XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Mercoledì 13 dicembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ITALIANA PER L'ARTICO

Audizione del Ministro Plenipotenziario Carmine Robustelli, Capo della delegazione italiana al Consiglio Artico (Senior Arctic Official).
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 3 
Robustelli Carmine , Capo della delegazione italiana al Consiglio Artico ... 3 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 8 
Farina Gianni (PD)  ... 8 
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI-I)  ... 9 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 9 
Robustelli Carmine , Capo della delegazione italiana al Consiglio Artico ... 9 
Palazzotto Erasmo , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia: (FdI);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori - Energie PER l'Italia: Misto-CI-EPI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI) - Indipendenti: Misto-PSI-PLI-I.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ERASMO PALAZZOTTO

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro Plenipotenziario Carmine Robustelli, Capo della delegazione italiana al Consiglio Artico (Senior Arctic Official).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Strategia italiana per l'Artico, l'audizione del Ministro Plenipotenziario Carmine Robustelli, Capo della delegazione italiana al Consiglio Artico (Senior Arctic Official), che saluto e ringrazio per la disponibilità a contribuire ai nostri lavori.
  Il Ministro Robustelli, subentrato alla consigliera Franchini Sherifis in tale ruolo di rappresentante dell'Italia presso il Consiglio Artico, è attualmente coordinatore del Tavolo Artico, istituito presso la Farnesina, per un coordinamento informale, rivolto soprattutto a includere il settore privato nella Strategia italiana per l'Artico adottata dal Governo italiano nel 2015.
  Prima di dare la parola al nostro ospite, segnalo che con quest'audizione si conclude il ciclo di approfondimenti istruttori dedicato al tema dell'Artico. La prossima settimana è previsto l'esame del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva da parte della nostra Commissione.
  Ricordo che l'Italia è membro osservatore del Consiglio Artico dal 2013 e che il contributo del nostro Paese è notevolmente apprezzato, soprattutto in campo scientifico. L'Italia, infatti, mantiene nelle isole Svalbard la base artica Dirigibile Italia, gestita dal CNR, presso la quale una delegazione di questa Commissione si è recata in missione la scorsa estate.
  Nel corso dell'indagine conoscitiva, abbiamo potuto constatare quanto il Consiglio Artico sia ormai un consolidato forum strategico, ben oltre i temi dell'ambiente e della cooperazione scientifica, divenuto ormai cruciale per questioni connesse alla sicurezza globale. Il Consiglio Artico conserva il carattere di sede di dialogo costruttivo, cui contribuiscono alcuni tra i maggiori attori globali di questa fase storica.
  Do quindi la parola al Ministro Robustelli affinché svolga il suo intervento.

  CARMINE ROBUSTELLI, Capo della delegazione italiana al Consiglio Artico. Ringrazio il presidente e la Commissione per quest'invito, soprattutto per aver tenuto quest'indagine conoscitiva.
  Come è stato detto, io ho assunto da poco l'incarico di responsabile per le questioni artiche del Ministero e, in tale funzione, anche di rappresentante italiano al Consiglio Artico e coordinatore del Tavolo Artico. Per questo motivo, le precedenti audizioni sono state per me una fonte realmente preziosissima di informazioni.
  Questa per me è l'occasione per condividere con voi le mie prime riflessioni sulla strategia artica, sulla proiezione artica dell'Italia e anche sul contesto complessivo dell'Artico, dandone, se posso, un taglio il più possibile operativo, cioè sulle cose da fare, sulle cose che io stesso mi pongo come obiettivo per il prossimo anno. Penso che anche il lavoro della Commissione, dei suoi Pag. 4membri, il futuro interessamento, anche personale, di tutti coloro che hanno avuto la possibilità nel corso di quest'indagine di approfondire le tematiche artiche, sarà fondamentale.
