XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Giovedì 17 ottobre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 3 

Audizione del Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri, Giampaolo Cantini (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 3 
Cantini Giampaolo , Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri ... 3 
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 7 
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 7 
Beni Paolo (PD)  ... 9 
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 9 
Cantini Giampaolo , Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri ... 9 
Spadoni Maria Edera , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri, Giampaolo Cantini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Direttore generale per la cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri, Giampaolo Cantini.
  Sono lieta di dare il benvenuto presso il Comitato permanente sull'Agenda globale post-2015, la cooperazione allo sviluppo e il partenariato pubblico-privato al dottor Giampaolo Cantini.
  Il Direttore Cantini rappresenta un interlocutore privilegiato del nostro Comitato, che da oggi auspichiamo possa periodicamente aggiornarci sullo stato degli interventi della cooperazione italiana e sull'utilizzazione delle relative risorse.
  Ricordo che, per quanto concerne le prospettive della riforma della legge n. 49 del 1987, il Comitato tornerà a interloquire politicamente con il competente viceministro, Lapo Pistelli, peraltro già audito prima della pausa estiva dei lavori parlamentari.
  Do quindi la parola al Direttore generale per la cooperazione allo sviluppo presso il Ministero degli affari esteri, Giampaolo Cantini.

  GIAMPAOLO CANTINI, Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri. Grazie Presidente, la ringrazio moltissimo per questo invito. Anche per noi questo Comitato sarà un interlocutore privilegiato.
  Prima di affrontare i temi che lei menzionava, cioè lo stato della programmazione e le prospettive future, vorrei brevemente accennare alle tendenze e ai processi a livello internazionale. Due settimane fa, con la delegazione del Governo, il Ministro Bonino e il viceministro Pistelli ho partecipato alla settimana di apertura dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il tema principe scelto dal Presidente dell'Assemblea generale per questa sessione è stato il conseguimento degli obiettivi del millennio entro il 2015 e l'avvio del processo negoziale per la definizione della nuova Agenda per lo sviluppo.
  Ci sono stati molti eventi, uno organizzato dal Segretario generale delle Nazioni Unite, uno dal Presidente dell'Assemblea generale e vari side events. Il processo di definizione della nuova Agenda per lo sviluppo è appena agli inizi, ma è emersa chiaramente una forte volontà di compiere uno sforzo importante nei prossimi due anni per accelerare il conseguimento dei principali obiettivi di sviluppo. Si sta infatti parlando della nuova agenda post-2015, ma abbiamo ancora due anni di lavoro sugli obiettivi concordati nel 2000.Pag. 4
  Il livello di partecipazione politica è stato molto alto, come testimonia la presenza di molti capi di Stato, il Segretario di Stato americano Kerry, il Presidente della Commissione europea Barroso, mentre da parte nostra hanno partecipato il Presidente del Consiglio, il Ministro Bonino e il Viceministro Pistelli.
  Sull'Agenda post-2015, riprendendo anche gli spunti del panel che era stato nominato dal Segretario generale delle Nazioni Unite e lo stesso rapporto del Segretario generale Ban Ki-moon, emerge l'esigenza di riprendere gli obiettivi attuali, ma anche di dare un risalto adeguato alle condizioni di pace e sicurezza, ai temi della governance e del rule of law come componenti fondamentali per le strategie di sviluppo, nonché al dibattito centrale sui temi di gender, laddove ci chiediamo se debbano essere specificati obiettivi anche quantitativi che riguardano l’empowerment femminile o se le questioni di gender siano semplicemente trasversali, cross-cutting issues.
  Questo è un dibattito importante, che proseguirà nei prossimi anni, e c’è l'esigenza di avere una prospettiva più ampia. Alcuni si riferiscono all'esigenza di un obiettivo specifico, di un target misurabile per quanto riguarda l'accesso all'acqua, però in tutti c’è la consapevolezza che non si può allargare troppo il quadro degli obiettivi di sviluppo, ma è necessario mantenere degli obiettivi di facile accesso e di facile comunicabilità. Rispetto agli otto obiettivi attuali, emerge l'esigenza di non allargare indefinitamente e di non disperdersi.
  Questo, in termini molto generali, riassume dove siamo su questo dibattito appena avviato. L'Italia così come l'Unione europea e i suoi Stati membri condivide innanzitutto l'esigenza di unificare e far convergere i due processi: la definizione dei nuovi obiettivi post millennio e quella degli obiettivi dello sviluppo sostenibile, che dovranno fare seguito all'agenda della Conferenza Rio+20.
