XVII Legislatura

Commissioni Riunite (V Camera e 5a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Martedì 27 giugno 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boccia Francesco , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente la ripartizione della rimanente quota del Fondo di cui all'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (Atto n. 421 ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Boccia Francesco , Presidente ... 3 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 3 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 6 ,
Palese Rocco (FI-PdL)  ... 6 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 7 ,
Palese Rocco (FI-PdL)  ... 7 ,
Melilla Gianni (MDP)  ... 8 ,
Fassina Stefano (SI-SEL-POS)  ... 9 ,
Marchi Maino (PD)  ... 10 ,
Santini Giorgio  ... 11 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 11 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 13 ,
Mazzotta Biagio , capo dell'Ispettorato generale di bilancio della Ragioneria generale dello Stato ... 14 ,
Palese Rocco (FI-PdL)  ... 14 ,
Mazzotta Biagio , capo dell'Ispettorato generale di bilancio della Ragioneria generale dello Stato ... 14 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 14 ,
Mazzotta Biagio , capo dell'Ispettorato generale di bilancio della Ragioneria generale dello Stato ... 15 ,
Fassina Stefano (SI-SEL-POS)  ... 15 ,
Mazzotta Biagio , capo dell'Ispettorato generale di bilancio della Ragioneria generale dello Stato ... 15 ,
Padoan Pier Carlo , Ministro dell'economia e delle finanze ... 15 ,
Boccia Francesco , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Civici e Innovatori: (CI);
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI: Misto-FARE!-PRI;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FRANCESCO BOCCIA

