XVII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUGLI ITALIANI ALL'ESTERO E LA PROMOZIONE DEL SISTEMA PAESE

Resoconto stenografico



Seduta n. 18 di Mercoledì 20 aprile 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Porta Fabio , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale Vincenzo Amendola su questioni inerenti alle politiche relative agli italiani nel mondo (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Porta Fabio , Presidente ... 3 ,
Amendola Vincenzo (PD) , Sottosegretario di Stato agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 3 ,
Porta Fabio , Presidente ... 9 ,
Fedi Marco (PD)  ... 9 ,
Garavini Laura (PD)  ... 11 ,
Porta Fabio , Presidente ... 12 ,
Garavini Laura (PD)  ... 12 ,
Porta Fabio , Presidente ... 12 ,
Garavini Laura (PD)  ... 12 ,
Porta Fabio , Presidente ... 12 ,
Farina Gianni (PD)  ... 12 ,
Porta Fabio , Presidente ... 13 ,
Farina Gianni (PD)  ... 13 ,
Porta Fabio , Presidente ... 14 ,
Farina Gianni (PD)  ... 14 ,
Porta Fabio , Presidente ... 14 ,
Bueno Renata (Misto-USEI)  ... 14 ,
Porta Fabio , Presidente ... 15 ,
Monaco Francesco (PD)  ... 15 ,
Porta Fabio , Presidente ... 16 ,
Fitzgerald Nissoli Fucsia (DeS-CD)  ... 16 ,
Porta Fabio , Presidente ... 16 ,
Amendola Vincenzo (PD) , Sottosegretario di Stato agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale ... 16 ,
Porta Fabio , Presidente ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FABIO PORTA

  La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale Vincenzo Amendola su questioni inerenti alle politiche relative agli italiani nel mondo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sottosegretario di Stato agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale Vincenzo Amendola sulle questioni inerenti alle politiche relative agli italiani nel mondo.
  L'audizione odierna riguarda la delega che il sottosegretario Amendola ha ricevuto insieme ad altre, ma quella che ci interessa di più, ovviamente, è quella sulle politiche relative agli italiani nel mondo. Nel dare la parola al nostro collega sottosegretario Amendola, gli esprimo, anche a nome di tutti voi, avendolo avuto come collega in questa Commissione, l'augurio nostro e di tutti gli italiani nel mondo per questa importante responsabilità.
  Sappiamo che il sottosegretario ha anche vissuto personalmente l'esperienza degli italiani che vivono all'estero e che, quindi, oltre ad avere una sensibilità politica, ha anche una sua personale sensibilità rispetto a queste tematiche. Con questo augurio, con questo auspicio e con queste parole anche di benvenuto e di buon lavoro, gli do volentieri la parola.
  All'intervento del sottosegretario seguiranno le domande dei colleghi. Spero che avremo anche il tempo per ascoltare la risposta del sottosegretario.
  Do la parola al sottosegretario Amendola.

  VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Grazie, Presidente Porta. Grazie, cari deputati. La mia sarà un'introduzione ad ampio raggio, che partirà dal lavoro che ho ereditato, come Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale sulla delega degli italiani all'estero. Sarà anche, credo, un primo passo per cercare, con questo Comitato, di avere un'interlocuzione che non sia solo nell'insediamento formale, come avviene oggi, ma continuo e ripetuto, aperto non solo a tutti i Gruppi parlamentari, ovviamente, ma anche alle vostre richieste ed a incontri che siano continui e funzionali alla vostra rappresentanza. Non solo per senso costituzionale, ma anche per rilevanza politica e per impegno geopolitico, nel nostro Paese essa è decisiva.
  Prendo spunto dalla prima riunione che si è tenuta al mio insediamento, il 22 marzo, del Consiglio generale degli italiani all'estero. Sarò audito, dopo questa Commissione, anche al Senato. Credo che sia necessario sviluppare nei prossimi mesi, da qui alla fine della legislatura, dei ragionamenti di riforma, degli elementi di manutenzione – potrei dire – dell'apparato della nostra proiezione e dei nostri cittadini residenti all'estero, ma anche introdurre degli elementi che riguardano delle novità.
  Il carattere generale della collettività italiana all'estero anche oggi ha, da un lato, Pag. 4bisogni, diritti e servizi a cui dobbiamo prestar fede, ma, dall'altro, anche degli elementi di novità stessi nella vita della collettività su cui la vostra riflessione è fondamentale, ovviamente. Rappresentate, infatti, l'antenna principale del nostro Paese su questo tema, ma anche un punto di vista decisivo sui cambiamenti.
  Partirei da qui, perché la componente storica, la realtà della nostra società italiana, è imperniata su una comunità di italiani all'estero che ha vari livelli di stratificazione. Non intendo solo a livello di condizione sociale, ma anche di passaggi storici che ne cambiano il contenuto.
  Ho letto con molta attenzione – credo che fosse ieri – l'intervento piuttosto interessante dell'onorevole Fedi sui giovani emigrati in Australia. Partirei innanzitutto dal fatto che c'è una nuova emigrazione. Non lo dico, ovviamente, perché nei numeri questo determina dei cambiamenti, ma perché il primo elemento di novità su un sistema Paese che vive nel mondo, ma che riguarda il nostro sistema Paese, è che anch'esso sta subendo dei cambiamenti e delle nuove connessioni, che ci devono interrogare. Non ritorno sempre sulla vecchia analisi della fuga dei cervelli. Parlo di un sistema Paese Italia che vive nel mondo e che ha caratteri storici consolidati, su cui dobbiamo intervenire, ma che presenta anche degli elementi di mobilità e di novità che ci devono interrogare. È quello che avviene anzitutto in Europa, in Germania e nel Regno Unito, ed è quello che avviene anche negli Stati Uniti e in Australia. Quando discutiamo di nuova emigrazione, parliamo di ricercatori, scienziati e operatori finanziari che si avviano a una nuova esperienza di vita, anche con contatti già avviati nel nostro sistema Paese Italia, cioè in Italia, o in casi di rapporti di lavoro ben delineati dentro un percorso. A volte, c'è una connotazione, negli ultimi periodi, anche di una nuova esperienza, forse figlia della cittadinanza europea o anche di un approccio alle cose del mondo differente, che vede una nuova emigrazione e una nuova generazione che si muove.
  Questo è un punto. Lo metto in testa non perché numericamente sia un fenomeno che cambi o modifichi il nostro approccio con il sistema Italia nel mondo, ma perché è evidente che questo porta anche a discutere di iniziative volte a favorire l'inserimento di queste nuove generazioni dei nostri connazionali nelle nuove realtà, e nelle realtà che interessano noi e voi soprattutto, come rappresentanti istituzionali, che sono la rete della partecipazione della cittadinanza e anche dei percorsi che non siano singoli o liberi dal sistema Paese che si lascia per costruire. Su questo aspetto ci sono delle esperienze, a volte realizzate attraverso la collaborazione con i Comites, ma anche con le realtà associative locali, su cui interrogarsi e su cui lavorare. Anche se i numeri – lo ripeto per l'ennesima volta – tendenzialmente non sono di una natura enorme, hanno una qualità e una connotazione che ci porta a riferirci ad essi.
  Ci sono appunto delle esperienze, che vanno da quelle fatte all'Ambasciata di Berlino, al Comites in Germania, agli sportelli informativi che sono stati creati con i Comitati australiani a Brisbane e a Sydney, alla convenzione fra il Consolato generale di Melbourne e l'associazione Nomit, ma ci sono esperienze anche rilevanti, che ho visitato di persona, come il progetto Primo Approdo, di Londra, che ovviamente ha una quantità di arrivi di questa nuova generazione, di questa nuova emigrazione, che presenta caratteri significativi.
  Non vorrei essere equivocato. Perché pongo questo tema all'inizio della mia esposizione? Perché è un primo punto di riflessione che riguarda anche chi nella struttura formale della rappresentanza degli italiani all'estero deve interrogarsi su come innalzare i livelli per chi già storicamente vive questo percorso e cercare di includere questa nuova generazione che, per motivi differenti, si muove in giro per il mondo. Questo ci porta allora, venendo a una scaletta logica, al primo obiettivo che abbiamo al nostro Ministero, che io ho l'onore di servire come direzione che lavora con tutta la rete consolare e diplomatica. Il primo obiettivo è il miglioramento dei servizi consolari. Questa è la prima esigenza, ed è l'obiettivo preciso del nostro Pag. 5mandato, che si incunea tra questioni di efficienza della spesa e questioni di limitatezza della stessa. Lo dico anche strizzando a voi l'occhiolino, perché è evidente che, in termini di bilancio, di legge di stabilità e di passaggi parlamentari, il vostro aiuto, come rappresentanti su queste tematiche, soprattutto in questa Camera, dove la rappresentanza è molto elevata, è fondamentale. Dobbiamo continuare a garantire servizi efficienti, nonostante una progressiva riduzione delle risorse umane e materiali a disposizione. Questo è un punto che dobbiamo affrontare nei passaggi di bilancio e che, al contempo, ci deve determinare anche come uffici, come Ministero e come sedi della rete, a un investimento sull'utilizzo di strumenti informatici e sull'adozione di nuove modalità operative, tese sempre più ad avvicinare l'ufficio consolare al domicilio dei cittadini residenti all'estero.
  Un esempio di innovazione tecnologica adottata nel corso degli anni è sicuramente il Sistema integrato delle funzioni consolari, un applicativo che unifica le funzioni di anagrafe, stato civile, rilascio e rinnovo di documenti e contabilità in un'unica piattaforma tecnologica. Tale sistema, pensato per erogare i servizi consolari in maniera più efficiente, ha dato vita a uno sportello unico per snellire le procedure burocratiche e, tra l'altro, per semplificare il lavoro del personale impiegato all'estero.
  Sul fronte dei passaporti, sempre seguendo questa via, che ovviamente non è alternativa, ma è parallela a un bisogno anche di aumentare, in alleanza con voi, rappresentanza parlamentare, gli stanziamenti proprio per la rete, una via parallela è quella dell'utilizzo tecnologico, per esempio, di misure alternative, con l'esperienza del funzionario itinerante. È un progetto che il Ministero ha avviato fin dalla seconda metà del 2010.
  Dovendo stilare un bilancio, anche per esperienza di chi prima di me ha lavorato su questo tema – la vostra valutazione è fondamentale, però, perché conoscete le nostre comunità e i loro bisogni, e su questo tema possiamo essere comunemente sensibili – l'iniziativa è stata accolta con grande favore dai connazionali. È una buona pratica da seguire. Insieme al Sistema integrato delle funzioni consolari, è certamente una pratica da radicare e da perfezionare nel minimo dettaglio. Io e i nostri uffici abbiamo segnalazioni. Ci sono casi in cui ci dicono che il funzionario itinerante e lo sportello non funzionano e hanno difficoltà. Non farei un'analisi generale. Bisogna analizzare il caso particolare e vedere quali sono le condizioni del determinato punto su cui ci sono delle difficoltà. Allo stesso tempo, queste difficoltà, che possono spesso essere causate anche da ristrettezze proprio dell'ufficio – nelle dotazioni, non nella volontà ovviamente – a cui i funzionari si riferiscono, non ci devono distogliere dall'obiettivo di costruire un quadro generale in cui gli strumenti che offriamo per i servizi ai nostri connazionali abbiano anche uno sviluppo che non sia legato solo a una quantità di spesa che, in questo caso, negli ultimi anni, non possiamo permetterci.
  I costi delle missioni del funzionario, nel caso del funzionario itinerante, sono certamente alti. Per questo motivo abbiamo cercato anche di potenziare e valorizzare la figura dei consoli onorari, dando anche a loro la possibilità di captare i dati biometrici dei connazionali che fanno richiesta di passaporto, stante il fatto che il rilascio del passaporto rimane, però, sempre competenza del console di carriera. Sono stati fatti due esperimenti – li cito per fornire dei dati – uno nel Regno Unito, a Londra, e uno in Spagna, a Madrid e Barcellona, due dei Paesi in cui sono presenti molti italiani, anche in zone lontane dalle nostre sedi diplomatiche e consolari. Stiamo predisponendo un software che renderà possibile trasmettere i dati biometrici dal console onorario al consolato di carriera, il che ci consentirà di aumentare il numero di consoli onorari in grado di captare l'impronta.
  Altre innovazioni sono state introdotte nel settore delle carte d'identità e nelle pratiche di acquisto della cittadinanza per il matrimonio. Per limiti di tempo non mi soffermerò su tutti i dettagli, ma credo che su questi meccanismi la vostra valutazione Pag. 6per noi sia fonte di esperienza, sapendo che questo è un percorso che abbiamo strutturato e individuato e che, stanti le condizioni di spesa del nostro bilancio pubblico, dobbiamo sempre più incrementare, rendendolo non assoggettabile alle condizioni precarie, o più prospere, delle sedi consolari locali, ma rendendolo un sistema chiaro, semplice, consultabile ed estendibile alle esigenze delle nostre collettività, storiche e nuove, radicate nel sistema Italia in giro per il mondo.
  Un capitolo a parte lo vorrei dedicare all'assistenza dei connazionali bisognosi che vivono all'estero, che è un'altra priorità. Nell'ultima legge di stabilità, grazie a questo Parlamento, è stato incrementato del 22,55 per cento, rispetto all'anno scorso, lo stanziamento del bilancio per il finanziamento di interventi di assistenza diretta in favore dei nostri connazionali all'estero. La cifra totale stanziata è di 5.648.945 euro. Con tale cifra potremo così accogliere la quasi totalità delle richieste di finanziamento pervenute agli uffici diplomatico-consolari.
  L'America Latina, sempre per vostra informazione, resta comunque anche nel 2016 il maggior beneficiario degli stanziamenti, con il 68 per cento del totale. Per il 2016 – sempre perché rimanga a verbale – lo stanziamento complessivo per i finanziamenti ad enti che prestano assistenza ai nostri connazionali indigenti, la cosiddetta assistenza indiretta, è stato di 450.052 euro, solo in lieve calo (meno 3,5 per cento) rispetto al 2015, complessivamente, anche tenendo conto che, grazie all'azione di razionalizzazione da tempo in atto, gli enti beneficiari sono stati 40 anziché 42 e il Ministero è stato in grado di confermare l'entità dei contributi erogati lo scorso anno.
  Un caso particolare – l'abbiamo confermato sia io, in qualità di sottosegretario delegato, sia il Ministro, nell'Assemblea del CGIE sul tema dell'assistenza della solidarietà, e anche, credo, nel corso di un intervento congiunto di tutti voi parlamentari – è quello del Venezuela, che vive in questi momenti un'evoluzione di eventi che per noi sono molto preoccupanti. Li seguiamo con grande attenzione, non solo per il contesto politico, ma anche per la rilevanza storica della nostra comunità in Venezuela. Essa sta subendo gli effetti di una crisi economica e finanziaria accelerata dalla caduta del prezzo del petrolio, ma anche da una grave penuria di beni di prima necessità, da un'inflazione che ha raggiunto quasi il 200 per cento e da un deterioramento generale delle condizioni sociali. Ebbene, in questo contesto, come abbiamo sempre confermato – continueremo a lavorare in queste ore – ci poniamo come centrale la questione della sicurezza, anche sociale, dei nostri connazionali, sia tramite l'Ambasciata, sia tramite il nostro intervento qui a Roma. L'aggravarsi della situazione economica e l'aggravarsi delle condizioni di vita dei nostri connazionali in particolare avviene sul potere di acquisto di chi riceve un trattamento pensionistico dall'INPS. Sul tema dei contributi e della gestione delle pensioni che sono pagate pro quota dall'INPS e dall'ente pensionistico venezuelano il nostro lavoro, insieme all'Ambasciata e al Ministero del lavoro e della previdenza sociale, nella figura del Ministro e dei sottosegretari indicati, è orientato a verificare la possibilità di applicare il cosiddetto tasso Simadi, un tasso di cambio concesso ad alcuni privati e ad alcune imprese, che consentirebbe di adeguare in senso favorevole ai nostri connazionali residenti in Venezuela le pensioni pagate all'INPS. Certo, la vicenda del Venezuela è preoccupante anche dal punto di vista dei nostri rappresentanti in America Latina, ma il nostro interesse in questo Comitato, per noi che ricopriamo questa delega, adesso è fare un intervento, insieme agli altri Ministeri citati, per far sì che almeno la sicurezza sociale e di chi ha maturato una pensione sia verificata. Su questa emergenza, come su altre, credo che, come Comitato, possiamo anche rincontrarci – voi come stimolo, e noi anche in casi di sindacato ispettivo – per rispondere dei passaggi nuovi che stanno avvenendo.
  Vengo al tema, che è fondamentale, dei corsi di lingua e di cultura italiana. Su questo, come il Ministro al CGIE, anch'io Pag. 7ho confermato, proprio qui, rispetto a un'interrogazione, che i fondi nel 2015 sono stati tagliati del 21 per cento. È vero che, anche grazie a una costante attenzione del Parlamento ad emendamenti proprio di membri di questo Comitato, siamo almeno riusciti a contenere questi tagli, assestandoci su uno stanziamento – lo dico affinché resti a verbale – comunque consistente, di circa 9,4 milioni di euro, ovvero 800 mila euro in più rispetto a quanto stanziato nella versione originale della legge di stabilità.
  Abbiamo detto – lo ripeto qui e, ovviamente, confermo che è un'intenzione non solo verbale, ma fattiva – che bisogna ripristinare il prima possibile gli stanziamenti, almeno al livello dell'anno precedente. Questo impegno, che è un impegno sancito ufficialmente in tutte le analisi e nel ragionamento su ciò che è avvenuto nello scorso passaggio, deve essere ripristinato nell'anno, con i passaggi che sono dinanzi all'attività legislativa. A fronte della riduzione dei docenti inviati dall'Italia, siamo riusciti a mantenere, se non ad aumentare, il numero dei dirigenti scolastici, cui è affidato il compito prioritario di assicurare la coerenza didattica nell'insegnamento dell'italiano. Nella discussione sul regolamento di riorganizzazione del Ministero che abbiamo svolto in precedenza – provvedimento su cui poi voi sarete chiamati ad esprimervi, ci sarà anche uno spostamento di competenze dalla Direzione italiani all'estero alla Direzione Promozione Sistema Paese. Perché faccio questo ragionamento? Perché crediamo che la promozione della lingua, della scuola e del messaggio culturale italiano sia anche una leva molto forte nell'ambito della promozione del sistema Paese, su cui insistere e su cui trovare anche nuove strumentazioni. Personalmente sono anche molto aperto nel ragionamento di riforma. Mi piacerebbe se si riuscisse, da qui ai prossimi due anni, non solo a stabilizzare il livello, ma anche a costruire dei meccanismi maggiori e a raccogliere fondi che, ovviamente, si possono recepire nell'attività che in varie comunità si ritrova e, quindi, potenziare un livello che non possiamo deprimere dal punto di vista economico.
