XVII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 5 agosto 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 3 

Audizione del Capo di stato maggiore della difesa, generale Claudio Graziano, sulle linee programmatiche dei vertici delle Forze armate:
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 3 
Graziano Claudio , Capo di stato maggiore della difesa ... 3 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 11 
Scanu Gian Piero (PD)  ... 12 
Vito Elio (FI-PdL)  ... 13 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 14 
Artini Massimo (Misto-AL)  ... 14 
Rizzo Gianluca (M5S)  ... 16 
Marcolin Marco (LNA)  ... 16 
Bolognesi Paolo (PD)  ... 17 
Petrenga Giovanna (FI-PdL)  ... 17 
Lacquaniti Luigi (PD)  ... 18 
Zanin Giorgio (PD)  ... 18 
D'Arienzo Vincenzo (PD)  ... 19 
Corda Emanuela (M5S)  ... 20 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 20 
Graziano Claudio , Capo di stato maggiore della difesa ... 21 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 25 
Graziano Claudio , Capo di stato maggiore della difesa ... 25 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 26 
Graziano Claudio , Capo di stato maggiore della difesa ... 26 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 26 

ALLEGATO: Presentazione delle linee programmatiche del mandato quale Capo di stato maggiore della difesa ... 27

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FRANCESCO SAVERIO GAROFANI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di stato maggiore della difesa, generale Claudio Graziano, sulle linee programmatiche dei vertici delle Forze armate.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Capo di stato maggiore della difesa, generale Claudio Graziano, sulle linee programmatiche dei vertici delle Forze armate.
  Do il benvenuto al generale Graziano, che ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai lavori della nostra Commissione. Saluto anche i suoi collaboratori, che lo accompagnano. Ricordo che, come di consueto, dopo l'intervento del generale, potranno intervenire per porre domande o formulare osservazioni i colleghi che ne faranno richiesta e, successivamente, il generale potrà rispondere.
  Do la parola al generale Graziano per lo svolgimento della sua relazione.