  La seduta comincia alle 20.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva in differita sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, sullo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente la ripartizione della rimanente quota del Fondo di cui all'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (Atto n. 421). Saluto il Presidente Tonini e i colleghi del Senato.
  Do la parola al Ministro Padoan, che ringrazio per la partecipazione all'odierna audizione.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente. Buonasera a tutti.
  La politica di bilancio del Governo in questi anni ha dovuto conciliare il duplice obiettivo di sostegno alla crescita e di consolidamento delle finanze pubbliche. Ciò è avvenuto in un contesto di vincoli stringenti per un Paese a elevato debito pubblico. In una cornice come questa, gli investimenti sono cruciali per la ripresa e il rafforzamento strutturale.
  Le misure di consolidamento dei conti pubblici che si sono rese necessarie negli anni della crisi hanno inciso in misura significativa sulla spesa in conto capitale e, in particolare, sulla componente relativa agli investimenti, tendenza che è necessario correggere.
  L'azione del Governo ha consentito di invertire questo andamento con interventi che trovano attuazione già a partire dall'anno in corso. La variazione positiva si rafforza ulteriormente nel biennio 2018-2019. La spesa per investimenti aumenta, sulla base delle ultime valutazioni, di quasi 4 miliardi di euro fra il 2016 e il 2019. Ciò non è ancora sufficiente, ma rappresenta un primo passo che sarà necessario rafforzare.
  A questa inversione contribuiscono in misura significativa gli interventi adottati con la legge di bilancio per il 2017-2019. Tra questi una particolare valenza assume la previsione del Fondo da ripartire per il rilancio degli investimenti del Paese, oggetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in discussione.
  Fino al 2016 le risorse per gli investimenti sono state finanziate e allocate nei diversi programmi di spesa su base annuale tramite la legge di stabilità. Tuttavia, gli importi disponibili per gli investimenti spesso risultavano oggetto di riduzione per effetto delle successive manovre di finanza pubblica. Ciò ha contribuito a rendere più incerta la programmazione degli interventi e il quadro finanziario delle risorse su cui sviluppare questa programmazione.
  L'istituzione del Fondo per gli investimenti segna da questo punto di vista una significativa rottura con il passato. Il Fondo Pag. 4si sviluppa su un orizzonte pluriennale compreso tra il 2017 e il 2032 e dispone di una dotazione complessiva di risorse pari a 47,5 miliardi di euro in termini di stanziamenti di bilancio.
  Con recenti provvedimenti le risorse del Fondo sono state già in parte utilizzate, con conseguente riduzione delle disponibilità. In particolare, sono stati assegnati: 400 milioni di euro a favore delle regioni, sulla base dell'intesa in Conferenza Stato-regioni, come contributo dei predetti enti al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica; 64 milioni nel 2017, 118 nel 2018, 80 nel 2019 e 44,1 milioni nel 2020 a favore di interventi in materia di edilizia scolastica e interventi antincendio.
  Il Fondo, inoltre, è stato oggetto di una prima ripartizione con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per il finanziamento di interventi per il recupero delle periferie, a favore dei comuni e delle città metropolitane, per un importo pari a 270 milioni nel 2017 e nel 2018 e a 260 milioni nel 2019.
  La dotazione del Fondo per gli investimenti, oggetto della ripartizione proposta con questo decreto, ammonta complessivamente a 46 miliardi e 44 milioni, di cui 1 miliardo e 166 milioni nel 2017, 2 miliardi e 762 milioni nel 2018 e 3 miliardi e 160 milioni nel 2019.
  Per la definizione del riparto del Fondo ciascun Ministero, su richiesta del Ministero dell'economia e delle finanze, ha inviato le proposte di finanziamento per gli interventi da realizzare nell'ambito delle proprie competenze. Complessivamente, tali richieste sono risultate eccedenti rispetto alle disponibilità sia annue che complessive del Fondo. È stata, quindi, effettuata una revisione delle proposte sulla base dell'effettiva spendibilità degli interventi e nel rispetto delle prescrizioni normative.
  Le proposte presentate sono state ulteriormente valutate sulla base di criteri generali relativi a: l'immediato avvio degli interventi; le ricadute sul mercato interno, con una preferenza per gli interventi che coinvolgono imprese nazionali o acquisti sul mercato interno; la pluriennalità dell'intervento e la capacità di programmazione degli interventi su un orizzonte di più lungo periodo.
  Passo ora a illustrare brevemente i principali programmi di spesa finanziati con le risorse del Fondo. La disposizione legislativa individua 10 settori che costituiscono le aree principali di intervento. Nell'ambito di tali settori sono collocati gli interventi di cui si propone il finanziamento.
  Il primo settore comprende gli interventi per trasporti, viabilità, mobilità sostenibile, sicurezza stradale, riqualificazione e accessibilità delle stazioni ferroviarie. Questo raggruppamento è quello a cui sono destinate le risorse più ingenti.
  Si possono distinguere tre macroaree di intervento, per un totale di circa 19 miliardi: i trasporti su ferro, con interventi relativi alla rete ferroviaria, per oltre 10 miliardi; l'ammodernamento della rete viaria nazionale per circa 7 miliardi; e il sostegno del trasporto pubblico locale per 1,6 miliardi.
  Per il settore delle infrastrutture, anche relative alla rete idrica e alle opere di collettamento, fognatura e depurazione, gli investimenti previsti hanno una dotazione finanziaria di 3 miliardi.
  Relativamente alle infrastrutture vengono finanziati interventi nei sistemi portuali per 541 milioni, dei quali 221 relativi al completamento del sistema MOSE.
  Segnalo poi, in particolare, il finanziamento del Fondo per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture e degli insediamenti prioritari per lo sviluppo del Paese. Questo Fondo consentirà di migliorare la capacità di programmazione degli investimenti grazie a una valutazione più attenta della fattibilità dei progetti prima della loro esecuzione. Si tratta di 860 milioni di euro a partire dal 2018.
  Si aggiungono, inoltre, gli investimenti nel settore delle infrastrutture per telecomunicazioni e tecnologie informatiche per un totale di 1,3 miliardi di euro, di cui circa un miliardo per la sicurezza delle infrastrutture di rete e la lotta al terrorismo, anche informatico.
  Infine, 300 milioni di euro sono destinati al rifacimento di specifici impianti della rete idrica. Pag. 5
  Nella ricerca saranno investiti circa 1,4 miliardi di euro, che si riferiscono a interventi per il finanziamento della ricerca spaziale per 800 milioni a partire dal 2017 e agli interventi nella ricerca di base, nonché nel campo tecnologico-medicale e nel settore energetico.
  Nel settore della difesa del suolo, dissesto idrogeologico e risanamento ambientale e bonifiche saranno investiti 857 milioni di euro. Per la difesa del suolo e, in particolare, per il dissesto idrogeologico, sono destinati 240 milioni di euro, mentre per il risanamento ambientale da amianto e sostanze inquinanti sono previsti oltre 600 milioni di euro, in parte destinati agli interventi su immobili dello Stato.
  Relativamente all'edilizia pubblica, compresa quella scolastica, il decreto assegna complessivamente 5,6 miliardi di euro, relativi a interventi in ambito di edilizia scolastica. In questo caso sono state soddisfatte interamente le richieste pervenute. Inoltre, sono previsti finanziamenti per l'edilizia abitativa, sanitaria, per immobili pubblici, compresi interventi su edifici museali.