  Per restare sempre sul tema economico, le percezioni consolari e la loro riassegnazione al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale sono un tema molto sentito dalle comunità, intese come percettori di servizi e, quindi, come miglioramento di servizi. È un tema molto sentito da voi deputati, che spesso su questo avete presentato emendamenti, in alcune parti accolti, e molto sentito anche – lo devo dire – dalla struttura diplomatica e dalla rete che, ovviamente, nell'aumento delle percezioni consolari vedrebbe anche un aumento delle possibilità di miglioramento appunto dei servizi consolari. Come sapete, il sistema oggi fa sì che le percezioni consolari vengano assegnate non al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, ma a un altro Ministero, deprivando e deprimendo le possibilità interne di servizio alla comunità, e anche di rapporto con voi. Sul versante dell'introduzione della tariffa di 300 euro per il trattamento della domanda di riconoscimento della cittadinanza, voluta proprio in questa legislatura, è stato garantito un introito annuo aggiuntivo per lo Stato italiano che si stima di circa 10 milioni di euro per l'anno 2015. Il bilancio del Ministero beneficerà solo per una parte dell'incremento. La riassegnazione è disposta a favore del capitolo destinato al funzionamento della rete sulla quale sono erogate le dotazioni finanziarie negli uffici all'estero. Credo che questo sia un punto decisivo per il nostro sistema Paese, per il sistema Italia nel mondo, ossia per le nostre comunità di connazionali e per i loro bisogni, per i loro nuovi e vecchi bisogni. Si tratta di far sì che – alcuni di voi hanno firmato anche un ordine del giorno, credo che il primo firmatario sia proprio il Presidente Porta, approvato lo scorso 19 dicembre – il trasferimento, come è scritto, avvenga decisamente verso gli uffici consolari anche per i proventi derivati dall'introduzione della tariffa per la trattazione delle domande di cittadinanza. È un bisogno? Sì, è un bisogno del sistema che stiamo descrivendo. Pag. 8
  Su questo lato esiste certamente anche il bisogno di un approccio rispetto alla Farnesina e alla sua rete che sia non vorrei dire diplomatico da parte vostra, ma che comprenda anche i cambiamenti che ci sono nella rete. Il cambiamento e la gestione delle domande – per domanda intendo proprio tutta la grande mole di interlocuzione che c'è tra i cittadini e il nostro sistema – fa sì che non prendere in considerazione la netta diminuzione del personale di ruolo del Ministero, dovuta a scelte che ha fatto il Parlamento, il contingentamento del turnover e la riduzione comporti anche la ristrettezza delle possibilità, tenuto conto della responsabilità – anche penale – che queste figure hanno. Ci sono, infatti, anche delle competenze che riguardano non solo una gestione amministrativa.
  Da parte vostra, nel dibattito –, non solo in maniera diplomatica, ma anche da legislatori e da classe dirigente – bisogna tener presente e comprendere quanto sia complicato, allo stesso tempo, predisporre, anche con fondi nuovi e anche con i sistemi alternativi che ho descritto all'inizio del mio intervento, una rapida implementazione del sistema, il quale avrebbe bisogno, invece, di un incremento di risorse finanziarie e anche di personale.
  Sto parlando troppo. Vi chiedo scusa, ma sono, ovviamente, aperto a rispondere a domande e a continuare questo nostro incontro in qualsiasi forma.
  Vengo al punto della riforma dei Comites e del CGIE, già trattato il 22 marzo. Credo molto nel rilancio degli organi di rappresentanza. Credo poco, invece, in annunci che poi non si rivelano concreti. Quello che sappiamo è che i Comites devono fare in modo di rafforzare la percezione che hanno di sé non solo rispetto a noi, cioè a Roma, al Ministero e al Parlamento, ma anche rispetto ai propri connazionali. Sappiamo che il CGIE, dopo tanto tempo, si è riattivato grazie anche all'impulso parlamentare. Si è insediato da poco. Sappiamo, cioè, che c'è un mondo della rappresentanza che è all'ordine del giorno anche del dibattito e dei molti interventi fatti da voi proprio alla Farnesina, nell'ambito del CGIE, che avrebbe bisogno di una riforma organica.
  Essendo un pragmatico, penso che le riforme si facciano sulla carta e non solo a parole. Con riguardo, quindi, all'invito che ho fatto al CGIE in chiusura, nel momento in cui il CGIE mi chiese – tramite il suo segretario eletto e l'Ufficio di presidenza – un CGIE straordinario per quest'anno, la nostra posizione è stata chiara: certo, ma facciamolo sulla base di una proposta di riforma organica, perché fare un'altra riunione del CGIE, magari con un ordine del giorno da stabilire – lo dico proprio perché credo nell'opportunità di rafforzare gli organi di rappresentanza – potrebbe già colpire la capacità degli organi di rappresentanza, già oggi sotto indice da più parti, di avere una propria efficacia.
  Pertanto, l'invito che rivolgo a voi, che ho rivolto in quella sede e che rivolgerò con molta disponibilità anche negli incontri che farò in giro per le nostre comunità è il seguente: crederci è importante, ma mettiamo su, tramite l'Ufficio di presidenza del CGIE e tramite voi, rappresentanti parlamentari, un'idea che tenga insieme riforma dei Comites e CGIE e che non improvvisi né rivoluzioni, né la manutenzione, e su quello convochiamoci e autoriformiamoci. La dico così: occorre non una riforma che passi dal Ministero verso gli organi, ma che nasca dall'esigenza di autoriformarsi in modo da rendere più forte il sistema di rappresentanza.
  Nel concludere, mi permetto di non entrare sul tema del referendum, dello svolgimento e della valutazione sul totale degli aventi diritto. Tutto sommato, come sapete, molti temevano un tracollo anche peggiore, rispetto al voto nazionale, del voto estero. Tutto sommato, tale voto è molto inferiore, ma la partecipazione del 19,73 per cento degli aventi diritto è stata una partecipazione in linea con le difficoltà o con i pregi che sono sanciti nel nostro ordinamento.
  Sulla riforma della legge di cittadinanza, anche questa in discussione, mi rimetto alla discussione, nel senso che non vorrei oggi aprire un tema che tratta, invece, la materia parlamentare. Sono aperto Pag. 9anche su questo a considerazioni, ma il mio messaggio – troppo lungo, forse – è quello che l'impostazione che per i due anni di legislatura che abbiamo tutti davanti debba portare a elementi di riflessione nuovi sulle nuove emigrazioni. Dico questo non per il nuovismo, che non è una categoria che mi appartiene o che appartiene al Ministero, ma perché ci sono degli indicatori che dobbiamo cogliere subito del sistema Paese Italia che si muove nel mondo. Ho citato alcuni casi in cui già abbiamo avviato delle sperimentazioni.
  Il secondo obiettivo, sempre per riassumere, è il miglioramento dei servizi ai nostri concittadini. Miglioramento significa, a budget ridotto, servizi che si avvicinino ai bisogni, su cui sviluppare un sistema anche di software nuovo, su cui la vostra impressione, come l'impressione delle nostre comunità, è fondamentale per migliorarci. È evidente, infatti, che sperimentazioni che su carta sembrano ottime magari nella realtà, non per impedimenti, non funzionano.
  Occorre poi lavorare insieme – altro grande capitolo – sull'assistenza e sulle emergenze, come nel caso del Venezuela, e anche perché il nostro bilancio, con riferimento ai corsi di lingua e cultura italiana e alle percezioni consolari, sia un bilancio in attivo per il lavoro che sia voi, sia noi abbiamo a cuore.
  L'ultimo punto è la riforma, su cui, come Governo e come sottosegretario, sono apertissimo a dare una mano. Credo, però, che debba venire innanzitutto dagli organi di rappresentanza l'impulso ad autoriformarsi e a costruire anche una possibilità nuova in un contesto costituzionale e di legge elettorale che, ovviamente, non è cambiato, non è modificato e che, in prospettiva, comporta un lavoro sui binari che noi conosciamo.
  Sono stato molto lungo nella mia esposizione. Vi chiedo scusa. Credo, però, che sia giusto così. Vi do la garanzia non solo a rispondere adesso a ogni quesito, ma anche ad aggiornarci quando più sarà necessario e urgente su specifici temi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario. Credo che non sia stato né lungo, né breve. È stato giustamente attinente alle principali tematiche che ci attendevamo venissero affrontate in questo Suo primo momento di confronto con il Parlamento. Ovviamente, accogliamo la sua disponibilità ad un lavoro costante con questo Comitato nel corso dei prossimi mesi.
  Mi sembra bella e importante la sottolineatura iniziale sulla nuova emigrazione, anche perché, rafforzando le Sue considerazioni, credo che la nuova mobilità e le nuove emigrazioni consolidino ancora di più il senso e l'importanza di questa nostra rappresentanza e di tutte le linee trasversali di impegno per gli italiani all'estero. Pertanto, si tratta di una dimensione che dobbiamo seguire.
  Voglio soltanto aggiungere, prima di dare la parola ai colleghi, che, in questo lavoro costante e reciproco tra noi e il sottosegretario, il Ministro e il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale dobbiamo anche sapere di poter contare sul Ministero e sul sottosegretario nell'interlocuzione con gli altri dipartimenti e con gli altri ministeri. Il caso del Venezuela, quello delle percezioni consolari e alcune delle questioni di lingua e cultura sono temi, ovviamente, di non esclusiva competenza del Ministero degli Affari esteri, ma è chiaro che il Ministero degli Affari esteri deve fornire il suo indirizzo e anche mettere il suo peso politico nella loro soluzione.
  Fino ad ora, vi sono quattro colleghi che hanno chiesto di parlare. Se facciamo interventi brevi, credo che riusciamo a fare un dibattito completo e anche ad ascoltare le risposte del sottosegretario, se riuscirà a stare con noi anche qualche minuto magari dopo le 16, compatibilmente con l'inizio dei lavori dell'Assemblea e delle votazioni.
  Do quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARCO FEDI. Grazie, presidente. Sarò telegrafico. Farò alcuni brevi passaggi, alcune riflessioni e considerazioni e – spero – anche alcune proposte. Mi unisco, naturalmente, agli auguri di buon lavoro e apprezzo il fatto che il sottosegretario sia qui con noi. È un segnale di attenzione verso Pag. 10questo ramo del Parlamento e verso questo Comitato.
  Credo che questa sia la fase dell'ascolto reciproco. Avremo, ovviamente, molto lavoro da fare. La relazione mi trova assolutamente concorde, nel senso che abbiamo delle priorità, che sono le nuove priorità, e delle questioni aperte ancora da affrontare e risolvere, sulle quali credo che dovremo costruire anche un modo nuovo di essere rappresentanza all'estero. Questo, però, è un discorso politico, che ovviamente esula dalla discussione di oggi.
  Noi abbiamo espresso una preoccupazione. Rivolgo anche qui un appello al Governo, perché sono certo che nella sua collegialità il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale riuscirà a superare questa divisione di deleghe. Di fatto è la prima volta che la viviamo. A parte il personale, che storicamente è sempre stato affidato a una diversa direzione, le competenze attinenti a tutti i capitoli per gli italiani nel mondo oggi fanno capo a due Direzioni e ora anche le risorse – giustamente, credo – con il decreto vengono assegnate a chi ha la delega in questo settore. Poiché questa condizione ci preoccupa, credo che dovremmo fare appello alla collegialità del Governo e lavorare anche noi con entrambe le Direzioni e con entrambi i sottosegretari, il Viceministro e il sottosegretario, che hanno le competenze, nell'ottica di una riforma che è urgente, ma di questo parleranno altri colleghi.
  A me premeva segnalare questo aspetto e le nuove emigrazioni. Il sottosegretario Amendola ha giustamente fatto riferimento all'esperienza di ieri, cui era presente l'Ambasciatrice Ravaglia. Noi corriamo un rischio, ossia che questa generazione di nuovi migranti venga dimenticata, perché è un fenomeno. Non sappiamo quanto durerà. Naturalmente, auspichiamo che duri poco, se l'Italia torna a crescere, anche nell'occupazione. Il fenomeno ha avuto un suo inizio, avrà una sua evoluzione e avrà poi una sua conclusione, ma abbiamo perso un capitale umano significativo.
  Non si tratta, però – questo emerge anche dall'indagine che hanno presentato i ricercatori ieri – solo di ricercatori e professionisti, ma anche sempre più di manodopera. Questi soggetti hanno bisogno di una rete consolare efficiente ed efficace. Il fatto che ci apprestiamo a rafforzarla e che non chiuderemo più consolati mi pare assolutamente positivo.
  Non siamo preoccupati perché debbano tutti rientrare. Non siamo preoccupati unicamente perché perdiamo capitale umano, ma la preoccupazione forte è che, se non riuscissimo a mantenere con loro un rapporto costante, questi giovani che hanno abbandonato l'Italia inizino a odiare l'Italia. Credo che questa sia la preoccupazione che dovremmo avere tutti noi, come sistema Paese.
  Dovremmo anche avviare una serie di possibili consultazioni con i Paesi in cui i nostri giovani si recano per avviare tutta una serie di nuove convenzioni. Alcuni nostri giovani subiscono oggi, di fatto, una perdita economica proprio perché non sono coperti in tutti gli aspetti della loro nuova vita all'estero.
  Sul Venezuela credo sia importante aprire una discussione, anche perché vi abbiamo una nostra comunità stabilmente residente. Avere un momento di riflessione su quel Paese e su quella realtà potrebbe essere utile anche con le esperienze che abbiamo maturato e che potrebbero essere utili sia nella risposta all'emergenza, sia nella costruzione di una rete di solidarietà.
  Per quanto riguarda le percezioni consolari, siamo assolutamente convinti che questa potrebbe essere una vera novità, la grande novità che ci caratterizza in questa legislatura, e siamo altrettanto convinti che, proprio perché il Governo Renzi è riuscito a riaprire finalmente questa grande opportunità democratica di elezione di Comites e CGIE, quella non sia la priorità assoluta. Dobbiamo però essere sensibili al fatto che non vorremmo arrivare alla prossima scadenza, al prossimo rinnovo tra cinque anni, senza avere fatto la riforma.
  Non è, dunque, assolutamente la priorità. Dobbiamo, però, costruire un percorso di riforma che sia ragionevole e credibile ed evitare di arrivare alla prossima scadenza Pag. 11 senza avere fatto la riforma. Su questo le idee naturalmente non mancheranno. Abbiamo sicuramente modo di mettere a frutto l'esperienza passata e per costruire una vera rappresentanza che sia sui contenuti e sui temi e che affianchi la nostra rappresentanza diplomatico-consolare nel mondo.

