XVII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUGLI ITALIANI NEL MONDO E LA PROMOZIONE DEL SISTEMA PAESE

Resoconto stenografico



Seduta n. 23 di Giovedì 14 settembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Porta Fabio , Presidente ... 3 

Audizione del Direttore Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ministro Plenipotenziario Luigi Maria Vignali (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Porta Fabio , Presidente ... 3 
Vignali Luigi Maria , Direttore Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 4 
Porta Fabio , Presidente ... 7 
Garavini Laura (PD)  ... 7 
Porta Fabio , Presidente ... 9 
Garavini Laura (PD)  ... 9 
Fedi Marco (PD)  ... 9 
Farina Gianni (PD)  ... 11 
Tacconi Alessio (PD)  ... 12 
Porta Fabio , Presidente ... 13 
Vignali Luigi Maria , Direttore Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 13 
Porta Fabio , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori PER l'Italia: Misto-CIpI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FABIO PORTA

  La seduta comincia alle 8.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Direttore Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ministro Plenipotenziario Luigi Maria Vignali.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Direttore generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del MAECI, Ministro Plenipotenziario Luigi Maria Vignali. Salutiamo il Direttore Generale Vignali, che oggi è qui per la sua prima audizione presso questo Comitato. Lo ringraziamo perché dal momento della sua nomina ha subito mostrato grande disponibilità al Parlamento e a questo Comitato. Alcuni di noi hanno già potuto parlargli personalmente.
  Quest'audizione, come sapete, era prevista qualche giorno prima della pausa estiva. Poi, per ragioni di agenda, è stato difficile confermarla. Anche per questo motivo ringrazio il Ministro Vignali per aver confermato la sua disponibilità.
  Saluto anche i colleghi e la delegazione che, per conto del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, sta accompagnando il Direttore Vignali.
  Darei subito la parola al Direttore Generale per il suo intervento. Voglio soltanto indicare alcuni temi che immagino poi egli svilupperà. Credo che in seguito ci sarà anche la possibilità per i colleghi di intervenire per evidenziare altre questioni. Ovviamente, nel caso in cui si aprisse la fase delle votazioni in Aula, dovremo sospendere la seduta. Credo, però, che questa prospettiva non sia tanto ravvicinata, ragion per cui dovremmo riuscire a svolgere con calma questa audizione.
  Immagino che, da quando il nuovo Direttore Generale ha assunto questo importante compito alla Farnesina, una delle principali preoccupazioni sia stata la situazione della nostra collettività in Venezuela, preoccupazione che non solo questo Comitato, ma anche la Commissione affari esteri e comunitari e il Parlamento italiano hanno seguito e condiviso in questi mesi. Chiaramente, noi siamo particolarmente interessati a come, in termini di rafforzamento della rete consolare e anche di utilizzo delle risorse che sono state stanziate a favore dei connazionali, la Direzione Generale stia seguendo questo problema.
  Ovviamente, siamo anche tutti preoccupati rispetto ad altre questioni di natura più ordinaria e non emergenziale. Mi riferisco al tema dei servizi consolari e, anche in questo caso, all'utilizzo di risorse stanziate ma non ancora rese disponibili. In particolare, parlo del contributo di 300 euro e della parte che è stata destinata ai consolati.
  Ci interessa parlare molto delle nuove mobilità, della nuova emigrazione e di come si può o si potrebbe, anche insieme, lavorare a un progetto integrato, coinvolgendo i Comites, le associazioni, gli stessi patronati, in una nuova logica di servizio. Penso al tema degli organismi di rappresentanza Pag. 4e della loro riforma, ma anche a quello delle risorse destinate al funzionamento del CGIE e ai Comites. Si tratta, quindi, di capire anche le prospettive in termini di legge di bilancio.
  Si aggiunge, poi, il tema del voto all'estero, che dal punto di vista dell'esecuzione, sarà un tema, che ci riguarderà tutti nei prossimi mesi. Magari, senza modificare la legge e il voto per corrispondenza, potrebbero essere individuati alcuni interventi procedurali che potrebbero rendere il sistema ancora più efficiente.
  Queste sono alcune questioni generali. Se ci sarà il tempo, io stesso vorrei poi porre alcune piccole questioni all'attenzione del Direttore Generale. Mi sembra giusto, nel rinnovargli il nostro ringraziamento, dargli subito la parola.

  LUIGI MARIA VIGNALI, Direttore Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Ringrazio il presidente e i membri del Comitato per l'invito odierno. È davvero un onore poter essere qui ed è un piacere poter collaborare con voi nella definizione delle priorità d'azione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della Direzione Generale per gli italiani all'estero nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Mi fa davvero piacere aver ricevuto questo invito.
  Colgo subito il Suo spunto di intervento per iniziare proprio dal Venezuela questo mio intervento qui oggi. La situazione in Venezuela è grave. Sappiamo tutti a quale punto sia arrivata la crisi e quali siano i connotati di emergenza che la nostra collettività si trova ad affrontare. Si tratta di una crisi che non verrà risolta certamente nelle prossime settimane. Pertanto, dobbiamo, da un lato, porci con forza il nodo di come poter aiutare i nostri connazionali e, dall'altro, prepararci a provvedimenti straordinari.
  Rilevo che di questa crisi si parla ormai da mesi. Noi abbiamo una collettività veramente importante: nella sola Caracas ci sono più di 120.000 italiani; si tratta di una consistenza pari a quella della provincia di Monza. Immaginate se Monza fosse circondata da moti rivoluzionari, arresti e violenze di strada. Evidentemente il Paese interverrebbe con misure straordinarie. Eppure ad oggi, per le nostre sedi in Venezuela, non ci sono provvedimenti di emergenza che, invece, andrebbero presi per rafforzare la sede e per consentirle di venire incontro alle istanze di base.
  Immagino che a un cittadino italiano in Venezuela debba essere concesso almeno il passaporto, se ne richiede il rilascio o il rinnovo. È il minimo per consentirgli di espatriare, se lo ritiene, se ne ha le possibilità economiche, evidentemente, e se glielo lasciano fare le autorità locali. Mi riferisco a questo tipo di assistenza, così come alla possibilità di erogare con efficacia e capillarità i contributi di assistenza diretta. Abbiamo stanziato un milione di euro proprio per venire incontro agli italiani più indigenti. Un milione di euro è una somma notevole, poi, però, bisogna gestire questo ammontare e anche per questo servono risorse a livello di personale. Voglio ricordare in questa sede la gravità della situazione. Non che ce ne sia bisogno. So che siete tutti impegnati sullo stesso fronte, ma vorrei sottolineare l'esigenza urgente di misure straordinarie per sostenere le nostre sedi in Venezuela.