  CLAUDIO GRAZIANO, Capo di stato maggiore della difesa. Ringrazio il presidente Garofani e tutti i componenti della Commissione difesa della Camera per l'odierna audizione. Mi scuso ancora se la scorsa volta è stato necessario rinviare l'audizione a causa di guasto aereo. Eravamo fermi in Iraq, a Baghdad.
  Nel corso di questa presentazione esporrò le linee programmatiche del mio mandato di Capo di stato maggiore della difesa, con particolare attenzione alle misure da attuare nell'ambito delle mie attribuzioni, per implementare gli indirizzi espressi dal Ministro della difesa con il Libro bianco.
  Premetto che, come forse avete già avuto modo di sentire, si tratta di un documento di cui noi militari sentivamo forte la necessità, in quanto da molti anni alle Forze armate mancava un riferimento organico per mettere correntemente a sistema le moltissime variabili della difesa e della sicurezza nazionale e delle sue implicazioni internazionali.
  Si forniscono chiare direttive per dare attuazione a un sistema di sicurezza nazionale che, tenuto conto delle dimensioni del problema e dell'urgenza di determinati rischi e minacce, dovrà essere implementato nel più breve tempo possibile, ma, allo stesso tempo, per propria natura e per la durata della trasformazione, si riverbererà in un arco di tempo molto lungo e, per quanto possibile, stabile, come sarebbe necessario per gli argomenti inerenti la sicurezza.
  Lo scopo è anche quello di portare a compimento il processo riformatore già avviato – come illustrato nella slide numero 2 e come certamente gli onorevoli sapranno – nel 1997 dal Ministro Andreatta, con la cosiddetta «riforma dei vertici», e che è poi proseguito con la legge del 2000 sulla riforma del modello professionale.Pag. 4
  Con tale riforma si cercava di dare risposta agli straordinari mutamenti strategici che erano avvenuti all'epoca, con la caduta del Patto di Varsavia e il nascere di nuove aree di crisi, creando delle Forze armate decisamente più piccole, ma più efficaci dal punto di vista qualitativo, cioè professionali e soprattutto idonee – questa era la scelta di allora – a condurre operazioni fuori dal territorio nazionale, nell'ambito di contingenti multinazionali, superando il concetto della leva per la sacra difesa della patria.
  Già all'epoca la risposta operativa fu la creazione di un comando operativo di vertice interforze (COI), per coordinare e gestire in modo unitario le varie operazioni militari, superando l'approccio single service.
  Sottolineo che tale trasformazione è stata adottata, consolidata, confermata e oggi pienamente conseguita nei tre maggiori Paesi di riferimento, che sono la Gran Bretagna, la Francia e la Germania.
  Fu quindi realizzato uno strumento militare interforze, in cui i Capi di stato maggiore di Forza armata passavano alle dipendenze del Capo di stato maggiore della difesa. Quest'ultimo diventava responsabile della pianificazione e dell'impiego dello strumento militare, mentre i Capi di Forze armate e le Forze armate avevano il compito principale e fondamentale dell'approntamento delle unità e dei reparti.
  Successivamente è intervenuta la legge n. 244 del 2012, che ben conoscete, dovuta essenzialmente alle problematiche di natura finanziaria, con cui c’è stata la riduzione sensibile del personale, per poi arrivare al Libro bianco per la sicurezza e la difesa nazionale.
  Oggi, come nel 2000, molti rischi sono mutati e aumentati. Si è inserita la variabile del terrorismo di nuova generazione, tipo ISIS, che sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti. Continua una sfavorevole congiuntura economica, anche se speriamo che possa essere superata, in particolare a livello nazionale, ma non solo.
  Tutto ciò determina, a distanza di quindici anni, la necessità di colmare i ritardi accumulati per varie ragioni, di natura normativa e finanziaria e talora anche di atteggiamento conservativo all'interno delle Forze armate, per procedere in questa trasformazione.
  L'esame dello scenario strategico, la valutazione delle possibili minacce e l'indicazione delle aree di prioritario interesse nazionale – che considero la chiave concettuale – e, quindi, dei prevedibili ambiti d'impiego delle Forze armate contenuti nel Libro bianco consentono quindi di avviare una pianificazione, per arrivare alla realizzazione del nuovo modello di strumento militare, con precise priorità, definendo, in coerenza con le risorse disponibili e prevedibili, le capacità operative necessarie.
  Adesso farò un breve cenno agli scenari. La slide numero 3 è una semplificazione, che ho disegnato io, sui due archi di crisi che interessano la situazione generale: un arco di crisi del Sud, nel quale prevalgono il terrorismo, il radicalismo e la frammentazione degli Stati da cui provengono i flussi migratori incontrollati; e quello generalizzato dell'Est, giudicato particolarmente in ambito NATO, caratterizzato dalla pressione militare russa e dalla contrapposizione che avviene in questo momento con i Paesi dell'Est della NATO.
  I due archi si incrociano proprio nell'area mediorientale, estendendo i loro effetti verso il Nord Africa e le aree mediterranee di più diretto e immediato interesse del nostro Paese.
  In tali aree appare sempre più difficile distinguere le sfide poste da attori statuali e non statuali chiaramente definiti.
  In tal senso, il cosiddetto califfato, che rappresenta una grossa novità, da un lato, è un'organizzazione terroristica tradizionale e, dall'altro, con le conquiste territoriali e l'espansione geografica, si propone quasi come un terrorismo statuale non legittimato.
  Dal punto di vista militare, quello che viene definito minaccia ibrida, cioè la somma di minacce convenzionali e minacce Pag. 5asimmetriche, è l'ambiente in cui le Forze armate dovrebbero essere chiamate a operare.
  Con queste premesse, ovvero con rischi crescenti e risorse insufficienti, è evidente che è necessario riferirsi alle accennate aree di prioritario interesse nazionale.
  Il Libro bianco fa riferimento a diverse aree. Le aree prioritarie per la difesa nazionale naturalmente sono quella italiana e quelle contigue. Le altre aree principali sono la regione euromediterranea e quella euroatlantica.
  Riferendosi a quella euromediterranea, è noto che il progressivo deterioramento del quadro di sicurezza richiederebbe risposte di natura socio-politica e infrastrutturale globali.
  Dal punto di vista più specificamente tecnico-militare, l'esigenza è sostanzialmente quella di contenere le minacce e di contribuire alla soluzione attiva delle crisi nel quadro delle alleanze, supportando i Paesi amici impegnati nella lotta agli estremisti e garantendo la sicurezza nazionale.
  In particolare, esiste il problema della Libia. Sono noti la situazione e le problematiche derivanti dalla lotta tribale e dalla contrapposizione tra i due Governi autonomi.
  Comunque, tralasciando la cronaca delle negoziazioni in atto, l'eventuale firma di un accordo fra le parti, che tutti auspichiamo, comporterebbe il cessate il fuoco e attiverebbe il processo di formazione di un Governo di unità nazionale, che, per quanto forse all'inizio non particolarmente forte, sarebbe il riferimento per cominciare un processo di stabilizzazione.
  A questo punto, il Governo di unità nazionale potrebbe richiedere il supporto della comunità internazionale per l'implementazione di misure di confidence-building e di security arrangement, che evidentemente richiederebbero una risoluzione specifica delle Nazioni Unite.
  In particolare, nel caos libico ci sono molte complicazioni, tra cui l'attivismo dei gruppi jihadisti, che si aggiunge alle pressioni migratorie, all'attività criminale degli scafisti e alla cooperazione tra bande criminali, tribù e fazioni in lotta.
  È un quadro preoccupante, a cui si aggiunge in senso lato il problema di ISIS, a cui ho già accennato, oltre al possibile effetto domino che si potrebbe creare su Paesi vicini dell'area africana (Egitto, Tunisia, Algeria, Ciad, Niger) e al rischio di risentire delle crisi che vengono da altri Stati (Siria e Iraq in particolare).
  Non sfugge a nessuno, anche se non è riferito alla Libia, che in questo momento uno dei partner della NATO, la Turchia, è impegnato in operazioni sul territorio siriano.
  Nella slide numero 5 è rappresentata una semplificazione delle presenze ISIS che sta avvenendo in questo momento sul fianco sud; si tratta di un'indicazione delle capacità di ramificazione e proselitismo, nonché della potenzialità di destabilizzazione dell'ordine e della sicurezza interna degli Stati intrinsecamente collegati, che ha portato alle situazioni in atto. In particolare, in Libia la presenza è concentrata nell'area di Sirte.
  La regione mediterranea coincide in linea di massima con il fianco sud dell'Alleanza atlantica. Il nostro Paese, a livello sia politico sia tecnico-militare, si è speso molto per indicare la priorità e la necessità che anche la NATO dedichi la propria attenzione al fianco sud, anche se in ambito Alleanza rimane molto elevata la preoccupazione per il fianco est, in particolare per l'Ucraina, in relazione al rafforzamento della presenza russa e alle attuali tensioni.
  Naturalmente, a parte queste due aree, vi è poi tutta l'area mediorientale, comprendente le regioni del Golfo, del Corno d'Africa e del Sahel, nelle quali le Forze armate sono impegnate. Si tratta di altre regioni interessate dall'ISIS, nelle quali i fenomeni di natura locale si possono riverberare sulle aree mediterranee.
  Da ultimo, in ordine prioritario, vi sono le possibili aree d'intervento collegate agli interessi nazionali, ovvero alla volontà nazionale Pag. 6di contribuire alle missioni di pace internazionali e alle missioni di stabilizzazione in altre aree geografiche.
  Quello che emerge è un quadro generale in cui è necessario incrementare, da un lato, la capacità di risposta degli organismi nazionali e, dall'altro, la capacità di partecipare in modo attivo e, quindi, anche di stimolare gli organismi internazionali, in primis certamente Europa e NATO, per contare su uno strumento militare opportunamente dimensionato e versatile, con una necessaria capacità d'intervento e proiezione delle forze.
  Lo scopo è quello di rendere disponibili per l'impiego, in ambito alleanze, coalizioni dei volenterosi (tipo Iraq) o presenze nazionali, complessi militari interforze multidimensionali terrestri, navali, aerei e idonei a operare nel dominio cibernetico, in grado d'integrarsi in modo armonico in ambito internazionale e di svolgere il ruolo di leadership in teatri rilevanti d'interesse strategico, attraverso la disponibilità di adeguate capacità di comando, controllo, coordinamento e gestione delle informazioni.
  Questo è un aspetto importante, perché il ruolo di comando di una missione implica impegni a livello politico-militare, ma anche a livello tecnico ed economico.
  In questo momento, noi siamo leader in tre missioni principali – ovvero in Libano, in Kosovo e in EUNAVFORMED nel Mediterraneo – e in un teatro minore in Somalia. Inoltre, siamo leader settoriali in Afghanistan e in Iraq, senza contare il ruolo nazionale in Mare sicuro e l'addestramento dei carabinieri in Iraq. Ciò complessivamente indica un impegno superiore a quello che era stato pensato nel passato.
  In tal senso, c’è un riferimento – questo, però, evidentemente è un argomento di particolare complessità – relativo alla creazione di una riserva, che è già presente in altri Paesi e di cui qualche Paese sta pensando di dotarsi.
  Attualmente la nostra riserva selezionata è limitata a determinati incarichi. Si tratta di studiare criteri e innovazioni eventualmente necessarie a espandere al bisogno le Forze armate.
  Lo scopo finale è quello di salvaguardare nel presente l'efficienza dello strumento militare e garantire nel futuro un incremento, una razionalizzazione e una modernizzazione delle Forze armate, incrementando ove possibile il livello di efficienza. Partendo dall'attuale livello di impiego operativo, preservare l'operatività e razionalizzare e modernizzare le Forze armate sono le due linee.
  L'impiego operativo attuale, come è noto a tutti, è di circa 12.000 unità, di cui circa 7.200 impiegate sul territorio nazionale in Strade sicure oppure in Mare sicuro, un'operazione di sicurezza nel Mediterraneo a livello nazionale.
  Si tratta di un'entità importante, che è anche identificativa della stretta correlazione tra sicurezza interna e sicurezza esterna.
  In tal senso, Strade sicure era nata esclusivamente come un'attività di supporto e di contrasto alla criminalità. Oggi ha preso anche connotati di sicurezza interna nei punti sensibili, nell'ottica di una maggiore tutela e protezione contro eventuali minacce terroristiche.
  Per il resto, le missioni sono quelle in parte note e consolidate: l'operazione UNIFIL è di particolare rilevanza, tenuto conto della situazione libanese; in Afghanistan, la missione attualmente chiamata Resolute support è stata prolungata fino all'inizio dell'anno prossimo.
  C’è poi la missione KFOR nei Balcani, in cui abbiamo la leadership. Sui Balcani c’è una rinnovata attenzione della NATO, perché evidentemente le aree come il Kosovo sono molto prossime al cuore dell'Europa e, quindi, meritano attenzione in questo momento per i fenomeni d'immigrazione. Attualmente ci sono altre missioni di sicurezza aerea nei Paesi baltici.
  Vi sono poi altre missioni, che abbiamo chiamato minori, non nel senso dell'importanza, ma nel senso delle dimensioni. Nel Corno d'Africa c’è una missione antipirateria nell'Oceano indiano. In Somalia Pag. 7c’è la missione Atalanta. C’è poi la missione EUNAVFORMED, di cui parlerò subito dopo.
  C’è una missione abbastanza nuova, che è quella della coalizione militare internazionale anti-ISIS, in cui il dispositivo nazionale si sta completando e prevede la presenza di forze aree dislocate in Kuwait e di contingenti di addestratori in territorio iracheno, per lo sviluppo di un'attività che si chiama advice and assist.
  L’advice and assist è un'evoluzione del concetto di addestramento. Rappresenta una lezione appresa da tutti i teatri operativi, in cui si è chiarito che soltanto attraverso la preparazione delle forze locali è possibile risolvere le crisi. Prevede il supporto e l'assistenza addestrativa presso le stesse unità in zona di operazioni.
  Tale attività viene svolta nella zona di Erbil da forze convenzionali, nella zona di Baghdad e in futuro anche nella zona di Erbil da forze speciali, come è stato preannunciato, dai contingenti di carabinieri che sono stati annunciati e saranno dislocati nell'area.
  Inoltre, ci sono altre missioni minori per l'addestramento delle forze di sicurezza palestinesi (anche questo da parte dei carabinieri), somale e gibutine.
  Svolgo ora un breve aggiornamento su EUNAVFORMED. Il 22 giugno, come è noto, i Ministri degli esteri dell'Unione europea hanno lanciato l'operazione aeronavale denominata European Union Naval Force Mediterraneo, volta a contrastare le organizzazioni dedite al traffico di esseri umani.
  La missione è a guida italiana. È stata lanciata il 27 giugno ed è diventata completamente operativa il 27 luglio. Si tratta di un'operazione in fasi. Attualmente è in atto la fase uno, che prevede il dispiegamento delle forze, la raccolta e il monitoraggio delle reti migratorie.
  Con passaggi successivi a decisioni del Consiglio europeo, si arriverà alla fase due, che consiste nel contrasto diretto ai migranti, con l'eventuale arresto dei trafficanti, e alla fase tre, che prevede anche la possibilità di inibire questi natanti nelle acque territoriali. I passaggi saranno regolati da decisioni del Consiglio europeo e del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.
  Evidentemente queste missioni rappresentano il nostro presente. Sono impegni onerosi e diversificati, in cui credo che le nostre Forze armate abbiano davvero contribuito a dare lustro all'Italia.
  Nella slide numero 11 le missioni sono riepilogate attraverso la ripartizione tra Unione europea, Nazioni unite e coalition of the willing, come quella in Iraq, che nasce da una richiesta del Paese. Ci sono poi le missioni NATO. È interessante vedere quei due quadratini azzurri, che rappresentano la strategia della NATO, che sicuramente si riverbera anche in ambito nazionale. Il concetto strategico della NATO prevede di operare nell'ambito della difesa collettiva, ovvero della difesa degli spazi atlantici, in quello della gestione delle crisi e in quello della cooperazione per la sicurezza, attraverso tre pilastri: la deterrenza, il contenimento e la protezione delle aree di sicurezza.
  Passando alla seconda linea di azione, ovvero la razionalizzazione e modernizzazione delle Forze armate, come ho detto, questa si baserà in misura significativa sulle lezioni apprese nei teatri operativi, in termini dottrinali, di capacità, di protezione e sicurezza del personale e, non da ultimo, di valorizzazione delle risorse umane a disposizione.
  Certamente posso affermare con legittimo orgoglio che le risorse umane sono di primissimo livello. Io credo che i nostri militari siano veramente fra i migliori del mondo.
  Uno degli elementi di riferimento da cui partire è la dimensione quantitativa. È stato confermato il numero di 150.000 militari e di 20.000 civili, da raggiungere entro il 2024. Si tratta di obiettivi importanti, ma anche ambiziosi, dettati dall'esigenza di operare rapidamente risparmi in questo settore e di razionalizzare le strutture.
  È evidente che il livello quantitativo è uno dei termini del problema, però deve essere in grado esprimersi in un quadro finanziario che è importante sia stabile Pag. 8(visto che più positivo è impossibile), consenta un insieme bilanciato di capacità e un modello organizzativo funzionale e, infine, renda efficaci i processi decisionali, senza tralasciare l'attenzione per il nostro personale, che deve essere motivato, supportato, convinto ed evidentemente in possesso di un morale elevato.
  Sul piano della capacità operativa, abbiamo già detto che la modernizzazione delle Forze armate si baserà sulle aree prioritarie, superando il concetto di pianificazione a tetto prefissato sulla minaccia, che non è nelle nostre possibilità.
  Assunto quali siano le esigenze capacitive e le risorse finanziarie, occorrerà individuare delle precise priorità, operando delle scelte sulle cose ritenute strategicamente necessarie rispetto a quelle auspicabili.
  Nel passato, ciò si chiamava «rischio operativo». Comunque, si tratta di scelte che devono essere operate dai Paesi, sulla base delle disponibilità e anche sulla base delle prevedibili alleanze. È, quindi, importante accrescere la condivisione in ambito internazionale dei processi di pianificazione.
  Ciò che è importante e su cui mi impegnerò è l'avvio di un processo di sviluppo capacitivo, che abbia come obiettivo, come ho accennato, il bilanciamento delle diverse componenti dello strumento militare.
  Si tratta di un aspetto sottolineato dal legislatore e previsto dalle norme in vigore, che è di grande importanza, anche per mettere a sistema e trarre il massimo beneficio dai maggiori programmi di rinnovamento avviati nel recente passato, sia con risorse del bilancio ordinario sia con quelle rese possibili attraverso leggi ad hoc del Ministero dello sviluppo economico, l'ultima delle quali in ordine di tempo è quella dell'ammodernamento della flotta.
  È importante che questo sia messo a sistema con il bilancio ordinario, attraverso una visione interforze, per superare un concetto single service e per fare in modo che il risultato finale sia uno strumento bilanciato e sostenibile, attraverso un approccio interforze integrato.
  È evidente che, in questa logica di acquisizione, cercheremo di inserire al massimo la logistica integrata. Questo vuol dire che, insieme ai mezzi, tenteremo di acquisire anche il supporto logistico, tenuto conto dei massicci tagli che si sono verificati in ambito di esercizio e che limitano i fondi per l'operatività.
  Tutto quanto precisato sarà esplicitato in un documento, che si chiamerà Revisione strategica della difesa, previsto nel Libro bianco, e nella Pianificazione di lungo termine degli investimenti, che ne costituisce il completamento programmatico e che dovrà descrivere le capacità operative ritenute necessarie e le proposte di come acquisirle, ammodernarle e sostenerle in un arco di quindici anni.
  Le risorse finanziarie dovranno essere assicurate nel tempo, ricercando un quadro di certezza e stabilità – che tutti noi comprendiamo quanto sia importante – attraverso una legge sessennale degli investimenti militari, a cui affiancare, con una visione coerente e integrata, le risorse che il Governo e il Parlamento, attraverso il Ministro dello sviluppo economico, vorranno dedicare al sostegno del sistema Paese e in particolare alle industrie del settore.
  Rammento che in questo momento la possibilità di addestramento, di mantenimento e di sostegno delle missioni deriva da provvedimenti legislativi periodici sulle missioni.
  Passando ai princìpi organizzativi, la massima priorità sarà data al processo d'integrazione interforze, che peraltro è stato sempre la linea conduttrice delle trasformazioni. Tale processo, pur salvaguardando la specificità tradizionale delle singole componenti e delle singole Forze armate, deve portare alla creazione di una vera realtà interforze, eliminando duplicazioni e ponendo al centro la componente operativa, che è certamente il core business della Forza armata.
  In questo senso, per svolgere in modo efficace la funzione d'impiego delle forze, è indispensabile consolidare l'attuale struttura operativa di vertice sotto un'unica regia interforze per la gestione delle operazioni. Pag. 9Questo consentirebbe al vertice della difesa (in questo momento al sottoscritto) di esercitare pienamente la responsabilità di comando e controllo delle operazioni, che già gli è affidata dalla legge vigente.
  Da qui nasce l'esigenza di potenziare, non tanto in termini numerici, quanto in termini di efficienza, il Comando operativo di vertice interforze – questa è soltanto una bozza di elementi di pensiero – ponendo a capo un vice comandante per le operazioni, da cui dipenderanno, per l'impiego in operazioni, i comandi delle componenti terrestre, marittima e aerea, nonché il comando per le operazioni speciali e il comando per le operazioni cibernetiche, di cui tutti i Paesi si stanno dotando e che effettivamente rappresenta una delle problematiche più aperte.
  C’è chi dice che le Forze armate si preparano per le emergenze, ma le operazioni cibernetiche sono effettivamente sempre in atto.
  Questa nuova organizzazione avrà la capacità di migliorare e accrescere l'efficacia di condurre qualsiasi tipo di operazione.
  Per quanto attiene al supporto delle forze, il concetto è quello di razionalizzare e unificare, ove opportuno, le attuali strutture logistiche, portando tale funzione in ambito interforze, per facilitare una direzione più unitaria ed efficace da parte del vertice dello stato maggiore della difesa, al quale già risale per legge la responsabilità del controllo operativo dei fondi.
  In questo caso, la principale novità sarà che il direttore nazionale degli armamenti diventerà anche responsabile per la logistica, accentrando le funzioni relative all'acquisizione e alla dismissione dei mezzi e dei sistemi d'arma, nonché quelle relative all'infrastruttura, alla grande logistica e alla sanità, a eccezione delle attività logistiche che hanno un impatto sul supporto diretto delle unità operative, che rimarranno di Forza armata.
  Si tratta evidentemente di affrontare in modo sinergico un passaggio importante. In Germania, per esempio, sono state fondate due Forze armate a parte: quella della logistica e quella della sanità. In questo caso, è un passaggio probabilmente troppo costoso. In fondo, noi stiamo raggiungendo l'efficienza in modo anche più semplice, ma che permetterà di gestire in modo unitario, evitando duplicazioni e consentendo risparmi ed economie di scala in molti settori. Pensiamo alla sanità, ai trasporti, al commissariato e ai rifornimenti.
  Naturalmente, resta ferma la dipendenza del direttore nazionale degli armamenti dal vertice politico per quanto attiene alla politica industriale.
  Altri accorpamenti, economicità di gestione, nonché razionalizzazioni saranno ricercati in altri settori: quello scolastico-addestrativo e quello infrastrutturale-territoriale.
  Per quanto riguarda il settore scolastico-addestrativo, si tratta di trovare integrazioni su tutte le attività comuni alle varie Forze armate – pensiamo alle scuole di lingue estere, alle scuole di specializzazione, alle scuole che svolgono funzioni analoghe – ma anche una rivalutazione importante del CASD, il Centro alti studi per la difesa, quale centro di pensiero e dottrina, non soltanto militare, ma di sicurezza in senso lato e di scambio con gli altri Paesi.
  Per quanto riguarda le infrastrutture, dal punto di vista dell'unificazione territoriale è già stato fatto moltissimo. Ormai non vi sono praticamente più enti che pensano soltanto alle attività territoriali.
  Dal punto di vista infrastrutturale, è molto importante il piano di razionalizzazione in atto, per cercare di facilitare le dismissioni e razionalizzazioni delle infrastrutture a disposizione, sia per rendere disponibili le infrastrutture per lo Stato sia per risparmiare risorse critiche e importanti.
  Veniamo ora al settore del personale militare e civile, che è certamente la componente più preziosa e importante della difesa.
  Ci troviamo in una situazione in cui la peculiarità militare è un po’ messa in difficoltà dall'eccessiva rigidezza dell'attuale sistema, originato nel passato dal Pag. 10passaggio repentino dalla leva al modello professionale, che ha portato, attraverso una serie di norme successive, a una cospicua immissione di personale in servizio permanente e a tagli che hanno riguardato soprattutto, logicamente, il personale a tempo determinato.
  È chiaro che l'aumento del personale in servizio permanente, come del resto era stato ben previsto all'epoca, ha costi superiori rispetto alla leva.
  Attualmente le risorse destinate al personale, come sintetizzato nella slide numero 18, sono circa il 73 per cento della funzione difesa. È evidente che è una situazione non sostenibile, che lascia scarso margine d'intervento e che è lontana da parametri che consentano di aumentare i fondi destinati all'addestramento e al mantenimento, che devono assolutamente essere reperiti.
  Desidero, però, precisare che la voce del personale non è tanto alta in valore assoluto rispetto alle altre componenti quanto in valore relativo. Vi sono altri Paesi in cui al personale sono dedicate risorse maggiori, ma in presenza di ancora maggiori risorse di esercizio e d'investimento.
  Indiscutibilmente il problema militare italiano si riverbera sul problema del professionale e del personale e ha un approccio più complesso. Rammento che in molti Paesi, per esempio in quelli anglosassoni, il diritto alla pensione è acquisito dopo vent'anni di servizio. Questo permette automaticamente di mantenere il personale più giovane.
  Occorre, quindi, pensare a iniziative incisive e innovative, che, pur tuttavia, non potranno avere ripercussioni strategiche sul personale a breve, ma solo a partire dal medio periodo. Ciò nonostante, è necessario partire subito per conseguire risultati a medio termine, a iniziare dall'eventuale esodo per legge, con misure e trattamenti economici adeguati per il personale più anziano, ai sensi dei profili applicativi della citata legge n. 244 del 2012.
  Si tratta di rivedere i criteri per l'arruolamento e il trattamento in servizio del personale di ogni ordine e grado, per bilanciare l'attuale percentuale tra servizio permanente e tempo determinato, tendendo a una ripartizione in cui vi sia una maggiore percentuale di personale a tempo determinato, senza creare nello stesso tempo precariato.
  Per non creare precariato, lo studio e il tempo saranno necessari per individuare passaggi in altre amministrazioni, ovvero l'impiego del personale in settori produttivi del Paese, senza perdere professionalità.
  In questo senso, io credo conservi la sua assoluta validità il mantenimento del principio di equiordinazione tra il comparto della difesa e il comparto della sicurezza, al fine di evitare inopportuni disallineamenti giuridici ed economici e anche per riaffermare l'intima intersezione tra la sicurezza interna e la sicurezza esterna.
  Questo è importante per il sostegno al personale. I nostri militari e i nostri giovani attualmente sono determinati e volenterosi a mantenere l'efficienza operativa nel tempo, però è necessario tendere a un'efficienza che si deve protrarre nel lungo periodo, tenendo conto delle esigenze indissolubili di personale giovane.
  Un ulteriore aspetto è rappresentato dalla revisione dei criteri di accesso e di progressione nell'ambito della dirigenza militare. In tale ambito la difesa ha già operato misure di stringente rigore, ed è in atto la riduzione del 30 per cento dei generali e del 20 per cento dei rimanenti gradi dirigenziali, come previsto dalla spending review.
  Gli stessi dirigenti militari (generali e colonnelli) saranno valutati per l'avanzamento da una commissione interforze, nell'ottica di adottare criteri omogenei per tutte le Forze armate e di selezionare opportunamente il personale a cui far ricoprire incarichi di rilievo di natura interforze, internazionale o interministeriale.
  Pocanzi ho citato il numero di missioni in cui siamo leader. Il numero di dirigenti che è impiegato in operazioni è percentualmente superiore a qualsiasi altro Pag. 11grado, perché, dove esistono queste tipologie di missioni, evidentemente deve essere costruita una struttura di comando, che è riferita a più nazioni, non soltanto a una singola nazione.
  Al tempo stesso, procederemo con l'adeguamento del principio di avanzamento normalizzato, creando un meccanismo tale che la promozione a dirigenti generali avverrà solo per ricoprire precisi incarichi, di livello adeguato al grado.
  Certamente, in questo senso, la selezione e il raggiungimento dei gradi di vertice a livello militare sarà regolato a misure più selettive rispetto ad altri comparti paragonabili del pubblico impiego, laddove comunque già adesso la progressione di carriera verso i vertici è estremamente selettiva.
  Parallelamente, saranno individuate nuove norme – questo è un altro elemento centrale – per valorizzare il contributo del personale civile della difesa. In Italia sono previste 20.000 unità, a fronte di 150.000. In molti Paesi la struttura di personale civile è di dimensione superiore.
  È essenziale che questa componente così importante per il funzionamento, l'efficienza e la tenuta del sistema di sicurezza nazionale possa avere opportunità per una maggiore integrazione con la componente militare, individuando incarichi di maggior responsabilità da attribuire al personale civile, in relazione a funzioni che non hanno una connotazione tipicamente militare-operativa.
  Questo, ancorché a grandi linee, rappresenta il lavoro che dovrà essere intrapreso, che si presenta complesso e articolato. È naturale che, come in tutte le grandi riforme di sistema, possano emergere ritrosie e perplessità nel doversi adeguare al cambiamento anche in ambito Forze armate.
  D'altra parte, sono stato recentemente in Israele. Anche lì è partita una trasformazione. Il Capo di stato maggiore della difesa israeliano mi confidava che evidentemente una delle difficoltà è l'atteggiamento conservativo, laddove dissi: «In questo momento in cui cambia tutto, bisogna essere dinamici e avere il coraggio di fare il cambiamento».
  Io sono fiducioso che i nostri uomini e le nostro donne, che sono professionisti straordinari e hanno mostrato grande capacità di adattamento e senso di responsabilità, supporteranno questa trasformazione.
  Per effettuare questa trasformazione, è stato costituito un comitato guida, ossia un gruppo di lavoro articolato su più gruppi di progetto, per l'implementazione degli indirizzi e le proposte da portare all'attenzione del livello politico. In tale comitato operano tutte le Forze armate.
  Signor presidente, mi accingo a concludere. Come ho detto, questa linea d'azione procede nel solco indicato dal Libro bianco e dalle trasformazioni avvenute a partire dalla riforma Andreatta.
  È evidente che queste proposte e queste trasformazioni saranno portate alla valutazione e alla decisione del vertice politico del dicastero.
  È molto importante che lo strumento militare, che ha sempre potuto contare sul supporto del Paese, possa continuare a contare sul supporto di quest'ultimo, degli organi politici e dell'Esecutivo, a partire dalla Commissione difesa della Camera, che ho sempre trovato attenta, reattiva e precisa nel supporto, nel consiglio e anche nell'individuazione dei punti di debolezza, che sono evidenti in tutte le organizzazioni umane.
  Io sono certo che, attraverso questo, il nostro Paese potrà esercitare pienamente la propria sovranità e salvaguardare i propri interessi.
  Ringrazio per l'attenzione e naturalmente resto a disposizione per tutti gli approfondimenti che riterrete necessari.