  Comincerei con una brevissima premessa su alcuni punti chiave riguardanti l'Artico, senza ripetere le tante informazioni che da fonti anche più autorevoli avete ascoltato nel corso di quest'indagine. Partirei da due notizie che proprio questa mattina, aprendo casualmente i vari siti e giornali, ho trovato e che in qualche modo si connettono con l'Artico e con l'importanza che l'Artico ha in questo momento. Questa mattina forse tutti avrete visto come il primo titolo di vari giornali si riferisse al vertice di Parigi e alle preoccupate dichiarazioni di Macron sul vertice di Parigi. Certamente, l'ambiente – non lo devo dire a voi – è un tema centrale, e l'Artico all'interno del tema ambientale costituisce una realtà molto significativa, molto emblematica in termini anche di governance.
  Un'altra notizia, ovviamente non da prima pagina, ma che colpisce chi segue i vari social, i vari siti legati al Consiglio Artico e alle sue differenti articolazioni, si trova appunto sul sito dell’Arctic Economic Council, di cui pure vi hanno parlato e che ha ammesso il primo membro non artico, ossia l'associazione degli armatori coreani. Ho visto che durante le vostre audizioni spesso si è parlato dell'interesse asiatico per l'Artico. Con molto acume è stato colto un punto di sviluppo, su cui tornerò durante la mia presentazione, e questo è un elemento fondamentale, cioè quanto dall'Asia si stia manifestando un interesse per l'Artico. Fosse solo per questo, a maggior ragione dall'Europa l'interesse è, direi, ovvio.
  Ho letto una frase che mi ha colpito molto sull'Artico, che forse non condivido al cento per cento per la scelta delle parole, ma che è interessante. Si diceva che quello che rende oggi interessante l'Artico è un po’ anche la sua maledizione, cioè lo scioglimento dei ghiacci, che ha richiamato l'attenzione sull'Artico: praticamente, l'Artico diventa interessante per i trasporti e per lo sfruttamento delle risorse. Questo è anche un po’ il punto di criticità che tutti dobbiamo affrontare.
  L'Artico, come probabilmente in generale il pianeta, ha un valore in sé, ma anche un valore emblematico e direi che il modo in cui governiamo l'Artico è un po’ anche un piccolo modello di come possiamo governare il pianeta. È anche un modello interessante, perché un po’ più al riparo dalle luci della ribalta. Ho letto che anche nel corso di qualche audizione è stato sottolineato che nel Consiglio Artico Russia, Stati Uniti e varie realtà dialogano meglio che altrove. Questo forse accade proprio perché, se ci allontaniamo un po’ dalle frasi a effetto, dalla necessità del grande titolo, della grande affermazione per ragioni di contingenza politica, in un contesto come il Consiglio Artico si possono affrontare tematiche a livello anche più tecnico, ma con una valenza politica importante e si può mantenere aperto un filo del dialogo che deve servire anche su scenari più ampi.
  Come diceva il presidente in fase di introduzione, il Consiglio Artico nasce e ancora svolge sostanzialmente molta parte della sua attività nel campo scientifico, di preservazione dell'ambiente soprattutto, in una realtà molto interessante, perché antropizzata, come si dice con una parola particolare. Nell'Artico vivono 4 milioni di persone, di cui 500.000 appartenenti a popolazioni indigene, per cui si incrociano svariate tematiche.
  L'Artico è anche interessante, come è stato detto, per motivi economico-imprenditoriali, e in questo settore il Consiglio Artico si sta allargando, e per quello strategico di sicurezza, laddove ovviamente il Consiglio Artico in quanto tale fa un po’ più di fatica a entrare, perché soprattutto le grandi potenze hanno meno interesse a che in un sistema internazionale di quel tipo si possano toccare questi temi. Sono, però, tre temi connessi che inevitabilmente dobbiamo trattare anche al di là del Consiglio Artico.
  Voi sapete bene che il Consiglio Artico ha una struttura a otto membri, sei partecipanti permanenti, che rappresentano le comunità indigene dell'Artico, gli osservatori, che sono 13 Stati, e svariate organizzazioni Pag. 5 internazionali. Io ne ho acquisito l'eredità dai colleghi che me l'hanno passata, ma ho avuto occasione di verificarlo anche nelle prime riunioni a cui ho partecipato: nelle ultime riunioni sta emergendo un problema che va anche al di là del Consiglio Artico, cioè una sorta di tensione tra la necessità di riaffermare la sovranità e i grandi temi globali, che inevitabilmente vanno oltre la sovranità e oltre l'Artico.