  Passando, poi, da una crisi attuale grave, come quella del Venezuela, a una situazione, invece, di difficoltà in divenire, vorrei soffermarmi brevemente sul negoziato relativo alla Brexit, non nascondendo, presidente, alcune preoccupazioni per quello che sta accadendo. Abbiamo sempre detto che la nostra priorità negoziale era, per esprimersi in inglese, citizens first, ossia tutelare, in primo luogo, i diritti dei cittadini, ossia i diritti della grande collettività italiana nel Regno Unito. Purtroppo, però, allo stato attuale, sembra che si vada affermando ancora l'impostazione per cui non ci sarà alcun accordo finché tutto non sia concluso. Purtroppo, ci sono segnali di preoccupazione in questo momento sull'esito finale del negoziato, legati ad altre dinamiche, non a quella dei cittadini, per quanto evidentemente anche sui diritti dei cittadini vi siano delle schermaglie negoziali con i negoziatori britannici. Pag. 5
  In merito, uno dei nodi più importanti – lo sappiamo tutti, non bisogna lavorare a Bruxelles per saperlo – è quello del cosiddetto contributo finanziario britannico. Secondo le ultime stime, si parla di 78 miliardi di euro che il Regno Unito dovrebbe all'Europa. Il rischio è che, a fronte di un contributo tanto elevato e, quindi, di una débâcle politica interna, e con la tentazione di quella che si chiama in gergo una hard Brexit, ossia in caso di una situazione di nessun accordo, in modo da scaricare le conseguenze anche politiche della Brexit sui futuri governi e sulle future generazioni, questa possa essere la scelta. In altre parole, il rischio è che non si arrivi a un accordo entro marzo 2019, che, come sapete, è la data ultima per raggiungere un compromesso.
  Vorrei, quindi, ribadire in questa sede l'importanza del tema citizens first, ossia della tutela dei diritti dei cittadini – ovviamente, per quanto mi riguarda, i cittadini italiani – non solo in termini sostanziali, che è sicuramente il tema più importante con il quale dobbiamo confrontarci, ma anche in termini temporali. Se il negoziato dovesse fallire, almeno i diritti dei cittadini italiani nel Regno Unito, così come di quelli britannici in Europa evidentemente, andrebbero tutelati. Dobbiamo mettere in sicurezza i diritti dei cittadini. Purtroppo, ripeto, i segnali non sono incoraggianti. Avrete letto anche voi di alcune prime discriminazioni che cominciano ad affermarsi nel Regno Unito verso i lavoratori europei, verso i viaggiatori europei, anche semplicemente per quanto riguarda il controllo alla frontiera, o verso chi vuole affittare casa o dei locali.
  Dobbiamo, quindi, prestare estrema attenzione a questo negoziato e spingere per una soluzione prioritaria di tutela dei cittadini europei, tra l'altro una soluzione che sia semplice anche da un punto di vista amministrativo e procedurale. Il riconoscimento dello status di residenza nel Regno Unito dovrà essere semplice da dimostrare. Non ci dovranno essere formulari di decine di pagine in cui venga chiesta, come a un certo punto si ipotizzava, la dimostrazione del pagamento delle tasse della spazzatura, del pagamento delle spese condominiali o delle spese di scuola dei figli negli ultimi cinque anni. È chiaro che questo metterebbe in difficoltà molti dei nostri connazionali. Le procedure di riconoscimento devono essere semplici. Questo è un tema molto importante, anche per l'impatto – lo dico con chiarezza – che un formulario estremamente complesso potrebbe avere sulle stesse strutture consolari italiane. Occorrono modalità semplici e soprattutto tutela dei diritti dei cittadini, anche temporalmente con priorità.
  Proprio perché parliamo di Brexit e, quindi, di una collettività che ha delle caratteristiche anche giovani nel Regno Unito, vorrei soffermarmi poi sul fenomeno della nuova mobilità italiana verso l'estero come una delle priorità in termini più strutturali di quanto non siano evidentemente quelli del Venezuela, che ha una crisi emergenziale, o della Brexit, che è un negoziato. La nuova mobilità, invece, si presenta come una sfida con la quale dovremo confrontarci nei prossimi anni. Conoscete il fenomeno, vi è stato presentato anche con degli studi indipendenti, ma il Paese, a mio avviso, non è consapevole dell'importanza di tale mobilità italiana, intanto in ordine di grandezza. Noi abbiamo avuto negli ultimi cinque anni circa un milione di nuove iscrizioni all'anagrafe consolare. Nel solo 2016 sono andati all'estero da un minimo certificato di 120.000 italiani fino a, secondo alcune stime di studi indipendenti e dell'ISTAT stesso, 200-250.000 italiani. Si tratta di un flusso importante, un flusso di cui non si ha consapevolezza.
  Questo è un problema, intanto perché dobbiamo renderci conto che, se il fenomeno della mobilità verso l'estero, in un'epoca di globalizzazione, non è di per sé negativo, c'è però un impoverimento del Paese. Si tratta di risorse su cui abbiamo investito anni e fondi dello Stato per formazione, assistenza sanitaria, assistenza sociale. Queste risorse vengono poi reinvestite all'estero. C'è, quindi, un problema di impoverimento e c'è un problema di impatto evidentemente anche in termini di servizi da prestare a questa nuova mobilità, che si va a aggiungere alla presenza tradizionale Pag. 6degli italiani all'estero, che, come sapete, è rilevante. Sono più di 5,4 milioni gli italiani iscritti all'AIRE. Non devo dirlo a voi, ma lo dico lo stesso, visto che questa audizione è in diretta web: si tratta della quinta regione italiana, dopo Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia, in termini di popolazione.
  Sono veramente tanti gli italiani all'estero, a cui se ne aggiungono altri, che chiedono nuovi servizi, anche diversi da quelli che fornivamo alla presenza stabile e tradizionale degli italiani all'estero. Gli italiani di nuova mobilità chiedono, in primo luogo, integrazione. Chiedono di poter studiare la lingua del posto; chiedono servizi innovativi digitali; proprio perché sono abituati a utilizzarli in Italia; e chiedono un'attenzione rinnovata anche da parte delle strutture consolari, a cui noi dobbiamo poter rispondere, che si va ad affiancare ai servizi più tradizionali.
