XVII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 25 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vito Elio , Presidente ... 3 

Audizione del Capo di stato maggiore della Difesa, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, nell'ambito dell'esame del programma pluriennale di A/R n.SMD 01/2014, relativo al programma navale per la tutela della capacità marittima della Difesa (Atto n.116) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Vito Elio , Presidente ... 3 
Binelli Mantelli Luigi , Capo di stato maggiore della Difesa ... 3 
Vito Elio , Presidente ... 8 
Scanu Gian Piero (PD)  ... 8 
Vito Elio , Presidente ... 9 
Frusone Luca (M5S)  ... 9 
Vito Elio , Presidente ... 11 
Artini Massimo (M5S)  ... 11 
Vito Elio , Presidente ... 11 
Artini Massimo (M5S)  ... 11 
Vito Elio , Presidente ... 12 
Bolognesi Paolo (PD)  ... 12 
Vito Elio , Presidente ... 12 
Marantelli Daniele (PD)  ... 12 
Vito Elio , Presidente ... 13 
Binelli Mantelli Luigi , Capo di stato maggiore della Difesa ... 13 
Vito Elio , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ELIO VITO

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Capo di stato maggiore della Difesa, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, nell'ambito dell'esame del programma pluriennale di A/R n. SMD 01/2014, relativo al programma navale per la tutela della capacità marittima della Difesa (Atto n. 116).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Capo di stato maggiore della Difesa, Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, nell'ambito dell'esame del programma pluriennale di A/R n. SMD 01/2014, relativo al programma navale per la tutela della capacità marittima della Difesa (Atto n. 116).
  Innanzitutto voglio ringraziare l'Ammiraglio, che, nonostante i suoi numerosi impegni e l'alto incarico che svolge, ha accolto ancora una volta l'invito della nostra Commissione a poterlo ascoltare. Non so quante audizioni abbiamo svolto con lei, Ammiraglio, in questa legislatura, ma per noi è una ragione di orgoglio e di privilegio potersi confrontare direttamente con lei sui Piani dei quali ci stiamo occupando.
  Ricordo ai colleghi che lo scorso 12 novembre la Commissione, con la relazione dell'onorevole Scanu, ha iniziato l'esame del programma pluriennale di cui all'oggetto della nostra seduta odierna. L'Ufficio di presidenza della Commissione ha convenuto di svolgere l'audizione odierna per acquisire elementi di informazione utili alla valutazione che la stessa Commissione deve svolgere in vista dell'espressione del parere sull'atto in questione.
  Ricordo che tale parere dovrà essere reso entro l'8 dicembre, ossia entro la prossima settimana, che abbiamo già un'ulteriore seduta sulla materia prevista per domani e che l'omologa Commissione del Senato si è già espressa la settimana scorsa, approvando un apposito documento.
  Do adesso, volentieri la parola all'Ammiraglio Binelli Mantelli, che potrà illustrarci le opinioni della Difesa in merito all'atto che stiamo esaminando. Al termine della relazione dell'Ammiraglio, naturalmente, i colleghi che lo riterranno opportuno potranno rivolgergli delle domande o delle richieste di chiarimento, alle quali cortesemente il Capo di stato maggiore della Difesa risponderà in conclusione.

  LUIGI BINELLI MANTELLI, Capo di stato maggiore della Difesa. Grazie, presidente. Ringrazio e saluto lei e tutti i componenti della Commissione. È un piacere essere convocato a queste sedute, perché c’è il modo di illustrare il pensiero dello stato maggiore della Difesa, e mio personale, su vari argomenti. Come marinaio, mi fa particolarmente piacere esprimermi su questo programma, perché è un programma che dà un po’ di acqua e un po’ di respiro alla Marina militare.Pag. 4
  Il tema è l'esame del programma pluriennale di investimento per la tutela della capacità marittima della Difesa nei termini stabiliti dalla legge di stabilità per l'anno 2014. Ho volutamente usato il termine «investimento» e non la classica espressione «ammodernamento e rinnovamento» per sottolineare come le risorse finanziarie assegnate da Governo e Parlamento alla Difesa costituiscano in larga misura un reale investimento per la nazione, prima di tutto nella sua sicurezza, ma anche verso il comparto industriale e tecnologico nazionale, in termini diretti e indiretti, ivi comprese le opportunità di esportazione e di cooperazione industriale e, infine, nel caso specifico delle capacità marittime, verso la tutela diretta degli interessi nazionali sul mare e oltre mare.
  Non entrerò nei dettagli tecnici dell'impresa oggetto dell'audizione odierna, né rimarcherò l'importanza del programma navale per la Marina militare e, sul piano occupazionale ed economico, per la cantieristica, temi che sono stati ampiamente illustrati nell'audizioni precedenti. Mi limiterò, quindi, agli aspetti di specifica competenza del Capo di stato maggiore della Difesa sulla base della legislazione vigente, in particolare per le attribuzioni relative alla pianificazione, alla predisposizione e all'impiego delle Forze armate nel loro complesso, in linea con le direttive dell'autorità politica.
  In premessa desidero esprimere la mia gratitudine nei confronti della Commissione difesa per l'attenzione e la sensibilità dimostrate nell'esaminare approfonditamente il programma in questione, attenzione e sensibilità che auspico siano foriere nel prossimo futuro di ulteriori provvedimenti legislativi analoghi anche per altre imprese di interesse della Difesa, attraverso l'indispensabile sinergia con il Ministero dello sviluppo economico. Questa strada, come spiegherò in seguito, costituisce l'unica concreta possibilità di assicurare programmi di investimento di rilevante magnitudine finanziaria e ad ampio orizzonte temporale, in coerenza con la pianificazione generale dello strumento militare nel suo complesso.
  La pianificazione e la predisposizione dello strumento militare sono un processo delicato e complesso, ma di fondamentale importanza, in quanto devono consentire di assolvere efficacemente e con un orizzonte temporale di medio e lungo periodo le attività e i compiti che le Forze armate saranno chiamate a svolgere in coerenza con il dettato costituzionale e la legislazione vigente.
  Questo processo deve necessariamente essere armonizzato con gli impegni assunti nell'ambito delle alleanze alle quali l'Italia partecipa – ONU, NATO, Unione europea – e sulla base di quanto deciso dal Parlamento e disposto dal Governo.
  Le ulteriori indicazioni che perverranno dal redigendo Libro bianco di iniziativa governativa e di approvazione parlamentare consentiranno poi di procedere alla correlata implementazione sul piano tecnico delle decisioni scaturite in termini di scenario di riferimento – livello di responsabilità, interessi nazionali prioritari – attese le già citate responsabilità che la legge n. 25 del 18 febbraio 1997 (la cosiddetta legge sui vertici) ora recepita nel Codice dell'ordinamento militare, assegna al Capo di stato maggiore della Difesa, come ho già evidenziato.
  È evidente, infatti, che gli impegni internazionali assunti, a fronte di crisi e tensioni in vaste aree del mondo e dalle conseguenze inimmaginabili per gli interessi nazionali, a prescindere dalle distanze geografiche, un concetto che in un mondo globalizzato non ha più senso, impongono alla Difesa di non farsi trovare impreparata nel momento in cui il Governo e il Parlamento dovessero decidere l'impiego dello strumento militare.
  Proprio la tempestività e la flessibilità di reazione, le qualità più preziose di qualunque strumento militare, richiedono lo stato di efficienza dei mezzi e un addestramento scrupoloso, onnicomprensivo e mirato del personale che garantisca l'assolvimento del compito e, nel contempo, salvaguardi al meglio l'incolumità dei nostri uomini e donne con le stellette.
  Tempestività e flessibilità sono anche qualità duali, che caratterizzano la reattività Pag. 5e l'efficienza che l'Esercito, la Marina, l'Aeronautica e l'Arma dei carabinieri hanno sempre dimostrato a fronte di emergenze nazionali, situazioni di pericolo o eventi calamitosi.