  Venendo invece allo scenario di casa nostra, vorrei aggiungere due cose sulla missione della peer review del Comitato per lo sviluppo dell'OCSE, il DAC, che si è svolta la scorsa settimana. Il sistema di cooperazione italiano, con particolare riferimento alla Direzione generale per la Cooperazione del Ministero degli affari esteri, è stato sottoposto a una peer review che si svolge ogni quattro anni (la precedente risaliva al 2009).
  Il rapporto della missione, che era composta dal Segretariato del DAC e da due Paesi membri, la Svezia e la Spagna, sarà pronto nell'ultima settimana del gennaio 2014 e verrà discusso in una seduta pubblica a Parigi nel marzo 2014. Le prime impressioni che ci sono state consegnate dai colleghi di Svezia e Spagna e dal Segretariato sono comunque sostanzialmente positive: sono stati registrati dei progressi nelle modalità di funzionamento della cooperazione italiana.
  Abbiamo ricevuto delle prime raccomandazioni in maniera informale. Anche sulla base di ulteriori elementi che acquisiranno nei prossimi mesi, le loro prime impressioni fanno infatti riferimento alla calda raccomandazione di sistema di adottare un approccio maggiormente strategico e soprattutto volto alla coerenza delle politiche, che quindi deve coinvolgere non soltanto il Ministero degli affari esteri, ma anche gli altri attori istituzionali attivi nel campo della cooperazione allo sviluppo, in particolare il Ministero dell'economia e delle finanze per quanto concerne i rapporti con le istituzioni finanziarie internazionali, il Ministero dell'ambiente e altri Ministeri.
  La questione delle risorse disponibili per la cooperazione allo sviluppo è stata altresì centrale in questa peer review, perché è stata sottolineata l'aspettativa che l'Italia torni a svolgere un ruolo importante nella cooperazione: certamente i miglioramenti, gli adattamenti, le riforme dal punto di vista sistemico sono importanti, ma certo l'elemento della disponibilità delle risorse è una condizione indispensabile.
  Da parte dell'OCSE-DAC e dei nostri pari che ci hanno esaminato sono stati sottolineati nuovamente degli elementi fondamentali e cioè che per fare cooperazione Pag. 5allo sviluppo bisogna avere una prevedibilità di risorse, che è non soltanto una questione di gestione del modo di fare cooperazione a livello globale – quindi cooperazione tra Stati, con le istituzioni finanziarie, con il sistema Nazioni Unite, con l'Unione Europea – ma è anche una questione di efficacia degli aiuti e di programmazione, quindi nuovamente di continuità degli interventi e di efficacia.
  Sottolineo questo perché non si tratta solo di un dibattito interno, ma c’è un'aspettativa. Questo si potrebbe egualmente applicare agli organismi delle Nazioni Unite, alla visione di Bruxelles, della Commissione e delle altre istituzioni, ma è evidente che nella sede dell'OCSE-DAC questo elemento è stato rilevato.
  Abbiamo sottolineato che il Governo ha compiuto un passo molto importante con il Documento di economia e finanza (DEF) testimoniando la volontà di perseguire un'inversione di tendenza con l'obiettivo di riallinearsi progressivamente agli obiettivi internazionali, cioè lo 0,7 per cento di rapporto tra aiuto pubblico allo sviluppo e reddito nazionale lordo (APS/RNL). Come sapete, il DEF prevede un percorso con degli obiettivi quantitativi specifici, ovvero un aumento degli stanziamenti a favore della cooperazione del 10 per cento, prendendo come riferimento lo stanziamento della legge di stabilità 2013.
  È stato calcolato nel DEF che questo potrebbe permetterci come sistema di attestarci attorno allo 0,3 per cento del rapporto APS/RNL attorno al 2017, obiettivo che è stato particolarmente apprezzato dai nostri pari. Questo mi porta alla domanda iniziale della Presidente Spadoni che chiedeva dove siamo arrivati con la programmazione degli interventi.
  Attualmente abbiamo un processo di approvazione e di realizzazione delle iniziative rispetto allo stanziamento nella legge di stabilità 2013 molto avanzato, abbiamo tenuto diverse riunioni del Comitato direzionale nel corso di quest'anno e dopo l'estate ne abbiamo già tenuta una il 19 settembre, lunedì prossimo ne abbiamo una nuova e in novembre e dicembre ne avremo altre, e molte iniziative sono state portate all'approvazione.