  Come rappresentante del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della Direzione Generale, rinnovo, quindi, l'impegno ad affrontare il tema della nuova mobilità e, se mi è consentito, invito anche voi a mantenere alta l'attenzione sul fenomeno, proprio perché ne sia diffusa la consapevolezza nel Paese e perché vengano stanziate risorse adeguate a far fronte alle richieste di questa nuova mobilità.
  Evidentemente, come dicevo prima, il tema dei servizi è quello più importante. Su questo punto lasciatemi dire, in primo luogo, che ho molto apprezzato il cambio di intonazione e di registro che ho notato in questi ultimi mesi da parte di esponenti politici della collettività nei confronti dei servizi consolari. Ho notato un apprezzamento per l'impegno del Ministero, del suo personale e dei diplomatici per fornire servizi. Tuttavia, la constatazione è che le risorse non sono adeguate. Ho notato un sostegno forte – di cui voglio sottolineare l'apprezzamento – nei confronti della Farnesina e dei consolati affinché vengano stanziate risorse adeguate e affinché possano disporre di dotazione di personale adeguata. In poche parole, abbiamo lo stesso obiettivo. C'è una soglia minima di gestione dei servizi al di sotto della quale senza risorse, soprattutto senza risorse umane adeguate e formate, è difficile operare. Ci sono delle diseconomie evidenti.
  Certo, i servizi variano. Se siamo in Venezuela, per esempio, uno dei maggiori servizi richiesti, di cui abbiamo parlato, è quello relativo ai passaporti. La richiesta sta esplodendo: 30 per cento in più in quest'anno di crisi rispetto all'anno precedente, circa 4.000 richieste a settembre dell'anno scorso e più di 6.000 richieste quest'anno. Se siamo a Londra, il servizio principalmente richiesto, insieme al passaporto, è quello dell'iscrizione all'anagrafe consolare per poter dimostrare la propria residenza stabile nel Regno Unito. Se siamo in America Latina, il servizio più richiesto è quello dell'acquisizione della cittadinanza da parte degli originari italiani.
  Vi sono, quindi, varie richieste. Ho parlato di quelle della nuova mobilità, cui dobbiamo fornire risposte. Per fornire risposte, come dicevo, dobbiamo tenere un livello di risorse adeguato. In merito vorrei menzionare la prospettiva di poter disporre di parte delle percezioni consolari. È un tema antico, più volte sollevato, su cui più volte esponenti politici delle collettività hanno avanzato delle proposte. Facendo una battuta, visto che abbiamo parlato di Brexit e di Regno Unito, come Margaret Thatcher, potrei dire: «We want our money back»: dateci parte di queste percezioni consolari pagate dai connazionali e trattate dai nostri funzionari consolari. Si parla di circa 150 milioni di euro di percezioni consolari ogni anno. Sono cifre che voi già conoscete, ma le ripeto, perché, anche in questo caso, è utile mantenere alta la soglia dell'attenzione. Si tratta di 60 milioni di euro di percezioni consolari classiche e di 90 milioni di euro sui visti. Almeno parte di questo ingente flusso di risorse, che i consolati riescono a destinare ogni anno alle casse dello Stato, dovrebbe poter tornare alla rete consolare con un provvedimento ad hoc; dovrebbe poter rafforzare le strutture anche fisiche dei consolati e rinnovarle; dovrebbe servire a lanciare e a rafforzare i servizi digitali, cui facevo menzione prima, che soprattutto la nuova mobilità ci chiede con sempre maggiore Pag. 7frequenza; dovrebbe servire, per esempio, a dotare alcune sedi di digitatori in grado, se non altro, di «sgrossare» – perdonatemi il termine – l'istruzione delle pratiche. Si può fare molto con una piccola percentuale di questo ingente flusso di risorse finanziarie.
  Pertanto, anche su questo tema, rinnovo l'invito a trovarci uniti verso lo stesso obiettivo, visto che si sta avvicinando l'approvazione della legge di bilancio. Certo, queste risorse dovranno poi essere reindirizzate verso la rete consolare. Dovranno essere prioritariamente – forse, ancor più che prioritariamente, categoricamente – indirizzate ai consolati e devono tornare in termini di servizi consolari. In questa prospettiva, la norma sui 300 euro per l'acquisto della cittadinanza, che è stata menzionata dal presidente, è scritta molto bene, perché prevede che quota parte di questi 300 euro dovrà essere reinvestita in servizi consolari. A mio avviso, un eventuale provvedimento volto a dotare i servizi consolari di parte delle percezioni dovrà essere scritto in termini analoghi.
  Queste sono le priorità principali che intendo affrontare nei prossimi mesi o forse nei prossimi anni. Alcune sono più contingenti – il Venezuela, la Brexit – altre più strutturali – il fenomeno della nuova mobilità – e altre classiche – i servizi e le risorse. Al centro di questo impegno intendo ribadire il servizio alla società civile, ai cittadini e alle imprese. Credo che oggi questo venga richiesto alle Amministrazioni dello Stato, anche al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il quale può fornire risposte e servizi ai cittadini e alle imprese. La Pubblica Amministrazione italiana, in generale, e il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale riusciranno a rivalutare il loro ruolo e la percezione che ne ha la società civile, che purtroppo a volte è falsata, proprio nella misura in cui riusciranno a fornire servizi e risposte concrete ai nostri connazionali, sia che si tratti dell'assistenza consolare all'italiano che si trova temporaneamente all'estero, sia che si tratti del rilascio del passaporto a un cittadino in Venezuela che vuole espatriare, sia che si tratti della regolarizzazione e dell'iscrizione per un nostro connazionale a Londra. Su questo tema intendo impegnarmi e, ancora una volta, mi fa particolarmente piacere affermarlo in questa sede.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Direttore Generale, che, come avevo accennato, ha sviluppato alcuni dei temi che ci stanno a cuore. Probabilmente ce ne sono altri, o forse ci sono delle esigenze di chiarimento. Anch'io poi ne avrò una, ma la porrò a conclusione degli interventi dei colleghi.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA GARAVINI. Ringrazio il Ministro Vignali. Credo di poter parlare a nome di tutti i colleghi, almeno di quelli del Partito Democratico. Noi non possiamo che apprezzare la Sua relazione e condividere i punti che ci ha illustrato, a partire dalle emergenze. Con riguardo all'emergenza Venezuela, proprio il presidente del nostro Comitato, il collega Porta, da parte parlamentare sta seguendo in modo particolare le vicende e tutti noi condividiamo l'esigenza, da Lei rilevata, di prevedere anche misure straordinarie per essere al fianco dei nostri connazionali. Condividiamo anche quanto detto rispetto alla Brexit, che, in quanto parlamentare residente ed eletta in Europa, mi tocca anche particolarmente, proprio perché le preoccupazioni e le ansie che hanno interessato numerosissimi nostri concittadini ivi residenti sono del tutto condivisibili e molto pressanti.