  Mi riferisco al soccorso alle popolazioni flagellate da catastrofi naturali, ma anche alle numerose richieste di intervento per situazioni contingenti, come le drammatiche alluvioni degli ultimi tempi, i trasporti sanitari d'urgenza – vorrei ricordare che oggi è arrivato in Italia dalla Sierra Leone il medico di Emergency, portato da un velivolo con capacità specifiche dell'Aeronautica – e i concorsi che le Forze armate forniscono al disinnesco di ordigni bellici, al servizio meteorologico, all'archeologia subacquea e alle camere iperbariche, solo per citare alcuni esempi.
  Ancora, penso al soccorso in mare delle migliaia di uomini, donne e bambini in fuga dalla guerra e dalla disperazione, che vengono sfruttati da persone senza scrupoli, persone che devono essere assicurate alla giustizia. I numeri dell'operazione Mare Nostrum valgono più delle parole.
  Tutto ciò senza dimenticare il ruolo istituzionale di sorveglianza e di difesa del territorio, delle aree marittime e dello spazio aereo nazionale, un ruolo che si tende a sottovalutare a fronte delle gravi e incalzanti crisi internazionali, ma che le Forze armate continuano e devono continuare ad assolvere con serietà e professionalità.
  L'operatività, cioè la capacità di fare tutto questo, è dunque la ragione d'essere dello strumento militare. Essa non si improvvisa e non si acquisisce una volta per sempre, ma va alimentata con l'addestramento e la disponibilità di sistemi, mezzi e materiali adeguati, ben manutenuti, pienamente affidabili, in grado di operare efficacemente ed integrati nei dispositivi alleati NATO ed europei.
  A carattere generale esistono aree di instabilità interconnesse tra loro, in cui fenomeni di natura locale si riverberano anche in aree distanti da quella di origine, accrescendo le minacce per i nostri sistemi politici, economici, sociali e finanziari, con una menzione specifica alle linee di comunicazione terrestri, marittime ed aeree, che vanno assolutamente protette per garantire la libertà di movimento e il libero scambio delle merci.
  Mi riferisco alle aree di crisi in Medioriente, Nord-Africa, Corno d'Africa e Golfo di Guinea e alle crisi più vicine ai nostri confini, in Europa orientale e Caucaso, caratterizzate da una minaccia, come detto, ibrida, cioè comprendente insurgent e forze militari regolari, così come alle tensioni reali o potenziali in altre aree del mondo, fino all'Estremo Oriente.
  Bilanciamento e integrazione di capacità, flessibilità operativa, superiorità tecnologica, decisionale e dottrinale sono, dunque, le uniche risposte possibili all'imprevedibilità e alla complessità degli scenari di oggi e di domani. In questo quadro di impegni e di sfide la Difesa deve coscienziosamente pianificare e programmare le Forze armate di domani in uno scenario geostrategico e in un contesto economico-finanziario nel quale l'unica certezza è l'incertezza.
  Sul piano economico-finanziario la situazione, soprattutto in Europa, è ben nota e la Difesa ha già reiteratamente contribuito al risanamento della finanza pubblica in maniera sostanziale in quest'ultimo decennio, a partire dal 2004.
  Alla vigilia della prossima discussione parlamentare sui principali provvedimenti finanziari, le leggi di stabilità e di bilancio per il prossimo triennio, la situazione appare ancora più preoccupante. La drastica riduzione del bilancio ordinario negli ultimi anni, soprattutto nei componenti di esercizio e investimento, è di tutta evidenza. Già da tempo, quindi, la pianificazione dello strumento militare ha affrontato in maniera equilibrata e in ottica interforze il problema del finanziamento delle esigenze di ammodernamento e di rinnovamento dei sistemi d'arma, mezzi e materiali.
  Per poter assorbire i tagli del bilancio ordinario, effettuati anche in corso d'anno attraverso i cosiddetti accantonamenti, la Difesa ha dovuto costantemente rimodulare i programmi già operanti nei limiti di quanto contrattualmente attuabile, ovvero Pag. 6rinviare o cancellare l'avvio di nuove imprese. Si tratta di un esercizio che, per quanto possibile, ha cercato di salvaguardare il mantenimento almeno delle capacità operative essenziali funzionali all'assolvimento dei compiti prioritari, ma che le paventate ulteriori riduzioni del 2015 rischiano concretamente di compromettere.
  La Difesa da anni beneficia nel settore investimento del sostegno finanziario da parte del Ministero dello sviluppo economico, frutto di una proficua sinergia focalizzata su quelle esigenze della Difesa che incontrano l'interesse del MISE per tipologia e contenuto tecnologico e per lo specifico comparto produttivo coinvolto.
  Non tutte le esigenze acquisitive della Difesa possono, però, per loro natura, essere soddisfatte con fondi del MISE, le cui disponibilità non sono neppure illimitate e necessariamente vengono indirizzate anche su altri settori produttivi. Necessitano, quindi, di fondi sul bilancio ordinario del dicastero per la quota di investimento.
  È superfluo sottolineare che la realizzazione di sistemi d'arma, mezzi e materiali altamente tecnologici richiede che, una volta in servizio e terminata la fase iniziale di supporto logistico integrato, essi possano essere finanziariamente sostenuti in termini di manutenzione, di mantenimento in efficienza e di addestramento al loro impiego.
  Si tratta di una criticità che si scontra con la drammatica situazione dell'esercizio, ossia dei fondi per la formazione e l'addestramento del personale, ma anche per l'acquisto del carburante e dei pezzi di rispetto per la manutenzione e la riparazione, per pagare le bollette di acqua e luce e le cartelle esattoriali, solo per rendere più concreto questo concetto. La questione, pertanto, deve essere vista nella sua interezza, con equilibrio e grande lungimiranza programmatica e senza compartimenti stagni.
  Nello specifico dell'investimento il documento programmatico pluriennale per il triennio 2014-2016 presentato dal Ministro Pinotti in Parlamento espone in maniera completa e approfondita anche gli aspetti correlati ai fondi MISE e alle singole leggi che finanziano con stanziamenti diretti o mediante l'autorizzazione dei limiti di impegno pluriennale imprese e interessi della Difesa che, lo ribadisco, devono incontrare gli interessi istituzionali del MISE, la cui missione è, per l'appunto, lo sviluppo economico del Paese, un aspetto cruciale nell'attuale drammatica congiuntura economico-occupazionale.
  La fattiva collaborazione a tutti livelli tra Difesa e MISE ha consentito di realizzare progetti che sarebbe stato impossibile finanziare con fondi della Difesa – ossia con fondi ordinari – alla luce dell'elevatissima magnitudine finanziaria e dell'orizzonte temporale estremamente ampio, al di fuori della capacità programmatoria, soprattutto, come detto, per la non certezza dei fondi disponibili in un arco temporale adeguato.
  Mi riferisco a previsioni legislative nell'ambito dei quattro principali provvedimenti legislativi – parlo delle leggi n. 266 del 1997, n. 266 del 2005, n. 421 del 1996 e n. 147 del 2013, ossia la legge di stabilità 2014 – i cui effetti si esauriscono in un range che va dal 2021 al 2034, cosa che sarebbe impossibile per una pianificazione fondata sul bilancio ordinario peraltro con una coerenza di risorse finanziarie a legislazione vigente e una parziale flessibilità tecnica che la Difesa non ha, né potrà mai avere.