  PRESIDENTE. Grazie, generale, per l'articolata relazione che ci ha proposto ed anche per la documentazione che ha prodotto, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico di questa audizione (vedi allegato).Pag. 12
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIAN PIERO SCANU. Desidero preliminarmente rivolgere un saluto e un ringraziamento al generale Graziano, il nostro Capo di stato maggiore della difesa, della cui estrema competenza ho avuto modo di godere già da tempo, così come credo di aver goduto, senza interferenze che possano in qualche modo alterare la corretta fisiologia democratica, della sua amicizia.
  Io, signor Capo di stato maggiore, desidero onorare questa amicizia, che si sublima in un rapporto di carattere istituzionale così elevato in questa sede, chiedendole da subito di dare già da stasera la sua disponibilità a tornare per un ulteriore approfondimento; ovviamente senza con questo venir meno all'obbligo, che compete a me e agli altri colleghi, di concordare queste questioni con il presidente nell'ambito della sede opportuna che è l'ufficio di presidenza.
  Lei ci ha presentato – non ne dubitavo – una relazione estremamente intensa e ricca di spunti e di riferimenti, ma anche di valutazioni di carattere generale.
  Vorrei da subito evitare di potermi smentire. Mi permetto di rilevare che c’è un ritorno quasi ridondante sul Libro bianco. Viceversa, ha ritenuto di dover definire la legge n. 244 del 2012, in maniera molto veloce, come una legge esclusivamente di carattere finanziario.
  Probabilmente l'impianto della sua relazione ha richiesto questo tipo di esigenza, ma è ben noto che il Libro bianco allo stato attuale è un documento fornito dal Governo, che non ha forza di legge alcuna e che avrà valore sulla base di quanto il Parlamento riterrà opportuno attribuirne.
  Pertanto, così come le fa onore l'aver voluto dichiarare la sua volontà di richiamarsi al Libro bianco, sono sicuro, anche per gli apprezzamenti conclusivi che ha espresso a proposito del lavoro di questa Commissione, che vorrà tener conto di ciò che in maniera fondativa e strutturale la citata legge n. 244 ha sancito, trasferendo dal Governo al Parlamento la competenza relativamente alla determinazione di tutto ciò che lei ci ha illustrato.
  Signor generale, lo prenda come un contributo di grande affetto personale. Ogni tanto mi piace ricordare indegnamente un'espressione di Leopardi, che ne Le ricordanze scriveva: «Ed aspro a forza, tra lo stuol de’ malevoli divengo». Io mi sento un «aspro a forza», ma non so trattenermi quando vedo che ci sono cose che la mia condizione di parlamentare pro tempore e, quindi, la mia coscienza mi impongono di dire. Se posso sembrare aspro, le assicuro che non è mia intenzione.
  Lei è pienamente libero di conferire al Libro bianco il valore che riterrà, ma tenga conto che non è un atto legislativo e non produce effetti giuridici. Nel Libro bianco ci sono dei passaggi che contemplano delle fattispecie agibili soltanto con atti di tipo legislativo.
  Pertanto, io chiederei a lei, al signor presidente per primo e ai cari colleghi di rimandare questo approfondimento di tipo più strettamente normativo alla parte successiva.
  Le pongo, invece, subito una domanda, signor generale, ben memore della sua estrema competenza, maturata con grande successo sul campo.
  A lei pare che davvero queste tre missioni navali nel Mediterraneo centromeridionale servano tutte ? Non c’è il rischio che possa esserci un'eccessiva intensificazione di mezzi e di uomini ?
  Comunque sia, a settembre ci sarà una messa a punto, anche perché il 30 settembre scadrà il decreto che abbiamo appena convertito in legge. Lei ritiene, signor generale, che a settembre si vorrà procedere in questo ambito di politica del pattugliamento, oppure verranno portate avanti altre iniziative, a prescindere da quello che accadrà in Libia ?
  L'analisi che lei ha fatto a proposito della situazione libica è lucida e onesta, e non ci potevamo aspettare cose diverse. Tuttavia, lei crede che tutta questa potenza Pag. 13navale allo stato attuale, per ciò che riguarda sia i mezzi che gli uomini, risulti indispensabile ?