  Pertanto, non possiamo che sostenere l'approccio politico da Lei espresso, al di là dell'evolvere degli accordi e del fatto che si vada o meno verso una hard Brexit, circostanza che comunque sembra sempre meno probabile. Anche rispetto al rischio che non si arrivi proprio ad accordi in tempo utile, il fatto che si tutelino al massimo i diritti acquisiti dai nostri concittadini è giusto: occorre che siano priorità del nostro Paese in tutte le sue esternazioni, sia dal punto di vista governativo, sia dal punto di vista dell'amministrazione pubblica e anche nostra, in quanto rappresentanti parlamentari. Pag. 8 È molto positivo che ci sia una sintonia di intenti di questo tipo. Tra l'altro, credo sia particolarmente importante che si cerchi di portare avanti anche l'impegno o comunque la volontà, già espressa anche dallo stesso Governo, in merito all'ipotesi di riaprire il Consolato di Manchester, in modo tale da essere nelle condizioni, anche da parte italiana, di essere più vicini e di fornire il maggior supporto possibile alle esigenze rilevate dai nostri connazionali. La riapertura di questa sede consolare sicuramente gioverebbe anche per la struttura di Londra, in quanto andrebbe ad alleggerire la rete diplomatico-consolare presente su Londra, che chiaramente si è trovata a dovere rispondere e ad essere particolarmente oberata proprio alla luce dall'esplosione di richieste di iscrizione all'AIRE e di richieste di emissione di documenti provenienti dai nostri connazionali.
  Non possiamo che condividere anche le Sue opportune riflessioni in ambito di nuove migrazioni. Sono fenomeni che noi stessi, nei nostri rispettivi territori di riferimento, riscontriamo con grande costanza. Spesso si tratta di emigrazioni o di nuovi flussi migratori che, per certi versi, sono ancora più problematici di quanto non siano stati negli anni di boom, vale a dire negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, perché all'epoca almeno c'era una sorta di paracadute sociale rappresentato, almeno a livello europeo, dai vari accordi bilaterali che si stilarono in quegli anni e che garantivano un lavoro, contratti di lavoro regolari e magari anche soluzioni abitative, cose che oggi, invece, spesso e volentieri non sono garantite dai Paesi di accoglienza. Anche questo aspetto, a maggior ragione, fa capire quanto siano davvero rilevanti le esigenze che le nostre nuove immigrazioni pongono e da Lei opportunamente rilevate, riguardanti certamente la richiesta di lingua e cultura italiane e anche la richiesta di un servizio da parte della Pubblica Amministrazione che sia il più possibile in grado di essere potenzialmente utilizzato dagli utenti in modo piuttosto celere e anche facile e agevole.
  L'esigenza di servizi digitali è effettivamente una necessità che i nostri connazionali pongono, per assurdo quasi in misura maggiore di quanto non avvenisse in passato. È chiaro che c'è una grande pluralità di emigrati: c'è il «cervello in fuga», così come c'è ancora chi parte, invece, totalmente allo sbaraglio, senza competenze linguistiche e senza punti di riferimento nella terra nella quale ha deciso di recarsi. Proprio per questo c'è quasi un'impennata di bisogno di rivolgersi alle autorità e alle amministrazioni italiane.
  Rispetto a una sempre minore capacità, anche in termini di personale, della rete diplomatico-consolare di rispondere a tutte le esigenze dei nostri connazionali, credo che la necessità di essere nelle condizioni di mettere a disposizione i servizi digitali debba essere assolutamente un obiettivo che l'Amministrazione deve perseguire con grande tenacia. In questo senso – mi raccomando – cerchiamo di far sì che la telematizzazione della Pubblica Amministrazione, che il Governo si è impegnato a realizzare a livello nazionale, come sarebbe estremamente utile e opportuno, avvenga anche per quanto riguarda la nostra rete all'estero. Penso anche alla possibilità di mettere in comunicazione le banche dati delle diverse Amministrazioni e, tra l'altro, alla possibilità di rendere più funzionale l'accesso ad esse, attraverso il codice SPID, anche dall'estero – cosa che ha creato, invece, diverse difficoltà proprio nei primi mesi e nelle prime settimane di accesso –, in modo tale che sempre di più la nostra utenza, i nostri concittadini nel mondo possano ricorrere a tutta una serie di servizi in formato digitale.
  C'è un altro aspetto condivisibile, per il quale mi permetto anche di complimentarmi con la Farnesina. Anch'io ho avuto modo di riscontrare nelle recenti riunioni di coordinamento presso le ambasciate, per esempio, a Berlino, a Berna, a Parigi, un miglioramento. Almeno da parte dei presidenti dei Comites lì riuniti e delle rappresentanze del CGIE, che sono quei connettori e quelle presenze ramificate sui territori espressione delle nostre comunità, si è rilevato sicuramente un miglioramento del servizio della rete consolare e, dunque, dei rispettivi servizi nei rispettivi Paesi. Pag. 9
  Questo è un buon segno e quel cambio di passo da parte dei nostri governi recenti, l'attuale e quello precedente nel quale il Presidente Gentiloni era Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, è indicativo della volontà politica di apportare, da un lato, una razionalizzazione dei servizi e della rete diplomatico-consolare all'estero e, dall'altro, un miglioramento dei servizi. Da un lato, siamo riusciti a fermare le chiusure e tutte quelle misure particolarmente restrittive e penalizzanti che erano state messe in atto dai governi precedenti. Al contempo, pur nella difficoltà dei mezzi, è senz'altro apprezzabile che l'Amministrazione sia riuscita a mettere in campo servizi più fruibili per i connazionali, nonostante tutte le restrizioni e le difficoltà, e che si riscontri anche da parte della collettività un miglioramento dei servizi.
  Questo è sicuramente un aspetto estremamente positivo, che va perseguito, che va portato avanti e che va, secondo me, anche rafforzato attraverso misure ad hoc di formazione anche rispetto al personale all'estero, in modo tale che ci sia anche nei confronti dell'utenza una sempre maggiore disponibilità di un servizio a misura e a portata del cittadino, che possa addirittura migliorare ulteriormente quella fruibilità che abbiamo potuto riscontrare e toccare con mano anche nei recenti incontri sui vari territori.
  Aggiungo ulteriori aspetti. Ho detto questo in merito a quanto da Lei esternato nella relazione introduttiva, ma vorrei focalizzare e attirare la Sua attenzione anche su alcuni punti che restano per noi...