  Si tratta, quindi, di una salutare complementarietà, indispensabile per assicurare le già citate superiorità tecnologiche e operative, da un lato i programmi MISE di ammodernamento e rinnovamento di maggior rilevanza e, dall'altro – lo ribadisco – l'altrettanto fondamentale contributo dei programmi per l'investimento finanziati sul bilancio ordinario della Difesa per esigenze acquisitive che non rispondono ai criteri stringenti del MISE. Penso, in particolare, a quelle capacità non realizzabili, o non ancora realizzabili in ambito nazionale ed europeo, ovvero la cui realizzazione richiederebbe costi non ricorrenti insostenibili.Pag. 7
  In tale ottica le decisioni della Difesa sono necessariamente bilanciate e ponderate alla luce delle priorità delle esigenze operative dello strumento militare. Solo per fare alcuni esempi di programmi sviluppati in sinergia con il Ministero dello sviluppo economico, vorrei citare i Veicoli blindati medi VBM 8x8 Freccia, le Fregate europee multi-missione (FREMM), i velivoli Eurofighter e Tornado, gli elicotteri NH90 e H101 Combat SAR, e ancora la Forza terrestre NEC digitalizzata e il satellite SICRAL, i velivoli da addestramento M-346, il Sistema di controllo del territorio dell'Arma dei carabinieri e, per ultimo, questo programma navale per la tutela della capacità marittima.
  È un'elencazione che dà il senso di importanza della sinergia con il MISE in termini di contribuzione totale o parziale all'impresa. Si tratta di programmi di specifico interesse di una singola Forza armata, ovvero di interesse comune a due o alla totalità delle componenti dello strumento militare, a seconda dell'area di impiego operativo.
  Il programma non è, quindi, il bilanciamento dell'investimento, in quanto la programmazione è unica e integrata e svolta da parte del dicastero della Difesa, ma la concreta disponibilità di fondi coerenti, adeguati e certi sulla quota di investimento, a prescindere dalla modalità di erogazione e da aspetti di natura giuridica, tenendo sempre presenti le differenze concettuali che ho indicato tra fondi di Difesa e fondi MISE e la sostenibilità con l'esercizio dei sistemi d'arma, mezzi e materiali di servizio.
  Auspico, quindi, che la Commissione difesa e tutti gli organismi parlamentari coinvolti continuino a sostenere le esigenze delle Forze armate anche attraverso leggi dedicate, ovvero provvedimenti di più ampio respiro che sostengano tutte le esigenze dello strumento militare e che integrino le insufficienti assegnazioni del bilancio ordinario.
  Si tratta di una modalità di approvazione dei programmi della Difesa che, peraltro, coinvolge e responsabilizza maggiormente il Parlamento e le Commissioni parlamentari competenti su una materia di interesse generale del Paese, integrando e ampliando le forme di controllo già previste dal Codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo n. 66, del 15 marzo 2010, richiamate nella relazione dell'onorevole Scanu e riprese dalla cosiddetta legge Giacchè (legge n. 436 del 1988).
  Avviandomi a concludere, non posso sottacere la preoccupazione per la progressiva contrazione delle risorse di ammodernamento e rinnovamento della Difesa a fronte della sostanziale incomprimibilità delle spese di esercizio, già di per sé ampiamente insufficienti.
  Per quanto riguarda il settore esercizio, nello stesso periodo, a fronte di un quadro già estremamente deficitario, le ulteriori riduzioni potrebbero essere insostenibili. Il rischio concreto è di un progressivo e, per alcuni aspetti, potenzialmente irreversibile decremento dell'efficienza delle Forze armate, sino al rischio di una paralisi di alcuni complessi di capacità, quelle più preziosi e più pregnanti.
  Si tratta di uno scenario differente dal passato, allorquando si è potuto far fronte alle, pur consistenti, manovre finanziarie riduttive posticipando gli impegni ancora in fase di definitivo consolidamento. Al contrario, la nuova azione complessiva trova ormai l'Istituzione priva di residuali capacità di assorbimento elastico, con la prospettiva di una significativa riduzione delle attività di manutenzione dei sistemi d'arma, mezzi e materiali, ma anche di attività addestrative e operative e, quindi, dell'insieme degli assetti capacitivi.
  Ovviamente, qualora le cupe previsioni dovessero avverarsi, si dovrà passare da operazioni di natura bilancistica e amministrativa a una valutazione approfondita delle reali ricadute contrattuali e capacitive derivanti dall'attuazione dei provvedimenti conseguenti.
  Detto questo – lo ritengo doveroso per le mie precipue responsabilità – riprendendo il tema alla base dell'odierna convocazione, confermo la correttezza e la trasparenza del processo di pianificazione e programmazione dello strumento militare Pag. 8in un'ottica genuinamente interforze e alla luce dell'attuale contesto strategico di riferimento.
  Auspico che l'attenzione del Parlamento nei confronti della componente navale sia prodromica di analoghe iniziative che verranno avanzate richiamando le considerazioni e le valutazioni espresse sulle attuali modalità di finanziamento di imprese di interesse della Difesa da parte del MISE.
  Ribadisco la criticità del bilancio ordinario della Difesa per la quota di investimenti e di esercizio, che rischia di compromettere la sempre maggiore integrazione delle Forze armate italiane in un'ottica europea e atlantica e la loro stessa operatività. Si tratta di un traguardo auspicato e sostenuto anche alla luce dell'attuale nomina del Ministro Mogherini ad Alto Rappresentante della politica estera di sicurezza e difesa dell'Unione, che non può prescindere dalla piena interoperabilità e integrazione delle diverse componenti del nostro strumento militare in un'ottica inter-agenzia, interministeriale e internazionale.
  Con ciò concludo il mio intervento, ringrazio per l'attenzione e rimango a disposizione per eventuali approfondimenti.

  PRESIDENTE. Sono io che la ringrazio, Ammiraglio, in maniera non formale, perché, come di consueto, la sua relazione consente alla nostra Commissione di avere degli spunti di riflessione e, mi auguro, presto anche di decisione.
  Lei ha richiamato la necessità di intervenire non solo attraverso i fondi di investimento del MISE, ma anche attraverso una migliore programmazione e quantificazione dei fondi di investimento e delle spese di esercizio della stessa Difesa, fondi che ormai non sono più comprimibili. Si tratta di un'esigenza che, d'altra parte, era stata richiamata anche recentemente dal Capo dello Stato.
  Come sa, la nostra Commissione si sta soffermando su questi temi sin all'avvio della nostra legislatura. Proprio domani presenteremo qui alla Camera gli atti dell'indagine conoscitiva che abbiamo compiuto sui sistemi d'arma, in un'ottica nella quale, come correttamente e giustamente lei ha richiamato, sono stati anche ampliati i poteri di controllo e di indirizzo del Parlamento e della stessa Commissione difesa dalle recenti leggi. Esse ci hanno attribuito un'ulteriore responsabilità sulla materia, responsabilità che, naturalmente, noi intendiamo esercitare nel senso di un comune impegno per il settore del quale ci occupiamo.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni, iniziando dall'onorevole Scanu, che è anche relatore del provvedimento che stiamo esaminando.

  GIAN PIERO SCANU. Grazie, signor presidente. Saluto tutti, in questa circostanza in maniera particolare l'Ammiraglio Binelli Mantelli. Lo ringrazio per la relazione che ha appena svolto a beneficio dalla nostra Commissione.
  Dico subito, signor Ammiraglio, che credo di poter condividere l'intera impostazione che lei ha voluto fornire quest'oggi, che peraltro non è nuova rispetto alle considerazioni che, in altre circostanze, ha avuto occasione di svolgere e di proporci. Pertanto, non ritengo di dover impegnare la sua cortesia e quella dei colleghi con valutazioni di carattere generale, che mi sembrano superate. Vorrei, però, chiederle qualcosa per approfondire, anche ai fini del parere che questa Commissione dovrà esaminare.
  Vorrei richiamare la legge n. 244 del 2012, nella quale, come le è ben noto, alla voce investimenti viene attribuito il famoso 25 per cento, secondo lo schema 50-25-25. Guardando i numeri contenuti nella legge di stabilità di quest'anno, troviamo per il personale 9,739 miliardi, per l'esercizio 1,170 miliardi – questo dato è assolutamente preoccupante – e per gli investimenti 2,668 miliardi, ai quali vanno aggiunti 2,409 miliardi da parte del Ministero dello sviluppo economico. In totale si tratta, quindi, di 5 miliardi e 77 milioni.