  LAURA GARAVINI. Grazie, sottosegretario Amendola, non soltanto per la Sua puntuale relazione, ma anche e soprattutto per la disponibilità che, con la sua celere presenza qui, esprime nei confronti sia del Parlamento, sia delle rappresentanze degli italiani all'estero. Essa è dimostrata anche con la sua attenta e puntuale presenza ai lavori del CGIE e soprattutto con le dichiarazioni da Lei fatte anche in quella sede, che, così come oggi, esprimono non soltanto contezza delle questioni e delle tematiche da Lei esposte, ma anche un approccio di attenzione e di rilevanza politica nei confronti delle comunità che rappresentiamo che segna sicuramente una svolta rispetto anche a un recente passato da parte di esponenti del Governo.
  Mi permetto di non limitarmi a piccole o brevi considerazioni, proprio perché ritengo estremamente positiva e proficua questa Sua disponibilità. Credo che proprio questa occasione e l'inizio di queste interlocuzioni siano preziosi per cercare di individuare, insieme a Lei, possibili soluzioni o, viceversa, per poter puntualizzare interventi già tenuti, estremamente positivi, proprio per rispondere alle esigenze della nostra comunità.
  Cercherò di mantenermi all'interno di un ambito di intervento, quello della promozione di lingua e cultura italiana all'estero, proprio per non approfittare eccessivamente dei limiti temporali, e di lasciare che altri colleghi affrontino magari altri aspetti. Innanzitutto, mi consenta di ribadire quanto sia prezioso e importante il fatto che Lei stesso, già nella Sua relazione, abbia rimarcato come da parte del Governo ci sia l'intenzione di andare a integrare quelle risorse per corsi di lingua e cultura italiana che già l'atto parlamentare del collega Tacconi e quello della collega Nissoli avevano rilevato. È sicuramente quanto mai necessario che ci sia in tempi celeri l'integrazione del capitolo di spesa a favore di corsi offerti da enti gestori, proprio perché già in queste settimane essi stanno rilevando grosse difficoltà nel prosieguo dei corsi già in atto per questo anno scolastico. Dunque, è senz'altro molto positivo questo impegno del Governo, che Lei oggi ha ribadito, anche nell'introduzione del Suo intervento. Si tratta di una questione che, tra l'altro, trova una rilevanza anche proprio in generale e, dunque, specificatamente per le sofferenze che già in queste settimane si stanno riscontrando.
  Più in generale, abbiamo salutato con grande favore e con grande piacere il fatto che in una recente visita istituzionale da parte del Presidente del Consiglio, per l'ennesima volta ci sia stata l'attenzione alla promozione della lingua e della cultura italiana all'estero, nella misura in cui, a latere degli incontri ufficiali, il Presidente del Consiglio ha visitato scuole di insegnamento di lingua italiana all'estero. In altri consessi ha dichiarato come l'insegnamento della lingua e della cultura italiana sia una delle priorità del Governo. Anche questo è un grande segno di svolta, un segnale estremamente positivo, che fa capire quanto la questione della promozione linguistica sia una delle priorità di questo Governo. In quest'ottica interpretiamo anche il trasferimento, previsto nel decreto del Presidente della Repubblica all'ordine del giorno della nostra Commissione affari esteri, delle competenze per l'insegnamento della lingua e della cultura dalla Direzione italiani all'estero alla Direzione Promozione sistema Paese. Dunque, la salutiamo positivamente.
  Mi preme, però, approfittare di questa occasione per ribadire un concetto molto importante. È assolutamente necessario che in una possibile e potenziale delega anche rispettivamente al decreto sulla «buona scuola», per il quale il Presidente del Consiglio ha preannunciato che si andrà alla realizzazione della delega – è presumibile, dunque, che in tempi brevi si legifererà anche in questa direzione, cosa che vediamo con grande favore – si tenga conto di quella varia pluralità di offerta Pag. 12culturale all'estero. Perché dico questo? Perché, se ci si limitasse a una ridefinizione o a una riforma delle scuole di lingua e cultura italiana all'estero, che sono spesso dei veri e propri gioielli, ma sono soltanto otto al mondo, questa sarebbe un'evoluzione limitativa e non sarebbe sufficiente. Perché? Perché questo rappresenta quasi un decimo, o forse addirittura meno, della complessiva offerta di lingua e cultura italiana all'estero per minori. Si aggiungono poi anche altre offerte per adulti. Per noi è fondamentale che in questo progetto di riforma si tenga conto in particolare dei corsi offerti dagli enti gestori di lingua e cultura italiana che si rivolgono...

