ruling di standard internazionale, l'Italia non è stata contestata in Europa, gli altri Stati sì. Noi non siamo mai stati contestati.
  C'è un obbligo di riservatezza, ed è ovvio. Quando facciamo controlli che durano mesi e che sono pesantissimi, abbiamo un obbligo di riservatezza previsto per legge da tutti i trattati internazionali, perché veniamo a conoscenza di formule di brevetti internazionali, i quali hanno un impatto fondamentale sulla concorrenza. I nostri funzionari hanno un obbligo di riservatezza, quindi, sui contenuti. L'accordo non si basa su un numero – il processo di ruling è veramente molto complesso – ma sulla conoscenza di tutti i dati economici che attengono all'oggetto del ruling, che può essere il più vario.
  Può essere che si faccia un accordo sui prezzi di trasferimento sulla base delle linee guida OCSE, ed è difficile che possa esserci un accordo opaco. Come dicevo, altri Stati hanno lo stesso interesse. I vari Stati a loro volta dicono a una determinata multinazionale che essa deve dichiarare un certo mark up, in Germania, in Francia, in Olanda, o in Italia. Il confronto poi avviene, se non c'è un sistema trasparente di applicazione di linee guida, a livello internazionale, addirittura mediante arbitrati.
  La norma a cui l'onorevole Pesco fa riferimento si riferisce alle MAP (Mutual agreement procedure), cioè agli accordi internazionali gestiti tra Stati per risolvere le controversie in via di confronto internazionale; in tale ambito mi sembra difficile che il funzionario che rappresenta l'Italia possa essere accusato per colpa. Si tratta di applicare trattati internazionali con altri Stati, quindi la norma a cui lei ha fatto riferimento è relativa alle MAP, ad accordi internazionali.
  Noi abbiamo sicuramente il problema, come credo tutto il Paese, della possibile corruzione, anche perché gestiamo valori immensi. Abbiamo sistemi di audit abbastanza importanti, e forse siamo una delle amministrazioni che per prima ha creato questi sistemi di audit.
  Le statistiche ci dicono che non siamo tra i peggiori, ma questo non mi consola affatto. Se potessi riuscire in questo, sarebbe Pag. 22 interesse di tutta la pubblica amministrazione riuscire a non avere fenomeni corruttivi. Abbiamo creato sistemi piuttosto complessi di controllo; ci sono anche sistemi innovativi, i quali verranno presentati, insieme all'Autorità nazionale anticorruzione, nell'ambito di un progetto sul whistleblowing, da cui abbiamo avuto e tratto spunti molto importanti.
  Nell'amministrazione finanziaria, a differenza che in altre, tale progetto ha funzionato. I colleghi sono per la maggior parte persone perbene. Abbiamo anche noi i delinquenti, come tutti, ma non nascondiamo mai la polvere sotto il tappeto: abbiamo licenziato questa gente, ci siamo costituiti parte civile e abbiamo chiesto il risarcimento dei danni. È un sistema di contrasto che riguarda l'intero Paese.
  Il whistleblowing per noi è estremamente interessante, ci dà conto non solo di situazioni di possibile reato, per cui facciamo gli approfondimenti e, ovviamente, ci rivolgiamo alla magistratura, come potete immaginare. Ci sono, fortunatamente, anche casi di comportamenti che non hanno conseguenze di carattere penale, ma magari determinano problemi di tipo comportamentale, su cui possiamo incidere sia con direttive, sia con alert e simili.
  Non sottovaluto il problema, anzi si tratta di uno dei problemi su cui vigiliamo di più. Considerate che a volte è molto difficile intercettare alcuni casi perché quello che emerge – fatemelo dire in maniera brutale – non è ciò che fai, ma ciò che non fai. È molto difficile, quindi, intercettare un comportamento che configura una truffa. In alcune ipotesi – non mi piace chiamarli colleghi – dei personaggi hanno chiesto soldi a imprenditori per non effettuare una verifica.