  Questo importo, come è agevole verificare, è notevolmente superiore al 25 per Pag. 9cento. Lei, per quanto lo assolva con riconosciuta capacità, ha il gravissimo onere di armonizzare per intero la funzione difesa e, quindi, di contemperare – per così dire – le diverse esigenze alla luce delle disponibilità finanziarie. Ha richiamato opportunamente il contributo che la funzione difesa ha fornito e sta fornendo in un momento di difficoltà economico-finanziaria gravissimo.
  Questi numeri comportano necessariamente, a nostro avviso, una riduzione delle altre previsioni di spesa, perché sono numeri che non possono essere collocati in una fisiologia ben precisa che la legge stabilisce e impone.
  Tenga conto, signor Ammiraglio, che a questo importo di 5 miliardi e 77 milioni, quasi il doppio del 25 per cento stabilito ope legis, vanno aggiunti circa 400 milioni di rateo per il programma di cui stiamo parlando. Questo programma prevede una spesa di 5 miliardi e 600 milioni in quindici anni, ragion per cui, più o meno, il rateo è intorno ai 350-400 milioni.
  Questa è una prima domanda.
  Passo a una seconda domanda. Io ho molto apprezzato il riferimento che lei ha fatto al concetto di investimento, richiamando in maniera non implicita, direi anzi, viceversa, opportunamente esplicita, il valore di tipo strutturale che un impegno di spesa tanto rilevante avrebbe in un Paese come il nostro, in cui l'industria militare, per fortuna, ancora c’è e funziona.
  Io non vorrei, in maniera parossistica, spingere il discorso su un versante quasi autarchico, ma non le pare che i programmi di spesa che sono in fieri piuttosto che valorizzare la produzione locale inopinatamente volgano lo sguardo altrove, laddove cioè questa funzione di investimento verrebbe assolutamente meno ?
  Muovo da questa considerazione per porle un'altra domanda. Che cosa significa, signor Ammiraglio, quel passo della relazione che recita: «all'apertura di interessanti prospettive nel campo delle esportazioni e alla fattibilità amministrativa di soluzioni eventualmente perseguibili per lo sviluppo da parte del programma nell'ambito delle sinergie...» ?
  Il senso delle mie domande è questo: stiamo pensando, tanto per fare nomi e cognomi, a Fincantieri, oppure sono stati presi impegni anche con altre industrie straniere per la realizzazione di questi dieci sistemi d'arma ?
  Infine, ci sono sei pattugliatori polivalenti d'altura, più quattro in opzione. Cosa significa «quattro in opzione» ? Significa che non sono dieci, ma sono quattordici in tutto e che, quindi, i pattugliatori non sono sei, ma dieci ? Qual è il significato concreto dell'espressione «opzione» ? Questo per noi è importante saperlo, non soltanto per ragioni ovvie di carattere finanziario, ma anche per considerazioni di carattere generale che le sono talmente note e che io ritengo assolutamente superfluo volerle evidenziare.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Ammiraglio, io raccoglierei le ulteriori domande, in modo che lei possa replicare alla fine a tutti gli interventi.

  LUCA FRUSONE. Grazie, presidente. Ringrazio anche l'Ammiraglio per essere oggi qui.
  Innanzitutto premetto che noi non vogliamo mettere in discussione assolutamente le necessità che la Marina ha. Anzi, il concetto affermato in questo provvedimento di «tutela della capacità marittima» ci trova concordi, perché conosciamo lo stato di vetustà di alcune navi. Assolutamente non possiamo mettere in dubbio tutto questo.
  Tuttavia, devo dire che – ringrazio il collega Scanu, che ha anticipato parte del mio discorso, anzi sono contento che siamo riusciti a «piantare», in un certo senso, un seme per quanto riguarda il bilancio della Difesa e, in particolare, l'ambiguità delle voci del bilancio della Difesa, trovandomi, d'accordo con quello che è stato detto – noi dobbiamo veramente fare un discorso un po’ generale, per poi calarci nello specifico.
  Effettivamente noi ci ritroviamo di fronte a un atto in cui, in realtà, si dice Pag. 10tutto e non si dice niente. Stiamo parlando di oltre 5 miliardi di euro di investimenti, che possono essere anche giustificati dalle esigenze della Marina, ma riguardo ai quali noi siamo in assenza completa di tutte le informazioni che possano permettere a questo Parlamento di esprimersi in maniera corretta. Arriverò poi a domande un po’ più specifiche. Ci troviamo di fronte a delle semplici brochure.
  Una questione che mi preme sottolineare è che, per esempio, per altri progetti, come gli F-35, per i quali non si parla più di acquistare, ma bensì di tagliare, noi siamo in attesa del Libro bianco per capire che cosa voglia fare la Difesa italiana. Oggi, invece, ci troviamo di fronte a un atto in cui si parla di strumenti tecnicamente avanzati, che hanno una loro determinata funzione, ma non ne conosciamo le specifiche. Mi chiedo, quindi, perché, nel primo caso, per tagliare occorra aspettare il Libro bianco per capire che cosa intende fare l'Italia nel campo della Difesa, mentre quando si parla di questi altri strumenti, possiamo acquistare ad occhi chiusi, non conoscendo nemmeno le specifiche ?
  Le faccio un esempio. Parlando dei pattugliatori polivalenti d'altura, sappiamo innanzitutto che sono sei e che ce ne sono quattro in opzione, di cui si è già parlato. Sappiamo anche, però, che ci sono due versioni, la light e la full, che si differenziano, e non di poco, sia nel costo, sia nelle loro capacità e nella loro possibilità di impiego. Ci ritroviamo a non sapere nemmeno quanti sono i pattugliatori light e quelli full, considerando che possono essere utilizzati in maniera diversa.
  Ritorno, quindi, al discorso strategico. Senza il Libro bianco come facciamo a decidere quanti averne light e quanti full, considerando che poi, a quel punto, quando questi pattugliatori saranno – definiamoli così – full, avranno un sistema missilistico particolare, che molto probabilmente li trasformerà in qualcosa di simile a una FREMM ?
  Le stesse preoccupazioni noi abbiamo, per esempio, per la nave anfibia. Addirittura di questa nave non sappiamo nemmeno il tonnellaggio, che, invece, dovrebbe essere la parte più importante di tutto l'atto. Questa nave potrebbe essere, a seconda del tonnellaggio – azzardo un numero: 20.000 tonnellate ? – equiparata alle Mistral francesi.
  Inoltre, non sappiamo nulla per quanto riguarda i sistemi di difesa che ha. Potrebbe, per esempio, montare i missili Aster 30, che le conferirebbero una capacità di autodifesa e di difesa, rispetto agli altri mezzi, molto avanzata. Questo comporterebbe – spero mai – un utilizzo anche in scenari di guerra veramente avanzati e pericolosi.
  Tutte queste specifiche tecniche che mancano, in realtà, sono utili non solo a noi, al Parlamento, per poterci prendere una responsabilità, perché è giusto prendersi la responsabilità su un investimento di 5 miliardi di euro, ma anche a capire l'assetto strategico che c’è dietro questi investimenti.
  Per questo motivo voglio sollecitare anche i miei colleghi. Di fronte alla mancanza di chiarezza in questo provvedimento, i colleghi non possono poi sentirsi offesi se magari qualcuno utilizza il termine «pigiabottoni» o «ratificatori delle decisioni del Governo». Io dico questo: per com’è la situazione adesso, con tutte le informazioni che abbiamo, noi non siamo in grado assolutamente di prenderci la responsabilità su questo stanziamento. Spero che anche i colleghi la pensino allo stesso modo.
  Avendo loro maggiore esperienza mi hanno riferito che prima la situazione era anche peggiore per quanto riguarda la quantità di dati. Io ritengo che anche loro debbano prendere posizione su tutto questo. Effettivamente il Parlamento viene chiamato a esprimersi, ma non ha minimamente le condizioni per farlo coscienziosamente. Io questo non lo posso accettare, come non lo può accettare il mio Gruppo.