  Il Consiglio Artico sta lavorando bene, aprendo molto agli osservatori. Nell'ultima riunione degli alti funzionari siamo anche intervenuti in plenaria, cosa che non si faceva prima. Mi riferiscono che nei gruppi di lavoro gli osservatori stanno intervenendo sempre di più. Si sta passando da una forma di governance, che pure riafferma la sovranità sull'Artico di quegli otto Paesi, a una gestione delle tematiche molto più inclusiva. La presidenza finlandese è decisa ad andare avanti, raccogliendo l'eredità della precedente presidenza statunitense, che aveva molto spinto in quella direzione, anche con l'obiettivo di tenere legato questo tipo di azione anche l'attuale Amministrazione statunitense.
  L'ultimo elemento in premessa, prima di parlare dell'Italia, è che in questi miei primi mesi di incarico mi sono reso conto che il Consiglio Artico è sicuramente il pivot di tutta la riflessione sull'Artico, ma che ovviamente una nostra presenza, e in generale la presenza di tutti, sulle tematiche artiche in nessun modo si può limitare al Consiglio Artico. Vi è un numero di contesti forse anche eccessivo in cui si parla di Artico. Ogni Stato artico ha creato il suo foro. Ne cito alcuni: Arctic Circle, che si organizza in Islanda tutti gli anni, con la pretesa di essere una sorta di Davos dell'Artico; ultimamente, a Rovaniemi, una città molto simbolica della Finlandia, si è tenuto Arctic Spirit; i norvegesi organizzano tutti gli anni Artic Frontiers, per citarne tre, ma ce ne sono veramente tantissimi.
  Ognuno vuole avere il suo spazio e comunque si creano dei momenti di riflessione meno ingessati del Consiglio Artico, che ha una sua ritualità fatta di gruppi di lavoro che riferiscono e di prese di posizione su questi punti, mentre in questi contesti il dibattito va un po’ più a briglia sciolta, con il contributo anche un po’ più libero dei partecipanti non artici a seconda di che cosa si riesce a mettere in campo. Poi, ovviamente, di Artico si parla nei grandi momenti internazionali in cui si riflette sul futuro del pianeta e sulla preservazione dell'ambiente. Bisogna fare uno sforzo per essere presenti un po’ ovunque. Lo fanno anche gli altri Paesi europei, ma, come ho riferito in premessa, anche e soprattutto i Paesi non europei.
  Dov'è l'Italia in tutto questo? Ho trovato una situazione veramente confortante per quello che è stato fatto sotto due aspetti. Prima di tutto, c'è un percorso strutturato, ma flessibile allo stesso tempo. C'è la Strategia italiana per l'Artico, che evolve, c'è un Tavolo Artico, organizzato presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, un momento di coordinamento informale, come è stato giustamente definito, ma che mette assieme il mondo scientifico e tutte le nostre agenzie, le imprese interessate, le amministrazioni coinvolte, e che nel tempo si allarga sempre più. Vedremo anche come gestirlo al meglio. Nelle riunioni che ho presieduto ho notato come a ogni riunione ci sia qualcuno che non si conosceva, ma poi si parla ed interagisce. Il networking sull'Artico sta funzionando davvero bene.
  Poi, quando ho assunto l'incarico, ho intrapreso le mie audizioni e ho sentito uno a uno tutti i partecipanti alle riunioni e devo dire che tutti partivano dalla premessa che quello fatto fosse un lavoro di grande soddisfazione per loro e che in questo momento si sentono effettivamente come una squadra. Da quei colloqui provengono anche delle richieste, di cui discuteremo e di cui, come coordinatore del Tavolo Artico, mi faccio volentieri portatore, perché forse è il mio compito principale.