  Anche se potremo indicare il dato preciso solo lunedì prossimo dopo l'approvazione di una serie di nuove iniziative del Comitato direzionale, credo che ci avvicineremo al 70 per cento di impegni presi sullo stanziamento, il che dovrebbe portarci vicino all'obiettivo del completo impegno entro la fine dell'anno. Questo per dire che lo stanziamento aggiuntivo nella legge di stabilità ottenuto nel 2013 è stato subito impegnato in nuove iniziative importanti nei Paesi prioritari e secondo la ripartizione iscritta nelle linee guida triennali della cooperazione.
  Prima di affrontare gli aspetti più quantitativi, vorrei soffermarmi su alcune, prossime grandi scadenze a livello internazionale e sulla prospettiva con cui guardiamo a queste prossime scadenze. Ho citato il processo che da qui a settembre 2015 ci porterà all'approvazione della nuova Agenda internazionale per lo sviluppo, l'Agenda post-2015, ma vorrei anche ricordare che avremo una sequenza molto importante di avvenimenti e di processi che ci riguarderanno da vicino, ossia la Presidenza dell'Unione europea nel 2014, che avrà un capitolo importante anche nel settore dello sviluppo, la II Conferenza mondiale sulla nutrizione nel novembre 2014 a Roma, la grande opportunità di Expo2015.
  Vediamo un filo conduttore in questa sequenza, che è quello dei grandi temi della sicurezza alimentare, a cui si legano gli aspetti della corretta nutrizione e della lotta agli sprechi alimentari. Proprio ieri abbiamo celebrato la Giornata Mondiale dell'Alimentazione. Al mattino con eventi organizzati dalla FAO con il World Food Programme, l'Ifad, il Polo romano delle agenzie ONU, dove il Governo era rappresentato dal Ministro delle politiche agricole, De Girolamo.
  Nel pomeriggio, come cooperazione italiana abbiamo organizzato una serie di eventi prima alla sede della FAO e poi presso Eataly, su questi grandi temi. Alla FAO erano presenti diversi membri del Pag. 6Governo, come il Ministro Bonino, il Viceministro Pistelli, il Ministro della salute, Lorenzin, il Ministro dell'ambiente, Orlando, e ho trovato una grandissima coerenza delle politiche, una grande sintonia tra i vari Ministri, con indicazioni molto concrete in materia di politiche e di misure di informazione e quindi di wellness pubblico sui temi della corretta nutrizione ma anche della lotta agli sprechi alimentari.
  A mio avviso, su questo terreno l'Italia potrebbe sviluppare delle best practices di coerenza delle politiche dello sviluppo a livello internazionale. Credo che questi temi potrebbero essere al centro della nostra azione e del nostro programma di Presidenza della UE nel settore sviluppo, per poi passare attraverso la Conferenza sulla nutrizione e poi nel contesto di Expo2015. In questo saranno attivi grandi attori dello sviluppo come il sistema Nazioni Unite sotto la leadership della FAO, la Commissione europea, le organizzazioni non governative e il terzo settore, la cooperazione italiana come sistema, quindi con le sue collaborazioni con centri specializzati come l'Istituto agronomico per l'oltremare di Firenze e l'Istituto agronomico mediterraneo di Bari, varie università e centri di ricerca.
  Su questi temi di Expo2015 organizzeremo alla Farnesina una giornata di studio con i referenti che ho appena citato, per elaborare delle linee programmatiche e un programma di possibili eventi il mese prossimo, il 12 novembre. Siamo quindi impegnati a costruire un percorso che porti a valorizzare le esperienze, ma anche a guardare a delle linee strategiche sui temi della sicurezza alimentare per il futuro.
  Crediamo che, come diceva pochi giorni fa il Ministro Bonino ai membri della missione della peer review dell'OCSE-DAC, non si possa puntare alla migliore qualità ed efficacia dell'aiuto se non ci sono risorse, quindi la questione della quantità resta fondamentale.
  Mi sembra di poter dire che il Governo abbia compiuto uno sforzo eccezionale in questo contesto per mantenere attraverso vari strumenti le risorse essenziali per la nostra cooperazione e per mantenere l'impegno all'inversione di tendenza, e questo sia con un aumento di risorse in tabella C della legge di stabilità, sia attraverso altri strumenti, in particolare la possibilità di accedere a un fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie istituito dalla legge n. 183 del 1987.