  ELIO VITO. Anch'io ringrazio il generale Graziano e gli posso confermare che continuerà a trovare da parte di questa Commissione l'attenzione e la disponibilità che ha sempre trovato.
  Inizierò, come ha fatto il collega Scanu, dal Libro bianco, perché effettivamente lei ha incentrato la sua relazione programmatica su questo punto, sul quale il Parlamento sente la necessità di approfondimenti. Infatti, da una parte, il Libro bianco ci è stato presentato come un atto interno del Governo e, dall'altra, è un atto che sta già manifestando una serie di effetti.
  Non le nascondo, generale, una certa perplessità per una dimenticanza. Lei ha richiamato correttamente la legge Andreatta, ma dobbiamo richiamare anche la più recente legge n. 244 del 2012, che ha rafforzato i poteri di controllo del Parlamento, tuttora in vigore e sicuramente non superata dal Libro bianco.
  Sono d'accordo con il collega Scanu. Naturalmente dovremo tornare sul Libro bianco, perché, se gli obiettivi a grandi linee possono essere condivisibili, è nel dettaglio che si possono annidare delle perplessità o delle contraddizioni.
  Mi riferisco, ad esempio, alla conclamata volontà di procedere a un rafforzamento del processo di interforze, che, se da una parte è condivisibile da un punto di vista funzionale e organizzativo, non vorremmo che andasse a disturbare la specificità delle singole Forze armate.
  Credo che anche il rafforzamento del comando e dei vice-comandi presso il Comando operativo di vertice interforze debba essere chiarito sotto questo aspetto, anche perché noi riteniamo che le condizioni di specificità delle varie Forze armate siano una condizione caratteristica del nostro strumento della difesa e della nostra Repubblica, che non può essere rimossa da questi processi di unificazione, che creano anche dei problemi.
  C’è stata un'altra dimenticanza, generale. Lei ha parlato, giustamente, del personale militare e civile. La dimenticanza è dovuta al fatto che proprio ieri, come lei sa, è stata definitivamente approvata la legge di riforma della pubblica amministrazione, che non prevede il riordino del personale delle Forze armate.
  Su questo ci saremmo aspettati una parola da lei. Abbiamo presentato delle interrogazioni e ci è stato risposto che questo riordino sarà previsto in un ulteriore provvedimento normativo, magari utilizzando la legge-quadro sulle missioni internazionali, che c'entra poco ed è una legge alla quale questa Commissione è molto affezionata.
  Credo che questo sia un punto di grande preoccupazione per il nostro personale, che per la prima volta, dopo tanti anni, si vede staccato da un punto di vista ordinamentale e normativo dal personale delle Forze di polizia, proprio mentre, come lei ha correttamente ricordato, gran parte di esso è impegnato sul territorio nazionale in funzioni di sicurezza interna, accanto allo stesso personale delle Forze di polizia.
  Credo il Capo di stato maggiore della difesa possa dire una parola di rassicurazione programmatica su questo.
  Peraltro, da più parti sono stati presentati emendamenti volti ad introdurre il riordino anche del personale delle Forze armate. Si potevano accogliere, ma il Governo non ha inteso farlo. Questo sicuramente è un punto di grande delicatezza.
  Inoltre, lei sa che la nostra Commissione sta discutendo del tema della rappresentanza militare. Faccio un esempio legato proprio all'attualità. Sempre con riferimento alla legge di riforma della pubblica amministrazione, in futuro si dovrà procedere alla soppressione del Corpo forestale dello Stato che – come è stato già annunciato – sarà in parte accorpato presso l'Arma dei carabinieri.
  Che cosa succede, quindi, a questo personale ? Passa dall'avere dei sindacati come Forza di polizia a non averne più, rientrando invece nel meccanismo della rappresentanza militare.Pag. 14
  Credo che questi siano aspetti che andranno sicuramente approfonditi. Non so se si pensa a una rappresentanza ad hoc o speciale per i carabinieri o per la Guardia di finanza (sicuramente non è l'orientamento di questa Commissione). Mi spiace di non vedere l'onorevole Villecco Calipari, che è relatrice di questo provvedimento.
  Credo che questo sia un tema che andrà sicuramente approfondito, perché le unificazioni creano problematiche che – come questa – possono comportare la perdita di diritti. Noi crediamo che i diritti, invece, vadano affermati, estesi e rafforzati, sempre nel rispetto della specificità del comparto sicurezza e difesa, che come tale era stato concepito e che ora non può essere smembrato in nome dell'unificazione.
  Concludo questo mio breve intervento, anche perché il collega Scanu ha preannunciato che ci saranno altre occasioni di approfondimento, per dare ai colleghi l'opportunità di intervenire.
  Mi rivolgo a lei, presidente. Noi avevamo una tradizione in questa Commissione. Quando abbiamo svolto le audizioni dell'ammiraglio Binelli Mantelli e degli altri Capi di stato maggiore, non è mai mancata una parola per i nostri fucilieri di Marina.
  Io non sono più presidente della Commissione, ma su questo tema non verrò meno al mio impegno. Mi aspettavo che lei aprisse l'audizione di oggi con un ricordo, con una parola o con un pensiero, anche perché siamo vicini a scadenze importanti, ed è fondamentale che il Parlamento faccia sentire la sua presenza.
  Mi aspettavo, generale Graziano, che anche lei, come in passato è sempre avvenuto, rivolgesse una parola sulla condizione dei nostri due fucilieri di Marina, che sono militari del nostro Paese, non persone estranee, e vivono questa condizione con grande onore e con grande senso di appartenenza alla patria e alle Forze armate.
  Noi abbiamo il compito di tenere viva l'attenzione dell'opinione pubblica, del Parlamento, del Governo e delle Forze armate presso di loro. Pertanto, non intendo permettere che si concluda l'audizione dimenticando i nostri Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in un momento così cruciale della loro vicenda.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vito. Le risponderò alla fine.

