XVII Legislatura

Commissioni Riunite (III-IV Camera e 3a-4a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Mercoledì 26 marzo 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vito Elio , Presidente ... 3 

Audizione del Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco», dottor Staffan de Mistura (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Vito Elio , Presidente ... 3 
de Mistura Staffan , Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco ... 4 
Vito Elio , Presidente ... 6 
Casini Pier Ferdinando , Presidente della 3a Commissione del Senato ... 6 
de Mistura Staffan , Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco» ... 6 
Vito Elio , Presidente ... 7 
Scanu Gian Piero (PD)  ... 7 
Vito Elio , Presidente ... 7 
Scanu Gian Piero (PD)  ... 8 
Cirielli Edmondo (FdI-AN)  ... 8 
Gasparri Maurizio  ... 10 
Vito Elio , Presidente ... 10 
Rizzo Gianluca (M5S)  ... 10 
Orellana Luis Alberto  ... 11 
Vito Elio , Presidente ... 11 
de Mistura Staffan , Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco» ... 11 
Cirielli Edmondo (FdI-AN)  ... 12 
de Mistura Staffan , Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco» ... 12 
Vito Elio , Presidente ... 13 

ALLEGATO: Lettera trasmessa dal Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco» in data 27 marzo ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA IV COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI ELIO VITO

  La seduta comincia alle 8.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco», dottor Staffan de Mistura.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco», dottor Staffan de Mistura, che ringrazio anche a nome del Presidente Casini per la consueta disponibilità dimostrata nei confronti delle attività, dei lavori e dell'interesse che le nostre Commissioni manifestano su questa vicenda.
  Ringrazio il Presidente della Commissione affari esteri, emigrazione del Senato, Pierferdinando Casini ed il vicepresidente della Commissione difesa del Senato, senatore Riccardo Conti, per essere qui presenti e anche il presidente della Commissione difesa del Senato, Latorre, che sta per arrivare.
  Come i colleghi sanno quella odierna è la terza audizione che svolgiamo su questa vicenda in questa legislatura con il Commissario de Mistura dopo quelle di luglio e novembre dello scorso anno.
  Ringrazio il Commissario de Mistura e la delegazione che lo accompagna anche perché è appena rientrato da Delhi e quindi ci potrà dare degli aggiornamenti in tempo reale sulla vicenda, sull'atteggiamento del Governo e sulla prossima udienza presso la Corte Suprema, che è fissata per il prossimo 28 marzo.
  La scelta di audire nuovamente l'Ambasciatore de Mistura è stata determinata, oltre che dall'aggiornamento che il Parlamento ha ritenuto necessario assumere dopo i due ordini del giorno approvati al Senato e alla Camera sulla vicenda delle missioni internazionali, anche dalla registrazione di un evidente cambiamento di passo e di atteggiamento da parte del nostro Governo anche nella vicenda processuale, oltre che nelle relazioni internazionali con l'India e con gli altri organismi sovranazionali.
  Mi riferisco in particolare alla discontinuità nella strategia difensiva che si è registrata con la presentazione di una istanza, petition, alla Corte Suprema indiana presentata direttamente dai due fucilieri di Marina. Tale passaggio e l'impegno che il Parlamento ha chiesto al Governo affinché si proceda sulla strada della internazionalizzazione della vicenda e del coinvolgimento anche a livello giuridico degli organismi internazionali – oltre che registrando positivamente alcune dichiarazioni di autorevoli personalità Pag. 4delle Nazioni Unite e dell'Unione europea – hanno determinato quindi l'esigenza di poter ascoltare di nuovo l'Ambasciatore de Mistura.
  A nome del Presidente Casini e di tutti i colleghi auspico che da questa audizione e comunque in un rapido futuro possano emergere elementi di novità, di speranza e di conforto per i due militari italiani e per le loro famiglie, atteso che ormai è diventato insostenibile il trattenimento da oltre due anni in India di due persone che hanno il diritto di essere considerate innocenti, quali noi le consideriamo fino a che un processo giusto non proverà il contrario, processo giusto che naturalmente deve svolgersi secondo le regole del diritto internazionale.
  Per questo il dottor De Mistura ha registrato le attese e l'interesse che il Parlamento ha nei confronti delle sue parole.
  Do, quindi, la parola Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco», dottor Staffan de Mistura.