  PRESIDENTE. La invito a concludere, altrimenti non riusciamo a intervenire tutti.

  LAURA GARAVINI. ...a dieci volte tanto il numero di studenti o di ragazzini raggiunti dalle scuole.
  Questo è un elemento cruciale fondamentale, che vale sia per il progetto di riassetto all'interno del MAECI relativo al decreto di riorganizzazione, sia rispetto a un potenziale progetto di riforma che vada a dare attuazione alla delega sulla «buona scuola».
  Preannuncio poi un altro aspetto di dettaglio su cui non mi voglio dilungare, perché ho intenzione di presentare in merito un'interrogazione al sottosegretario. Mi limito a preannunciarlo.
  Anche in relazione all'anno in corso, alla luce di quei tagli, di cui noi stessi ci siamo dovuti fare interpreti negli anni passati, e della consistente riduzione del contingente scolastico, si è aggiunta una particolarità per quanto riguarda la Spagna. Si è creato il combinato disposto per cui agli atti normativi del nostro Paese si è aggiunta una sentenza locale spagnola che pone il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale nell'impossibilità di inviare supplenti. Questa è una questione che, se non dovesse essere risolta o essere presa in esame dal Governo in tempi brevi, rischierebbe di compromettere un terzo dei corsi di lingua e cultura delle due scuole italiane all'estero, nello specifico di Madrid e Barcellona. Anche questa è una questione puntuale, ma piuttosto determinante.

  PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere, onorevole Garavini.

  LAURA GARAVINI. Da ultimo – e concludo davvero – esprimo un grande apprezzamento da parte mia, analogamente a quanto detto dal collega Fedi, nel suo intervento, in particolare per le questioni da Lei enunciate sia in materia di nuova emigrazione, sia soprattutto in materia di cittadinanza europea. Credo che questo debba essere, almeno per quanto riguarda il continente Europa, uno degli obiettivi e una delle sfide che il nostro Paese deve cercare in qualche modo di approcciare.
  Inoltre, in merito a un miglioramento dell'offerta di servizi e anche nel contesto della riforma della pubblica amministrazione che il nostro Paese si appresta ad attuare, auspico che anche la rete diplomatica consolare all'estero possa essere allineata nel processo di implementazione dello SPID. Credo che proprio le nuove emigrazioni a cui Lei faceva cenno possano trovare grande beneficio da un'attuazione che non si limiti soltanto alla pubblica amministrazione nel Paese, ma che invece investa anche la nostra rete diplomatica all'estero.

  PRESIDENTE. L'onorevole Fedi ha parlato per cinque minuti. L'onorevole Garavini per dieci. Vediamo se l'onorevole Farina si attesta più sul virtuosismo.

