Sulla pubblicità dei lavori:
Vito Elio , Presidente ... 3
INDAGINE CONOSCITIVA IN MATERIA DI SERVITÙ MILITARI
Audizione dei sindaci dei comuni di Perdasdefogu, Ulassai, Villaputzu e Villagrande Strisaili.
Vito Elio , Presidente ... 3
Codonesu Fernando Luigi , Sindaco del comune di Villaputzu ... 4
Vito Elio , Presidente ... 6
Carta Mariano , Sindaco del comune di Perdasdefogu ... 6
Vito Elio , Presidente ... 9
Cugusi Franco , Sindaco del comune di Ulassai ... 9
Vito Elio , Presidente ... 10
Loi Giuseppe , Sindaco del comune di Villagrande Strisaili ... 10
Vito Elio , Presidente ... 12
Corda Emanuela (M5S) ... 12
Cicu Salvatore (FI-PdL) ... 13
Scanu Gian Piero (PD) ... 14
Vito Elio , Presidente ... 14
Piras Michele (SEL) ... 14
Rossi Domenico (PI) ... 16
Vito Elio , Presidente ... 17
Codonesu Fernando Luigi , Sindaco del comune di Villaputzu ... 17
Carta Mariano , Sindaco del comune di Perdasdefogu ... 19
Cugusi Franco , Sindaco del comune di Ulassai ... 20
Loi Giuseppe , Sindaco del comune di Villagrande Strisaili ... 21
Vito Elio , Presidente ... 22
Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ELIO VITO
La seduta comincia alle 14.05.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata oltre che attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, anche mediante la trasmissione sul canale satellitare della Camera dei deputati e la diretta televisiva sulla web-tv del sito internet della Camera dei deputati.
Audizione dei sindaci dei comuni di Perdasdefogu, Ulassai, Villaputzu e Villagrande Strisaili.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dei sindaci dei comuni di Perdasdefogu, Ulassai, Villaputzu e Villagrande Strisaili, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in materia di servitù militari.
Do il benvenuto ai quattro sindaci e li ringrazio per la disponibilità, anche per la ristrettezza dei tempi con cui abbiamo organizzato la loro audizione. I sindaci sapranno l'oggetto della nostra indagine conoscitiva e che l'Ufficio di presidenza ha deciso, opportunamente, di cominciare questo ciclo di audizioni ascoltando prima i rappresentanti degli enti locali.
Abbiamo con noi Mariano Carta, sindaco del comune di Perdasdefogu, Franco Cugusi, sindaco del comune di Ulassai, accompagnato dal consigliere Mario Pilia, Fernando Codonesu, sindaco del comune di Villaputzu, accompagnato dal consigliere Christian Locci, e Giuseppe Loi, sindaco del comune di Villagrande Strisaili.
Ricordo che nella XV legislatura la Commissione difesa, allora presieduta dall'attuale Sottosegretario senatrice Pinotti, aveva proceduto a un'analoga audizione dedicata agli enti locali della Sardegna nell'ambito di un'indagine conoscitiva sullo stesso tema.
I comuni che sono rappresentati nell'audizione odierna sono accomunati dalla contiguità del proprio territorio con l'area del Poligono sperimentale di addestramento interforze di Salto di Quirra (PISQ) in Ogliastra.
Ricordo ai colleghi che non vi hanno partecipato, ma non mi pare ce ne siano, che la scorsa settimana la Commissione ha svolto l'audizione dei sindaci dei comuni interessati dalla presenza della struttura addestrativa di Capo Teulada.
Sono in distribuzione alcuni atti rilevanti ai fini dei nostri lavori: gli atti della prima Conferenza sulle servitù militari svolta nel 1981 (la prossima, come sapete, è stata programmata per giugno 2014), la relazione intermedia sulla situazione dei poligoni di tiro approvata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta istituita presso il Senato nella scorsa legislatura, allora presieduta dall'onorevole Gian Piero Scanu, che saluto, e il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva che ho citato prima, avviata nella XV legislatura sotto la presidenza della senatrice Pinotti.
Come di consueto, considerati gli orari e le necessità logistiche che tutti abbiamo, proporrei di dare la parola ai quattro sindaci per l'intervento illustrativo, che potremo contenere orientativamente nei dieci minuti ciascuno. Successivamente i colleghi che lo riterranno potranno rivolgere Pag. 4domande e richieste di chiarimenti e di precisazioni ai sindaci auditi, i quali naturalmente potranno replicare in conclusione.
Do la parola al sindaco di Villaputzu, Fernando Luigi Codonesu.
FERNANDO LUIGI CODONESU, Sindaco del comune di Villaputzu. Grazie, presidente. Naturalmente saluto tutti i presenti. È giusto e doveroso dire che è sempre un onore essere qui, perché questo è il tempio della nostra democrazia, e siccome siamo all'interno del tempio della democrazia credo che sia opportuno – lo dico da sindaco – fare memoria di tutto quello che è successo intorno alle servitù militari.
So che abbiamo dieci minuti di tempo, nei quali potremmo affrontare il tema con un semplice elenco della spesa, che poi va a finire nel solito modo e ci si deve accontentare della consegna di perline colorate, oppure con un ragionamento più approfondito, che è quello che abbiamo comunque fatto all'interno della precedente legislatura.
Voglio, dunque, ricominciare proprio da lì ed esattamente dalla relazione intermedia della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito del 30 maggio 2012, a prima firma del senatore Gian Piero Scanu, oggi deputato qui presente, per dire che dal mio e dal nostro punto di vista nulla è cambiato. Siccome nulla è cambiato, vuol dire che tutti sanno tutto e questo significa che tutti gli atti del Parlamento – a partire non dalla XV legislatura, bensì dal 1981 – evidenziano censimenti, lo stato di fatto di tutte le servitù, che nel 1981 erano 38.500 ettari e oggi sono circa 35.000 ettari, a fronte, però di una differenza: badate che non c’è stato ancora il passaggio reale di tutte quelle aree alla regione. Sostanzialmente, siamo fermi ancora al 1981. Questa è la verità. Poiché siamo fermi al 1981, la pazienza giustamente deve finire, perché essa ha un termine.
Dico anche che sono onorato di essere qui. Ahinoi, però, stiamo celebrando un rito che si rinnova, purtroppo, a ogni nuova legislatura e che io ritengo del tutto inutile, perché bisognerebbe far tesoro di tutto quello che è già stato deciso.
Quello che è stato deciso indicava una soluzione semplicissima. Qual era lo scenario di riferimento ? Si è detto in quel documento – scritto con parole fortissime, le quali vanno proprio intese come scolpite nella pietra e non nella sabbia – che bisognava superare le servitù militari con un piano di dismissione progressiva di due poligoni, Capo Frasca e Capo Teulada, e di riqualificazione, ridimensionamento e riperimetrazione del Poligono interforze del Salto di Quirra.
Ebbene, da sindaco, io dico che mi fermo qui, perché questo è lo scenario in cui io mi muovo. Dopo posso negoziare tutto, ma non mi metto a negoziare nulla nei confronti dello Stato – in questo caso – se mi si dice che devo fare l'elenco della spesa.
Cito una circostanza. Io sono stato recentemente, insieme agli altri colleghi, al Ministero della difesa e ho ascoltato un discorso allucinante del Ministro Mauro, che qui ripeto. È stato detto testualmente: «siamo qui per ascoltare tutto e per poter negoziare di tutto, però su come, dove, quando e per quanto tempo sparare decidiamo noi, in base alla Costituzione».
L'ho detto allora e lo ripeto adesso, perché sulla Costituzione abbiamo giurato anche noi: sul dove, come, quando e per quanto tempo sparare all'interno della cornice che abbiamo definito prima, cioè con un piano di dismissioni ben evidenziato, e su cui ritornerò, decidiamo insieme. Altrimenti questa è una logica che noi non accettiamo da parte di nessuno, da parte di chicchessia. In questo caso respingiamo fermamente, proprio in nome della Costituzione, una mentalità da Stato dominante, che non accettiamo.
Oggi io voglio fornire della documentazione al presidente della Commissione, proprio perché il discorso sarebbe troppo lungo. Intanto consegno un libro, che ho avuto l'onore di scrivere io stesso, in cui è certificato tutto, con ampia bibliografia e documentazione di riferimento. Sono descritti tutti i danni prodotti in Sardegna Pag. 5dalle servitù militari: sono danni di tipo ambientale, sanitario e soprattutto economico. In questo libro si dimostra che le servitù militari hanno condotto a un mancato sviluppo di tutti i comuni soggetti a servitù militari.
Poiché si tratta di questo, noi chiediamo che per un periodo lungo almeno quanto i cinquant'anni che ci sono stati oggi di servitù – questo dovremmo ipotizzare – ci sia una compensazione di questo mancato sviluppo.
Si dicono anche le iniziative che vanno fatte. Da un lato, si propone che nell'ambito della riqualificazione, per esempio, del poligono interforze del Salto di Quirra si dia immediatamente avvio allo sviluppo di attività civili integrative, sostitutive e complementari alle attività militari, che possono restare solo all'interno di questo quadro e comunque in una logica per cui tutte le attività vanno sottoposte, senza deroga, a valutazione di impatto ambientale. Troppi danni sono stati fatti, appurati, acclarati e riconosciuti dallo stesso Ministero della difesa. È inutile adesso ritornare indietro, perché non si reinventa il fuoco, per fortuna. Le cose ci sono già. I documenti sono tutti santificati ed esistono tutti all'interno del Parlamento. Si tratta di essere conseguenti.