  La prima esigenza che viene sollevata abbastanza decisamente è legata al fatto che, seppure come istituzioni mettiamo in atto uno sforzo veramente grande, è chiaro che la presenza, anche politica, in questi contesti è un elemento importante per avere una spinta ulteriore, nella misura in cui la Pag. 6posta diventa sempre più alta e gli altri mettono sul tavolo molte risorse e molta presenza. Non lo devo dire a voi: se la Commissione affari esteri e comunitari ha deliberato un'indagine conoscitiva sull'Artico, evidentemente ha questa sensibilità. Ma questo è un obiettivo che mi è stato lasciato in eredità, che ho potuto raccogliere anche al Tavolo Artico e che io stesso sento come molto forte. Mi sento molto confortato di essere in questa sede in questo momento, perché sicuramente ci sarà un seguito molto attento su questo argomento.
  Poi c'è il volet scientifico. Devo dire che, con grande abnegazione, le nostre agenzie – che in questo caso voglio citare: CNR, Enea, INGV, OGS – ma anche il Ministero dell'ambiente e l'Istituto idrografico della Marina, coprono presso il Consiglio Artico cinque dei sei comitati permanenti artici, vari gruppi di esperti e alcune task force. Abbiamo, quindi, una presenza che viene apprezzata nel Consiglio Artico.
  Bisogna ricordare che, quando si diviene osservatori nel Consiglio Artico, vengono avanzate sostanzialmente due richieste dal Consiglio Artico: riconoscere la sovranità degli otto Stati membri sull'Artico e contribuire attivamente sul piano della partecipazione alle ricerche scientifiche e, anche finanziariamente, sul piano dei lavori e delle attività del Consiglio Artico. Tutti gli enti che ho citato stanno facendo grandi sforzi per rimanere in questi gruppi di lavoro e lo fanno con grande entusiasmo. Sto conoscendo i ricercatori uno a uno e devo dire che hanno veramente un grande entusiasmo per l'Artico, ma, come coordinatore di questo gruppo, sin dal primo giorno mi è stata fatta la richiesta, ed è stata reiterata da quando hanno saputo che sarei stato audito in questa sede, di sottolineare l'importanza che ci sia uno strumento finanziario ad hoc per l'Artico, ovviamente anche di quantità molto inferiore a quello che c'è per l'Antartide, data la differente conformazione e la partecipazione, ma è molto importante che ci sia.
  Peraltro, per partecipare a molte iniziative del Consiglio Artico, ma anche al di fuori del Consiglio Artico, occorre prevedere anche cofinanziamenti di fondi di finanziamento europeo, che ci sono e che in prospettiva ci saranno ancora. È evidente che queste istituzioni possono andare a cercare le risorse nel loro bilancio. È evidente, però, che se ci fosse uno strumento finanziario ad hoc sarebbe più facile. Lo dico per mia convinzione e lo dico anche perché mi è stato esplicitamente chiesto di farlo.
  Sul piano scientifico permettetemi di parlare per pochi minuti di un'iniziativa che tengo a menzionare e che credo non sia stata citata nelle precedenti audizioni: l'Istituto idrografico della Marina Militare, dal 9 al 29 luglio scorsi, ha tenuto una campagna oceanografica nelle acque a sud delle isole Spitzbergen, che ha ospitato sulla nave Alliance 6 laboratori e 25 ricercatori provenienti da CNR, Enea e OGS. Si tratta di un'attività organizzata anche in collaborazione con il Centre for Maritime Research and Experimentation della NATO. È stata un'iniziativa molto apprezzata. Ovviamente, non mi addentro su quello che hanno studiato, ve lo potrei ripetere pedissequamente, ma potete trovarlo facilmente. In sintesi, i ricercatori hanno studiato i fondali marini, le correnti, la radiazione solare. Per quanto mi riguarda, per il mio ruolo, è importante sottolineare che a conclusione del percorso c'è stata una conferenza stampa a Tromsø, in Norvegia, cui ha partecipato il segretario del Consiglio Artico, che i risultati della ricerca sono stati presentati all’Arctic Circle, in Islanda, e anche in molti gruppi di lavoro del Consiglio Artico, e che è stata un'esperienza di cui tutte queste nostre agenzie di ricerca sono state realmente entusiaste. La Marina ha deciso di riproporla nel 2018 e nel 2019.