  GIANNI FARINA. Per guadagnare tempo evito gli apprezzamenti all'onorevole Amendola, che ben conosco per il suo interessamento alla cultura e per la provenienza da una regione storicamente di emigrazione e che, quindi, sicuramente nel suo nuovo compito saprà affrontare l'insieme dei problemi, che sono anche drammatici, per migliorare l'insieme della situazione dei nostri italiani all'estero.
  Liquido immediatamente due questioni. La prima riguarda gli organismi elettivi Comites e CGIE. Credo che il modo migliore Pag. 13 per pensare a una riforma, che è importante e necessaria, sia quello, in questo momento, di far funzionare quegli organismi e di permettere loro di esprimere delle idee alla luce delle tradizioni storiche e delle esperienze che tali organismi hanno vissuto. Credo, quindi, che si debba augurare buon lavoro agli organismi e aiutarli a riflettere, ripensare e proporre forse anche alcune idee sulle quali tutti saremo impegnati.
  La seconda questione riguarda lingua e cultura. Credo che, al di là delle cose giuste dette, ci sia un problema. Faccio riferimento a due grandi organismi che portano la cultura tedesca e la cultura francese nel mondo: il Goethe Institut e l'Alliance Française. In realtà, l'Alliance Française ha dallo Stato non di più di quello che la Repubblica italiana eroga alla Dante Alighieri, ma questo organismo usufruisce dell'impegno e del contributo importante e decisivo, espresso in milioni di euro, da parte della grande imprenditoria francese nel mondo. Noi abbiamo la Dante Alighieri e credo che si debba uscire da un puro interesse corporativo, per pensare a un organismo che guarda in grande e che, quindi, pensa che lingua e cultura italiane siano lo strumento più importante, o uno degli strumenti più importanti, per difendere gli interessi dell'Italia nel mondo. Anche qui occorre riflettere, naturalmente. Lancio una provocazione, che però vuole essere una provocazione estremamente positiva.
  Vengo alle questioni di fondo e al funzionamento delle istituzioni consolari. Durante il periodo referendario, una settimana prima, ho ricevuto centinaia di telefonate per avere spiegazioni in riferimento al referendum, su cui naturalmente non ho espresso un'opinione politica. Le questioni riguardavano unicamente la possibilità di effettuare il voto per chi lo volesse fare. Ho cercato di allertare i consolati nei due giorni precedenti la consultazione referendaria, ma non sono riuscito a collegarmi con alcun consolato europeo, tra segreterie che ripetevano la solita litania. Penso, quindi, non a me stesso – non ci sono riuscito – ma alle migliaia di cittadini che volevano assolvere a un dovere o esercitare un diritto – si può vederlo in mille modi – e che non hanno potuto espletarlo, in mancanza di un'informazione specifica da parte delle nostre istituzioni consolari.
  Forse se ne parla poco – la relazione è stata molto complessa e importante; ci saranno altri momenti per discutere – ma noi siamo oggi di fronte a un'emigrazione di massa, a uno spostamento di persone altamente professionalizzate, che sono una parte, ma anche allo spostamento di centinaia di migliaia, che forse diverranno milioni, di cittadini italiani che sono ritornati a emigrare e ad andare all'estero o in Europa. Questo è un fenomeno complesso, difficile e anche drammatico, che naturalmente pone i nostri consolati – che sono ridotti per le riforme che sono state fatte, alcune anche positive e necessarie – di fronte a problematiche a cui non eravamo preparati. Vorrei dire che la presenza dei nostri parlamentari all'estero può, in questo senso, anche essere un elemento importante e determinante. I servizi consolari così non possono continuare a esistere, lo dico con grande franchezza. Penso a pochi consolati generali e a molte agenzie che assolvono a una funzione di prossimità e che costano, quindi, meno. Penso all'esperienza della Francia e dell'Inghilterra. Il funzionariato da Roma a un determinato livello è indispensabile, ma poi occorre utilizzare le conoscenze, le professionalità, le esperienze e le culture dei nostri connazionali per andare a un rafforzamento vero e concreto della nostra collettività.
  Siamo di fronte a un'emigrazione che in Europa fa dei confronti con l'amministrazione locale e, naturalmente, il confronto per quanto ci riguarda, è sicuramente una cosa che fa riflettere molti nostri connazionali.
  Segnalo una questione...

  PRESIDENTE. Invito anche Lei ad avviarsi a concludere, onorevole Farina.

  GIANNI FARINA. Annualmente i nostri connazionali pensionati all'estero ricevono il formulario per l'esistenza in vita. Non vi dico quanta difficoltà esista per espletare Pag. 14questa necessità. Oggi ho visto la possibilità di presentare un'interrogazione parlamentare per vedere come sia possibile ovviare a questa necessità, anche introducendo delle norme diverse e moderne.
  L'ultima considerazione riguarda i consolati onorari. La funzione del consolato onorario va specificata. Per quanto mi riguarda, anche per la mia esperienza umana, noi abbiamo sempre pensato al console onorario come a un cittadino non più italiano, possibilmente di origine, ma che abbia con le istituzioni italiane e con la comunità italiana un rapporto forte e di massimo rispetto, che serve a tenere il rapporto con le istituzioni locali più che a espletare un ruolo di assistenza e tutela della nostra collettività.
  Abbiamo sempre visto i consolati onorari in questa funzione. Se fosse possibile ipotizzare un altro modo, un'altra forma di funzionamento dei consolati onorari, la questione dovrebbe essere... espongo la questione informativa e concludo veramente.

  PRESIDENTE. Le concedo pochi secondi, così concludiamo.

  GIANNI FARINA. Perché il Ministero dell'interno non approfitta dell'AIRE per inviare periodicamente, anche trimestralmente, un giornale online, per esempio, ai 4 milioni di cittadini italiani nel mondo? Sarebbe una forma bella e concreta di formare i cittadini.
  Cito un'ultima questione. A Londra, la scorsa settimana, un'organizzazione che non riferisco ci ha messo a disposizione un opuscoletto in cui c'erano tutte le informazioni su quali fossero i diritti, le possibilità di lavoro e i doveri del cittadino italiano che arriva in Inghilterra in questo momento. Credo che questo sarebbe compito delle istituzioni italiane. Quella era un'organizzazione privata – che, ripeto, non cito – ma questo sarebbe veramente il compito delle istituzioni italiane nel rapporto con i cittadini italiani all'estero. Una cosa è la questione manuale – lo sappiamo – di tanti milioni di cittadini che hanno bisogno di questa informazione. Quella professionale è un'altra cosa. Io ritengo persino positivo che tante migliaia di cittadini vadano per il mondo e contribuiscano a difendere il buon nome dell'Italia.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Farina.
  Hanno appena comunicato che i lavori dell'Assemblea riprenderanno alle 16.20. Abbiamo, quindi, il tempo per ascoltare ancora due interventi. Non so se poi anche gli altri intenderanno parlare. Comunque, abbiamo tempo anche per le conclusioni del sottosegretario. Siamo perfettamente in orario. Nonostante questo, inviterei chi interviene adesso a mantenere i limiti di tempo che stiamo cercando di porci.