Quando si parla del piano di dismissioni, non significa che si cancella tutto dall'oggi al domani. Noi, però – io in particolare – siamo qui a pretendere che ci sia un piano con una tempistica precisa, che non poteva essere indicata, per esempio, dalla Commissione d'inchiesta della precedente legislatura. Bisogna indicarla qui. Occorre un piano che specifichi con quali risorse si fanno gli interventi, con quali strutture, con il coinvolgimento di quali imprese. Soprattutto è tassativo che ci sia il pronunciamento del popolo sardo nella sua massima Assemblea rappresentativa.
Dico anche che non c’è alcuna Conferenza nazionale che potrà essere fatta senza un pronunciamento diretto del popolo sardo, che dovrà fare la sua conferenza regionale sulle servitù militari, dalla quale dovranno emergere le posizioni che noi porteremo alla negoziazione con lo Stato, perché altrimenti parliamo due lingue diverse.
Io invece voglio parlare proprio in nome della Costituzione la stessa lingua che si deve parlare in quest'aula, ma è una lingua che affonda sostanzialmente in alcuni princìpi sanciti dall'articolo 5 della Costituzione, che valorizza le autonomie locali che invece sono state e continuano ad essere calpestate.
Ricordo l'articolo 11 della Costituzione, almeno al primo comma, dove si dice che l'Italia ripudia la guerra; ricordo l'articolo 32 della Costituzione che esplicita chiaramente il diritto alla salute che, per quanto mi riguarda, è sovraordinato rispetto a tutti gli altri diritti e pretendo che in ogni luogo in cui ci siano le esercitazioni militari e in ogni sito militare si faccia la stessa indagine di tipo ambientale che è stata fatta nel poligono di Quirra e possibilmente un'indagine sanitaria non solo di tipo epidemiologico, ma che tenda anche a evidenziare il ruolo di inquinanti nocivi di ogni tipo, dai metalli pesanti alla radioattività, seppur leggera.
Queste cose vanno fatte in maniera scientifica, diretta, e con il coinvolgimento delle popolazioni: non si accetterà mai più una logica esclusivamente centralistica e romana. Questo lo dico chiaramente, perché oggi non è assolutamente accettabile.
Cito un altro articolo della Costituzione: l'articolo 117. Esiste una materia concorrente tra regione e Stato, che è il governo del territorio. Materia concorrente a casa mia vuol dire che lo Stato e la regione su queste cose discutono a livello paritario e, se si discute a livello paritario, noi possiamo intraprendere un percorso di superamento delle servitù militari, ma in un quadro che sia preciso come tempistica.
Se questo Parlamento non si muove da questo punto di vista, ebbene il piano di dismissioni lo faremo noi in Sardegna. Se lo facciamo in Sardegna, però, capite bene che questo conduce a problemi di ben altra natura. Per quanto mi riguarda, sono costretto a dire qui che siamo tutti obbligati Pag. 6a farlo, perché non si può pensare che dal 1981 (perché di questo si tratta) non sia cambiato letteralmente nulla !
Per concludere il mio discorso, lo dico esattamente con quella frase del grande presidente, Mario Melis, che diceva una cosa semplicissima, anche questa santificata in tutti gli interventi pubblici, scritti. Diceva allora Mario Melis che «l'italianità dei sardi si misura con la sardità degli italiani». Io voglio ribadire esattamente questo concetto.
Sugli altri documenti che consegno non mi dilungo, perché questo è un elenco di natura puramente quantitativa, e io preferisco essere qui per fare una testimonianza qualitativa e soprattutto fortemente politica. C’è la necessità dell'estensione di un accordo di programma, che io ho già fatto con lo stato maggiore l'anno scorso, a proposito della vicenda della spiaggia di Murtas presso il distaccamento di Capo San Lorenzo, vicenda che peraltro è costata al sottoscritto anche un avviso di garanzia.
Io ho cercato di liberare quella spiaggia per un semplice motivo (è tutto documentato): siamo noi sindaci, è la Regione che governa le spiagge, noi diamo le concessioni e non si accetta assolutamente che su queste esistano vincoli militari di qualunque tipo. Queste servono allo sviluppo turistico, e parlare di turismo vuol dire parlare di paesaggio. Devo ricordare che il paesaggio ha rango costituzionale, quindi si tratta di qualcosa che si fa a livello di regione e a livello di Stato e, siccome siamo a livello di Stato, non ci può essere assolutamente un ente che sovrasta l'altro, ancorché si tratti naturalmente di problemi legati alla difesa nazionale. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a Lei, sindaco Codonesu. Adesso diamo la parola al sindaco di Perdasdefogu, Mariano Carta.
MARIANO CARTA, Sindaco del comune di Perdasdefogu. Buonasera, presidente, buonasera a tutti i membri della Commissione. Ho accettato con molto piacere l'invito a partecipare a questa audizione che, per quanto il sindaco Codonesu la consideri inutile, ritengo comunque importante, visto che ci è data l'occasione di rappresentare le nostre istanze in una Commissione parlamentare. Con tutto il rispetto dovuto, ringrazio il presidente per questo invito.
Ovviamente mi trovo sempre un po’ difficoltà ad intervenire dopo il sindaco Codonesu. Devo dire che, mio malgrado, siamo legati dal Poligono interforze del Salto di Quirra, con una parte a terra e una parte a mare, e quindi le richieste legittime del sindaco Codonesu qualche volta si scontrano con le esigenze, che io ritengo altrettanto legittime, del mio comune.
Per quanto mi riguarda, io ho difficoltà a fare dei ragionamenti di alta politica, perché nella mia comunità, che è una comunità di 2.000 anime, c’è una ricaduta occupazionale fortissima legata al Poligono interforze del Salto di Quirra, e quindi ovviamente, piuttosto che fare discorsi politici, devo fare discorsi di quotidianità e di sopravvivenza.
Non nascondo che probabilmente il paese stesso abbia sbagliato a puntare su un'unica economia, che era quella del Poligono interforze del Salto di Quirra, ma sta di fatto che questa è la situazione attuale e quindi da questa situazione dobbiamo partire.
Io cito alcuni dati, giusto per capire qual è la dimensione di questo poligono. Stiamo parlando di una dimensione che dal punto di vista territoriale è veramente molto ampia: 12.000 ettari. Stiamo parlando anche complessivamente di circa 500 militari, 90 civili e 150 persone impiegate nelle ditte esterne, che coinvolgono – ho fatto una verifica – 35 paesi sardi, di cui 12 paesi ogliastrini. Stiamo parlando di quella che viene ritenuta la seconda industria sarda, dopo la Saras.
Dico questo per farvi capire la dimensione dell'occupazione, al di là delle legittime richieste di alcune comunità, che ovviamente hanno interessi in particolare a mare, dove si può proporre uno sviluppo alternativo, ovvero turistico. Io non ho Pag. 7questa preoccupazione, mio malgrado (ovviamente avrei preferito avere qualche parte sul mare dove investire).
Non posso dimenticare però che in questi ultimi tre anni le nostre comunità, compresa quella di Villaputzu, siano state fortemente turbate dalla vicenda Quirra, che ha avuto veramente un risvolto mediatico estremamente ampio, anche sulla stampa nazionale.
Probabilmente dal punto di vista mediatico si è un po’ esagerato. Io ricordo, per esempio – visto che viene citata – alcuni atti della Commissione d'inchiesta del Senato nella precedente legislatura. Venivano citate alcune situazioni come particolarmente pericolose, e poi, agli atti, e quindi allo stato attuale, il tutto si sta dimostrando assolutamente inconsistente dal punto vista della pericolosità ambientale e sanitaria.
Questo non significa che nel passato non ci siano stati dei problemi. Tuttavia, è anche vero che la maggior parte delle attività recenti del Poligono interforze del Salto di Quirra sono meno impattanti dal punto di vista ambientale. Una riconversione di fatto di quel poligono è già stata effettuata nel tempo: si è passati alla guerra elettronica e a situazioni sempre meno pericolose dal punto di vista sanitario.
Ciò non toglie che ci siano stati negli anni abusi su quel territorio. Ricordo che c’è un procedimento penale in corso e quindi ci affidiamo alle risultanze di quelle indagini per avere uno stato preciso di quello che davvero è successo, se mai sarà possibile ricostruirlo.
Ovviamente, come diceva il sindaco Codonesu, qui c’è probabilmente una distonia tra lo scenario che è stato individuato dall'allora Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito, che prevedeva appunto la progressiva dismissione di due poligoni e la riqualificazione del poligono interforze del Salto di Quirra, rispetto alle dichiarazioni che sono state fatte dal Ministro della difesa, che ha sostanzialmente detto che i poligoni non si toccano.
Probabilmente, sarebbe il caso di fare chiarezza su questo aspetto e io credo che questo tocchi alla politica. Gli scenari sui quali ci si muove sono notevolmente differenti dal punto di vista delle conseguenze.
Io ritengo, tuttavia, almeno per quanto riguarda il mio territorio, non quello di Villaputzu, che il rilancio economico non possa che passare da un rilancio delle attività del PISQ, ovviamente sempre all'interno di un protocollo sanitario ambientale che garantisca la salute delle popolazioni che sono vicine al Poligono interforze.
Mi riferisco anche al fatto che le ricadute sul territorio possono essere facilmente conseguibili spostando alcuni reparti. Si sta parlando di revisione dello strumento militare, di spostamento di reparti, di spending review. Voglio ricordare, per esempio, che nel Poligono interforze del Salto di Quirra, in particolare nella parte a terra, ci sono 500 posti liberi. Si possono ospitare 500 unità in quello che era il vecchio inquadramento, visto che prima era destinato al servizio della leva obbligatoria e che, in realtà, ormai non lo è più.