  È un segnale estremamente importante, che mi ha consentito personalmente, durante la riunione degli alti funzionari, di evidenziare la presenza fisica, la continuità e il coordinamento che abbiamo saputo dimostrare sotto il cappello istituzionale della Marina Militare, in particolare dell'Istituto idrografico, che personalmente ringrazio per l'interazione veramente molto efficace che stiamo avendo in questo periodo. Pag. 7
  Spenderò solo altri due minuti per parlare di due aspetti importanti. Uno è quello economico, cui ho fatto riferimento all'inizio parlando dell’Arctic Economic Council e del recente ingresso dell'associazione degli armatori coreani. La prima impressione che ho avuto dell’Arctic Economic Council è che si tratti veramente di un business council, di una camera di commercio che sponsorizza realmente gli interessi delle imprese che vi partecipano. È molto importante che nel futuro l'interazione con il Consiglio Artico sia sempre più forte e che vi sia una sorta di mediazione istituzionale tra il mondo imprenditoriale e gli interessi collettivi che il Consiglio Artico tutela. E sotto questo aspetto noi possiamo contribuire.
  È molto importante anche che le nostre imprese, sia nell’Arctic Economic Council sia negli altri contesti, siano presenti. Voi avete svolto audizioni con le principali imprese interessate, come l'ENI e il complesso ASI Telespazio con COSMO-SkyMed. Vi sono anche altre imprese che hanno interessi nell'Artico. Nel Tavolo Artico stiamo notando che ci viene chiesto specificamente da parte di queste imprese di toccare certi temi in alcuni dei contesti del Consiglio Artico, proprio per presentare quella delle nostre imprese come un'azione molto sensibile alle tematiche di tutela dell'Artico e dell'ambiente, molto rispettosa dell'Artico e delle popolazioni che vi vivono. Stiamo lavorando proprio affinché i partecipanti concreti ai comitati del Consiglio Artico possano avere un legame stretto con le imprese più direttamente interessate. Inoltre, la tematica economica si lega inevitabilmente anche a tutta l'azione che bilateralmente, come Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, portiamo avanti nei vari Paesi artici allo scopo di promuovere gli interessi delle nostre imprese. Ovviamente, in quest'incrocio di competenze cerchiamo di coinvolgere tutti i colleghi che si occupano anche di relazioni bilaterali.
  Ultimo argomento che desidero trattare, in quanto lo reputo molto importante, è quello accademico, delle università. Ho compreso il grande interesse di questo argomento quando, nell'ultima riunione di alti funzionari, è stata distribuita una brochure di UArctic, una rete di università dell'Artico: nell'ultima pagina erano indicati le università e gli istituti accademici che ne fanno parte, ovviamente in grande maggioranza artici, ma 25 di essi sono non artici: 15 istituti sono asiatici, di cui 11 cinesi. Secondo me, questo è un segnale estremamente forte e significativo. Certamente, queste università, questi istituti accademici, hanno interessi scientifici, di studio, ma sicuramente accompagnano anche una visione più ampia degli interessi dei loro Paesi in Artico. Io stesso mi sono posto l'obiettivo, con tutte le difficoltà che potete immaginare, di cercare di fare qualcosa di simile. Non arriveremo mai a 11 istituti, ma qualcosa si può fare, quindi, per quanto mi riguarda, andiamo avanti anche su questo aspetto.
  Per concludere, vorrei dire che, comunque, nel campo della formazione siamo presenti, soprattutto per merito della Società italiana per l'organizzazione internazionale (SIOI). Avete audito il presidente Frattini. Non devo certo dire io che cosa ha fatto la SIOI, ma c'è un evento cui il presidente Frattini ha fatto cenno alla fine della sua audizione, che però, all'epoca, non si era ancora svolto. Sto parlando di One Arctic, la simulazione del funzionamento del Consiglio Artico, che in una sessione abbiamo ospitato anche presso il nostro Ministero e che ha visto partecipare 200 giovani provenienti da 18 Paesi in rappresentanza di quattro continenti. Si tratta di un grande lavoro fatto dalla SIOI, a cui abbiamo dato anche il nostro piccolo contributo come Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, e che, secondo me, va verso la giusta conclusione di un intervento sull'Artico, perché il tema di sensibilizzazione delle nuove generazioni rispetto a tutto ciò che abbiamo detto è molto importante.