  Per le attività industriali ad alta tecnologia e sostegno alle esportazioni sono assegnati oltre 9,2 miliardi di euro, che saranno utilizzati per finanziare l'espansione delle imprese italiane all'estero tramite la SIMEST (400 milioni), per il sostegno dell'industria aerospazio (700 milioni) e per interventi ad alta tecnologia nel settore della difesa (8,2 miliardi), in particolare destinati allo sviluppo e all'acquisizione di infrastrutture militari e armamenti.
  Per l'informatizzazione dell'amministrazione giudiziaria il decreto prevede 1,2 miliardi di euro di investimento suddivisi in due macroaree di intervento: l'informatizzazione degli uffici giudiziari e lo sviluppo del processo telematico. Si tratta di un settore di intervento più specifico rispetto ad altri, ma che il legislatore ha voluto mettere in evidenza in quanto strategico per la rimozione degli ostacoli allo sviluppo del Paese.
  Grande attenzione è posta alla prevenzione del rischio sismico, per la quale sono stanziati un totale di 5,2 miliardi di euro. In particolare, il cosiddetto Progetto Casa Italia viene finanziato per un importo pari a 2 miliardi di euro. Per gli interventi antisismici sono previsti 3,2 miliardi di euro, di cui un miliardo è destinato all'edilizia scolastica, 950 milioni finanziano indagini sulla vulnerabilità sismica degli immobili dello Stato affidati all'Agenzia del demanio, 800 milioni sono previsti per gli immobili della Difesa e 370 milioni per gli interventi nei complessi museali.
  Gli stanziamenti per i predetti interventi decorrono già nel 2017, in modo da rendere subito operativi quelli in una fase progettuale già avanzata. Mi riferisco, in particolare, agli interventi antisismici nelle scuole che sono stati già individuati e che necessitano di urgenti finanziamenti.
  Gli investimenti per la riqualificazione urbana e per la sicurezza delle periferie delle città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia si aggiungono a quelli già disposti con il primo decreto del Presidente del Consiglio sul Fondo investimenti a favore della riqualificazione urbana e della sicurezza delle periferie, e con la delibera CIPE n. 2 del 2017, che assegna ulteriori risorse del Fondo sviluppo e coesione. Le assegnazioni qui disposte sono, quindi, complementari a quelle già finanziate e ammontano a 186 milioni di euro, di cui 100 milioni destinati ad azioni per promuovere l'attività sportiva nelle aree a forte degrado urbano.
  Infine, per l'eliminazione delle barriere architettoniche è previsto un investimento di 150 milioni di euro a partire dal 2017.
  Come detto in apertura, il rallentamento della spesa in conto capitale è legato al consolidamento della spesa resosi necessario per tenere sotto controllo la finanza pubblica durante la crisi. Tuttavia, l'andamento insoddisfacente degli investimenti ha anche altre cause, di natura strutturale. Il Governo è intervenuto per rimuovere tali ostacoli con misure prese sulla base dell'esperienza delle amministrazioni maggiormente coinvolte nei processi di investimento.
  Le innovazioni introdotte dal Governo riguardano le fasi di pianificazione, programmazione, valutazione e progettazione delle nuove opere infrastrutturali. Inoltre, Pag. 6sono stati sottoposti a revisione i progetti più rilevanti per dimensione finanziaria, al fine di razionalizzare e migliorare la ripartizione delle risorse pubbliche.
  In particolare, sono stati introdotti la pianificazione nazionale unitaria, la programmazione degli interventi attraverso l'individuazione di priorità e il monitoraggio degli investimenti e il miglioramento della progettazione.
  Il nuovo Codice degli appalti persegue il miglioramento dei progetti e la certezza di risorse, tempi ed esecuzione e introduce misure ad hoc per assicurare la trasparenza e la chiarezza dei ruoli nel processo, con un potenziamento del ruolo dell'Autorità nazionale anticorruzione.
  In questo contesto appare cruciale il superamento dello studio di fattibilità e del progetto preliminare previsti dal precedente Codice e l'individuazione del primo livello progettuale nel progetto di fattibilità.
  Come tutte le novità e come tutte le riforme strutturali, anche l'introduzione del nuovo Codice degli appalti ha richiesto una verifica sul campo delle implicazioni per l'operatività, dalla quale sono emerse esigenze di aggiustamento. A valle di una procedura di consultazione dei soggetti destinatari del provvedimento, lo scorso 13 aprile il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legislativo che corregge il Codice, laddove ciò si è rivelato necessario.
  Una parte rilevante della strategia di investimento riguarda l'impegno che il Governo intende assumere rispetto alla verifica dell'effettiva realizzazione degli interventi di cui si propone il finanziamento. Questi saranno, per espressa previsione della norma di riferimento, oggetto di apposito monitoraggio nell'ambito della banca dati delle amministrazioni pubbliche (BDAP). Tale monitoraggio consentirà in corso d'opera di rilevare eventuali ritardi nei programmi di realizzazione e le eventuali criticità da rimuovere.
  Ci aspettiamo che questa strategia di rilancio e di accelerazione degli investimenti pubblici contribuisca a rafforzare la crescita economica e la competitività del Paese e a migliorarne la dotazione infrastrutturale, oltre che il grado di sicurezza del nostro territorio, la prevenzione e l'adeguamento sismico delle nostre infrastrutture.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro Padoan.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ROCCO PALESE. Ringrazio il Ministro e sono lieto che sia stata convocata, anche su richiesta nostra e di altri colleghi, quest'audizione. Molto probabilmente ne saranno necessarie anche altre in riferimento a quanto ha esposto il Ministro nella relazione.
  Il problema essenziale, che ha messo in difficoltà anche il relatore nella sua relazione sul provvedimento, è costituito dalla mancanza di informazioni un po’ più dettagliate sugli investimenti che dovranno essere finanziati, nel contesto temporale, con gli oltre 46 miliardi di euro stanziati. Non c'è dubbio che alcune informazioni, completate da dati e numeri – di questo ringrazio il Ministro – abbiano arricchito gli elementi di informazione. Tuttavia, abbiamo un problema serio. Il primo è quello di natura temporale.
  A me sembra che, nel contesto generale che attraversa il sistema Paese, e nell'interezza della sua filiera, con l'esperienza in campo che abbiamo, soprattutto sulle difficoltà enormi di spesa e di realizzazione, in riferimento a mancanza di progetti, ma anche a mancanza di programmazione sul territorio dal punto di vista infrastrutturale, abbiamo già una serie enorme di difficoltà a realizzare quanto previsto dai fondi strutturali e dai fondi CIPE. Queste programmazioni slittano continuamente, soprattutto nel contesto dei fondi strutturali delle regioni obiettivo 1, senza parlare poi delle difficoltà che abbiamo avuto sul fronte della flessibilità l'anno scorso, con 2,5 miliardi di euro di investimenti in flessibilità concessi dall'Unione europea nel contesto delle trattative che ci sono state, per poi tirare fuori un indice percentuale di realizzazione di investimenti inferiore rispetto all'anno precedente.
  Detto questo, mi sembra pretenzioso questo programma, addirittura quindicennale. Pag. 7 Ministro, il Governo ha moltiplicato i ricordi quinquennali brezneviani per tre. Quelli erano quinquennali, qui addirittura sono quindicennali. Se quelli già non si realizzavano...
  Al di là di questo aspetto e di questo ricordo, che vedo raccoglie anche la sua simpatia...