Al di là delle chiacchiere, le buste paga che si portano appresso i militari sono piuttosto ambite. In Sardegna, per esempio, si sta aprendo una nuova caserma a Pratosardo, con un battaglione della Brigata Sassari che porterà 400 buste paga. È chiaro che in quel contesto le buste paga fanno piacere. Forse fanno meno piacere le attività addestrative.
Quello che chiedo è che in questo quadro si salvaguardi, invece, il livello occupazionale nelle zone che subiscono anche l'attività addestrativa. Sarebbe molto più conveniente anche dal punto di vista economico per lo Stato.
Per quanto riguarda la possibilità di un utilizzo duale del poligono – si è sempre parlato di un utilizzo del poligono per quanto riguarda attività militari, ma anche per attività civili – io credo che sia il caso probabilmente di riprendere alcuni vecchi progetti che sono nel cassetto.Pag. 8
È vero che non si riparte da zero. Ci sono vecchi progetti chiusi in qualche cassetto al Ministero e forse in qualche Commissione, in cui si parlava, per esempio, di un'attività di protezione civile, di un centro operativo della protezione civile. Dio sa quanto in Sardegna avremmo avuto bisogno di un centro operativo funzionante della protezione civile. I militari stessi hanno sicuramente capacità logistiche e organizzative molto elevate. Analogamente, si potrebbero riprendere le attività antincendio che venivano effettuate nei primi anni del Duemila su tutto il territorio sardo.
L'altra questione che mi preme sottolineare è, proprio per tracciare linee che poi siano condivise con il territorio, quella di un uso duale del territorio. In particolare, mi riferisco al distretto aerospaziale di cui si parla in Sardegna, che è stato costituito, probabilmente, in una logica sbagliata. Sarebbe il caso di rivederlo in una logica che abbia delle ricadute sul nostro territorio, piuttosto che in una logica «Cagliaricentrica», come la definisco io, riferita cioè ai centri di ricerca nell’hinterland cagliaritano.
In questa prospettiva, per lo sviluppo di un distretto aerospaziale, io credo che sia il caso, per esempio, di riprendere il vecchio progetto sulla striscia tattica polifunzionale che doveva sorgere sulla Piana del Cardiga, la quale avrebbe consentito di fare la sperimentazione di tipo civile e militare per gli aerei senza pilota (UAV).
Quella parte di sperimentazione è andata a finire in un'altra regione italiana, la Puglia, che ha fatto la battaglia per avere questo sviluppo e l'ha ottenuto. Ci sono altre regioni che probabilmente prendono qualcosa da noi. Le cose che non si riescono a fare da noi poi vanno a finire in altre regioni.
Parlo di tutto quello che si può sviluppare dal punto di vista civile e duale, come può essere, per esempio, questo campo, nel quale anche tutta la ricerca europea si sta aprendo notevolmente, con investimenti fortissimi da parte della Comunità europea. Io credo che sia il caso di riprendere questo progetto, che poteva prevedere la sperimentazione di aerei senza pilota.
Il discorso sarebbe molto lungo, con il rischio di fare davvero la lista della spesa, però è anche vero che il nostro territorio si presta molto bene, per la sua tipologia, anche a sviluppare gli scenari specifici per l'addestramento delle forze speciali. Sto parlando in particolare di quei progetti che si stanno proponendo in questo momento per Teulada, i famosi villaggi afgani o iracheni, che secondo me invece si potrebbero – perché no ? – sviluppare nella parte a monte del poligono.
Lo dico perché la logistica lo consente, quindi anche qui ci sarebbe probabilmente un risparmio per lo Stato. La cosa più importante, secondo me, è dare certezze al territorio; le certezze, in un senso o in un altro, devono essere definite da un quadro normativo chiaro. Stiamo comunque parlando di poligoni militari, quindi probabilmente, anche dal punto di vista normativo – e qui entra in gioco il Parlamento – sarebbe il caso di individuare, in maniera corretta, i poligoni sperimentali dal punto vista normativo.
Questa è, forse, una delle questioni carenti per quanto riguarda i problemi che sono stati affrontati nel recente passato. C’è stato un vuoto normativo relativamente a come doveva essere considerato un poligono interforze addestrativo: se dovesse essere considerato un sito industriale oppure semplicemente un «giardino». Credo che occorrerebbe fare chiarezza, altrimenti si rischia di fare danni importanti alle persone che lavorano nei poligoni.
Un'altra questione importante che riguarda il nostro poligono è quella del couso del territorio. Stiamo parlando di un territorio vastissimo, come ho detto prima 12.000 ettari, e c’è sempre stata la possibilità di utilizzare il poligono anche per attività diverse da quelle militari. Mi riferisco in particolare all'agricoltura e alla pastorizia, proprio perché la dimensione così elevata di questo poligono è legata più che altro a campane di sicurezza, non tanto alla reale necessità di Pag. 9impiegare tutto il territorio. Poiché la stragrande maggioranza di questo territorio è sicuramente sana – non lo dico io, avrebbe potuto dirlo anche il sindaco Codonesu – stiamo parlando di 11.000 ettari assolutamente sani, che hanno necessità di essere utilizzati anche dal punto di vista civile, ad esempio con attività classiche di agricoltura e di pastorizia.
Altra cosa importante – questo è anche un compito vostro, intendo come parlamentari – è mettere una volta per tutte fine a quella che io considero una grandissima contraddizione e che definisco una beffa: la questione del risarcimento dei fondi di servitù militari.
Noi sostanzialmente riceviamo ogni cinque anni il risarcimento dei fondi di servitù militari che sono però vincolati dal Patto di stabilità. Nel mio caso, mi ritrovo con 1 milione 400 mila euro incassati ad agosto del 2012 e non ho avuto la possibilità di spendere neanche un euro di quella somma. Quindi, se questa somma ha una natura risarcitoria, il risarcimento ovviamente non può prescindere dalla possibilità di utilizzare davvero queste somme; se questo non è possibile, ci stiamo prendendo in giro. Poiché è il Parlamento che fa le leggi e decide cosa può essere dentro il Patto di stabilità ma anche cosa può essere fuori, io ritengo che per una questione di giustizia e di equità queste somme dovrebbero essere fuori.
PRESIDENTE. Grazie, signor sindaco. Ascoltiamo adesso il sindaco del comune di Ulassai, Franco Cugusi.
FRANCO CUGUSI, Sindaco del comune di Ulassai. Anche io, come il sindaco Mariano Carta, la ringrazio per averci invitato e ringrazio tutti i componenti della Commissione. Credo che occasioni così, in particolare per un sindaco di una piccola comunità come me, siano uniche, perché ci danno la possibilità di esprimere le nostre opinioni su una problematica così complessa e importante come quella delle servitù militari, davanti a voi che legiferate e, quindi, potete decidere le sorti del nostro territorio.
Sposo in pieno l'intervento del sindaco di Perdasdefogu, quindi evito di essere ripetitivo perché immagino che anche voi abbiate tante altre cose da fare. Ne condivido in pieno l'intervento e aggiungo solamente che, come è normale ed ovvio che sia, io rappresento una comunità e prima di venire qui l'ho coinvolta e ho cercato di capire quali fossero le sue istanze in una materia così complessa che, come ha detto Mariano Carta, ha anche avuto un risalto mediatico particolare, ha in qualche modo scosso l'opinione pubblica proprio nelle vicende del poligono del Salto di Quirra.
Dico subito in modo chiaro che, premesso che nella questione delle basi militari si deve mettere davanti a tutto la salute delle persone e rispettare i protocolli ambientali, riteniamo che le servitù militari per il nostro territorio siano un'opportunità e che, come tutte le opportunità, si devono saper governare, pianificare, perché diano benefici non solo alla mia comunità, ma a tutto il territorio, estendendosi il poligono per diverse migliaia di ettari.
I ragionamenti che dobbiamo fare devono essere quindi ragionamenti di squadra, non certo ragionamenti singoli. Capisco bene che ci sono delle specificità, come nel caso di Villaputzu, che vanno trattate per specificità; ogni problematica non può essere trattata in una sola direzione e un solo modo, quindi proprio la complessità dell'argomento ci porta a vedere tutte le singole sfaccettature.
Non voglio neanche entrare in cose più grandi di me, nel senso che non sono certo venuto qui con la pretesa di incidere sulle strategie militari. Dico solo che, almeno per quanto riguarda tutte quelle attività che la Difesa fa nel territorio che noi concediamo come servitù militare, ci sia un momento dove i sindaci vengono coinvolti, non per voler fare per un giorno i generali o i colonnelli, ma semplicemente per capire se quel tipo di attività vadano a incidere sul nostro territorio e in che modo, e anche attraverso Pag. 10il nostro contributo se siano attività che creano quello sviluppo di cui prima accennava Mariano Carta.
Chiedo quindi alla Commissione che si studi un modo, un sistema, un organo, un percorso, un momento in cui i sindaci possano essere coinvolti o quantomeno messi a conoscenza prima che le cose vengano fatte su alcune attività particolari e specifiche, che magari si programmano nel territorio che noi abbiamo concesso come servitù militari.
L'unica cosa che ripeto rispetto all'intervento del sindaco di Perdasdefogu è il paradosso delle indennità che ci vengono date, ma che non possiamo spendere.
Chiedo, inoltre, se sia possibile, attraverso la riscrittura della legge o comunque una ridefinizione dei percorsi, fare in modo che le indennità derivanti dalle servitù militari arrivino direttamente ai Comuni, perché riteniamo abbastanza curioso il percorso per cui tali risorse vengono colpite dal Patto di stabilità due volte: una volta quando arrivano alle casse della regione e la seconda volta quando arrivano alle casse dei comuni.
Mi sembra una cosa curiosa e, se possibile, visto che sono risorse destinate ai territori degli enti locali, dovrebbero essere date direttamente ai comuni, senza passare attraverso la regione.