  STAFFAN de MISTURA, Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco. Grazie, presidenti. Grazie di questa opportunità «a caldo», se così possiamo dire, perché, come lei giustamente ha detto, sono tornato ieri notte dall'India, dove sono stato una settimana. Vi assicuro che è stata una settimana intensa, basata sul mandato e i princìpi che voi stessi ci avete dato.
  Facciamo un breve passo indietro a gennaio, non quindi all'inizio della storia di cui abbiamo già parlato a suo tempo. A gennaio, all'improvviso, da parte della giustizia indiana e quindi del General Attorney, ossia del Procuratore generale, ci fu un tentativo di colpo di mano (parliamo francamente), quando uscì fuori che volevano applicare la legge antiterrorismo, il SUA Act.
  Questo implica potenzialmente l'uso della pena capitale e della polizia antiterrorismo, ovvero la Nia. Da parte italiana sdegno, giusto e forte, e forte mobilitazione di questo Parlamento e di tutti gli italiani. Questo effettivamente ci diede, ci ha dato e ci dà ancora il sostegno e quindi la massa critica per mobilitare la solidarietà europea, il Parlamento europeo, la NATO e, dopo alcuni chiarimenti, anche le Nazioni Unite.
  Il risultato è stato che la Corte Suprema ha fatto marcia indietro, dicendo niente SUA Act, niente pena capitale, ma attualmente ha ancora lasciato pendente l'uso della Nia, la Polizia federale che si occupa di questioni di antiterrorismo, e ha rinviato la decisione su quest'ultimo tassello della Nia al 28 di questo mese, quando la Corte Suprema dovrebbe decidere se, o meno, questa sia ancora applicabile.
  Cosa c’è dietro questo ? Ve lo spiego immediatamente.
  La Nia ha fatto un lavoro di capo d'accusa, che pare sia contenuto in trecento pagine che volevano presentare a gennaio ma utilizzando il sotterfugio della SUA Act, quindi di una legge speciale che rende molto più facile all'accusa provare l'improbabile e l'improvabile, quindi mettere l'onere della prova su chi è accusato ed estendere automaticamente la giurisdizione a 200 miglia, non intorno a 12 miglia.
  Questo è stato demolito francamente grazie alla pressione, e la pressione è stata fatta proprio perché hanno fatto l'errore di alzare il tiro, adottare una scorciatoia inaccettabile e quindi rendere internazionalmente talmente evidente lo sdegno italiano che si applica a tutti i Paesi, perché nessuno vorrebbe che questo avvenisse, che è rimasta solo la Nia.
  La Nia è però ancora la polizia antiterrorismo che, in teoria, agisce solo in casi di antiterrorismo, quindi da parte italiana c’è stata una forte opposizione al fatto che sia ancora coinvolta, e il 28 vedremo cosa deciderà la Corte Suprema. Pag. 5Non sta a me pregiudicare in quanto potrei anche sbagliarmi, ma il 28 la Corte Suprema potrebbe avere tre opzioni.
  La prima opzione è quella classica del rinvio. Come sapete, ne abbiamo visti tanti e il rinvio (vi parlo molto francamente, spero non troppo) questa volta all'Italia non darà fastidio perché, se rimanesse la Nia, il nostro livello di sdegno e di coinvolgimento internazionale per il fatto che per due fucilieri di Marina che lavoravano sotto l'egida dello Stato in acque internazionali si usi una Polizia antiterrorismo ci aiuterebbe a mantenere la massa critica che voi molto abilmente siete riusciti a mantenere insieme al Governo nel tenere coinvolti Unione europea e NATO.
  Se invece si mantenesse la Nia, stessa storia, anzi peggio, perché, avrebbero eliminato il SUA Act e la pena capitale, ma verrebbe lasciata la polizia antiterrorismo. La terza opzione è una formula cocktail o cosmetica, per cui tolgono la Nia, ma lasciano il Capo della Polizia che ha fatto il capo d'accusa, in modo da ereditare tutto il lavoro fatto per un anno e chiedono l'inizio del processo utilizzando la persona, ma non la struttura. Si tratta di formule cosmetiche che sono state studiate da noi quali opzioni.
  Cosa facciamo in questo caso ? Innanzitutto vediamo cosa succede il 28 marzo.
  In India abbiamo lavorato ai fianchi con varie persone, con gli avvocati e con i nostri amici europei basati lì, e in ognuno dei tre casi, grazie al cambio di marcia, all'intenzione di questo Parlamento unificato e dell'opinione pubblica, non andremo al processo: noi al processo non presenteremo, non presentiamo, non vogliamo presentare in nessun caso i due fucilieri di Marina, ma insistiamo per la giurisdizione internazionale.
  Questo significa che, qualunque sia la decisione del 28, verrà mantenuta la posizione italiana che ho contribuito a spiegare in tutte le salse, a tutti i livelli, affinché non ci siano equivoci o spazi per pensare che «chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, ci siamo sbagliati con la Nia, con il SUA Act, con la pena capitale, ci abbiamo provato, ma adesso torniamo al processo normale, lo concludiamo i due-tre mesi, ci sarà una piccola condanna e poi torneranno in Italia».
  Cari signori, questo forse poteva essere metabolizzato – ma mai accettato – l'anno scorso. Poiché, tuttavia, non è avvenuto, non sta avvenendo, anzi avete alzato all'improvviso la posta con la questione del SUA Act e della Nia, la posizione italiana è fermissima: niente processo e quindi internazionalizzazione costante della questione con tutti gli strumenti (non li menziono per nome per non offrire eccessi di informazione a chi, dall'altra parte, potrebbe trovarla utile) che contestano la giurisdizione indiana e insistono sulla giurisdizione internazionale e nel caso specifico della nave di bandiera.
  Da parte nostra, quindi, confermo quanto dichiarato dalla Ministra Mogherini nel suo incontro con il Ministro Khurshid: non ci sono novità, nel senso che la nostra posizione è ferma, quindi non abbiamo cambiato posizione né l'abbiamo resa più fragile o più comprensibile o più discutibile.
  Rimane quindi la data del 28 e l'augurio che comprendano che questa vicenda va risolta in termini politici e internazionali. Il Governo a tutti i livelli, il Presidente Renzi ogni volta che c’è un incontro internazionale, la Ministra Mogherini, la Ministra Pinotti e anche il Ministro Alfano, a New York, sono soliti ribadirlo in tutte le occasioni, approfittando giustamente del fatto che la questione oggi è internazionale e viene recepita come tale.
  Dire che i nostri fucilieri di Marina sono sereni è forse eccessivo, ma sono stato con loro a più riprese e sono confortati dal fatto che la posizione italiana sia unificata ovvero non sia solo quella del Governo o di una parte dell'opinione pubblica, ma quella del Parlamento e degli italiani, del fatto che l'Italia abbia deciso di impedire ad ogni costo che un «processino» locale chiuda la questione, ma si vada invece diretti, determinati, fermi alla questione di internazionalizzare la soluzione.Pag. 6
  La soluzione è chiaramente politica e sapete che, come in Europa abbiamo delle elezioni (e non sta a me ricordarvelo), in India ci sono delle elezioni con 820 milioni di votanti, 930.000 seggi che dureranno un mese, dal 6 aprile fino al 14 maggio. Il 16 maggio saranno diffusi i risultati delle elezioni.
  Questo rende un po’ più complicate le eventuali discussioni politiche, laddove si parla con qualcuno che è già entrato in campagna elettorale e non sa se sarà lì dopo, quindi noi parliamo a trecentosessanta gradi.