  PRESIDENTE. La invito a essere più sintetica, altrimenti non riusciamo a svolgere il dibattito e a sentire la replica.

  LAURA GARAVINI. Mi avvio alle conclusioni, presidente.
  Rimane per noi estremamente importante prevedere una strutturalizzazione. Quei fondi previsti per lingua e cultura italiane devono diventare fondi strutturali. Dobbiamo uscire da una situazione di precarietà. Dobbiamo evitare il rischio che tutti gli anni, in sede di legge di bilancio, puntualmente ci si debba trovare di fronte alla necessità di dover tappare buchi rispetto a tagli o rispetto a fondi che non erano stati previsti in misura sufficiente per lingua e cultura italiane. Come Lei diceva giustamente, continua e anzi aumenta la domanda di lingua e cultura italiane. Dobbiamo strutturare i fondi anche a medio e lungo termine, sicuramente nel piano triennale, in modo tale da pensare in prospettiva a un aumento degli stessi e non, invece, soltanto a un tamponamento rispetto a risorse carenti.
  Come secondo punto, già introdotto anche dall'intervento iniziale del presidente Porta, credo siano maturi i tempi perché si vada verso un accordo tra Farnesina e patronati. I patronati anche in questi anni hanno dimostrato di poter essere un alleato, un partner, dell'Amministrazione. Possono farsi carico del disbrigo di tutta una serie di istruttorie di servizi che poi l'Amministrazione può rendere disponibile in modo molto più agevole. Credo che sia maturo il tempo affinché si vada in questa direzione.
  Aggiungo un'ultima questione e mi taccio. Credo che sia estremamente importante che, anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, ci sia di nuovo un allineamento delle banche dati, proprio per cercare di ridurre il più possibile il numero di plichi che non hanno raggiunto i diretti interessati connazionali elettori aventi diritto. Su questo sarebbe forse utile avere un aggiornamento da parte Sua in merito allo stato dell'arte.

  MARCO FEDI. Ringrazio il Ministro Plenipotenziario Vignali per la sua chiarezza espositiva e anche per gli inviti che ha rivolto al Parlamento. Cercherò di essere davvero sintetico e di non ripercorrere le analisi che Lei ha già svolto dal punto di vista della Farnesina, sulle quali concordo. Mi premeva segnalare, in apertura di questo breve intervento, che noi rivestiamo responsabilità politico-parlamentari, ragion per cui dovremmo rivolgere un appello nei confronti del Governo per far arrivare nelle Aule parlamentari un testo del disegno di legge di bilancio, che risponda Pag. 10 alle questioni che Lei ha sollevato. Lo dico con molta chiarezza. Non sto cercando di ribaltare la responsabilità nei confronti della Farnesina su questioni – ripeto – sulle quali Lei è stato molto chiaro e che condivido in pieno. È evidente, però, che c'è un limite all'azione parlamentare che noi possiamo svolgere, una volta che arriva il testo del disegno di legge di bilancio. Da oggi, in previsione di un testo che contenga già alcune delle risposte, così che l'azione parlamentare si possa concentrare su quello che è assente, credo di poter rivolgere il Suo invito anche a voi della Farnesina, affinché ci possa essere un'azione sinergica già da ora.
  Sulla questione della Brexit, alle procedure semplici aggiungerei anche la gratuità, o un costo contenuto. È evidente che non è una responsabilità che compete alla Farnesina o al nostro Paese ma credo che un appello in quella direzione possa essere assolutamente utile in questa fase.
  Sulle nuove mobilità noi abbiamo avuto un'occasione di approfondimento, organizzata proprio dal Comitato con il CGIE alla presenza del Ministro Poletti. Parlammo, all'epoca, di un tavolo di concertazione interministeriale, perché si tratta di competenze che non riguardano solo la Farnesina, ma, per esempio, riguardano anche il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, per quanto riguarda tutte le politiche di tutela del lavoro, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per quanto attiene ai rapporti formativi e culturali con gli altri Paesi e, a mio avviso, anche il Ministero dell'economia e delle finanze, per la partita che riguarda la fiscalità, che non è certamente irrilevante ai fini di un'azione vera di tutela delle nuove mobilità.
  Apprezzo molto il lavoro che Lei sta svolgendo rispetto al Venezuela e il richiamo che noi dobbiamo fare al Governo affinché si dia corso a quest'azione per cominciare a fornire risposte concrete sul territorio all'emergenza Venezuela o alla Brexit in Regno Unito. Detto questo, anche nei confronti di Paesi che oggi non hanno l'emergenza del Venezuela, c'è un'azione di quei Paesi sulla problematica dei visti e sulla problematica della cittadinanza che tende ulteriormente a limitare i diritti e anche a rimettere in discussione aspetti molto vicini alle nostre comunità per quanto riguarda, per esempio, il visto e la cittadinanza. Parlo, ad esempio, dell'Australia ma anche di altri Paesi, compresi gli Stati Uniti, che stanno invertendo sicuramente il trend che avevamo visto maturare negli anni, anche con la partecipazione della comunità italiana al dibattito politico locale.
  Credo che occorrerebbe investire di più in informazione. Investire in comunicazione aiuta anche a presentare all'estero l'azione che il nostro Paese sta svolgendo in questi settori, ma anche in Italia, con un'azione che può essere svolta anche attraverso la RAI e RAI International, mettendo al servizio anche del nostro Paese e dell'informazione la nostra comunità italiana con le testate che operano all'estero e che noi abbiamo in qualche misura anche rafforzato con l'approvazione della nuova legge sull'editoria e – ripeto – anche con l'aumento della dotazione di bilancio per le agenzie e per la stampa italiana all'estero.
  Visto che ne avevamo avuto cognizione durante il Comitato di presidenza del CGIE, Le vorrei chiedere se questa campagna per le iscrizioni all'AIRE sta andando avanti o se, invece, pensate di rinviarla, perché ciò, in un momento in cui abbiamo difficoltà a rispondere alle istanze con servizi consolari e con personale adeguato, non solo in Venezuela e nel Regno Unito, ma anche in altri Paesi, non possa ulteriormente creare problemi di capacità di risposta rispetto a questa campagna.
  Vengo all'argomento relativo ai Comites e al CGIE. Anche su questo chiederemo un impegno al Governo per assicurare che questi organismi di rappresentanza possano funzionare e, quindi, che ci sia un recupero di risorse affinché possano svolgere la loro attività.