  PRESIDENTE. Onorevole Palese, quelli si realizzavano.

  ROCCO PALESE. Attenzione, la crisi di quel sistema è iniziata in Unione Sovietica soprattutto nel contesto della programmazione agricola. È documentato. Comunque non divaghiamo.
  Non c'è dubbio che uno dei punti centrali, al di là della realizzazione delle risorse e dell'appropriatezza, anche in riferimento alle scelte e agli investimenti che vengono fatti e programmati rispetto al plafond che la legge prevede nel contesto degli interventi – non li elenco, ma mi riferisco al comma 140 dell'articolo 1 della legge di bilancio di quest'anno, che riguarda trasporti, infrastrutture e via elencando –, sia che non sappiamo se nel 2032 ci saranno le risorse e se ci saranno le stesse esigenze.
  Detto questo, Ministro, abbiamo una serie enorme di problemi. Uno è di carattere generale. L'ha citato anche lei in riferimento a tutto ciò. Parla in maniera chiara in particolare l'ultimo decreto-legge, che per l'ennesima volta il Governo ha battezzato come «decreto per il Sud», nel quale si fa riferimento alle procedure e ai meccanismi di realizzazione di quanto programmato. Anche in questo ultimo decreto-legge ho visto che la stragrande maggioranza degli interventi dal punto di vista normativo riguarda monitoraggi e acquisizione di informazioni in riferimento a fondi stanziati in precedenza che poi non vengono utilizzati. Non si riesce a capire quanta disponibilità di risorse ci sia, quante se ne recuperino e quante se ne rifinanzino. È tutta una questione abbastanza preoccupante e non è un dato nuovo.
  Anche tutti questi interventi rischiano di fare la stessa fine, perché non abbiamo un accompagnamento di un pilastro normativo che consenta la certezza di realizzazione di questi interventi in tempi più o meno certi, perché le variabili sono tante.
  Lei ne ha citata una dal punto di vista del blocco dell'interdizione, che è il nuovo Codice degli appalti. Non c'è dubbio che ce ne fosse necessità – non metto in discussione questo – ma è stata una riforma che ha bloccato tutto. Non sappiamo ancora se, oltre alle 192 modifiche che sono intervenute dalla prima attuazione del decreto legislativo, e alla continua necessità di derogare – si è derogato per il G7, per il terremoto; c'è una serie enorme di deroghe –, tutti i problemi siano risolti. Siamo sicuri che tutti i problemi sono risolti, oppure dobbiamo aspettare altri due anni in cui gli esperti, e gli avvocati soprattutto, dovranno ancora consolidare alcune procedure, che poi saranno decise dalla giustizia amministrativa? In riferimento alle opere pubbliche, in particolare, ormai le gare non le decidono più le commissioni, ma il TAR o il Consiglio di Stato, come è risaputo.
  Davanti a una situazione del genere comunque emerge, nonostante i suoi ulteriori chiarimenti, che sicuramente hanno arricchito la dimensione molto piccola e incompleta, dal punto di vista delle informazioni, del decreto, un dato di fondo. Nella relazione illustrativa si precisa che «La proposta di riparto del Fondo è stata definita anche tenendo conto delle richieste formulate dai Ministeri, dei successivi approfondimenti condotti con ciascuna amministrazione, in coerenza con i vincoli finanziari del Fondo, e con la prevedibile effettiva spendibilità degli interventi proposti».
  Ciò premesso, però, il comma 140 sopra illustrato prescrive che debbano essere indicati anche gli interventi da finanziare e i relativi importi di destinazione delle risorse medesime. C'è, quindi, l'esigenza di disporre di ulteriori informazioni che, dal punto di vista quantomeno delle cifre, lei stasera ci ha elencato e arricchito rispetto a quelle risultanti dalla citata relazione.
  La ragione dell'audizione, in particolare, riguarda soprattutto questi aspetti. Pag. 8Vorremmo avere informazioni maggiori anche rispetto ai criteri: visto il notevole ammontare delle risorse oggetto di ripartizione, appare necessario conoscere quali siano stati i criteri seguiti nella selezione dei progetti presentati dalle singole amministrazioni, ove ci siano i progetti. Solitamente, è tutto sulla carta e poi, quando si vanno a realizzare, abbiamo sempre le sorprese per cui non sono pronti i progetti perché manca il nulla osta della soprintendenza, della regione o del comune. Vorremmo anche sapere quale impatto macroeconomico il Governo ritiene di poter conseguire attraverso la realizzazione di questi progetti, soprattutto nelle aree del Mezzogiorno.
  Aggiungo un'ultimissima annotazione. Abbiamo un cospicuo, enorme blocco di risorse – 10 miliardi – per il sistema ferroviario. Eppure, c'è una grande contraddizione, perché sul sistema ferroviario dobbiamo uscire un po’ fuori dall'equivoco. Si afferma, da parte di Ferrovie dello Stato, che loro stanno sul mercato rispetto a quello che riguarda le esigenze del territorio. Ripetono su questa situazione tutta questa «manfrina», soprattutto quando si tratta di assicurare una minima, proprio minima, attenzione riguardo al territorio del Sud. Qui altro che mercato: sono previsti 10 miliardi di euro. Se è così, penso e immagino che la situazione debba essere un po’ rivista da questo punto di vista. Se lo Stato interviene con finanziamenti tanto cospicui, con le risorse derivanti dalla tassazione generale, penso che tutti i cittadini abbiano diritto di usufruire, non dico degli stessi servizi, ma comunque di qualche attenzione.
  Non è giusto che ogni volta che si tratta di intervenire con qualche implementazione dell'alta velocità o altro, rispetto ad alcune situazioni, abbiamo sempre questa risposta: che il mercato non lo consente, soprattutto rispetto ai contratti di servizio, non solo quelli di livello locale, ma anche quelli delle linee ferroviarie nazionali.
  Penso di ritornare sul problema perché non abbiamo bisogno solamente della situazione macro e delle cifre. Dobbiamo sapere più che dal Ministro dell'economia e delle finanze, dai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, dello sviluppo economico e della coesione territoriale e il Mezzogiorno – non cito per nome i Ministri, comunque mi riferisco a Delrio, Calenda e De Vincenti – i quali debbono necessariamente venire a riferirci quali sono i criteri, quali i progetti e quale certezza ci sia, perché nello schema c'è una programmazione e basta.
  Il Ministro ci ha detto le cose, ci ha esposto anche gli ostacoli e ci ha riferito i problemi che si sono avuti. Noi ne conosciamo tantissimi altri, ma forse i titolari dei Ministeri potrebbero arricchire questo programma che, dal punto di vista temporale, mi sembra sia un'esagerazione per chi si troverà nel 2032. Chi vivrà vedrà.

  GIANNI MELILLA. Innanzitutto ringrazio per la sua illustrazione il Ministro, cui vorrei rivolgere un paio di domande.
  Non so se sia attendibile il dato che ci fu fornito – credo – nel corso delle audizioni sul disegno di legge di bilancio dalle organizzazioni sindacali, mi pare dal segretario confederale della CISL, secondo il quale abbiamo avuto dal 2008 a oggi una caduta degli investimenti pubblici del 35 per cento. Questa cifra dice tutto sulle ragioni per cui l'Italia versa ancora in una situazione di gravissima emergenza dal punto di vista sociale e occupazionale.
  Per inciso, vorrei ricordare anche l'episodio drammatico che è avvenuto oggi a Torino, che ci dice anche di come nel Paese ci sia una sofferenza umana profondissima, di cui tutti noi dobbiamo essere estremamente consapevoli. La risposta non è certo l'assistenza, ma il lavoro. Sono gli investimenti che noi dovremmo rimettere in moto.
  Con la legge di bilancio per il 2017 si è deciso di dar vita a questo Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, ma i miliardi che vengono impegnati non sono utilizzati in modo crescente a partire da oggi, bensì vengono rinviati molto nel tempo. Quest'anno addirittura c'è uno stanziamento di meno di 2 miliardi di euro. Vorrei capire se non possa essere presa in considerazione, signor Ministro, la possibilità di un'accelerazione della spesa e di un'anticipazione Pag. 9 nei prossimi anni, nel 2018-2019, ossia di un aumento della quota e magari anche di una sua compensazione negli anni, anche se mi rendo conto che queste cifre non sono state programmate in maniera casuale.
  Esiste questo problema, con il quale dobbiamo fare i conti. Del resto, i sindacati e le organizzazioni imprenditoriali ce lo ricordano sempre: se non c'è un forte rilancio degli investimenti pubblici, l'Italia non potrà uscire dalla situazione di sofferenza sociale ed economica in cui versa.
  Passo alle due domande che vorrei porre. Qui non parliamo di quella che comunemente viene chiamata la cosiddetta «clausola Ciampi», ossia di quel 40 per cento degli investimenti destinato al Mezzogiorno. Vorrei comprendere se questi investimenti sono preventivati con la previsione di un utilizzo del 40 per cento almeno nel Mezzogiorno, perché sappiamo tutti che nel Mezzogiorno c'è un deficit infrastrutturale maggiore e c'è anche un'esigenza di creare occupazione sicuramente maggiore rispetto ad altre aree del Paese.
  Passo all'altra domanda. Ho visto che c'è un'elencazione di settori, sui quali c'è, naturalmente, piena condivisione. Ne manca uno, però, che in passato, negli anni precedenti, ha avuto una grandissima efficacia, sia dal punto di vista dell'utilizzo effettivo, sia dal punto di vista della modernizzazione del Paese in un campo delicato come è quello della sanità. Mi riferisco all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988, che affidava alle regioni consistenti investimenti nel campo dell'ammodernamento delle strutture sanitarie.
  Sappiamo tutti che il nostro sistema sanitario, oltre ad avere bisogno, come qui viene sottolineato, di una messa in sicurezza delle strutture sanitarie, ha pure un'altra esigenza. Nella relazione si parla solo della messa a norma degli impianti e degli edifici ospedalieri, mentre non si parla della necessità di un rinnovamento anche del sistema edilizio sanitario. Molti ospedali risalgono al secolo scorso e comunque sono assolutamente inadeguati rispetto al bisogno di una sanità moderna.
  Vorrei capire se sia una mia disattenzione, oppure una disattenzione del Governo non aver rifinanziato in modo massiccio quella norma, che pure ha avuto un grandissimo successo. Mi riferisco, lo ripeto, all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988, relativo all'edilizia sanitaria.