  PRESIDENTE La ringrazio, ambasciatore. Abbiamo registrato anche noi la dichiarazione del Ministro Mogherini, però l'opportunità di questa audizione è nata dal fatto che abbiamo registrato forse giustamente dei cambiamenti e delle novità di atteggiamento, dall'attesa e dall'auspicio di un processo equo e rapido in India a quanto Lei ora ha confermato, che è il non riconoscimento del processo in India.
  Ci desta preoccupazione il fatto che tale decisione possa comportare un rischio di lasciare soli nel processo in India i due fucilieri di Marina per tutti gli aspetti che da questo discendono, avendo colto in questo una novità positiva, perché la strada della internazionalizzazione e dei ricorsi internazionali era quella che sin dall'inizio il Parlamento aveva registrato.
  Abbiamo costruito in questi mesi, con straordinaria semplicità e naturalezza, l'unità delle forze politiche. Riteniamo che questa unità, che è dovuta ai due fucilieri di Marina per i valori che rappresentano, sia una forza per il Governo e non debba essere vissuta con timore.
  Credo infatti che avere su questa vicenda, come raramente accade in casi di attualità che richiamano l'attenzione dell'opinione pubblica, l'unanimità del Parlamento e delle forze politiche con cui confrontarsi e da cui ricevere supporto rappresenti un'opportunità per il Governo. Ci auguriamo quindi che questa opportunità venga raccolta anche nelle occasioni di confronto che si registrano.
  Per queste ragioni siamo andati in India e abbiamo rappresentato questa volontà unanime, questa vicinanza, questa solidarietà, ma anche questa testimonianza di impegno nei confronti del Governo e delle istituzioni internazionali. Ci auguriamo quindi che questa occasione che il Parlamento offre al Governo possa essere pienamente raccolta.
  Do adesso la parola al Presidente Casini.

  PIER FERDINANDO CASINI, Presidente della 3a Commissione del Senato. Vorrei mettere al riparo un punto: tutti noi abbiamo seguito criticamente questa vicenda, alcuni colleghi parlamentari hanno avanzato, almeno al Senato, una proposta di istituzione di una Commissione d'inchiesta; noi che siamo andati in India abbiamo sempre preferito aspettare di finire una prima fase per poi parlare di Commissione d'inchiesta e di accertamenti di responsabilità.
  Evidentemente le responsabilità non possono riguardare né de Mistura, né Renzi, né la Mogherini, né Mauro, quindi tutte le persone che negli ultimi periodi si sono occupate di questa vicenda, perché obiettivamente (lo voglio dire prima della domanda) – per quanto mi riguarda, a mio giudizio – voi avete fatto le cose con correttezza, con scrupolo e con totale senso del dovere e dedizione.
  Ciò che faranno le autorità indiane è un problema che vedremo, ma vorrei capire che cosa concretamente sia stato fatto dall'ultima volta che ci siamo visti per internazionalizzare il problema.
  Il resto è una tattica processuale, un problema degli avvocati, ma la domanda esige un «sì» o un «no»: il Governo ha fatto qualcosa o non ha fatto nulla per internazionalizzare il problema ? Poiché io ho motivo di ritenere che abbia fatto qualcosa ma Lei non l'ha detto e secondo me ha sbagliato a non dirlo (detto sinceramente), il Parlamento esige di sapere se abbia fatto qualcosa.

  STAFFAN de MISTURA, Commissario straordinario del Governo per la trattazione Pag. 7della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco». Rispondo volentieri a questo e ringrazio dell'opportunità di farlo. Il motivo per cui non sono entrato nel dettaglio è che nel rappresentare il Governo faccio di tutto per evitare che le controparti studiando i resoconti e le nostre mosse abbiano eccessivi elementi per poter fare delle contromosse.
  Nonostante io sia più che portato a fornirvi dettagli, non posso entrare troppo nello specifico. Vi cito un esempio, perché la domanda era chiara e la risposta cercherà di esserlo altrettanto senza fornire elementi utili alle controparti, che ovviamente non siete voi.
  La strada è l'internazionalizzazione e il Governo ha deciso senza alcuna ambiguità. Prima c'era l'ipotesi che, se la cosa si fosse conclusa in tre mesi come ci avevano promesso le autorità indiane con l'approccio fair and fast di un anno fa, sempre obiettando di non riconoscere la giurisdizione, si potesse de facto risolvere la cosa utilizzando la famosa legge dello scambio. Dal momento in cui il Governo, che era ancora il Governo Letta e che poi è diventato il Governo Renzi, ha recepito che da parte indiana il fair and fast era morto completamente, poiché avevamo sempre confermato la linea di non riconoscere la giurisdizione indiana, allora si è deciso che la linea fosse solo quella dell'internazionalizzazione.
  Cosa ha fatto l'Esecutivo per internazionalizzare ? Ha lavorato come voi ai fianchi o a latere in tutti i consessi internazionali in cui sta, va e fa, per alzare l’awareness, la consapevolezza del fatto che questo è un problema internazionale. In secondo luogo, ha avviato una iniziativa internazionale. Non menziono questa iniziativa internazionale, che è in stato avanzato, semplicemente per non rendere troppo formale una posizione che è ancora in formazione.
  Questa iniziativa, secondo me, dovrebbe produrre effetti concreti nel giro di un mese al massimo, ma da parte della controparte, come avviene in tutte le iniziative, ci possono essere delle contromosse, ergo non dico i dettagli ma, se volete, li bisbiglio all'orecchio di ciascuno di voi.