  RENATA BUENO. Caro sottosegretario Amendola, tanti auguri per questo nuovo ruolo. È importante sapere che non solo per te questo è un nuovo incarico, ma che anche per noi nascono nuove speranze, con tutto il rispetto che abbiamo per i servizi consolari e tutti i dipendenti che si dedicano agli italiani all'estero e all'Italia, nonché all'estero, in generale.
  Noi abbiamo sempre il ruolo di affrontare queste problematiche. Siamo noi parlamentari che, alla fine, dobbiamo caricare tutto il peso sopra di noi. Pertanto, approfittiamo anche di un momento qui per sfogarci. Dall'inizio conoscevamo già le problematiche – soprattutto parlo di me, che sono alla prima legislatura – ma, completando già tre anni di lavoro, vedo che ogni giorno diventa peggio. Il Ministero non riesce più a gestire i cittadini all'estero. Purtroppo, la realtà, soprattutto in Brasile, è molto caotica, perché siamo 30 milioni di discendenti di italiani e i consolati che abbiamo, con i dipendenti che hanno, non riescono più a gestire la situazione. Dobbiamo sfogarci veramente, perché è una situazione che va rivista. Va rivista non solo la questione del sistema informatico. Sono molto favorevole a tutta questa tecnologia, ma deve essere una tecnologia che funzioni veramente. Abbiamo già parlato nella riunione del CGIE. Purtroppo, non ho potuto assistere all'ultima seduta, in cui Lei doveva parlare di questo tema, ma approfitto Pag. 15di questa occasione per parlare dei sistemi informatici che coprono tutti i servizi consolari all'estero.
  Ci sono due punti molto deboli, che sono le programmazioni tanto per il rilascio dei passaporti, quanto per la legalizzazione di documenti. Faccio l'esempio del consolato di Curitiba. Ci sono 70 mila cittadini iscritti. Per quest'anno non hanno più spazio per alcun tipo di servizio consolare, per fare la legalizzazione dei documenti e tutto il resto. Questo perché in Brasile siamo riusciti adesso ad approvare l'inserimento nel Patto de L'Aja per cui dal Brasile, come avviene già con l'Italia e con altri Paesi, riusciremo a fare il riconoscimento dei documenti civili molto più facilmente, senza fare tutta quella burocrazia di legalizzazione. Questo è un passo molto grande che abbiamo fatto, ma che comunque rimarrà ancora in attesa della disposizione e del tempo che i nostri consolati potranno dedicarvi.
  Poi c'è la questione dei passaporti. Parliamo di persone che sono già cittadini e che stanno lì, cercando di rifare un documento e non riescono. Quando parlo di documenti, di passaporto e di legalizzazione, o di quello che sia, parlo sempre di diritti di persone che cercano una storia della famiglia, magari per riconoscere la cittadinanza. Qui in Italia il Governo offre, attraverso la sua Costituzione, questo diritto. Noi abbiamo il dovere di assicurare tale diritto a queste persone.
  Tante volte cerchiamo di capire i nostri consoli, per esempio, e i nostri ambasciatori. Con tutto il rispetto per i nostri consoli e per i nostri ambasciatori, dobbiamo, noi parlamentari, considerare e soprattutto tutelare gli interessi dei cittadini. La situazione diventa sempre più pesante, perché dobbiamo risolvere effettivamente questi problemi. Oggigiorno abbiamo tanta tecnologia e tanti mezzi con cui possiamo lavorare. Sappiamo che questo va gestito dal Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, che poi i consolati non riescono a riorganizzare questo sistema di programmazione online.
  Non si tratta dei dipendenti e dei consolati, ma di una questione di un’intelligence, di tecnologia. Dobbiamo rifare, rinforzare e riorganizzare tutto il sistema informatico di cui disponiamo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Questo è un tema che tengo molto a sottolineare, perché è veramente faticoso per noi.
  Tutti gli altri temi sono importanti. Ho sentito anche i colleghi. Sono d'accordo con tutto quello che dicono, anzi il piano di lavoro è molto interessante e pieno di speranze, come ho detto già all'inizio, ma dobbiamo rivedere questo problema delle programmazioni.
  Abbiamo approvato, nella legge di stabilità, un nostro emendamento in cui abbiamo aggiunto alla somma del budget per i consolati 2 milioni di euro in più, circa il 20 per cento in più. Anche questa è una domanda: come si stanno organizzando per fare la distribuzione di questi soldi? Una volta che abbiamo approvato qui, dobbiamo anche chiedere ai consolati se stanno applicando bene, se questi soldi stanno arrivando e se il risultato sta davvero arrivando ai nostri cittadini, che sono gli interessati a quei servizi consolari.

  PRESIDENTE. Grazie. È stata bravissima e ha mantenuto i tempi. Sicuramente farà altrettanto l'onorevole Monaco, a cui do la parola.

  FRANCESCO MONACO. Sono un alieno, perché qui sono tutti addetti ai lavori, mentre io parlo da padre che ha un figlio all'estero, espressione di quella che va sotto il nome di «nuova emigrazione». Ho una domanda e due proposte. Alla domanda suppongo che la risposta sia affermativa: disponiamo di studi attendibili circa la cosiddetta nuova emigrazione? Di sicuro centri di ricerca e università avranno elaborato questi studi. Domando se sia utile e possibile metterli a disposizione. Mi pare che ieri si sia riferito di uno studio, ma relativamente solo all'Oceania. Vorrei sapere se c'è, invece, uno studio un po’ più accurato e un po’ più organico sulla cosiddetta nuova emigrazione e se può essere messo a disposizione.
  Passo alle due proposte, che però può darsi siano già agli atti. Una l'aveva anticipata Pag. 16 il collega Farina, perché gliela ponevo a modo di domanda. Si può immaginare – lui dice che un giornale è una parola grossa – un'agenzia informativa essenzialmente di servizio per chi è iscritto all'AIRE, possibilmente anche interattiva, in modo che questi giovani, o meno giovani, possano, attraverso questo strumento, porre anche dei quesiti?
  Vi risparmio l'aneddotica. Quello sciagurato di mio figlio, però, ha scoperto cinque anni dopo che, per esempio, dal punto di vista delle detrazioni fiscali o della previdenza aveva diritto a detrazioni. Nel suo caso siamo dentro l'Unione europea. Vorrei sapere se sia possibile, attraverso questo strumento di informazione interattiva, anche porre dei quesiti e avere, in tempo reale, o poco più, risposte, senza stare a scomodare la rete dei consolati e delle ambasciate. Questa era la proposta, ma magari esiste già uno strumento di questa natura. Lo chiedo.
  La seconda proposta è la seguente: esiste o, se non esiste, si può immaginare – lo dico con un'espressione che può forse sembrare enfatica – una Carta dei diritti e dei doveri dell'italiano all'estero in cui siano ricapitolati questi diritti e questi doveri? Capisco che bisognerà poi distinguere tra quelli che stanno dentro l'Unione europea e quelli che stanno fuori. In questo modo, però, alcuni dei quesiti cui accennavo relativamente allo strumento di informazione interattiva potrebbero anche essere un po’ organicamente ricapitolati e anticipati dentro una Carta dei diritti e dei doveri. Ricordo che a Porta un giorno feci di nuovo una domanda e che la risposta fu: «Forse può essere utile che ci pensiamo».
  Mi interessa, quindi, la risposta alla prima domanda, ossia sapere se ci sono questi studi, e poi se queste proposte, che magari sono anche un po’ estemporanee e un po’ frutto dell'ansia di un padre, che però scopre sistematicamente che tutta la responsabilità è in capo a suo figlio, il quale è molto disinformato.

  PRESIDENTE. Trent'anni fa scrissi la Carta dei diritti e dei doveri degli studenti, quando ero segretario del Movimento studenti dell'Azione Cattolica. Eravamo quasi colleghi. Adesso faremo quella degli italiani all'estero.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Sarò rapidissima. Anch'io ringrazio il sottosegretario Amendola per la sua disponibilità. Condivido tutto quello che è stato detto finora e, in particolare, l'intervento dell'onorevole Garavini.
  Volevo porre una domanda precisa. Volevo chiedere, dato l'impegno del Ministero a reintegrare i fondi, se sarà possibile reintegrarli entro giugno.

  PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Amendola per la replica.

  VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato agli Affari esteri e alla cooperazione internazionale. Grazie, presidente. Nel riconfermare quello che ci siamo detti all'inizio, aggiungo anche che sarebbe mio intendimento – lo dirò ai vari Gruppi parlamentari – che nelle visite istituzionali che si fanno, non solo del Ministro, ma anche mie, ci siano incontri anche con le comunità, tramite voi, tramite la vostra rappresentanza. Il 26 e il 27 andrò in Danimarca; di italiani all'estero credo che, a parte il figlio di Monaco, a Copenhagen non ce ne siano pochi. Per tornare al discorso, secondo me, lì abbiamo sia emigrazione di qualità (per qualità intendo percorsi di lavoro o di ricerca avviati in Italia che si trasferiscono all'estero; nel caso della Danimarca me ne vengono molti di esempi), sia la cosiddetta nuova manodopera, ossia molti ragazzi e ragazze che partono alla ricerca di casi nuovi.
  Saremo a New York. Con il console generale stiamo organizzando un incontro con la comunità. Domani saremo a Tunisi per celebrare l'anniversario del Corriere di Tunisi, che è uno degli strumenti principali dell'emigrazione italiana, o meglio della cultura italiana in Tunisia. Festeggiamo sessant'anni. Ci saranno, credo, anche l'onorevole Fedi e anche qualche senatore, se non sbaglio. Dovunque ci siano eventi politici del Ministero, credo che sia sempre importante, nel mio caso, anche organizzare incontri. Pag. 17
  Per quanto riguarda l'America Latina, soprattutto l'Argentina, ci sarà una visita. Adesso ci sarà una missione. Il Brasile, come sappiamo tutti, si trova in una situazione molto complicata.
  Per rispondere nel merito all'onorevole Fedi e all'onorevole Monaco, che parlavano delle nuove emigrazioni, alcune sperimentazioni le abbiamo fatte. Per esempio, nel 2015 il Ministero ha erogato ai Comites contributi per complessivi 210 mila euro per il finanziamento di progetti specifici riguardanti la creazione di sportelli di informazione per la nuova emigrazione. Sono progetti che dobbiamo rafforzare, ma soprattutto occorre pensare, tramite anche CGIE e Comites, come osservare – si direbbe – l'Osservatorio, o come osservare questo fenomeno di emigrazione, che è principale su alcune dorsali, in particolare la dorsale europea. Ho visto anche i dati del Canada. Addirittura lì abbiamo un problema perché c'è una regolamentazione nazionale che implica un tetto, ma ci sono altri continenti in cui ci sono fenomeni della complessità e dell'originalità di cui parlavamo.
  Credo che ci sia effettivamente il problema di studiare e di approfondire. Progetti come quello del consolato di Londra o Primo Approdo, secondo me, sono molto intelligenti, perché aprono lo sportello non solo al servizio, ma anche alla conoscenza dei soggetti che li fanno. Londra la cito sempre, perché Londra ha avuto un boom delle iscrizioni all'AIRE e soprattutto un boom degli arrivi fuori dall'AIRE, con un consolato che sperimenta cose nuove, ma con una dotazione inferiore agli anni passati. Immaginate: è una tempesta perfetta. Si tratta di fare tante cose, più cose, con una nuova necessità, ma con mezzi inferiori, sperimentando anche progetti nuovi. È un caso da studiare. Ci fu anche un'interrogazione qui per rafforzare, in alcune situazioni e in alcuni punti della rete consolare, la nostra forza. Berlino, ovviamente, è un'altra capitale della nuova Europa che esplode per questi nuovi tipi di emigrazione.
  Sul Venezuela confermo quello che ho detto nell'intervento. Occorre lavorare con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali per cercare di portare subito un'assistenza sul versante dei livelli pensionistici.
  Sulle percezioni consolari l'alleanza tra noi, Governo, la Commissione affari esteri e la Commissione italiani all'estero è fondamentale.
  Sulla riforma del CGIE, sempre per stare sulle questioni che dicevano l'onorevole Fedi, l'onorevole Garavini e anche l'onorevole Farina, confermo il mio input: non penso a riforme dall'alto, ma a riforme condivise, che vengano autoprodotte dai Comites e dal CGIE. Siamo vicini a quella scelta. Credo che sia necessario non tanto per un rapporto diplomatico con il Ministero, ma proprio per i Comites e per il CGIE. Questa, però, è un'esigenza che deve venire proprio dai soggetti della rappresentanza e non essere imposta per legge o per regolamento.
  Onorevole Garavini e onorevole Nissoli, insisto che l'impegno per ritornare al livello, ovviamente, è consapevole del fatto che già adesso, in gestione, siamo in sofferenza e che, quindi, il tema che bisogna trattare è nella legge di assestamento. Non possiamo andare più in là, altrimenti rischiamo. L'impegno nostro, rispetto ad altri ministeri, nell'assestamento, che sarà da qui a giugno-luglio, è proprio di vederlo principalmente.
  Riguardo alla Spagna, tema sollevato dall'onorevole Garavini, sì, abbiamo un problema, perché è cambiata la legislazione. Abbiamo delle difficoltà con la legislazione spagnola. Prendo l'impegno a seguire il tema in maniera più approfondita, sperando che ci sarà anche un Governo. Non so se in Spagna andranno alle prossime lezioni, ma la legislazione spagnola ci ha determinato questa difficoltà.
  Vengo alle considerazioni che facevano l'onorevole Farina, sui consolati onorari e anche l'onorevole Bueno, sui diritti – sottolineo diritti – e i servizi per i nostri concittadini. Abbiamo, da una parte, come ho detto, una spending review necessaria, che è stata fatta. Noi ci siamo impegnati a non ridurre la rete consolare, perché questo è già stato fatto nei primi passaggi della Pag. 18legislatura e non credo che sia altamente auspicabile. Il Ministero, anche l'anno scorso, si è impegnato a una riduzione della spesa su altri capitoli, ma non sulla rete. C'è da affrontare questo tema: diritti dei nostri cittadini connazionali all'estero, spesa ridotta e struttura da rimodulare. In alcuni casi si tratta di rimodulare in termini continentali. Mi riferisco alle nuove aperture che stiamo facendo in Asia. In altri casi, si tratta di rimodellare utilizzando degli strumenti alternativi. Penso al console onorario determinato su alcune caratteristiche, cioè di rapporti con le istituzioni, ma anche di funzionalità alla nostra macchina.
  Certo, si propone di introdurre livelli di assunzioni che deroghino. Sì, ma poi c'è la responsabilità penale, che non è derogabile. Fare un passaporto, come abbiamo visto in alcuni casi in cui abbiamo addirittura chiuso le ambasciate proprio per casi di scandali che molti di voi conoscono, è un problema serio. Dobbiamo, quindi, contemperare una riduzione di budget e dei servizi da garantire con innovazione tecnologica e strumenti alternativi. In alcuni casi, come il Brasile, abbiamo delle pendenze, che erano addirittura maggiori quando non c'era neanche la tassa. Adesso abbiamo introdotto anche un contributo. È evidente, però, che bisogna potenziare. Le indicazioni fornite dall'onorevole Bueno e anche dal presidente Porta nel caso del Brasile sono chiare.
  Quando guardate questo mondo, guardate però non solo il lato dei diritti, ma anche quello della riorganizzazione della macchina che stiamo producendo. La tecnologia ci aiuta ad accelerare alcuni passaggi, ma la tecnologia non è sufficiente. Si possono fare delle applicazioni. Per i giornali online penso che ci sia un problema di velocità. Per esempio, alcune sperimentazioni sono fatte. L'unità di crisi della Farnesina ha sviluppato un’app che è molto utile, perché oggi si viaggia molto e c'è una velocità di conoscenze e di informazione da prendere al volo.
  Credo che si debba spingere su un livello di informatizzazione e di conoscenza che sia più penetrante e che si debba contemperare sia un livello, sia l'altro, con una sburocratizzazione che è necessaria. La burocrazia è un nemico dell'Italia, figuriamoci se all'estero i nostri cittadini possono comparare il livello qualitativo, a volte altissimo, con una burocrazia eccessiva.
  Vado all'ultimo punto, che riguarda lingua e cultura. Confermo che, come voi avete affermato, è giusto riportare il tema sotto la Direzione generale per la promozione del Sistema Paese. Confermo che, anche se c'è una divisione di delega, lavoriamo in squadra. La promozione commerciale, per esempio, la fa il sottosegretario Della Vedova. Dovremmo venire ogni volta in tre. Quando vedete uno di noi, parla per gli altri. Capisco le critiche, ma andiamo al sodo, al pratico.
  L'onorevole Farina chiede perché altri istituti, come il Goethe Institut o l'Alliance Française, sono delle potenze e noi, invece, con la Dante Alighieri dobbiamo spingere, grazie ai vostri emendamenti, per tenere il livello. Questo è un grande tema. Personalmente, se lo si potesse trattare nei prossimi due anni, credo che faremmo un servizio per la promozione del Paese.
  Vi confermo – stanno per iniziare i lavori d'Aula – la mia disponibilità e la disponibilità del Ministero anche per organizzare insieme i prossimi passaggi. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.25.