  MASSIMO ARTINI. Io mi associo alle richieste avanzate dal collega Scanu e dal collega Vito, in particolare per la parte che riguarda alcune derivazioni che nascono dal Libro bianco.
  Ci sono due punti abbastanza sensibili che riguardano la ristrutturazione del segretariato generale della difesa, consistente nella sua divisione in una parte logistica e in una parte di armamenti, che devono necessariamente passare per il tramite di una legge che deve essere approvata dal Parlamento, anche perché la legge n. 244 del 2012, attraverso le deleghe conferite al Governo, ristruttura quelli che erano i compiti del segretario generale della difesa. Quello sarà senz'altro un punto dirimente.
  Approfondire questo tema, per avere entro la fine dell'anno – lo spero – una serie di atti normativi, che ci permettano di vedere qual è l'indirizzo, è per me la cosa preminente che questo Parlamento deve fare.
  Vorrei che si evitasse che ci fosse una direttiva ministeriale che provvedesse alle ristrutturazioni senza neanche richiedere un parere da parte delle Commissioni. Non lo voglio neanche pensare.
  È importante la ristrutturazione della catena di comando che abbiamo visto nelle slide che lei ha mostrato. La creazione di un vicecomandante per le operazioni e di un raggruppamento funzionale rispetto all'attuale struttura, da un lato, costituiscono una sfida e, dall'altro, vanno spiegate bene perché, con questo tipo di riforma, una serie di sensibilità e di possibilità potrebbero cambiare i prossimi quindici anni della nostra difesa. Tutti quei rischi e quelle pericolosità che lei ha indicato bene nelle slide effettivamente ci danno il quadro di quello che sarà il futuro della nostra difesa.Pag. 15
  In merito alla parte di revisione strategica, può darsi che qui ci siano già le basi per capire da dove si parte. Tuttavia, siccome questo compito è demandato direttamente al Capo di stato maggiore della difesa, le chiedo se vuole darci, questa volta o la prossima, un'anticipazione del piano per i prossimi quindici anni, che si sostanzierà nella legge sessennale, con la verifica che avrà luogo ogni tre anni.
  Ci sono due punti che mi interessano, perché non se ne parla mai, ma sono effettivamente molto importanti.
  Nel Libro bianco c’è una riarticolazione della spesa. Non c’è più la divisione tra personale, investimenti ed esercizio riportata nel diagramma a torta che lei ci ha mostrato, ma c’è una divisione tra personale, operatività dello strumento militare e operazioni. Il resto dei programmi sono demandati alla legge sessennale.
  Voglio capire come questo tipo di tripartizione trovi una corrispondenza rispetto ai normali metodi di trattare la parte finanziaria del Ministero della difesa anche nelle altre nazioni NATO, e soprattutto che tipo di norme vengono sviluppate per fare questo, perché è un cambio strutturale. Spesso, infatti, ci siamo trovati a dover valutare l'importanza delle spese di esercizio anche da un punto di vista finanziario.
  Ristrutturare completamente il bilancio di una struttura dell'amministrazione voluminosa come quella della difesa effettivamente è un passaggio che potrebbe essere concluso di qui alla fine della legislatura, ma dobbiamo partire con il concetto di base che ci sta dietro.
  Anche la riserva operativa è una parte definita nel Libro bianco. Dovrebbe essere un reclutamento su base regionale, prontamente impiegabile per esigenze contingenti, da finanziare nell'ambito di specifici provvedimenti normativi governativi, quando necessario, per assolvere a esigenze nazionali. È, insomma, una sorta di guardia nazionale.
  Il punto è capire come la vorremo configurare, come sarà finanziata e dove si troveranno i soldi per finanziarla. Anche su questo, vorrei capire i tempi. È messa lì come qualcosa di nuovo, perché effettivamente non era prevista precedentemente, ma vorrei capire se è un qualcosa di effettivamente pensato per essere reso operativo oppure no.
  Mi riallaccio all'ultimo spunto fatto dal collega Scanu, collegandomi a un'interrogazione che ho svolto questa settimana, a cui ha risposto il sottosegretario Alfano, e che riguarda anche la citata legge n. 244 e la modalità con cui noi abbiamo approvato determinati finanziamenti eccetera.
  La nave anfibia LHD, nel programma sul quale si è espressa la Commissione difesa, era prevista con determinate capacità operative. Il costo preventivato era di 844 milioni di euro.
  A fronte del documento del Ministero dello sviluppo economico della scorsa settimana, siamo venuti a sapere che, a caratteristiche invariate, come ha riferito il sottosegretario, la nave ci costa 273 milioni di euro in più. Se io, a caratteristiche invariate, spendo la stessa cifra, qualcuno deve aver letto male o comunque compreso male certe cose.
  Questa nave si avvicina molto alle navi australiane della classe Canberra, che hanno costi minori e hanno anche tecnologie e funzioni diverse.
  Siccome gli oltre 270 milioni riguardano prettamente la parte inerente la costruzione navale, questo significa che cambieranno i requisiti della nave ? L'avevo chiesto nell'interrogazione, e mi è stato risposto che non è così. Lo chiedo a lei, nell'ottica di una migliore interlocuzione. Aumentiamo le possibilità per portare non solo elicotteri, ma anche altri tipi di velivoli, magari ad ala fissa ?
  Questo è il ragionamento che vorrei fare su questa parte. Le chiedo di farci la cortesia di darci un'idea. Effettivamente la legge n. 244 del 2012 dà uno spunto preciso. All'inizio dell'anno noi abbiamo fatto una trattazione ben dettagliata della legge navale, perché era un impegno, anche a fronte di impegni verso altre Forze armate.
  Questo magari nella parte di procurement va considerato. Forze della Marina e Forze dell'Aeronautica hanno una parte Pag. 16preminente nel procurement, benché abbiamo utilizzato per la maggior parte, all'estero in particolare, mezzi dell'Esercito. Vorrei quindi capire se ci può essere un livellamento.
  Ai 5,6 miliardi di euro si è sommato un investimento aggiuntivo di 1,6 miliardi, perché la parte d'interessi si è riversata in procurement. È importante capire se abbiamo fatto noi qualcosa di sbagliato oppure c’è stato riferito qualcosa di diverso.

  GIANLUCA RIZZO. Voglio ringraziare il generale Graziano per la disponibilità e per l'attenta esposizione delle linee programmatiche. Cerco di essere rapido, così da avere più tempo per le risposte.
  Libertà sindacale, limitazione del mandato, straordinari, trasferimenti, abusi, atti vessatori nei confronti del personale di grado inferiore e legge n. 104 del 1992 sono tutti temi sui quali molti militari chiedono delle risposte. Sono temi riferibili per la maggior parte al benessere del personale.
  Le chiedo quali priorità si è dato e come pensa di agire per venire incontro a tutte queste esigenze.
  Riprendo un tema che è stato già anticipato dal collega Vito e le pongo un'altra domanda. Con particolare riferimento alle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) sulla necessità di indirizzarsi verso una riforma sindacale della rappresentanza, qual è la sua posizione ?
  Inoltre, non ritiene che, vista la grande capacità tecnico-professionale di specifici reparti della difesa, come il genio militare, la gestione delle emergenze, in primis quelle legate al dissesto idrogeologico e quelle legate al collasso di molte infrastrutture obsolete e prive di manutenzioni – ad esempio, l'A19, l'autostrada siciliana, che ha subìto il cedimento di alcuni piloni il 10 aprile di quest'anno – sia diventata ormai un settore di operatività che necessita di essere curato in maniera più precisa e puntuale dai reparti del comparto ?
  Con riguardo ai sistemi d'arma – mi riferisco agli F35 e ai nuovi sottomarini – non sempre questi corrispondono alle reali esigenze di un Paese, che necessita più di una capacità di prevenzione e di difesa che di mantenere il passo coi tempi rispetto agli altri Paesi NATO.
  Non ritiene che si potrebbero convertire alcuni investimenti, in maniera tale da aumentare la specificità di alcuni settori d'intervento, quali il capillare controllo dei mari e dei cieli, la difesa cibernetica, la ricerca e la neutralizzazione di minacce interne al Paese ?
  In ultimo, nel Libro bianco si intravede la possibilità di sopprimere i comandi logistici, con il rischio di distruggere la funzionalità e la professionalità della difesa, incrementando la privatizzazione e le spese esterne. Lo stesso ragionamento si sta proponendo in altri comparti, come quello della manutenzione dei sistemi d'arma, come peraltro noi abbiamo personalmente constatato presso l'arsenale militare di La Spezia.
  Quale sarebbe la soluzione per mantenere questo know how internamente alle capacità professionali dei dipendenti civili e militari della difesa ?

  MARCO MARCOLIN. Ringrazio il Capo di stato maggiore, Graziano, per la relazione che ha svolto oggi.
  Credo che il Libro bianco sia un documento che può essere migliorato e che per fortuna c’è. Successive audizioni sicuramente ci daranno il modo di comprenderlo e di apportare delle migliorie, affinché tutto possa andare per il meglio.
  In tema di sicurezza internazionale, soprattutto nel Mediterraneo, vorrei sapere dal generale cosa pensa del ripristino di una forma di leva obbligatoria. Mi interessa sentire una sua opinione.
  C’è una seconda domanda a cui tengo in maniera particolare. Per quali ragioni la difesa non preme per partecipare al progetto franco-tedesco per la realizzazione di un nuovo carrarmato ?
  Questo progetto potrebbe costituire un rilancio per la nostra industria, che magari potrebbe fornire qualche pezzo per la realizzazione di questo carrarmato, anziché ripristinare i vecchi Ariete, che sono un po’ obsoleti. Forse oggi in Italia ci sono, Pag. 17sì e no, una dozzina di carrarmati efficienti. Credo che, piuttosto che ripristinare questi carrarmati, che non possono essere esportati, partecipare a questa realizzazione sia una cosa più intelligente, magari anche per la fornitura di qualche pezzo.

  PAOLO BOLOGNESI. Anch'io ringrazio il generale Graziano per la relazione. I miei colleghi hanno già affrontato molti aspetti di questa relazione.
  Mi ha colpito un punto: lei, nel momento in cui ha trattato il tema della suddivisione delle risorse tra personale, esercizio ed investimenti, ha parlato di una grande rigidità, però non ha accennato alle azioni da porre in essere per rientrare all'interno dei parametri indicati dalla legge n. 244 del 2012. Questo è un inciso.
  Vorrei fare due domande molto concrete, che potrebbero sembrare al di fuori di questa situazione. A mio parere, ne va della serietà della funzione difesa e soprattutto delle persone che ruotano all'interno di questa funzione.
  Io, peraltro, sono presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna. Abbiamo trattato molto l'aspetto degli archivi di Stato, che hanno un problema di carenza di spazi e sono molto oberati.
  Nell'ambito di questo discorso, è saltato fuori l'utilizzo delle caserme. Ci sono stati contatti con l'Esercito. Naturalmente ci sono state grande disponibilità e grandi promesse, il che vuol dire che poi non si fa assolutamente nulla. È stato anche approvato un ordine del giorno che ho presentato a suo tempo (ordine del giorno n. 9/1865-A/50), sul quale il Governo si è espresso favorevolmente.
  Io le chiedo, come Capo di stato maggiore della difesa, se lei può interessarsi in prima persona affinché siano individuati gli immobili da destinare agli archivi di Stato e si formalizzi un cronoprogramma per la concreta realizzazione di tutta l'operazione.
  Credo che questo potrebbe essere utile per lo Stato, anche perché determinate strutture non servono più alla difesa e sono solo un peso.
  Anche l'altra domanda è molto concreta. Recentemente ho presentato un'interrogazione in questa Commissione sulla polveriera di Ponte Ronca. Avevo avuto dei contatti molto stretti con il generale Goretti, che mi aveva assicurato che entro il 2016 si sarebbe fatto tutto, consegnato tutto e non c'era problema di fondi. Era tutto perfetto.
  Questa mattina mi arriva il cronoprogramma, dove in fondo ci sono due righe, scritte molto in piccolo, che recitano: «L'effettuazione dell'intervento è subordinata al finanziamento dei relativi oneri: 32.966,21 euro per l'affidamento a professionista esterno della programmazione a livello definitivo per appalto integrato e 1 milione e 531 euro per l'appalto integrato delle opere, che nell'attualità non è assicurato a causa dell'indisponibilità di fondi sul pertinente capitolo di spesa».
  Questo vuol dire che non si fa assolutamente niente. È la bellezza di vent'anni che c’è questo problema da risolvere.
  C’è anche un problema di credibilità. Non è possibile, secondo me, che questi problemi concreti vengano trattati come le ho detto e che ci sia un discorso di disponibilità e di favore, ma alla fine non si faccia nulla.
  È chiaro che lei qui oggi ha trattato di grandi questioni che peraltro discuteremo con il Libro bianco in altre occasioni, però credo che anche quanto le ho riportato sia un problema di credibilità delle nostre Forze armate, nell'ambito di un discorso con la società civile. Io chiedo che ci sia il suo personale impegno su queste due questioni.