  PRESIDENTE. Credo che l'Ambasciatore sia stato chiaro, ci sono delle procedure internazionali in itinere, e anche la procedura del ricorso internazionale prevede dei passaggi preliminari prima di essere formalizzata nei confronti dell'India, quindi il Governo sta compiendo questi passaggi preliminari.
  Prima di lasciare la parola ai colleghi, ricordo che questa audizione era stata fissata con largo anticipo anche grazie alla disponibilità dell'Ambasciatore de Mistura. L'abbiamo fissata alle 8.30, iniziata alle 8.35 e avevamo anche chiesto ai Presidenti di Camera e Senato la disponibilità di poterla svolgere, attesa l'importanza e la presenza di quattro Commissioni riunite, nel tempo necessario.
  Ora a me risulta che il Senato sia convocato alle 9.30 e la Camera alle 10 con provvedimenti importanti, ma poiché credo che anche questa audizione, che è stata autorizzata con largo anticipo, sia importante, ritengo opportuno informare le due Assemblee, tramite gli uffici, al fine di consentire alle nostre Commissioni di concludere l'audizione.
  Do la parola all'onorevole Scanu.

  GIAN PIERO SCANU. Avevo preliminarmente chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori perché la prudenza, la delicatezza, l'imbarazzo, la sensibilità dell'Ambasciatore de Mistura sono giustificati, ma non so quanto sia giustificato fare una riunione coram populo.
  Se dobbiamo ottenere una relazione il più possibile dettagliata e compiuta, non si attivi il collegamento esterno ! Noi siamo vincolati alla riservatezza e ascoltiamo, perché di noi stessi ci fidiamo. Preliminarmente, presidente, Le pongo questa esigenza, in modo che tutti possano dimostrare la necessaria attenzione e il necessario senso di responsabilità.

  PRESIDENTE. La pubblicità dei lavori, onorevole Scanu, è stata concordata in Ufficio di Presidenza, ed è stata come Pag. 8sempre accompagnata dal consenso dell'Ambasciatore de Mistura. Non ho, tuttavia, alcuna difficoltà a revocarla.
  Credo però che il senso di responsabilità dei nostri colleghi non verrebbe comunque meno e che, oltre alle esigenze di riservatezza cui ha fatto riferimento l'Ambasciatore de Mistura, oggi vi è una pluralità di dichiarazioni e di commenti anche in ambito governativo su questa vicenda, per cui credo che l'Ambasciatore abbia fatto semplicemente riferimento al fatto di non poter annunciare una procedura in quanto il suo iter non è ancora perfezionato e non potrebbe comunque perfezionarsi nell'ambito di poche ore, perché ha bisogno di passaggi che devono essere nel tempo registrati.
  D'altra parte, la Camera e il Parlamento hanno già impegnato il Governo in una direzione che mi pare sia stata assunta, per cui, se non ci sono altre indicazioni, proseguirei con il regime deliberato anche per assicurare quelle esigenze di trasparenza e di pubblicità che da più parti vengono richieste anche nella trattazione di questa vicenda e che merita l'intero Parlamento.
  Le lascio la parola per svolgere la Sua domanda.

  GIAN PIERO SCANU. La svolgo e mi chiedo retoricamente quanto possano servire per il futuro le audizioni, ancorché deliberate nell'Ufficio di Presidenza all'unanimità. Non intendevo rivolgerLe alcuna critica, consideravo che, alla luce delle responsabili dichiarazioni dell'Ambasciatore de Mistura, potesse rendersi necessario, naturalmente perseguendo il fine scontato di fare tutta la nostra parte per chiudere questa penosa vicenda, essere a conoscenza di tutti gli elementi.
  Porrò comunque una semplice domanda. Il Partito Democratico in tutte le sedi ha avanzato la richiesta di un coinvolgimento pieno delle Nazioni Unite, coinvolgimento che finora non c’è stato. Come Lei potrebbe insegnarci, queste missioni originano da risoluzioni delle Nazioni Unite e prima che ciascuna di queste venisse attivata si è reso necessario un passaggio, per così dire, di omologazione da parte delle Nazioni Unite.
  Dopo la tristemente famosa risposta del Segretario Generale delle Nazioni Unite che aveva improvvidamente derubricato come una questione fra Stati la nostra richiesta di intervento, a noi pare che non sia stato fatto niente.
  Questa non costituisce una critica, ma vuole essere una proposta: per quale ragione queste missioni non vengano riconosciute a pieno come missioni delle Nazioni Unite, in modo che il Governo indiano debba vedersela non con l'Italia o l'Unione europea da una parte e la NATO dall'altra, ma con le Nazioni Unite.
  La ricerca di internazionalizzazione, di cui Lei opportunamente ci parla, a nostro giudizio conseguirebbe il miglior risultato possibile con questo tipo di accoglimento nell'ONU.