  Per esempio, anche sulle unità veloci di supporto incursori, noi non sappiamo se questo acquisto è già stato avviato, non sappiamo nemmeno di che classi di navi si Pag. 11tratti, non conosciamo, neanche in questo caso, il tonnellaggio. Non sappiamo nulla.
  A questo punto mi viene in mente un'altra domanda, ricollegandomi un po’ a quello che ha detto l'onorevole Scanu: vorrei sapere se queste navi verranno prodotte da Fincantieri, considerando che Fincantieri è sempre stata specializzata per navi più grandi e che, quindi, magari possono esserci, come è stato detto, delle partnership con altre aziende.
  Sinceramente il quadro, per adesso, è molto nebuloso. Se il quadro è questo noi non possiamo assolutamente esprimerci e spero che tutti gli altri la pensino come me. Se dobbiamo responsabilizzare il Parlamento, dobbiamo fornirgli anche gli strumenti adatti per prendersi le sue responsabilità.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole Artini, ricordo che l'omologa Commissione del Senato si è già espressa sul programma di cui stiamo oggi discutendo. Io ritengo che ci siano tutte le condizioni e gli elementi per i quali la nostra Commissione possa esprimersi, accogliendo favorevolmente le nuove responsabilità che la legge ci ha affidato.
  Noi richiamiamo un maggiore coinvolgimento del Parlamento. Quando questo coinvolgimento, queste funzioni e poteri sono a noi attribuiti, è giusto, a mia opinione, che le Commissioni poi si esprimano.
  Ricordo che abbiamo tempo fino all'8 dicembre. È mio intendimento assicurare che la Commissione possa esprimersi, naturalmente con le valutazioni che poi riterrà nel merito di proporre l'onorevole Scanu, se saranno condivise.
  Do ora la parola all'onorevole Artini e poi all'onorevole Bolognesi. Ricordo ai colleghi che alle 9.30 inizieranno i lavori dell'Aula.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, presidente. Io faccio una piccola considerazione, sempre sulla nave anfibia. Poi, se il presidente, me lo permette, dovrò chiedere al Capo di stato maggiore della Difesa di farsi latore di un messaggio verso il Ministro della difesa. È una richiesta un po’ fuori dal tema, ma, avendo una personalità così autorevole e importante...

  PRESIDENTE. L'invito a restare nel tema, onorevole Artini.

  MASSIMO ARTINI. La prima domanda è se la nave anfibia potrà essere utilizzata per impiegare gli F-35B. Questa è la domanda semplice e diretta.
  Il messaggio, invece, è un messaggio di scuse verso il Ministro della difesa. Nell'intervento fatto l'ultima volta al Senato io ho preso per buone le parole di un collega senza verificare personalmente. In effetti, il Ministro della difesa aveva parlato esattamente di «aerei pilotati» e non solamente «a pilotaggio remoto», come risulta a pagina 15 dello stenografico. È stata una mia mancanza e mi preme che sia riferita.
  In merito a quel tipo di impiego cui ho prima accennato, a fronte di ciò che lei ha detto, cioè di una carenza di fondi per l'esercizio e del fatto che l'idea sia quella di fare ricognizione, le chiedo qual sia stato l'accordo anche con gli altri partner internazionali in merito ai Tornado rispetto ad altri Predator. Penso a quelli che vengono via dall'Afghanistan in questo momento. Infatti, mentre si era sicuri che i Predator non potessero essere impiegati a livello di bombardamenti, dei Tornado lo si è un po’ meno.
  Infine, sempre sul discorso Afghanistan – mi ci soffermo un secondo perché è fondamentale – leggo da notizie di stampa che siamo passati da 800 a 500 militari nell'eventuale missione Resolute Support, ancora non approvata dal Parlamento.
  Nella nostra missione in Afghanistan lo SFA Concept, ossia il concetto NATO che serve a organizzare la Resolute Support, prevedeva 800 uomini come numero minimo sia per la force protection, sia per la gestione della parte di mentoring e training che la Resolute Support dovrebbe fare.
  Le chiedo: posto che 800 meno 280 uomini fa proprio la differenza fra gli uomini spostati tra l'Iraq e l'Afghanistan, siamo sicuri di poterci mantenere in Afghanistan Pag. 12in sicurezza – mi scusi il gioco di parole – e soprattutto, se siamo sicuri con 500, perché ne erano stati previsti 800 ?
  Infine, anche se è più interessante una missione o un'altra, non possiamo via via atomizzare le missioni per le risorse che abbiamo. L'idea è che sarebbe più opportuno concentrarsi dove effettivamente ce n’è bisogno. Se l'Afghanistan non è necessario per l'Italia, come io ritengo, sarebbe opportuno non andare avanti con la Resolute Support.
  Grazie, Ammiraglio e grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Naturalmente su tutti gli altri argomenti che lei ha richiamato e che non sono oggetto dell'audizione odierna, a parte la cortesia e la disponibilità dell'Ammiraglio, la Commissione avrà modo poi di tornare successivamente.

  PAOLO BOLOGNESI. Ammiraglio, le faccio una domanda molto semplice. Prima la voglio ringraziare per la sua presenza, anche perché tutte le volte che lei è venuto, noi abbiamo sempre sviluppato – almeno, parlo per me – un grado di conoscenza maggiore di tutti questi sistemi d'arma e di queste operazioni.
  Le pongo una domanda che ho già fatto in periodi precedenti e per altre situazioni. Abbiamo questo programma il cui costo ammonta a 5,6 miliardi di euro in quindici anni. Il rischio è che, come capita molto spesso in Italia, si arrivi verso i quindici anni e si constati che, anziché 5,6 miliardi, il progetto è costato 10,6 miliardi o 15,6 e via di questo passo.
  Esiste un Piano industriale che possa far prevedere quanto meno – non dico che in quindici anni le cose rimangano tali e quali – che l'aumento sia rappresentato dall'inflazione, dagli aumenti ISTAT, cioè da aumenti veramente controllabili, senza che poi si debba dare la caccia a chissà quali altri problemi ? C’è un controllo effettivo su queste cose ? Chi lo fa ? Lo fa un organismo esterno, lo fate voi all'interno ?
  Rilevo il fatto che ci siano a volte consulenze che vengono affidate da ex appartenenti alle Forze armate all'interno delle industrie che producono armamenti, o viceversa, e che, quindi, le stesse persone alla fine possano fare il controllo e l'acquisto. Le chiedo proprio se su questo aspetto voi intendete fare un controllo effettivo dei costi industriali, in modo che non ci siano delle sorprese alla fine della produzione di questi mezzi.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Ricordo a lei, onorevole Bolognesi, come sa, che la nostra Commissione ha concluso l'esame di un provvedimento in materia di incompatibilità e che attende il parere delle altre Commissioni per poterlo poi licenziare definitivamente.

  DANIELE MARANTELLI. Ringrazio anch'io l'Ammiraglio e Capo di stato maggiore. Soprattutto mi ha colpito la sua valutazione quando ha detto che l'unica certezza è l'incertezza. Mi sembra una valutazione del tutto appropriata, visto lo scenario che abbiamo di fronte a noi.
  Poiché il Capogruppo onorevole Scanu ha già fatto valutazioni stringenti in ordine al provvedimento e alla prossima valutazione della legge di stabilità, io mi permetto, se lei naturalmente è d'accordo, di farle una domanda che può apparire solo apparentemente eccentrica e fuori tema.
  Come si connette la discussione sul tema di oggi, a suo giudizio, con il Piano industriale di Finmeccanica in fase di presentazione ? In poche parole, quali sono le scelte di fondo più utili per un efficace sistema di difesa del nostro Paese in relazione al contenuto dello stesso, che non può certo essere delineato soltanto da consulenti di più prestigiose realtà internazionali ?
  Passo alla seconda domanda e ho concluso. Non la consideri una provocazione, vista la sua origine, ma lei è il Capo di stato maggiore e, quindi, può rispondere anche a questioni che riguardano l'Aeronautica.