  In questo approccio generale alle risorse disponibili valutiamo come strumento essenziale il «decreto missioni». In queste settimane è all'esame il provvedimento di rinnovo per l'ultimo trimestre 2013 e lo sarà presto anche quello per il 2014. Questo è certamente uno strumento fondamentale, perché per noi si tratta di uno strumento complementare ma di grande importanza per aree di crisi umanitaria o per aree che si iscrivono nel contesto di processi di stabilizzazione politica, di ricostruzione, di stabilizzazione post-conflitto o in alcuni casi, come quello di Myanmar, di transizione da un sistema autoritario a un sistema democratico e di apertura ai mercati internazionali.
  Nel quadro del «decreto missioni» riveste un'importanza fondamentale l'intervento in un teatro di altissima drammaticità come quello della Siria sotto il profilo della crisi umanitaria. Come sapete, i numeri della crisi siriana sono impressionanti: oltre 2 milioni di profughi nei Paesi vicini (Turchia, Libano, Giordania, Kurdistan iracheno), più di 5 milioni di sfollati, internally displaced people, popolazioni a rischio di malnutrizione, violazioni dei diritti umani e malattie soprattutto attualmente, all'approssimarsi dell'inverno.
  Al vertice G20 di San Pietroburgo il Presidente del Consiglio ha assunto l'impegno di destinare risorse aggiuntive all'assistenza umanitaria in Siria e ha fatto un pledge di 50 milioni di dollari. Dovremmo avere le risorse a questo scopo che equivalgono a circa 38 milioni di euro sui due successivi provvedimenti di decreto missione, cioè quello attuale dell'ultimo trimestre 2013 e quello del 2014.
  Contiamo molto su queste risorse da destinare specificamente a questa crisi, che richiede anche una strumentazione diversa, perché c’è il problema drammatico dell'accesso degli aiuti umanitari all'interno Pag. 7della Siria, c’è un problema importante in Libano, dove i profughi fanno pressione soprattutto sulle municipalità ai confini, e c’è un problema altrettanto importante in Giordania, dove più di mezzo milione di profughi si ripartisce tra un campo profughi a Zaatari e uno di nuova apertura, ma anche lì con la tipologia libanese sono dispersi su varie municipalità ed esercitano una grossa pressione sui servizi essenziali, che quindi cominciano a diventare carenti, creando forti tensioni con la popolazione locale.
  Vorrei chiudere con altre due note. Una riguarda specificamente il funzionamento della Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo e l'impegno che abbiamo nel migliorare la qualità dei nostri interventi e nell'assicurare le condizioni tecniche per gestire questo percorso di riallineamento del nostro aiuto pubblico allo sviluppo agli obiettivi internazionali.
  Abbiamo puntato a un forte coordinamento interistituzionale, in particolare con il Ministero dell'economia e delle finanze, per quanto riguarda i rapporti con le istituzioni finanziarie internazionali; abbiamo puntato a una consultazione importante del nostro sistema di cooperazione: abbiamo un tavolo interistituzionale che prevediamo di riunire nelle prossime settimane, in cui sono rappresentate anche le realtà della cooperazione decentrata, le organizzazioni non governative e tutte le realtà di sistema della cooperazione italiana. Puntiamo ad aumentare l'efficienza e la trasparenza e quest'anno abbiamo bandito, per la prima volta, una gara di evidenza pubblica per l'assegnazione di finanziamenti alle organizzazioni non governative.
  Abbiamo avuto una forte pressione nei tempi, ma abbiamo ottenuto un grande successo e siamo riusciti a finanziare 57 progetti per un ammontare totale di 23 milioni di euro. Tra poche settimane pubblicheremo un nuovo bando per il 2014, e qui torna il problema delle risorse, ma faremo il possibile per assicurare un finanziamento importante a questo nuovo bando per le ONG, in quanto qualità e quantità non possono andare disgiunte, e il tema delle risorse è vitale.
  La ringrazio, Presidente, per il tempo che mi ha concesso e naturalmente siamo disponibili a rispondere a tutte le domande.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Direttore generale a cui vorrei porre una domanda. Nel «decreto missioni», nella Sezione II, agli articoli 5, 6 e 7 si parla di finanziamenti e si citano i circa 23.600.000 euro che andranno a progetti di cooperazione e sviluppo.