  STEFANO FASSINA. Ringrazio il Ministro. In questa sede non torno sul punto macroeconomico e dei quadri di finanza pubblica né sulla rilevanza degli investimenti. Noto soltanto che i 4 miliardi di aumento che lei ha ricordato lasciano comunque la previsione al 2020 in diminuzione rispetto al PIL. Questo è un primo dato che andrebbe ricordato.
  Vengo alle domande. In primo luogo, come si relazionano le risorse appostate sui vari progetti con i quadri di finanza pubblica? Stanno tutte dentro quei 4 miliardi aggiuntivi che lei ha ricordato o dobbiamo aspettarci una nota di aggiornamento o una revisione per rendere coerente il programma di investimenti pubblici con quello che è previsto in questo schema di decreto?
  La seconda domanda riguarda le procedure. In che modo, se c'entra, interviene, è intervenuto o interverrà il CIPE nell'allocazione di queste risorse?
  Con riguardo alla terza domanda – non so se lei sia ora in grado di rispondere – qual è l'allocazione delle risorse, in particolare per quanto riguarda il capitolo di competenza del Ministero della difesa? Vi sono stanziamenti importanti, di 5 miliardi e 300 milioni nel periodo considerato, per attività industriali ad alta tecnologia e sostegno alle esportazioni. Può darci in questa sede qualche elemento in più?
  Infine, è possibile trasmettere al Parlamento, con il massimo dettaglio possibile, i progetti che avete selezionato sulla base delle richieste dei Ministeri? Non le sfuggirà che questa è una procedura innovativa, che di fatto marginalizza il Parlamento rispetto a scelte molto rilevanti in termini di risorse e di finanza pubblica. Visto che, come lei ha ricordato, avete selezionato i progetti sulla base di alcuni criteri, sarebbe importante per il Parlamento poter ricevere al più presto possibile, Pag. 10 magari prima del perfezionamento del parere, l'elenco dei progetti che sono stati considerati adeguati e che, quindi, sono stati inclusi nella programmazione.

  MAINO MARCHI. Ringrazio il Ministro. Innanzitutto vorrei rimanere affezionato alle decisioni che mi sembrava avessimo preso in Commissione bilancio sul versante del metodo: l'audizione in Commissione bilancio avrebbe dovuto essere un'audizione con il Ministro dell'economia e delle finanze per avere il quadro generale, all'interno del quale si sarebbero poi inseriti gli interventi dei vari Ministeri, e alle Commissioni di merito specifiche avremmo affidato il compito di un approfondimento più nel dettaglio degli interventi dei singoli Ministeri, per avere poi dalle Commissioni stesse, come risultato di questo approfondimento, materiale che possa servire, ovviamente, per il parere che le Commissioni bilancio di Camera e Senato sono chiamate ad esprimere, non facendo noi l'istruttoria su tutto, ma demandando alle singole Commissioni anche un lavoro più specifico nel merito. Credo che questa dovrebbe rimanere l'impostazione.
  Ritengo che sia emerso, dalle parole del Ministro, che si tratta di un intervento che ricalca, nelle cifre annuali e nei settori di intervento, quanto già stabilito dalla legge di bilancio. Su questo possiamo eventualmente intervenire in sede di futura legge di bilancio, se intendiamo modificare, ma chiaramente il Governo e anche il parere delle Commissioni devono rimanere all'interno delle indicazioni e delle norme previste dalla legge di bilancio, abbastanza precise rispetto alle destinazioni e anche alla distribuzione complessiva annuale.
  Questo mi sembra un intervento che cerca di aiutare l'implementazione degli investimenti, ma non ritengo che si possa considerare esaustivo di tutti gli interventi di investimento pubblico nei prossimi anni. Per esempio, penso solo a ciò che può venire, invece, dal campo degli enti locali, per il quale è fondamentale che riusciamo a sviluppare quelle azioni, in base alle norme, che abbiamo già definito, di modifica della legge n. 243 del 2012, che possono permettere ai comuni di avere più spazi rispetto al passato per gli investimenti. Questo è un elemento fondamentale perché ci sia una diffusione su tutto il territorio degli investimenti stessi.
  Per quanto riguarda l'edilizia sanitaria, settore anche a mio avviso molto importante, vedo che sostanzialmente, per quanto riguarda la sanità, abbiamo previsto la ricerca. Nell'ambito delle risorse che prevediamo per il sistema sanitario nazionale dovremmo prevedere anche quelle relative agli investimenti in tecnologie, che sono fondamentali, ma anche quelle per l'edilizia sanitaria, poiché a volte, se si vogliono riorganizzare, ristrutturare e anche rendere più efficienti i sistemi territoriali, occorre chiudere alcuni ospedali, farne di nuovi e concentrare, occorre fare anche degli investimenti.
  Credo, in sostanza, che questo sia uno strumento che ci permette di programmare più a lungo termine. Si può anche, ovviamente, pensare che una programmazione quindicennale sia troppo avanti nel tempo, ma quando parliamo di investimenti, però, sappiamo che tutte le procedure da mettere in campo, dall'individuazione delle priorità e delle cose da fare, ossia le scelte politiche su che cosa fare, al momento della progettazione e di tutto ciò che vuol dire la procedura di appalto e la realizzazione, comportano un periodo di tempo molto lungo. Avere uno strumento di questo genere, che individua anno per anno anche una prospettiva a lungo termine sulla destinazione delle risorse, a mio avviso, può aiutare, in sostanza, ad accelerare dal punto di vista degli investimenti e a dare più certezze ai vari Ministeri su dove operare.
  Anche in campi come quello della mobilità e delle ferrovie, che sono strategici, non penso che una destinazione forte di risorse sul versante infrastrutturale metta in discussione il fatto che poi sull'aspetto gestionale occorra, invece, che ci sia la concorrenza. La rete ferroviaria è unica. Si tratta di mettere in concorrenza i gestori, sia per quanto riguarda le merci, sia per quanto riguarda i passeggeri. Credo che sia fondamentale un ruolo dello Stato per rafforzare le infrastrutture, in modo particolare Pag. 11 nelle zone come il Mezzogiorno, dove c'è una maggiore carenza.
  Fatte queste valutazioni, passo alla domanda che intendevo fare al Ministro. Ovviamente, siamo di fronte a una programmazione che guarda molto in là nel tempo, ma è indubbio che ci sia anche un'attenzione maggiore rispetto ai primi anni. Siamo in grado, all'interno del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, o con altri strumenti, di fare in modo da avere informazioni e una programmazione un po’ più dettagliata per quanto riguarda i primi anni?
  Io non credo che questo strumento espropri il Parlamento, anzi, credo che lo possa anche valorizzare e che può valorizzare il lavoro del Parlamento nel suo complesso, se effettivamente le Commissioni affrontano i temi di loro competenza, e che può permetterci di fornire maggiori strumenti di intervento.
  Ritengo anche, però, che, pur a fronte di un orizzonte lontano nel tempo, sarebbe positivo – per le ragioni che ho detto prima – se riuscissimo ad avere anche maggiori specificazioni per il breve periodo, in quanto ciò può anche aiutare la discussione all'interno del Parlamento stesso e delle Commissioni bilancio nel momento in cui poi si dovrà andare a esprimere il parere.