  Infine, la vicenda di Cristoforo Colombo ha interessato la comunità degli Stati Uniti e non solo con un dibattito molto acceso e anche interessante, per molti versi, sulla sua figura, sul ruolo della comunità italiana negli Stati Uniti, sulle ragioni che hanno portato quel Paese a organizzare Pag. 11attorno alla figura di Cristoforo Colombo un ricordo importante rispetto alla sua personalità e anche rispetto alla comunità italiana. Le chiedo che cosa stiano facendo la Farnesina e la nostra Direzione Generale per garantire che ci sia una correttezza nel dibattito e che si riconosca a Cristoforo Colombo e alla nostra comunità la giusta collocazione nella storia.
  Sappiamo che la questione della lingua italiana non è più una Sua competenza, essendo stata trasferita a un altro Direttore Generale, ma concordo con le parole della collega Garavini sul fatto che dovremmo trovare un modo per rafforzare tutti gli enti gestori anche rispetto all'investimento nuovo che l'Italia sta facendo in questo settore.

  GIANNI FARINA. Siamo di fronte a un mondo che cambia e probabilmente non ce ne siamo neanche accorti. In Svizzera, tra pochi giorni sarà eletto un nuovo consigliere federale. Questa personalità, fra cinque o sei anni, sarà presidente della Confederazione svizzera. Per quanto ci riguarda, due dei candidati sono doppi cittadini. Il candidato che più probabilmente sarà eletto è un cittadino che ancora definisco italiano, di padre novarese, di Luino, e di madre bergamasca, nato a Lugano nel 1961. Ha acquisito la cittadinanza italiana nel 1975, alla fine della scuola dell'obbligo, e ha due passaporti, uno italiano e uno svizzero. Fra pochi giorni forse sarà uno dei più potenti uomini politici della Confederazione svizzera.
  Questa è l'immagine del mondo che cambia. C'è una comunità di 600.000 cittadini italiani, dei quali più di 300.000 sono doppi cittadini, che chiama naturalmente la nostra istituzione a vincere una nuova sfida, la sfida del cambiamento, la sfida della modernità, la sfida di un'italianità nuova che va valorizzata e portata avanti. Lo voglio dire a Lei con grande franchezza: noto nei nuovi funzionari della nostra Amministrazione all'estero – parlo, in questo caso, di Zurigo, ma non solo, anche di Basilea, di Berna e via elencando – un nuovo modo di concepire il ruolo, la funzione e anche una nuova intelligenza sul piano multiculturale. Non è solo linguistico, ma si tratta di un diverso approccio a etnie, uomini e popoli con cui questo nostro apparato dello Stato viene a confrontarsi. Devo dire che questo apre il mio cuore a una nuova speranza.
  Certo, la realtà è difficile e complessa. C'è una nuova mobilità globale; io non la chiamo più «immigrazione» ma in un altro modo. L'immigrazione per me è quella dei poveri disperati che vengono dall'Africa in Italia e ci pongono dei problemi enormi, ai quali noi non abbiamo ancora risposto e a cui probabilmente dovremo rispondere. La nuova mobilità chiede a noi obblighi nuovi e importanti in ogni campo. Non ripeto le giuste considerazioni che hanno fatto i miei colleghi, ma pongo il problema. Si tratta del problema di fondo, che non è solo la riapertura di nuove sedi consolari, ma è essenziale e riguarda la necessità di una sede consolare che sappia rispondere a queste sfide poste da una nuova italianità.
  Il collega Fedi ha fatto riferimento a un grande della nostra storia. Purtroppo, in quel momento noi esportavamo l'intelligenza al servizio dei potenti e rischiamo di farlo anche adesso. Esportiamo l'intelligenza che abbiamo costruito noi qui in Italia con sacrificio e con passione e la perdiamo per sempre al servizio di chi sa utilizzare questa straordinaria esperienza.
  Aggiungo solo altre poche considerazioni per concludere, anche perché il tempo è tiranno. La questione che voglio sollevare riguarda gli organismi elettivi. Nel fallimento dell'ultima consultazione elettorale degli organismi elettivi non vi è unicamente un problema tecnico. Vi sono un problema politico e un problema tecnico. È evidente la scarsa partecipazione, ma lo è anche l'incapacità – certo, questo non è un suo problema, naturalmente è un problema della politica – di adeguare la normativa allo stato di cose cui ho accennato. Se la metà dei nostri cittadini in Europa e più della metà sicuramente nel mondo consta di doppi cittadini integrati sul territorio, gli organismi elettivi non possono essere solo frutto di una piccola parte che non ha più contatti con la realtà vera ed effettiva della nostra cittadinanza italiana nel mondo. È compito della politica ed è compito anche Pag. 12delle istituzioni verificare e fare in modo che questa realtà integrata debba essere rappresentata negli organismi elettivi perché ridivengano vitali e importanti per la nostra collettività.
  Naturalmente, io vivo in questo periodo un momento di tristezza, legato anche all'accenno che ho fatto all'inizio del mio intervento. Per me lo ius soli è una conquista di civiltà, quindi lo approverei anche domani. Proprio questo è il motivo per cui ho iniziato a raccontare e a proporre le questioni cui ho accennato.
  Vorrei ringraziarLa per quanto ha detto di nuovo, di bello, di importante. A Zurigo, naturalmente, verificherà che vi sono anche problemi. Voglio concludere con un tema. L'istituzione consolare, in un certo senso, anche con le sue «Case d'Italia», era il sintomo di una specie di ghetto e di nostalgia, che, invece, oggi l'Amministrazione italiana si ripromette di trasformare in una vetrina di questo nostro Paese e anche della nostra collettività. Credo che questo sia uno sforzo che va incoraggiato e perseguito.
  Il tempo, purtroppo, è tiranno, ragion per cui non aggiungo nient'altro. Sulla Brexit mi limito a una frase. Io non sono ancora convinto che la Gran Bretagna deciderà di suicidarsi uscendo dall'Unione europea, anzi, sono molto ottimista sul fatto che rimarrà. Vedo molta nostalgia e anche qualche autocritica su quanto è avvenuto. Già nel passato, quando si prendeva il grande Eurostar che portava a Londra da Parigi, c'era un processo di attraversamento frontaliero che era identico a quello di un Paese che non faceva parte della Comunità europea. Per una volta, ben venga un segnale che faccia capire ai britannici che possono essere una grande nazione importante in Europa, ma che saranno il nulla se saranno fuori da questa nostra comunità di europei con cui hanno bisogno di costruire l'avvenire.