  Mentre negli altri capitoli ci sono le specifiche e si riesce ad avere un'idea di dove vadano questi finanziamenti, in questo capitolo si parla di Siria e di Afghanistan ma mancano le specifiche. Credo quindi che il Parlamento dovrebbe capire di che tipo di progetti si stia parlando, anche perché per i restanti finanziamenti si parla di sminamento, di contributi alla NATO per il training dell'esercito afgano, di sicurezza, ed è tutto improntato a una questione esterna alla cooperazione.
  Sarebbe inoltre interessante sapere quando verrà trasmessa alla Camera la relazione sull'attuazione della politica di cooperazione, visto che l'ultima risale al 2011 ed è stata trasmessa alla Camera nel 2013. Soprattutto per questo Comitato che si occupa di cooperazione allo sviluppo sarebbe interessante avere un'idea di dove siamo, quali progetti stiamo realizzando e quanto stiamo investendo. Come Presidente, considero una profonda lacuna il fatto di non riuscire ad avere una relazione aggiornata.
  Un terzo punto per me è rappresentato dal numero degli esperti in campo nella cooperazione e, visto che un esperto verrà inviato nell'area di confine turco-siriana, ove resterà per tre mesi, vorrei sapere quali altri esperti abbiamo e in quali zone geografiche. Porrò queste domande anche oggi in Commissione congiunta quando si parlerà del «decreto missioni».
  Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  PIA ELDA LOCATELLI. Non ho delle domande precise da fare, ma vorrei esprimere alcune considerazioni ed evidenziare Pag. 8due o tre punti molto parziali e molto specifici. La considerazione generale è che le risorse sono davvero poche e lei ha più volte ribadito la necessità di mettere insieme qualità e quantità, che devono procedere in parallelo.
  Come ho già avuto modo di dire ieri, se il bilancio del Ministero degli affari esteri, che credevo fosse lo 0,24, è invece addirittura lo 0,21 del PIL, è evidente quanto sia difficile nel bilancio dello Stato dedicare cifre consistenti ad aree che non hanno una ricaduta immediata, quasi tangibile rispetto alla vita della popolazione italiana, ma è tuttavia uno sforzo necessario se vogliamo essere attore globale.
  Non possiamo quindi che fare una raccomandazione, pensando all'attenzione del nostro Presidente del Consiglio alla dimensione globale: spero che nella nuova legge di stabilità o nella prossima ci sia questo sforzo per capitoli di bilancio che magari non danno visibilità, ma che configurerebbero un'immediata inversione di tendenza.
  Questo di fatto paralizza l'attività, ma vorrei sottolineare quello che lei ha già detto, ovvero che lo sforzo della coerenza delle politiche è un valore in sé e da noi per una parte è determinato dal fatto che poche risorse richiedono una profonda attenzione alla spesa e questo comporta sinergie tra i vari settori. È una scelta obbligata, ma anche una scelta metodologica molto seria, che va assolutamente sostenuta, considerando anche come le scadenze internazionali ci obblighino ad andare in questa direzione.
  Lei ha fatto un elenco delle scadenze che è la costruzione dell'agenda post-2015, citando la Presidenza italiana del secondo semestre dell'anno prossimo, su cui ho grandi aspettative, la Conferenza sull'alimentazione del 2014 e la grandissima occasione dell’Expo2015, per cui è positivo che questo Governo sia in grado di coordinarsi, però credo che avremo grandi difficoltà perché non ci sono risorse.
  Questa mancanza di soldi è resa ancor più grave dall'esistenza di emergenze umanitarie incredibili, in quanto la Siria che lei ha citato è solo una delle tante emergenze. Vorrei come sempre richiamare l'attenzione sul tema delle donne. Lei ha parlato della difficoltà di scegliere tra due metodi, ovvero tra un'azione focalizzata, quella dell’empowerment specifico, e il gender mainstreaming.
  Ormai da vent'anni anche l'Unione europea ha teorizzato il doppio binario e non c’è possibilità di sfuggirvi perché, mentre è opportuno che tutte le politiche siano attraversate da questa visione di genere – che significa uomini e donne e non esclusivamente donne laddove, se si ha la visione di genere, ci si occupa anche delle donne, cosa che nel passato era stata trascurata per una pretesa neutralità delle politiche – insieme a queste sono però necessarie azioni mirate.