  GIORGIO SANTINI. Anch'io ringrazio il Ministro per le cose dette e anche per il dettaglio nella sua esposizione. Dico subito che in grandissima parte condivido l'intervento del collega Marchi, che non riprendo. Vorrei solo focalizzare, Ministro, una questione che lei ha affrontato, devo dire, in maniera abbastanza chiara.
  Il dato è questo: nel quadro di programmazione pluriennale che abbiamo visto, da un lato, c'è l'esigenza di dare certezze e anche riferimenti ai Ministeri per avere una coerenza e una capacità di spesa, dall'altro c'è anche, a mio avviso, una risposta a un tema che si è verificato negli ultimi anni, in particolare negli ultimi due, ossia una significativa caduta degli investimenti pubblici rispetto al trend, sia per problemi di disponibilità di risorse, sia per il tema delle procedure cui lei ha accennato.
  Lei ha fatto un elenco – ripeto – abbastanza dettagliato e molto interessante delle iniziative che si stanno mettendo in campo su questo fronte, parlando di innovazione in materia di pianificazione, di progetti rilevanti, di priorità, di miglioramento della progettazione e del ritocco o della modifica del Codice degli appalti.
  La domanda, sostanzialmente, è questa: con riguardo al combinato disposto di questi due interventi, ossia, da un lato, fornire un quadro di certezza di risorse e, dall'altro, agire in maniera decisa sul tema delle procedure, correggendo anche i colli di bottiglia che si sono creati in questi anni e le difficoltà storiche anche, per esempio, sulla progettazione e sulla responsabilità delle tante realtà che dovrebbero poi dar vita agli investimenti – penso, per esempio, anche al tema dei fondi europei, che presenta lo stesso identico problema – siete in grado di ipotizzare anche una possibile quantificazione dei margini di accelerazione di queste procedure?
  È importante aver individuato che questo è il tema. È importante avere anche, a mio avviso, ben articolato le varie fasi con cui affrontarlo nei diversi aspetti. Sarebbe molto importante anche rafforzare questa scelta, questa decisione assunta e questo insieme di interventi con una forza di individuazione di obiettivi di accelerazione un po’ più robusti. Penso che questo sia un po’ il tema che abbiamo davanti e da cui il Paese ha bisogno davvero di uscire, nel quadro delle programmazioni realizzate e degli obiettivi indicati che il Parlamento nei suoi pareri e nella sua attività quotidiana cercherà di migliorare, di implementare e di arricchire.
  Il punto fondamentale è che c'è una lentezza che negli anni scorsi ha pesato, per diversi motivi, e che penso dobbiamo cercare di superare.