  Nessuno sa che il singolo funzionario non determina la verifica, né decide gli accessi. C'è un piano di controllo che è stabilito da un altro soggetto. Evidentemente, quindi, ciò che si promette a un soggetto configura corruzione, concussione e, in sostanza, una truffa. In alcune situazioni trovo molto difficile intercettare queste situazioni; è questo uno dei problemi alla cui soluzione stiamo ragionando, nel rispetto della legislazione vigente, anche in tema di riservatezza dei dati personali. A volte accade che non venga fatta una cosa o che venga fatta male: in alcuni casi rilevanti vengono promesse cose che non sono neppure di pertinenza del soggetto che le ha promesse.
  In tutti questi casi siamo una delle amministrazioni che, se ci sono elementi di concretezza, procede addirittura, immediatamente, al licenziamento. Non aspettiamo l'esito della sentenza.
  Ci sono rischi anche in questo. Ci sono stati casi in cui il giudice, successivamente, si è espresso in modo diverso, ma tutte le volte in cui gli elementi di cui disponiamo sono concreti – parliamo, infatti, della difesa delle persone, quindi bisogna che i dati siano certi e concreti – interveniamo molto pesantemente, di solito con il licenziamento in tronco. Tutti i casi di corruzione prevedono il licenziamento, la costituzione di parte civile e il risarcimento del danno. È una questione abbastanza complicata.
  Conosco la proposta di legge a cui l'onorevole Pesco faceva riferimento, perché ne abbiamo parlato con i miei colleghi. Ovviamente, occorre modificare tutto l'impianto normativo. Credo sia una possibile soluzione da un punto di vista tecnico, per il resto si tratta di una scelta. Abbiamo un problema di compatibilità con i trattati internazionali, cioè di stabilire quando si configura l'esistenza di una stabile organizzazione personale in un Paese.
  Se in un accordo preventivo e disciplinato dal punto di vista normativo una società riconoscesse l'esistenza di una stabile organizzazione, sarebbe sostituto d'imposta; in tal caso potrebbero essere stabilite modalità semplificate per tutti, soprattutto per i consumatori, e questo potrebbe risolvere il problema. In questo settore è necessario rispettare le norme internazionali. Le norme unilaterali infatti sono spesso pericolose, perché possono condurre il Paese che le ha adottate a un contrasto con gli altri.
  Questi temi, che sono tra i più interessanti su cui lavoriamo, sono all'ordine del giorno nell'ambito di tutti gli organismi internazionali. C'è un interesse molto forte Pag. 23sia dell'OCSE sia dell'Unione europea. Stiamo cercando di individuare i possibili interventi di natura tecnica in questo senso.
  Siccome credo che troppo spesso si sottovaluti la fatica dei miei colleghi dell'Agenzia, permettetemi di dire che siamo tra le poche amministrazioni al mondo – come ci è stato riconosciuto in maniera molto chiara dalla stampa estera e non da quella italiana – ad essere riusciti ad aggredire i principali fenomeni di evasione attraverso sistemi di tipo internazionale, anche nei riguardi di giganti del Web.
  Non solo siamo riusciti a intercettarli e ad avere una possibilità di contestazione con loro, ma siamo riusciti a farli pagare. È una cosa che non è riuscita quasi a nessuno, salvo agli inglesi con l'introduzione di una norma molto particolare e complessa. Per questo dico di guardare agli italiani. Dico con certezza, quindi, che su quel mondo abbiamo una fortissima attenzione. Credo che misure di chiarimento a livello internazionale, nonché interventi di normativa interna che possano permettere un approccio più semplice, siano opportuni. Sono valutazioni di carattere internazionale molto complesse, di cui credo i vari organi competenti potrebbero occuparsi.
  Mi sembra di aver risposto a tutte le domande. Rimane il tema fondamentale della condivisione delle informazioni: si tratta certamente di un tema complesso. Stiamo lavorando molto, come accennavo in precedenza, a un impianto informatico nuovo, che stiamo realizzando attraverso un forte investimento sulle banche dati, create per scopi e in momenti differenti.
  Se si faceva riferimento, invece, alla norma sull'Archivio dei rapporti finanziari, è la normativa che non consente ciò. C'è stata anche un'interlocuzione col Garante per la protezione dei dati personali: la normativa in materia è scritta in modo da non consentire l'utilizzo diretto dei dati né da parte di Equitalia né da parte di altri organi. Occorre dunque rivedere la norma.