  Il tema della formazione, il tema dell'università, il tema della sensibilità rispetto alle tematiche di cui abbiamo parlato, in particolar modo rispetto alla preservazione ambientale, sono centrali. Anche questo ci viene chiesto dal Consiglio Artico e anche Pag. 8questo fa parte, come forse avete ascoltato dal collega finlandese, delle priorità della presidenza finlandese nell'Artico, ma direi anche che deve far parte delle priorità di tutti noi. Anche su questo, sull'attenzione ai giovani e al loro interesse per l'Artico, cercheremo di concentrare la nostra attenzione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Robustelli.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIANNI FARINA. Ho ascoltato con estrema attenzione quanto Lei ci ha riferito, con la dovuta passione per la difesa di una parte del nostro pianeta, che dovrebbe essere al centro della nostra attenzione, ma non lo è. La dimostrazione di oggi ne è una testimonianza. Io non vorrei fare retorica, ma intervenendo oggi in questa seduta della Commissione ho ricordato un'immagine di cinque o sei giorni fa: un orso polare scheletrico che viaggiava disperato in un deserto sterminato senza ghiaccio, eppure era al Polo, era all'Artico. E sembrava che piangesse e che rivolgesse a noi un appello di aiuto quasi umano, anzi direi proprio umano. Queste scene, però, passano inosservate. Non cresce una cultura al riguardo. Fate bene a parlare di questo, fanno bene le università e i centri di studio a parlare di questa situazione. Io penso alle popolazioni che sono lassù, che chiamerei «eroi del freddo» e che forse qualche volta non hanno nemmeno il loro amico, che in questo caso è il freddo, il ghiaccio.
  Se vogliamo salvare l'Artico, penso che i problemi che ci stanno di fronte siano di diversa natura, ma ne accenno tre. Il primo è il confronto e lo scontro tra le grandi potenze. Ormai, sono conosciuti l'ambizione della Russia di portare in là verso l'Artico la propaggine terrestre della Siberia e della Carelia, parte della Finlandia, la zona preartica, e naturalmente l'interesse degli Stati Uniti a preservare una loro egemonia in questa parte del mondo.
  Il secondo problema è la difesa delle popolazioni esistenti. È particolare egemonia di grandi potenze. Non ho parlato della Cina, perché vi ha accennato Lei e non voglio assolutamente entrare in un ragionamento complesso e difficile.
  Il terzo problema è il ruolo dell'Europa, anche in questo caso assente. Non se ne parla. Dall'Artico e dall'Antartico, naturalmente, dipende gran parte del futuro del nostro pianeta. La difesa della natura parte dalla difesa di quei due Poli decisivi per la futura umanità, per il futuro avvenire del nostro pianeta. Allora, io pretenderei che questa materia diventasse materia all'ordine del giorno del Parlamento europeo e del Consiglio europeo. Vorrei che l'Artico diventasse veramente una zona in cui l'Europa ha tutto da costruire e da difendere e ha tutto da perdere se si disinteresserà. Questa è la prima condizione.
  La seconda è che il Parlamento e il Governo del nostro Paese siano all'avanguardia in Europa nel porre questo problema, altrimenti non ne usciremo e sarà anche quella una terra di scontro, da nuova guerra fredda, comunque, una terra di conquista e di mire egemoniche da parte di grandi potenze. Non ho citato la Cina prima, ma naturalmente la cito adesso. Sono le grandi potenze che anche in Artico probabilmente condurranno una battaglia i cui esiti saranno catastrofici per le popolazioni e per il nostro pianeta in generale.