  Come le dicevo prima dell'inizio della riunione, ho appena letto il rapporto fatto da UNFPA (United Nations Population Fund) e UNICEF (United Nations Children's Fund) sulle mutilazioni genitali, concluso con l'impegno quinquennale sul tema del contrasto alle mutilazioni genitali cutting. In questi cinque anni sono stati fatti grandi progressi, ma il problema è che adesso bisogna mettere a frutto la costruzione di questa attenzione al tema e, nella legge di stabilità, all'interno del capitolo affari esteri-cooperazione, evitare di interrompere il flusso di risorse dedicato a questo tema perché rischieremmo di vanificare gli investimenti economici e culturali su questo tragico argomento.
  Un altro tema che abbiamo discusso ieri e che ha visto posizioni diverse anche al nostro interno riguarda il sostegno alla transizione verso la democrazia in Myanmar e anche lì c’è di mezzo una donna che il 28 ottobre prossimo sarà ospite qui alla Camera. Chiedo un'attenzione particolare a questo aspetto della cooperazione, perché ci sono ritardi culturali ma anche di attenzione che poi alla fine le donne del mondo pagano, e pagano due volte le donne delle zone più in difficoltà.
  So che lei non ci può dare una risposta perché bisognerà valutare la legge di stabilità, ma forse è in grado di darci qualche ulteriore specificazione rispetto alle risorse.

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  PAOLO BENI. Mi scuso innanzitutto perché purtroppo non sono riuscito ad arrivare prima, quindi non ho potuto ascoltare la relazione del direttore. Vorrei chiedere innanzitutto un aggiornamento, visto che in una sede più informale di questa abbiamo recentemente avuto un incontro con alcuni deputati del gruppo che si occupa di cooperazione internazionale, rispetto alla situazione, quindi capire quali aggiornamenti ci siano rispetto al quadro che avevamo disegnato in quell'occasione, non più di dieci giorni fa, a seguito del quale con un nutrito numero di parlamentari abbiamo inviato un'accorata lettera al Presidente del Consiglio Letta in merito alla questione dei fondi.
  Non c’è dubbio infatti che quanto possiamo disegnare come scenario della prossima fase, l'Agenda post-2015, l'opportunità dell’Expo, il semestre italiano, l'esigenza e la volontà di un maggior protagonismo italiano nel sistema multilaterale delle Nazioni Unite, tutto questo rischia di essere vanificato se rimaniamo al quadro attuale delle risorse con cui si opera, che sono a malapena sufficienti a tenere in piedi la struttura.
  Sul versante del «decreto missioni» è necessario capire a che punto siamo, se siamo in grado di confermare quell'impegno, che era un salto non stratosferico, ma molto significativo del mantenimento del trend di incremento almeno del 10 per cento annuo.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri, Giampaolo Cantini.

  GIAMPAOLO CANTINI, Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri. Vi ringrazio moltissimo e cercherò di essere telegrafico.
  Sul «decreto missioni» ho illustrato quanto abbiamo chiesto come Direzione generale, ma non so dove siamo attualmente. Noi abbiamo fatto una richiesta totale leggermente superiore a 24 milioni di euro. Le nostre richieste sono di 8 milioni di euro sull'Afghanistan, ripartiti tra 7,5 milioni multilaterale e mezzo milione bilaterale, 800.000 euro sul Pakistan, 1 milione di euro su Myanmar, 800.000 euro per l'Iraq; per la Siria e i Paesi limitrofi 6 milioni di euro, una prima parte per onorare il pledge del Presidente del Consiglio al vertice G20, per la Libia mezzo milione di euro, per la Somalia 1,5 milioni di euro, per il Sudan 1,5 milioni di euro, per il sud Sudan 1,5 milioni di euro, per il Mali e i Paesi limitrofi del Sahel 2 milioni e 750.000 euro per lo sminamento.
  In più, sempre per l'emergenza Siria e Paesi limitrofi speriamo di avere un altro stanziamento, non sul «decreto missioni» ma su un fondo di riserva del MEF (credo che il provvedimento sia già stato firmato dal Ministro dell'economia e delle finanze). Queste sono le cifre che abbiamo chiesto, ripartite tra interventi su canali multilaterali, nel caso dell'Afghanistan, bilaterali e interventi sui canali di emergenza. Le nostre sono le classiche componenti di intervento in campo civile e questa è la ripartizione tradizionale che abbiamo sempre adottato nel «decreto missioni», da una parte le missioni militari e dall'altra gli interventi di cooperazione.