Per il resto vi ringrazio e credo che questi momenti usati in modo costruttivo e intelligente siano sempre utili. È la prima volta che mi capita di parlare davanti alla Commissione parlamentare, quindi sono orgoglioso e felice, e sono sicuro che nella giornata di oggi noi per primi siamo fiduciosi che le nostre istanze vengano ascoltate, perché, come voi sapete bene, siamo impegnati ogni giorno nel territorio a far capire la difficoltà della politica del momento ai cittadini. Voi ci dovete aiutare a cercare di far capire che anche voi lavorate nelle difficoltà, come tutti, facendo cose giuste e cose sbagliate. Il momento è difficile e dobbiamo aiutarci a vicenda. Dovete aiutarci anche a fornire delle risposte, perché questo, alla fine, è l'ultimo obiettivo che penso abbiamo tutti.
Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a Lei, signor sindaco, anche per le parole di apprezzamento. Posso rappresentarLe il certo apprezzamento che tutta la Commissione ha per il vostro lavoro e per l'impegno sul territorio di rappresentanza degli interessi delle vostre comunità.
Ascoltiamo adesso il sindaco del comune di Villagrande Strisaili, Giuseppe Loi. Prego, signor sindaco.
GIUSEPPE LOI, Sindaco del comune di Villagrande Strisaili. Grazie. Un po’ di anni fa probabilmente il coinvolgimento dei sindaci su questa materia, perlomeno per quello che mi riguarda, non esisteva. Da qualche anno siamo un po’ più coinvolti, anche se forse ancora in maniera insufficiente, e di questo ne è testimonianza anche il fatto che oggi siamo qui. Ve ne sono grato a nome della comunità di Villagrande.
Siamo qui a raccontare ognuno la sua priorità per il proprio territorio e già dagli interventi emerge che una serie di problematiche sono uguali e assimilabili e che ce ne sono altre che sono diverse da comunità a comunità, da territorio a territorio.
Dunque, è importante che alla base dei ragionamenti di cronoprogramma dei lavori e di sviluppo delle attività, che si debbono svolgere in quelle aree, i sindaci siano protagonisti, come titolari e referenti del territorio. Spesso in questi anni è successo che i sindaci non siano stati resi parte attiva e, pertanto, che le comunità si siano sentite escluse. Io mi auguro che l'audizione di oggi serva a testimoniare che le comunità debbono essere assolutamente protagoniste nella loro massima espressione attraverso chi le rappresenta, ossia i sindaci.
Tante cose sono state dette. Io ritengo che, per quanto riguarda Villagrande, con quasi 4.500 ettari di terreno a disposizione del demanio militare, finché non c'era il problema delle indagini e del sequestro delle aree, il couso di quei terreni abbia dato ossigeno alle attività pastorali e agropastorali che si svolgevano in quelle aree.
Nel momento in cui emerge il problema del grande inquinamento e delle Pag. 11attività svolte in maniera forse non corretta, per quello che riguarda la comunità di Villagrande, l'escludere il bestiame, i pastori e le attività collaterali da quelle aree sicuramente rappresenta una perdita importante.
Il concetto che vorrei esprimere è che non siamo assolutamente contrari all'esistenza della base militare. La base militare deve esistere, deve essere potenziata e deve essere assolutamente sviluppata l'attività che si svolge all'interno di quella base. Tuttavia, come hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto, in primo luogo occorrono un protocollo sanitario e un protocollo ambientale per tutte le attività che si devono svolgere all'interno di quei terreni. La salute – l'hanno già detto gli altri – è al primo posto.
Parlando, invece, delle ricadute occupazionali, credo che, creando un ammodernamento delle attività che nella base si svolgono, il territorio abbia assolutamente bisogno di quelle attività e di tutto l'indotto delle aziende che lavorano per la base stessa.
Io credo che su questo discorso si debbano fare approfondimenti, e anche investimenti sull'innovazione. In questo momento, però, punterei molto sugli investimenti per le bonifiche. Chiederei, quindi, più chiarezza sui fondi bilanciati per le bonifiche.
Noi avevamo notizia che vi erano risorse serie – 25 milioni per tre anni, cioè 75 milioni di euro – che dovevano servire, oltre che a bonificare quelle aree, anche a riqualificarle e a rinvigorire il sistema economico di quei territori e delle nostre comunità così deboli. Il problema dell'inquinamento, vero o falso (questo è il punto interrogativo che può emergere), in quei territori ha creato dei danni. Non solo crea dei danni a Perdasdefogu, a Villaputzu e all'Ogliastra, ma crea dei danni alla Sardegna e all'intera immagine della Sardegna.
Su questo dobbiamo fare un progetto di rilancio dei territori, che serva a riqualificare tutti i prodotti agroalimentari che lì si producono. Abbiamo sempre detto che erano i migliori al mondo e invece in questi anni li abbiamo criminalizzati. È dunque importante fare questo.
Un'altra cosa che ha detto il collega Cugusi, sindaco di Ulassai, riguarda il Patto di stabilità, ovvero la questione delle risorse e degli indennizzi. Auspichiamo che siano diretti, ma anche annuali e ascrivibili a bilancio. Noi abbiamo bisogno di una certezza da ascrivere a bilancio, per poter programmare le attività dei nostri comuni. Lo Stato ci fa pressioni attraverso le tasse che scarichiamo sui nostri cittadini. Credo che ciò potrebbe essere una boccata d'ossigeno per queste comunità.
È poi importante che sugli appalti vengano coinvolte le comunità locali. L'ultimo appalto di bonifica o di caratterizzazione di quelle aree è stato fatto a Lussemburgo, senza che le comunità ogliastrine ne sapessero nulla. È importante che si sappia. Poi, se ci sono imprese qualificate, che liberamente possono partecipare e hanno i requisiti per partecipare, che partecipino, altrimenti parteciperanno imprese di fuori. Tuttavia è importante che la gente conosca l'informazione, altrimenti subita nel territorio come un'imboscata.
Si stanno facendo le recinzioni delle aree identificate come quelle più pericolose, su cui bisogna intervenire a bonificare. Sulle altre, una volta fatte quelle recinzioni, io credo che sia importante stabilire una volta per tutte se possiamo usarle o meno. Questo è un altro passaggio importante, che riguarda proprio il couso nelle attività agropastorali che si svolgono in quelle aree.
La base del ragionamento deve essere: coinvolgimento dei sindaci; cronoprogramma dei lavori su informazioni che noi dobbiamo assolutamente avere; trattare possibilmente ogni comune, per le motivazioni che sono emerse anche nella riunione di oggi, in maniera diversa. Per esempio, anche noi abbiamo 200 ettari a mare e 600 ettari di costa a San Lorenzo, su cui possiamo fare un ragionamento diverso. Sugli altri 4.200 ettari in montagna il ragionamento è completamente diverso.Pag. 12
Mi pare però che qualche passettino avanti sia stato fatto. Non so se sia iniziata una buona stagione, ma perlomeno io, da quando sono sindaco, sono stato sentito l'altra volta direttamente dal Ministro e questa volta in Commissione e spesso il Comandante del poligono è venuto e ci ha coinvolto.
Vogliamo essere assolutamente informati su quello che succede e capire qual è l'idea che si ha su quelle risorse, per rilanciare non solo le attività del Poligono e le attività che riguardano le bonifiche, ma anche le attività di riqualificazione di quelle aree. Si tratta dunque di condividere un progetto, su cui possiamo ragionare per il futuro di una Ogliastra migliore.
Chiudo ringraziandovi e dicendo che siamo assolutamente contenti e a disposizione per fare le cose assieme. Come ha detto il sindaco Codonesu, non c’è attività che possa essere svolta in un territorio senza la sensibilizzazione delle persone che quel territorio popolano, con i sacrifici che oggi significa stare nei nostri paesi, dove la gente scappa, perché non ci sono le condizioni per rimanere. Per creare le condizioni per restare nei nostri paesi, dobbiamo fare degli investimenti e riportare la gente a vivere e a vivere bene. Dobbiamo dare dei motivi sostanziali a chi abita nei nostri paesi per stare meglio. Grazie.
PRESIDENTE. Ringrazio i quattro sindaci per l'attenzione e la disponibilità mostrata. Diamo adesso la parola ai rappresentanti dei gruppi. Per testimoniare l'importanza che noi diamo agli enti locali, i gruppi avranno a disposizione solo 5 minuti, rispetto ai dieci che abbiamo dato ai sindaci. Onorevole Corda, Le chiedo di contenere l'intervento in soli 5 minuti, così riusciamo a far replicare i nostri ospiti.
EMANUELA CORDA. Ringrazio i sindaci. Così come avevo detto nella precedente audizione con i sindaci dei comuni interessati dal poligono di Capo Teulada, mi rendo conto di come la loro non sia una posizione facile, quindi ho molto rispetto per loro e per le posizioni anche diverse che sono state esposte, perché ciascuno porta la voce dei propri cittadini, del proprio territorio di cui ha una conoscenza profonda.
Partendo da questo presupposto, vorrei intanto sottolineare il fatto che ho notato una certa discordanza di opinioni tra il sindaco di Villaputzu e gli altri amministratori locali. Non vorrei che questo dipendesse dal fatto che il poligono di Salto di Quirra ha delle ricadute positive più importanti per esempio a Perdasdefogu, dove c’è il comando della base, e quindi si facessero dei ragionamenti non vorrei dire egoistici, però sicuramente troppo limitanti.
A mio avviso, i sindaci dovrebbero interfacciarsi maggiormente e cercare di capire quali siano le ricadute negative a livello ambientale per un territorio, ma in un'area molto più vasta, che non sia solo quella del comune che amministrano. Questa è una mia riflessione e ovviamente poi mi direte cosa ne pensate.