  GIOVANNA PETRENGA. Anch'io mi associo ai ringraziamenti dei colleghi che mi hanno preceduta, per l'intervento, che ritengo abbastanza esaustivo, del Capo di stato maggiore.
  Vorrei porre una domanda relativamente al Libro bianco, che prevede l'adozione di una moderna e corretta allocazione Pag. 18delle risorse, che si basa su criteri più funzionali e, quindi, più corrispondenti alle effettive esigenze dell'amministrazione della difesa.
  Su questo punto, vorrei conoscere il parere del Capo di stato maggiore.

  LUIGI LACQUANITI. Il tempo è poco, quindi mi limito a una semplice domanda. Ringrazio il generale Graziano per essere venuto qui oggi.
  È sentire comune che, davanti al pericolo del terrorismo internazionale, a cui anche lei ha fatto riferimento nella sua relazione, e in particolare dell'ISIS, i metodi di difesa tradizionali non possano nulla e occorra un coinvolgimento diretto delle forze di intelligence, che però chiaramente non dipende dalle decisioni delle Forze armate.
  Forse ero distratto io, ma nella relazione non mi pare di aver ascoltato molto riguardo a questo tipo di coinvolgimento. Vorrei che si soffermasse, per quanto le è possibile, su quello che stiamo facendo a livello di intelligence militare davanti allo scenario attualmente in corso dell'ISIS e del terrorismo internazionale.

  GIORGIO ZANIN. Rivolgo un ringraziamento particolare al generale Graziano. Penso che la sua relazione, peraltro così ampia, ci induca volentieri a pensare che un altro appuntamento, come hanno già richiesto altri colleghi, possa diventare l'occasione per approfondire molte delle questioni.
  Io stesso ne solleverò alcune, che forse sono di natura più generale e potrebbero completare il quadro che lei ci ha delineato, insieme ad altre di carattere più puntuale, rispetto all'esame di quanto abbiamo fin qui approvato, per esempio con cosiddetto il decreto-legge antiterrorismo, su alcuni temi di spesa.
  In primo luogo, desidero soffermarmi su un punto che – anche nelle precedenti interlocuzioni con il nostro ministro – abbiamo più volte ribadito.
  La prospettiva dell'integrazione dell'Esercito a livello europeo costituisce senza dubbio per il sistema della difesa una delle prospettive più chiaramente delineate, anche con il favore dell'opinione pubblica.
  La scorsa settimana abbiamo finalmente varato una missione navale che, per quanto limitata e con tutti gli elementi di sottolineatura sulle ridondanze eventuali, si prefigura senza dubbio come un primo passo di natura propriamente europea, peraltro sotto il nostro comando.
  Io ritengo che – fatta la debita distinzione tra l'organo politico e l'organo operativo che lei qui rappresenta – un inquadramento specificamente di natura europea sulla strategia che possiamo delineare da questo punto di vista nel medio periodo potrebbe rappresentare un contributo importante rispetto alle ragioni delle linee programmatiche del mandato.
  Ritengo che questo sia un elemento importante da aggiungere, posto che c’è sicuramente tra le righe e che costituisce una base d'appoggio indispensabile per tutte le riflessioni che lei ha delineato.
  Vorrei aggiungere un elemento di natura puntuale relativamente a una distinzione legata alla spesa, lasciandole la piena facoltà di rispondere nella prossima occasione, dal momento che si tratta di una richiesta di chiarimento su un dato puntuale.
  La spesa relativa ai contratti di trasporto con i vettori civili, a quelli di assicurazione e agli interventi infrastrutturali per l'impiego di personale e mezzi fuori area nei diversi teatri operativi prevista dal decreto-legge n. 7 del 18 febbraio 2015 è piuttosto cospicua. Si tratta di 73,5 milioni di euro.
  Manca, a mio parere, rispetto all'importo complessivo che le ho citato, una dettagliata analisi della spesa, soprattutto in riferimento al ricorso a vettori civili per il trasporto. Credo che questa sia una quantificazione dettagliata rispetto alle voci delineate (trasporto, assicurazione, infrastrutture) che completerebbe l'informazione, in particolare in relazione ai limiti d'impiego che sconsigliano l'uso sistematico dei vettori militari, dal momento che l'uso di tali vettori rappresenta tutto sommato Pag. 19un'attività addestrativa e che questo, dunque, scomputerebbe il costo finanziario previsto.
  Nel contesto, di cui abbiamo parlato, di un'oggettiva riduzione di spesa e di una sollecitazione generale verso una messa a regime e un efficientamento del nostro sistema militare, penso che questo potrebbe essere uno stimolo puntuale.
  Infine, raccogliendo il testimone portato dal collega Bolognesi, che si è specificamente soffermato sul tema degli archivi, io sollecito, da friulano, una questione fondamentale, a cui è tempo di dare un'impronta e che mi auguro il suo mandato voglia accogliere tra quelle prioritarie.
  A seguito della Guerra fredda e con la chiusura di quella stagione, ci siamo ritrovati distribuita nel nostro territorio una sorta di Fortezza Bastiani. Lei ricorderà che nella Fortezza Bastiani il tenente Drogo attendeva l'arrivo dei Tartari. È stato il mio capogruppo, con la citazione leopardiana, che mi ha stimolato a pensare a questa citazione letteraria. I Tartari non vennero mai e la Fortezza Bastiani rimase lì a deperire.
  Lei può ben immaginare quanto per un friulano questo segni come una cicatrice il territorio. Noi abbiamo un'imponente massa di strutture, che oggi paghiamo come una sorta di vendetta paradossale, perché insistono sul territorio, creando una zavorra sul paesaggio, quando non contribuiscono addirittura alla spesa militare diretta a ragione di manutenzioni di spazi non più agibili e non più utili alle esigenze della difesa.
  Nella logica, sospinta in parte dal Libro bianco che lei stesso ha citato, di una riduzione degli effettivi – stimata al 20 per cento, come diceva il ministro in una precedente audizione congiunta con la Commissione difesa del Senato – io ritengo che la questione delle dismissioni non possa restare sul tavolo come una questione da affrontare ex post, ma sia uno dei temi da affrontare immanentemente ai programmi che il Libro bianco si suppone intenda puntualizzare. Penso che tali questioni possano ben rappresentare i nostri interessi.

  VINCENZO D'ARIENZO. Io ringrazio per la relazione e non solo per questa. Devo infatti ricordare a tutti i colleghi della Commissione che spesso, e negli ultimi anni sempre di più, chiediamo alle Forze armate di svolgere compiti che altri non sarebbero in grado di svolgere.
  Faccio riferimento alla necessità della sicurezza con riguardo all'operazione Strade sicure e all'accoglienza degli immigrati, sia in mare che nelle caserme, nonché alle varie missioni all'estero. Attraverso le Forze armate, noi esprimiamo il volto migliore dell'Italia. Adesso le coinvolgeremo anche nella riforma della Protezione civile.
  Siamo sempre pronti a chiedere alle Forze armate una disponibilità e una responsabilità, non solo sulla difesa nazionale e sulla sicurezza internazionale. Dovremmo poi rendere merito alle Forze armate nel momento in cui, quando prevediamo delle riforme, non possiamo conferire sempre ad altri la responsabilità dell'attuazione delle riforme stesse. Farò dopo un riferimento a questo ancor più preciso.
  Io ho apprezzato la relazione, perché individua correttamente obiettivi e soluzioni. Credo che sia la migliore esperienza che possiamo vivere nel nostro Paese – quando, nel caso specifico le Forze armate, ma in generale tutto l'apparato dello Stato – ha chiaro che in una situazione dinamica bisogna continuamente adeguare il proprio strumento e il proprio dispositivo.
  La relazione del generale Graziano va in questa direzione, cioè individua obiettivi e soluzioni che possono essere attuati, non solo dalle Forze armate. Altrimenti, negheremmo il ruolo del Parlamento e della politica. Infatti, alcune delle cose che sono state esposte chiamano in causa il ruolo della politica.
  Quando si fa riferimento a quel famoso rapporto 50-25-25, non si può chiedere solo alle Forze armate di attuarlo, perché è noto che alcuni strumenti possono essere attuati solo attraverso le riforme che questo Parlamento può fare.Pag. 20
  Allo stesso modo, non si può chiedere alle Forze armate di versare il sangue, se la politica riduce sempre di più le risorse ad esse destinate.
  Di fronte a quello che ci è stato esposto, possiamo avere qualche contraddittorio su qualche piccola forma, ma è necessario che non conferiamo altrove ciò che spetta alla politica e al Parlamento.
  Riconosco alle Forze armate una specificità. Per questo stesso riconoscimento, così come due anni fa abbiamo stralciato la riforma delle pensioni, per non mettere sullo stesso piano – non voglio offendere nessuno – quelli che non erano delle Forze armate e il personale delle Forze armate, applichiamo la stessa ragione nel provvedimento di riforma della pubblica amministrazione. Se c’è da fare una riforma sul personale delle Forze armate, trattiamola a parte. La stessa ragione di allora vale anche adesso e per il futuro.
  Il Libro bianco, di cui tanto si è parlato, per me è un'opportunità e un obiettivo per la politica. Ci può essere qualche capitolo o qualche previsione che non viene apprezzato oppure crea delle contraddizioni. Fa sempre bene un approfondimento.
  Tuttavia, se è vero, come è stato detto, che il Libro bianco non è legge, spetta poi a chi fa le leggi fare in modo che vengano attuate alcune delle previsioni, correggendole, a patto che – su questo concordo – non si modifichi il livello che il Paese ha raggiunto. Faccio riferimento in particolare alla legge n. 244 del 2012. Io, quindi, mi muoverei in quella direzione.
  Prego il Capo di stato maggiore di svolgere un ulteriore approfondimento per quanto riguarda la sicurezza internazionale e il ruolo della Turchia. In particolare, questo doppio gioco tra il combattere l'ISIS, da un lato, e il PKK, dall'altro, non mi convince del tutto. Come è noto, anche in quella parte noi chiediamo uno sforzo a persone che garantiscono anche la nostra sicurezza.
  Evito domande puntuali. Ne avevo anch'io, in tutta onestà, ma credo che il livello della discussione debba mantenersi sulle linee programmatiche del mandato che, quale Capo di stato maggiore, il generale Graziano sta esercitando.