  L'onorevole Spadoni chiedeva la relazione del consuntivo 2012, che è pronta, la trasmettiamo al Comitato interministeriale per la politica economica che la deve approvare e da quel momento verrà trasmessa alle Camere. Abbiamo preparato la relazione nei tempi previsti, e si tratta di una relazione molto dettagliata che comprende una parte finale con delle schede sui singoli progetti.
  Possiamo ripartire gli esperti in tre grandi categorie: gli esperti dell'Unità tecnica centrale che sono attualmente 52, laddove la legge n.49 del 1987 ne prevede 120 più altri 30 provenienti dalle organizzazioni internazionali. Rispetto a questo organico previsto di 150, siamo attualmente a un terzo, il che significa che per la cooperazione allo sviluppo c’è un problema non solo di risorse finanziarie, ma anche di risorse umane.Pag. 10
  Ulteriore problema nel problema: questi esperti hanno un'età media molto avanzata, stanno andando in pensione a ritmo di due-tre l'anno e per questo abbiamo previsto risorse all'interno dello stanziamento della legge di stabilità 2013 con delle variazioni compensative destinate a coprire anche gli anni successivi e siamo impegnati a fare un nuovo concorso, perché senza risorse umane non si può fare cooperazione.
  Attualmente stiamo facendo un percorso interministeriale per l'approvazione di un nuovo Regolamento, abbiamo ottenuto l'assenso della funzione pubblica, ci manca il passaggio al Ministero dell'economia e delle finanze, dovremo acquisire un parere del Consiglio di Stato, ce la stiamo mettendo tutta e contiamo di fare un concorso nel 2014. Questi sono gli aspetti dell'Unità tecnica centrale.
  Abbiamo poi altre due categorie di esperti esterni che vengono mandati in missione a seconda delle esigenze dei progetti in lunga missione, se questa supera i quattro mesi, o in breve missione, se è inferiore ai quattro mesi. Generalmente le brevi missioni servono per azioni di monitoraggio, le lunghe missioni riguardano la gestione del progetto.
  Noi ricorriamo sistematicamente ad avvisi di selezione pubblici, aderiamo totalmente all'esigenza di maggiore trasparenza e intendiamo rendere pubblici sempre maggiori dati, quindi ad esempio inserire online anche i curricula degli esperti selezionati per le brevi e le lunghe missioni.
  Sottolineo ancora l'esigenza di acquisire nuove risorse umane per l'Unità tecnica centrale, perché questo è vitale per il funzionamento della cooperazione allo sviluppo. L'articolo 12 della legge n. 49 del 1987 affida agli esperti compiti esclusivi. La valutazione dei progetti è essenziale per il ciclo dei progetti stessi e per il loro invio all'approvazione del Comitato direzionale o del Direttore generale sotto l'importo di 1 milione di euro.
  È evidente che un numero in riduzione e un'età media di sessant'anni degli attuali esperti costituiscono un serio pericolo per il funzionamento della cooperazione. L'acquisizione di nuove risorse e quindi di un congruo numero di esperti giovani (pensiamo a venticinque) rappresenta un elemento culturale, un cambio generazionale e l'immissione di un bagaglio di esperienze di persone provenienti da organizzazioni non governative internazionali e comunque da un'esperienza sul campo.
  L'onorevole Locatelli ha espresso con chiarezza la questione delle risorse. Ci sono almeno tre grandi terreni su cui si misura la possibilità dell'Italia di intervenire concretamente e di contribuire quindi alla sua immagine e al suo peso internazionale. Uno è rappresentato dalle crisi umanitarie. Lei evidenziava giustamente che non c’è solo la Siria (pensiamo alla Somalia, al Sahel, al Mali), ci sono grandi processi di costruzione (Afghanistan) e quindi su queste crisi lo strumento è principalmente la cooperazione, sia attraverso la legge di stabilità che il «decreto missioni».
  Cito solo un esempio: la Commissione europea ha già destinato 2 miliardi di euro di risorse (una parte di queste sono nostre) alla Siria, però gli inglesi sulla crisi siriana hanno destinato più di 340 milioni di sterline. Non vogliamo sempre compararci con gli altri, ma 340 milioni di sterline è un terzo in più di tutto il budget globale, lo stanziamento annuale per la cooperazione italiana.