  ALESSIO TACCONI. Ringrazio anch'io il Direttore Generale Vignali per la presenza e per l'impegno che sta dimostrando nel portare avanti le sue responsabilità. Faccio mie le parole dei colleghi che hanno parlato prima di me. Vorrei aggiungere solo una cosa.
  Oltre a quelli che sono già stati affrontati, ci sono, a mio avviso, due punti su cui possiamo, noi dalla parte politica e il Direttore Generale dalla parte amministrativa e gestionale, essere d'accordo nel riunire il nostro impegno per un lavoro sinergico. Il primo deriva dalle riflessioni svolte su Venezuela e Brexit, che si collocano all'interno di un discorso più complesso che riguarda la rete consolare. C'è bisogno sicuramente di maggiore flessibilità. Ormai i tempi sono quelli che conosciamo. Le situazioni cambiano molto velocemente.
  Per rispondere a situazioni come quelle del Venezuela e della Brexit – naturalmente sono due cose completamente diverse, che non voglio mettere a confronto – le si deve affrontare con una flessibilità e una reattività maggiore. È assolutamente necessario che, sia da una parte, sia dall'altra, ci sia una reazione da parte dell'Amministrazione e della rete consolare più veloce e più vicina alle esigenze dei cittadini. Sul Venezuela non sono aggiornato come posso essere per la situazione di Londra. Posso dire che a Londra abbiamo visto, lo scorso agosto, file che hanno praticamente circondato non solo l'agenzia consolare, ma addirittura tutto il quartiere. Erano file di persone che avevano bisogno di alcuni servizi.
  Il secondo punto riguarda le nuove risorse da stanziare per la rete consolare, a cui Lei faceva riferimento. Anche in questo caso siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Dopo il 30 per cento delle percezioni consolari che sono state promesse alla rete consolare, anche se non ancora arrivate, per quanto riguarda il pagamento dei servizi per la nuova cittadinanza, anche noi abbiamo riflettuto sul fatto che ormai sia arrivato il momento per riprendere il discorso. Occorre per tutti i servizi e per tutta la rete consolare che sia il 30 per cento, perché in questo modo si andrebbe anche a rispondere a una pressione demografica in uscita dall'Italia che poi va, naturalmente, a pesare sulla rete consolare stessa. Pag. 13
  Su questi due punti noi siamo assolutamente in linea e ci impegneremo. Mi permetto di chiedere anche a Lei l'impegno della Direzione Generale per un obiettivo veloce e rapido, ma di lunga durata.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Direttore Generale per la replica, vorrei fare tre puntualizzazioni. Sarò breve perché tra qualche minuto in Aula inizieranno le votazioni.
  In primo luogo, è stata trattata da tutti – mi fa piacere che l'abbia valorizzata anche il Direttore Generale nel suo intervento – la questione delle percezioni consolari e dei 300 euro. Io credo che si tratti non solo di un grande intervento sulle risorse, ma anche di un cambiamento di paradigma importante. Per la prima volta, le nostre grandi collettività non sono un problema, ma diventano una soluzione. Questo vale anche per la nuova mobilità e per i servizi destinati alla nuova mobilità. Riprendo, quindi, anche quanto detto adesso dall'onorevole Tacconi. Visto ciò che sta succedendo in questi giorni sui 300 euro, dobbiamo evitare, però, che questo diventi un boomerang, nella misura in cui, a risorse già stanziate e già individuate, siamo ancora in assenza di una disponibilità presso le sedi consolari. Il danno di immagine potrebbe essere molto grande. In questo senso vorrei delle risposte un po’ più precise.
  Sul Venezuela vorrei capire se l'organico è stato riempito, se le risorse sono state stanziate e in che modo, anche in vista di eventuali nuovi interventi straordinari sui quali dovremo agire.
  Aggiungo un ultimo breve riferimento. Si è parlato di telematizzazione e digitalizzazione. Anch'io traduco tutto questo in semplificazione ed efficienza. C'è il tema dell'anagrafe unica, individuato dall'onorevole Garavini, e ci sono temi meno importanti, ma abbastanza significativi, come quello dell'eliminazione delle dichiarazioni di conformità all'originale all'interno della stessa Amministrazione, che producono rallentamenti e duplicazioni di documenti. C'è, infine, lo strumento del «prenota online», che in regioni come l'America Latina non è più in grado di rispondere a una domanda così forte. Su queste questioni noi vorremmo intervenire. Non vorrei guastare la festa. Abbiamo tutti parlato di un miglioramento dei servizi consolari. In Sudamerica siamo a una situazione di pre-collasso dei servizi consolari, in assenza di risorse e in assenza di nuovi interventi anche sulla parte telematica e di digitalizzazione. Spero che, anche con il Suo contributo, si possa invertire questa tendenza e fornire nuovi servizi, rispondendo alle richieste dei nostri connazionali.
  Do la parola al Direttore Generale Vignali per la replica.

  LUIGI MARIA VIGNALI, Direttore Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Cercherò rapidamente di ripercorrere questi punti, davvero velocemente, riprendendoli nell'ordine in cui sono stati proposti.
  Per quanto riguarda i fondi per la lingua e la cultura, evidentemente è un impegno dell'Amministrazione degli esteri mantenere una stabilità di tali fondi. Trovate in me sicuramente un alleato in questo. Di fronte avete un rappresentante del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, indipendentemente dal fatto che sia un'altra struttura dell'Amministrazione, in questo momento, a trattare di lingua e cultura. Quindi, me ne farò latore.
  L'onorevole Garavini parlava del confronto con i patronati per un ampliamento dell'offerta di servizi e una diversificazione dell'offerta di servizi. Grazie anche ai patronati questa è una delle prossime scadenze operative. Lanceremo sicuramente questo confronto.
  Per quanto riguarda la preparazione elettorale, stiamo lavorando per l'allineamento delle banche dati. Domani abbiamo un appuntamento con la Corte d'Appello di Roma, che gestisce lo scrutinio a Castelnuovo di Porto, e vedremo anche, fra poco, il nuovo capo del Dipartimento per le libertà civili e il capo Dipartimento che sostituirà il Prefetto Belgiorno. Stiamo preparando anche la bonifica degli schedari e stiamo provvedendo a tutto ciò che deve essere fatto. Pag. 14
  Così come ha ricordato l'onorevole Fedi, sono contento di condividere lo stesso obiettivo per una legge di bilancio adeguata e importante in tema di risorse.
  Ho preso nota dell'esigenza non solo di semplificazione delle procedure derivanti dalla Brexit, ma anche della necessità che esse siano caratterizzate da gratuità. È un punto importante, che va sicuramente rilevato.