Vorrei chiedere al sindaco di Perdasdefogu, che ha parlato di importanti ricadute occupazionali e di un indotto che evidentemente lì esiste proprio per il motivo che ho citato prima, se immagini un futuro diverso per il suo territorio, un futuro che non contempli la servitù militare, anche perché credo che bisogna ragionare con un occhio attento alle nuove generazioni.
Penso che la Sardegna meriti uno sviluppo diverso, che non sia legato alla servitù militare o al fatto di dover vivere a ridosso di un poligono militare, dove comunque avvengono esercitazioni e addestramenti che sicuramente mettono a rischio la salute dei cittadini e anche l'ambiente.
Noi siamo stati recentemente a Teulada e abbiamo assistito a un'esercitazione importante svolta nel poligono. Da profana, non sono infatti un'esperta di armamenti, devo però dire che quello che ho visto e che ho sentito mi ha creato una certa inquietudine, perché, nonostante i bombardamenti, il lancio di missili e tutta questa esercitazione fossero ristretti a una zona circoscritta, posso dire che nel raggio di chilometri non ho visto una mosca volare.Pag. 13
Sarò ignorante sotto questo punto di vista, però io ho assistito a qualcosa di davvero surreale, quindi mi riesce difficile immaginare che questo tipo di esercitazioni non abbia dei risvolti negativi nel tempo, degli effetti sempre più difficili da fronteggiare. Il problema in sostanza è questo. Non si tratta di avere la pagnotta oggi, ma di come vogliamo immaginare il futuro dei nostri figli domani, perché, se ai nostri figli consegneremo un ambiente degradato, un territorio sfruttato, un domani, se anche dovessero andar via i militari, non ci saranno neanche le risorse per fare le bonifiche, così come sta avvenendo a Capo Teulada, dove ci si dice: «no, la penisola è interdetta, non è bonificabile, quindi pazienza, vi dovete arrangiare, tanto l'inquinamento sta là».
Questo discorso non è accettabile, perché da che mondo è mondo esistono gli agenti atmosferici e, se si crea un inquinamento con queste esplosioni, con queste attività estremamente impattanti, l'acqua, il vento, l'aria disperdono poi gli agenti che si sprigionano da queste esplosioni, da queste attività. Quello che volevo chiedere è se Lei immagina un futuro diverso.
Faccio un'ultima osservazione sul couso. Anche sul couso mi vengono comunque dei dubbi. Ditemi voi se è normale che si possa far andare a pascolare il bestiame laddove avviene un certo tipo di esercitazioni. Se io non ho delle garanzie che mi consentano di avere scritto nero su bianco che quell'ambiente non è inquinato, come faccio a prendermi la responsabilità di dire a un pastore: «Vai e porta lì il tuo bestiame a pascolare liberamente» ? Secondo me, è una responsabilità troppo grande, che nessun amministratore locale si può assumere. In questo senso credo che la politica anche a livello nazionale debba dare una mano agli amministratori.
Vorrei quindi capire come voi pensate di gestirlo e che risposte intendete dare alle persone, se poi un domani dovessero ammalarsi realmente. Se anche fosse solo uno quello che si ammala, comunque gli dovreste dare delle spiegazioni. Grazie.
SALVATORE CICU. Grazie, presidente. Io ringrazio tutti i sindaci che hanno esposto in maniera autorevole e con gli approfondimenti più appropriati le loro posizioni.
Debbo richiamare a me stesso il compito di questa Commissione. Noi stiamo svolgendo un'indagine conoscitiva. È vero che i riti, purtroppo, si perpetuano, ma è anche vero che ogni rito può avere la sua storia e la sua funzione anche in termini di opportunità di raggiungere obiettivi diversi.
Credo che ci debba e ci possa essere questa opportunità. Credo che ci possa essere soprattutto nella ricerca di capire meglio come realizzare un rapporto tra Stato, regione e amministrazioni interessate dalle servitù militari.
Riprendo un passaggio del sindaco Codonesu, che condivido, e parto dal principio che non ci può essere una cultura dominante, ma che ci deve essere obbligatoriamente una cultura di rispetto delle volontà e delle posizioni. Nell'ipotesi contraria, anch'io mi ritroverei seriamente in una situazione di grande difficoltà nel ritenere che qualcuno possa dirci che sui territori che appartengono ai nostri padri e ai nostri figli, indipendentemente da come la pensiamo, si possa fare quello che si vuole.
Io credo che il ragionamento parta da questo presupposto e che su questo presupposto si apra un confronto che deve essere di valutazione, di mediazione, di comprensione e soprattutto di disponibilità a rivedere la questione con un percorso di riequilibrio.
Non voglio ripetere quanto già detto e non faccio domande su cosa il sindaco veda per la propria comunità in futuro e se creda che ci siano alternative – con tutto il rispetto per le domande poste dalla collega Corda – perché conosco già le risposte che sono nelle dichiarazioni che i sindaci hanno fatto.
Io credo che la volontà reciproca di tutti i componenti di questa Commissione sia quella di utilizzare soprattutto le vostre valutazioni, le vostre riflessioni e gli elementi che voi avete fornito da posizioni Pag. 14anche diverse rispetto a posizioni e utilizzi diversi. Per quanto riguarda la destinazione di quei territori c’è la necessità di guardare a un'impostazione che veda sempre meno la presenza di teatri e scenari inquinanti, in termini non solo ambientali, ma anche di salute. Mi riferisco al discorso duale, all'innovazione e alla ricerca tecnologica, e al discorso civile.
È stato richiamato il nostro compito di legislatori. Il punto è che noi, in maniera autorevole, così come sappiamo fare, dobbiamo fornire al Governo una proposta, che credo possa raccogliere in maniera importante non le contrapposizioni (non le vedo come contrapposizioni) ma le differenze. Quelle differenze sono un valore aggiunto rispetto ad una proposta che noi dobbiamo realizzare, soprattutto per far sì che un organismo che veda le amministrazioni coinvolte rispetto all'opportunità di destinare, a una parte o all'altra del territorio, la presenza militare che considero importante – non è una cosa misteriosa né in Sardegna, né qui a Roma – possa e debba esistere.
Io ho grande rispetto per il ruolo dei militari, però questo rispetto non può prevaricare e travalicare quei confini a cui nessuno si può prestare. Io esprimo un vivo apprezzamento e un grande ringraziamento per l'autorevolezza con la quale avete saputo esprimere a questa Commissione le vostre posizioni, ma anche la prospettiva rispetto a queste stesse posizioni.
GIAN PIERO SCANU. Io cercherò di parlare per meno di 5 minuti. Vorrei anch'io ringraziare gli amici sindaci, non solo per aver accolto l'invito che Lei, presidente, a nome di tutti, ha loro rivolto, ma anche per il fattivo, utile e importante contributo che hanno appena dato ai nostri lavori.
Vorrei ringraziare anche Lei, presidente, perché ha saputo imprimere una cadenza temporale e una tempistica adeguata. È proprio muovendo da questa considerazione – alla luce delle denunce che gli amici sindaci hanno fatto e (per quanto riguarda la mia modesta conoscenza) hanno ribadito per l'ennesima volta – sarebbe importante procedere con grande tempestività, in modo tale da poter concludere possibilmente per il mese di febbraio i lavori di questa indagine conoscitiva.
In questo modo metteremmo la Commissione, e quindi il Parlamento, nella condizione di aggredire nel più breve tempo possibile una problematica che, come tutti abbiamo avuto modo di vedere, si articola e si definisce in un contesto diversamente intenso. Ci sono problemi per i quali basta un decreto ministeriale; ci sono problemi per i quali basta un parere del capo di gabinetto del Ministero dell'economia e altri problemi che comportano una diversa complessità di tipo amministrativo e legislativo.
Ciò che è fondamentale è che noi non perdiamo tempo e che ci predisponiamo all'informazione del Parlamento, e conseguentemente anche del Governo, per le valutazioni che vorranno fare, con una responsabilità che, alla luce della sua conduzione, presidente, anche in questa circostanza, sono sicuro che sarà esperita nella maniera migliore possibile.
PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Scanu per le parole di stima, che naturalmente sono condivise con tutta la Commissione. Come Lei sa, la nostra indagine conoscitiva ha un termine previsto per marzo di quest'anno, ma naturalmente nulla esclude che, rendendo ancora più intenso il calendario delle nostre audizioni, questo si possa anche concludere, se l'Ufficio di Presidenza deciderà in tal senso, nel mese di febbraio.
MICHELE PIRAS. Anch'io voglio ringraziare i sindaci dell'Ogliastra e del Sarrabus per la loro presenza. Per me è la prima indagine conoscitiva sulle servitù militari, essendo questo il mio primo mandato di rappresentanza in Parlamento.
Credo che sia del tutto evidente che esistano condizioni diverse. Esistono tante specificità che compongono, però, un caso che va sempre riportato a carattere generale.Pag. 15
Il tema delle servitù militari in Sardegna non può essere «spacchettato» e trattato per successive specificità a seconda del comune di pertinenza, ma va visto come un unicum che riguarda i destini e il modello di sviluppo di una Regione, la tenuta sul piano ambientale e sul piano sanitario e la qualità della nostra democrazia, perché il tema della sovranità delle comunità locali e della comunità regionale, delle comunità di popolo sul proprio territorio allude direttamente alla qualità della nostra democrazia, ossia alla possibilità di scegliere che tipo di attività svolgere su un dato territorio.
In Sardegna, mettendo in ordine di grandezza, tra il poligono di Salto di Quirra, il poligono di Capo Teulada e il poligono di Capo Frasca, il territorio sottratto alle attività civili e alla libertà di scelta delle comunità locali sul proprio destino è enorme, è spropositato.