  Come lei sa, i programmi aeronautici sono molto lunghi e si stanno manutenendo Pag. 13aerei programmati negli anni Settanta, l'MB-339 su tutti. Le attività di training sono integrate, come si sa, con simulatori e velivoli di addestramento sia basici, sia intermedi, sia avanzati.
  Su questo tema – lo dico proprio nel pieno di una discussione che richiede spending review, andando in controtendenza – le chiedo se l'Italia può diventare un centro di riferimento in questo campo anche per altri Paesi. Se lei ha la cortesia di rispondermi, credo che questa potrebbe essere una domanda niente affatto fuori tema.
  Grazie ancora.

  PRESIDENTE. Ammiraglio, ha visto – non ne dubitavamo – l'interesse che ha suscitato la sua reazione in Commissione. Gli interventi hanno sollevato vari temi e questioni, anche non strettamente pertinenti con il programma d'armi che noi stiamo esaminando. D'altra parte, questa è la Commissione difesa, queste sono le nostre funzioni e il nostro modo di manifestare interesse rispetto alle materie.
  Prima di darle la parola e di ringraziarla ancora, voglio aggiungere un ulteriore elemento di riflessione e di preoccupazione che non riguarda questo aspetto, ma la vicenda dei due fucilieri di Marina.
  La settimana scorsa sono stato a Brindisi e ho partecipato, a nome della Commissione, alla cerimonia di cambio al comando della Brigata San Marco. Questa è stata per noi un'ulteriore occasione per testimoniare vicinanza e solidarietà alla Brigata, ma soprattutto ai due fucilieri di Marina e alle loro famiglie, e per auspicare, Ammiraglio – me lo consenta – che, superati i mille giorni di questa vicenda, si possa trovare presto una rapida e definitiva conclusione con il rientro in Patria di entrambi i fucilieri di Marina.
  Ci tenevo a dire questo perché lei sa che in questa legislatura la Commissione ha sempre manifestato interesse e vicinanza per questa vicenda e anche per l'atteggiamento di grande responsabilità che stanno avendo i nostri due fucilieri e le loro famiglie.
  Le do volentieri la parola per concludere e la ringrazio ancora della disponibilità e dell'occasione, che per noi è stata molto utile, per approfondire alcune questioni e per poter rinnovare la collaborazione con lei e con l'amministrazione.

  LUIGI BINELLI MANTELLI, Capo di stato maggiore della Difesa. Grazie, presidente. C’è molta carne al fuoco. Vorrei rispondere subito alle domande del vicepresidente Artini, che sono fuori dal tema di quest'audizione, ma che comunque sono importanti.
  Quanto all'impiego dei Tornado, i mezzi militari di per sé – rispondo in parte anche a un'altra domanda dell'onorevole Frusone – hanno varie capacità d'impiego. Più sono multifunzionali, più si risparmia, da una parte, e più si ottiene sinergia, dall'altra. Ciò che conta è la direttiva d'impiego, cioè quello che la politica, ossia il Governo e il Parlamento, decide di fare con dei mezzi. Un Tornado può fare bombardamento, come può fare ricognizione. Può fare bombardamento di precisione come bombardamento più ampio. È evidente che le regole, che noi chiamiamo di ingaggio o di comportamento, imposte dalla politica e, quindi, dal Governo e dalla nazione, limitano l'impiego di questi sistemi.
  Oggi abbiamo mandato i Tornado con esclusiva missione di ricognizione per un semplice motivo. Io credo che sia condiviso a livello piuttosto generale – è la mia opinione, la dico così, ma ritengo che sia trasversale – il fatto che ISIL vada estirpato rapidamente. Non credo che una missione di bombardamento susciterebbe grandi reazioni negative a fronte di quello che è stato fatto in Kosovo o in Libia ultimamente.
  ISIL è un cancro che, se si lascia crescere (ha un po’ le connotazioni della prima guerra in Vietnam) si rischia di avere poi un consenso popolare intorno a quel governo, che oggi governa col terrore, ma che poi potrebbe farlo col consenso. Dunque, c’è bisogno di estirparlo.
  Io parlo sul piano tecnico, non politico e nemmeno etico. Sul piano tecnico si è Pag. 14valutato che oggi sia molto più importante l'attività di ricognizione cosiddetta ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance) perché Daesh-ISIL ha imparato a nascondersi, dopo i primi bombardamenti, dentro le scuole, gli ospedali, le case abitate. Pertanto, i bombardamenti non vengono fatti proprio per evitare i danni collaterali.
  È importante, quindi, scoprirne i movimenti. Quando si trova una colonna armata, perché a un certo punto devono uscire allo scoperto, la coalizione interviene in maniera cinetica su quella che è la vera minaccia militare.
  Questo aspetto è stato considerato e il nostro contributo è estremamente prezioso in questo momento, perché, oltre ad avere i velivoli senza pilota, avere anche questa capacità estremamente sofisticata di ricognizione diurna e notturna offre una capacità di valutazione, di informazione e di decisione molto maggiore alla coalizione.
  Questo è il contributo che si è ritenuto di fornire, senza effettuare bombardamento, sia perché in questo momento è ritenuto meno prioritario, sia perché c’è una sensibilità maggiore in Italia rispetto ad altri Paesi. Questa è la prima questione.
  La seconda questione riguarda Resolute Support. I numeri che si dichiarano nell'approvazione delle missioni cosiddette fuori area sono numeri medi annuali. Pertanto, il numero di 500 è stato ridotto sia per necessità, perché quello che è stato finanziato nelle missioni non ci consentiva dei numeri maggiori, sia perché, proprio per non inficiare la sicurezza del personale, la durata di Resolute Support e la nostra permanenza su Herat sono state ridotte, rispetto all'anno, di qualche mese. Noi, quindi, andremo via prima.
  Questa è una notizia che spero rimanga in quest'ambito, perché fa parte di una pianificazione di una coalizione della NATO. Il problema è che si passerà in anticipo alla cosiddetta attività Kabul-centric, cioè a un'attività concentrata su Kabul e non dispersa in quella che si chiama oggi attività regional-limited.
  Se lei va a vedere i numeri che ci saranno al 1o gennaio, noterà che le unità di personale impiegate nella missione non saranno 500, ma saranno in numero adeguato a svolgere quell'attività. Nella media annuale saranno 500. Questo è il senso del provvedimento.
  È chiaro che il numero di 850 era stato calcolato sulla base di alcuni compiti che erano stati assegnati. Una parte di questi compiti è stata ridotta, quindi c’è stata una piccola riduzione, ma all'inizio posso dire che saremo grossomodo 750 e poi andremo a scendere. I numeri medi, una volta che si interrompe la missione, si azzerano e il numero si porta a regime su quel valore.
  D'altronde, questo è un fatto tecnico-militare. In merito rispondo anche alla domanda dell'onorevole Frusone. Il micromanagement, che riguarda i dettagli tecnico-militari, non può essere svolto a livello parlamentare. Io posso avere qualunque capacità sulle mie navi o qualunque numero di personale che sta a Kabul, ma lo devo valutare sul piano tecnico. Serve l'elicottero, serve il Freccia, serve un battaglione di force protection, servono le Forze speciali. Tutto questo non può essere oggetto di continui passaggi parlamentari, altrimenti saremmo sclerotizzati.
  La stessa considerazione vale per i sistemi d'arma delle navi. Le navi hanno dei sistemi d'arma che le rendono il più possibile flessibili.
  Venendo al discorso della nave anfibia, la nave anfibia è più grande delle attuali, per un semplice motivo: perché con due dovremmo sostituirne tre. La Difesa ha sviluppato il concetto della capacità di proiezione dal mare, che comprende il Reggimento San Marco, che è il primo reggimento da sbarco, e un Reggimento Serenissima dell'Esercito, una forza di livello brigata, con i relativi supporti, che deve poter essere trasportata e sbarcata dove necessario. Il mezzo anfibio deve, quindi, ovviamente, avere maggiore portata.