  EDMONDO CIRIELLI. Ringrazio i presidenti delle nostre Commissioni per l'impegno. Ovviamente anch'io sorvolo sulla vicenda della responsabilità – ha ragione il Presidente Casini – perché alla Camera il Gruppo Fratelli d'Italia ha presentato una proposta di legge per una Commissione d'inchiesta che dovrà accertare le responsabilità di tutti coloro che hanno partecipato nelle varie fasi di questa vicenda.
  L'Inviato de Mistura è stato anche sottosegretario nel Governo Monti, che è stato quello che ha provocato l'incidente, quindi come tutti gli altri dovrà rendere conto di quello che ha fatto, ma per ora ci limitiamo a osservare un impegno sicuramente crescente a tutto tondo sulla soluzione.
  Ho ascoltato e condivido tutto quello che ha detto oggi relativamente alla Nia, al fatto che sia assurdo che una polizia antiterrorismo si occupa di una vicenda che certamente non può avere i contorni del terrorismo. Diciamo che nella peggiore delle ipotesi, qualora sia vero che i nostri militari fossero responsabili dell'accaduto e questo si fosse verificato in acque nazionali e non internazionali, e che sia stato fatto non nell'esercizio delle loro funzioni, Pag. 9qualunque giudice del mondo non andrebbe oltre l'omicidio colposo o l'eccesso colposo di legittima difesa.
  Ma senza addentrarmi in questa tecnicità, rilevo che sul piano politico anch'io penso sia stata una grande sciocchezza dal punto di vista giuridico da parte del Governo indiano mettere in mezzo la Nia, a meno che non ci fosse stata la malafede di pensare già all'estensione della responsabilità fino alle 200 miglia e quindi a una legislazione speciale, straordinaria che li riguardasse.
  La cosa che non capisco è che Lei, però, solo il 13 novembre 2013 ci diceva: «Come certamente ricorderete, una volta che tutto questo si è trasformato in un procedimento a Delhi e non più in Kerala, la vicenda si è de-keralizzata e de-drammatizzata. Ora ci sono da concludere le nuove indagini – che, come abbiamo chiesto, sono condotte dalla polizia nazionale e non locale (chiaramente politicizzata almeno ai nostri occhi, quella locale) – e il processo che avrà inizio una volta terminate le indagini della polizia nazionale Nia, che vogliamo sia rapido ed equo».
  Allora Lei rivendicava che il Governo italiano aveva avuto il successo che se ne sarebbe occupata la Nia, adesso mi fa piacere che si è capito che da parte indiana e nostra è stata una sciocchezza essere contenti, perché immagino che non abbiamo avuto il potere di determinare che fosse stata la Nia ad occuparsene.
  L'altra questione che Lei pure affronta nell'altra audizione formale avuta è quella della non percorribilità secondo i tecnici di un'internazionalizzazione con arbitrato e anche la non convenienza, perché allora Lei ci disse che i tempi che avrebbe richiesto l'arbitrato erano ancora lunghi e travagliati (7, 8 o 10 anni).
  Voglio dire due cose. Mi sembra evidente che il Governo nel suo complesso ha una linea confusa, perché una volta rivendica (immagino non a titolo personale) la giustezza e la vittoria politica di aver portato la vicenda a livello nazionale della Corte indiana e soprattutto della Nia e poi invece si rende conto che questo ha provocato il SUA Act e quanto ne consegue.
  L'altro aspetto è che non si ha ancora una linea chiara dal punto di vista giuridico del diritto internazionale e, cosa ancora più grave per quello che penso io, come ha detto il Presidente Casini, circa quaranta giorni fa il Presidente del Consiglio incaricato ha annunciato con una telefonata che il Governo avrebbe fatto semplicemente di tutto per risolvere il caso, mentre ieri il Ministro degli esteri – non io o un quisque de populo – ha annunciato invece che non ci sono svolte né novità eclatanti.
  Credo che ci siano degli atti formali che vanno svolti sulla base del diritto internazionale, che non sono atti riservati delle diplomazie segrete del ’700 o ’800. Ci sono passi formali, Noi abbiamo aderito all'ONU perché è un organismo che serve a risolvere pacificamente i conflitti, innanzitutto, poi con gli anni ha assunto una serie di altri compiti rispetto ai quali, ricordo, noi siamo tra i primi dieci contributori, non siamo un Paese qualunque in questo scenario.
  Nel momento in cui ci troviamo di fronte a un conflitto potenzialmente foriero di una crisi internazionale, perché – parliamoci chiaro – è solo perché l'Italia è un Paese pacifico, che non ricorre alla forza e rispetta il diritto internazionale, che non abbiamo avuto uno scontro più ampio, appare sbagliato il ricorso internazionale all'arbitrato perché la Corte del mare si occupa di incidenti commerciali e non di vicende tra Stati, ma dobbiamo chiedere, secondo noi, in base all'articolo 33 dell'ONU un diretto interessamento dell'Assemblea delle Nazioni, perché questa situazione può mettere in chiara evidenza una grave crisi nei rapporti internazionali tra i due Paesi.
  Colgo l'occasione, visto che ho notato una certa voglia di intervenire, per evidenziare l'esigenza che la politica si faccia carico di trasmissioni vergognose e offensive, come quella trasmessa dal Gruppo Fininvest, con due pseudo-comici che hanno ironizzato sulla sorte dei nostri militari.