Mi auguro che la seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari, dopo quella del 1981, si tenga realmente e comunque l'ultimo conteggio, quello più vicino alla realtà, dice che in Sardegna insiste il 61 per cento delle servitù militari di tutto il territorio nazionale.
Quindi, il primo punto, la condizione obiettiva affinché il gruppo di SEL possa esprimere un giudizio favorevole sul documento conclusivo di questa indagine conoscitiva è che venga messa a tema la questione dirimente della riduzione quantitativa e poi qualitativa della presenza dello Stato, del Ministero della difesa, in Sardegna.
Per una questione di educazione e di eleganza, probabilmente, il collega Scanu non si è menzionato a sufficienza, ma lo voglio fare io. Nella XVI legislatura, le conclusioni della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito di cui è stato relatore definivano all'unanimità un percorso, una exit strategy che non può essere – va da sé – ottenuta con uno schioccare di dita. Del resto, comprendo le difficoltà dei sindaci e delle comunità locali rispetto a un'economia che, negli ultimi sessanta anni, si è qualificata per una dipendenza, in alcuni casi in positivo e nella maggior parte dei casi in negativo, rispetto alla presenza degli insediamenti militari e dei poligoni.
Capisco le difficoltà e penso che lo Stato su questo campo abbia un dovere risarcitorio ulteriore nei confronti della Sardegna e dei sardi che non va sottaciuto. Penso che sia legittimo anche che i sindaci dicano: «Prima che ve ne andiate, lasciandoci il deserto, noi intanto abbiamo da chiedere ciò che ci spetta di diritto». Ciò vale per il presente, ma soprattutto per il futuro, perché, così come è, quella situazione non può restare.
Anch'io voglio sottolineare alcune contraddizioni che ho trovato nei loro interventi, per chiedere ai sindaci, in particolare di Ulassai, di Perdasdefogu e di Villagrande la stessa domanda che ha fatto la collega Corda. Capisco le paure, capisco la paura di vivere in un deserto e di perdere anche quel poco che si ha, in una condizione economicamente già difficile dal punto di vista occupazionale e comunque drammatica; così è, infatti, nonostante i posti di lavoro e le buste paga che ruotano attorno ai poligoni militari. Chiedo, dunque, se riescono ad immaginare, come ha chiesto l'onorevole Corda, un futuro diverso, perché non si può pensare che quella terra sia per sempre consegnata a questo tipo di insediamento o di sviluppo, se lo vogliamo chiamare sviluppo.
Il tema rimane sempre il saldo fra ciò che si ha e ciò che si sarebbe potuto avere. Forse è vero che con i «se» e con i «ma» non si fa la storia, ma secondo me la storia si fa anche con i «se» e con i «ma».
Quelle terre straordinarie, quegli spazi sterminati, quei paesaggi bellissimi avrebbero potuto essere dedicati ad altro. Si sarebbe potuto rimuovere il dubbio che le produzioni locali, quelle che noi vantiamo come una stelletta, un gioiello, un fiore all'occhiello della produzione agroalimentare sarda, siano prodotte in territori inquinati.
Su questo però non ci può essere omertà. Non c’è alcuna attività che pubblicizzi la presenza di un rischio che possa nuocere all'economia locale. L'economia Pag. 16locale può anzi trarre vantaggio da un'indagine seria e indipendente, che dimostri ciò su cui io ho dubbi e su cui altri hanno più certezze di me, ovvero che quelle attività non producono alcun danno per l'ambiente e conseguentemente nessun danno sanitario.
Io ho seri dubbi, perché quel tipo di attività distribuirà certamente un po’ di anidride carbonica. Le esplosioni distribuiranno delle polveri sottili. Le scorie di quelle esercitazioni dove vengono stoccate ? Neanche questo sappiamo.
Non è allarmismo. È la ricerca della verità. La conoscenza della verità è un presupposto per la qualità della democrazia, perché un popolo che non conosce è un popolo meno libero, è un popolo che omette ed è connivente. I sardi e, per prime, le comunità locali hanno diritto di sapere che cosa è successo in quei territori. Evviva quindi l'indagine della magistratura per quanto riguarda il poligono di Salto di Quirra.
C’è una contraddizione: o sono aree da bonificare o sono aree dove è «inconsistente l'indagine sul piano ambientale e sanitario». O le aree sono da bonificare o l'indagine è inconsistente. Delle due, l'una. Io credo che tutto il popolo sardo, il popolo italiano e le comunità locali abbiano il diritto di sapere se l'indagine è inconsistente o se l'area è da bonificare, anche perché il ragionamento sulle bonifiche si fa laddove c’è un monitoraggio serio, scientifico e puntuale della presenza di materiali inquinanti, come leggo anche in recenti documenti consegnati alla Commissione.
Io credo che questi siano i temi. L'importanza del coinvolgimento è riconosciuta, prima che dalla nostra cultura politica (che è sempre un fatto importante), anche dal Consiglio di Stato, che, nell'ordinanza del 23 ottobre 2008, accogliendo il ricorso del comune della Maddalena, avverso alla reiterazione della servitù militare e del deposito di munizioni di Guardia del Moro, esplicita e riconosce gli interessi concorrenti della difesa e delle comunità locali, e quindi delle istituzioni locali che rappresentano quelle comunità: il comune e la Regione.
È il Consiglio di Stato che ci dice che c’è una concorrenza di interessi. Sarebbe bene che su questa concorrenza di interessi, su questa ordinanza del Consiglio di Stato, su questo fatto di cultura politica e su questa lineare interpretazione di ciò che è scritto nella Costituzione, dal Parlamento arrivasse un'inversione di tendenza rispetto ai sessant'anni precedenti, dove si è causato uno squilibrio evidente e possente tra gli interessi della Difesa e gli interessi delle comunità locali. Grazie.
DOMENICO ROSSI. Ringrazio anch'io i sindaci. Debbo dire che probabilmente è vero che la prima Conferenza sulle servitù militari c’è stata nel 1981, tuttavia, avendo comandato il reggimento al poligono di Capo Teulada, ricordo che nel 1995 c’è stata un'altra Conferenza o probabilmente ce n’è stata una a livello regionale.
Le osservazioni di oggi dei sindaci, nella loro diversità, sono quindi esattamente quelle del 1995; per chi può andare a leggere i resoconti, nel 1995 c'erano esattamente le stesse diversità di oggi.
Io non vi faccio domande, ma faccio delle osservazioni a voce alta, perché secondo me questa Commissione ha delle responsabilità, la prima delle quali è non illudere i sindaci interessati dai poligoni e non dare nemmeno delle sensazioni che possono essere sbagliate. Oggi, infatti, ho sentito pronunciare discorsi che possono essere giusti, ma possono esserlo per tutte le regioni e per tutti i poligoni italiani.
Se c’è un'atmosfera surreale a Teulada, ci può essere anche nel poligono di Maniago, nel poligono di Cao Malnisio, nel poligono di Torre Veneri, e allora questo ragionamento dovrebbe portarci a dire: «chiudiamo tutti i poligoni !».
È evidente che si pone un problema in termini di carattere generale: quali sono le esigenze reali di difesa di questo Paese, quali sono le esigenze reali della struttura delle Forze armate, ma su quella base, cioè sulla base di una struttura delle Forze armate, su cui ritengo probabilmente che Pag. 17ci sia anche chi ha più competenza di noi per definire quale sia l'esatta esigenza, si dovrà dare alle stesse Forze armate una risposta in termini di addestramento.
L'addestramento può avvenire in caserma per quanto possibile, per simulazione per quanto possibile, e dovrà avvenire per forza di cose in poligoni per quanto possibile. In termini di carattere generale abbiamo due possibilità: abolire tutti i poligoni italiani perché per quanto mi riguarda il discorso della servitù militare evidentemente interessa qualsiasi comune italiano. Abolire tutti i poligoni italiani e portare tutte le nostre Forze armate all'estero è solo una questione di carattere economico: tutte le nostre esercitazioni portate all'estero probabilmente costano da 3 a 5 volte (se non oltre) più di quanto costa un'esercitazione in Italia, quindi basta trovare i soldi. Le Forze armate italiane erano anzi ben contente, nel momento in cui c'erano i soldi, di poter fare addestramento in Giordania, che ha campi di addestramento bellissimi, oppure in Bulgaria.
Se questo non è possibile, le nostre Forze armate – sia che abbiano una struttura grande, sia che l'abbiano piccola – dovranno comunque addestrarsi. Dico questo per arrivare alla seguente conclusione: c’è un problema di definizione delle esigenze; poi c’è un discorso di confronto fra le esigenze delle Forze armate e le attuali servitù militari; poi c’è un terzo aspetto, per cui ribadisco ancora una volta al presidente l'esigenza di sentire tutte le regioni che oggi non danno nulla allo Stato, in quanto sono problemi non della Difesa, ma dello Stato, di cui la difesa è un assetto come altri.
C’è un problema di partecipazione, e ripeto qui, visto che parliamo di isole, che la Sicilia non ha un poligono e chi come voi conosce bene quella realtà sa che a Teulada e Perdasdefogu i reparti siciliani venivano a esercitarsi, cosa che onestamente mi sembra assurda.
Il terzo punto è quindi vedere esattamente se ci siano altre regioni che possano fornire determinati assetti e aree addestrative. Dopodiché si tratterà di mettere tutto quanto insieme, e su questo è evidente che ci sono due situazioni su cui io sono pienamente d'accordo. La prima riguarda la verifica delle esigenze ambientali e di salute che è l'esigenza primaria non solo delle comunità locali, ma in termini di civiltà nazionale; la seconda è mettere a un tavolo di confronto lo Stato, le regioni, le province e i comuni, far partecipare tutti coloro che sono interessati dalle servitù militari. È evidente che, al termine di tutto questo, il Governo dovrà fare due tipi di operazioni. Il primo tipo di operazioni sono di compensazione passata e il secondo sono di compensazione futura.