  EMANUELA CORDA. Anch'io ringrazio il generale Graziano per la relazione. Sono già state poste tante domande ed è stato già detto tutto. Ho solo una domanda molto breve. Vorremmo sapere a che punto è l'attivazione del Comando operativo cibernetico interforze (COCI).

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti i colleghi che hanno preso la parola. Io devo rispondere brevemente all'onorevole Vito.
  Al momento del mio insediamento ho già avuto modo di dire a tutta la Commissione che c’è chi porta il fiocco giallo sulla giacca e chi lo porta dentro al cuore; questi sono peraltro la stragrande maggioranza dei nostri colleghi.
  L'impegno di questa Commissione a mantenere l'unità, a evitare le polemiche e a rinviare a dopo la soluzione – speriamo che avvenga il più presto possibile – di questa drammatica vicenda la ricerca della verità e delle responsabilità e, quindi, anche lo scontro e le polemiche politiche che questa stessa vicenda comporterà, è un impegno che abbiamo assunto tutti insieme e che vogliamo confermare, tanto più in un momento così delicato, alla vigilia dell'avvio dell'arbitrato internazionale e del pronunciamento del Tribunale di Amburgo, che ci sarà dopo l'udienza del 10 e 11 agosto.
  Io non intendo farmi trascinare in polemiche sgradevoli e personali, che credo peraltro non appartengano neanche alla volontà dell'onorevole Vito, al quale abbiamo tutti riconosciuto l'impegno e la tenacia con cui ha posto sempre questo tema all'ordine del giorno di questa Commissione, del Parlamento e del dibattito politico.
  Credo che sarebbe sbagliato se lui volesse insinuare qualcosa di diverso sull'impegno di tutti noi e della presidenza di oggi, a meno che non si voglia affermare – non credo che sia una sua intenzione – che l'unica condizione di questa unità sia stata la sua presidenza. Non credo che possa essere così.Pag. 21
  In ogni caso, per quanto mi riguarda, l'impegno a continuare con questo stile sarà perseguito e sarà manifestato negli atti, ognuno naturalmente con la sua sensibilità.
  Do adesso la parola al generale Graziano per la replica.