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  MAURIZIO GASPARRI. Alla trasmissione hanno pensato gli spettatori: ha avuto uno share talmente basso che forse sarà chiusa ! (Commenti del deputato Cirielli).
  Gli spettatori non l'hanno vista. Le trasmissioni le decidono in base allo share, non in base a quello che dico io.
  Ringrazio l'Ambasciatore de Mistura, mi auguro che ci siano delle verità segrete che non possiamo discutere in questa sede ma che portino alla soluzione, quindi rispettosamente credo che discuterne qui, se ci fossero cose positive, potrebbe comprometterne l'esito.
  Desidero cogliere questa occasione rivolgendomi più che a Lei ai presidenti delle Commissioni, segnatamente ai Presidenti delle Commissioni esteri, per evidenziare come domani ci sarà un'attesa e importante visita del Presidente degli Stati Uniti Obama in Italia, e credo senza velleitarismi e con realismo che, se si trovasse l'occasione per ribadire al nostro principale alleato che l'Italia attribuisce un'importanza fondamentale a un impegno corale per la risoluzione della vicenda dei marò, atteso anche che noi partecipiamo con gli Stati Uniti a decine di missioni di varia natura, se i presidenti delle Commissioni esteri, il Parlamento, il Governo, la Presidenza della Repubblica, coloro che incontreranno per ragioni istituzionali il Presidente Obama esprimessero questa sensibilità delle istituzioni e del Parlamento democratico italiano sarebbe un'occasione utile.
  Credo che l'Ambasciatore de Mistura potrà condividere questo mio auspicio e sostenerlo, in quanto ritengo che si possa nelle forme dovute e con garbo inserirlo tra i tanti temi che verranno trattati nei vari incontri istituzionali, anche perché l'Italia è solidale in tanti scenari, non solo delle missioni, ma anche delle crisi in atto, come la vicenda ucraina.
  Credo quindi che potremmo chiedere che venga portato a conoscenza del Presidente americano quello che la Camera ha recentemente approvato.

  PRESIDENTE. Raccolgo subito il Suo invito e con gli altri presidenti delle Commissioni trasmetto la richiesta del Parlamento affinché negli incontri che il Presidente del Consiglio avrà con il Presidente degli Stati Uniti si rappresenti anche l'importanza che l'Italia attribuisce ad una rapida risoluzione della vicenda dei due fucilieri di Marina.
  Do la parola all'onorevole Rizzo.

  GIANLUCA RIZZO. Grazie, presidente, e Dottor de Mistura. Premetto che ci lascia perplessi il fatto di non poter ricevere delle risposte dettagliate, anche perché ci sembra venga un po’ meno lo scopo ultimo dell'audizione. In ogni caso passo alle domande.
  L'internazionalizzazione ha portato a ottenere la solidarietà da parte dell'Unione europea e della NATO e timidi segni di interessamento da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Ritiene che esista lo spazio per portare l'internazionalizzazione a un livello più concreto, ad esempio con la minaccia e, se necessario, l'attuazione di una qualche forma di ritorsione come, ad esempio, la sospensione delle missioni antipirateria nell'Oceano Indiano ?
  Per quanto riguarda l'ipotesi che l'India diventi membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno già dichiarato di appoggiare la candidatura indiana, da ultimo Hollande lo scorso 14 febbraio. L'Italia ha considerato l'ipotesi di esercitare pressioni su questi tre alleati, già membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, affinché vincolino il loro appoggio all'India in ambito ONU alla positiva conclusione del contenzioso con l'Italia, cioè al rientro dei fucilieri di Marina per essere giudicati in patria ?
  In ultimo, vorrei sapere se siano già state prese in considerazione le reazioni italiane nel caso in cui l'India decidesse di avviare il processo ai due i fucilieri di Marina in India e se siano state prospettate al Governo indiano le ripercussioni Pag. 11che un'eventuale condanna dei due militari italiani avrebbe sui rapporti tra Italia e India.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Grazie, Ambasciatore. Alcune cose sono state già dette da chi mi ha preceduto però volevo comunque ribadire le considerazioni sui tempi dell'arbitrato internazionale. Anch'io ricordo che in precedenti audizioni si era parlato di un percorso lungo e pertanto da non seguire.
  A quanto pare possiamo parlare solo di strategia processuale o poco più, ma mi domando se però la strategia debba tener conto di precedenti azioni quali nel passato i rimborsi alle famiglie dei due pescatori morti e in generale l'approccio di accettazione del processo.
  Come Lei stesso ha detto, l'anno scorso avevamo infatti accettato l'idea di un processo purché fast and fair, mentre adesso, a distanza di un anno, seppur togliendo il SUA Act e magari anche la Nia, non vogliamo più accettarlo. Resto sorpreso perché capirei se questo approccio venisse da chi è direttamente coinvolto, ossia i due fucilieri, ma lo capisco meno come approccio da parte governativa.
  Rimanendo in ambito processuale sebbene non sia un giurista, mi chiedevo se in India esista il processo in contumacia e cosa accadrà se l'Italia e i due marò non si presenteranno a un eventuale prima udienza, se si rifugeranno in ambasciata, unico posto dove possano andare. Questo causerebbe l’escalation del conflitto dal punto di vista processuale ma anche nei rapporti tra Italia e India. Presumo quindi che stiamo preparando una strategia in questo senso.
  In definitiva, togliere il SUA Act e forse anche la Nia, pur conservando lo stesso team che segue le indagini, credo che indebolisce l'internazionalizzazione del conflitto, perché gli altri Paesi comincerebbero a capire poco considerando come gli indiani siano disposti a fare un processo in tempi veloci (noi non ci crediamo, ma gli altri legittimamente potrebbero crederlo), senza accuse di terrorismo e senza intervento di polizia antiterrorismo, per cui l'appoggio potrebbe cominciare a venire meno.
  Anche per questo cambiamento di strategia resteremmo in difficoltà. Questi sono i dubbi che lascio al Suo commento.