  Allora, che cresca questa cultura della difesa dell'Artico, che cresca questa cultura nelle università, che cresca in Europa, nei governi, nei parlamenti europei, ovunque. Naturalmente, non parlo delle Nazioni Unite, mi sembrerebbe persino automatico e decisivo il ruolo che le Nazioni Unite dovrebbero svolgere a difesa di questo ambiente che è parte del nostro futuro, un futuro che è già entrato in noi, ma non ce ne siamo accorti.
  La ringrazio per questa occasione di studio e di lavoro, che mi ha persino commosso. È per questo motivo che ho voluto ricordare quell'orso scheletrico, semimorto, che viaggiava in un deserto di sabbia, dove non ha trovato più il suo humus, il suo habitat, ma ha trovato un paesaggio sconosciuto, che non conosceva. Quel paesaggio, Pag. 9però, è anche il nostro, ci aspetta, se non saremo capaci di intervenire.

  PIA ELDA LOCATELLI. Io sono più che commossa. Diciamo sempre che «non si vende la pelle dell'orso»: era davvero una pelle appesa allo scheletro, ed è un'immagine che colpisce.
  Dicevo che, più che commossa, dopo quest'audizione sono molto curiosa e sono stata piacevolmente sorpresa da questa vivacità di soggetti che operano all'interno dello scenario artico. Ognuno forse ci vuole mettere qualcosa di suo: l'Islanda con l’Arctic Circle, la Norvegia con le Arctic Frontiers. È bella questa vivacità di presenze, ma ho sempre la preoccupazione del «poi», del ricondurre in forma unitaria un'azione in modo che sia efficace. Rispetto a queste situazioni molto vivaci e articolate rimane sempre per me questo grande dubbio.
  In particolare, proprio per questa preoccupazione, torno a quando Lei ha parlato di direttrice politica, e mi pare che, con tutte le audizioni che si sono tenute in questa Commissione, ci siamo, ma mi incuriosisce di più la pluralità nell'ambito scientifico. Lei ha parlato, infatti, di direttrice scientifica (CNR, Enea, OGS, Ministero dell'ambiente) e questa è una cosa. Poi ci ha parlato della missione con la nave dell'Istituto idrografico della Marina Militare, con 25 ricercatori e 6 laboratori, e questa è un'altra cosa. Poi ci ha parlato della rete delle università. Tutti si occupano di scienza e ricerca. Come si riconduce a un filone coordinato quest'azione?
  È bella la ricchezza, è bella la pluralità, è bella la vivacità, sono belli gli interessi diversi, ma alla fine dovremmo andare in una direzione che porti a un risultato. Per la mia lunga esperienza, posso dire che alla fine si rischia – mi scuso per la banalità dell'espressione – di non acchiappare un risultato.

  PRESIDENTE. Prego il Ministro Robustelli, se ritiene, di replicare ai colleghi.

  CARMINE ROBUSTELLI, Capo della delegazione italiana al Consiglio Artico. Comincio da quest'ultima considerazione. Con una boutade, potrei richiamare uno strumento unico, così si istituisce la commissione che lo gestisce e si riduce a unità, ma ovviamente non mi limiterò a una battuta. È evidente che anch'io ho avuto questa sensazione. Ho detto che al Tavolo Artico noto che si incontrano persone che lavorano sull'Artico su direttrici diverse, magari anche da tempo, e hanno l'occasione di scambiarsi anche delle piccole informazioni e di incontrarsi tra loro. È chiaro che bisogna favorire queste occasioni di incontro tra i vari ricercatori. Poi è evidente che a volte le linee di ricerca sono molto diverse e molto specialistiche. Vedo che ognuno ha bisogno di stare nel suo settore, ma creando occasioni di incontro e discussione, sicuramente si possono trovare tante sinergie.
  Devo anche dire che i ricercatori lavorano con interlocutori internazionali all'interno di progetti di ricerca internazionali e comuni, e quindi, più che coordinarsi tra loro, si coordinano con i loro pari, ognuno nel suo settore. È fondamentale, però, che a un certo punto ci sia un momento di coordinamento anche nazionale per sapere tutti che cosa facciamo. Da questo punto di vista, il Consiglio Artico è stato foriero di un evento positivo, perché chiede agli osservatori, credo ogni quattro anni, anche se temo che i finlandesi vogliano farlo addirittura più frequentemente, di presentare una relazione al fine di ottenere la riconferma del proprio status: controllano, quindi, se siamo ancora degni o meno di essere osservatori.