  Un secondo elemento riguarda i temi globali che sono tanti, per cui la cooperazione non pretende di coprirli tutti. Lei citava le mutilazioni genitali femminili e adesso c’è un altro grande tema su cui si sta impegnando attivamente la Ministro Bonino, il tema dei matrimoni forzati per i giovani.
  Su temi globali come lo sviluppo sostenibile, l'acqua, l'educazione primaria, tutti i temi degli obiettivi del millennio, la governance e molti aspetti dell’institution building può intervenire la cooperazione. C’è anche un discorso di investimento, perché in effetti la discussione è aperta a livello mondiale, globale. Alcuni sostengono che i processi di sviluppo in alcuni Paesi africani di crescita accelerata siano stati innescati dalla presenza cinese. Personalmente ho un'esperienza di capo missione Pag. 11in Algeria e sulla presenza cinese e la capacità di innescare processi di sviluppo ho le mie riserve.
  Credo che la cooperazione internazionale e la cooperazione italiana tra le altre abbiano compiuto numerosi errori anche importanti, però hanno dato un contributo fondamentale allo sviluppo umano.
  Se lo sviluppo umano, come viene dichiarato costantemente nelle agende internazionali, nel Rapporto sullo sviluppo, è un fattore di sviluppo – e per sviluppo umano intendo soprattutto istruzione primaria e sanità – i salti in avanti realizzati in Paesi come l'Etiopia, il Mozambico, il Ghana, l'Uganda si devono principalmente alla cooperazione internazionale; non credo che siano legati alla presenza cinese. La crescita di questi Paesi africani significa una crescita globale, opportunità per noi stessi e per le nostre imprese. In questo senso, francamente vedo un aspetto di investimento nella cooperazione.
  Sulle risorse che saranno presumibilmente disponibili per il 2014, rispondo così a una domanda sia dell'onorevole Locatelli che dell'onorevole Beni, credo che riusciremo a onorare l'impegno del Governo iscritto nel DEF.
  Dove andremo a parare dipenderà anche da voi, perché la legge di stabilità uscirà dal Parlamento, però attualmente partiamo dallo stanziamento 2012, che in tabella C era particolarmente basso (attorno ai 115 milioni di euro). Questo rappresentava lo 0,13 per cento nel rapporto APS/RNL. Questo è stato il punto più basso della cooperazione italiana.
  Lo stanziamento nella legge di stabilità 2013 dovrebbe averci portati allo 0,15 per cento, quindi a un leggero aumento, ma siamo ancora gli ultimi della graduatoria OCSE-DAC prima della Grecia, quindi abbiamo ancora molto cammino da fare nel percorso di riallineamento.
  Sempre nella legge di stabilità dovrebbe esserci un aumento in tabella C, mentre 60 milioni saranno iscritti in una norma ad hoc, che riguarda la possibilità per la prima volta di accesso della cooperazione al Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie.
  Questo è un punto importante perché, se questa norma verrà mantenuta, e noi ci affidiamo a voi per mantenerla, ci darà un percorso e una certezza anche per i tre anni della legge di stabilità.
  Complessivamente, dovremmo riuscire ad aumentare le risorse della legge di stabilità 2013 e comunque a mantenerle, però dovremo vedere il calcolo finale a legge di stabilità approvata, considerando che nel frattempo nelle varie manovre recenti sono stati effettuati alcuni prelievi dai fondi disponibili nella legge di stabilità 2013. Queste sottrazioni di fondi sono state a valere sui fondi 2013 ma, se guardiamo al 2014, dovremmo riuscire a mantenerci su un percorso di crescita. Lasciamo la parola al Parlamento, facendo particolare affidamento sul vostro sostegno.
  Quest'anno siamo riusciti a impegnarli nei vari capitoli, siamo ritornati con i contributi al sistema multilaterale da cui eravamo usciti negli anni 2011-2012, abbiamo fatto un bando molto importante per le organizzazioni non governative e avviato nuove iniziative sul bilaterale.
  Tra emergenze umanitarie e grandi temi globali, il sostegno a processi di stabilizzazione, l'investimento sulla possibilità di innescare meccanismi di sviluppo endogeno nei Paesi partner, crediamo che queste risorse siano essenziali per mantenere la credibilità del nostro Paese e l'efficacia dei propri interventi.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il Direttore generale per la cooperazione allo Sviluppo presso il Ministero degli affari esteri, Giampaolo Cantini, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30.