  PRESIDENTE. Se nessun altro rappresentante dei Gruppi vuole intervenire, Le do volentieri la parola, Ambasciatore de Mistura, per la replica. Prima credo che debba essere chiarito – soprattutto per i colleghi intervenuti – che non vi è alcuna strategia segreta o nascosta al Parlamento, ma che si tratta semplicemente di attendere i tempi tecnici necessari e giusti prima di poter annunciare delle decisioni e degli atti che il Governo vorrà assumere.

  STAFFAN de MISTURA, Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco». Grazie. Credo che una domanda che è stata rivolta, indirettamente e direttamente, da molti onorevoli deputati e senatori che hanno fatto domande richieda una risposta generale prima di tutto.
  Io vi parlo sempre francamente, la realtà è che ci sono cose – e vi spiegherò perché – che non posso dire perché darei la conferma alle controparti di quello che loro sanno che noi facciamo ma, se lo diciamo troppo apertamente, potrebbero essere indotte a mettere i bastoni fra le ruote al nostro processo internazionale. Tornerò su questo.
  Non c’è alcun segreto, sapete tutti di cosa stiamo parlando anche se non menziono la parola. Mi è stata posta la domanda, giusta e valida, per quale motivo fossimo prima coinvolti in un possibile processo locale e poi abbiamo deciso che il processo locale non va e abbiamo puntato solo sull'internazionalizzazione, sapendo che l'arbitrato obbligatorio di cui credo Lei parlasse – ah ! Ho detto qualcosa – di fatto può durare vari anni.
  Il motivo era semplice. Come qualcuno vicino al Suo partito sa benissimo, l'errore più difficile e complicato (e questo risponde alla domanda sul motivo per cui Pag. 12l'ONU all'inizio non ci ha sostenuto) fu di autorizzare i due fucilieri di Marina a non opporsi fisicamente alla loro discesa a terra, toccando il suolo il 19 febbraio 2012, quando altre persone erano al Governo.
  Nel momento in cui hanno toccato terra – a Procida, a Trieste, a Mazara del Vallo – avremmo avuto in tal caso il pretore locale che avrebbe cominciato a lavorare. De facto da quel momento anche l'ONU ha detto: «Avendo loro toccato terra, di conseguenza il caso non era più internazionale».
  Se fossimo rimasti su quella nave con la bandiera italiana e con qualcuno con istruzioni precise – me, se volete, o qualcun altro – sulla scaletta che diceva: «Signori, la vedete questa nave ? Qui c’è l'ANSA, qui c’è la Rai, qui c’è la CNN i signori militari italiani non scendono da questa nave. Ah sì ? Volete circondarla ? Bene, abbiamo cibo e acqua a bordo, internazionalizziamo la cosa»...
  Purtroppo non fu fatto e lo chieda a chi conosce il caso. A quel punto lì...

  EDMONDO CIRIELLI. Lei era sottosegretario !