  Ciò, comunque, è molto utile. Immagino che la decisione abbia anche un risvolto politico. Non mi risulta che finora sia stato revocato lo status di osservatore a nessuno, ma questo strumento è molto utile. Un anno fa, per elaborare questa relazione, abbiamo dovuto mettere assieme tutti i contributi scientifici non solo nel Consiglio Artico, ma anche al di fuori di esso, perché ovviamente ci sono molte linee di ricerca non ricomprese all'interno del Consiglio Artico. Abbiamo elaborato così un documento in cui c'è tutto e che è stato distribuito a tutti. Poi ci si augura che i ricercatori ne facciano frutto. Non sono certo io Pag. 10a poter dire che cosa si deve fare e che cosa no.
  La base del Suo auspicio è la circolazione delle informazioni, cioè che cominci un'azione più coordinata, anche se non diretta dall'alto, perché inevitabilmente la ricerca deve andare anche per la sua strada. Questo è il tentativo che stiamo portando avanti: un tentativo di networking al fine di favorire questo tipo di contatti, come Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, come Tavolo Artico, ma anche come formato del Consiglio Artico.
  Torno alle Sue considerazioni, onorevole Farina, ovviamente del tutto condivisibili e da cui vorrei trarre un piccolissimo spunto per quanto riguarda il discorso delle popolazioni indigene dell'Artico.
  Nel corso delle mie prime partecipazioni alle riunioni del Consiglio Artico mi è parso abbastanza chiaro che a volte il Consiglio Artico è utile anche affinché le popolazioni parlino ai loro stessi governi. I loro interventi non mi sembravano per niente rivolti a noi, in verità, ma mi sembravano una buona occasione con una platea più vasta per rivolgersi a chi poi governa il loro territorio, e spesso a più di uno, perché molte di queste popolazioni non seguono il confine, pur essendo ridotte in numero.
  È anche un po’ l'originalità di questa forma di governance che ha il Consiglio Artico, che è molto interessante e che, venendo a un'altra sua considerazione, favorisce un po’ di dialogo tra le grandi potenze. È una goccia rispetto al grande tema del confronto, ma cerchiamo di farla fruttare.
  Un ultimo cenno sul ruolo dell'Europa e dell'Unione europea. Voi avete svolto l'audizione di un collega del SEAE, quindi non entrerò nei dettagli. È peculiare avere il ruolo di osservatore ad hoc, che non è ancora osservatore permanente, perché la richiesta è stata bloccata. Tuttavia, nella pratica ho potuto notare che ciò non fa differenza. Per carità, la denominazione fa sempre un po’ di differenza e sarà bene superare quest'ostacolo, ma nella pratica l'Unione europea partecipa attivamente al Consiglio Artico.
  Io non posso certo «vendere la pelle dell'orso», ma non si attaglia bene al tema e all'esempio che abbiamo fatto. Non voglio anticipare, quindi, decisioni, ma veramente l'auspicio è che si avveri quello di cui si parla, ossia che prossimamente l'Unione europea all'interno dei suoi bandi dedicati alla ricerca in generale ritagli una fetta sempre maggiore per l'Artico. Dobbiamo aspettare. Ne prendiamo atto, speriamo che tale auspicio si avveri e dobbiamo farci trovare pronti per sfruttare al massimo queste possibilità, se si apriranno. Questo è il nostro lavoro, su cui speriamo di potervi riferire positivamente.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Robustelli.
  Dichiaro conclusa l'audizione, non prima di sottolineare che la Commissione ha approvato un emendamento al disegno di legge di bilancio per creare uno strumento finanziario e un comitato scientifico che può ricondurre a un'idea unitaria sotto l'egida del MIUR e del MAECI. Speriamo che tale emendamento venga approvato dalla Commissione bilancio.

  La seduta termina alle 14.55.