Nell'ottica che sarà impossibile, a mio avviso, eliminare tutti i poligoni italiani, è evidente che, se vogliamo dare un contributo positivo al Governo, nel documento conclusivo dovremo dire quali sono. Secondo me, potremmo raccogliere molte delle indicazioni che sono emerse, per dire che laddove lo Stato è costretto a lasciare determinate situazioni, questo è quello che può contribuire a quell'uso, chiamiamolo duale in termini di carattere generale, ma in osmosi tra realtà militare e realtà civile, affinché le due cose non siano in contrasto e anzi contribuiscano allo sviluppo delle località.
PRESIDENTE. Ringrazio i colleghi intervenuti. Adesso ascoltiamo, per delle brevi repliche, i quattro sindaci nostri ospiti.
FERNANDO LUIGI CODONESU, Sindaco del comune di Villaputzu. Grazie, presidente. Nel mio precedente intervento, ho cercato di porre l'attenzione di tutti sulla questione delle servitù militari. Se non sono stato chiaro, intendevo dire questo. Il problema delle servitù militari non è un problema dei singoli comuni che gravitano intorno ai poligoni. È un problema regionale, ma con valenza politica nazionale ed europea.
Tale questione politica va analizzata esattamente in questi termini e lo dico da due punti di vista; intanto, da un punto di vista strettamente militare, ragionando sugli armamenti, su come oggi si fa la guerra e Pag. 18sul fatto che il mondo è totalmente diverso rispetto a cinquant'anni fa. Oggi, un gruppo di hacker molto bravi che si intendano di cibernetica, di crittografia e altro, fa molto di più degli eserciti schierati al fronte. La verità è questa.
Se uno guarda l'evoluzione, ma la possiamo anche definire involuzione, se ci mettessimo a ragionare con il grande Salvatore Quasimodo – tutti quanti abbiamo studiato la grandissima poesia Uomo del mio tempo –, è vero che stiamo sempre parlando del tempo della fionda per quanto ci riguarda.
Non amo le guerre; lo dico chiaramente. Preferisco ragionare in termini di economia di pace e voglio che la Sardegna diventi un'isola di pace e di cultura all'interno di questo scenario, compreso quello che era definito in quel documento che rispetto, perché in parte ho concorso anch'io alla sua stesura, quando sono stato consulente della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito e prima, quando da esperto, ho analizzato tutti i dati di una poderosa indagine ambientale, promossa dal Ministero della difesa, sul poligono interforze del Salto di Quirra.
Sono documenti questi, non sono posizioni ideologiche. Da quei documenti e da quelle relazioni scientifiche emerge un inquinamento incontrovertibile. È tutto certificato. È per questo, e non per fare la lezione, che invito a rivedere le cose. C’è già tutto.
Veramente apprezzo molto tutti gli interventi fatti; intanto, la sostanza, lo spirito delle cose dette dall'onorevole Cicu. È importante ragionare in termini di rispetto reciproco e di riequilibrio. All'interno di questo, sicuramente individuiamo un percorso comune, che è giusto e doveroso.
Ho giurato sulla Costituzione e intendo rispettarla, però il problema è che la Costituzione va rispettata da tutti, in primis dagli organi dello Stato. Quando allora vedo che alcuni degli articoli della Costituzione, dei principi fondamentali, non vengono rispettati, se permettete, dico basta. D'altronde, cosa ha detto l'onorevole Rossi ? Ha esattamente ripetuto alcune cose a proposito dei riti, ovvero che le osservazioni fatte negli anni Novanta, guarda caso, erano quelle fatte nel 1981 e sono più o meno le stesse che facciamo anche oggi.
Ora, non è nell'inutilità del rito, però vogliamo offrire, comunque sia, una prospettiva di giungere a decisioni che siano cogenti e obbligatorie ? Ecco perché dico che bisogna identificare i tempi, le risorse, le strutture. Se si fa questo, si ha credibilità, altrimenti la credibilità non si riacquista più.
È per questo che io prima dicevo: «badate che, se non ci pensa il Parlamento...». L'onorevole Piras ricordava la sentenza del Consiglio di Stato. È nella Costituzione che si parla di materie concorrenti. Le materie concorrenti presuppongono questo rapporto paritario, che fino a oggi non c’è stato. Questo è il problema politico.
Dopodiché, io potrei tranquillamente – non l'ho fatto, non m'interessa in questa sede – ragionare dei problemi di Villaputzu, che riguardano due questioni. Io ho un contenzioso sui tributi, sulla TARSU, dal 2003 fino al 2013 con il poligono, col distaccamento di Capo San Lorenzo. Vi pare possibile ? La cittadinanza, tutti i cittadini, non riescono a pagare i tributi e io ho un contenzioso continuo. Non è più sostenibile. Una piccola comunità, Villaputzu, poi si deve pagare gli avvocati per contrapporsi all'Avvocatura dello Stato. Questi sono i rapporti corretti tra lo Stato e un'amministrazione locale ? Non è davvero più accettabile tutto questo.
Faccio una piccolissima osservazione. Come dicevo, io ho avuto la fortuna di far parte di quel team di esperti che ha analizzato la situazione dei danni derivanti dalle attività dei poligoni. Per rispondere all'onorevole Corda, fa bene a porre il problema sul couso. Non è un problema da poco.
Io vi cito una semplice questione. Esiste il decreto legislativo n. 152, del 2006, che si occupa di disciplinare l'attività di bonifica sui terreni inquinati e ci sono due famose tabelle di riferimento. Una tabella parla dei siti industriali, l'altra, invece, la tabella A, si riferisce a terreni agricoli, Pag. 19verde pubblico e via discorrendo. Nel momento in cui si assimilano i siti militari ai siti industriali, è chiaro che anche le bonifiche vengono classificate diversamente.
Mi ricorda la famosa questione dell'atrazina, quando in Lombardia, molto tempo fa, si alzarono le soglie pur di far rientrare l'acqua nei parametri. Non si può lavorare così. Questa è una truffa nei confronti della cittadinanza, è una rottura del patto di cittadinanza tra cittadini e Stato.
Le questioni sono di tal genere. Non sono questioni capziose, sono problemi di natura politica profonda. È per questo che io faccio un invito pressante proprio a voi. Se vogliamo che ci sia un'inversione di tendenza, allora le cose vanno affrontate in questo modo. Altrimenti, ripeto, la credibilità non c’è più.
Sulle bonifiche ha ragione il sindaco Loi di Villagrande. Le bonifiche sono veramente una grandissima opportunità. Mi permetto, però, di ricordare una questione, anch'essa semplicissima. Io ho fatto alcuni calcoli, basati esclusivamente sulle esperienze che abbiamo in Sardegna, su quanto costa la bonifica di un sito industriale e quanto costa la bonifica di un sito minerario. Ragionando sui livelli di inquinamento certificati del PISQ e riproponendoli, non esagerando, nelle stesse proporzioni agli altri, perché sugli altri non è stata fatta alcuna indagine ambientale, io arrivo a quantificare in 1 miliardo 470 milioni – diciamo in 1,5 miliardi, per semplificare – l'esigenza degli investimenti per ripristinare i suoli. Altro che 75 milioni, dei quali, peraltro, come giustamente diceva il sindaco Loi, non sappiamo un bel nulla !
Soprattutto io credo sia opportuno che questa Commissione faccia veramente forza sul Governo e sul Parlamento, evidenziando che la nostra è una questione nazionale, che va posta nei giusti termini anche a livello di Difesa.
Io capisco l'esigenza della Difesa, ma mi piace parlare con i numeri e mi sono preso la briga di fare la somma di tutti gli effettivi che ci sono nei ventisette Paesi dell'Unione europea. Sapete che sono di più degli effettivi dell'esercito americano ? Siamo veramente alla follia.
Probabilmente anche la tempistica sulla revisione delle Forze armate si può accorciare, ma molto in meglio. Io sono convinto, infatti, che la cibernetica possa molto di più con le simulazioni piuttosto che con la disponibilità di questi territori immensi, di cui le Forze armate italiane ed europee non si fanno un bel niente e che noi pretendiamo indietro.
MARIANO CARTA, Sindaco del comune di Perdasdefogu. Visto che sono stato chiamato in causa sulle mie contraddizioni, a questo punto mi tolgo i panni del sindaco e mi metto a fare politica anch'io per un attimo.
Ho detto nella mia premessa che probabilmente nel mio comune si è sbagliato a puntare su una monocoltura, che era quella del poligono. Detto questo però non è certo facile per le potenzialità intrinseche del mio territorio pensare di fare altro.
Ci sono stati sessant'anni di monocoltura. Immaginare che dall'oggi al domani si possa costruire un futuro senza quell'insediamento mi sembra veramente molto complicato. Io posso provare in tutti i modi a scervellarmi a trovare delle soluzioni alternative di sviluppo del mio territorio. Vi posso garantire che non ce ne sono.
A questo punto, faccio qualche osservazione. Vorrei ricordare che in Sardegna esistono molti paesi la cui sopravvivenza è fondata sui cantieri forestali. Non lo sto dicendo con uno spirito di rivalsa, ma sto facendo anch'io una considerazione. I cantieri forestali sono pagati dalla comunità. Non stiamo parlando di economie produttive, ma di soldi della comunità che vengono dati in certi territori, proprio per evitare che in quei territori avvenga uno spopolamento che è già in atto, ma che sarebbe ancora più veloce.