  Sarà di dimensioni maggiori. Per quanto riguarda i dati, sono contenuti nei requisiti operativi che ho approvato, che Pag. 15credo siano disponibili. Alla Marina potete accedere sicuramente a questi dati. Sarà una nave intorno alle 20.000 tonnellate perché deve avere la capacità di portare due reggimenti più i relativi comandi. Oggi noi, con le tre navi anfibie, di cui una è sempre indisponibile per motivi manutentivi, riusciamo a portare a malapena un battaglione più la parte di supporto. Questa è la differenza.
  La capacità anfibia credo sia una capacità importante. Sono poche le nazioni europee che hanno questa capacità: l'Italia e la Spagna – che sono insieme nella SIAF, che io ho avuto l'onore di comandare – gli inglesi con gli olandesi e poi ci sono i francesi. Queste sono le capacità.
  Allo stesso modo, le capacità portaerei sono oggi di due nazioni, anzi di due portaerei, Cavour e De Gaulle. Poi ci saranno gli inglesi.
  Spero di aver risposto alla questione fuori sacco.
  Passando alle domande dell'onorevole Scanu, è vero che il bilancio della Difesa è sbilanciato. Oggi siamo su un 70 per cento per il personale, un 22 per cento per l'investimento e poco meno dell'8 per cento per l'esercizio.
  Per l'investimento i dati che lei ha citato sono corretti, ma non tengono conto degli accantonamenti che sono previsti sulla legge di stabilità nei tre anni successivi. Se sommiamo quelli, vediamo che i dati scendono in maniera piuttosto significativa.
  Il bilancio è sbilanciato per un motivo molto semplice. Lei ha fatto riferimento, giustamente, alla legge n. 244 del 2012. Questa legge aveva un presupposto: riducendo il personale, a parità di bilancio, si riduceva la presa del personale sul bilancio e si potevano dedicare le risorse rivenienti sull'esercizio in particolare per ribilanciare quelle quote che lei ha citato – 25-25-50 – che non sono per legge impositive. Se lo fossero saremmo già arrestati oggi, perché non ci siamo dentro. Non sono impositive né in negativo, né in positivo. Sono un obiettivo auspicato per equilibrare un bilancio che oggi è sbilanciato.
  Perché è aumentata la spesa del personale ? Perché insieme alla citata legge n. 244 si è sviluppata la prima spending review. Di fatto nel triennio iniziale queste risorse che noi avremmo risparmiato dalla riduzione del personale non sono tornate alla Difesa, ma sono andate al risanamento della finanza pubblica, ragion per cui abbiamo perso un quid nei primi tre anni.
  Poi è avvenuto lo sblocco del trattamento stipendiale. Credo che tutti condividano il fatto che il blocco stipendiale non potesse ulteriormente proseguire, perché non aveva senso. Vi è stato fatto fronte con il bilancio. Aumentando la presa stipendiale, è aumentata anche la quota del personale sul bilancio, che era stato ulteriormente tagliato.
  Questa è la dinamica di tale ulteriore sbilanciamento. Siamo tornati di fatto ai valori del 2006, che avevano originato tutta un'opera per riequilibrare il bilancio, risultato che, purtroppo, non si riesce mai a raggiungere, perché le spese di personale hanno una dinamica costantemente crescente. Se si riduce il bilancio, è evidente che ciò va a scapito delle altre due componenti.
  Per quanto riguarda l'investimento, è stato domandato dove vada a finire. Come ho cercato di spiegare, col MISE noi sviluppiamo programmi che sono di interesse industriale e anche della Difesa. C’è un discorso sinergico. Bisogna rinnovare la Marina, che aveva navi ormai ultratrentennali. Fincantieri ha bisogno di lavoro, altrimenti deve mettere in cassa integrazione un determinato quantitativo di personale. Fincantieri ha le capacità di sviluppare delle navi valide, tant’è che, venendo al discorso dell'esportazione, è proprio questo il punto. Attraverso questo programma a noi si stanno aprendo scenari di comparazione con molti Paesi, a partire dalla Francia, che vuole sviluppare con noi la nave logistica, per arrivare agli Emirati, al Qatar, alla Tunisia.
  Ci sono parecchie iniziative, di cui molte non vanno in porto e molte vanno in porto, di cooperazione, perché queste navi sono particolarmente interessanti. Pag. 16Sono di un tonnellaggio, soprattutto i pattugliatori, non eccessivo e, quindi, sostenibile anche da Marine non particolarmente grandi.
  Io fra un po’ andrò in Angola. Anche lì c’è molto interesse per i mezzi navali. L'Angola aveva iniziato dicendo che avevano bisogno della Garibaldi. Quando siamo andati a vedere e abbiamo chiesto che Marina avessero, abbiamo scoperto che essa consiste in 800 persone. A quel punto le possono imbarcare tutte sulla Garibaldi e chiudiamo la questione.
  Non c’è la capacità. Bisogna avere i piedi sulla terra e capire cosa serve. Ora hanno cominciato a capire che ad alcune nazioni servono più che altro navi multiruolo flessibili, ma di tonnellaggi limitati e soprattutto di equipaggi limitati, che però devono essere molto qualificati.
  Insieme al pacchetto industriale noi offriamo sempre un pacchetto governo-governo complessivo di formazione e di aiuto allo sviluppo del progetto. Vengo così alla domanda sui costi. Noi siamo in grado, attraverso il nostro sistema sia di Forza armata, sia di Ministero della difesa, di controllare il progetto dal suo requisito, allo sviluppo ai costi industriali.
  È questo il motivo dell'opzione. Tenuto conto che la legge ha fornito un'indicazione quantitativa di denaro e di mezzi, è evidente che il costo dei mezzi vari in funzione delle capacità che si danno. Sei sono sicuramente sostenibili. Con quattro aggiuntivi, per un totale di dieci, probabilmente non saranno sostenibili. Se riusciremo a fare sinergie di scala e risparmi su alcuni sistemi che si possono mettere o non mettere e sul progetto industriale, potremmo farcela.
  È chiaro che il progetto industriale interessa Fincantieri, ma anche Finmeccanica in larga misura, perché una nave è fatta di piattaforma, ma anche di sistemi d'arma. Oto Melara, Selex e WASS sono tutte ditte di Finmeccanica. C’è uno share non dico al 50 per cento, ma abbastanza vicino a quella percentuale.
  L'investimento verso le industrie è fatto in questo modo. È evidente che ci sono dei mezzi, come ho detto, che non sono alla portata della nostra industria e nemmeno delle industrie europee. IL JSF è uno di questi, tanto per venire in bocca al leone. Il JSF è un velivolo di quinta generazione che non saremmo in grado di produrre e neanche di progettare e di sviluppare in Italia, e tanto meno in Europa, perché siamo a livello di velivolo di quarta generazione.
  È chiaro che, se si vuole avere un'ambizione europea, si può partire con un velivolo di quinta generazione, ma, se l'avessimo fatto, avremmo speso quanto meno il doppio, se non il triplo, di quanto costa oggi il programma per acquisire il JSF. Non vado a discutere i numeri. Sarà una questione successiva.
  Ci sono capacità che non sono ascrivibili alla nostra capacità industriale e tecnologica e neanche a quella europea, ragion per cui bisogna andare a trovarle off-the-shelf. Ovviamente, l'industria più capace è quella americana e, quindi, alcune capacità vanno prese da loro.
  Penso anche agli UAV, che stiamo sviluppando a livello europeo. Oggi noi siamo all'avanguardia nel campo della sorveglianza con velivoli non pilotati perché abbiamo acquistato dal mercato americano, non essendoci in quel momento nient'altro di altrettanto capace.
  Grazie a questo noi siamo guardati con grande ammirazione e attenzione da tutte le nazioni europee, non solo perché abbiamo la capacità vera, ma anche perché abbiamo sviluppato una sinergia con gli enti di controllo del traffico. In tal modo riusciamo a operare anche sul territorio nazionale a livello duale, per esempio nella Terra dei fuochi e nel mare circostante, cosa che altre nazioni europee non riescono a fare. Le altre nazioni operano solo nei teatri operativi e non in Patria. Noi riusciamo a farlo a livello europeo e tutti ci stanno seguendo.