  PRESIDENTE. Grazie, senatore Santini. Se non ci sono altri interventi, aggiungo solo una breve riflessione. Recuperando l'intervento del collega Marchi in risposta anche al collega Palese rispetto alla competenza delle altre Commissioni, l'intesa trovata in Commissione bilancio era relativa all'opportunità che le altre Commissioni Pag. 12 di merito avrebbero valutato gli aspetti a cui lei ha fatto riferimento. Penso che oggettivamente non sia opportuno ascoltare altri componenti del Governo. Lo faranno, se lo riterranno, le Commissioni di merito. Noi ci siamo riservati di esprimere il parere solo dopo aver raccolto i pareri delle altre Commissioni.
  Lo dico anche a nome del relatore, che non c'è e che mi pregava di scusarsi con tutti voi, l'onorevole Melilli. Su questa riflessione siamo assolutamente d'accordo. Volevo chiedere una cosa al Ministro. Ci sono alcuni aspetti che poi verificheremo in sede di discussione in Commissione. Lo schema di decreto suddivide l'assegnazione delle risorse, come aveva richiamato anche lei, con riferimento a ciascuno dei settori di spesa individuati dalla norma. Si osserva, nel contempo, come il comma 140 prescriva, altresì, che debbano essere indicati gli interventi da finanziare e i relativi importi di destinazione delle stesse risorse.
  Dovremmo valutare se le indicazioni fornite su questo punto dallo schema di decreto, vale a dire il riferimento agli importi dei singoli Ministeri di spesa e l'indicazione nella relazione illustrativa della tipologia di interventi per i quali i Ministeri stessi dovranno impiegare le risorse assegnate, rispondano a quanto previsto dal comma suddetto, perché su questo c'è oggettivamente più di un dubbio.
  Infine, il comma 2 prevede, in linea con quanto previsto dal comma 142 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2017, che, «ai fini dell'erogazione del finanziamento, i programmi finanziati sono monitorati ai sensi del decreto legislativo n. 229 del 2011 nell'ambito della banca dati delle amministrazioni pubbliche. Conseguentemente, tali progetti devono essere corredati dal codice unico di progetto e dal codice identificativo della gara, anche se non perfezionata, ai sensi della delibera n. 1 del 2017 dell'ANAC». Poi ci sono altri dettagli che potremmo approfondire con il Viceministro Morando e con chi seguirà per il Ministero dell'economia e delle finanze il testo nella fase di approvazione del parere.
  A proposito di questo, Ministro Padoan, le chiederei intanto se c'è una ripartizione territoriale nell'assegnazione delle risorse, perché di questo non si è parlato fino ad oggi. Sarebbe opportuno verificare l'equilibrio connesso alla ripartizione territoriale.
  Segnalo semplicemente, inoltre, per l'economia del dibattito, che dei 46 miliardi, 10 miliardi vanno alla rete ferroviaria e 1,6 miliardi al trasporto pubblico locale. Oltre il 40 per cento va sui collegamenti ferroviari. Lo dico lasciando una X a margine nella nostra lavagna che riprendiamo ogni tanto, perché su altri tavoli il dibattito spesso torna frequente, soprattutto con le aziende di Stato che indirettamente beneficiano di questi investimenti, quando in Commissione si pongono temi sui servizi e sul potenziamento degli stessi.
  Poiché recentemente i vertici delle aziende di Stato ci hanno risposto che sono Spa e che non rispondono, rispetto ad alcuni servizi, in merito alle esigenze legittime che pone a volte il Parlamento, la dimostrazione di quanto sia forte il legame di queste aziende di Stato, che sono fondamentali e che sono certamente Spa, ma che vivono anche grazie agli investimenti che vengono stanziati dal Parlamento, forse ci dovrebbe spingere ogni tanto a far sì che i criteri di economicità che di solito vengono sbandierati in una parte dell'anno vengano poi correlati anche alla natura degli investimenti pubblici che facciamo con soldi pubblici per le stesse aziende.
  Lo dico perché abbiamo svolto delle discussioni molto forti in Commissioni in un altro momento. Poiché una parte consistente di queste risorse viene concentrata soprattutto sui trasporti, sarebbe interessante vedere la ripartizione territoriale.
  Chiudo solo con una valutazione. Oggi la Corte dei conti ha varato il rendiconto, sul quale si è espressa con alcune osservazioni. Tra quelle messe in evidenza nella relazione di fine anno ci sono le risorse sulla ricerca, che passano nel 2016 a consuntivo a 3 miliardi di euro. Nel 2010 erano 4 miliardi.
  La ricerca è uno dei pilastri di questo framework ed è tra quelli che ricevono meno risorse. Riceve 1,4 miliardi di euro, di cui 1 miliardo tra il 2020 e il 2032. Tra Pag. 13il 2017 e il 2019 ci sono, quindi, poco più di 300 milioni.
  Probabilmente – lo dico pensando di interpretare un sentimento unanime del Parlamento – su questi aspetti, vista anche la relazione di oggi della Corte dei conti, per tutti noi potrebbe essere interessante verificare se ci siano le condizioni per fare un'altra ripartizione. Per questa ragione, Ministro Padoan, le chiedo se la ripartizione fornita dal Governo e presentata al Parlamento possa essere in un secondo momento integrata dal Governo con ulteriori contributi.
  Non penso ci sia altro da aggiungere. Ridarei la parola al Ministro per la replica alle domande che ci sono state.
  Penso, invece – questo lo aggiungo io – che la ripartizione pluriennale abbia un senso perché consente alle amministrazioni di fare una programmazione adeguata. L'abbiamo detto molte volte in Parlamento. Ritengo che questo metodo possa essere molto utile se, ovviamente, poi non vengono stravolti i programmi fatti quando c'è il cambio di legislatura o di Governo.
  Do la parola al Ministro Padoan per la replica.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie, presidente, e grazie a tutti gli intervenuti per i numerosi spunti. Mi collego anch'io alla questione di metodo, non per evitare di rispondere alle domande specifiche, ma per dire che, a mio avviso, è importante che, se non altro in sede di Commissioni specifiche, ci sia un'interlocuzione con i Ministeri di spesa, diciamo così, perché in molti casi questo quadro che vi ho succintamente presentato riflette proposte, o assenza di proposte, di spese specifiche da parte di molti Ministeri.
  È stato notato che in alcuni casi, in alcune voci di spesa e, quindi, in alcuni Ministeri competenti le voci sono particolarmente significative e in altri molto meno rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare ex ante. Questo riflette anche delle reazioni, o un'assenza di reazioni, diciamo così, stimolate a questi altri Ministeri. Questo non significa che questa questione non possa essere discussa. Mi auguro, anzi, che ci sia una discussione nelle Commissioni specifiche.
  Molto rapidamente, riguardo all'orizzonte temporale, al di là della questione relativa ai metodi di pianificazione, c'è un elemento di lungo termine negli investimenti infrastrutturali che non dipende dall'essere in un regime di economia pianificata o in uno di mercato. Ci sono oggettivamente degli orizzonti temporali che sembrano lunghi, ma che poi non sono tanto lunghi se si deve valutare l'investimento in infrastrutture. È un tema molto presente nel dibattito, non solo italiano, ma soprattutto internazionale.
  Fornire un orizzonte temporale relativamente lungo a chi deve intraprendere progetti di investimento infrastrutturale ha il vantaggio di dare un segnale riguardo alla disponibilità di risorse, alla certezza di risorse, per programmare in tempo gli investimenti, sapendo che il processo sequenziale di investimento, dal momento della progettazione iniziale fino al momento dell'implementazione, è più lungo, e scopriamo magari che i 15 anni passano in un istante.
  Questa è una procedura nuova rispetto al passato. Vorrei sottolineare questo aspetto importante e, secondo me, molto positivo, ossia che si abbandona il rincorrersi nel tempo delle politiche di investimento e si indicano, indipendentemente dalle singole leggi di bilancio che ci saranno, quali sono le prospettive di lungo termine.
  Tali prospettive di lungo termine non sono poi tanto lunghe se si aggiunge un altro elemento che pure è stato sollevato, ossia la necessità di accelerare i tempi. Questa è un'esigenza che condivido moltissimo. In alcuni casi si tratta di un ritardo dell'ordine di 2-3 anni, in altri ancora di più. Devono essere sicuramente accorciati. In parte il ritardo è dovuto – l'ho menzionato – all'inserimento del nuovo Codice degli appalti, che deve essere assorbito e digerito dalle amministrazioni.
  Non sono in grado di dire realisticamente quanto si possa accelerare. Dico una cosa che può apparire banale, ma non lo è: cerchiamo di ridurre al massimo questi tempi di implementazione, le nuove procedure Pag. 14 a regime dovrebbero fare esattamente questo.
  Riguardo alla disponibilità di informazione, forniremo subito un dettaglio molto maggiore dei dati che ho presentato, che non avevano alcuna pretesa di essere dettagliati, erano solo degli ordini di grandezza per i 10 capitoli di spesa.
  Sono già disponibili dei dati più dettagliati E siamo pronti a distribuirli immediatamente. Essi riflettono una disaggregazione più fine in termini di capitoli di spesa. Quindi, alcuni dei capitoli di spesa che giustamente avete notato non sono stati da me menzionati, in realtà vi si trovano. Si trovano voci relative alla sanità, alla difesa e all'edilizia sanitaria, anche se riempire quella voce non è stato facile perché non c'è stata una sufficiente proposizione da parte dei Ministeri competenti. Ripeto, questo non è per scaricare le colpe, ma per spiegare anche come questo processo coinvolga tutto il Governo e non solo il Ministero dell'economia e delle finanze.
  Un altro aspetto che è stato sollevato da più di un intervento riguarda l'allocazione territoriale. Non c'è un'allocazione territoriale, ma questo non vuol dire che il problema non si ponga. C'è, naturalmente, la necessità di ricollegarsi nel monitoraggio agli interventi previsti dal decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno. Da questo punto di vista il Governo si impegna a collegare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri «investimenti» con il cosiddetto «decreto Sud», che deve essere, naturalmente, monitorato.
  Riguardo al fatto, sollevato, tra gli altri, dall'onorevole Fassina, che non ci siano indicazioni per una ripresa degli investimenti pubblici negli anni successivi, vorrei ricordare una questione banale, ossia che le cifre che ho fornito riguardano una sequenza di leggi di bilancio. Quindi, non c'è solo un impatto iniziale, ma c'è anche un aumento sostenuto nel tempo degli investimenti pubblici. Questo ci fa ritenere che gli investimenti pubblici cresceranno, com'è giusto che sia, non solo per rispondere alle clausole degli investimenti e dimostrare che ci sono, ma, in primo luogo, perché serve al Paese.
  Ricordo, inoltre, che, come avevo già citato, una parte degli investimenti è andata alla voce «ricostruzione sisma». Mi ricollego al fatto che una parte dei margini di bilancio che sono stati concessi in sede europea ha a che fare con queste spese, quindi abbiamo anche risposto a un impegno che avevamo preso.
  Poi c'è una voce importante che riguarda gli enti territoriali, che pure ho menzionato.
  Stavo guardando tra i miei appunti se non ho affrontato questioni particolarmente rilevanti. Sul Sud aggiungo che il monitoraggio avverrà anche tenendo conto di appositi indicatori.
  Riguardo alla domanda specifica dell'onorevole Fassina, il fondo è già scontato nelle previsioni del Documento di economia e finanze. Quindi, in quei numeri con l'aggiornamento vedremo se sarà necessario effettuare delle correzioni.
  Per quanto riguarda il CIPE, credo sia coinvolto nell'ambito delle procedure degli appalti, ma forse sto dicendo delle sciocchezze. Chiedo ai miei colleghi se ci sono cose più specifiche che si possono dire.