  CLAUDIO GRAZIANO, Capo di stato maggiore della difesa. Ringrazio tutti gli onorevoli della Commissione per le domande puntuali e precise, molto più ampie della mia relazione. Come dicono gli americani, si tratta di challenging estremamente interessanti e giustamente provocatori. Cercherò di rispondere in breve tempo, per quanto posso.
  In primo luogo, con riferimento alla mia relazione e al Libro bianco, sono molto lieto che da parte del nostro Ministro ci sia stato questo impegno di razionalizzazione delle caratteristiche strategiche delle minacce generali della sicurezza, per metterle a sistema e collegarle ai disposti legislativi vigenti. Tuttavia, se sfortunatamente il Libro bianco non fosse stato elaborato, probabilmente la mia relazione, salvo il riferimento al Libro bianco, non si sarebbe discostata enormemente. Vi spiego la ragione.
  La legge n. 244 del 2012 è una legge importante, che ha permesso la razionalizzazione. La relazione che avevo svolto quando sono stato audito in qualità di Capo di stato maggiore dell'Esercito esaltava il valore della legge n. 244, anziché diminuirla. Avevo affermato che la legge sul professionale del 2000, quando è stata emanata, voleva rispondere a dei mutamenti strategici che comportavano appunto il passaggio dalla leva alla legge sul professionale. Si trattava di un cambiamento epocale dal punto di vista strategico, perché era cambiata la minaccia.
  Quando, con un impegno gigantesco, è stata emanata la legge n. 244 del 2012 si è detto che la legge sul professionale era sì una legge corretta, perché ha permesso la trasformazione del professionale, ma non era più sostenibile. È stata necessaria una legge di uguale valore e importanza, che nasce dal fatto che le risorse della legge sul professionale e le strutture non erano sufficienti. Pertanto, abbiamo dovuto concepire uno strumento diverso essenzialmente per ragioni connesse a un mutato quadro di riferimento finanziario.
  Questo non sminuisce il valore della legge n. 244, anzi ne esalta la dimensione. È stata fatta prima la legge sul professionale, che prevedeva 190.000 unità. Dopodiché, era stato studiato un modello da 170.000 unità, che non è mai stato approvato dal Parlamento, che si chiamava modello sostenibile. In seguito, si è passati alla legge n. 244, che stabiliva l'obiettivo delle 150.000 unità, tendendo a raggiungere il rapporto 50-25-25.
  Perché dico che non sarebbe cambiato granché ? Proprio sulla base di quello che è scritto nella legge sul professionale e di quello che è stato fatto nella legge sui vertici, la parte di integrazione e di rispetto della specificità – mi collego alla domanda dell'onorevole Vito – è assolutamente congrua a quella che era già stata definita nel professionale.
  Nell'anno 2006, poco prima di diventare comandante di UNIFIL, io ero caporeparto operazioni del Comando operativo di vertice interforze. Allora era Capo di stato maggiore della difesa l'ammiraglio Di Paola.
  All'epoca erano state lanciate le operazioni di evacuazione dal Libano dei nostri connazionali, effettuate da Latakia con gli aeroplani e dal porto di Beirut con una nave (mi sembra che si trattasse del Mimbelli). Da Latakia, i profughi erano passati attraverso il Libano, per poi arrivare in Siria, che allora era un posto sicuro.
  La direzione assoluta dell'operazione era stata assunta da un reparto operazioni del COI, perché si trattava di una manovra e di un'operazione che richiedevano un coordinamento interforze, e il COI era già stato destinato all'epoca alla condotta di operazioni interforze.
  Questo non sminuisce affatto le singole Forze armate, che possono condurre, in casi specifici, missioni con autorità limitata, ma certamente non possono interferire con un concetto generale, che è già stabilito precipuamente.Pag. 22
  Infatti, la legge sui vertici e la legge sul professionale stabiliscono che i Capi di Forza armata dipendono dal Capo di stato maggiore della difesa. Non danno delle alternative alle funzioni dei Capi di Forza armata, ma dicono che dipendono dal Capo di Stato maggiore della difesa.
  Questo non vuol dire assolutamente attenuare la loro responsabilità di approntamento e di preparazione, che riguardano la parte della specificità e della realizzazione.
  Il principio interforze della condotta delle operazioni è nato durante la Seconda guerra mondiale, quando gli Alleati, che erano più avanti dal punto di vista organizzativo, hanno creato dei comandi strategici (il comando europeo di Eisenhower e i due comandi del Pacifico), che avevano alle dipendenze tutti i comandi navali, aerei e terrestri, per una condotta unitaria delle operazioni.
  Paesi molto grandi hanno molti di questi comandi. Gli Stati Uniti ne hanno sei o sette e si chiamano combat commander. Paesi più piccoli, come la Francia, la Gran Bretagna e la Germania, hanno adottato la linea della creazione di un comando interforze per la gestione delle operazioni.
  È evidente che questa trasformazione si muove nell'ambito di quanto stabilito e sancito dalle leggi vigenti, con delle attività che vengono svolte a livello amministrativo, concettuale e operativo, basandosi sulle norme vigenti. Su altre ci sarà l'attuazione, nei modi e nei termini dovuti, delle volontà degli Esecutivi.
  Della trasformazione o dell'armonizzazione della logistica si parla da lunghissimo tempo, il che non comporta la chiusura dei comandi logistici di Forza armata. Potrebbe esserci un ridimensionamento.
  Io ho detto che bisogna partire con urgenza dalle cose che sono indispensabili, perché stiamo andando in operazioni, perché ci siamo stati e perché bisogna risparmiare soldi, creando dei presupposti di sviluppo che, ovviamente, ricadranno su un tempo lunghissimo.
  Tornando al personale, adesso noi abbiamo la legge che prevede la riduzione dal 2024. Come ci insegna l'onorevole Scanu, la stessa legge stabilisce che, qualora l'obiettivo non fosse raggiunto nel 2024, potrebbe essere prolungata di anno in anno, a seconda del raggiungimento degli obiettivi di forza, fino al 2030 o al 2032 (non ricordo). È evidente che ciò richiederà moltissimi anni.
  Si può anche cercare di fare una relazione al meglio delle proprie capacità, ma poi si commettono degli errori. Tuttavia, i riferimenti alla professionalità, alla specializzazione e alla peculiarità del nostro personale e al fatto che il personale è la chiave di volta, rifuggendo ogni forma di polemica, sono contenuti in larga parte della relazione, pur non essendo questa indirizzata al personale.
  Nella relazione affermo che il nostro personale evidentemente ha dato prova di grande specializzazione e professionalità e deve essere tutelato al meglio. Affermo, in particolare, che conserva la sua validità il mantenimento del principio fondamentale di equiordinazione, al fine di evitare inopportuni disallineamenti giuridici ed economici tra il comparto della difesa e il comparto della sicurezza.
  Aggiungo che proprio il fatto che la sicurezza internazionale e quella interna siano così correlate rende indispensabile mantenerlo, anche per la particolarità del problema militare italiano.
  Noi abbiamo cominciato a studiare questo tema tantissimo tempo fa, in un famoso volume, quando ero assistente del generale Canino. In questo volume, che lui aveva scritto e che si intitolava «Uomini» – senza mancanza di rispetto per le donne, che in quel momento non erano ancora presenti – si parlava del problema militare italiano, che è un problema del tutto particolare.
  In presenza di numerose Forze di polizia a connotazione militare, che sono una delle nostre forze e delle nostre tipicità, è necessario che questo problema venga coagulato e visto nel suo insieme, perché le stesse forze incidono sullo stesso bacino di reclutamento.
  Soltanto un'equiordinazione permette di affrontare questi problemi, che – lo Pag. 23ripeto – stiamo trattando da moltissimi anni. Anche il problema dell'interforze è stato concettualmente affrontato e sviluppato in questo modo, quando Ministro della difesa erano prima Andreatta e poi l'onorevole Mattarella, ora Presidente della Repubblica, e quando Capo di stato maggiore della difesa erano prima Venturoni, che era un marinaio, e poi il generale Arpino.
  Vi ringrazio per la possibilità di esprimere in questa circostanza un pensiero ai fucilieri di Marina. In questa circostanza il mio riferimento è stato al sacrificio di tutti i militari, di cui io sono comandante.
  Io, da comandante delle forze di sicurezza e di pace in molti Paesi, ho accompagnato sempre i nostri caduti, che sono stati tanti, e quelli degli altri Paesi.
  Ringrazio per il pensiero che possiamo rivolgere ai fucilieri, con cui parliamo sempre, che ci onorano per dignità e senso di responsabilità e a cui va la nostra vicinanza.
  È evidente che si tratta di un problema a cui è rivolta la forte attenzione del Governo, del Parlamento e di ciascuno di noi, ma su cui in questo momento è necessario a livello tecnico mantenere il giusto riservo, perché sono in atto le iniziative cui ha fatto cenno il presidente Garofani in merito agli arbitrati e che erano comprese compiutamente nel mio concetto di relazione. Evidentemente, da Capo di stato maggiore della difesa, responsabile di tutto il personale di tutte le Forze armate davanti a questa Commissione, al Parlamento e all'Esecutivo, la mia solidarietà nei confronti dei militari è particolarmente forte. Pertanto, mi sento di respingere, con la massima correttezza, questa asserzione di mancanza di vicinanza. È talmente tanta la vicinanza, che l'ho compresa globalmente. Tuttavia, ringrazio per aver voluto fare un riferimento specifico su questo stimolo.
  C'era una domanda sulle tre missioni: Triton, Mare sicuro e EUNAFORMED. Mi spiace che l'onorevole Scanu sia andato via, ma potrà leggere la risposta.
  Apro una parentesi sul problema libico, che ha altre componenti, così come molti problemi che riguardano questo settore.
  C’è l'immigrazione clandestina incontrollata, che è un problema di legalità, di protezione di questi poveri migranti, che sono evidentemente le vittime di un sistema criminale, e di lotta a questa organizzazione, che parte da Stati centrafricani (Ciad, Mali, Niger) e attraversa la Libia, fino ad arrivare ai golfi. Si tratta di un'organizzazione complessa, peraltro produttiva di molti finanziamenti che vanno tanto alle reti criminali quanto alle reti terroristiche.
  Il secondo è un problema di sostegno e di stabilità della Libia, che è nel nostro interesse internazionale e nazionale. Si tratta di una questione di stabilizzazione e di pace.
  Inoltre, c’è un terzo problema di lotta potenziale al terrorismo, come la stiamo effettuando in Siria e in Iraq.
  Si tratta di tre problemi diversi, che a un certo punto si potrebbero interconnettere.
  Mare sicuro è una delle missioni nazionali di sicurezza del Paese, di controllo dei traffici e di protezione delle nostre unità navali.
  EUNAVFORMED è la prima missione europea di grandissimo profilo che si propone di disarticolare – mi sembra che così reciti il testo approvato dal Consiglio europeo – l'organizzazione dei migranti e arrivare, per fasi successive, a entrare nelle acque territoriali. Evidentemente, in questo caso servirà la risoluzione delle Nazioni Unite, l'autorizzazione della Libia o ambedue. Tali circostanze verranno decise dai Paesi membri.
  Inoltre, c’è Triton, che è una missione esclusivamente di soccorso in mare alle persone, che è un compito implicito in qualunque missione aeronavale, ma non è il compito principale di EUNAVFORMED e di Mare sicuro, che è di protezione e sicurezza.
  In ambito di razionalizzazione e sicurezza, man mano che si va avanti, ciascuna di queste missioni potrà essere razionalizzata, sviluppata ed eventualmente Pag. 24sistematizzata con altre missioni. Questo va studiato man mano. Per EUNAVFORMED sono previsti per l'appunto nei mesi il controllo e l'applicazione della fase successiva.
  L'onorevole Artini ha posto giustamente una domanda importante, ripresa anche dall'onorevole Petrenga, sull'allocazione delle risorse.
  In questo momento ci sono quelle sul personale, che sono risorse obbligatorie, e ci sono quelle per l'esercizio, che sono di diversa tipologia e pesano in modo diverso sul debito pubblico rispetto all'investimento. Ci sono poi le spese d'investimento o del Ministero dello sviluppo economico, che sono fuori dal bilancio della difesa, ma si combinano.
  C’è la forte esigenza, come in altri Paesi, di andare verso una proposizione di allocazione, per quanto possibile, diversa delle risorse, che consenta di evitare tagli all'esercizio.
  Come sappiamo, l'esercizio pesa in modo sistematico sul debito pubblico, ma per le Forze armate è un aspetto vitale, perché corrisponde a parti di ricambio, mantenimento e addestramento del personale.
  Il nostro obiettivo è far sì che un diverso approccio, che preveda un'operatività dello strumento militare abbinata alle leggi per gli investimenti, consenta di comprendere queste attività di manutenzione, acquisto di parti di ricambio, addestramento dei sistemi d'arma e addestramento degli equipaggi, considerandoli come un investimento, perché sono esse stesse una forma di produzione di sicurezza e di posti di lavoro. Mi riferisco alle parti di ricambio, ai carburanti, ai lubrificanti e all'addestramento del personale. Tutto ciò incide sull'operatività dello strumento.
  D'altra parte, in questo momento abbiamo probabilmente più facilità ad acquisire un mezzo che a mantenerlo o ad addestrare il personale; di più, l'addestramento del personale avviene essenzialmente grazie alle risorse stanziate per le missioni internazionali. Attualmente le carenze di esercizio sono veramente significative, perché incidono – me ne rendo conto – in un modo diverso sul bilancio della difesa rispetto all'investimento.
  In questo senso, c’è la prospettiva di avere una revisione strategica quindicennale, definita sulla base di quello che viene stabilito come priorità dalle leggi vigenti, delle aree strategiche e degli obiettivi capacitivi che dobbiamo realizzare, con forze terrestri, gruppi navali e gruppi aerei, su una prospettiva quindicennale.
  Peraltro, la prospettiva quindicennale, a ben vedere, non è tanto estesa, perché i tempi per l'acquisizione completa dei sistemi d'arma o per lo sviluppo e la trasformazione completa di capacità sono abbastanza vicini a questi.
  Pensate al tempo impiegato dall'esercito afgano per raggiungere un addestramento sufficiente dal momento dell'implementazione del supporto afgano. Quando io comandavo la brigata in Afghanistan nel 2005-2006, tale esercito era agli albori. Attualmente il completamento di questa trasformazione non è ancora avvenuto. Stiamo parlando di un orizzonte di undici anni.
  Pertanto, quindici anni è un tempo importante per delle Forze armate. Allo stesso tempo, la pianificazione sessennale e la legge di controllo triennale danno lo spazio necessario, che viene sancito e validato dalla politica, per acquisire e per svolgere delle attività credibili.
  In questo contesto, c’è il problema dei problemi, che è quello della riserva. In sede teorica, la riserva esiste già. Come ho detto, in questo momento si chiama riserva selezionata. Questo vuol dire che c’è un bacino di personale delle quattro Forze armate, carabinieri compresi, che, a vario titolo, viene reclutato in questa riserva selezionata, che è attualmente dedicata agli incarichi che non sono facilmente reperibili nell'ambito delle Forze armate: operatore psicologico, media o particolari capacità mediche di diverso tipo.
  Tale personale può essere chiamato attualmente nell'ambito delle leggi di bilancio o delle missioni, per operare a supporto. Il volume globale di questo personale non è piccolissimo, perché c’è molta gente disponibile.Pag. 25
  Il problema sentito – è stata citata la guardia nazionale – e che deve essere risolto, proprio per le peculiarità della realtà italiana, è quello della possibilità di creare una riserva operativa, necessaria per integrare le capacità delle Forze armate in caso di emergenza.
  Io ero presente quando c’è stata la trasformazione dalle Forze armate di leva alle Forze armate professionali. Evidentemente il nostro ringraziamento va alla leva. All'epoca la trasformazione è avvenuta, perché di fatto i militari di leva non erano più impiegabili in operazioni fuori dal territorio nazionale, in quanto non riconducibili al principio della difesa della patria o della difesa del territorio, ma a proiezioni.
  Infatti, quando sono avvenute le prime missioni internazionali, non c'era ancora il professionale, e praticamente i militari di leva che partecipavano erano volontari.
  Sicuramente, bisogna studiare questa riserva, perché è una cosa importante. Attualmente un numero vincolativo può non essere sufficiente per gli sviluppi delle emergenze. La riserva va studiata bene, senza intaccare la capacità professionale delle attuali Forze armate e il loro numero, che secondo me è il minimo necessario per un Paese come l'Italia, che si propone in ambito europeo e internazionale.
  In questo senso, è stata posta una domanda corretta sull'integrazione. La possibilità di fare dei progetti europei di difesa influenzerebbe meno i progetti nazionali. Ciò sarebbe giusto. L'Italia è uno dei Paesi che più si propongono in questo senso. Sicuramente si deve maturare un'idea europea di difesa più forte e più efficace, che ci permetta effettivamente di essere credibili in questa preposizione.
  In questo momento, abbiamo visto che EUNAVFORMED è forse la prima missione europea che si propone in questo senso. L'Europa non è ancora particolarmente strutturata dal punto di vista politico, militare, strategico e operativo. La NATO è molto più strutturata.
  Il fatto è che queste organizzazioni internazionali si muovono sempre sulla base della volontà nazionale. Pertanto, il fatto che un'organizzazione internazionale esprima o non esprima una capacità dipende dalla volontà dei Paesi membri di esprimerla.
  Ciascuno di noi può offrire delle risorse all'organizzazione internazionale (una nave, una brigata o un aereo), ma poi, nel momento dell'emergenza, ciascuna nazione è libera di confermare o meno. Di conseguenza, non c’è mai la certezza operativa della struttura.
  Certamente ci troviamo ancora di fronte a qualche egoismo nazionale, che richiederà probabilmente qualche anno per essere superato.
  Per quanto riguarda la nuova LHD, ho controllato talune informazioni mentre stavamo parlando. La somma in più che è stata citata è dovuta a ciò che stavo dicendo prima, ovvero al sostegno logistico a dieci anni – era stata acquisita con un sostegno logistico minore, e questo sostegno logistico integrato ne ha elevato il costo – e all'attivazione di opzioni già configurate.
  È una nave landing helicopter dock (LHD), ossia una nave da sbarco per trasporto elicotteri, che, secondo le mie conoscenze, prevede l'impiego di elicotteri e di unità da sbarco, e dovrebbe sostituire le tre unità (San Giorgio, San Marco e San Giusto) che sono attualmente in servizio.
  Le somme destinate all'investimento, come ha detto, sono significative. È importante che queste somme, che ci permettono di attuare una modernizzazione significativa della componente navale, vengano messe in armonia con progetti del Ministero dello sviluppo economico che riguardino le altre Forze armate e che consentano di sviluppare una funzione integrata e bilanciata, così come richiesto e precisato anche nella stessa stesura della legge navale, come controllo del Ministro della difesa.

  PRESIDENTE. Signor generale, dobbiamo interrompere i nostri lavori, perché alle 16,00 l'Assemblea riprende le votazioni.

  CLAUDIO GRAZIANO, Capo di stato maggiore della difesa. Sentirò singolarmente Pag. 26gli altri onorevoli a cui non ho risposto.

  PRESIDENTE. Oppure possiamo fare una nuova audizione a settembre, alla ripresa dei nostri lavori dopo la pausa estiva.

  CLAUDIO GRAZIANO, Capo di stato maggiore della difesa. Sarà un mio sublime piacere poter incontrare di nuovo questa Commissione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il generale Graziano per la disponibilità a incontrarci di nuovo alla ripresa dei nostri lavori, e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.

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