  Tutto questo fa parte di un complesso che va bilanciato. Queste capacità, che non sono costo-efficaci o che non sono tecnologicamente acquisibili a livello nazionale, devono essere necessariamente acquisite da fuori. Anche quelle, però, sono oggetto di approvazione parlamentare, perché tutti Pag. 17i programmi lo sono e la norma di legge già esiste, come ha sottolineato l'onorevole Scanu.
  Parlando della cooperazione industriale per il pattugliatore, ci sono questi scenari di cooperazione con altri Paesi, il che significa, alla fine, ridurre anche i costi di scala. Ritorno, quindi, al problema dell'opzione. Occorre dare una flessibilità ai numeri, perché ci possono essere dei risparmi di scala, oppure degli aumenti di costo che vanno contenuti.
  Per quanto riguarda il Libro bianco, l'onorevole Frusone ha chiesto come possiamo partire con dei programmi senza aver fatto il Libro bianco. In merito il discorso si fa difficile. Noi dobbiamo necessariamente fare una pianificazione di forze.
  Se le faccio vedere la pianificazione della Difesa, noterà che è una cosa piuttosto spaventosa, perché consiste nello spalmare delle risorse che vengono regolarmente modificate. Ogni anno abbiamo o tagli, o aggiunte. Non voglio dire che ci siano sempre tagli. Qualche volta, per esempio con il Ministro Parisi, c’è stato un picco di risalita, ma sostanzialmente ci sono dei cambi di finanziamento.
  Ogni volta bisogna, quindi, adattare la pianificazione che nasce da requisiti della Forza armata che vengono approvati a livello interforze perché integrabili e necessari allo strumento nazionale nel suo complesso. Vengono così definiti dei programmi, delle offerte industriali e dei costi, che sono approvati dal Parlamento e inseriti in una pianificazione pluriennale che abbraccia per alcuni programmi anche dieci anni. Dopodiché, dopo tre anni, si taglia o si accantona un dato numero di risorse e, a questo punto, bisogna rivedere tutto.
  Non può essere che, quando arriva il Libro bianco, noi chiudiamo tutto questo processo e ripartiamo da zero, perché questo è impossibile. Ci sono impegni contrattuali già attivi, ci sono programmi approvati, come requisito, che non possiamo finanziare e che sono stati posposti.
  Il motivo della legge per la capacità marittima è proprio quello di anticipare dei programmi che erano già previsti. I pattugliatori, la nave anfibia e la nave logistica erano già previsti in programma, ma erano stati spostati molto più avanti per motivi di bilancio.
  Tutto questo viene fatto con una pianificazione molto accurata e costantemente aggiornata. Il Libro bianco, a mio avviso, non può entrare nel definire quale arma debba avere il pattugliatore o l'aereo, perché è un discorso troppo dettagliato, che non è neanche sostenibile nel tempo. L'arma che può avere oggi non è l'arma che potrà avere tra dieci o quindici anni.
  Il Libro bianco deve definire qual è il livello di ambizione nazionale, quali sono gli interessi strategici nazionali, quali sono i compiti che le Forze armate hanno. Se il Libro bianco affermasse che la nazione non ha interesse a sorvegliare il Mare Mediterraneo, la Marina chiude, se non con qualche risorsa per una capacità di proiezione.
  Questo è il senso delle Libro Bianco. Non può entrare nel micromanagement e nella programmazione, perché per legge, come ho detto, la predisposizione dello strumento militare è una competenza del Capo di stato maggiore della Difesa, il quale presenta le proposte al Ministro.
  Della nave anfibia ho parlato abbastanza e sul controllo della spesa mi sembra che abbiamo detto.
  Come si collega il Piano industriale con Finmeccanica ? Questo è un discorso delicato di esigenze industriali e di esigenze della Difesa che vanno messe a confronto, con un lavoro di cooperazione molto sinergico ed efficace che si riesce a sviluppare. Noi abbiamo dei rapporti molto attenti col MISE proprio perché è necessario indirizzare.
  D'altronde, le scelte capacitive della Difesa non possono essere subordinate alle scelte industriali. Io devo disporre di scelte capacitive che siano coerenti con i compiti che mi sono assegnati. Se la mia industria non è in grado di produrre una nave, io la devo andare a comprare all'estero. Questo è evidente.Pag. 18
  Pertanto, si vanno a sviluppare programmi che sono alla portata della nostra industria. Quella navale è sicuramente una capacità molto qualificata della nazione, tant’è che ci sono molte attenzioni anche all'estero.
  Quanto all'addestramento, l'Aeronautica ha notevolissime capacità addestrative. In particolare, a Lecce stiamo sviluppando capacità addestrative sia sugli aerei pilotati, sia sugli aerei non pilotati. Ci sono iniziative di due centri di addestramento europei per piloti che vengono aperti anche a nazioni non europee, ovviamente, di addestramento basico, di addestramento avanzato e anche di piloti di velivoli non pilotati, che si faranno ad Amendola, dove c’è la base principale.
  Vorrei dire di più. L'attività addestrativa oggi è la forma più preziosa di cooperazione internazionale. Attraverso l'addestramento e la formazione, cioè prendendo allievi afgani, emiratini, algerini, serbi formandoli nelle Accademie militari italiane, si stabiliscono dei rapporti che durano tutta la vita.
  La vendita dei Lupo al Perù è stata agevolata moltissimo dalla presenza di due miei compagni di corso dell'Accademia nella Marina peruviana che hanno percepito la qualità del nostro servizio della Marina e hanno capito che sono mezzi validi.
  Diversamente, se uno sta in Perù, l'Italia non la vede. Vede soltanto le immagini, forse anche quelle brutte, che proiettiamo attraverso la televisione e i film. Non c’è mai un'immagine positiva dell'Italia. Quando si è dentro, quando si vive quattro anni in simbiosi con gli italiani in Accademia e si va sulle navi a operare, si capisce qual è la qualità della Difesa e delle Forze armate, la si apprezza e si aprono queste possibilità.
  Anche questo è un aspetto di cooperazione. Oggi il grosso delle operazioni funziona in questo modo. La stessa operazione in Iraq oggi si baserà molto sull'addestramento delle forze irachene e curde. Noi ci stiamo dando fuoco e lo faremo.
  Ci sono buone speranze di aprire anche un centro di addestramento a Erbil. E la riferisco in anteprima, perché è una notizia abbastanza recente. Era un'iniziativa che il Governo Renzi ha preso fin dall'inizio. Noi abbiamo spinto e stiamo riuscendo a sfondare la resistenza che non voleva venire incontro a questa nostra esigenza. Faremo anche quello.
  Questa è l'attività pregnante delle Forze armate oggi. Oggi gli stivali sul terreno poche nazioni sono disposte ad accettarli. Anche quelle fallite non li accettano, perché questo rappresenta un'ingerenza in affari interni. Certamente accettano le capacità militari che noi possiamo fornire loro attraverso l'addestramento, i mezzi e la nostra esperienza.
  Penso di aver risposto a tutto. Vi ringrazio. Ringrazio molto anche il presidente per le parole per i fucilieri. Sono convinto che le scadenze imporranno al Governo tempi più stringenti.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei anche, Ammiraglio, per la consueta disponibilità e per l'ampiezza delle risposte, che, come abbiamo visto, toccavano materie di interesse della Commissione, ma non del programma che oggi stiamo esaminando. La ringrazio per la consueta disponibilità che ha nei nostri confronti.
  Ringrazio tutti i colleghi intervenuti e ricordo che la Commissione si riunirà di nuovo al termine dei lavori antimeridiani. Domani riprenderemo l'esame proprio di questo programma, mentre nella mattinata avremo il convegno per la presentazione degli atti dell'indagine conoscitiva proprio sui sistemi d'arma.
  Grazie e buon proseguimento di giornata.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.50.