  BIAGIO MAZZOTTA, capo dell'Ispettorato generale di bilancio della Ragioneria generale dello Stato. Il CIPE no. Il CIPE in questa ripartizione non c'è. Una volta ottenuto il parere del Parlamento, a quel punto, sulla base delle singole proposte e richieste delle amministrazioni, il fondo verrà ripartito e assegnato direttamente sui singoli capitoli dei programmi.

  ROCCO PALESE. Questa è un'ottima notizia.

  BIAGIO MAZZOTTA, capo dell'Ispettorato generale di bilancio della Ragioneria generale dello Stato. Il passaggio al CIPE non mi sembra sia previsto. Vado a memoria, adesso.

  PRESIDENTE. Non mi pare che sia stato previsto, nemmeno nella legge originaria.

Pag. 15

  BIAGIO MAZZOTTA, capo dell'Ispettorato generale di bilancio della Ragioneria generale dello Stato. Già così, con questi tempi, arriveremo, secondo me, ad assegnare le risorse intorno a settembre.

  STEFANO FASSINA. Non era una polemica.

  BIAGIO MAZZOTTA, capo dell'Ispettorato generale di bilancio della Ragioneria generale dello Stato. Era solo per dire che un passaggio presso il CIPE non c'è. La procedura non prevede tale passaggio. No, non c'è niente, perché la quota che ha messo il Fondo sviluppo e coesione sulla parte periferie è stata deliberata sui fondi del Fondo sviluppo e coesione. Sono fondi aggiuntivi rispetto a quelli che sono stati stanziati con questo decreto.
  Quindi, l'intervento del CIPE qui non è previsto. I fondi vanno direttamente ai Ministeri, che potranno realizzare i progetti.

  PIER CARLO PADOAN, Ministro dell'economia e delle finanze. Aggiungo un ultimo punto in risposta alla domanda del presidente. Riguardo alle risorse destinate alla ricerca, in relazione anche ai dati riportati dalla Corte dei conti, mi sembra che la Corte abbia guardato solo ad alcune delle missioni di spesa. Faremo, però, verifiche e manderemo i dati, perché anche a me suona strano questo numero così basso.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Padoan e i colleghi intervenuti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 21.15.