  Da parte nostra, siamo anche aperti a un'interlocuzione con tutti questi soggetti. Abbiamo chiesto pareri all'Autorità garante, ma la norma ne prevede l'utilizzo da parte dell'Agenzia delle entrate ed «esclusivamente per fini di analisi». Non si possono utilizzare questi dati per diretto fine di riscossione, bensì per l'individuazione dei soggetti a maggior rischio su cui orientare il controllo. Quella norma pone quindi regole ben precise. Un'ipotesi potrebbe essere riscrivere la norma, detto molto semplicemente. Altro non possiamo fare.
  La norma ha previsto invece la possibilità di trasferimento all'INPS dei dati per ragioni di controllo dell'ISEE, quindi ai fini delle prestazioni sociali. Questa è una previsione già attuata, e stiamo lavorando a una serie di aspetti. La possibilità di consentire usi diversi dei dati è una scelta che spetta al legislatore. Occorrerebbe cioè rimettere in discussione la norma.
  Spero di aver risposto a tutto.

  DANIELE PESCO. Sui funzionari responsabili?

  ROSSELLA ORLANDI, Direttore dell'Agenzia delle entrate. Quanto al responsabile del procedimento, si applica una regola di diritto amministrativo. Il direttore non coincide con il responsabile del procedimento. Esso va individuato facendo riferimento a chi ha la delega di firma e segue l'atto e il procedimento. Abbiamo emesso una serie di direttive sull'individuazione del responsabile, che – non vorrei entrare nel dettaglio – non è mai il responsabile dell'ufficio. O meglio, lo è per alcuni atti di sua diretta competenza.
  Vorrei essere molto chiara. Una struttura che ha 39.500 dipendenti, e teoricamente, in questo momento, 300 soggetti che possono svolgere attività, mai compirà atti solo attraverso 300 soggetti, ma a seconda del livello di responsabilità e di funzione. Il responsabile del procedimento è chi ha la responsabilità di quell'atto, che deve aver gestito il contraddittorio e ha il potere di firma in materia. Ci sono una serie di livelli diversi, graduati a seconda del tipo di procedimento. Non so se ho risposto. I nostri funzionari, che continuo a ripetere, sono persone di un certo livello, svolgono attività specifiche.
  Dipende dalla competenza riconosciuta al funzionario. Si pensi, ad esempio, ad un Pag. 24funzionario che eroga e firma un rimborso perché ha la responsabilità dei rimborsi fino, ad esempio, a 5.000 euro. Le cito un esempio perché abbiamo livelli diversi di firma, a seconda della complessità della materia e degli uffici. Colui che instaura il procedimento sarà responsabile. Se non è lui che firma, perché la sua delega di firma non c'è o la delega di firma e l'attività sono in capo a un altro soggetto, il responsabile è colui che ha la responsabilità complessiva, che si conclude, normalmente, con l'emanazione dell'atto.
  Sono processi diversi, in cui ci sono funzionari, capi team, capireparto, direttori, direttori provinciali, a seconda del livello e della tipologia di processo e di atto. C'è una differenziazione notevole.
  Capisco la preoccupazione dei colleghi, ma vige il principio della responsabilità. La responsabilità è collegata alla funzione per cui stai in un ufficio, per cui sei pagato dallo Stato. La responsabilità è suddivisa a seconda del tipo di lavoro che fai e del livello che ti è stato riconosciuto. Credo che questo sia importante e sia un principio generale a cui nessuno può sottrarsi. Perlomeno, come vedete, non mi sottraggo mai alle mie responsabilità, perché sono le più alte di tutti. Se si volesse fare un ragionamento in astratto, si potrebbe affermare che è responsabile l'ultimo organo; ma questo, naturalmente, non ha mai seguito il singolo procedimento, perché facciamo milioni e milioni di atti e seguiamo decine di milioni di procedimenti, «spacchettati», a seconda dei diversi livelli di responsabilità, tra vari soggetti. Non è detto, quindi, che il responsabile sia il funzionario. Spesso non lo è.

  PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Orlandi anche a nome di tutti i colleghi.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dalla dottoressa Orlandi (vedi allegato) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.50.

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