  Per quanto riguarda la nuova mobilità e il tavolo di concertazione interministeriale a cui si faceva riferimento, devo dire la verità, senza alcuna polemica: in quell'incontro, quando venne presentato il Rapporto Mannheimer, era presente il Ministero del lavoro e delle politiche sociali con il Ministro Poletti. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale non venne invitato. Io non sono mai stato incaricato di organizzare alcun tavolo di lavoro. Detto ciò, me ne faccio carico volentieri. Prenderemo contatto con i colleghi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e organizzeremo tale tavolo, perché è una nostra responsabilità. Come dicevamo prima, io rispondo per l'Amministrazione degli affari esteri.
  L'iscrizione all'AIRE va avanti. Tra l'altro, avevo portato oggi – non c'è tempo per illustrarla – proprio la brochure che stiamo preparando per l'iscrizione all'AIRE, che avverrà attraverso canali web e anche attraverso brochure cartacee. Noi riteniamo che sia importante far emergere la presenza dei connazionali. Si è invitato a fare attenzione perché questo non si traduca in un aumento della pressione sui servizi. In realtà, la pressione già c'è. Se a Londra ci sono 600.000 italiani, invece dei 300.000 iscritti all'AIRE, anche questi italiani chiedono assistenza, passaporto e altre questioni. La differenza è che noi non possiamo dimostrare questo impatto. Io, invece, voglio dimostrare quanti sono gli italiani anche per ottenere più risorse al momento opportuno, altrimenti le risorse vengono stanziate per 300.000 cittadini, non per 600.000. La campagna andrà sicuramente avanti, anche perché ci sono dei temi importanti su cui dobbiamo fare chiarezza con i connazionali, per esempio quello del rischio di doppia imposizione per chi non è iscritto all'AIRE, e quello relativo ai vantaggi che ci sono anche in termini di voto all'estero. Si tratta di una campagna che verrà lanciata veramente a breve, nelle prossime settimane.
  Passo all'argomento relativo a Cristoforo Colombo. Io sarò a New York fra tre giorni, incontrerò la collettività italiana e avrò incontri anche in Consolato. Visto che alcuni gesti e alcuni luoghi simbolo hanno davvero un significato fuori dall'Italia, ho chiesto di potermi recare, oltre che a Ellis Island, anche a Columbus Circle e di incontrare la Columbus Foundation per sollevare il tema, sul quale stiamo ingaggiando le comunità italo-americane, anche perché loro stesse ci diano un sostegno interno. Devo dire che è proprio di ieri la notizia che sulla costa ovest, in Ohio, una municipalità – non ne ricordo il nome – ha rigettato la richiesta di abolizione del Columbus Day. Ci sono anche delle notizie positive che cominciano a emergere e che cercheremo di corroborare in questa mia visita.
  La visita verrà seguita, subito dopo, da quella a Zurigo, a cui faceva riferimento l'onorevole Farina. Mi complimento per la conoscenza degli accadimenti. Vado a Zurigo proprio per le ragioni che diceva l'onorevole Farina, ossia per conoscere direttamente la nuova realtà e per comprenderla. Come dicono i cinesi, vale più uno sguardo che cento racconti. A Zurigo, tra l'altro, c'è una realtà complessa, in questo momento, dovuta anche allo spostamento della sede fisica degli interessi italiani, di cui mi voglio rendere conto. Voglio vedere come sono le cose per poter fornire poi le risposte adeguate.
  Ho preso nota delle valutazioni in tema di organismi elettivi. Si tratta di un argomento su cui anch'io mi sto preparando a fornire delle risposte amministrative, ma riconosco effettivamente in questo il primato della politica.
  Concludo con l'intervento del presidente. Per i 300 euro, tema che ha evocato, stiamo «battagliando» – se posso usare questo termine – con il Ministero dell'economia e delle finanze per avere già le Pag. 15risorse del 2016. La Segretaria Generale, l'Ambasciatrice Belloni, ha scritto direttamente al Ragioniere generale dello Stato affinché possano essere già stanziati i fondi della prima rilevazione, affinché non ci siano fraintendimenti sull'annualità di riferimento per l'assegnazione di queste risorse. Si tratta di risorse che dovranno andare alla rete consolare. Mi complimentavo prima per come è scritta la norma.
  Lei, presidente, ha detto che questa vicenda dei 300 euro fa apparire le collettività non solo come un onere ma anche come una risorsa. In realtà, credo che le collettività, a prescindere dalle risorse finanziarie, siano una risorsa importante. Lo sono quelle tradizionali e lo sono quelle future, inclusi quelli che diventeranno cittadini italiani a breve. Rappresentano uno straordinario strumento di soft power nel mondo, come si dice oggi. Sono la nostra presenza, che dobbiamo in qualche modo coinvolgere e impegnare in termini di sistema Paese.
  Tutta questa enfasi che io cerco di porre sui servizi, sulla lingua e sulla cultura italiane e sulle risposte vanno proprio in questo senso. Noi abbiamo grandi collettività nel mondo, che, come ricordava l'onorevole Farina, arrivano anche a livelli elevatissimi. Dobbiamo poterle tenere agganciate al sistema Paese e impegnarle. Ecco perché il tema dei servizi, della presenza consolare e delle risposte che potremo fornire è così importante, anche su questioni più organizzative, come quella della flessibilità organizzativa che ricordava l'onorevole Tacconi, di cui sono perfettamente consapevole e su cui sono d'accordo, così come sulle modalità per utilizzare al meglio le percezioni consolari, su cui stiamo lavorando anche in termini amministrativi. Volevo confermare questo impegno.
  Ci sono tante altre questioni, ma il tempo è tiranno. Sul «prenota online» abbiamo diramato delle istruzioni proprio nei giorni scorsi alla rete per utilizzare al meglio questo strumento, per far sì che non sia esclusivo, ma che consenta anche l'accesso ad altri canali, come quello telefonico, perché sia gestito al meglio.
  Ci sarebbero tante altre questioni, ma direi che per adesso possiamo fermarci qui. Concludo, così come ho iniziato, con il Venezuela, perché Lei, presidente, mi ha fatto una domanda specifica. Delle risorse stanziate, 700.000 euro sono già stati impegnati. Abbiamo rafforzato l'organico sia della sede diplomatica, sia di quella consolare con alcuni invii e alcune missioni da Roma. Certo, quello che di cui avremmo bisogno è un rafforzamento più strutturale con un provvedimento di emergenza.

  PRESIDENTE. Ringraziando il nostro ospite e i colleghi, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.10.