  STAFFAN de MISTURA, Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco». Un momento, io non ero a capo dell'operazione, Lei lo sa bene (commenti del deputato Cirielli). Va bene, non entriamo in dettagli, purtroppo non fu fatto.
  Cosa avvenne dopo ? Che de facto abbiamo seguito due binari, da un lato difendere chi aveva toccato terra e quindi entrare nell'ingranaggio terribile della giurisdizione indiana, dall'altro rifiutarlo in continuazione. Quindi, purtroppo, due binari.
  Il segreto era toglierli dal Kerala, che era chiaramente politicizzato, e almeno muoverli a Delhi, dove si sarebbe e si è potuto in qualche maniera rendere più consapevole il Governo indiano (non la politica keralese) di quanto era importante risolvere questo caso al di fuori. Ebbene, in quel momento da parte indiana fu fatto capire che si poteva fare velocemente (in tre mesi) un processo che noi avremmo rifiutato ma che sarebbe avvenuto comunque, con una conclusione rapida, fair and fast.
  Pur rifiutando costantemente il processo ma nello stesso tempo accettando de facto quello che era un ingranaggio, erano lì, la prova del nove è stato niente fair and fast e poi l'entrata del SUA Act e il resto.
  La domanda è: perché abbiamo accettato la Nia in quel momento obtorto collo ? La risposta è che ci fu detto che il SUA Act non sarebbe stato applicato, che la pena capitale era comunque esclusa e che la Nia veniva usata solo perché era libera nel suo lavoro, essendo la polizia regolare piena di altri problemi, e sarebbe stata più rapida.
  Fu di nuovo tacitamente, ma non onestamente e apertamente accettato, e quando abbiamo scoperto che la Nia era lì in funzione antiterrorista, che il SUA Act veniva rimesso dalla finestra (a gennaio) e che la pena capitale veniva fatta capire, argomento chiuso, basta. A questo punto la scorciatoia che speravamo di avere l'anno scorso non ha funzionato, per cui muro sulla questione internazionale. Questo è il motivo per cui c’è stata questa forma di adeguamento.
  Tornando invece alla questione ONU, il Segretario Generale delle Nazioni Unite in quanto tale è stato informato e ha fatto dichiarazioni abbastanza in linea con la nostra, nonostante le pressioni da parte indiana per non internazionalizzare la questione, motivo per cui devo stare attento quando parlo perché noi invece vogliamo internazionalizzarla.
  Il Segretario Generale ha ben recepito da gennaio, da quando cioè la questione di essere scesi a terra ed esserci consegnati de facto alla giurisdizione indiana è stata superata e c’è stata data su un piatto d'argento l'occasione di internazionalizzare le accuse, perché a gennaio il SUA Act è rispuntato con forza insieme alla pena capitale.
  Lì abbiamo potuto quindi mobilitare la comunità internazionale e dimostrare Pag. 13come non si trattasse di un piccolo processo che in due mesi finisce, di un argomento che si chiude con il ritorno dei due fucilieri, ma che i nostri fucilieri erano accusati di terrorismo.
  In questo senso l'ONU è mobilitato. Quando si parla di ONU (vi parla qualcuno che ha fatto quarantadue anni con l'ONU) dobbiamo precisare di cosa parliamo: l'Assemblea Generale, Consiglio di sicurezza, Agenzie dell'ONU, Commissione dei diritti umani o Segretario Generale in persona ? Tutto ciò che possiamo mobilitare lo stiamo facendo, e non a caso la Commissione per i diritti umani è stata contattata con forza, la signora Pillay è stata coinvolta non per caso, il Segretario Generale ha fatto una dichiarazione.
  Quanto all'Assemblea Generale, conoscendo la matematica di 1 miliardo e 200 milioni di persone, di alleanze, l'importante è non esporci a situazioni in cui ci troviamo smentiti. Dobbiamo giocare con determinazione e abilità, altrimenti può anche esserci un boomerang, quindi le mosse vanno fatte ma con attenzione.
  Vi garantisco che il Segretario Generale è stato contattato, che il Governo a tutti i livelli (Presidente del Consiglio, Ministra Mogherini, Ministra Pinotti e Ministro Alfano) lo ribadisce in tutte le occasioni, e sono sicuro, senatore, che domani l'argomento verrà sollevato.
  Gli americani sono molto consapevoli della nostra priorità, perché effettivamente anche loro hanno avuto dei momenti difficili in quel Paese e si rendono conto di quanto prioritaria sia per noi la questione nel momento in cui è stata – paradossalmente per fortuna – offerta su un piattino d'argento la questione del SUA Act e della Nia, perché prima la cosa era ambigua.
  Abbiamo prospettato tutte le conseguenze di un nostro rifiuto, ma permettetemi di non entrare nel dettaglio per non fornire alla controparte informazioni su quelle che potrebbero essere le nostre contromosse. Sappiate che su vostra indicazione, qualora ci fosse un'accelerazione sul processo in India, la nostra posizione sarà fermissima, con tutte le eventuali conseguenze.
  Senatore, se fossero quelle che Lei ha menzionato, mi creda, aiuterebbero l'internazionalizzazione. Immagini, la visione di quello che Lei ha prospettato non farebbe altro che quello che forse avremmo dovuto fare il 19 febbraio su quella nave. Mi segue ?
  La donazione alle famiglie è avvenuta, ma non come riconoscimento di colpevolezza: fu semplicemente una donazione umanitaria, tanto che le famiglie hanno smesso di protestare e hanno chiesto che la cosa si chiuda in fretta.
  I tempi lunghi dell'arbitrato internazionale obbligatorio sono possibili, ma è un elemento di forte pressione e nell'ambito di quella forte pressione si possono trovare delle formule politiche. In questo senso l'uso dell'arbitrato obbligatorio a questo punto, grazie a quanto è avvenuto a gennaio con l'uso del SUA Act, della Nia e della pena capitale prospettata, è un elemento forte, ma non entro in dettagli. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei, Ambasciatore. Desidero informare i colleghi che con il presidente Casini abbiamo già contattato il Presidente del Consiglio affinché sollevi la vicenda dei due marò negli incontri che avrà con il Presidente Obama.
  Noi siamo stati invitati più volte dal Governo, dal Commissario de Mistura, a non operare in questa fase una ricostruzione della vicenda, che pure sarà necessario fare, e a questo invito ci siamo attenuti ed effettivamente le Commissioni si stanno occupando e continueranno a occuparsi di come sarà possibile aiutare il Governo a risolvere in maniera giusta e rapida il caso.
  Naturalmente poi si passerà alla fase di ricostruzione degli errori che sono stati compiuti. Lei ha ricordato il 19 febbraio, giorno che abbiamo ben presente tanto che nella ricorrenza dei due anni dal drammatico arresto dei due fucilieri di Marina abbiamo voluto ospitare i familiari di Latorre e Girone, però c’è anche un'al- Pag. 14tra data simbolica, il 21 marzo dello scorso anno, giorno in cui i due fucilieri di Marina sono stati fatti rientrare in India una volta che avevano toccato il suolo italiano per la seconda volta.
  Intendo rispettare l'impegno assunto da tutte le Commissioni e tutti i Gruppi a non toccare adesso la ricostruzione della vicenda e gli errori compiuti, e di impegnarci per la risoluzione del caso, ma, visto che Lei lo ha fatto ricordando quella data, mi è parso necessario ricordarne anche un'altra significativa nella ricostruzione della vicenda.
  Naturalmente con l'audizione non concluderemo il nostro impegno affinché la vicenda possa risolversi e il Parlamento possa essere tenuto costantemente informato dal Governo sugli sviluppi delle azioni che intraprenderà.
  Nel ringraziare l'Ambasciatore de Mistura, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30.

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ALLEGATO

Lettera trasmessa dal Commissario straordinario del Governo per la trattazione della questione dei due fucilieri «marò» appartenenti al Reggimento della Marina militare «Brigata San Marco» in data 27 marzo 2014

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 Nota: La pubblicazione della lettera è stata autorizzata nella seduta delle Commissioni riunite III e IV del 2 aprile 2014.