Io non so che cosa venga fuori da paesaggi e da paesi fantasma, dove non ci sono più persone, dove non c’è più la tutela del territorio, che è garantita – Pag. 20questa sì – dalla presenza delle persone. Io credo quindi che ci siano forti contraddizioni, anche in ragionamenti che ho sentito in questa aula.
Voglio anche fare un'altra osservazione. Io non ho detto che non ci sono territori inquinati. Magari lo diranno meglio le indagini. Io non sono neanche completamente d'accordo con quanto dice il sindaco Codonesu: aspettiamo che si continui a fare caratterizzazioni e vediamo quali saranno i risultati.
Io ho detto, e lo ribadisco (l'ha ribadito molte volte anche il sindaco Codonesu, e quindi non ci sono contraddizioni neanche tra di noi), che rispetto ai 12.000 ettari ci sono 750-800 ettari certificati che hanno dei superamenti dei valori di soglia, relativamente a quelle famose tabelle del decreto legislativo n. 152, ma ci sono altri 11.000 ettari che non hanno assolutamente nulla. Qui non c’è contraddizione.
Tutte le indagini che sono state fatte dall'Istituto zooprofilattico sulla qualità delle carni dicono che le carni non hanno assolutamente nessun problema. Questi sono dati scientifici. Non me li sto inventando io. Lei, onorevole Corda, può leggersi le relazioni dell'Istituto zooprofilattico; non quello che, dunque, dice il sindaco di Perdasdefogu, che potrebbe pensare di «fare il furbo» e di falsificare i dati. Ci sono dei dati che sono stati portati all'attenzione della stampa e che sono stati certificati dall'Istituto zooprofilattico.
Mi rendo conto che uno dei problemi del poligono interforze di Salto di Quirra probabilmente è stato di essere troppo permeabile, nel senso che le zone dove si svolgevano intense attività militari avrebbero dovuto essere recintate, proprio per evitare questa commistione tra il pascolo e le zone dove probabilmente si inquinava.
In questo senso, non ci stiamo contraddicendo. Le ho detto prima che le attività vengono fatte in aree piuttosto ristrette e che la maggior parte di quel territorio è probabilmente sana. Dico «probabilmente», perché io non ho riscontri oggettivi, come nessuno di noi li ha. Noi abbiamo questa idea. Sarà così ? Non lo so.
Essendo una questione politica, io non vorrei che si trattassero le servitù militari in maniera diversa da come si trattano altri insediamenti industriali. Noi in Sardegna abbiamo esempi ridondanti (ce ne sono veramente tanti) dove i territori sono stati devastati dalla presenza di attività industriali. Mi veniva da sorridere l'altro giorno quando in televisione si parlava dello spirito minerario della miniera di Furtei, con 750 ettari devastati con cianuro, cioè esattamente tanti quanti sono gli ettari del poligono interforze che potrebbero avere dei problemi.
Questo non perché l'ho detto io, ma perché qualche esperto del settore che non appartiene certo alla mia amministrazione, ma all'amministrazione regionale, parlando del Poligono interforze del Salto di Quirra e dell'inquinamento in esso presente, ha detto che rispetto a situazioni di altri siti industriali in tale poligono fondamentalmente c’è acqua fresca. Questo per dire che, al di là del fatto che si sono superati i valori di soglia, il che è già grave, bisogna contestualizzare e fare probabilmente dei confronti tra situazioni. Con riguardo, ad esempio, alla Terra dei fuochi si vede continuamente in televisione Portovesme dove praticamente si coltiva proprio a fianco a dove si bruciano rifiuti. Sono tutti problemi sanitari serissimi.
Non vorrei quindi che ci si mettesse la «divisa» dei pacifisti e si trattassero le servitù militari e quindi l'attività militare diversamente da come si tratta un'attività industriale che inquina tanto quanto e forse di più delle stesse attività militari.
FRANCO CUGUSI, Sindaco del comune di Ulassai. Grazie, presidente. Faccio anch'io una brevissima premessa sul fatto che do per scontato che tutti vorremmo la pace e un mondo in cui non ci fossero mai guerre. Siccome però siamo realisti, sappiamo bene che purtroppo – e sottolineo «purtroppo» – questa al momento è una semplice utopia. La difesa si chiama così proprio perché spesso dobbiamo difenderci dagli altri o quantomeno prepararci, Pag. 21anche se ovviamente nessuno si augura di avere l'Italia sempre in guerra o di sostenere posizioni favorevoli alla guerra.
Considero la domanda dell'onorevole Corda come una «sfida», perché è la domanda delle domande. Tutti ci chiedono se abbiamo mai pensato cosa si potrebbe fare al posto di...
Certo che ci abbiamo pensato ! Se volete vi portiamo i progetti, ma siamo sicuri che poi non succeda quanto è accaduto alla Maddalena ? Lì c’è un territorio potenzialmente superiore al nostro per certi aspetti, perché stiamo parlando di un'isola che veramente ha dei margini potenziali per il turismo e altro, eppure sappiamo bene com’è andata a finire, non devo dirvelo io.
Bisogna stare attenti, sicuramente l'ha detto in buona fede e anche con un'idea su cui mi piacerebbe confrontarci. Immagino che Lei abbia già costruito un percorso per sostituire le basi militari. Se ha un percorso, i progetti e le risorse per sostituire le basi militari, per garantire quantomeno lo stesso sviluppo e addirittura per crearne uno superiore, noi siamo pronti a recepire tutte le sue proposte. Da domani ci incontriamo, ne parliamo e discutiamo, perché alla fine tutte le discussioni finiscono con la frase classica: «voi non sapete che probabilmente si potrebbero fare tante altre cose, non ci avete pensato», mentre invece ci pensiamo tutti i giorni !
Quando però poi si vanno ad affrontare i problemi in realtà come le nostre, dalla fase progettuale, quella della stesura scritta, a quella pratica c’è una bella differenza. Grazie.
GIUSEPPE LOI, Sindaco del comune di Villagrande Strisaili. Vorrei dire rapidamente alcune cose. Intanto, la superficie destinata alla base è di 13.000 ettari di cui circa 1.000 ettari – dal dato in mio possesso – risultano essere utilizzati.
Io sono abituato a parlare con i cittadini che vengono in comune e fanno delle domande concrete. E la domanda concreta è questa: dopo tutti questi mesi e anni di indagini siamo in grado di dire che cosa ci sia nei 1.000 ettari e quanto inquinamento ci sia negli altri ? Questo è la prima domanda cui noi dobbiamo dare una risposta.
Vengo alla seconda domanda. Il couso non ce lo siamo inventati noi, ma è un uso che qualcuno ha autorizzato negli anni. Oggi, andare a rivedere questa pratica risulta complicato; intanto perché bisogna capire – come ho detto nel mio intervento precedente, al primo posto metto sempre la salute umana – che se non c’è una certezza, una certificazione ambientale e sanitaria chiara, non si possono fare autorizzazioni.
In quel territorio, per circa 3.000 ettari, solo di agro di Villagrande, facciamo le certificazioni per le pratiche di benessere animale. È evidente che, se mi vengono a mancare quei 3.000 ettari, li devo sostituire con altri 3.000 ettari da altre parti. È evidente inoltre che chi ha dato negli anni, con il regio decreto, quei terreni a Villagrande per la transumanza lo ha fatto perché un paese che vive di agricoltura e di pastorizia come il nostro aveva quelle esigenze.
Cosa significano, dunque, le certificazioni che andiamo a produrre ? Le certificazioni sono risorse contributive per una categoria che è già in ginocchio di per sé. Pertanto, dobbiamo trovare un'alternativa. Se non facciamo quelle certificazioni, dobbiamo dire cosa dobbiamo fare. Su questo la domanda la facciamo noi al legislatore per dire: come ci dobbiamo comportare in questo caso ? Loro infatti vanno a perdere una contribuzione comunitaria che è a sostegno di quelle popolazioni e di quei territori in ritardo di sviluppo dove le produzioni sono assolutamente precarie, perché abbiamo aziende che sul mercato, da sole, probabilmente non riescono a stare.
Siamo, dunque, d'accordo su tutto, anche ad ipotizzare percorsi assolutamente diversi, ma siccome dobbiamo fare i conti con la realtà, la realtà è che le cose si fanno con gradualità.
Come diceva prima il deputato Piras, credo che il ragionamento debba essere fatto nel contesto generale dello sviluppo di un territorio e di che cosa vogliamo fare Pag. 22delle basi militari, però poi bisogna entrare nel merito delle singole esigenze, luoghi e singoli problemi che esistono. Per entrare in questi, credo che dobbiamo assolutamente conoscere bene il dettaglio. Per conoscere il dettaglio, bisogna sentire Perdasdefogu e capire qual è il grado di problema che lì c’è sulla ricaduta occupazionale essendo importanti i numeri che il sindaco ha detto. Per Villagrande, il problema al momento è solo quello che stiamo dicendo dell'utilizzo di quei territori per altri fini.
È evidente che – questa è l'espressione che ho usato prima – il coordinamento dei sindaci è assolutamente importante per scrivere assieme un percorso che sarà lungo. Non sarà a breve termine, ma sarà un percorso che ci deve vedere protagonisti e dobbiamo essere coscienti che di sviluppo dobbiamo parlare. Non ci possiamo permettere di abbandonare quei territori a se stessi.
Dire oggi no alla base militare, solo per dire una cosa che dicevo quando ero alle superiori non è assolutamente fattibile, perché ne capisco l'importanza. Non è nemmeno fattibile, però, dire sì alla base militare a prescindere. Dunque, dobbiamo trovare un sistema che ci porti ad una soluzione concreta del problema. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a Lei. Ringrazio i colleghi intervenuti e soprattutto i sindaci che sono stati così disponibili nei nostri confronti.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.45.